PROFILO DI RISCHIO NEL COMPARTO AUTOCARROZZERIE


CICLO PRODUTTIVO AUTOCARROZZERIE

La descrizione del ciclo produttivo stata concordata con gli operatori della USL di Viareggio, già titolari di analoga ricerca


FLOW-CHART



RICERCA FINALIZZATA

I PROFILI DI RISCHIO NELL'ARTIGIANATO E NELLA PICCOLA IMPRESA":

AUTOCARROZZERIE


1. COMPARTO          : AUTOCARROZZERIE
2. CODICI ISTAT      : 671.2
3. CODICE ISPESL     : 

ZONA DI RILEVAZIONE
4. NAZIONALE         : 
5. REGIONALE         : 
6. PROVINCIALE       : 
7. USL               : usl 7 si Siena - zona senese
8. ANNO RILEVAZIONE  : 1998

9. NUMERO ADDETTI
  9A. IMPIEGATI : 1 uomini 13 donne
  9B. OPERAI    : 131 uomini 0 donne

10. N.AZIENDE        : 36

11. STRUTTURA DI RILEVAZIONE : USL 7 - servizio prevenzione igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro

12. REFERENTE

  QUALIFICA : 
  NOME      : FLAVIO
  COGNOME   : BORGOGNI
  INDIRIZZO : STRADA DEL RUFFOLO
  CAP       : 53100
  CITTÀ     : SIENA
  PROVINCIA : SI
  TELEFONO  : 0577/586670
  FAX       : 0577/586112
  E-MAIL    : medlav.siena@usl7.toscana.it

13. INFORTUNI: TOTALE 36 (su 16 aziende) DI CUI MORTALI 0

14. MALATTIE PROFESSIONALI

DENOMINAZIONE N.CASI COD.INAIL
IPOACUSIA DA RUMORE 3 IN.50.00
DERMATITE DA CONTATTO 1 IN.42.03
BRONCHITE CRONICA DA ISOCIANATI 1 IN.24.02
     
     
     
     
     


NOTE:

L'incidenza degli infortuni e delle malattie professionali riferita al quinquennio 1994-1998 e le fonti sono i registri infortuni di 16 Aziende ed i referti di malattia professionale corredati da primo certificato medico pervenuti alla USL in quanto organo di vigilanza.
* Ai successivi punti 6 (N.ADDETTI), i numeri. contrassegnati dall'asterisco (*) rappresentano tutti gli addetti a quella fase, compresi quelli che non la effettuano esclusivamente, ma risultano conteggiati anche in altre fasi

IL COMPARTO

Premessa

La ricerca ha avuto per oggetto le botteghe di riparazione di autoveicoli specificamente dedite ad interventi su carrozzerie di vetture. Sono state escluse dallo studio, perché eterogenee rispetto al profilo di rischio, quelle unità produttive in cui venivano preparati pezzi e componenti di carrozzerie veicolari in materiali vari (lamiera, vetroresina, plastica stampata ecc.); sono state altresì escluse le officine in cui venivano costruite e riparate componenti di carrozzeria per autocarri e grossi veicoli commerciali.

Il comparto autocarrozzerie artigiane fa parte della categoria degli autoriparatori, alla quale appartengono anche i meccanici, che si occupano di riparazioni di motori veicolari e di componenti strutturali e funzionali (sospensioni, impianti di frenatura, comandi, trasmissioni ecc.); gli elettrauto, che provvedono alla funzionalità dei vari componenti elettrici, elettronici ed attualmente informatici dei veicoli; i carburatoristi, tecnici specializzati nella manutenzione delle apparecchiature per l'alimentazione dei motori, sia dotati di carburatore, con o senza dispositivi di iniezione o dosaggio elettronici, sia Diesel o comunque ad iniezione, per cui sono spesso assimilabili ai pompisti; i gommisti o gommai, i quali effettuano tutte le operazioni inerenti le ruote, sia nelle componenti rigide come i cerchi sia in quelle flessibili come i pneumatici.

Come noto, spesso alcune operazioni di ripristino o modifica delle carrozzerie comportano interventi su elementi strutturali (scocca, telaio ecc. che sono parti di peculiare competenza del carrozziere) e su impianti e servizi di ambito meccanico ed elettrico (per es. sospensioni, freni, luci, fari ecc.); ciò implica nell'artigiano una conoscenza professionale della vettura nel suo complesso e lo espone ai rischi lavorativi connessi con tali operazioni. Non da escludere la possibilità che il carrozziere si trovi ad operare in collaborazione con qualcuno di questi altri artigiani sopra menzionati, condividendone i rischi lavorativi.

Le autocarrozzerie presenti nella zona senese (cioè quella porzione della provincia di Siena che comprende i comuni di Asciano, Buonconvento, Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Chiusdino, Gaiole in Chianti, Montalcino, Monteriggioni, Monteroni d'Arbia, Monticiano, Murlo, Radda in Chianti, Rapolano Terme, San Giovanni d'Asso, San Quirico d'Orcia, Siena e Sovicille) sono prevalentemente ubicate fuori dai centri abitati, talune sono state recentemente delocalizzate dai centri storici e collocate in villaggi artigianali o zone industriali. Si tratta pertanto di locali in gran parte di recente costruzione nei quali l'attività ha avuto inizio previo accertamento delle caratteristiche strutturali ed igieniche da parte di apposita commissione per Nuovi Insediamenti Produttivi (NIP) costituita da personale del Dipartimento di Prevenzione dell'Azienda USL 7 zona senese e dell'Agenzia Regionale Toscana per l'Ambiente (ARPAT).

I rischi per la salute dei carrozzieri sono descritti nel documento fase-fattore di rischio". Il danno alla persona, rappresentato da infortuni e malattie professionali, non appare di grande rilevanza. Per quanto riguarda gli infortuni (v. scheda) può ipotizzarsi un errore di sottostima: essendo i lavoratori per lo più titolari o congiunti non da escludere che preferiscano permanere in attività nonostante piccole lesioni traumatiche e che talvolta, anche infortunati, non attivino la pratica INAIL e preferiscano invece utilizzare (impropriamente) i giorni di assenza per malattia eventualmente prescritti dal Medico curante. Per le malattie professionali (v. scheda), accanto ad analoga tendenza alla sottostima, può inoltre ipotizzarsi, relativamente alla patologia cronica più grave fra quelle attese e cioè l'asma da isocianati, un effetto lavoratore sano", dato che di solito chi ha sofferto di crisi asmatiche correlate al lavoro tende ad evitare successive esposizioni all'agente patogeno e si cerca un altro lavoro. Effetti non clinici di esposizione a prodotti sono descritti nel paragrafo sul monitoraggio biologico, nel capitolo sul rischio chimico.


RISCHIO CHIMICO

Nelle operazioni di riparazione delle carrozzerie di autovetture i lavoratori sono tra l'altro esposti (vedi documento fase-fattore di rischio), sia per presenza in aria che per contatto cutaneo, a polveri, particolato da spruzzatura di prodotti vernicianti, solventi ed isocianati. L'esposizione allo Stirene, presente negli stucchi poliestere, pur non avendo qui funzione di solvente, si descritta insieme a questi composti organici.

Dal punto di vista qualitativo, l'assortimento di prodotti utilizzati nelle autocarrozzerie senesi praticamente indescrivibile, a fronte di un consumo quantitativamente abbastanza contenuto. Dall'esame delle schede di sicurezza non si ricavano informazioni utili a quantificare l'esposizione dei lavoratori ai singoli componenti, vista l'estrema variabilità delle quantità utilizzate, che vanno dai pochi grammi all'anno alle decine di chilogrammi alla settimana. Limitatamente ai maggiori pericoli per la salute, si potuto comunque constatare che, a seguito di una capillare campagna informativa svolta dalla Unità Funzionale Prevenzione,. Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro presso i carrozzieri e le loro associazioni di categoria, i prodotti vernicianti contenenti Piombo e Cromo nei pigmenti sono stati gradualmente eliminati e sostituiti con corrispondenti tinte che non contengono questi metalli. Per quanto riguarda gli Isocianati, tutti i prodotti utilizzati avevano un contenuto di monomero libero inferiore allo 0,5%.

Non si può purtroppo escludere -almeno teoricamente- il rischio cancerogeno, in quanto nella messe di prodotti utilizzati ne rimangono ancora alcuni, utilizzati come riempitivi, contenenti Cromato di Potassio e Cromato di Stronzio in concentrazione tale da essere caratterizzati nell'etichetta e nella scheda di sicurezza dalla dicitura R45"può provocare il cancro" . Fortunatamente tali prodotti sono utilizzati raramente ed in piccole quantità. Si stanno comunque facendo pressioni per la sostituzione di questi prodotti e l'eliminazione di questo rischio.

L'esposizione dei lavoratori ai fattori di rischio chimico stata valutata dalle UU.OO. Igiene Industriale e Tossicologia Occupazionaledi questa stessa Azienda USL 7, mediante monitoraggio ambientale e monitoraggio biologico.

MONITORAGGIO AMBIENTALE

Sono state monitorate 7 autocarrozzerie presenti nel territorio dell'Azienda Sanitaria Locale 7 di Siena-zona senese. La strategia di valutazione del rischio chimico prevedeva la stima dell'esposizione cutanea e inalatoria ad inquinanti di varia natura oltre al monitoraggio biologico degli addetti.

Valutazione dell'esposizione cutanea a metalli e stima delle dosi potenziali e reali

La valutazione stata effettuata tramite pads disposti sopra e sotto gli indumenti e tramite liquidi di lavaggio delle mani con etanolo effettuati al termine dell'emiturno lavorativo (prima dell'intervallo per il pranzo) e al termine del turno giornaliero.

I pads erano costituiti da dischi di fibra di vetro di 37 mm di diametro, disposti tramite nastro adesivo nelle seguenti postazioni:

1- Testa (il pad era posto di solito sulla guancia destra o sinistra)

2- Torace anteriore sopra e sotto gli indumenti

3- Torace posteriore sopra e sotto gli indumenti

4- Braccio destro sopra e sotto gli indumenti

5- Braccio sinistro sopra e sotto gli indumenti

I pads erano esposti per l'intera durata del turno lavorativo. In caso di cambiamento di indumenti protettivi da parte degli operatori, i pads esterni erano spostati sopra al nuovo indumento.

Dopo il campionamento i pads erano riposti in contenitori in plastica decontaminati e conservati a temperatura ambiente fino al momento dell'analisi quando erano sottoposti ad attacco con acido nitrico in bomba di digestione. Il liquido risultante era analizzato in spettrofotometria di assorbimento atomico in fornetto di grafite per il dosaggio di piombo e cromo totale. I limiti analitici di rivelabilità risultavano di 0.02 e 0.09 g/pad rispettivamente per piombo e cromo.

I liquidi di lavaggio delle mani erano sottoposti ad un processo analitico simile a quello dei pads. I quantitativi di piombo e cromo riscontrati nel liquido di lavaggio costituisce la dose cutanea a livello delle mani.

Per la stima della dose dei due metalli nella cute scoperta, rappresentata dall'area cutanea della testa e del collo, la concentrazione espressa in ng/cm2 riscontrata sul pad disposto a livello della testa era moltiplicata per la superficie di tale regione di cute che rappresenta il 6,9% della superficie cutanea complessiva (1). Quest'ultima era a sua volta determinata con la formula di Du Bois (2).

Analogo procedimento stato impiegato per la stima della dose a livello della cute coperta da indumenti e per la stima della dose potenziale. In particolare ognuna di queste dosi ottenuta dalla sommatoria dei prodotti tra la concentrazione rilevata nei pads disposti nelle varie regioni cutanee e la superficie corporea rappresentata dal pad. La tabella 1. 1 riporta le percentuali cutanee rappresentate dai singoli pads. La somma delle percentuali di superficie corporea non risulta pari a 100 in quanto deve essere considerato che il 6,9% di superficie rappresentato dalle mani, la cui contaminazione stata valutata in maniera diversa (con la tecnica del lavaggio).

Tabella 1. 1 - Posizioni dei pads utilizzati per la valutazione dell'esposizione cutanea

ad eccezione delle mani

Posizione del pad

Regione cutanea rappresentata % di superficie corporea

Viso

Testa e collo 6,9

Torace anteriore

Spalle anteriori e petto 11,4

Torace posteriore

Spalle posteriori e schiena 11,4

Braccio destro

Braccio e avambraccio destro 8,2

Braccio sinistro

Braccio e avambraccio sinistro 8,2

Media tra il pad disposto sul torace anteriore e posteriore / Resto del corpo

47,0

Valutazione dell'esposizione inalatoria a metalli

La valutazione dell'esposizione inalatoria a metalli stata effettuata durante le mansioni che esponevano l'operatore a tale rischio ed in particolare durante la verniciatura, la carteggiatura, la lucidatura e la preparazione vernici.

Il campionamento dei metalli aerodispersi come particolato inalabile stato effettuato aspirando aria su membrane in esteri misti di cellulosa ad un flusso compatibile, sulla base della dimensione del cono di entrata del dispositivo di campionamento, con una velocità di entrata dell'aria di 1,25 m/sec. (corrispondente alla velocità di ingresso dell'aria in un atto respiratorio medio). Siccome i coni di riduzione impiegati durante il campionamento mostravano un diametro di 7 o 8 mm i flussi corrispondenti risultavano di 2,8 o 3,0 L/min. I campionamenti avevano la durata della mansione monitorata.

