AUTOFFICINE
AUTOFFICINE MECCANICHE E MOTORISTICHE
PER LA RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI
nell'area fiorentina
. COMPARTO |
AUTOFFICINE (AUTOFFICINE MECCANICHE E MOTORISTICHE PER LA RIPARAZIONE DI AUTOVEICOLI nell'area
fiorentina) |
2. CODICI ISTAT |
50.20.1 |
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3. CODICE ISPESL |
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(riservato all’ufficio)
ZONA DI RILEVAZIONE
4. NAZIONALE: |
|
5. REGIONALE |
|
6. PROVINCIALE |
AREA
FIORENTINA (Comuni di Firenze, Bagno a Ripoli, Fiesole, Impruneta, Scandicci,
Sesto Fiorentino). |
7. USL |
n.10
- FIRENZE |
8. ANNO DI RILEVAZIONE |
1 |
9 |
9 |
8 |
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9. NUMERO ADDETTI: |
890
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9A. IMPIEGATI: |
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Uomini |
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Donne |
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9B. OPERAI: |
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Uomini |
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Donne |
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10. NUMERO AZIENDE |
380
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11. STRUTTURA DI RILEVAZIONE |
ARPAT
- Settore Tecnico CEDIF |
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Via
Baracca, 9 - 50127 - Firenze |
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All. 2/B
12. REFERENTE: Dott. Stefano Beccastrini
INDIRIZZO: |
Via
Porpora, 22 |
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CAP: |
50100 |
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CITTA’: |
Firenze |
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PROVINCIA: |
FI |
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TELEFONO: |
055-32061 /
055-3206357 |
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FAX: |
055-3206367 |
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E-MAIL: |
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13. INFORTUNI:
TOTALE: |
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DI CUI MORTALI |
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14. MALATTIE PROFESSIONALI:
DENOMINAZIONE |
N° CASI |
COD. INAIL |
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NOTE:
Per quanto
riguarda i dati su numero di addetti, aziende, infortuni e malattie professionali
si veda il contenuto del testo nel Capitolo 2.
Ricerca guasto
1. - SCHEMA A BLOCCHI DELLE LAVORAZIONI
AUTOFFICINA
(riparazione
meccanica autoveicoli)
2. - DOCUMENTO DI COMPARTO.
GENERALITA’
Nella presente ricerca
si prende in esame il comparto produttivo delle autofficine meccaniche e
motoristiche per la riparazione degli autoveicoli nell'area fiorentina.
Questo comparto consta
di circa 380 aziende e 890 addetti (comprendendo oltre al Comune di Firenze
anche i Comuni di Bagno a Ripoli, Fiesole, Impruneta, Scandicci, Sesto
Fiorentino).
Nelle suddette
aziende, quasi tutti i dipendenti sono addetti alla produzione, solo una piccola
parte sono addetti agli uffici.
A livello nazionale e
regionale (Toscana), i dati seguenti su numero di aziende, numero di addetti,
infortuni e malattie professionali con relativa frequenza e gravità, sono stati
reperiti dalla banda dati INAIL e sono relativi al settore più ampio
"Commercio e riparazione auto", nel quale, oltre al comparto
autofficine per la riparazione meccanica degli autoveicoli, confluiscono anche
autocarrozzerie, gommisti, elettrauto e non è stato possibile scorporare i dati
relativi al solo comparto delle autofficine meccaniche motoristiche.
Numero
aziende, addetti, infortuni e malattie professionali
Settore di
attività economica: "G50 Commercio e riparazione auto"
(Fonte: banca
dati INAIL http://dbase.inail.it/bancadati/Default.htm)
Numero di
AZIENDE Anno: 1998 Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
|||||
Area geografica |
Aziende Artigiane |
Aziende non Artigiane |
Totale |
||
Mono Localizzate |
Pluri Localizzate |
Totale |
|||
ITALIA |
106.159 |
52.636 |
95 |
52.731 |
158.890 |
TOSCANA |
6.278 |
4.457 |
7 |
4.464 |
10.742 |
Numero di
ADDETTI Anno: 1998 Settore di attività economica: "G50 Commercio e riparazione auto" |
|||||
Area geografica |
Aziende Artigiane |
Aziende non Artigiane |
Totale |
||
Mono Localizzate |
Pluri Localizzate |
Totale |
|||
ITALIA |
190.992 |
170.620 |
5.253 |
175.873 |
366.865 |
TOSCANA |
14.364 |
14.250 |
232 |
14.482 |
28.846 |
INFORTUNI
SUL LAVORO DENUNCIATI DALLE AZIENDE per
tipologia di aziende. Anno Evento: 1998 Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
||||
Area geografica |
Infortuni denunciati dalle aziende |
In complesso |
||
Artigiane |
Non artigiane |
Non determinate |
||
ITALIA |
11.572 |
6.829 |
132 |
18.533 |
TOSCANA |
1.058 |
602 |
9 |
1.669 |
INFORTUNI
SUL LAVORO DENUNCIATI DALLE AZIENDE E INDENNIZZATI a tutto il 30
giugno 1999, per tipo di conseguenza e localizzazione dell'azienda. Anno Evento: 1998 Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
||||||
Area geografica |
Tipo di conseguenza |
Totale |
Durata media in giorni |
Indennizzo medio in Migliaia di lire |
||
Inabilità temporanea |
Inabilità permanente |
Morte |
||||
ITALIA |
15.838 |
622 |
26 |
16.486 |
21 |
1.120 |
TOSCANA |
1.418 |
67 |
4 |
1.489 |
21 |
1.116 |
FREQUENZE
RELATIVE DEGLI INFORTUNI Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
||||||
NELLE
AZIENDE NON ARTIGIANE |
||||||
Area geografica |
CLASSI DI ADDETTI |
Totale |
||||
1-15 |
16-30 |
31-100 |
101-250 |
Oltre 250 |
||
ITALIA |
36,46 |
47,53 |
48,83 |
36,58 |
41,74 |
39,10 |
NELLE
AZIENDE ARTIGIANE |
||||||
Area geografica |
LAVORATORI |
TOTALE |
||||
AUTONOMI |
DIPENDENTI PER CLASSE DI AMPIEZZA DELLE AZIENDE |
|||||
1-15 |
16-30 |
Oltre 30 |
Totale |
|||
ITALIA |
53,95 |
86,25 |
104 |
46,16 |
86,37 |
61,50 |
TOSCANA |
61,07 |
91,46 |
72,26 |
- |
91,40 |
69,30 |
FREQUENZE
RELATIVE DEGLI INFORTUNI MORTALI Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
||||||
NELLE
AZIENDE ARTIGIANE |
||||||
Area geografica |
LAVORATORI |
TOTALE |
||||
AUTONOMI |
DIPENDENTI PER CLASSE DI AMPIEZZA DELLE AZIENDE |
|||||
1-15 |
16-30 |
Oltre 30 |
Totale |
|||
ITALIA |
0,08 |
0,09 |
- |
- |
0,09 |
0,08 |
TOSCANA |
0,07 |
0,10 |
- |
- |
0,10 |
0,08 |
RAPPORTI DI
GRAVITA' DEGLI INFORTUNI Media
triennio 1995/97 (per addetto) Settore di attività economica: "G50 Commercio e riparazione auto" |
||||||
NELLE
AZIENDE NON ARTIGIANE |
||||||
Area geografica |
CLASSI DI ADDETTI |
Totale |
||||
1-15 |
16-30 |
31-100 |
101-250 |
Oltre 250 |
||
ITALIA |
4,11 |
3,26 |
3,12 |
2,15 |
3,13 |
3,79 |
NELLE
AZIENDE ARTIGIANE |
||||||
Area geografica |
LAVORATORI |
TOTALE |
||||
AUTONOMI |
DIPENDENTI PER CLASSE DI AMPIEZZA DELLE AZIENDE |
|||||
1-15 |
16-30 |
Oltre 30 |
Totale |
|||
ITALIA |
6,26 |
7,86 |
7,20 |
14,13 |
7,86 |
6,63 |
TOSCANA |
7,43 |
7,37 |
0,77 |
- |
7,36 |
7,41 |
MALATTIE
PROFESSIONALI, DENUNCIATE DALLE AZIENDE, PER ANNO EVENTO. Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
|||||
Area geografica |
1994 |
1995 |
1996 |
1997 |
1998 |
ITALIA |
394 |
394 |
350 |
308 |
229 |
MALATTIE PROFESSIONALI,
DENUNCIATE DALLE AZIENDE E DEFINITE a tutto il
30 giugno 1999, per tipo di definizione. Anno evento: 1998 Settore di attività economica: "G50
Commercio e riparazione auto" |
|||||||
Area geografica |
Indennizzate |
Non indennizzate |
Totale definite |
||||
Inabilità temporanea |
Inabilità permanente |
Morte |
Totale |
Totale |
Di cui grado |
||
ITALIA |
5 |
28 |
1 |
34 |
169 |
19 |
203 |
CENNI SULL'INQUADRAMENTO SOCIO - ECONOMICO DEL COMPARTO
Riportiamo qui una
breve analisi relativamente all'evoluzione tecnologica ed ai mutamenti del
mondo imprenditoriale del comparto, in base ai dati acquisiti dalla C.N.A. di
Firenze.
L’evoluzione tecnologica
L’innovazione
tecnologica negli ultimi 10 anni ha profondamente investito il comparto
dell’autoriparazione nel senso largo del termine.
In questo periodo è
avvenuta una vera e propria rivoluzione delle tecniche di costruzione sia degli
autoveicoli a quattro ruote (automobili, autobus, ecc.) che dei veicoli a due
ruote (motocicli e ciclomotori).
Il settore del veicolo
a motore ha incorporato e adottato – e l’evoluzione è tuttora in corso – quanto
è stato messo a disposizione dalla ricerca scientifica in campi molto diversi
fra loro.
Ci riferiamo, per fare
qualche esempio, agli studi ed alla ricerca applicata sui cosiddetti “nuovi
materiali” (ad es. la ceramica per motori) che vengono sempre più largamente
utilizzati nell’industria automobilistica, alla ricerca nel campo
dell’aerodinamica del veicolo che discende direttamente dall’industria avionica
più avanzata, all’applicazione sempre più persuasiva dell’elettronica agli
autoveicoli, sia nella parte motoristica che in quella elettrica. In questo
specifico campo il cambiamento è stato talmente radicale da formare una nuova
branca tecnologica che prende il nome di “autronica”.
Il mutamento della
concezione costruttiva delle auto e delle moto ha avuto un fortissimo impulso
anche dalla ricerca di nuove e più avanzate compatibilità ambientali e
dall’evoluzione del concetto di sicurezza del veicolo stesso.
Per rendere più chiari
questi concetti, possiamo portare come esempio significativo i sistemi
catalizzati per l’emissione dei gas di scarico dei veicoli e le attrezzature
tecniche per il controllo di sicurezza del veicolo stesso.
Nel settore della
sicurezza la ricerca applicata ha raggiunto punte di grande sofisticazione ed
efficacia; molti dei sistemi sperimentali in sede di ricerca (AIRBAG, ABS,
meccanismi contro il ribaltamento del veicolo, nuovi materiali e concezioni per
la gommatura del veicolo, ecc.) sono entrati ormai nella produzione di serie
del veicolo.
In estrema sintesi,
abbiamo sempre più a che fare con un veicolo dominato dall’elettronica in
grandissima parte delle proprie funzioni, tendenzialmente più sicuro ed
affidabile, in linea con le nuove esigenze di contenimento dell’inquinamento,
dotato dei più ampi comfort e di una raffinata accessoristica complementare
(HI-FI, Compact-Disk, sistemi di condizionamento dell’aria) che fino a pochi
anni fa erano impensabili.
Questi sono solo
alcuni esempi della direzione e dell’intensità del cambiamento tecnologico del
prodotto auto.
Chi offre servizi di
riparazione, manutenzione ed installazione di autoveicoli deve conformarsi con
queste realtà.
Come si può facilmente
capire, oltre al fatto che autoveicoli e motoveicoli nuovi sono notevolmente
migliorati sul piano dell’affidabilità, ciò comporta per l’artigiano
autoriparatore un cambiamento radicale delle proprie attività.
Profili e mutamenti del mondo imprenditoriale
Il mutamento della
figura imprenditoriale e del ruolo dell’imprenditore che opera nel settore dei
servizi all’autovettura ed ai motocicli e ciclomotori è stato fortissimo ed è
tuttora in pieno svolgimento sotto la spinta di diversi elementi che andiamo ad
analizzare qui di seguito.
Un’immagine che può
rendere bene l’idea del cambiamento avvenuto negli ultimi 10-15 anni è il
confronto tra il “vecchio” imprenditore artigiano che, chino sul cofano
dell’auto, metteva a punto la fase del motore con strumenti semplici ed
aiutandosi con il rombo dello stesso ed il “nuovo” imprenditore che si affida
sempre più alla strumentazione elettronica, osservando il tester o
l’opacimetro.
Con i primi anni ’80
si chiude una fase storica, quella che ha visto la massiccia e rapida
“motorizzazione” della popolazione italiana; su quelle basi tumultuose è
cresciuta in maniera disorganica ed a volte anche improvvisata un’intera classe
imprenditoriale artigiana che ha aperto un numero considerevole di autofficine
ed elettrauto, fidando nell’onda lunga della crescita illimitata del processo
di motorizzazione. E, dall’altra parte, non esistevano all’epoca barriere
legislative di alcun tipo all’ingresso nelle attività di riparazione e
manutenzione veicoli. La conseguenza di questo processo è stata un tasso di
professionalità medio-basso in linea del resto con le caratteristiche tecniche
del veicolo che veniva allora prodotto.
Il lavoro nelle
officine era costante, i tempi d’attesa erano mediamente lunghi, gli interventi
riparativi e di manutenzione del veicolo richiedevano tempi di lavorazione
mediamente lunghi ovvero l’equilibrio fra la componente del prezzo relativa al
fattore lavoro e quella dei pezzi di ricambio era decisamente spostato a favore
della prima.