Il campionamento del particolato respirabile, effettuato soltanto in fase di carteggiatura e di lucidatura, era eseguito ad un flusso di 1,7 L/min su membrana in esteri misti di cellulosa di 25 mm di diametro utilizzando un ciclone in nylon tipo Dorr-Oliver del diametro di 10 mm. Anche questi campionamenti avevano la durata della mansione lavorativa monitorata.

Le membrane ottenute in entrambi i tipi di campionamenti erano sottoposte ad analisi per il dosaggio di piombo e cromo in maniera del tutto analoga a quanto già evidenziato per i pads. I limiti analitici di rivelabilità risultavano di 0,02 g/membrana per entrambi i metalli.

Valutazione dell'esposizione inalatoria a polveri

I campioni di aria prelevati in fase di valutazione dell'esposizione inalatoria a metalli erano anche analizzati gravimetricamente per la misura dell'esposizione a polveri inalabili e respirabili.

Valutazione dell'esposizione inalatoria a solventi

Tutti gli operatori delle aziende monitorate sono stati sottoposti alla valutazione dell'esposizione ai solventi aerodispersi. L'esposizione media nei due emiturni lavorativi (campionamento separato nel primo e nel secondo emiturno) stata valutata tramite campionatori passivi di tipo Radiello" apposti sul bavero della tuta dell'operatore.

Campionamenti con fiale di carbone attivo sono stati effettuati durante mansioni particolari quali la verniciatura, l'antisiliconatura, la stuccatura, la preparazione delle vernici e la pulitura dell'aerografo. In tal caso il campionamento era condotto in maniera attiva aspirando aria ad un flusso di 200 mL/min attraverso la fiala di cui sopra.

Il dosaggio era effettuato in ogni caso in gascromatografia con rivelatore a ionizzazione di fiamma (FID) previo deadsorbimento con solfuro di carbonio. I limiti analitici di rivelabilità per i vari solventi monitorati con le due tecniche di campionamento sono riportati nella tabella 1. 2.

Tabella 1. 2- Limiti di rivelabilità (LR) osservati con campionamento attivo e passivo

per i solventi monitorati

Solvente

Campionamento attivo

LR (µg/fiala)
Campionamento passivo

LR (µg/radiello)

Etilbenzene

15 30

m+p-Xileni

15 30

o-Xilene

15 30

Stirene

10 20

Acetone

10 20

Metiletilchetone

10 20

Etilacetato

10 20

Isobutanolo

10 20

1,2-Dicloropropano

20 40

Toluene

10 20

Isobutilacetato

20 40

n-Butilacetato

20 40

Metilisobutilchetone

10 20

n-Butanolo

10 20

I dati ottenuti con i campionatori passivi tipo radiello sono stati sottoposti al calcolo per la

valutazione della media ponderata nell'intera giornata di lavoro ed al calcolo dell'indice miscela.

Valutazione dell'esposizione inalatoria a isocianati

L'utilizzo nelle fasi di verniciatura di catalizzatori a base di isocianati ha indotto ad effettuare un monitoraggio ambientale per la determinazione della concentrazione dei monomeri aerodispersi di questi composti e per la valutazione dell'esposizione degli addetti. Sono stati quindi ricercati e dosati 2,4- e 2,6-toluendiisocianato (2,4 e 2,6 TDI), esametilendiisocianato (HDI) e isoforone diisocianato (IPDI).

Sono stati effettuati campionamenti sia di area che personali. I campionamenti personali hanno interessato gli addetti alla verniciatura sia nella fase di preparazione della vernice sia in quella di spruzzo, mansioni che nella maggior parte dei casi sono state monitorate con lo stesso campionamento a causa della loro breve durata. I campionamenti di area sono stati effettuati quasi esclusivamente all'interno delle cabine di verniciatura: solo in alcuni casi sono stati posti campionatori dove veniva preparata la vernice.

Sono state inoltre monitorate le fasi di verniciatura del fondo" nelle quali viene comunque impiegato del catalizzatore.

I campionamenti sono stati effettuati aspirando aria ad un flusso di 1 l/min attraverso una serie di tre membrane sovrapposte di 20 mm di diametro impregnate da p-nitrobenzil-N-n-propilamina (Nitro-reagente). Tale reattivo in grado di reagire con i monomeri formando i corrispondenti composti uretanici, derivanti appunto dalla reazione del gruppo isocianico con il gruppo amminico del reattivo.

Per l'analisi le membrane di campionamento sono state estratte con diclorometano; gli estratti evaporati fino a secchezza e ricostituiti con acetonitrile e anidride acetica sono stati analizzati in cromatografia liquida (HPLC) con rivelatore spettrofotometrico (lunghezza d'onda 275 nm), colonna LC 18 e fase mobile acetonitrile/acqua in gradiente. I limiti di rivelabilità sono risultati di 0,06; 0,06; 0,07 e 0,11 m g/filtro rispettivamente per 2,4TDI; 2,6TDI; HDI e IPDI.


MONITORAGGIO BIOLOGICO

Gli operatori sono stati sottoposti a monitoraggio biologico dell'esposizione a metalli e solventi prelevando un campione di urina al termine dei due emiturni lavorativi. Gli operatori erano pregati di non urinare durante il lavoro se non durante l'intervallo per il pranzo e prima dell'inizio delle operazioni di campionamento.

Nel campione di urina relativo al primo emiturno di lavoro stato effettuato esclusivamente il dosaggio dei solventi tal quali (etilbenzene, m+p-xileni, o-xilene, toluene). Il campione di fine turno stato invece sottoposto al dosaggio oltre che dei solventi tal quali, anche degli acidi mandelico e fenilgliossilico (quali indicatori di esposizione a etilbenzene e stirene), dell'acido ippurico (quale indicatore di esposizione a toluene), degli acidi metilippurici (quali indicatori di esposizione a xileni) e del cromo.

Gli operatori sono stati inoltre sottoposti al prelievo di un campione di sangue per la valutazione dell'esposizione a Piombo. Sul campione stato eseguito il dosaggio del metallo e della protoporfirina IX libera ed eritrocitaria (Proto IX).

Il dosaggio dei solventi tal quali in urina stato effettuato tramite l'analisi gascromatografica (gascromatografia capillare con rivelatore a ionizzazione di fiamma, FID) dello spazio di testa dopo termostatazione del campione. Il dosaggio degli acidi ippurico, metilippurici, mandelico e fenilgliossilico stato invece eseguito in cromatografia liquida con rivelazione spettrofotometrica previa estrazione del campione con solventi organici. La piombemia e la cromuria sono state dosate tramite spettrofotometria di assorbimento atomico con atomizzazione elettrotermica e correzione del fondo Zeeman, previa diluizione del campione. La proto IX stata dosata con metodica spettrofluorimetrica.

I limiti analitici di rivelabilià dei singoli composti dosati sono riportati nella tabella 1. 3.

Tabella 1. 3 - Limiti di rivelabilità osservati nelle analisi di monitoraggio biologico

Analita

Limite di rivelabilità

Toluene in urina

0,2 g/L

Etilbenzene in urina

0,2 g/L

m+p-Xileni in urina

0,2 g/L

o-Xilene in urina

0,2 g/L

Acido mandelico in urina

6 mg/L

Acido fenilgliossilico in urina

4 mg/L

Acidi metilippurici in urina

10 mg/L

Acido ippurico in urina

10 mg/L

Piombemia

3 g/100 mL

Cromuria

0.22 g/L


VALORI LIMITE AMBIENTALI

E LIVELLI BIOLOGICI DI ESPOSIZIONE

Non esistendo nella legislazione italiana una specifica legge che riporti concentrazioni limite per la maggior parte dei possibili inquinanti aerodispersi, in Igiene e Tossicologia Industriale uso fare riferimento ai limiti, TLV (Threshold Limit Values) pubblicati dall'ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists), recepiti generalmente anche da alcuni contratti di lavoro. L'ACGIH pubblica inoltre anche i corrispondenti limiti, per le sostanze tal quali o per i loro metaboliti, nei liquidi biologici (sangue o urine). Tali limiti sono denominati BEI (Biological Exposure Indices) e non sono da considerare come limiti individuali (viste le grosse differenze di metabolismo che esistono da individuo ad individuo) ma vanno sempre considerati come indici di gruppo.

Una eccezione rappresentata dal piombo per il quale esiste nella legislazione italiana il D.Leg.vo 277/91 con il quale vengono forniti sia dei limiti ambientali che una serie di livelli di intervento dopo analisi di tipo biologico.

La tabella 1. 4 riassume i valori limite ambientali e biologici dell'ACGIH per i composti monitorati.


Tabella 1. 4 - TLVs e BEIs adottati dalla ACGIH per i composti monitorati

Composto TLVs BEIs

TWA (mg/m3) STEL (mg/m3) Indicatore Concentrazione

Etilbenzene 434 543 Ac. mandelico-U (ftfsl) 1.5 g/g creat.

M+p-Xileni 434 651 Ac. metilippurici-U (ft) 1.5 g/g creat.

o-Xilene 434 651 Ac. o-metilippurico-U (ft) 1.5 g/g creat.

Stirene 85 170 Ac. mandelico-U (ft) 800 mg/g creat.

Ac. mandelico-U (pts) 300 mg/g creat.

Ac. fenilgliossilico-U (ft) 240 mg/g creat.

Ac. fenilgliossilico-U (pts) 100 mg/g creat.

Acetone 500 750 Acetone-U (ft) 100 mg/L

Metiletilchetone 200 300 Metiletilchetone-U (ft) 2 mg/L

Etilacetato 1440 - - -

Isobutanolo 152 - - -

1,2-Dicloropropano 347 508 - -

Toluene 188 - Ac. Ippurico-U (ft) 2.5 g/g creat.

Isobutilacetato 950 - - -

Composto TLVs BEIs

TWA (mg/m3) STEL (mg/m3) Indicatore Concentrazione

n-Butilacetato713 950 - - -

Metilisobutilchetone 50 75 Metilisobutilchetone-U (ft) 2 mg/L

n-Butanolo - 152 C - - -

Indice miscela 1 - - -

Piombo* 0.05 - Piombo-S 30 g/100 mL

Cromo III metallo e

Composti 0.5 - **Cromo-U (ftfsl) 30 g/g creat.

**Cromo-U (aumento dt) 10 g/g creat.

Particelle inalabili 10 - - -

Particelle respirabili 3 - - -

2,4-TDI 0.036 0.140 - -

HDI 0.034 - - -

IPDI 0.045 - - -

*sono validi in Italia i valori riportati nel DL 277/91;

**esposizione a cromo VI, fumi solubili in acqua;

C=valore Ceiling

ft=fine turno

ftfsl=fine turno fine settimana lavorativa

dt=durante il turno

pts=prima del turno successivo


RISULTATI E DISCUSSIONE

Nella tabella 1. 5 sono riportati i risultati relativi alla valutazione dell'esposizione a particolato inalabile e respirabile durante le mansioni lavorative di carteggiatura e verniciatura.

Tabella 1. 5 - Esposizione (mg/m3) a particolato

durante le varie mansioni lavorative monitorate

Mansione

N Media±DS Mediana MG Range

Carteggiatura (particolato inalabile)

15 3,123±3,379 2,685 2,173 0,181-14,722

Carteggiatura (particolato respirabile)

11 2,698±2,568 1,509 1,562 0,115-8,032

Verniciatura (particolato inalabile)

14 2,648±2,642 1,803 1,411 0,060-9,750

Dall'analisi statistica dei dati non si evidenziano differenze significative ( a = 0,05) al test U di Mann-Whitney tra l'esposizione a particolato inalabile durante la verniciatura e la carteggiatura. Il test t"di Student per dati non appaiati conferma il risultato del precedente test. Il confronto con i valori limite della ACGIH mette in evidenza che durante la carteggiatura un dato di polveri inalabili supera il TLV di 10 mg/m3 mentre gli altri dati risultano tutti al di sotto della metà di tale valore. Nella stessa mansione, i valori di particolato respirabile superano in 4 casi il TLV di 3 mg/m3 e altri due superano la metà di tale valore. Durante la verniciatura infine non si hanno superamenti del TLV e due valori risultano superiori alla sua metà. Tali confronti con i valori limite della ACGIH avrebbero però senso soltanto se gli operatori conducessero la mansione continuativamente per tutto il turno di lavoro, visto che il valore limite un TWA ossia un valore mediato nel turno di lavoro. Se, come realmente avviene, la mansione ha una durata limitata rispetto al turno di lavoro necessario calcolare la media ponderata delle esposizioni giornaliere. La tabella 1. 6 riporta le medie ponderate delle esposizioni a polveri nella giornata di lavoro, considerando che l'esposizione durante mansioni diverse dalla verniciatura e dalla carteggiatura sia pari a zero.

Tabella 1. 6 - Media poderata giornaliera (mg/m3) dell'esposizione a particolato

per tutti i lavoratori monitorati

Inquinante

n Media±DS Mediana MG Range

Particolato inalabile

15 0,916±0,429 0,970 0,749 0,061-1,498

Particolato respirabile

11 0,756±0,582 0,686 0,518 0,035-2,095

Pur con il limite sopra esposto, tali valori sono realmente confrontabili con i rispettivi TLV-TWA della ACGIH. Si nota come i valori medi relativi al particolato inalabile siano circa di un ordine di grandezza inferiori rispetto al valore limite. Il valore massimo del range osservato non si discosta in maniera marcata dai valori medi. Riguardo al particolato respirabile i valori medi sono circa un terzo del valore limite di 3 mg/m3 con il valore massimo del range che raggiunge il 67% di detto limite. Pur con la sottostima derivante dall'aver considerato pari a zero l'esposizione durante mansioni lavorative diverse da carteggiatura e verniciatura, sembra che i valori osservati siano comunque entro i limiti di esposizione.

L'impiego di DPI respiratori (maschera semifacciale con filtro per polveri e per vapori durante la verniciatura e mascherina in feltro durante la carteggiatura) rassicurano ulteriormente circa l'esposizione reale a polveri degli operatori.

Nella tabella 1.7 (tabella orizzontale riportata a fine testo) sono riportati i risultati relativi alla valutazione dell'esposizione inalatoria e respiratoria a metalli durante le varie mansioni lavorative monitorate. La tabella evidenzia che durante la carteggiatura l'esposizione a Piombo (particolato inalabile) risulta significativamente superiore rispetto alla verniciatura. L'esposizione a piombo durante la lucidatura e durante la preparazione delle vernici risulta inferiore a 1 g/m3 nei due campionamenti effettuati.

L'esposizione a Piombo respirabile durante la carteggiatura risulta invece molto ridotta anche in considerazione del fatto che in 9 dei 13 campioni analizzati la concentrazione del metallo risultava non rivelabile. Il confronto dei dati con i valori limite della ACGIH per il Piombo nel particolato inalabile di tutte le mansioni risulta sistematicamente di molto inferiore al TLV di 50 g/m3 tranne che in un caso in cui durante la carteggiatura si raggiunge il valore di 48,3 g/m3. Tale valore supera il livello di intervento riportato dal D.L.vo 277/91 (40 g/m3) ma non il valore limite di esposizione riportato per il metallo nello stesso Decreto.

Passando all'esame dei dati per quanto riguarda il Cromo (tabella 1. 7 orizzontale riportata a fine testo), seppure la concentrazione media del metallo nel particolato inalabile durante la verniciatura risulti superiore rispetto a quella osservata durante la carteggiatura, la stessa cosa non si verifica per la mediana e la media geometrica. Le due serie di dati non risultano statisticamente diverse. L'unico dato che contribuisce ad elevare il valore della media durante la verniciatura il 431.88 g/m3 osservato in un solo caso. Anche per il cromo i valori osservati si mostrano sistematicamente di molto inferiori al TLV ACGIH di 500 gm3 tranne nel caso del già citato valore di 431.88 g/m3. L'esposizione a Cromo respirabile durante la carteggiatura e la lucidatura risulta per lo più non rivelabile.

Come già visto per l'esposizione a polveri, questi confronti con i valori limite avrebbero senso soltanto se gli operatori conducessero la mansione continuativamente per tutto il turno di lavoro, visto che il valore limite un TWA ossia un valore mediato nel turno di lavoro. Se, come realmente avviene, la mansione ha una durata limitata rispetto al turno di lavoro necessario calcolare la media ponderata delle esposizioni giornaliere. La tabella 1. 8 riporta le medie ponderate delle esposizioni a Piombo e Cromo inalabili nella giornata di lavoro, considerando che l'esposizione durante mansioni diverse dalla verniciatura e dalla carteggiatura sia pari a zero.

Tabella 1. 8 - Media poderata giornaliera (µg/m3) dell'esposizione a Piombo e Cromo

per tutti i lavoratori monitorati

Inquinante

n Media±DS Mediana MG Range

Piombo inalabile

15 0,912±2,194 0,264 0,335 0,058-8,796

Cromo inalabile

15 0,919±2,522 0,243 0,271 0,045-10,006

I valori medi ottenuti risultano circa 50 volte inferiori al TLV-TWA per il Piombo e circa 500 volte inferiori per il Cromo. I valori massimi dei ranges di concentrazioni osservati sono rispettivamente 5 e 50 volte inferiori al suddetto limite mostrando una situazione del tutto sotto controllo dal punto di vista del rischio di esposizione a tali sostanze.

I risultati relativi alla valutazione dell'esposizione a solventi durante le varie mansioni monitorate sono riportati in tabella 1. 9 per quanto riguarda la verniciatura e in tabella 1. 10 (tabella orizzontale riportata a fine testo) per le mansioni di antisiliconatura, stuccatura, preparazione vernici e pulitura aerografo.

Per la verniciatura e la preparazione vernici i solventi caratterizzanti l'esposizione, ossia i solventi che nella maggior parte dei casi risultano in concentrazione rivelabile, sono rappresentati dagli aromatici (etilbenzene, xileni e toluene), dai chetoni (acetone e metilisobutilchetone), dagli esteri (etilacetato e n-butilacetato) e dagli alcoli (isobutanolo). Lo stirene invece un solvente" caratteristico della stuccatura insieme all'isobutanolo, al toluene, all'acetone e al n-butilacetato.


Tabella 1. 9 - Esposizione a solventi durante la verniciatura (mg/m3)

Solvente

n n<LR Media±DS Mediana MG Range

Etilbenzene

17 5 2,0±1,7 1,0 1,5 0,4-6,0

m+p-Xileni

17 3 9,1±15,3 4,0 4,2 1,0-60,0

o-Xilene

17 14 1,3±0,6 1,0 1,3 1,0-2,0

Stirene

17 15 - - - 1,0-2,0

Acetone

17 3 30,3±31,4 18,0 15,2 1,0-98,0

Metiletilchetone

17 14 2,7±1,2 2,0 2,5 2,0-4,0

Etilacetato

17 6 6,9±5,4 5,0 4,8 1,0-16,0

Isobutanolo

17 4 5,9±6,0 4,0 3,9 1,0-21,0

1,2-Dicloropropano

17 15 - - - 1,0-3,0

Toluene

17 3 31,0±23,6 26,5 21,0 2,0-89,0

Isobutilacetato

17 12 1,8±0,8 2,0 1,6 1,0-3,0

n-Butilacetato

17 3 11,9±6,2 11,5 10,2 3,0-24,0

Metilisobutilchetone

17 8 5,3±3,2 5,0 4,3 1,0-11,0

n-Butanolo

17 15 - - - 7,0-33,0

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Il confronto dei dati con il TLV-STEL, quando esistente per i singoli composti (esposizioni di breve durata), mostra, anche per i valori massimi osservati (limite superiore del range di concentrazione), un rapporto tra il valore limite e la concentrazione rilevata variabile tra 38-169 per etilbenzene, stirene, metiletilchetone, 1,2-dicloropropano, n-butilacetato e tra 5 e 11 per xileni, acetone, metilisobutilchetone, n-butanolo. Soltanto in quest'ultimo caso, visto che il valore limite di riferimento un Ceiling (valore che non deve mai essere superato durante l'esposizione), il fattore di sicurezza di 5 osservato durante la verniciatura si mostra poco conservativo per l'insorgenza di fenomeni di natura irritativa.

L'esposizione giornaliera a solventi (media ponderata dei valori ottenuti con campionamento passivo durante i due emiturni) riportata in tabella 1. 11.

Il confronto dei dati con il TLV-TWA, per i singoli composti, mostra, per i valori massimi osservati (limite superiore del range di concentrazione), un fattore di sicurezza variabile tra 22 e 528 per etilbenzene, xileni, stirene, metiletilchetone, etilacetato, 1,2-dicloropropano, isobutilacetato, n-butilacetato e tra 5 e 9 per acetone, isobutanolo, toluene, metilisobutilchetone. Il valore minimo del fattore di sicurezza relativo al toluene. Se andiamo a considerare l'esposizione a tutti i solventi insieme tramite il calcolo dell'indice miscela, il valore massimo ottenuto circa la metà del valore limite di 1.


Tabella 1. 11 - Esposizione giornaliera a solventi (medie ponderate)

per tutti i lavoratori monitorati (mg/m3)

Solvente

n n<LR Media±DS Mediana MG Range

Etilbenzene

17 6 0,7±0,5 0,8 0,6 0,2-1,3

m+p-Xileni

17 3 2,4±2,3 1,5 1,4 0,3-7,6

o-Xilene

17 12 1,4±2,5 0,2 0,5 1,0-5,8

Stirene

17 13 0,4±0,4 0,4 0,2 0,06-0,8

Acetone

17 0 17,5±26,4 6,1 6,4 0,8-82,2

Metiletilchetone

17 15 - - - 0,4-0,4

Etilacetato

17 5 3,0±3,4 1,2 1,4 0,2-9,1

Isobutanolo

17 4 5,3±4,9 4,0 3,8 1,1-16,3

1,2-Dicloropropano

17 16 - - - 1,3

Toluene

17 2 13,9±11,5 8,7 9,2 1,0-34,6

Isobutilacetato

17 14 0,9±0,8 0,5 0,7 0,3-1,8

n-Butilacetato

17 1 7,5±8,6 3,7 4,4 0,4-32,6

Metilisobutilchetone

17 8 2,3±2,6 1,2 1,2 0,2-7,6

n-Butanolo

17 15 - - - 0,2-5,8

Indice miscela

17 0 0,17±0,16 0,1 0,1 0,01-0,51

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Le concentrazioni di Cromo e Piombo rilevate sui pads disposti nelle varie regioni corporee sono riportate nella tabella 1. 12 (tabella orizzontale riportata a fine testo). E' possibile osservare che la contaminazione da cromo risulta molto meno diffusa di quanto non si verifichi per il Piombo. Per il Cromo infatti, nella maggior parte dei casi la concentrazione rilevata sui pads risulta inferiore al limite analitico di rivelabilità e ciò rende molto difficile l'applicazione di test statistici per la valutazione dell'area corporea più contaminata. Per il Piombo invece, l'applicazione del test di Kruskal-Wallis (ANOVA non parametrica) sia relativamente ai pads esposti all'esterno (pad posto sulla testa e pads disposti sopra agli indumenti) che sotto gli indumenti mette in evidenza che la posizione del pad una variabile importante per stabilire la contaminazione. In particolare per i pads esterni la maggiore contaminazione rappresentata dalle braccia, seguite dal petto, e quindi da testa e schiena. Per i pads interni la zona più contaminata rappresentata dal braccio destro seguita dal braccio sinistro, quindi da petto e spalle.

I risultati del calcolo delle dosi dermiche dei due metalli studiati riportato nella tabella 1. 13 (tabella orizzontale riportata a fine testo) in maniera differenziata per la dose della cute scoperta (testa e collo), della cute coperta da indumenti e delle mani. E' anche riportata la dose potenziale ossia la dose cutanea a cui sarebbe esposto il soggetto se non indossasse i mezzi di protezione.

Analogamente a quanto visto durante l'esame della tabella 1. 12, per il cromo il numero di dati utilizzabili risulta ridotto dal fatto che nella maggior parte dei casi la concentrazione nei pads risultava non rivelabile. L'unico campione risultato sistematicamente contaminato da entrambi i metalli rappresentato dal liquido di lavaggio delle mani.

Per il Piombo possibile affermare che, mediamente, la dose sulla cute coperta da indumenti del 20% rispetto alla dose potenziale. Per quanto detto prima, un analogo confronto non possibile per il Cromo.

La contaminazione della cute scoperta e degli indumenti (quest'ultima rappresenta la dose potenziale) può avvenire o per deposizione del particolato contenente il metallo o per contatto con le mani o con strumenti e pezzi a loro volta contaminati. La contaminazione delle mani, viceversa, legata al contatto diretto con materiale contaminato. Infine la contaminazione della cute coperta da mettere in relazione con la penetrazione delle sostanze attraverso il tessuto che costituisce gli indumenti, attraverso zone di passaggio quali le cerniere, le giunture etc. o al contatto con mani e/o indumenti già internamente contaminati.

Ponendo in relazione per Piombo e Cromo le dosi rilevate sulla cute coperta da indumenti con le dosi potenziali, si ottengono i risultati riportati nelle figure 1 e 2 (figure riportate a fine testo). Dalla figura 1 evidente che, per il Piombo, le due dosi sono significativamente correlate sia utilizzando il modello di regressione lineare che impiegando la correlazione di Spearman (correlazione non parametrica). La correlazione tra le due serie di dati ci permette di affermare che, nel complesso, la contaminazione della cute coperta non casuale pertanto verosimile che dipenda non tanto da un contatto casuale con mani o indumenti sporchi quanto da una penetrazione attraverso gli indumenti utilizzati. Per il Cromo, l'unico dato che ci consente di ottenere una regressione significativa quello che per una dose potenziale di 268,2 g presenta una dose sulla cute coperta di 368,8 g evidenziando una probabile contaminazione sotto i vestiti. D'altra parte l'elevato numero di dati non rivelabili per questo metallo non consentiva di ottenere ulteriori informazioni dalla regressione.

I dati di contaminazione cutanea per i metalli in questione risultano difficilmente utilizzabili dal punto di vista dell'esposizione dell'operatore in quanto si tratta di composti inorganici che, almeno per il Piombo, difficilmente vengono assorbiti a livello cutaneo. Il dato di dose quindi utile a livello potenziale per verificare il grado di contaminazione degli operatori e le norme igieniche che vengono adottate nelle mansioni monitorate.