Con il “complicarsi”
del prodotto auto prendono avvio le prime difficoltà per il settore. Le
attrezzature e gli utensili di lavoro si fanno sempre più sofisticati; più
complesso diventa il rapporto con il cliente.
Il rapporto tra parco
circolante ed imprese a servizio dell’auto diviene meno equilibrato dal lato
dell’offerta delle imprese di servizio, il lavoro nelle officine più
frammentario, i tempi di riparazione più brevi.
Gli anni ’90 segnano
un’accelerazione violenta del cambiamento. L’imprenditore che opera nel settore
si trova a gestire una realtà molto più complessa e difficile, che cercheremo
di delineare brevemente.
Da un punto di vista
legislativo il comparto viene investito da una serie di leggi specifiche (L.
122/92) e generali (smaltimento e gestione dei rifiuti, igiene e sicurezza del
lavoro, ecc.) che impattano sulle realtà localizzative delle imprese nate entro
i tessuti densamente edificati delle città.
L’applicazione delle
norme ha riflessi indubbi sui singoli bilanci aziendali, obbligando
l’imprenditore a dotarsi di strategie d’impresa precise, sconosciute fino a
poco tempo prima. L’altro effetto importante è che comincia e di rafforza
sempre più una selezione nel numero delle unità produttive.
Cambia in maniera
sostanziale il mercato di riferimento in termini di professionalità,
strumentazioni, attrezzature per affrontare le problematiche tecniche del
veicolo da riparare o da manutenere.
Così come cambia il
rapporto con il cliente automobilista sempre più informato, disposto a
confrontare preventivi di spesa, attento al rapporto prezzo/qualità.
Tutto ciò richiede (o
meglio richiederebbe) forte disponibilità all’investimento nelle persone
(imprenditori, lavoratori) e nelle strutture aziendali (attrezzature, gestione,
marketing, ecc.).
NOTIZIE SULLE AUTOVETTURE CIRCOLANTI NELL'AREA URBANA
FIORENTINA
La variazione più significativa nella composizione
del parco circolante nell'area urbana di Firenze stimato per gli anni 1999-2000
rispetto a quello circolante negli anni 1996-97 riguarda la ulteriore
sostituzione di auto a benzina non catalizzate con auto dotate di catalizzatore
allo scarico e sonda lambda.
Sulla base di statistiche di vendita, il rinnovo
delle auto in circolazione è quantificato in circa il 7% all’anno dell’intero
parco circolante di auto. E’ ragionevole ritenere che i nuovi veicoli
sostituiscano in massima parte quelli più vecchi e in particolare quelli
immatricolati ante 1993 (non catalizzati).
Il circolante in area urbana nella città di Firenze
era stimato per il periodo 1996-97 pari a 160.000 auto a benzina catalizzate e
240.000 auto a benzina non catalizzate (rapporto KAT/NO KAT pari a 40:60),
mentre per il periodo corrente (1999-2000) viene stimato in 240.000 auto a
benzina KAT e 160.000 auto a benzina NO KAT (rapporto KAT/NO KAT pari a 60:40).
3.
- DOCUMENTO FASE - FATTORE DI RISCHIO
In questo capitolo è
riportata l'analisi dei rischi, danni, prevenzione, riferimenti normativi ed
impatto esterno per le varie fasi di lavorazione del comparto:
1)
Recupero in esterno degli autoveicoli guasti
2)
Accettazione degli autoveicoli
3)
Ispezione e diagnosi del veicolo tramite apertura
del cofano
4)
Ispezione e diagnosi del veicolo dalla buca di
ispezione
5)
Ispezione e diagnosi tramite sollevamento del
veicolo
6)
Collaudo del veicolo (revisione periodica di
legge
7)
Analisi dei gas di scarico
8)
Interventi su motore e organi di trasmissione del
moto
9)
Controllo e riparazione impianto frenante
10) Interventi
su sospensioni (ammortizzatori)
11) Sostituzione
liquidi, filtri, candele
12) Interventi
sull'impianto di climatizzazione
13) Interventi
su impianto elettrico, sostituzione e ricarica batterie
14) Interventi
sull'impianto di climatizzazione
15) Interventi
su carburatori, iniettori e pompe di alimentazione
16) Interventi
su airbag
17) Lavaggio
pezzi di motori e carburatori, decapaggio
18) Aggiustaggio,
saldatura, lavorazioni meccaniche alle macchine utensili
19) Fornitura
di aria compressa
20) Collaudo
e prova in esterno degli autoveicoli
RECUPERO IN ESTERNO DEGLI AUTOVEICOLI
GUASTI.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Talvolta, qualora il
Cliente lo richieda, l'addetto alla autofficina può essere incaricato di
effettuare il recupero di un autoveicolo guasto. Casi frequenti sono dovuti a
problemi di avviamento (il veicolo non va in moto). In tal caso l'addetto può
cercare di riparare il guasto sul posto.
Se il problema è
dovuto al fatto che la batteria si è scaricata, può essere effettuata la messa
in moto con un'altra batteria collegata in parallelo, oppure la batteria
scarica può essere sostituita con una batteria nuova.
Guasti più seri
richiedono invece l'utilizzo di "carroattrezzi" per la rimuovere il veicolo e conferirlo in
autofficina; in tal caso il servizio di recupero viene appaltato ad aziende
specializzate.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Autoveicolo per
l'assistenza stradale
Si tratta in genere di
un autoveicolo che a bordo dispone degli attrezzi necessari per la riparazione e
una batteria di adeguata capacità per il riavvio tramite cavi dell'autoveicolo
guasto.
FATTORI DI RISCHIO
Lavoro in strada transitata da veicoli
Esiste la possibilità
che l'addetto venga investito da un altro veicolo in corsa, mentre si trova a
lavorare al veicolo guasto.
Esposizione agli agenti atmosferici
Durante l'intervento
l'addetto può essere esposto ad agenti atmosferici avversi (pioggia, freddo,
neve, vento, caldo, …).
DANNO ATTESO E
RILEVATO
In caso di
investimento gli addetti possono riportare gravi lesioni traumatiche, anche
mortali.
Per l'esposizione agli
eventi atmosferici avversi l'addetto può riportare malattie da raffreddamento o
colpo di calore.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre il rischio
di investimento è necessario che:
-
gli addetti ad interventi di assistenza stradale
indossino tute di colore sgargiante per essere ben visibili.
-
prima di intervenire su un veicolo guasto che si
trova in una posizione pericolosa (ad esempio dietro una curva), venga
effettuata la rimozione del veicolo in un luogo idoneo.
-
vengano utilizzati mezzi di segnalazione del
veicolo fermo (triangolo, lampeggiatore giallo, manichino sbandieratore, ecc…)
-
gli addetti siano stati preventivamente
informati sui possibili rischi e formati alle procedure corrette.
Per ridurre
l'esposizione agli agenti atmosferici sono necessari D.P.I. (indumenti
adeguati).
APPALTI ESTERNI
Questa fase viene in
genere appaltata ad una ditta esterna specializzata nella assistenza stradale
e/o la rimozione dei veicoli.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
Possibili sversamenti
di liquidi inquinanti durante lo spostamento del veicolo.
ACCETTAZIONE DEGLI AUTOVEICOLI
DESCRIZIONE DELLA FASE
Una volta preso in
consegna dal cliente, l'autoveicolo viene introdotto nell'officina per essere
sottoposti agli interventi richiesti.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Tubo flessibile per
l'aspirazione dei gas di scarico ed impianto di aspirazione.
Si tratta di un tubo
corrugato flessibile che viene abboccato da un lato al tubo di scappamento del
veicolo e dall'altro lato è collegato all'impianto di aspirazione. A
quest'ultimo, tramite una tubazione comune, conferiscono tutti i vari tubi
flessibili collegati allo scappamento dei veicoli presenti.
La tubazione comune può
essere incassata nel pavimento e/o nelle pareti, oppure essere fissata
esternamente, ad esempio a soffitto lungo il perimetro dell'officina.
L'impianto incassato
prevede delle bocchette di aspirazione dove vengono innestati i tubi
flessibili, invece quando la tubazione è tutta esterna, si ha un collegamento
stabile tra la tubazione comune e le calate di ogni tubo flessibile.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a gas di scarico degli autoveicoli
I gas di scappamento
contengono: ossido di carbonio (1-15%), anidride carbonica, vapori incombusti
di benzina, cloruro e bromuro di piombo. Cloruro e bromuro di piombo derivano
dalla reazione tra il piombo tetretilene e gli additivi antidetonati (coluro e
bromuro di etilene), che hanno appunto il compito di trasformare l’ossido di
piombo i composti volatili (cloruro di bromuro di piombo), per evitare che si
formino depositi nella camera di scoppio. Quindi, con i gas di scarico, si
diffonde all’esterno piombo sotto forma organica (piombo tetratetile nei vapori
di benzina incombusta) e inorganica (bromuro, cloruro ed ossido di piombo).
Il benzene e piombo
tetratile sono presenti nei carburanti.
Si comprende
facilmente che il rischio di assorbimento di ossido di carbonio ed altre sostanze
presenti nei fumi è maggiore in garage seminterrati ed in luoghi con scarsa
ventilazione.
Nella messa a punto,
ricostituzione, pulitura dei motori, questi vengono fatti funzionare a lungo “a
folle” con forte produzione di ossido di carbonio e residui dei combustibili
bruciati.
Per meglio descrivere le sostanze inquinanti
contenute nei gas di scarico degli autoveicoli, riportiamo le caratteristiche
emissive del veicolo "medio" di ciascuna delle seguenti categorie che
possono essere presenti nelle autofficine del comparto preso in esame:
·
auto
a benzina non catalizzate
·
auto
a benzina catalizzate
·
auto
a GPL
·
auto
a GN (metano)
·
auto
diesel
·
veicoli
diesel medi (furgoni per uso commerciale)
I dati che seguono sono stati ripresi dal rapporto
di una indagine organizzata e finanziata dal Comune di Firenze e l’Automobile
Club Firenze che prevedeva una serie di campagne di misura delle emissioni
inquinanti da veicoli a motore, sulla base di un progetto predisposto dal
Dipartimento Provinciale ARPAT di Firenze e condotto con la collaborazione
tecnica della Società ACI Toscana Service di Firenze. Mediante prove su decine
o centinaia di veicoli effettivamente circolanti nell’area fiorentina, si è
potuto stimare la potenzialità inquinante di ciascuna categoria di veicoli a
motore per gli inquinanti:
·
ossido
di carbonio (CO)
·
ossidi
di azoto (NOx)
·
idrocarburi
totali (HC)
·
benzene
(C6H6).
Sono state effettuate ripetute campagne, misurando
le concentrazioni di inquinanti allo scarico dei veicoli provati, ai regimi di
minimo e minimo accelerato (2500 giri/min) per le auto a benzina e a gas, al
minimo e a 3500 giri/min per le auto diesel, a tre regimi (minimo, medio,
massimo) per i veicoli diesel medi.
I test sono stati condotti con motore senza carico,
che è la condizione tipica dell'autoveicolo in autofficina.
Nella categoria "furgoni diesel" sono
stati inseriti i veicoli commerciali dotati di motore con cilindrata compresa
fra 2000 e 6000 cc (tipicamente 2500 cc, 2800 cc e 5800 cc), escludendo quindi
autobus e camion.
Nella tabella seguente si mostrano le
caratteristiche del veicolo "medio" rappresentativo di ciascuna
tipologia, in parte desunti e in parte stimati sulla base di dati primari
rilevati dalle schede (tempi, cilindrata, percorrenza in ambito urbano), in
parte ottenuti dal confronto e dalla rielaborazione di informazioni statistiche
di varia fonte, in parte elaborati sulla base delle misure effettuate
(concentrazione degli inquinanti nei gas di scarico) o stimati (regime).
Caratteristiche
del veicolo "medio" rappresentativo di ciascuna categoria
|
Auto benzina KAT |
Auto benzina NO KAT |
Auto GPL NO KAT |
Auto metano NO KAT |
Auto diesel |
Furgoni diesel |
N° di tempi |
4 |
4 |
4 |
4 |
4 |
4 |
Cilindrata
[cc] |
1.300 |
1.150 |
1.500 |
1.650 |
2.100 |
3.600 |
Regime
[giri/min] |
1.750 |
1.750 |
1.750 |
1.750 |
1.200 |
1.100 |
Percorrenza
in ambito urbano [Km/anno] |
8.000 |
7.000 |
7.000 |
6.000 |
7.000 |
20.000 |
N° veicoli
circolanti in area urbana
(1999) |
240.000 |
160.000 |
10.000 |
1.000 |
6.000 |
21.000 |
Ossido di
carbonio [% vol] |
0,13 |
2 |
2,0 |
0,20 |
0,01 |
0,03 |
Idrocarburi
totali [ppm] |
22 |
140 |
490 |
190 |
0,1 |
1,0 |
Ossidi di
azoto [ppm] |
23 |
195 |
136 |
138 |
100 |
120 |
Benzene [%
su HC tot] |
6 |
5 |
- |
- |
- |
- |
Altri inquinanti:
·
piombo
(Pb) emesso da "auto benzina NO KAT"
·
fumo
nero (particolato incombusto che contiene IPA), emesso dai veicoli diesel
Note
Le misure di concentrazione di inquinanti sono state eseguite mediante analizzatori per gas di scarico dei modelli maggiormente diffusi in commercio. Per l’analisi dei fumi allo scarico dei veicoli diesel, la linea di campionamento è stata integrata con sistema di filtrazione del particolato e si sono utilizzati sensori di CO e di HC con minimo di rilevabilità incrementato di un ordine di grandezza rispetto a quelli standard.