I risultati delle analisi sui campioni biologici sono riportati nella tabella 1. 14.

Tabella 1. 14 - Risultati delle indagini di monitoraggio biologico effettuate

Analita

n n<LR Media±DS Mediana MG Range

Toluene urinario I emiturno (µg/L)

19 2 5,0±2,3 4,4 4,1 1,1-10,7

Toluene urinario II emiturno (µg/L)

19 2 6,2±4,4 4,8 4,7 0,9-14,6

Toluene urinario totale (µg/L)

38 4 5,6±3,7 4,4 4,4 0,9-14,6

Piombemia (µg/100 mL)

11 0 9,5±4,8 9 8,7 5-22

Proto IX (µg/100 mL GR)

9 0 40±7 40 37 30-50

Proto IX (µg/g Hb)

9 0 1,2±0,2 1,21 1,12 0,82-1,42

Cromo urinario (µg/g creat.)

17 6 0,49±0,28 0,40 0,43 0,21-1,12

Acido ippurico (mg/g creat.)

19 0 401±279 396 327 71-1315

Acido o-metilippurico (mg/g creat.)

19 19 - - - -

Acidi m+p-metilippurici (mg/g creat.)

19 13 15±3 15 14 11-18

Acido mandelico (mg/g creat.)

7 7 - - - -

Acido fenilgliossilico (mg/g creat.)

7 5 - - - 2-7

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Dei solventi tal quali stata riportata soltanto la concentrazione del toluene urinario in quanto gli altri composti analizzati (etilbenzene, xileni) risultavano sempre in concentrazione inferiore al limite di rivelabilità.

Il toluene rilevato tal quale nell'urina la quota del solvente non metabolizzata che rappresenta un indicatore di esposizione estremamente specifico. Il dosaggio di questo composto nei campioni di urina prelevati al termine di ogni emiturno aveva lo scopo di evidenziare l'esposizione durante l'emiturno.

Seppure le concentrazioni rilevate nel secondo emiturno risultino apparentemente superiori di quelle del primo, non si ravvisano differenze statisticamente significative al test U di Mann-Whitney e al test t" di Student per dati appaiati tra le due serie di dati. Le concentrazioni di toluene in urina del primo e del secondo emiturno risultano significativamente correlate con l'esposizione media allo stesso solvente rilevata nell'emiturno corrispondente (ottenuta tramite campionatori passivi). I risultati della regressione lineare e della correlazione di Spearman (correlazione non parametrica) sono riportati nella figura 3. La figura mette in evidenza alcuni punti nettamente disallineati che potrebbero essere dovuti al fatto che in certi casi, specialmente durante le operazioni di verniciatura, gli operatori indossavano maschere per la protezione delle vie respiratorie (DPI). Nei periodi di tempo in cui l'operatore indossa il DPI il solvente trattenuto dal filtro in carbone della maschera e non viene assorbito; pertanto ad un dato valore di toluene aerodisperso corrisponde un valore notevolmente inferiore di toluene urinario rispetto a quanto atteso se l'operatore non avesse indossato il DPI.

Ritornando alla tabella 1. 12, in generale si può notare che i valori di piombemia risultano mediamente (media geometrica) inferiori rispetto al BEI pubblicato dalla ACGIH e al livello di intervento (35 g/100 mL) riportato nel D.L.vo 277/91. I valori osservati si mostrano però significativamente superiori rispetto alle piombemie della popolazione generale che, in uno studio condotto nel 1995, risultavano, per gli uomini, [media geometrica (deviazione standard geometrica)] di 3,7 (1,8) g/100 mL (3). Quest'ultimo confronto dimostra che durante il lavoro esiste comunque una esposizione a Piombo che, per quanto visto durante l'esame dei dati di esposizione respiratoria al metallo, dovrebbero essere ascritti principalmente alla sua presenza nelle vernici che vengono rimosse e quindi disperse in aria soprattutto durante la carteggiatura.

I dati di Proto IX sono perfettamente allineati con i valori di piombemia.

Passando ad esaminare i valori di cromo urinario, i dati riscontrati risultano per un terzo inferiori al limite analitico di rivelabilità. Tra i valori osservati la media di 0,49 g/g creat risulta circa 60 volte inferiore al BEI consigliato dalla ACGIH nel campione prelevato a fine turno fine settimana lavorativa. I valori riscontrati mettono in evidenza uno scarso assorbimento del metallo compatibile con l'impiego di DPI respiratori durante la verniciatura, operazione nella quale si riscontrano i valori più elevati di esposizione al metallo.

Passando ad esaminare i valori riscontrati per i metaboliti dei solventi necessario tenere in

considerazione che l'acido ippurico non un metabolita specifico del toluene in quanto molti fattori (dieta, assunzione di farmaci etc.) possono influenzare la sua escrezione. In base a quanto detto, il toluene tal quale in urina un indicatore di esposizione al solvente certamente più specifico in base al quale, anche in assenza di un BEI, possibile stabilire una correlazione tra dati di esposizione e di assorbimento. I dati di toluene urinario sono significativamente correlati con il toluene aerodisperso mettendo in evidenza che il composto dosato tal quale in urina un buon indicatore di esposizione al solvente aerodisperso.

Gli acidi metilippurici urinari, indicatori specifici di esposizione a xileni, risultano per lo più inferiori al limite analitico di rivelabilità. I valori medi dei dati rilevati per gli isomeri meta e para risultano circa 100 volte inferiori al BEI ACGIH confermando la bassa esposizione a questo tipo di solventi.

Analoga considerazione può essere fatta per gli acidi mandelico e fenilgliossilico, indicatori specifici di esposizione a stirene e, limitatamente all'acido mandelico, all'etilbenzene.

Nella tabella 1. 15 sono riportati i risultati relativi alla valutazione dell'esposizione personale a isocianati.

Tabella 1. 15 - Concentrazioni di momomeri di isocianati aerodispersi ( m g/m3)

determinate nelle fasi di verniciatura (campionamenti personali)

monomero

2,4 TDI 2,6 TDI HDI IPDI

Media±DS

11,09±12,26 6,86±7,17 23,16±46,90 4,86±7,41

Media geometrica

6,05 4,31 8,25 2,50

Mediana

4,74 3,47 7,10 3,05

Range

1,05-38,60 1,11-24,94 1,14-182,01 0,29-24,29

N dati rilevati

14 17 15 9

N di campionamenti

20 20 20 20

I risultati di tali campionamenti, di breve durata, possono essere confrontati con i TLV-STEL dei singoli composti, quando esistenti. Si può notare che il valore medio di 2,4-TDI risulta inferiore a 1/10 del relativo limite STEL mentre il valore massimo del range di concentrazioni osservato circa un quarto di detto valore limite. Lo stesso confronto non può essere effettuato per gli altri composti a causa della non disponibilità di un valore limite per brevi esposizioni.

Nella tabella 1. 16 riportata l'esposizione giornaliera degli operatori a isocianati valutata tramite le medie ponderate calcolate sulle otto ore di lavoro.

Tali dati possono essere confrontati con i TLV-TWA. I valori medi osservati per i singoli composti risultano dalle 100 alle 20 volte inferiori rispetto ai valori limite. Anche i valori massimi dei ranges di concentrazioni osservati risultano notevolmente inferiori ai suddetti limiti.

Tabella 1. 16 - Concentrazioni di monomeri di isocianati aerodispersi ( m g/m3)

determinate durante le fasi di verniciatura (medie ponderate sulle otto ore di lavoro)

Monomero

2,4 TDI 2,6 TDI HDI IPDI

Media±DS

1,74±1,56 1.07±0,54 3.07±3,98 0,47±0.25

Media geometrica

1,06 0,91 1,41 0,38

Mediana

1,10 0,91 1,25 0,41

Range

0,17-4,87 0,17-1,94 0,19-11,91 0,06-0,76

N dati trattati

9 10 10 8

Note: Nel calcolo delle medie ponderate i valori al di sotto dei limiti di rivelabilità sono stati considerati pari a zero.

I risultati dei campionamenti statici di isocianati sono riportati nella tabella 1. 17.

Tabella 1. 17 - Concentrazioni di momomeri di isocianati aerodispersi ( m g/m3)

determinate nelle fasi di verniciatura. Campionamenti di area

Monomero

2,4 TDI 2,6 TDI HDI IPDI

Media±DS

7,57±7,76 2,51±2.60 5,84±6,29 3,36±4,74

Media geometrica

4,99 1,59 3,16 1,77

Mediana

4,04 1,46 2,65 1,09

Range

1,26-20,70 0,48-9,01 0,55-17,59 0,82-10,46

N dati rilevati

5 11 10 4

N campionamenti

16 16 16 16


CONCLUSIONI

Il comparto esaminato fu, negli anni '80, oggetto di un intervento di questa struttura, allora denominata Servizio Prevenzione Igiene e Sicurezza dei Luoghi di Lavoro della USL 30 area senese". Anche in quell'occasione i dati analitici e di laboratorio per la valutazione del rischio chimico furono forniti dalla struttura che ha collaborato all'attuale ricerca, allora denominata Laboratorio di Tossicologia e Igiene Industriale dell'Istituto di Medicina del Lavoro dell'Università di Siena". I risultati di quell'intervento (4) mostravano, come era da attendersi, che le botteghe ubicate in ambienti di recente costruzione e con strutture tecniche e di servizio valide permettevano ai lavoratori di operare in condizioni di igiene migliori di quelle delle autocarrozzerie antiquate, male attrezzate e disorganizzate. Gli artigiani e le loro associazioni di categoria furono pertanto stimolati a migliorare gli ambienti e le condizioni di lavoro in generale.

I punti più significativi sui quali veniva richiamata l'attenzione erano:

- caratteristiche dell'ambiente di lavoro: spazio e cubatura sufficienti, separazione delle lavorazioni e delle situazioni che comportavano inquinamento, ivi compreso lo stoccaggio dei prodotti (presenza di impianto di verniciatura idoneo secondo lo standard ISPESL (5), lavatrice automatica o comunque chiusa per aerografi, box tintometro isolato ed aspirato ecc.);

- scelta dei prodotti, con particolare attenzione ad evitare colori contenenti Piombo e Cromo, induritori con alto tenore in monomero isocianico libero e diluenti con rilevanti concentrazioni di solventi organici tossici o nocivi;

- modalità operative corrette, al fine di evitare o ridurre il contatto dei lavoratori con i composti pericolosi;

- utilizzo scrupoloso dei DPI.

L'informazione stata accompagnata da attività di vigilanza e di docenza ai corsi di formazione per datori di lavoro previsti dalle recenti normative. Nel corso del decennio si quindi assistito ad un graduale miglioramento delle condizioni igieniche già discrete di alcune botteghe di autocarrozzeria, fino alla situazione attuale, che può ritenersi più che accettabile.

Ciò rende ragione delle basse concentrazioni di agenti chimici in aria, della limitata esposizione dei lavoratori e del modesto assorbimento di sostanze presenti nel ciclo lavorativo.

Resta tuttavia un rischio chimico residuo, rappresentato principalmente da:

- esposizione a polveri contenenti metalli pesanti durante la carteggiatura di carrozzerie verniciate in passato con prodotti contenenti Piombo e Cromo;

- imbrattamento con tali polveri e con prodotti vernicianti;

- inalazione di isocianati i quali, seppure in bassa concentrazione, dato il meccanismo di azione non solo e non sempre dose-dipendente, continuano a rappresentare un pericolo, soprattutto per lavoratori individualmente predisposti;

- uso incostante di DPI.

Si conferma pertanto la necessità di mantenere un efficace livello di vigilanza sulle condizioni di lavoro e di salute dei carrozzieri, verificando la rispondenza degli impianti a quelle caratteristiche che permettono di lavorare in sicurezza, orientando la scelta dei prodotti verso quelli sempre più sicuri e richiamando i lavoratori a comportamenti corretti, non ultimo l'uso di DPI.


BIBLIOGRAFIA

1 Popendorf, W.J., Leffingwell, J.T. (1982), Regulating OP pesticide residues for farmworker

protection. Res. Rev. 82, 125-201.

2 Du Bois, D., Du Bois, E. (1916), A formula to estimate the approximate surface if height and weight be known. Clinical calorimetry, tenth paper. Arch. Intern. Med. 17, 863-871.

3 Sciarra, G., Aprea, C., Cenni, A., Loi, F., Sartorelli, P., Strambi, F., Valentini, F., Sartorelli, E. (1998), Il rischio da piombo e le condizioni di salute dei lavoratori esposti nel territorio senese.

Ann. Ist. Super. Sanità 34, 145-156.

4 Borgogni, F., Vivi, A., Gori, R., Sciarra, G.F., Aprea, C., Franzinelli, A. (1988), Valutazione

igienistica degli impianti di verniciatura delle autocarrozzerie artigiane dell'area senese.

La Medicina del Lavoro, 6, 474 - 481

5 ISPESL Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro Dipartimento tecnologie di sicurezza (1986), Cabine forno.