Contestualmente alle misure di inquinanti, tramite gli stessi analizzatori sono state rilevate le concentrazioni di ossigeno (O2) e anidride carbonica (CO2). Nel caso delle auto dotate di catalizzatore si è acquisito anche il valore di lambda fornito dagli strumenti.
Al fine di valutare l’efficienza dei dispositivi catalitici, su circa 50 auto le misure sono state effettuate contemporaneamente a monte e a valle del depuratore.
Al fine di garantire il controllo di qualità dei dati prodotti, le prestazioni degli analizzatori sono state ripetutamente verificate mediante miscele di gas a concentrazione nota di componente analizzato.
Le misure di benzene sono state eseguite mediante assorbimento su carbone attivo, eluizione in solfuro di carbonio e analisi gas cromatografica.
Per quanto riguarda le caratteristiche emissive medie delle auto a benzina non catalizzate, relativamente a CO si è assunto il dato rilevato nelle campagne di controllo dei gas di scarico per il rilascio del "bollino" (media dei valori riscontrati prima e dopo gli eventuali interventi di manutenzione), per gli altri parametri si sono assunti i dati rilevati sulle auto catalizzate a monte del dispositivo di depurazione fumi.
Si
possono fare le seguenti considerazioni:
·
Le
emissioni da auto a benzina non catalizzate sono ricche di CO, HC, NOx
e benzene. Anche le quantità emesse di tali inquinanti conservano un valore
elevato rispetto ad altri tipi di veicoli soprattutto per CO, HC e benzene. Nel
caso di alimentazione con benzina "super", si ha emissione anche di
composti di piombo.
·
Le
emissioni da auto a gas GPL non catalizzate appaiono dello stesso livello di
quelle da auto a benzina non catalizzate per CO e di livello significativamente
inferiore per NOx. Elevate in valore assoluto ma trascurabili sotto
il profilo sanitario risultano le emissioni di HC. Benzene e piombo sono
assenti.
·
Le
emissioni da auto a gas metano non catalizzate risultano notevolmente inferiori
per CO e significativamente inferiori per NOx rispetto a quelle da
altre auto non catalizzate; gli HC appaiono più elevati ma poco significativi
sotto l’aspetto sanitario. Benzene e piombo sono assenti.
·
Le
emissioni dal complessivo parco diesel, gli HC appaiono trascurabili e il CO
poco significativo. Molto elevate risultano le emissioni di NOx a
livello di massa per veicolo per i motori di taglia media ed elevata, data la
portata fumi molto più consistente rispetto ai motori delle auto ad accensione
comandata. Il benzene e il piombo sono assenti mentre soprattutto i motori di
taglia media ed elevata presentano emissione di fumo nero (particolato
incombusto che contiene IPA).
Transito di persone in prossimità di autoveicoli in
movimento
Gli addetti o i
clienti possono essere investiti dai veicoli in transito, specie se guidati in
retromarcia.
Esposizione a microclima sfavorevole
Durante la stagione
fredda gli addetti possono essere esposti a sbalzi termici, correnti d'aria,
bassa temperatura dei locali di lavoro.
Esplosione-incendio
La presenza di
sostanze infiammabili (benzina dei serbatoi, olio motore, ragia minerale) e le
possibilità di innesco, determinano il rischio di esplosione-incendio.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'esposizione
i prodotti della combustione dei motori degli autoveicoli, costituiti
prevalentemente da particolato di idrocarburi incombusti, ossidi di azoto (NO,
NO2), anidride solforosa (SO2), ossido di carbonio (CO), formaldeide
(HCHO), idrocarburi aromatici e alifatici, sostanze organiche volatili
(S.O.V.), può provocare broncopneumopatie, ossicarbonismo, sindrome irritative
delle estremità cefaliche, asma bronchiale, emopatie, epatopatie, neuropatie,
nefropatie, miocardiopatie, dermatiti, tumori.
Dalle indagini svolte
in altri comparti produttivi, i lavoratori esposti ai gas di combustione dei
veicoli a motore hanno lamentato l’irritazione delle congiuntive oculari e
delle vie respiratorie.
Da indagini svolte in
varie autorimesse, risulta che i meccanici sono esposti a concentrazioni
subtossiche di ossicarbonismo per periodi lunghi. I sintomi da mettere in
relazione con l'ossicarbonismo sono: cefalee, vertigini, astenia, turbe
dispeptiche dovute a leggera insufficienza epatica, insonnia, modesta
ipotensione.
Il valore della
carbossiemoglobina, è risultato superiore rispetto a quello di soggetti non
esposti a CO2. Il valore medio della carbossiemoglobina, rispetto
all'emoglobina totale, è superiore in alcuni soggetti del 10%.
Analizzando poi il
sangue prelevato al mattino (maggiore inquinamento) ed al pomeriggio (minore
inquinamento), è stata messa in evidenza la correlazione fra tasso carbossenico
nei soggetti esposti a tenore di CO2 nell'aria confinata.
In caso di investimento
gli addetti possono riportare gravi lesioni traumatiche.
In caso di esposizione
a microclima sfavorevole gli addetti possono riportare malattie da
raffreddamento.
In caso di
incendio-esplosione, gli addetti possono riportare gravi ustioni, lesioni
traumatiche e intossicazioni.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre
l'esposizione ai gas di combustione degli autoveicoli è necessario:
-
Predisporre una zona di accettazione dove il
cliente lascia l'autovettura che poi verrà presa in consegna dall'addetto. La
zona di accettazione deve essere chiaramente segnalata, adeguatamente ventilata
e riportare il cartello "ALT - spegnere il motore". Eventualmente può
essere predisposta una barra con comando a distanza per regolamentare
l'accesso. Qualora la ventilazione naturale non sia sufficiente (questo è può
essere specialmente durante la stagione fredda quando le porte dell'autofficina
vengono tenute chiuse), devono essere installati aspiratori a parete ad una
altezza tale da aspirare i gas di scarico senza che il flusso investa gli
addetti.
-
Prima dell'introduzione nel reparto di
lavorazione, deve essere applicato al tubo di scarico dell'autoveicolo, un tubo
flessibile per la captazione e l'espulsione all'esterno dei fumi e gas di
scarico, in modo da evitarne la diffusione nell'ambiente di lavoro. Il tubo
flessibile deve essere sufficientemente lungo da poter seguire il veicolo del
suo percorso dall'accettazione alla zona di lavorazione. Il percorso deve
essere adeguatamente progettato.
Per ridurre il rischio
di investimento, è necessario:
-
predisporre e segnalare percorsi sicuri per i
pedoni, separati dai percorsi per i veicoli.
-
divieto di ingresso ai non addetti ai reparti di
lavorazione.
Per ridurre l'esposizione
microclima sfavorevole durante la stagione fredda, è necessario riscaldare i
locali di lavoro. Inoltre possono essere realizzate delle barriere d'aria di
fronte ai portoni dell'autofficina per creare una separazione termica pur
mantenendo i portoni aperti per il transito dei veicoli.
Per ridurre il rischio
di incendio-esplosione è necessario:
-
ridurre al minimo possibile le giacenze di
prodotti infiammabili ed esplosivi, conservati in luoghi separati,
opportunamente aerati dall'esterno (e non verso l'ambiente di lavoro).
-
adottare sistemi per evitare la formazione di
miscele esplosive; divieto di usare fiamme libere o apparecchi elettrici non
adeguati in zone di pericolo di incendio-esplosione.
-
l'impianto elettrico deve essere adeguato alla
classificazione dei luoghi dove è installato, effettuata secondo le norme CEI.
-
presenza e segnalazione di mezzi di estinzione
portatili o fissi e loro verifica periodica.
-
formazione del personale incarico all'uso dei
mezzi antincendio e dei D.P.I.
-
predisporre, segnalare e mantenere sgombre le
vie di uscita.
-
quando nell'autofficina possono essere presenti
più di 9 autoveicoli, l'attività rientra nel controllo dei Vigili del Fuoco ed
è necessario l'ottenimento del Certificato di Prevenzione Incendi.
-
valutazione del rischio di incendio ai sensi del
D.M. 10.03.98.
-
quando in autofficina possono essere presenti un
numero maggiore o uguale a 10 addetti vige l'obbligo di redarre il piano di
emergenza antincendio ai sensi del D.M. 10.03.98.
-
i lavoratori devono essere informati e formati
riguardo i pericoli e la gestione delle emergenze ai sensi del D.M. 10.03.98.
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.M. 16.02.82 modificato dai decreti 27.03.85 e
30.10.86 e D.M. 10.03.98
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
ISPEZIONE E DIAGNOSI DEL VEICOLO TRAMITE APERTURA
DEL COFANO.
DESCRIZIONE DELLA FASE
L'addetto apre il
cofano della autovettura e ispeziona il vano motore. L'ispezione può avvenire
sia a motore spento sia a motore acceso.
Per meglio ispezionare
il vano motore, l'addetto può avvalersi di lampade portatili che avvicina e
talvolta appoggia in prossimità della parte da ispezionare.
Questa operazione può
essere effettuata con l'ausilio di un apparecchio per la diagnosi elettronica
(per le auto più recenti) o senza di esso.
L'apparecchio per la
diagnosi elettronica può essere utilizzato per verifiche su alternatore,
motorino di avviamento, potenziometro, prove di assorbimento, sonda lambda (per
misurare la percentuale di ossigeno nel rapporto aria/benzina al fine di
regolare l'iniezione).
Talvolta è necessario
il montaggio di un manometro esterno per misurare la pressione del circuito di
alimentazione (che lavora a pressione costante), ed interventi per lo
smontaggio e rimontaggio della pompa di alimentazione della benzina.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Apparecchio per la
diagnosi elettronica
Si tratta
sostanzialmente di un Personal Computer dotato di un apposito software e di
interfacce per il collegamento di una serie di sonde da inserire nelle
rispettive prese di diagnosi esistenti a bordo del veicolo.
Lampade elettriche
portatili.
Si tratta di lampade
elettriche dotate di una protezione in vetro coperta da una gabbia metallica.
Metà della gabbia è chiusa con uno schermo metallico per evitare
l'abbagliamento nella direzione opposta a quella della zona da illuminare.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a carburanti
Durante il montaggio
del manometro o interventi sulla pompa, gli addetti sono esposti al contatto
cutaneo con il carburante ed alla inalazione dei vapori.
Esposizione a gas di scarico degli autoveicoli
Durante le prove
eseguite con motore acceso i gas di scarico possono diffondere nell'ambiente di
lavoro.
Incendio - esplosione
Qualora sia necessario
smontare la pompa della benzina (che si può trovare all'interno del serbatoio),
si possono verificare scintille a causa dell'eventuale contatto tra i cavi
della alimentazione elettrica della pompa se questi sono in tensione. Anche se
è stato preventivamente svuotato il serbatoio, i vapori e la poca benzina
rimasta, possono essere sufficienti a provocare esplosione - incendio.
In caso di esplosione
di un autoveicolo si può sviluppare un incendio che può rapidamente raggiungere
altri veicoli dando luogo ad altre esplosioni.
Utilizzo di lampade elettriche portatili
Se la lampada non è
alimentata in bassa tensione (24 V), in caso di rottura della lampada o
tranciatura del cavo di alimentazione, è presente il rischio di elettrocuzione
per contatto diretto con parti in tensione e per contatto indiretto con parti
normalmente non in tensione quali la carrozzeria del veicolo stesso.
Inoltre il cavo di
alimentazione della lampada può costituire un intralcio e può determinare
cadute di altro personale che dovesse inciamparci.
Lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento
Nelle autovetture più
recenti le cinghie che possono essere raggiunte dall'operatore sono tutte
coperte da carter. Invece nelle autovetture più vecchie, quando l'ispezione
avviene con in motore acceso, è presente il rischio di presa e trascinamento da
parte delle cinghie di trasmissione a servizio di varie parti del motore.
Inoltre nelle
autovetture più vecchie, la ventola di raffreddamento del radiatore non era
coperta da alcuna protezione, ed era costituita da pale in ferro, collegata
direttamente all'albero motore tramite una cinghia. In caso di riparazione di
detti veicoli è presente il rischio di presa, trascinamento, cesoiamento.
Inoltre può accadere che, a causa di lesione per un precedente urto dell'auto,
una pala della ventola si rompa mentre il motore è in moto. Sono avvenuti casi
in cui la pala è stata proiettata con una violenza tale da poter anche sfondare
il cofano, pertanto è evidente quanto gravi potessero essere le conseguenze quando
un operatore veniva colpito. Oggi questo rischio non è praticamente più
presente in quanto le autovetture presentano ventole di raffreddamento protette
da carter, ma si deve tenere conto di questo fattore di rischio nel caso di
riparazioni di autoveicoli vecchi.
Lavoro in posture forzate
L'addetto si deve
chinare con il busto in avanti per ispezionare il motore del veicolo con il
cofano alzato.
Lavoro in posizioni pericolose
Quando l'addetto
lavora sotto il cofano aperto è esposto al rischio di essere colpito dallo
stesso nel caso esso si richiuda improvvisamente. Questa eventualità può
avvenire quando l'asta che sostiene il cofano aperto non era stata
correttamente posizionata e viene urtata dall'addetto durante la lavorazione.
DANNO ATTESO E RILEVATO
Per via inalatoria le
benzine esplicano un'azione tossica generale per il loro potere solvente sui
grassi. Azione tossica che è più spiccata per il sistema nervoso e l'apparato
polmonare. Uno dei componenti della benzina è l'esano che per inalazione può
provocare cefalea, vertigini, anoressia, vomito e successivamente una
sintomatologia nervosa. L'intossicazione cronica può provocare polineuropatie
sensitivo-motorie. La benzina per auto è inoltre contaminata da benzolo e
contiene piombo come anti-detonante. Da studi francesi sull'esposizione dei
meccanici a questo fattore di rischio, si è evidenziato un eccesso di leucemie
rispetto alla media della popolazione.
Il contatto cutaneo
con benzina provoca dermatiti ed eczema per contatto prolungato.
L'esposizione
i prodotti della combustione dei motori degli autoveicoli, costituiti
prevalentemente da particolato di idrocarburi incombusti, ossidi di azoto (NO,
NO2), anidride solforosa (SO2), ossido di carbonio (CO), formaldeide (HCHO),
idrocarburi aromatici e alifatici, sostanze organiche volatili (S.O.V.), può
provocare broncopneumopatie, ossicarbonismo, sindrome irritative delle
estremità cefaliche, asma bronchiale, emopatie, epatopatie, neuropatie,
nefropatie, miocardiopatie, dermatiti, tumori.
In caso di esplosione
incendio gli addetti possono riportare gravissime ustioni, lesioni traumatiche,
intossicazioni.
In caso di contatto
diretto o indiretto con parti in tensione elettrica, si possono riportare danni
da elettrocuzione.
In caso di presa e trascinamento
da parte delle cinghie, l'addetto può riportare ferite e contusioni.
In caso di presa e
trascinamento della ventola (autovetture vecchie) si possono riportare ferite,
contusioni, tagli, cesoiamento; in caso l'operatore venga colpito da parte di
una pala della ventola che si rompe e viene proiettata, può riportare lesioni
da taglio con conseguenze anche gravissime a seconda della parte del corpo che
viene colpita.
Il lavoro in posture
non ergonomiche può determinare disturbi dell'apparato muscolo-scheletrico.
In caso di caduta del
cofano l'addetto può riportare danni traumatici alla testa e agli arti
superiori.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre
l'esposizione ai gas di combustione degli autoveicoli è necessaria la
captazione totale dei gas di scarico tramite tubo flessibile aspirante.
Per ridurre
l'esposizione ai vapori di benzina, può essere utilizzato un apposito
aspiratore portatile dotato di tubo di aspirazione flessibile e filtri
specifici. Inoltre gli addetti devono indossare maschere per la protezione
delle vie respiratorie.
Per evitare il
contatto cutaneo con i carburanti, gli addetti devono indossare guanti in gomma
del tipo più resistente, in quanto quelli sottili normalmente usati per le
altre lavorazioni a protezione da olio e polveri, pur garantendo una maggiore
sensibilità, sono costituiti da un materiale non idoneo al contatto con la
benzina.
Per ridurre il rischio
di esplosione durante lo smontaggio della pompa della benzina è necessario,
prima di procedere nella operazione, verificare che la batteria sia stata
disinserita (spegnere il quadro e impossessarsi della chiave).
Per ridurre il rischio
di elettrocuzione le lampade portatili devono essere alimentate in bassa
tensione (24 V). Per evitare che il filo costituisca un intralcio, è necessario
progettare adeguatamente la collocazione delle prese elettriche rispetto alle
zone operative, ed utilizzare dispositivi di avvolgimento del cavo della
lampada con molla per il riavvolgimento automatico.
Per ridurre il rischio
di presa e trascinamento da parte delle cinghie, è necessario che l'addetto
eviti di indossare indumenti svolazzanti e tute a manica larga. Le maniche
devono essere dotate di un terminazione elastica in modo da aderire al polso.
Per ridurre il rischio
di essere colpiti dalla ventola durante interventi di riparazioni su modelli di
vecchi dove questa era scoperta, è necessario verificare che la ventola sia
integra e non riporti lesioni che potrebbero dare luogo ad una proiezione delle
pale, prevedere una protezione da installare prima di iniziare il lavoro e non
posizionarsi sulla possibile traiettoria di fuoriuscita della pala.
Per ridurre il rischi
derivanti dal lavoro in posture non ergonomiche è necessaria una adeguata
informazione e formazione alle posture corrette. Inoltre il veicolo in
riparazione può essere sollevato tramite ponte sollevatore, ad una altezza
idonea a seconda della lavorazione da svolgere e dell'altezza dell'addetto.
Per ridurre il rischio
di caduta del cofano è necessario posizionare correttamente l'asta di sostegno.
Qualora il modello del veicolo sia tale da presentare un'asta di sostegno che
non garantisce una sufficiente sicurezza devono essere applicati sostegni
supplementari. E' necessaria la informazione e formazione degli addetti.
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
I rifiuti sono
costituiti dai filtri utilizzati per l'apparecchio di aspirazione dei vapori di
benzina.
ISPEZIONE E DIAGNOSI DEL VEICOLO DALLA BUCA DI ISPEZIONE
DESCRIZIONE DELLA FASE
L'addetto scende in
una buca praticata nel pavimento sopra la quale si trova l'automezzo da
ispezionare. Data la pericolosità della buca, molte autofficine l'hanno
eliminata dotandosi di ponte sollevatore, ma in alcune piccole autofficine è
ancora presente. La buca è dotata di lampade di illuminazione, ma per
illuminare particolari zone di lavoro possono essere utilizzate anche lampade
portatili.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Buca di ispezione.
In genere la
profondità della buca è compresa tra 1,40 e 1,60 m. La buca è dotata di mezzi
di accesso che possono essere costituiti da scale fisse o mobili.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a gas di scarico
La presenza di gas di scarico
all'interno della buca d'ispezione può raggiungere una elevata concentrazione
per la conformazione stessa della buca.
Incendio-esplosione
La presenza di
ossigeno e prodotti infiammabili può facilmente determinare nella buca di
ispezione la formazione di atmosfere esplosive: in una buca di 13 m3
è sufficiente un litro di benzina per determinare una miscela esplosiva con
l'aria. (fonte: INRS - Travail
& Sécurité - Luglio/Agosto 1990).
Lavoro in posture forzate
L'addetto deve portare
la testa indietro per guardare in alto, piegando quindi il collo. Inoltre deve
tenere le braccia in alto per intervenire sul veicolo e, in tal caso, lo sforzo
è maggiore quando vengono utilizzate attrezzature manuali pesanti.
Transito in prossimità di aperture nel pavimento
Quando l'automezzo non
copre la buca, è presente il rischio di caduta verso il vuoto, particolarmente
in caso di scarsa illuminazione.
Transito in pavimento ingombrato
Sono possibili cadute
se il pavimento della fossa è ingombrato da attrezzi di lavoro in quanto è
facile che l'addetto vi possa inciampare. Sono anche possibili cadute per
scivolamento se il pavimento della buca è sporco di olio e grasso.
Utilizzo di lampade portatili
Se la lampada non è
alimentata in bassa tensione (24 V), in caso di rottura della lampada o
tranciatura del cavo di alimentazione, è presente il rischio di elettrocuzione
per contatto diretto con parti in tensione e per contatto indiretto con parti
normalmente non in tensione quali la carrozzeria del veicolo stesso.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'esposizione
i prodotti della combustione dei motori degli autoveicoli, può provocare
broncopneumopatie, ossicarbonismo, sindrome irritative delle estremità
cefaliche, asma bronchiale, emopatie, epatopatie, neuropatie, nefropatie,
miocardiopatie, dermatiti, tumori.
L'elevata
concentrazione di inquinati che possono accumularsi nella buca di ispezione
possono dare luogo a gravi intossicazioni.
In caso di incendio -
esplosione all'intero della buca l'addetto può riportare ustioni, lesioni
traumatiche ed intossicazioni. Data la ristrettezza dell'ambiente, in caso di
incidente le conseguenze possono essere gravissime.
Il lavoro in posture
forzate può essere causa di disturbi muscolo-scheletrici.
In caso di caduta sul pavimento
della buca sono possibili lesioni traumatiche quali contusioni, ferite,
fratture. Se l'addetto cade dentro la buca dall'alto le conseguenze possono
essere ancora più gravi.
In caso di contatto
diretto o indiretto con parti in tensione elettrica, si possono riportare danni
da elettrocuzione.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Le fosse di ispezione
sono sconsigliate per i veicoli leggeri, per i quali si può facilmente adottare
un ponte sollevatore.
I gas di scarico del
veicolo devono essere captati al tubo di scappamento tramite tubo flessibile
come precedentemente descritto.
E' consigliabile
prevedere delle guide ove posizionare la vaschetta di recupero durante lo
svuotamento della coppa dell'olio. La vaschetta può essere dotata di tubo
flessibile e rubinetto per lo svuotamento in una apposita canalizzazione che
dalla fossa porta ad una vasca di raccolta.
E' necessario
prevedere una certa pendenza sul fondo della fossa e un pozzetto di raccolta in
modo da facilitare la rimozione di eventuali liquidi sversati.
Per prevenire il
rischio di incendio-esplosione, è necessario garantire un ricambio di aria con
una portata minima di 500 m3/h in modo da impedire la formazione di
miscele esplosive con l'aria. Il ricambio d'aria deve essere studiato in modo
da evitare una eccessiva velocità dell'aria. Le bocchette per il ricambio
d'aria possono essere incassate nelle pareti della fossa.
In ogni caso è vietata
l'aerazione della fossa tramite l'immissione di ossigeno.
E' vietato vuotare i
serbatoi di carburante all'interno della fossa.
E' vietato eseguire
lavori di saldatura a meno di 3 metri dalla fossa, salvo precauzioni
particolari.
(fonte: INRS - Travail & Sécurité - Luglio/Agosto 1990).
Installare delle prese
elettriche in numero sufficiente e ripartirle adeguatamente lungo la fossa.
Le lampade di
illuminazione devono essere protette in vetro e grado di protezione almeno IP55
e preferibilmente incassate nelle pareti della fossa. Devono anche essere
presenti delle lampade per l'illuminazione di emergenza dello stesso grado di
protezione.
Le pareti devono
essere rivestite di materiale impermeabile di colore chiaro, resistente ai
solventi, facilmente lavabile.
Per ridurre il rischio
di cadute, il pavimento della fossa deve essere in materiale antiscivolo. Per
evitare di ingombrare il pavimento della fossa, si possono prevedere delle
nicchie nelle pareti per appoggiare gli attrezzi di lavoro.
Dotare di scala
rivestita di un prodotto antiscivolo per l'accesso entrambe le estremità della
fossa.
Pulire il fondo della
fossa e i mezzi di accesso, tanto spesso quanto è necessario per evitare
l'accumulo di grasso e di olio. Per pulizia devono essere scelti solventi non
nocivi ed evitare la benzina.
Predisporre una segnaletica
in prossimità della fossa per segnalare la sua presenza.
Prevedere delle
scanalature laterali lungo i bordi della fossa, idonei a ricevere parapetti
reclinabili o altri dispositivi atti a coprire la fossa.
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
ISPEZIONE E DIAGNOSI TRAMITE SOLLEVAMENTO DEL VEICOLO.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Il sollevamento del
veicolo è una condizione indispensabile per certe lavorazioni, mentre per altre
lavorazioni può essere un ausilio al fine di ridurre posture scomode di
intervento.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Ponte sollevatore
Si tratta di un
apparecchio posto stabilmente sul pavimento dell'autofficina. Ne esistono di
diversi tipi e portate.
Può essere a due
colonne dotate entrambe di una coppia di bracci mobili laterali che vengono
posizionati manualmente sotto il telaio del veicolo. Il meccanismo di
sollevamento è a scorrimento meccanico lungo una vite senza fine.
Un altro tipo dispone
invece di quattro colonne e due piattaforme laterali sulle quali viene fatto
salire il veicolo con le ruote. Le piattaforme laterali sono generalmente al di
sopra il livello del pavimento e, per facilitare la salita, sono dotate di
piani di inclinati ad esse incernierati, in materiale metallico con superficie
zigrinata antiscivolo. Il meccanismo di sollevamento è generalmente a
scorrimento meccanico lungo una vite senza fine ma, nei modelli più vecchi,
possono essere ancora utilizzati sistemi a corde.
Esistono anche
piattaforme poste entro una fossa profonda 10-15 centimetri in modo da trovarsi
alla stessa quota del pavimento; in tal caso, quando il ponte si solleva, il
vano sottostante costituisce una apertura nel pavimento. In questo caso il
meccanismo di sollevamento è costituito da una coppia di bracci incernierati al
centro a forma di "X" in cui un estremo è fisso e l'atro viene fatto
scorrere lateralmente lungo la pavimento della fossa: avvicinandolo il ponte si
alza, allontanandolo il ponte si abbassa. In ogni caso il sollevamento e
l'abbassamento dei ponti avviene lentamente ad azionamento a pulsanti (alza /
abbassa) a uomo presente, cioè il movimento si ferma non appena si lascia il
pulsante.
Sollevatore portatile
Si tratta di un piccolo
sollevatore dotato di ruote per essere utilizzato dove è necessario. Il
funzionamento è pneumatico e la discesa è protetta da un sistema meccanico
dentato in modo da evitare che, in caso di rottura dell'impianto oleodinamico,
l'abbassamento non possa avvenire per più di uno stop.
Crick per il
sollevamento manuale
Si tratta di un
apparecchio manuale ad azionamento oleodinamico a leva. L'apparecchio è dotato
di un pedale di abbassamento rapido.
Cavalletti
FATTORI DI RISCHIO
Lavoro in posizione pericolosa
Il ponte o la
piattaforma di sollevamento, a causa di un difetto al comando, in caso di
rottura della tubazione o in seguito a manovre errate, può cadere e investire
l'addetto.
Il crick di sollevamento può cedere per
rottura o per urto di un altro addetto che si trovi a passare nelle vicinanze
ed così l'addetto che si trova a lavorare sotto il veicolo può rimanere
schiacciato.
Lavoro in posture forzate
L'addetto deve portare
la testa indietro per guardare in alto, piegando quindi il collo. Inoltre deve
tenere le braccia in alto per intervenire sul veicolo e, in tal caso, lo sforzo
è maggiore quando vengono utilizzate attrezzature manuali pesanti.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
In caso di
schiacciamento sotto il veicolo l'addetto può riportare lesioni traumatiche con
conseguenze anche mortali.