ISPESL DTS A.5.3, 1 - 40


Tabella 1. 7 - Esposizione inalatoria e respiratoria a metalli (campionamenti personali)

durante le varie mansioni lavorative monitorate

Piombo ( m g/m3) Cromo ( m g/m3)

Mansione

n n<LR Media±DS Mediana MG Range n<LR Media±DS Mediana MG Range

Carteggiatura (particolato inalabile)

15 0 4,41±12,21 0,89 1,16 0,17-48,3 0 0,83±0,72 0,53 0,60 0,11-2,61

Carteggiatura (particolato respirabile)

13 9 0,19±0.,0 0,20 0,17 0,10-0,28 11 - - - 0,37-0,56

Verniciatura(particolato inalabile)

13 1 0,68±0,65 0,37 0,49 0,25-1,89 1 36,50±124,51 0,6 0,79 0,07-431,88

Lucidatura (particolato inalabile)

1 0 - - - 0,88 0 - - - 0,59

Lucidatura (particolato respirabile)

1 1 - - - - 1 - - - -

Preparazione vernici (particolato inalabile)

1 0 - - - 0,95 0 - - - 0,21

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Tabella 1. 10 - Esposizione a solventi (campionamenti personali) durante le altre mansioni monitorate (mg/m3)

Mansione

Antisiliconatura

(n. 1 misura)
Stuccatura

(n. 2 misure)
Preparazione vernici (n.4 misure) Pulitura aerografo

(n. 3 misure)

Solvente

n<LR Valore n<LR Range n<LR Range N<LR Range

Etilbenzene

1 - 2 - 1 1,0-1,0 2 4,0

m+p-Xileni

1 - 2 - 0 1,0-4,0 1 4,0-6,0

o-Xilene

1 - 2 - 2 1,0-1,0 2 2,0

Stirene

1 - 1 10,0 4 - 3 -

Acetone

1 - 0 5,0-6,0 0 1,0-11,0 0 1,0-94,0

Metiletilchetone

1 - 2 - 4 - 3 -

Etilacetato

1 - 2 - 3 2,0 2 1,0

Isobutanolo

1 - 0 7,0-10,0 1 3,0-9,0 2 47,0

1,2-Dicloropropano

1 - 2 - 4 - 3 -

Toluene

0 1.0 0 14,0-25,0 0 3,0-33,0 2 166,0

Isobutilacetato

1 - 2 - 4 - 2 16,0

n-Butilacetato

1 - 0 2,0-2,0 0 7,0-12,0 1 2,0-25,0

Metilisobutilchetone

1 - 2 - 4 - 2 2,0

n-Butanolo

1 - 2 - 4 - 3 -

Non identificati

(espressi come toluene)
0 51,0 - - - - - -

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Tabella 1. 12 - Concentrazione di metalli rilevate nei pads di tutti gli operatori monitorati

Piombo (ng/cm2) Cromo (ng/cm2)

Posizione del pad

n n<LR Media±DS Mediana MG Range n<LR Media±DS Mediana MG Range

Testa

17 7 26,0±57,1 8,5 8,2 1,2-187,4 14 31,0±36,6 10,5 19,2 9,2-73,2

Esterno braccio dx

17 2 12,4±13,3 8,6 8,3 1,7-54,8 14 13,9±10,4 9,0 11,7 6,9-25,9

Esterno braccio sn

17 0 11,5±8,5 11,3 8,5 1,3-36,3 13 11,3±5,3 10,8 10,3 5,3-18,2

Interno braccio dx

17 8 9,9±7,1 10,4 7,2 1,7-19,2 14 20,4±9,0 21,3 18,9 11,0-28,8

Interno braccio sn

17 9 5,5±4,7 4,9 3,6 1,2-13,8 14 18,9±10,9 20,7 16,3 7,2-28,8

Esterno petto

17 2 8,3±5,7 5,2 6,2 1,2-19,1 14 14,7±7,3 11,4 13,7 9,8-23,1

Esterno spalle

17 3 5,1±4,2 3,2 3,9 1,2-15,7 16 - - - 20,8

Interno petto

17 14 5,8±2,6 7,2 5,3 2,8-7,5 15 - - - 10,4-25,4

Interno spalle

17 14 2,0±0,7 2,2 1,9 1,2-2,5 15 - - - 8,5-21,3

Note: l'elaborazione statistica stata effettuata soltanto sui valori superiori al limite analitico di rivelabilità.

Tabella 1. 13 - Dosi cutanee stimate per i metalli in tutti gli operatori monitorati

Piombo (µg) Cromo (µg)

Dose

n n<LR Media±DS Mediana MG* Range n<LR Media±DS Mediana MG Range

Cute scoperta (testa+collo)

17 5 20,8±53,8 4.9 - 0,0-226,8 14 6,6±21,5 0,0 - 0,0-88,6

Cute coperta da indumenti

17 5 25,8±32,9 16,2 - 0,0-107,5 11 34,1±89,4 0,0 - 0,0-368,8

Mani

19 0 75,7±65,1 59,6 54,2 10,8-281,7 0 12,9±7,8 12,0 10,8 2,8-34,8

Esposizione potenziale (sopra agli indumenti)

17 0 129,8±84,1 113,0 97,7 22,2-260,0 8 32,0±65,1 11,4 - 0,0-268,2

Note:

Nel caso in cui la concentrazione degli analiti nel pad che rappresentava una data superficie cutanea era inferiore al limite di rivelabilità la dose corrispondente a quell'area cutanea stata inserita come zero";

* la media geometrica stata riportata soltanto nei casi in cui tutti le stime risultavano superiori a zero.


RISCHIO FISICO

RUMORE

Le sorgenti di rumore presenti nelle autocarrozzerie osservate erano rappresentate, in ordine di importanza, da:

- smerigliatrice angolare o ad asse flessibile

- addrizzatura lamiere con martello o mazza-picchio

- levigatrici roto-orbitali

- soffio di aria compressa.

I lavoratori, al fine della classificazione dell'esposizione a rumore, sono stati suddivisi, ove possibile, in lattonieri e verniciatori, inserendo nei due gruppi così grossolanamente identificati tutti quei lavoratori che effettuavano le operazioni connesse all'una o all'altra operazione (vedi flow-cart ciclo lavorativo e descrizione singole fasi ed in docum. Fase/fattore di rischio). I lavoratori delle botteghe in cui ognuno si prende in carico tutto il lavoro inerente una vettura da riparare e dove non si distinguono mansioni specificamente assegnate a singoli lavoratori si sono raggruppati sotto la generica denominazione di carrozzieri.

Dall'esame dei rapporti sull'esposizione al rumore dei lavoratori redatti dai datori di lavoro ai sensi dell'art. 40 d.lgs.277/91, si osserva che:

- la classe di esposizione maggiormente rappresentata fra i carrozzieri quella con Lepd maggiore di 80 dB(A)e minore di 85 dB(A);

-

- la classe di esposizione maggiormente rappresentata fra i lattonieri quella con Lepd maggiore di 80 dB(A)e minore di 85 dB(A), con la precisazione che 4 su 9 di questi lavoratori sono esposti a dose giornaliera valutata fra 84 dB(A) e 85 dB(A);

- la classe di esposizione in cui sono collocati tutti i verniciatori quella con Lepd inferiore ad 80 dB(A), con valori osservati fra 73 e 77 dB(A);

Tabella 3.1: esposizione a rumore * durante le principali operazioni

Operazione

dB(A) (min-max)

Raddrizzatura lamiere con martello pneum.

100,9 101

manuale

85,5 89,5

Smerigliatura

89,5 96

Svita-avvita con chiave pneumatica

85,5 96

Molatura (fissa da banco)

87,5 92,3

Staccatura vetri

89 91

Saldatura a filo

83,2 84

Lattoneria in gen. (Leq)

85,5 92,5

Carteggiatura

80,6 82,6

*desunta dal rapporto ex art. 40 d.lgs.277/91

I livelli sonori sono stati verificati dalla U.F. Prevenzione, Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro e generalmente i valori osservati rientrano nel range dichiarato dai datori di lavoro per quelle operazioni. Non stato possibile sottoporre a verifica l'esattezza dei tempi dichiarati, data la notevole variabilità ed imprevedibilità delle lavorazioni. Data l'importanza del fattore tempo nel calcolo della dose giornaliera di rumore alla quale sottoposto il lavoratore, non stato possibile smentire né confermare quanto dichiarato dai datori di lavoro. Stando quindi ai valori riportati nel rapporto ex art. 40 d.lgs.277/91, si può ipotizzare un rischio uditivo certo, pur se contenuto, per i lattonieri, un basso rischio per i carrozzieriche effettuano tutte le operazioni e quasi trascurabile per i verniciatori. Ciò rende ragione della bassa incidenza di malattia professionale da rumore, con le dovute cautele nell'analisi di un dato verosimilmente viziato da sottostima.


vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio

da utensili vibranti

1. Introduzione

Obiettivo dell'indagine stata la valutazione e caratterizzazione, sotto il profilo igienistico, dell'esposizione a vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio da utensili vibranti utilizzati presso le auto carrozzerie del territorio senese, e l'individuazione di possibili misure di tutela per i lavoratori.

In particolare nell'ambito dell'indagine sono stati presi in esame gli utensili vibranti normalmente impiegati nell'ambito delle lavorazioni eseguite nelle aziende oggetto dell'indagine (tab. 2.1-2.2).

Le metodiche valutative ed i risultati sintetici dell'indagine sono riportati nell'ambito della presente relazione. In Appendice A si discutono in dettaglio il quadro normativo ed i criteri valutativi adottati nell'ambito della presente relazione.

2. Metodi

Le misure sono state condotte dalla S.A. Agenti Fisici presso alcune auto carrozzerie del territorio senese durante le abituali operazioni lavorative, eseguite da personale esperto nell'impiego degli utensili valutati.

La determinazione dei tempi di impiego degli utensili vibranti presso le autocarrozzerie oggetto dell'indagine stata effettuata a cura dell'U.F. Prevenzione, Igiene e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro (Serenella Della Libera, Daniele Borgogni).

Le metodiche di misura e valutazione adottate sono conformi alle raccomandazioni contenute nello standard ISO 5349 (cfr. appendice A). Le vibrazioni sono state rilevate sulle impugnature di ciascun utensile lungo le tre direzioni ortogonali X, Y, Z del sistema basicentrico definito dallo standard ISO 5349. L'acquisizione dei dati in campo stata effettuata utilizzando la seguente strumentazione:

- 2 Accelerometri B&K 4374

- 2 Amplificatori di carica B&K mod.2635

- Adattatore B&K UA0894

- Calibratore B&K mod.4294

- Registratore digitale Teac RD-101T a 4 canali

Le misure sono state acquisite contemporaneamente, per i due assi di misura, fissando alla mano dell'operatore, mediante nastro adesivo e/o fascette in pvc, l'adattatore contenente i due accelerometri B&K 4374. L'elaborazione dei segnali registrati stata condotta successivamente in laboratorio, effettuando l'analisi in frequenza in bande di terzi d'ottava nell'intervallo di frequenze 6.3 Hz - 1250 Hz mediante l'analizzatore in tempo reale Larson Davis mod. 2800.

La valutazione del rischio stata effettuata in accordo con la Proposta di Direttiva del Consiglio sulle norme minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici" 94/C230/03 (cfr. Appendice A) mediante la valutazione dell'accelerazione equivalente ponderata in frequenza riferita ad 8 ore di lavoro convenzionalmente denotata con il simbolo A(8), calcolata mediante la seguente formula:

A(8) = A (w)sum x (T e /8) 1/2 (4)

T e Durata complessiva giornaliera di esposizione a vibrazioni (ore)

a w Valore rms dell'accelerazione ponderata in frequenza

A wsum = (a 2 wx + a 2 wy + a 2 wz ) 1/2


Tabella 2.1: risultati delle misure di vibrazioni mano-braccio rilevate nelle autocarrozzerie

CARATTERISTICHE

VALORI PESATI ISO 5349 VALORI LINEARI VALORI DI PICCO

N.

CARROZZ. ATTREZZO PESO MARCA TIPO CONDIZ.MISURA IMPUGN. Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT ASS. MAX FREQ.PICCO VAL.LIN.

1

11 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 2 A VUOTO ANT. 5,1 3,3 1,9 6,4 25,5 16,5 9,6 31,9 X 80

2

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LEM A VUOTO POST. 1,5 2,5 1,6 3,3 37 63,5 40,7 84 Y 400

3

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LEM STD-SOTTILE POST. 2,1 2,8 2,1 4,1 53 70,3 52,3 102,4 Y 400

4

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LEM STD-SOTTILE ANT. 1,8 1,7 3,1 4 45,3 43,4 77,8 99,9 Z 400

5

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LUM A VUOTO POST. 0,9 2,7 2,1 3,5 22,9 67,5 52,5 88,5 Y 400

6

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LUM STD POST. 1,4 2,4 1,6 3,2 28,4 48 31,6 64,1 Y 315

7

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LUM A VUOTO ANT. 0,7 1,5 2 2,6 17,5 37,6 46,6 62,4 Z 31,5

8

11 LEVIG. 3300 gr. STAR LUM STD ANT. 1,2 2,2 2,9 3,8 24 41,5 57,3 74,7 Y 315

11 X 31,5

9

11 MOLET. STRIP AND CLEAN A VUOTO POST. 3 3,2 4,9 6,6 37,4 40,5 61,6 82,7 Z 200

10

11 MOLET. STRIP AND CLEAN STD POST. 3,3 3,1 3,2 5,5 26,4 25 25,7 44,5 Z 125

11

11 LUCID. AEG WP400 A VUOTO POST. 3 2,4 0,7 3,9 47,3 38 11,2 61,7 X 250

12

11 LUCID. AEG WP400 STD POST. 3,7 2,7 1,1 4,7 59 43,5 18,2 75,5 X 250

13

11 LUCID. AEG WP400 A VUOTO ANT. 2,2 2 1,9 3,5 35 31,6 30,4 56,1 X 250

14

11 LUCID. AEG WP400 STD ANT. 2,2 1,7 1,5 3,2 35,2 27 24 50,4 X 250

15

4-5 LEVIG. TELESCH BR 150 MIN. POST. 2,2 4,2 4,7 13,9 26,3 29,7 Z 100

16

4-5 LEVIG. TELESCH BR 150 MAX. POST. 5,6 6,7 8,7 26,1 34,6 43,3 Z


Segue Tabella 2.1

CARATTERISTICHE

VALORI PESATI ISO 5349 VALORI LINEARI VALORI DI PICCO

N.