Nella nostra zona di
riferimento è accaduto un infortunio per caduta di un addetto nella fossa
costituita dal vano sottostante il ponte sollevatore del banco prova revisioni.
Il lavoro in posture
forzate può essere causa di disturbi muscolo-scheletrici.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Ponte sollevatore
Un modo per evitare la
caduta dal ponte o dalla piattaforma in caso di difetto all’impianto idraulico (per
esempio rottura della tubazione) può essere impedita equipaggiando il cilindro
di alzata con una valvola predisposta a tale scopo.
Gli errori di manovra
possono essere evitati se l’impianto idraulico sotto la piattaforma di
sollevamento è concepito in modo da precludere la possibilità di un
abbassamento manuale accidentale.
I dati necessari per
il funzionamento sicuro del ponte o della piattaforma di sollevamento e le
indicati in modo chiaro e ben visibile per l’utente e collocati nei pressi
degli organi di comando del mezzo di sollevamento e le indicazioni della
portata nominale devono figurare sia sul ponte e la piattaforma che presso il
quadro di comando. Non è consentito superare la portata nominale indicata
sull’impianto.
L’utente è
responsabile del corretto e sicuro esercizio del mezzo. Prima di azionare il
sollevamento occorre accertarsi che nessuno sia messo in condizioni di
pericolo.
Il quadro di comando
deve essere collocato in posizione che permetta una sicura manovra
sull’impianto e che governi tutta la zona ove è ubicato. Il quadro deve
comprendere almeno un pulsante di comando della salita ed un pulsante di
comando della discesa ed un pulsante di arresto di emergenza. I pulsanti di
alzata e discesa devono essere opportunamente protetti contro ogni azionamento
accidentale e quello di emergenza, non protetto, deve essere del tipo a fungo e
di colore rosso.
I ponti e le
piattaforme sollevabili devono essere muniti di un dispositivo collocato sotto
la parte inferiore della struttura mobile, atta ad arrestare la corsa di
discesa del mezzo qualora parti del corpo del lavoratore interferiscano nella
zona pericolosa interessata dalla struttura in movimento.
Tali dispositivi
possono essere costituiti da barriere immateriali (fotocellule) oppure da pannelli
montati sotto tutti i lati e collegati ad un sistema di blocco, atti ad
arrestare immediatamente la corsa qualora avvenga un contatto con un corpo
estraneo (es.: piede del lavoratore).
I ponti muniti di
balconcini laterali e le piattaforme, per quanto possibile tecnicamente, devono
essere dotati di parapetti protettivi verso i lati aperti, atti a trattenere la
caduta da posizione sopraelevata. Detti parapetti devono avere altezza di
almeno 1 metro ed essere costituiti da almeno due correnti oppure da elementi
verticali opportunamente distanziati. La corsa d’alzata del ponte della
piattaforma o dei tavoli di sollevamento non deve superare i 2 metri.
E’ opportuno colorare
con zebrature giallo/nere gli organi mobili al fine di evidenziare maggiormente
le fonti di pericolo. Chiare e semplici istruzioni sull’uso dei ponti e delle
piattaforme devono essere riportate su un cartello all’uopo destinato,
contenente anche obblighi e divieti e applicato in prossimità del posto di
manovra dell’impianto.
Solai
Le attività di
autoriparazione sono spesso condotte ai piani terreni di case di civile
abitazione con sottostanti cantine o piani interrati. E’ assolutamente
necessario informarsi sul carico massimo sopportabile dal solaio sul quale si
dovranno svolgere le operazioni di autoriparazione, verificando, ad esempio, se
il peso dell’auto sommato a quello del carroponte e scaricato sui punti
d’appoggio, è compatibile con il carico massimo consentito al solaio.
Sollevamento tramite
crick
E' vietato introdursi sotto
l'autoveicolo sollevato e sostenuto solo dal crick. Prima di introdursi sotto l'autoveicolo, l'addetto deve
posizionare i cavalletti di sostegno (vedere foto).
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
COLLAUDO DEL VEICOLO (REVISIONE PERIODICA
DI LEGGE).
DESCRIZIONE DELLA FASE
Gli autoveicoli sono
sottoposti a revisioni periodiche di Legge. La revisione periodica consiste
nell'effettuare una serie di verifiche secondo un protocollo prestabilito.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Banco di prova per le
revisioni di Legge
E' costituito da una
apparecchiatura per l'analisi dei gas di scarico, dal banco computerizzato per
la prova di freni e sospensioni e da un ponte sollevatore a piattaforme dotato
di dispositivo per la prova dei giochi degli organi di trasmissione (semiassi,
giunti, ecc...).
Per la prova degli
ammortizzatori, le ruote del veicolo vengono fatte salire un banco di prova
(prima le ruote anteriori e successivamente viene ripetuta l'operazione per le
ruote posteriori); il sistema effettua la misurazione del peso a seconda del
quale si devono verificare determinate prestazioni di freni e sospensioni.
Per la prova dei
freni, le ruote del veicolo vengono fatte salire su un sistema di rulli, poi
viene azionato il pedale del freno ed il computer del banco di prova fornisce
il risultato della prova.
Il dispositivo per la
prova dei giochi consiste in due pedane sulle quali vengono fatte salire le
ruote e che poi vengono fatte muovere con un movimento oscillatorio laterale,
mentre l'addetto controlla visivamente l'assenza dei giochi, illuminando la
zona sotto la ruota con una lampada portatile.
FATTORI DI RISCHIO
Lavoro in prossimità di spigoli sporgenti ad altezza della
testa.
I piani inclinati in
materiale metallico incernierati alle piattaforme del ponte sollevatore, una
volta che il ponte è stato sollevato, costituiscono un pericolo in quanto gli
spigoli dei piani si trovano ad altezza della testa e l'addetto vi può urtare.
Lavoro in prossimità di autoveicoli in movimento
Il transito dei
veicoli nei locali dell'autofficina comporta il rischio di investimento.
Lavoro in prossimità di autoveicolo posto su rulli di prova
dei freni
Quando viene azionato
il freno sui rulli del banco di prova, il veicolo può compiere una oscillazione,
che anche se lieve, può investire altri eventuali operatori presenti.
Lavoro in prossimità di autoveicolo posto su banco di prova
dei giochi
Quando viene attivato
il dispositivo oscillatorio per la prova dei giochi degli organi di
trasmissione, il veicolo può subire spostamenti non desiderati con eventuali
urti alle persone o, nel peggiore dei casi, con la caduta del ponte.
Lavoro in prossimità di aperture nel pavimento
Una volta che il ponte
è sollevato, le fosse profonde 10-15 centimetri nella quale hanno sede le
piattaforme, costituiscono un dislivello che espone gli addetti al rischio di
caduta.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
In caso di urto contro
i piani inclinati in materiale metallico incernierati alle piattaforme del
ponte sollevatore l'addetto può riportare ferite e contusioni alla testa.
In caso di
investimento da veicoli in transito la persona coinvolta può riportare lesioni
traumatiche.
In caso di urto dovuto
ad oscillazioni del veicolo la persona coinvolta può riportare lesioni
traumatiche.
Nella nostra zona di
riferimento è accaduto un infortunio per caduta di un addetto nella fossa
costituita dal vano sottostante il ponte sollevatore del banco prova revisioni.
INTERVENTI PREVENZIONISTICI
Deve essere vietato
e segnalato il transito di persone non
addette nella zona di operazioni.
Il percorso
dell'autoveicolo deve essere segnalato e delimitato.
Il vano sottostante le
piattaforme del ponte di sollevamento deve essere segnalato e delimitato.
Per evitare che l'auto
possa uscire dalla piattaforma durante la prova dei giochi, è necessario
posizionare una apposita barra che, a contrasto con il sedile, tenga premuto il
pedale del freno, in modo da bloccare tutte e quattro le ruote (dato che il
freno a mano ne blocca solo due).
Il ponte sollevatore
deve essere dotato di un dispositivo di sicurezza che ne impedisca il
riabbassamento intempestivo, ad esempio tramite un dispositivo di blocco che
richieda, prima di poter riabbassare il ponte, che venga dato un comando di
piccolo sollevamento affinché si abbia lo sgancio del dispositivo di sicurezza
E' fondamentale
l'informazione e la formazione degli addetti alle corrette procedure di
lavorazione in sicurezza.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata a ditta esterna, in quanto molte autofficine non dispongono della
attrezzatura necessaria.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
-
D.M. n.406 del 30.07.97
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Vengono analizzati i
gas di scarico delle autovetture al fine di minimizzare il carico inquinante
emesso. L'analisi è prevista oltre che dalla revisione periodica di Legge,
anche da Regolamenti Comunali che sottopongono le autovetture non catalitiche a
controllo annuale con l'obbligo di esporre un apposito bollino adesivo
dell'avvenuto controllo, al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico da
traffico veicolare.
Per effettuare
l'analisi viene introdotta una sonda nel tubo di scarico del veicolo.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Apparecchio per il controllo
dei gas di scarico.
Si tratta di un
apparecchio computerizzato dotato di videoterminale e di una sonda che viene
inserita nel tubo di scarico del veicolo.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a gas di scarico degli autoveicoli
Se non vengono totalmente
captati, l'addetto si può trovare ad essere esposto ai gas di scarico del
veicolo.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'esposizione
i prodotti della combustione dei motori degli autoveicoli, costituiti
prevalentemente da particolato di idrocarburi incombusti, ossidi di azoto (NO,
NO2), anidride solforosa (SO2), ossido di carbonio (CO), formaldeide (HCHO),
idrocarburi aromatici e alifatici, sostanze organiche volatili (S.O.V.), può
provocare broncopneumopatie, ossicarbonismo, sindrome irritative delle estremità
cefaliche, asma bronchiale, emopatie, epatopatie, neuropatie, nefropatie,
miocardiopatie, dermatiti, tumori.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre
l'esposizione ai gas di combustione degli autoveicoli è necessario captare
integralmente i gas di scarico mediante un tubo flessibile aspirante ed
introdurre la sonda di rilevamento in un apposito piccolo canale cilindrico
innestato sull'attacco del tubo flessibile al tubo di scappamento. Altrimenti
l'analisi può essere effettuata in esterno.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può non
essere eseguita in tutte le autofficine, pertanto l'autovettura può essere
condotta presso altra autofficina convenzionata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
-
D.M.A. n.163 del 21.04.99 "Regolamento
recante norme per l'individuazione dei criteri ambientali e sanitari in base ai
quali i Sindaci adottano le misure di limitazione della circolazione".
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale è
costituito dalla emissione convogliata in atmosfera dei gas di scarico degli
autoveicoli. Si tratta di emissioni scarsamente significative.
INTERVENTI SU MOTORE E ORGANI DI
TRASMISSIONE DEL MOTO
DESCRIZIONE DELLA FASE
Talvolta, per effettuare
riparazioni o sostituzioni, può essere necessario estrarre il motore
dall'autoveicolo. L'estrazione ed il successivo reinserimento, avviene con
l'ausilio di mezzi meccanici di sollevamento, in genere gru portatili. Una
volta rimosso, il motore viene appoggiato su appositi sostegni.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Gru portatile di
sollevamento
Sostegni per motori
smontati
Si tratta di strutture
metalliche adeguatamente resistenti per il peso da sostenere. Sono realizzati
in modo da poter appoggiare sotto di essi delle vaschette per raccogliere
eventuali sgocciolamenti di olio dal motore.
FATTORI DI RISCHIO
Lavoro a contatto con parti sporche di oli minerali
Dato che le parti
meccaniche sono unte di grasso e olio, gli addetti sono esposti al contatto
cutaneo con tali sostanze. Gli oli esausti sono i più pericolosi.
Movimentazione manuale dei carichi
Alcune parti
meccaniche smontate, come ad esempio il cambio, possono essere pesanti anche
qualche decina di chili. Inoltre, trattandosi di parti unte, è più facile che
possano scivolare di mano e cadendo possano colpire gli addetti agli arti
inferiori.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
Il contatto cutaneo
con oli minerali può determinare danni di tipo acuto (allergie, dermatiti) e di
tipo cronico (tumori), oltre al disagio psicologico per le mani sempre sporche.
Per maggiori dettagli
si veda il paragrafo sulla fase lavorativa di sostituzione dell'olio degli
autoveicoli.
La movimentazione
manuale dei carichi può provocare disturbi o lesioni all'apparato muscolo
scheletrico. In caso di caduta dei pezzi pesanti, gli addetti possono riportare
ferite e contusioni agli arti inferiori.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per evitare il
contatto con oli minerali devono essere utilizzati guanti di gomma e indumenti adeguati.
I guanti normalmente utilizzati sono molto aderenti alle mani e garantiscono
una buona sensibilità.
Durante lo smontaggio
possono essere utilizzati ausili meccanici per la movimentazione, oppure
effettuare la movimentazione in due addetti.
Mezzi di sollevamento
Le gru, i paranchi,
gli argani e qualsiasi altro apparecchio di sollevamento di portata superiore a
200Kg, esclusi quelli azionati a mano, devono essere sottoposti a verifiche
obbligatorie di legge.
Pertanto prima della
messa in esercizio di nuovo impianto o modifica dello stesso, il progetto
-redatto da tecnico qualificato - deve essere denunciato e sottoposto
all’ISPESL (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro),
onde ottenere la licenza di impianto e di esercizio con il relativo libretto
dell’apparecchio.
Successivamente detti
mezzi sono sottoposti a verifica annuale da parte dalle ASL (Unità Sanitarie
Locali) competenti per territorio.
E’ obbligo di legge e
compete al datore di lavoro, la verifica, da effettuare con periodicità
trimestrale a mezzo di personale specializzato, di funi e catene dei mezzi di
sollevamento. La verifica interessa anche i mezzi non sottoposti a verifiche di
legge (di portata fino a 200 Kg) e l’esito va riportato sui libretti o fogli conformi
ai modelli I.L.M. previsti dal D.M. 12.09.59. Sulla stessa scheda deve essere
annotata la data della verifica e la firma del tecnico.
Le funi metalliche, le
catene e i ganci di sollevamento e di trasporto ed i segnali prestabiliti per
l’esecuzione delle manovre, devono essere richiamati mediante avvisi o cartelli
chiaramente visibili e collocati in prossimità degli organi di comando degli
apparecchi. I ganci degli apparecchi di sollevamento devono essere provvisti di
dispositivo di chiusura all’imbocco in modo da impedire lo sganciamento delle
funi, catene o altri organi di presa.
L’imbracatura dei
carichi deve essere effettuata usando mezzi idonei per evitare la caduta del
carico o il suo spostamento.
Ogni apparecchio deve
riportare sulla struttura: numero di riconoscimento, portata massima
ammissibile e numero di matricola rilasciato dall’Ente di controllo.
Gli organi di comando
devono essere collocati in posizione tale che il loro azionamento risulti
facile, agevole e sicuro. Gli organi devono essere conformati e protetti in
modo da impedire la messa in moto accidentale e devono portare la chiara
indicazione delle manovre a cui servono
APPALTI ESTERNI
In genere questa fase
non viene appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
Sversamenti di olio sul suolo
Produzione di rifiuti
Rifiuti individuati dal C.E.R |
Codice C.E.R |
Classificazione |
Note |
Rifiuti da demolizione veicoli |
160208 |
Non
pericoloso |
Rottami ferrosi, vetri, pastiglie freni, ecc… |
CONTROLLO E RIPARAZIONE IMPIANTO
FRENANTE.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Le autovetture
dispongono di freni a disco o freni a tamburo. Alcuni modelli hanno freni
anteriori a disco e freni posteriori a tamburo, mentre altri modelli hanno
freni a disco sia anteriori che posteriori.
L'operazione più
frequente è la sostituzione delle pasticche
dei freni a disco. Anche i dischi necessitano talvolta di essere sostituiti.
Altra operazione è la
sostituzione delle ganasce dei freni
a tamburo.
La sostituzione di
pasticche, dischi e ganasce, comporta la necessità di dover preventivamente
rimuovere le ruote del veicolo. Per svitare e riavvitare i bulloni delle ruote
vengono utilizzate chiavi manuali e/o pistole avvitatrici ad aria compressa.
Per il serraggio delle
pasticche vengono utilizzati attrezzi manuali quali pinze ecc…
La riparazione dei freni
posteriori a tamburo comporta dover aprire i tamburi. Questo può essere
difficoltoso in quanto, con l'usura, l'attrito delle ganasce può aver provocato
una scanalatura sul tamburo che ne blocca l'apertura; in tal caso l'addetto
utilizza talvolta un martello. Una volta aperto il tamburo, l'addetto rimuove
la polvere in esso contenuta con l'ausilio di un pennello.
Il tamburo può
necessitare di piccoli aggiustamenti al tornio oppure essere inviato alla
rettifica a cura di una ditta esterna specializzata.
Nel circuito
dell'impianto frenante è presente un olio per uso oleodinamico.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Pistola avvitatrice
Si tratta di un
avvitatore-svitatore ad aria compressa.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a polveri miste e polveri di amianto
Durante la riparazione
e la pulizia dei freni degli autoveicoli, si possono diffondere polveri del
materiale costitutivo dei freni e altre polveri nocive dovute alla circolazione
su strada (particolato solido, ecc…). Se viene effettuata pulizia con aria compressa
la diffusione delle polveri è maggiore.
Nell'istante di
apertura del tamburo, specie quando si lavora con un martello, si può avere la
proiezione di polvere che può investire l'addetto e diffondersi nell'ambiente
di lavoro. La polvere interna al tamburo è costituita dal materiale costitutivo
dei freni che si è consumato (contenente lane di vetro, cellulosa, fibre di
carbone, grafite, ecc…) ed il suo quantitativo è notevole, tanto da formare un
bel mucchietto.
Prima dell'entrata in
vigore della Legge sull'amianto nel materiale costitutivo dei freni erano
contenute anche fibre di amianto. Pertanto l'esposizione ad amianto può essere
ancora presente durante la riparazione e la pulizia con aria compressa dei
freni degli autoveicoli più vecchi, anche se, in seguito alla ordinaria
manutenzione, anche i freni degli autoveicoli più vecchi, sono ormai stati
sostituiti.
Data comunque la
particolare pericolosità delle fibre di amianto, è necessario mantenere alta
l'attenzione su questo fattore di rischio.
Utilizzo di attrezzature manuali
L'utilizzo di
martello, pinze, ecc… può comportare rischi per le mani.
Esposizione a rumore
La pistola avvitatrice
genera un rumore significativo.
Esposizione a vibrazioni
La pistola avvitatrice
genera vibrazioni considerevoli.
Manipolazione liquido per circuiti frenanti.
Il liquido contenuto
nell'impianto frenante è classificato come corrosivo.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
In caso di proiezione
di polvere nell'istante di apertura del tamburo, l'addetto può riportare danni agli
occhi.
L'esposizione a
polvere del materiale frenante può determinare danni all'apparato
respiratorio (pneumoconiosi).
L'esposizione a polveri contenenti fibre di amianto provoca asbestosi.
In caso di contatti
accidentali durante l'utilizzo degli attrezzi manuali l'addetto può riportare
lesioni traumatiche (ferite, schiacciamento contusioni) a carico delle mani.
L'esposizione a rumore
può comportare ipoacusia e disturbi extrauditivi.
L'esposizione a
vibrazioni può comportare sindrome di Raynaud.
Il contatto cutaneo
con il liquido per circuiti frenanti può provocare irritazione della pelle e,
in caso di contatto prolungato, eczema.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre
l'esposizione alle polveri è necessaria la informazione e formazione degli
addetti, l'utilizzo di DPI (maschera,
guanti, occhiali, tuta), ed evitare la pulizia soffiando con aria compressa ma,
al contrario, utilizzare un aspirapolvere industriale.
Per evitare il
contatto cutaneo con l'olio del circuito frenante è necessario utilizzare DPI
(guanti, occhiali, tuta) , ed evitare di tenere in tasca stracci sporchi di
olio.
Per ridurre il rischio
di infortuni alle mani durante l'uso di attrezzi manuali è necessaria la
informazione e la formazione degli addetti ed utilizzare guanti.
Per ridurre
l'esposizione al rumore e vibrazioni, le pistole avvitatrici ad aria compressa
devono essere di tipo silenziato e a basso impatto vibratorio e, a seconda del
livello di esposizione, gli addetti devono essere informati, formati e
indossare D.P.I. per la protezione dell'udito (tappi, cuffie, guanti).
APPALTI ESTERNI
In genere questa fase
non viene appaltata. Può essere appaltata l'operazione di rettifica dei
tamburi.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R.547/55
-
D.P.R.303/56
-
D.Lgs. 493/86
-
L.212/90
-
D.L. 257/92
-
D.Lgs.277/91
-
D.Lgs.626/94
IMPATTO ESTERNO
L'impatto principale
di questa fase è costituito dalla produzione di rifiuti:
Rifiuti individuati dal C.E.R |
Codice C.E.R |
Classificazione |
Note |
Rifiuti da demolizione veicoli |
160208 |
Non
pericoloso |
Rottami ferrosi, vetri, pastiglie freni, ecc… |
Oli freni |
130108 |
Pericoloso |
|
INTERVENTI SU SOSPENSIONI
(AMMORTIZZATORI).
DESCRIZIONE DELLA FASE
Gli ammortizzatori necessitano
di controlli periodici e, a seconda dell'usura, si può procedere alla loro
revisione oppure alla sostituzione.
La prova degli
ammortizzatori avviene tramite una specifica apparecchiatura nella fase di
diagnosi dell'autoveicolo, come descritto nella fase di revisione periodica di
Legge.
Un ammortizzatore è
essenzialmente costituito da un cilindro in acciaio contenente un olio
idrodinamico, che viene compresso da un pistone che scorre nel cilindro stesso,
trovandovi una certa resistenza. Il pistone è costituito da uno stelo (in
acciaio rivestito di cromo) che finisce con una piastra che comprime l'olio. La
tenuta è assicurata da guarnizioni in gomma (paraolio) tenuta da una boccola di
metallo. Una ghiera filettata è posta alla sommità dell'ammortizzatore per
consentire l'estrazione del pistone.
Alcuni ammortizzatori
dispongono anche di una molla di acciaio che talvolta deve essere sostituita o
comunque rimossa per poter intervenire sull'ammortizzatore. Per rimuovere la
molla viene utilizzata una apposita pressa.
La revisione di un
ammortizzatore richiede la sua estrazione dall'autoveicolo, il lavaggio, lo
smontaggio, sostituzione e rimontaggio delle sue parti, la ricarica e la
reinstallazione a bordo del veicolo.
L'ammortizzatore è fissato
ad una estremità sul telaio della macchina e all'altra all'asse di trasmissione
del moto alla ruota. A seconda del modello del veicolo, agli ammortizzatori si
accede da dietro le ruote oppure direttamente dal vano motore. Nel primo caso,
per estrarre l'ammortizzatore viene sollevato il veicolo e tolta la ruota. Il
sollevamento viene effettuato con ponti sollevatori oppure con il crick e il successivo posizionamento dei
cavalletti di sicurezza.
Nel secondo caso il
sollevamento non è tecnicamente necessario, ma può essere utile per portare il
veicolo ad una altezza idonea per favorire posture più comode durante il
lavoro.
Una volta smontato,
l'ammortizzatore viene lavato in apposita vasca con uso di tensioattivi
biodegradabili oltre il 90% e successivamente asciugato.
Viene quindi rimossa
la molla (se presente), e liberato il pistone dal cilindro svitando il dado e
la ghiera di trattenuta. Si può procedere alla sostituzione dei paraolio e
delle boccole.
Se la filettatura è
rovinata, il cilindro viene tagliato e per poi essere rifilettato al tornio.
Talvolta può essere
necessaria la rettifica al tornio e/o nuova cromatura dello stelo del pistone.
La cromatura viene
appaltata ad aziende galvaniche specializzate.
L'olio esausto viene
raccolto in bidoni conferito a ditte specializzate per lo smaltimento
(Consorzio Obbligatorio Oli Esausti).
L'olio nuovo viene
contenuto in bidoni e prelevato tramite pompe di travaso in contenitori più
piccoli (caraffe ad imbuto).
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Pistola avvitatrice ad
aria compressa.
Si tratta di un
avvitatore-svitatore ad aria compressa.
Pressa per la
rimozione e rimontaggio delle molle
E' costituita da una
colonna sulla quale viene fissato l'ammortizzatore tramite ganasce metalliche.
La parte superiore della macchina viene abbassata e fissata alla parte
superiore della molla. Viene quindi svitato il dado di fissaggio e poi
sollevata lentamente per eliminare gradualmente la tensione della molla,
evitando che fuoriesca violentemente. L'operazione inversa viene eseguita per
rimettere la molla in tensione nella sua sede.
Troncatrice circolare
Si tratta di una sega
a disco ad azionamento manuale e funzionamento elettrico.
Tornio
Si tratta di una
macchina a funzionamento elettrico, dotata di un mandrino rotante sul quale
viene fissato il pezzo che viene lavorato con asportazione di truciolo tramite
utensili in acciaio montati su una torretta mobile ad azionamento manuale.
Trapano a colonna
Si tratta di un trapano
verticale dotato di un sistema a cinghia per la regolazione della velocità, ad
azionamento manuale e funzionamento elettrico.
Mola fissa a banco
Si tratta di una
macchina a funzionamento elettrico, dotata di dischi abrasivi rotanti ai quali viene
avvicinato manualmente il pezzo in lavorazione.
Vasca di lavaggio
Si tratta di un
contenitore alimentato ad acqua calda e fredda con foro di scarico sul fondo.
Banchi di aggiustaggio
Tavoli metallici
dotati di morse e contenitori per gli attrezzi di lavoro.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a polveri
Durante l'estrazione
dal veicolo e la successiva reinstallazione sullo stesso, l'addetto è esposto
alle polveri accumulate dalla circolazione su strada del veicolo, le quali
contengono particolato solido, ecc…
Lavoro in prossimità macchine ad asportazione di truciolo
Le lavorazioni alle
macchine utensili con asportazione di truciolo (trapano, troncatrice, tornio,
ecc…) possono comportare la proiezione di schegge.
Lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento
E' dovuto
essenzialmente alle lavorazioni alle macchine utensili, come in una officina
meccanica, alle quali si possono riportare infortuni per presa, trascinamento e
impigliamento nelle parti rotanti e contatto con gli utensili, proiezione del
pezzo in lavorazione.
Manipolazione di olio per ammortizzatori
Si tratta di olio
idrodinamico. Le temperature di lavoro sono relativamente basse quindi non si
producono sostanziali trasformazioni della composizione dell'olio, tranne la
presenza di particelle di metallo derivanti dall'usura
dell'ammortizzatore.
Esposizione a rumore
E' dovuto
principalmente alle macchine utensili. Anche la pistola avvitatrice genera un
rumore significativo.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
Sono possibili danni
agli occhi per proiezione di schegge e trucioli.
In caso di contatto
con l'utensile si possono riportare ferite e tagli alle mani. In caso di presa
e trascinamento si possono riportare anche contusioni.
L'esposizione a rumore
può comportare ipoacusia e disturbi extrauditivi.