CARROZZ. ATTREZZO PESO MARCA TIPO CONDIZ.MISURA IMPUGN. Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT ASS. MAX FREQ.PICCO VAL.LIN.

17

4-5 LEVIG. TELESCH MIN. POST. 3,4 6,6 7,4 8,5 16,5 18,6 Z

18

4-5 LEVIG. TELESCH MAX. POST. 3,09 5,9 6,7 10,3 19,8 22,3 Z

19

4-5 LEVIG. AIRWAL TA 151 MIN. POST. 3,2 5,2 6,1 8,3 21,6 23,1 Z

20

4-5 LEVIG. AIRWAL TA 151 MAX. POST. 2,6 6 6,5 13 30 32,7 Z

21

4-5 LEVIG. AIRWAL TA 151 MIN. ANT. 5,4 4 6,7 18,3 13,5 22,7 X

22

4-5 LEVIG. AIRWAL TA 151 MAX. ANT. 5,4 5 7,4 27,3 25 37 X

23

4-5 LEVIG. TELESCH BR 150 MIN. POST. 2,3 6,5 6,9 5,6 16,3 17,2 Z

24

4-5 LEVIG. TELESCH BR 150 MAX. POST. 3 5,1 5,9 9,7 20,3 22,5 Z

25

21 LEVIG. RUPES NL 2 STD.-SOTTILE POST. 1,8 2,95 3,5 4 4,7 6,2 Z

26

21 LEVIG. RUPES NL 2 STD.-SOTTILE ANT. 3,7 4,2 5,6 6 6,6 8,9 Z

27

21 LEVIG. RUPES LT 2 STD. POST. 0,7 0,9 1,1 4,7 5,9 7,5 Z

28

21 LEVIG. RUPES LT 2 STD. ANT. 1,3 1,3 1,8 8,3 8,2 11,7 X 250

29

- LEVIG. AIRWAL TA 151 * MIN.-SOTTILE POST. 2 4,6 5 16,3 37,1 40,5 Z 125

30

- LEVIG. AIRWAL TA 151 * MAX-SOTTILE POST. 2 6 6,3 13 37,7 39,9 Z 100

31

- LEVIG. AIRWAL TA 151 * MIN.-SOTTILE POST. 1,7 5 5,3 10,8 31,3 33,1 Y 100

32

- LEVIG. DESOUTIER STD.-SPESSO ANT. 2,6 2,4 3,5 2,6 2,4 3,5 X 12,5

33

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-MEDIA POST. 1,4 1,2 1,8 8,3 16,02 18 X 80 6,8

34

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-SOTTILE POST. 1,2 2 2,3 7,2 17,3 18,7 Z 80 9,5

35

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-SOTTILE POST. 1,5 2,4 2,8 8,6 10,1 13,3 Z 80 11,65


Segue Tabella 2.1

CARATTERISTICHE

VALORI PESATI ISO 5349 VALORI LINEARI VALORI DI PICCO

N.

CARROZZ. ATTREZZO PESO MARCA TIPO CONDIZ.MISURA IMPUGN. Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT Aeq X Aeq Y Aeq Z Aeq TOT ASS. MAX FREQ.PICCO VAL.LIN.

36

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-SOTTILE POST. 1,3 2,2 2,6 7,2 16,78 18,3 Z 80 10,75

37

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-SOTTILE POST. 1,5 1,4 2,1 12,7 14,54 19,3 X 125 11,8

38

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MAX-SOTTILE POST. 1,6 1,5 2,2 13,9 15,14 20,6 X 125 13,04

39

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SOTTILE POST. 1,3 1,2 1,8 6,5 8,5 10,7 X 80 4,6

40

- LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SOTTILE POST. 1,3 1,2 1,8 6,5 8,5 10,7 X 80 4,6

41

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SPESSA POST. 1,9 1,6 2,5 12,83 15,18 19,9 X 100 11,8

42

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SPESSA POST. 0,9 0,4 1 5,4 9,27 10,7 X 80 4,3

43

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-SPESSA POST. 0,9 0,5 1 5,6 10,39 11,8 Z 250 6,1

44

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-SPESSA POST. 1,6 1,5 2,2 14,73 24 28,2 Z 250 16,5

45

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-SPESSA POST. 1,8 1,6 2,4 16,24 25,5 30,2 Z 250 19

46

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-MEDIA POST. 2 1,9 2,8 17,38 25,7 31 Z 250 18,2

47

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-MEDIA POST. 2 1,6 2,6 17,1 23,03 28,7 Z 250 15,2

48

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-MEDIA POST. 0,4 0,5 0,6 7,6 9,3 12 X 80 6,6

49

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-MEDIA POST. 1,2 0,5 1,3 6,8 9,6 11,8 X 80 6,1

50

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MED-SOTT 400 POST. 1 0,8 1,3 8,5 10,33 13,4 X 100 6,4

51

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SOTT 400 POST. 1,1 0,8 1,4 8,8 10,81 13,9 X 100 7,2

52

12 LEVIG. 1100 gr. FESTO LET 3 MIN-SOTT 400 POST. 1,4 0,9 1,7 9,6 10,7 14,4 X 100 8,8


Tabella 2.2 Dosi di vibrazioni calcolate nelle autocarrozzerie della zona senese

Autocar-

Rozzeria
Esposizione

(tipo)

Utensile

Marca Modello Impu-gnatura Asum

m/s
2
T

h/g

A(8)

Med

m/s
2
A(8)

Max

m/s 2

1

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 1 0.7 0.7

2

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 2 1.0 1.0

3

1 Levigatrice Airwal

Rupes
TA151

LT 2
Ant.

Post.

7.1

1.8
2

2

3.7

5.0

4

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.2 0.3 0.3

5

2 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 2 1.0 1.0

6

1 Levigatrice Festo

Airwal
LET2

TA151
Post.

Ant.

1.9

7.1

0.8

1.6

2.2

7

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 2 1.0 1.0

8

1 Levigatrice Rupes LT2 Ant. 1.8 0.4 0.5 0.5

9

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 1.3 0.8 0.8

10

1 Levigatrice Telesch

Rupes
BR150

LT 2
Post.

Ant.

6.6

1.8
1 1.7 1.7

11

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.4 0.4 0.4

12

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.8 0.6 0.6

13

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 1 0.7 0.7

14

1 Levigatrice Airwal TA151 Post. 5.8 1 2.1 2.1

15

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 2.5 1.1 1.1

16

1 Levigatrice Telesch BR 150 Post. 6.6 2 3.3 3.3

17

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.6 0.5 0.5

18

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 1 0.7 0.7

19

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 1.2 0.7 0.7

20

1 Levigatrice Airwal TA151 Post. 7.1 1 2.5 2.5

21

1

Levigatrice
Festo

Rupes

Rupes
LET 3

LT 2

NL 2
Post.

Ant.

Ant.

1.9

1.8

5.6

1

1.2

2.0

22

2

Levigatrice
Festo

Rupes

Rupes
LET 3

LT 2

NL 2
Post.

Ant.

Ant.

1.9

1.8

5.6

1.5

1.6

2.3

23

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.7 0.6 0.6

24

1 Levigatrice Rupes LT 2 Ant. 1.8 1.2 0.5 0.5

25

1 Levigatrice Festo LET 3 Post. 1.9 0.8 0.6 0.6

26

1 Levigatrice Festo

Rupes
LET 3

LT 2
Post

Ant.

1.9

1.8

6

1.6

1.6


3. Risultati

In tabella 2.1 e 2.2 si riportano i risultati delle valutazioni effettuate presso le autocarrozzerie oggetto dell'indagine. I tempi di esposizione considerati ai fini del calcolo di A(8) derivano da stime effettuate dall'U.O. Igiene e Salute dei Luoghi di Lavoro dell'AUSL 7 a seguito di specifiche indagini sui cicli di lavoro condotte presso le aziende in oggetto.

4. Conclusioni

Dai risultati ottenuti nell'ambito del presente studio possibile trarre alcune considerazioni utili ai fini preventivi:

1. Le levigatrici oggetto dell'indagine producono livelli di vibrazioni significativamente differenti a parità di accessorio utilizzato. In particolare i valori rms delle accelerazioni ponderate in frequenza rilevate sulle impugnature di detti utensili risultano comprese nell'intervallo 1 m/s 2 - 8.7 m/s 2 . Si ricorda in proposito che, stante l'attuale quadro delle conoscenze in materia, l'impiego di utensili che producono livelli di vibrazioni inferiori a 2.5 m/s 2 (valore rms dell'accelerazione ponderata in frequenza) idoneo a tutelare i lavoratori da possibili rischi di patologie a carico degli arti superiori, anche nel caso di impiego protratto per 8 ore/die.

2. Il maggior rischio di esposizione a vibrazioni, valutato in termini di A(8), associato all'impiego della smerigliatrice Telesch BR 150, che produce livelli di accelerazione ponderata in frequenza dell'ordine di 7-8 m/s 2

3. L'esposizione giornaliera a vibrazioni nell'ambito delle autocarrozzerie oggetto dell'indagine, espressa in termini di A(8) generalmente inferiore al livello d'azione (A8 = 2.5 m/s2) fissato dalla succitata proposta di Direttiva UE (cfr. App. A), essendo nella maggior parte dei casi utilizzate levigatrici caratterizzate da a wsum 2.5 m/s 2 (Festo LET 3, LET 2, Rupes LT2).

4. Sulla base di quanto esposto ai precedenti punti appare che possibile ridurre il rischio di esposizione a vibrazioni nelle lavorazioni prese in esame, mediante la scelta di utensili che espongano a bassi livelli di vibrazioni (a wsum 2.5 m/s 2 ) e la sostituzione di utensili che presentano livelli di esposizione più elevati .


Appendice A - Standard valutativi dell'esposizione a vibrazioni mano-braccio

1 Parametri di misura e valutazione dell'esposizione

Le metodiche valutative del rischio da esposizione a vibrazioni definite dallo standard internazionale ISO 5349, 1986, dallo standard europeo ENV 25349, 1992, e da numerosi altri criteri igienistici e standard nazionali, quali, ad esempio, lo standard statunitense ANSI S3.34, 1986, il Britsh Standard 6842[7], le linee guida dell'ACGIH[8] si basano sulla misura della seguente grandezza fisica:

a w (m/s 2 ) = [1/T 0 T a 2 w (t) dt] 1/2 (1)

La (1) rappresenta il valore quadratico medio (rms) dell'accelerazione ponderato in frequenza, espresso in m/s 2 . Tale quantità va rilevata lungo ciascuna delle tre componenti assiali del vettore accelerazione. A tal fine lo standard ISO 5349 definisce il sistema di assi cartesiani riportato in fig.1. La curva di ponderazione in frequenza W h definita dallo standard la stessa per ciascuno dei tre assi di misura dell'accelerazione ed riportata in fig. 2, insieme al filtro di ponderazione lineare" W lin , definito dallo stesso standard. Da tali grafici appare che, in accordo con tale standard, l'intervallo di frequenze di interesse igienistico si estende da 8 Hz a 1000 Hz.

I criteri definiti dagli standard correnti ai fini della valutazione dell'esposizione a vibrazioni, si basano sull'assunzione che due esposizioni quotidiane a vibrazioni - di entità a w1 ed a w2 - e di durata rispettivamente T 1 e T 2 , siano equivalenti in relazione ai possibili rischi sulla salute, quando:

a w1 x T 1 1/2 = a w2 x T 2 1/2 (3)

la (3) esprime in termini matematici il così detto principio dell'egual energia".

Sulla base di tale principio l'esposizione a vibrazioni m-b viene quantificata mediante la valutazione dell'accelerazione equivalente ponderata in frequenza riferita ad 8 ore di lavoro (4 ore dalla ISO 5349, 1986, in corso di revisione), convenzionalmente denotata con il simbolo A(8). L'accelerazione equivalente ponderata in frequenza riferita ad 8 ore di lavoro si calcola mediante la seguente formula:

A(8) = A (w)sum x (T e /8) 1/2 (4)

T e Durata complessiva giornaliera di esposizione a vibrazioni (ore)

a w Valore rms dell'accelerazione ponderata in frequenza

A wsum = (a 2 wx + a 2 wy + a 2 wz ) 1/2

Fig. 1 - definizione degli assi di misura (ISO 5349)

Fig. 2 - Definizione curve di ponderazione Wlin e Wh (ISO 5349)

Va in proposito considerato che l'esposizione a vibrazioni veniva valutata nell'ambito dello Standard ISO 5349 (1986) in termini del valore rms dell' accelerazione associato all'asse di maggior esposizione. Per poter ancora utilizzare i dati di esposizione ottenuti secondo tale standard, alla luce dei nuovi criteri valutativi, da tener presente che a wsum può al massimo essere di un fattore (3) 12; maggiore del valore assunto da a w lungo l'asse di maggior esposizione. Questo può essere il caso di alcuni utensili di tipo rotativo, ove le componenti assiali dell'accelerazione sono dello stesso ordine di grandezza della componente assiale dominante. Invece nel caso di utensili di tipo percussorio, quali ad esempio martelli perforatori e demolitori non ammortizzati, a wsum supera generalmente il valore assunto da a w lungo l'asse di percussione, di un fattore compreso tra 1.1 ed 1.3.