Il contatto cutaneo
con olio idrodinamico per ammortizzatori può provocare irritazione della pelle
e, in caso di contatto prolungato, eczema.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per la protezione
dagli organi meccanici in movimento è necessario che gli addetti siano
adeguatamente informati e formati, le macchine siano dotate di dispositivo che
impedisca l'avviamento intempestivo in caso ritorni l'alimentazione elettrica
dopo che questa era venuta a mancare. In particolare:
Troncatrice a disco:
per la protezione del disco dentato esso deve essere provvistaodi una cuffia
fissa e di una semicuffia mobile che lasci scoperto il solo tratto attivo del
disco ed essere dotate di pulsante a uomo presente sulla leva di comando.
Trapano a colonna:
deve essere dotato di ferma-pezzo, schermo protettivo in corrispondenza
dell'utensile e dispositivo di interblocco sul coperchio del variatore di giri.
Tornio:
il mandrino rotante deve essere protetto tramite una cuffia mobile dotata di
interblocco, che se la protezione è alzata non consenta l'avvio della macchina.
L'utensile deve essere protetto tramite schermo trasparente per evitare la
proiezione di schegge e consentire la visibilità della lavorazione. Deve essere
protetta anche la parte posteriore del tornio tramite uno schermo fisso. Deve
essere presente un sistema di frenatura del mandrino. Nel caso di messa in moto
a leva sporgente, deve essere presente il dispositivo che obblighi ad eseguire
la manovra di avviamento in due tempi, onde evitare avviamenti accidentali.
Mola fissa:
deve essere dotata di etichetta applicata all'incastellatura o cartellino se il
diametro della mola è inferiore a 50 mm, indicante tipo, qualità, diametro e
velocità massima di uso. La mola deve essere fissata al mandrino mediante due
flange di adeguata resistenza, di diametro uguali tra loro e non inferiore a un
terzo di quello della mola. I dischi rotanti devono essere protetti da robuste
cuffie metalliche circondanti la massima parte della mola, capace di resistere
all'urto dei frammenti di mola in caso di rottura. Il poggia pezzi deve essere
regolato ad una distanza non superiore a 2 mm per evitare il trascinamento del
pezzo in lavorazione. Deve essere dotata di schermi infrangibili per la protezione
dalla proiezione delle schegge. I lavoratori devono indossare D.P.I. (occhiali,
guanti).
Pressa per la
rimozione e rimontaggio delle molle: deve essere dotata
di schermi di protezione contro l'eventuale proiezione delle molle degli
ammortizzatori.
Per ridurre
l'esposizione alle polveri è necessaria la informazione e formazione degli
addetti, l'utilizzo di DPI (maschera,
guanti, occhiali, tuta), ed evitare la pulizia soffiando con aria compressa ma,
al contrario, utilizzare un aspirapolvere industriale.
Per evitare il
contatto cutaneo con l'olio idrodinamico per ammortizzatori è necessario
utilizzare DPI (guanti, occhiali, tuta), ed evitare di tenere in tasca stracci
sporchi di olio.
Per ridurre
l'esposizione al rumore, le pistole avvitatrici ad aria compressa devono essere
di tipo silenziato. A seconda del livello di esposizione, gli addetti devono
essere informati, formati e indossare D.P.I. per la protezione dell'udito
(tappi, cuffie).
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata. Ci sono anche aziende che si occupano esclusivamente di eseguire
questa lavorazione (tranne la cromatura che viene a sua volta appaltata ad
aziende galvaniche).
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R.547/55
-
D.P.R.303/56
-
D.Lgs.493/86
-
D.Lgs.277/91
-
D.Lgs.626/94
IMPATTO ESTERNO
Scarichi idrici
Le acque di lavaggio
degli ammortizzatori contenenti tensioattivi biodegradabili oltre il 90%,
polveri, tracce di olio idrodinamico, vengono immesse in pubblica fognatura o
inviate all'impianto di depurazione delle acque.
Sversamenti di olio idrodinamico
Per evitare
sversamenti sul suolo dell'olio idrodinamico, viene fatto uso di bacini di
contenimento.
Rifiuti
Olio idrodinamico,
paraolio in gomma, rottame metallico.
SOSTITUZIONE LIQUIDI, FILTRI, CANDELE.
DESCRIZIONE DELLA FASE
La sostituzione
dell'olio del motore prevede due momenti distinti: lo svuotamento dell'olio
esausto e il successivo riempimento con l'olio nuovo.
Per lo svuotamento
dell'olio motore, il veicolo viene sollevato tramite ponte sollevatore o posto
sopra la fossa di ispezione.
La vaschetta di
raccolta viene posta sotto la coppa dell'olio e viene svitato il tappo tramite
un attrezzo manuale.
Una volta effettuato
lo svuotamento, viene rimesso il tappo della coppa dell'olio, il veicolo viene
riportato a livello del pavimento, viene aperto il cofano e tolto il tappo
dell'olio motore dal quale effettuare il riempimento.
L'olio nuovo può
essere contenuto in lattine (come in uso presso i distributori di carburante)
oppure prelevato da bidoni tramite pompe per il travaso in contenitori più
piccoli (caraffe o simili).
Altre operazioni
consistono nella sostituzione filtro dell'olio del motore, la sostituzione
filtro dell'aria, la sostituzione candele.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Contenitore per recupero
oli esausti con sistema di svuotamento ad aria compressa.
FATTORI DI RISCHIO
Manipolazione oli minerali
Gli oli utilizzati
nelle autovetture sono oli minerali che di solito hanno composizione variabile.
In generale negli oli
usati per i motori a combustione interna sono presenti idrocarburi, paraffina,
composti naftenici, composti aromatici, mononucleati e polinucleati. Per i
motori a benzina l’aumento degli IPA è fino a 1000 volte con concentrazione di
benzopirene fino a 71 mg/Kg. L'arricchimento di IPA sembra dovuto ai prodotti
di combustione della benzina. Gli oli esausti possono essere contaminati da
piombo fino all’1%.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
Patologie da utilizzo di oli minerali.
Gli oli minerali sono
una classe di composti che possono presentare rischi per i lavoratori di danni
di tipo acuto (allergie, dermatiti), di tipo cronico (tumori) e disagio
psicologico per le mani sempre sporche.
Le dermatiti da
contatto sono anche facilitate dall'utilizzo di solventi e saponi che sgrassano
la pelle. Gli oli che stanno a lungo a contatto con la pelle (ad es. tute
sporche di olio) possono determinare follicoliti (infiammazioni dovute alla
penetrazione degli oli minerali negli accumuli di grasso presenti nei follicoli
favorendo la crescita batterica).
I prodotti petroliferi
come gli oli pesanti, determinano malattie caratteristiche come i "bottoni
d'olio", dermatosi presenti sugli avambracci, il petto, le cosce. Gli oli
agiscono sugli ostii follicolari, determinando ipercheratosi con chiusura degli
sbocchi follicolari sebacei. Possono inoltre determinare vari tipi di dermatite
od allergie la cui causa si può far risalire agli additivi presenti.
Gli oli esausti, per
l'alto contenuto di composti policlinici aromatici e benzopirene, possono
provocare tumori alla pelle. Le malattie si presentano inizialmente con
desquamazione, si generano poi dermatiti che dopo esposizione prolungata
degenerano in cancro della pelle.
All'utilizzo di oli
esausti sono stati attribuiti anche tumori allo scroto. Questi tumori sarebbero
dovuti al continuo contatto dello scroto con indumenti intrisi d'olio; lo
scroto è ricco di ghiandole sebacee e quindi di grassi nei quali si
solubilizzano i lubrificanti. In una casistica francese è stata documentata in
due lavoratori la correlazione fra cancro allo scroto e presenza di elevata
quantità di benzopirene negli oli utilizzati.
In generale, per
quanto riguarda la cancerogenicità degli oli minerali, la IARC li suddivide in
due grandi categorie:
non severamente
raffinati: classificati certamente cancerogeni per l’uomo (Gruppo 1).
severamente raffinati:
classificati tra le sostanze per le quali non è possibile esprimere un giudizio
di cancerogenicità (Gruppo 3).
L’Unione Europea,
invece, nel classificare i prodotti derivanti dal petrolio e dal carbone (tra
cui ovviamente gli oli minerali) ha seguito un diverso criterio da quello della
raffinazione ”tal quale”: le miscele di sostanze derivate dal petrolio e dal
carbone vengono considerate sostanze a cui è stato attribuito un univoco numero
di identificazione CAS ed un univoco numero di indice CE, classificando circa
600 sostanze come cancerogene (R45) a meno che il produttore non possa
dimostrare che contengono (D.P.R.n.52/97):
·
meno dello 0,1% peso/peso di 1,3-butadiene
·
meno dello 0,1% peso/peso di benzene
·
meno del 3% di estratto Dmso (Dimetilsolfossido)
secondo la misurazione IP 346
·
meno del lo 0,005% peso/peso di benzo (a) pirene
oppure se il
produttore, conoscendo l’intero iter di raffinazione, può dimostrare che la
sostanza da cui il prodotto è derivato non è cancerogena.
Oltre ai danni fisici,
non sono da sottovalutare gli aspetti psicologici, specie per i lavoratori
giovani. Infatti, la pelle delle mani, quando si trova costantemente a contatto
con tali sostanze insudicianti, tende ad assorbire lo sporco. Pertanto le mani
diventano molto difficili da pulire, con evidente disagio psicologico quando il
lavoratore si trova al di fuori dell'ambiente di lavoro.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Prevenzione durante l'utilizzo di oli minerali
Per il prelievo degli
oli esausti è necessario utilizzare tutti gli accorgimenti atti ad evitare
spargimenti e imbrattamenti. In particolare possono essere utilizzate vaschette
di raccolta montate sopra contenitori mobili a tenuta il cui successivo
svuotamento avviene mediante aria compressa (vedere foto).
Per l'introduzione
dell'olio nuovo, la prevenzione consiste in primo luogo nell’utilizzare oli
minerali del tipo meno pericoloso, cioè oli severamente raffinati (è pertanto
fondamentale la lettura dell’etichetta e della scheda dei dati di sicurezza e
che questi strumenti siano correttamente compilati). E' comunque necessario
evitare l’imbrattamento.
È pertanto necessaria
una adeguata informazione e formazione degli addetti, l’utilizzo di dispositivi
di protezione individuale quali guanti e grembiuli ed evitare di tenere in
tasca stracci o utilizzare guanti impregnati di olio minerale.
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
Sversamenti sul suolo di oli usati.
E' necessario
procedere alla sostituzione dell'olio degli autoveicoli evitando sversamenti, spandimenti
e percolamenti. La sostituzione dell'olio usato e le operazioni di rabbocco
dell'olio devono essere effettuate in condizioni di massima sicurezza ed igiene
per evitare che operazioni approssimative o mezzi tecnici non adeguati
producano spandimenti e sversamenti sul suolo o nelle acque.
Dato che spesso gli
automobilisti provvedono loro stessi ad acquistare l'olio presso negozi e
supermercati, è opportuno che l'addetto alla sostituzione dell'olio spieghi al
cliente che l'olio usato danneggia l'ambiente e può nuocere alla salute di
tutti, perciò vanno usate tutte le cautele e le professionalità necessarie per
eseguire il lavoro a regola d'arte.
L'olio usato va
tenuto, prima del conferimento alla ditta incaricata al ritiro, in modo idoneo
ed in condizioni di sicurezza per l'ambiente e per gli addetti. Pertanto devono
essere utilizzati contenitori adatti ad eliminare i rischi di rottura e
sversamento. Contenitori adatti a questo scopo devono rispondere a regole
precise. In particolare devono essere provvisti di:
·
idonee chiusure per impedire la fuoriuscita del
contenuto;
·
accessori e dispositivi atti ad effettuare in
condizioni di sicurezza il riempimento e lo svuotamento;
·
bacini di contenimento in caso di rotture o
sversamenti;
·
mezzi di presa per rendere sicure le operazioni
di movimentazione.
La sistemazione dei
contenitori deve essere studiata per evitare al massimo gli urti accidentali ed
altri gravi inconvenienti.
In procinto di
raggiungere la capacità massima del contenitore di olio usato chiamare
esclusivamente l'incaricato del "Consorzio Obbligatorio degli oli
usati" e conferirgli l'olio in condizioni di sicurezza (il conferimento al
Consorzio dell'olio usato non inquinato avviene a titolo gratuito), ponendo la
massima attenzione alla movimentazione dei contenitori ed alla situazione di
lavoro intorno alle operazioni di trasferimento del liquido.
E' quindi
indispensabile che i datori di lavoro impartiscano adeguate istruzioni al
personale dipendente e agli apprendisti per la corretta gestione degli oli
usati ai fini della protezione ambientale, senza trascurare le disposizioni
igieniche e sanitarie a protezione della salute e della sicurezza: gli oli sono
fonte di rischi (scivolamenti, incendi, intossicazioni) che vanno valutati e
ridotti secondo le norme previste dagli appositi decreti legislativi 626/94 e
242/96.
Produzione di rifiuti
Oli usati:
per una corretta gestione, è necessario non miscelare gli oli usati con acqua,
miscele acquose, emulsioni oleose ed altri ed altri contaminanti. Per poter
essere riutilizzato, od adeguatamente trattato ai fini energetici, l'olio usato
deve contenere una percentuale di acqua minore del 15% e non deve contenere
altri idrocarburi e solventi organici o clorurati. Se così fosse, infatti, non
solo la riutilizzazione sarebbe impossibile ma il recupero non potrebbe
avvenire a titolo oneroso. E' vietato miscelare gli oli usati con sostanze
diverse.