2. Aspetti normativi

2.1 La Proposta di Direttiva dell'Unione Europea sugli Agenti Fisici

La Proposta di Direttiva del Consiglio sulle norme minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici" 94/C230/03 stabilisce, in premessa (art. 5) che tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di misure per il contenimento dell'agente fisico da realizzarsi prioritariamente alla fonte, i rischi derivanti dall'esposizione all'agente fisico stesso devono essere ridotti al livello più basso possibile, con l'obiettivo di ridurre l'esposizione al di sotto del livello di soglia indicato nel pertinente allegato . In particolare il rischio da esposizione a vibrazioni m-b viene valutato mediante l'accelerazione equivalente ponderata in frequenza riferita ad 8 ore di lavoro, calcolata secondo la formula (4) di 1.1.

I livelli di rischio previsti dalla proposta di direttiva UE sono riportati in tab. 2.3.

Tab. 2.3- Livelli di rischio fissati dalla Proposta di Direttiva UE sugli Agenti Fisici

LIVELLO DI SOGLIA A(8) = 1 m/s 2

LIVELLO D' AZIONE A(8) = 2,5 m/s 2

VALORE LIMITE A(8) = 5 m/s 2

LIVELLO DI RISCHIO RILEVANTE a w eq = 20 m/s 2

Il livello di soglia rappresenta, come detto in premessa della Proposta di Direttiva, il livello cui deve tendere l'attuazione della direttiva ai fini della riduzione del rischio, ovvero quel valore al di sotto del quale un'esposizione permanente e/o ripetitiva non ha conseguenze negative per la salute del soggetto esposto.

Il livello d'azione rappresenta quel valore di esposizione a partire dal quale devono essere attuate specifiche misure di tutela per i soggetti esposti. Tali misure includono la formazione dei lavoratori sul rischio specifico, l'attuazione di interventi mirati alla riduzione del rischio, il controllo sanitario periodico dei soggetti esposti. Il valore limite rappresenta il livello di esposizione il cui superamento vietato e deve essere prevenuto, in quanto esso comporta un rischio inaccettabile per un soggetto che vi sia esposto in assenza di dispositivi di protezione. Esposizioni a vibrazioni di livello superiore a 20 m/s 2 , anche se di brevissima durata, sono vietate. Tale valore rappresenta il livello di rischio rilevante". Macchinari in grado produrre vibrazioni di entità maggiore del livello di rischio rilevante" dovranno essere munite di idonei contrassegni. Nel caso di utensili in grado di produrre accelerazioni ponderate in frequenza (rms) superiori a 10 m/s 2 andranno intensificati gli sforzi di ridurre il rischio alla fonte ed evitate le esposizioni continuative e di lunga durata a tali livelli di vibrazioni.

2.2 La Direttiva Macchine"

Il DPR 24 luglio 1996 n. 459, che ha recepito in Italia la Direttiva Macchine" (89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE, 93/68/CEE), stabilisce i requisiti essenziali cui devono rispondere i macchinari per poter circolare liberamente sul mercato europeo, in relazione alla sicurezza intrinseca degli stessi ed alla tutela da rischi specifici associati al loro impiego. Per quanto attiene ai rischi associati all'esposizione a vibrazioni, la Direttiva Macchine prescrive, al 1.5.9: La macchina deve essere progettata e costruita in modo tale che i rischi dovuti alle vibrazioni trasmesse dalla macchina siano ridotti al livello minimo, tenuto conto del progresso tecnico e della disponibilità di mezzi atti a ridurre le vibrazioni, in particolare alla fonte". Questo criterio generale applicabile sia nel caso di vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio , che per vibrazioni trasmesse a tutto il corpo. Inoltre il 2.2 della Direttiva, dal titolo Macchine portatili tenute o condotte a mano" impone ai costruttori di dichiarare, tra le altre informazioni incluse nelle istruzioni per l'uso, il valore medio quadratico ponderato in frequenza dell'accelerazione cui sono esposte le membra superiori quando superi i 2.5 m/s 2 . Se l'accelerazione non supera i 2.5 m/s 2 occorre segnalarlo .

Le metodiche ufficiali di riferimento ai fini della certificazione delle vibrazioni ai sensi della Direttiva Macchine sono definite nell'ambito degli standard armonizzati ISO-EN. La maggior parte di essi appartiene alla famiglia degli standard ISO 8662-EN 28662. Tali standard vengono emanati con lo scopo di comparare le vibrazioni prodotte da differenti tipi di utensili o macchinari, o differenti modelli dello stesso utensile", come dichiarato in premessa dello standard ISO 8662-EN 28662. Va rilevato in proposito che l'obiettivo primario di tali standard la definizione di procedure di prova che siano altamente ripetibili, al fine di poter ottenere risultati simili per valutazioni effettuate sullo stesso utensile presso differenti laboratori di certificazione. Pertanto i valori di vibrazione dichiarati dai produttori non sempre sono rappresentativi dei valori misurati in campo, in quanto il più delle volte le condizioni di prova definite dagli standard sono poco rappresentative delle condizioni reali di esposizione durante l'uso, come peraltro stato mostrato da alcuni studi pubblicati sull'argomento. Non dunque appropriato, in linea di principio, usare i valori dichiarati dal produttore ai fini della valutazione del rischio effettivo da esposizione a vibrazioni m-b associato all'impiego dell'utensile durante il lavoro.



I PROFILI DI RISCHIO NELL'ARTIGIANATO E NELLA PICCOLA INDUSTRIA:

AUTOCARROZZERIE

Documento fase/fattore di rischio"

SMONTAGGIO


1. FASE DI LAVORAZIONE  : SMONTAGGIO: smontaggio vetri, accessori, lamierati, meccanica.
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Rumore, vibrazioni, polveri, fumi, incendio, raggi UV-IR, infortunistico
                          (ferita alle mani, proiezioni schegge, schiacciamento piedi)
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 116*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

Costituisce la prima fase operativa, essendo la precedente procedura di accettazione praticamente priva di specificità. I pezzi che compongono la carrozzeria del veicolo vengono smontati per venire sottoposti alle riparazioni o sostituzioni necessarie. Taluni componenti, assemblati con bulloni, vengono smontati per svitatura, altri vengono tagliati o disgiunti con mezzi meccanici o termici.

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Coltello a lama calda; ventose; fresa ad asse flessibile; cannello ossiacetilenico; taglio al plasma; troncatrice angolare; smerigliatrice angolare; scalpello pneumatico; seghetto elettrico o pneumatico. Si tratta di attrezzi ed utensili di costo mediamente contenuto, di frequente sostituzione, prevalgono pertanto le attrezzature abbastanza nuove, marcate CE.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

RUMORE e VIBRAZIONI: derivanti dall'uso di utensili pneumatici o ad asse flessibile (vedi docum. Comparto );

POLVERI e FUMI di ferro e dei prodotti vernicianti da cui sono rivestiti i lamierati (vedi docum. Comparto );

INFORTUNISTICO: incendio o esplosione di serbatoi di carburante, uso di attrezzi e materiali taglienti, superfici incandescenti, caduta di gravi sugli arti inferiori, proiezione di schegge negli occhi, irraggiamento UV.

Sapendo che lo smontaggio delle ruote dotate di freno a disco provoca caduta a terra e conseguente diffusione di polvere contenente materiale da attrito, spesso contenente fibre di amianto, era almeno ipotizzabile il rischio di inalazione di tale materiale. La raccolta di polvere sedimentata nelle zone in cui si effettua questa operazione ha evidenziato una talmente esigua quantità di fibre di amianto da ritenere il rischio trascurabile, senza ulteriori indagini.

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Ipoacusia e sordità da rumore, angioneurosi ed artropatie da strumenti vibranti, irritazione delle prime vie aeree, ustioni, ferite da taglio agli arti superiori, contusioni agli arti superiori ed inferiori, lesioni da corpi estranei e lesioni attiniche degli occhi.

Capitolo 5 - Gli interventi"

Valvola contro ritorno di fiamma al cannello, DPI per occhi, orecchi, arti superiori ed inferiori.

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna": NO

Capitolo 7-"Riferimenti legislativi" DPR.547/55;DPR.303/56;d.lgs.277/91; d.lgs.626/94.

Capitolo 8 - Il rischio esterno"
trascurabile


RADDRIZZATURA


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Raddrizzatura: battitura lamiere, messa in dima.
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Rumore, vibrazioni, infortunistico (ferita alle mani, proiezione schegge,
                          schiacciamento piedi)
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 116*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

Le parti del veicolo da riparare, in situ o smontate, vengono raddrizzate, di norma a freddo, più raramente previo riscaldamento, a colpi di martello o di attrezzo con contrappeso (mazza-picchio). Segue una prima smerigliatura. Ove necessario in questa o nella successiva fase si effettua la sabbiatura delle superfici. Nel caso di riparazione di componenti strutturali (scocca, telaio, pianale ecc.) deve essere ripristinata la geometria di base del veicolo. Ciò si raggiunge mettendo in dima il veicolo, spingendo o tirando tali componenti strutturali fino alla coincidenza dei punti di repere prefissati con i riscontri presenti nella dima montata su apposito sollevatore (banco di riscontro).

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Martelli; mazza-picchio; leve. Cannello ossiacetilenico; taglio al plasma; troncatrice angolare; smerigliatrice angolare; scalpello pneumatico; scalpelli manuali; seghetto elettrico o pneumatico. Sollevatore per auto con banco di riscontro per messa in dima; attrezzature per trazione.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

RUMORE: anche impulsivo per colpi di martello e mazza-picchio (vedi docum. Comparto );

MICROTRAUMI RIPETUTI ARTI SUPERIORI;

POLVERI e FUMI di ferro e dei prodotti vernicianti da cui sono rivestiti i lamierati;

INFORTUNISTICO: materiali taglienti; caduta di gravi, movimento del ponte sollevatore auto.

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Ipoacusia e sordità da rumore, artropatie da traumi ripetuti, ferite da taglio agli arti superiori, contusioni agli arti superiori ed inferiori.

Capitolo 5 - Gli interventi"

DPI per occhi, orecchi, arti superiori ed inferiori; microinterruttori al sollevatore auto.

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna" NO

Capitolo 7-"Riferimenti legislativi" DPR.547/55;DPR.303/56;d.lgs.277/91; d.lgs.626/94.

Capitolo 8 - Il rischio esterno

Più propriamente disturbo per il vicinato a causa del rumore.


ASSEMBLAGGIO LAMIERATI


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Assemblaggio Lamierati: saldatura, imbullonatura, masticiatura, molatura,
                          (sabbiatura).
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Rumore, vibrazioni, polveri, fumi di saldatura, solventi, raggi UV-IR,
                          infortunistico (ferita alle mani, proiezioni schegge, schiacciamento piedi)
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 116*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

La fase consiste nel ricollocare le parti di carrozzeria sostituite o riparate. L'assemblaggio avviene per saldatura o per imbullonatura. Talune componenti di materiali organici vengono incollati. Anche in questa fase si effettua una smerigliatura.

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Saldatrice elettrica, ossiacetilenica o puntatrice ad induzione. Avvitatore pneumatico ed attrezzi manuali. Smerigliatrice angolare.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

RUMORE e VIBRAZIONI: derivanti dall'uso di utensili pneumatici o ad asse flessibile (vedi docum. Comparto );

POLVERI e FUMI di ferro e dei prodotti vernicianti da cui sono rivestiti i lamierati (vedi docum. Comparto );

INFORTUNISTICO: incendio o esplosione di serbatoi di carburante, uso di attrezzi e materiali taglienti, superfici incandescenti, caduta di gravi sugli arti inferiori, proiezione di schegge negli occhi, irraggiamento UV.

SOLVENTI DI MASTICI: praticamente trascurabile.

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Ipoacusia e sordità da rumore, angioneurosi ed artropatie da strumenti vibranti, irritazione delle prime vie aeree, ustioni, ferite da taglio agli arti superiori, contusioni agli arti superiori ed inferiori, lesioni da corpi estranei e lesioni attiniche degli occhi.

Capitolo 5 - Gli interventi"

Valvola contro ritorno di fiamma al cannello, DPI per occhi, orecchi, arti superiori ed inferiori.

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna" NO

Capitolo 7-"Riferimenti legislativi" DPR.547/55;DPR.303/56;d.lgs.277/91;d.lgs.626/94.

Capitolo 8 - Il rischio esterno
t rascurabile


PREPARAZIONE ALLA VERNICIATURA


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Preparazione Verniciatura: applicazione antirombo e antiruggine, stuccatura
                          a spatola, levigatura, pulitura superfici, mascheratura, sgrassaggio, applicazione
                          fondo, levigatura fine.
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Rumore, vibrazioni, solventi, catalizzatori, polveri.
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 115*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

Il veicolo viene preparato per la verniciatura, innanzitutto mediante accurata pulizia e sgrassaggio di tutte le superfici. Le parti che non devono venire in contatto con i prodotti vernicianti vengono protette con idonee mascherature, generalmente rappresentate da carta fissata con nastri adesivi. Le lamiere vengono poi sottoposte ad applicazione di prodotti idonei a sostenere il film di verniciatura superficiale. E' buona tecnica limitare al minimo lo spessore di quest'ultimo strato, sia per motivi di costo del prodotto che per una migliore resa estetica e funzionale. Pertanto la protezione dalla ruggine viene affidata al primer", strato generalmente applicato a spruzzo, che ha lo scopo di costituire un rivestimento impermeabile per evitare il contatto della lamiera con aria ed umidità. Quasi sempre segue l'applicazione di prodotti antirombo", pitture a notevole viscosità recanti fibre in sospensione, che hanno lo scopo di appesantire la lamiera e smorzare eventuali vibrazioni. La superficie viene resa omogenea e levigata mediante applicazione di stucco a spatola per le asperità più evidenti. Tali stucchi sono costituiti da una base di materiali inerti ad idonea granulometria, legati da una resina poliestere, catalizzata da perossidi metallici od organici. La spianatura delle superfici così trattate si effettua di solito a secco, mediante smerigliatrici roto-orbitali: attrezzi generalmente pneumatici, più di rado elettrici, che asportano sottili strati di superficie mediante l'azione combinata di un movimento rotatorio con un movimento orbitale di dischi di carta abrasiva a granulometria medio-fine. Segue una nuova pulizia delle superfici e la spruzzatura di uno stucco più fine o di un fondo di verniciatura. Le parti trattate vengono lasciate ad essiccare ed infine si procede alla levigatura fine a mezzo di carta abrasiva di granulometria fine e finissima che viene usata a mano ed in condizioni di costante bagnatura (ad acqua).

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Pennello, aerografo, levigatrici orbitali e roto-orbitali, tampone manuale, aspiratore per polveri, ugello di aria compressa, attrezzi manuali.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

RUMORE: derivante dall'azione delle levigatrici roto-orbitali sulle lamiere (vedi docum. Comparto );

VIBRAZIONI al sistema mano-braccio derivanti dall'uso delle levigatrici roto-orbitali (vedi docum. Comparto ).

SOLVENTI: derivanti dall'utilizzo di stucchi e prodotti complessivamente definiti vernicianti (vedi docum. Comparto );

CATALIZZATORI: utilizzati nella preparazione di primer, stucchi e fondi (vedi docum. Comparto );

POLVERI: derivanti dalla levigatura. Attualmente si tratta di polveri inerti e particelle fastidiose (vedi docum. Comparto ).

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Ipoacusia e sordità da rumore, angioneurosi ed artropatie da strumenti vibranti, irritazione delle prime vie aeree, impegno epatico e renale da solventi, disturbi del sistema nervoso ed immunitario da solventi, sensibilizzazione e reazioni allergiche da catalizzatori.

Capitolo 5 - Gli interventi"

Piano aspirato per levigatura a secco, aspirazione localizzata sulle levigatrici roto-orbitali, essiccazione dei pezzi trattati in cabina pressurizzata per verniciatura. DPI per occhi e orecchi.

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna" NO

Capitolo 7 - Riferimenti legislativi"

DPR 547/55; DPR 303/56; d.lgs.277/91; d.lgs.626/94; dec.min.28/1/1992 (etichettatura)

Capitolo 8 - Il rischio esterno"

Solventi e prodotti organici in aria. Polveri inerti e prodotti organici nei rifiuti liquidi. Contenitori di prodotti pericolosi nei rifiuti solidi.


VERNICIATURA


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Verniciatura: preparazione vernice, spruzzatura, pulizia aerografo,
                          distillazione solvente.
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Solventi, isocianati, pigmenti(piombo e cromo), incendio e scoppio
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 115*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

Per ripristinare il colore originale della vettura anche sulle parti sottoposte a riparazione o sostituzione, l'addetto alla verniciatura confronta la superficie integra della carrozzeria con appositi cartoncini verniciati. Ogni cartoncino reca l'indicazione delle varie tonalità di tinte-base che devono essere miscelate per ottenere quel determinato colore e le relative proporzioni. L'addetto preleva le suindicate quantità e le miscela in un contenitore, solitamente effettua una spruzzata di test su cartoncino per verificare, ad essiccazione avvenuta, la corrispondenza della tonalità con quella desiderata. Successivamente, a colore preparato, viene aggiunta la quantità necessaria di induritore isocianico. Per le carrozzerie di colore pastello" sufficiente la preparazione e la spruzzatura della pittura. Per le carrozzerie di colore metallizzato" le operazioni di preparazione e di spruzzatura si ripetono, in quanto il colore metallizzato deve essere ricoperto dalla vernice trasparente. La vettura o parte di essa viene introdotta in apposita cabina pressurizzata e si procede, in unica o in doppia passata, alla spruzzatura del prodotto verniciante. Terminata questa operazione, la vettura rimane nella cabina, nella quale si riduce la ventilazione e si aumenta la temperatura per facilitare l'appassimento della vernice, l'addetto provvede alla pulitura dell'aerografo spruzzando prodotti diluenti. In alcune botteghe esistono macchine chiuse per la pulitura automatica degli aerografi. Al fine di ridurre il consumo di diluenti, quelli usati vengono spesso distillati per recuperarne i solventi da utilizzare per la prima pulitura degli aerografi.

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Preparazione vernici: scaffalatura con agitatori per contenitori di tinte-base, bilancia e bicchieri graduati, lettore di schede colorimetriche (il tutto tecnicamente accomunato nella dizione tintometro"); spruzzatura: aerografo; appassimento: cabina di verniciatura, impianto di adduzione, estrazione e filtraggio dell'aria, impianto di riscaldamento dell'aria (il tutto tecnicamente accomunato nella dizione ventilazione"); pulitura aerografo: postazione per pulitura manuale o macchina lavatrice automatica; recupero solventi: distillatore.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

SOLVENTI: derivanti dall'esposizione a diluenti e prodotti complessivamente definiti vernicianti, sia in fase di preparazione sia in quella di spruzzatura, ma soprattutto nella pulizia manuale dell'aerografo (vedi docum. Comparto ) ;

ISOCIANATI: utilizzati nella preparazione di fondi e vernici (vedi docum. Comparto );

METALLI PESANTI: in particolare Piombo e Cromo presenti in talune tonalità di colori pastello. L'esposizione da ritenersi tossicologicamente trascurabile (vedi docum. Comparto ) ;

INCENDIO SCOPPIO: per la presenza del serbatoio contenente benzina e vapori di benzina miscelati ad aria in ambiente caldo e con solventi organici aerodispersi.

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Danni e disturbi da solventi : irritazione prime vie aeree, dermatite irritativa o allergica; effetti acuti sul sistema nervoso centrale (narcosi, cefalea), effetti cronici sul sistema nervoso centrale (depressione, rallentamento), effetti cronici sul sistema nervoso periferico (neuropatie sensitive o motorie), effetti sul sistema simpatico e parasimpatico (nausea, vomito); effetti sul sistema emopoietico (anemia, microcitosi); effetti sul sistema immunitario (alterazione di macrofagi e plasmacellule); sovraccarico epatico e renale (induzione enzimatica);

danni da isocianati: irritazione prime vie aeree e bronchi, asma da isocianati;

danni da metalli pesanti: non dimostrati

Capitolo 5 - Gli interventi"

Chiusura e ventilazione forzata del locale tintometro" con separazione dal resto della bottega, congruità dell'impianto elettrico. I prodotti contenenti isocianati hanno, di norma, il più basso tenore in monomero libero tecnicamente realizzabile. I colori contenenti pigmenti a base di Cromato di Piombo sono stati spontaneamente esclusi dalle lavorazioni.

L' ISPESL, sull'esempio di norme estere, ha emanato una disciplina che elenca le caratteristiche minime che devono essere possedute dalle cabine di verniciatura per autocarrozzerie ed i relativi impianti. Nel campione di botteghe esaminate, le cabine di verniciatura che rispettavano completamente la norma ISPESL di buona tecnica erano 8 (pari al 47%); altre 6 (35%),pur garantendo la velocità media non inferiore a 0,25 m/s", avevano tuttavia una cattiva distribuzione dei flussi aerei, tale da non consentire in 1, 2 o 3 postazioni il rilevamento della velocità dell'aria minima prevista ( 0,17m/s"); infine, 3 cabine (18%) presentavano valori decisamente inferiori a quelli considerati minimi . Le caratteristiche indicate dall'ISPESL erano previste già in fase di progettazione dell'impianto e venivano poi conservate sottoponendo l'impianto stesso a regolare manutenzione; in particolare si notata l'importanza della sostituzione dei filtri.

Per la pulitura degli aerografi, che l'operazione che più espone all'assorbimento di solventi, in tabella 1 si riportano le modalità osservate.

Tabella 1

Modalità di pulizia

N° botteghe Aspirazione/segregazione idonea

Manuale

24 N° 6 (20%)

Automatica

5 N° 1 (16%)

Importante il regolare utilizzo di DPI per occhi e vie respiratorie.

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna" Generalmente no

Capitolo 7 - Riferimenti legislativi"

DPR 547/55; DPR 303/56; d.lgs.277/91; d.lgs.626/94; dec.min.28/1/1992 (etichettatura)

Capitolo 8 - Il rischio esterno

Diffusione in aria di vapori di solventi organici: nelle zone abitate indispensabile l'adsorbimento su carbone attivo in adeguata quantità nel filtro di uscita. Diffusione all'esterno di particolato da verniciatura: sempre necessario l'abbattimento (a umido o a secco) nel prefiltro di uscita. Nel caso di abbattimento a umido occorre evitare interferenze con il successivo letto di carboni attivi. Nel caso di abbattimento a secco occorre verificare lo stato dei filtri e sostituirli quando sono esauriti. Scarico di acqua del sistema di abbattimento a umido o delle vasche di filtraggio della cabina di verniciatura, se ancora del tipo ad acqua, contenente particelle in sospensione.


MONTAGGIO


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Montaggio: iniezione dei prodotti antiruggine, montaggio delle parti
                          meccaniche, applicazione del primer e del sigillante, montaggio vetri e accessori.
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Solventi, pigmenti, infortunistico (ferita  alle mani e schiacciamento
                          piedi)
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 116*

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

I pezzi riparati separatamente o sostituiti vengono rimontati sulla vettura. Vengono ripristinate le unità funzionali delle varie componenti rimettendo in sede gli elementi temporaneamente allontanati per la riparazione o la sostituzione dei lamierati: vetri, fari ed altri accessori con le rispettive guarnizioni di tenuta. Nelle parti scatolate vengono iniettati prodotti antiruggine.

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Pistola pneumatica per iniezione di antiruggine nelle parti scatolate e per applicazione di sigillanti o adesivi. Pennelli ed attrezzi manuali.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

Praticamente indistinguibile dalle restanti lavorazioni.

Capitolo 4 - Il danno atteso" trascurabile

Capitolo 5 - Gli interventi" minimali

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna"
NO

Capitolo 7 - Riferimenti legislativi"
generici

Capitolo 8 - Il rischio esterno
trascurabile


LUCIDATURA E LAVAGGIO


1. FASE DI LAVORAZIONE  : Lucidatura e Lavaggio
2. COD.INAIL            : 6221
3. FATTORE DI RISCHIO   : Rumore, vibrazioni, aerosol di lavaggio
4. CODICE DI RISCHIO    : 
5. N.ADDETTI            : 36

Capitolo 1 - La fase di lavorazione"

Prima della consegna l'intera superficie della vettura, con particolare cura nelle parti sottoposte a riparazione, viene lucidata. Si utilizzano allo scopo paste abrasive costituite da particelle inerti, di granulometria finissima, disperse in un fluido relativamente oleoso, contenente diluenti organici altobollenti a lentissima evaporazione. Tali paste sono applicate a mano o mediante lucidatrice angolare. Se necessario la vettura viene lavata con idropulitrice ed in taluni casi si completa l'operazione con l'applicazione di cere aventi funzione estetica e di protezione.

Capitolo 2 - Attrezzature, Macchine e Impianti"

Lucidatrice angolare, idropulitrice, tamponi manuali.

Capitolo 3 - Il fattore di rischio"

Essendo praticamente scomparse le paste abrasive contenenti cristalli di Quarzo (SiO2) ed il conseguente rischio di silicosi, , il residuo rischio da polveri può considerarsi trascurabile. I diluenti organici non sono volatili e non si prende in considerazione il rischio di inalazione di vapori di solventi. Per le vibrazioni al segmento mano-braccio della lucidatrice angolare, si rimanda alla relazione specifica allegata al documento comparto .

Capitolo 4 - Il danno atteso"

Praticamente indistinguibile dalle restanti lavorazioni

Capitolo 5 - Gli interventi" Minimali

Capitolo 6 - Appalto a ditta esterna" NO

Capitolo 7 - Riferimenti legislativi"
generici

Capitolo 8 - Il rischio esterno trascurabile