Rifiuti
individuati dal C.E.R |
Codice C.E.R |
Classificazione |
Note |
Oli esausti da motori, trasmissioni, ingranaggi. |
130202 |
Pericoloso |
|
Oli freni. |
130108 |
Pericoloso |
|
Altri rifiuti oleosi non specificati
altrimenti. |
130601 |
Pericoloso |
Filtri dell'olio. |
Rifiuti da demolizione veicoli |
160208 |
Non
pericoloso |
Candele ???, ecc… |
Assorbenti,
materiali filtranti, stracci, indumenti protettivi. |
150201 |
Non
pericoloso |
Stracci, segatura, filtri fumi. |
INTERVENTI SU IMPIANTO ELETTRICO,
SOSTITUZIONE E RICARICA BATTERIE
DESCRIZIONE DELLA FASE
Le autofficine
motoristiche in genere appaltano gli interventi specifici sull'impianto
elettrico degli autoveicoli vengono ad aziende specializzate che costituiscono
un altro comparto omogeneo (elettrauto). Le autofficine motoristiche possono
comunque essere effettuate operazioni più semplici che si rendono talvolta
necessarie.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Apparecchio per la
ricarica
Può essere un semplice
carica batterie collegato tramite cavi alla batteria appoggiata in un
contenitore resistente agli acidi, oppure essere costituito da un armadio
chiuso costruito in materiale resistente agli acidi, con sportelli trasparenti
e dotato di sistema di aspirazione.
Banco di prova
Viene utilizzato per
effettuare prove di funzionamento del motorino di avviamento e dell'alternatore
del veicolo, tramite il controllo su strumenti delle grandezze elettriche.
FATTORI DI RISCHIO
Movimentazione manuale dei carichi
Dovuta alla operazione di sostituzione delle
batterie.
Esposizione ad acidi di accumulatori elettrici
Durante la ricarica
delle batterie, i lavoratori possono essere esposti contatto cutaneo ed
inalazione di vapori degli acidi.
Incendio-esplosione
L’operazione di
ricarica degli accumulatori elettrici comporta il pericolo di incendio -
esplosione. Infatti, durante la ricarica, il passaggio della corrente elettrica
determina un processo di elettrolisi con sviluppo di idrogeno. Si ha anche una
parziale evaporazione degli acidi forti contenuti nella batteria. Pertanto, in
assenza di idonea aerazione, si può arrivare ad un livello di saturazione
ambientale che può determinare la formazione di una miscela esplosiva.
Se avviene
l'esplosione si può anche verificare la proiezione violenta degli acidi forti
contenuti nella batteria.
Lavoro in posture incongrue
DANNO ATTESO E
RILEVATO
La movimentazione
manuale può determinare disturbi muscolo-scheletrici e danni al rachide.
Il contatto cutaneo e
l'inalazione di vapori degli acidi possono provocare irritazione e ustione
chimica della cute e delle mucose con cui vengono in contatto.
In caso di
incendio-esplosione, gli addetti possono riportare gravi ustioni, lesioni
traumatiche, intossicazioni. Se investiti da schizzi di acido della batteria,
possono riportare anche ustioni cutanee e lesioni agli occhi.
Il lavoro in posture
incongrue può essere causa di disturbi muscolo-scheletrici.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Il problema della
movimentazione manuale delle batterie si risolve utilizzando mezzi meccanici di
sollevamento per le batterie e utilizzando carrellini per il loro trasporto. E'
fondamentale l'informazione e la formazione alle posture corrette durante la
movimentazione.
L’inalazione di vapori
degli acidi presenti negli accumulatori elettrici viene limitata effettuando la
ricarica in locale separato adeguatamente aerato. Se l’aerazione naturale non è
sufficiente è necessario un sistema di aspirazione.
Altrimenti può essere
utilizzato per la ricarica un apparecchio chiuso posto sotto aspirazione.
Per evitare il
contatto degli acidi con la pelle, durante le operazioni di movimentazione per
la sostituzione delle batterie, i tappi devono essere chiusi e i lavoratori
devono indossare guanti antiacido. L’aggiunta dell’acqua demineralizzata agli
elementi delle batterie può avvenire tramite un sistema automatico, con valvola
di ritegno che eviti la fuoriuscita della soluzione acida.
Deve essere presente
il cartello di segnalazione del pericolo da sostanze corrosive e la
prescrizione all'uso dei guanti di protezione.
Per ridurre i rischi
di incendio-esplosione è necessario effettuare la ricarica in locale separato
dai restanti locali di lavoro, adeguatamente aerato, dotato di impianto
elettrico idoneo in base alla classificazione degli ambienti ai sensi della
norma CEI 64-2, tale da non essere causa di innesco. È opportuno che in tale
locale non siano presenti altri materiali infiammabili.
La protezione
antincendio deve prevedere la presenza almeno di estintori a polvere, del tipo
omologato. Nei casi a rischio più elevato può essere opportuno installare un
impianto di spegnimento automatico (ad esempio del tipo a CO2).
Deve essere vietato
fumare e utilizzare fiamme libere. I divieti devono essere segnalati con
appositi cartelli.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata in quanto esistono aziende specializzate che svolgono esclusivamente
le operazioni di "elettrauto".
In genere non viene
appaltata l'operazione di ricarica delle batterie.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
Art. 19 “Separazione del locali nocivi” D.P.R. n. 303 del 19.03.1956.
-
Art. 20 “Difesa dell’aria dagli inquinamenti con
prodotti nocivi” D.P.R. n. 303/56.
-
Art. 303 “Accumulatori elettrici” D.P.R. n.547 del 27.04.1955.
-
L. 475/88
-
Deliberazione Comitato interministeriale 27
luglio 1984
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
Sversamenti di acido solforico e contaminazione del suolo
con piombo.
La batteria al piombo
esausta è pericolosa per l'uomo e per
l'ambiente perché contiene il 60-65% in peso di piombo e il 20-25% di acido
solforico diluito. Il piombo interferisce sui processi biochimici vitali e la
sua azione attacca fegato, sistema nervoso ed apparato riproduttivo, l'acido
solforico provoca ustioni e contamina le acque.
In attesa dell'arrivo
del raccoglitore incaricato COBAT, le batterie esauste vanno depositate
temporaneamente in contenitori mobili dotati delle seguenti caratteristiche
(deliberazione Comitato interministeriale 27 luglio 1984):
·
idonee chiusure per impedire la fuoriuscita del
contenuto;
·
accessori e dispositivi atti ad effettuare in
condizioni di sicurezza le operazioni di riempimento e svuotamento;
·
maniglie per rendere sicure ed agevoli le
operazioni di movimentazione;
·
sponde superiori di almeno 20 cm dall’altezza
massima dell’accumulo ivi previsto;
·
contrassegno con etichetta o targa visibili,
apposte sui recipienti stessi o collocate nelle aree di stoccaggio;
·
i recipienti che hanno contenuto le batterie e
non reimpiegati per gli stessi tipi di rifiuti, devono essere sottoposti a
trattamenti di bonifica appropriati ai nuovi usi. Non possono però essere mai
utilizzati per contenere prodotti alimentari.
Produzione di rifiuti
Batterie
(accumulatori al piombo): Non devono essere disperse nell'ambiente ma, in
attesa del prelievo da parte dei raccoglitori COBAT (Consorzio Obbligatorio
Batterie al Piombo Esauste e Rifiuti Piombosi), devono essere stoccate con ogni
cautela. La parte residua, rappresentata da plastica, incide sull'inquinamento
visivo.
Il riciclaggio delle
batterie esauste è conveniente perché il piombo, anche se pericoloso, è prezioso, soprattutto per l'Italia che è
costretta ad importarlo. Gettare la batteria al piombo esausta in discarica
significa perdere risorse economiche ed esporre il territorio al pericolo di
possibili dispersioni da liscivazione o percolazione. Con il riciclaggio della
batteria, invece non solo si preservano acqua, aria e suolo (e quindi la
popolazione) dal "pericolo piombo", ma si contribuisce anche al
risparmio energetico quando, producendo piombo secondario, si riduce la
richiesta di energia necessaria per lavorare il minerale necessario per il
piombo primario.
Per i piccoli
stoccaggi (depositi temporanei) non è necessaria l’autorizzazione regionale
purché siano rispettate le seguenti condizioni (Art. 6, comma 1, lett. m) del
Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22, supplemento ordinario n. 33 alla
G.U. n. 38 del 15 febbraio 1997:
·
il deposito temporaneo avvenga nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti
(officina);
·
assenza nei rifiuti di policlorodibenzodiossine,
policlorodibenzofurani, policlorodibenzofenoli in quantità non superiore a 2,5
parti per milione (ppm), policlorobifenili e policlorotrifenili in quantità
superiori ai 25 ppm;
·
il deposito temporaneo non deve superare i 10
metri cubi ; (in caso di superamento di tale soglia, la rimozione va
effettuata almeno ogni 2 mesi);
·
siano rispettate le regole sui contenitori.
Della sussistenza di
tali condizioni, va data notizia alla Provincia su carta intestata
dell’impresa.
Rifiuti individuati dal C.E.R |
Codice C.E.R |
Classificazione |
Note |
Accumulatori al piombo |
160601 |
Pericoloso |
|
INTERVENTI SULL'IMPIANTO DI
CLIMATIZZAZIONE
DESCRIZIONE DELLA FASE
Viene effettuata la
periodica ricarica del gas contenuto nell'impianto di climatizzazione del
veicolo.
In caso di interventi di
manutenzione sull'impianto, ad esempio per la sostituzione di tubi, viene
preventivamente effettuato lo svuotamento del circuito tramite un apposito
apparecchio che viene poi utilizzato anche per la successiva ricarica.
Il gas utilizzato
nell'impianto è generalmente 1,1,1,2 Tetrafluoroetano.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Apparecchio per
carica/scarica dell'impianto di climatizzazione
Bombole contenenti il
gas per l'impianto di climatizzazione
Si tratta di bombole
in acciaio di forma similare a quelle utilizzate per il gas di uso domestico.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a gas di 1,1,1,2 Tetrafluoroetano
Durante gli interventi
di manutenzione sull'impianto possono avvenire dispersioni accidentali di gas
nell'ambiente di lavoro.
Utilizzo di
bombole a pressione
Le bombole contenenti il gas 1,1,1,2
tetrafluoroetano a pressione costituiscono un pericolo in quanto possono
esplodere per effetto della pressione del gas stesso in esse contenuto.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'esposizione a
1,1,1,2 Tetrafluoroetano può provocare vertigini, narcosi. In alta
concentrazione può provocare asfissia.
Per maggiori
informazioni su questo prodotto si può consultare la rivista monografica sul
1,1,1,2 Tetrafluoroetano della Organizzazione Mondiale della Sanità:
"Concise International Chemical Assessment Document n.11 - IPCS
(International Program on Chemical Safety) - W.H.O."
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre il rischio
di esplosione, le bombole contenenti il gas 1,1,1,2 tetrafluoroetano a pressione
devono essere stoccate correttamente, in ambiente separato, aerato, non
soleggiato, tenute lontano da fonti di calore. Devono essere prese le
precauzioni necessarie ad evitare la dispersione del gas nell'ambiente di
lavoro. In caso di dispersione accidentale, gli addetti devono poter disporre
di idonei mezzi per la protezione delle vie respiratorie.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata a ditta esterna.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
IMPATTO ESTERNO
Può avvenire il
rilascio accidentale in atmosfera del gas 1,1,1,2 tetrafluoroetano.
INTERVENTI SU CARBURATORI, INIETTORI E
POMPE DI ALIMENTAZIONE.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Le pompe di iniezione
e gli iniettori dei motori a benzina e diesel possono necessitare di pulizia
periodica e taratura in conformità alle specifiche del costruttore.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Macchina per la
taratura delle pompe a iniezione diesel.
Si tratta di un
macchinario sul quale viene montata la pompa di iniezione e che permette
l'analisi del suo funzionamento attraverso la misura della quantità di gasolio
che viene iniettata. Per la prova non viene utilizzato gasolio ma un apposito
liquido oleoso. L'albero della pompa viene posto in rotazione dal macchinario
simulando così il funzionamento del motore dell'autoveicolo. La pompa è
collegata tramite tubicini metallici agli iniettori di bordo del macchinario
che simulano quelli dell'autoveicolo i quali, attraverso tubicini di gomma,
iniettano il liquido in contenitori cilindrici trasparenti dotati di scala
graduata. Il piano della macchina è costituito da una griglia fine per il
recupero a ciclo chiuso del liquido che necessita di essere sostituito
periodicamente (ad esempio una volta l'anno, a seconda del numero di ore di
funzionamento della macchina). La temperatura di funzionamento del circuito del
liquido è circa la temperatura ambientale.
Macchina per la prova
degli iniettori diesel.
Si tratta di una macchina
da azionamento manuale sulla quale viene montato l'iniettore. Per la prova
viene utilizzato un apposito liquido oleoso in sostituzione del gasolio. Il
liquido viene spruzzato entro una camera dotata di aspirazione.
Apparecchio per la
pulizia ad ultrasuoni e prova degli iniettori benzina.
Il metodo per la prova
è analogo al precedente. La pulizia avviene in una vaschetta nella quale è
presente acqua e tensioattivi con la sorgente di ultrasuoni per rimuovere le
incrostazioni.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a rumore
La macchina per la
taratura delle pompe produce un rumore significativo, sia per il movimento del
motore elettrico che pone in rotazione l'albero della pompa, sia per il
funzionamento degli iniettori.
Lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento
La parte rotante della
macchina per la taratura delle pompe può essere causa di presa e trascinamento.
Esposizione a spruzzi di liquido per la prova delle pompe
Durante lo smontaggio
della pompa dal macchinario di prova, a causa della pressione residua nel
circuito, può avvenire la proiezioni di spruzzi che possono investire
l'addetto.
Esposizione a aerosol di liquido per la prova delle pompe
Durante lo spruzzo da
parte dell'iniettore del liquido nella camera dell'apparecchio di prova, si può
avere la diffusione dell'aerosol del liquido stesso nell'ambiente circostante
con conseguente esposizione dell'addetto.
Manipolazione di liquido per la prova delle pompe
Durante il montaggio,
smontaggio e manipolazione di pompe e iniettori, e durante la sostituzione del
liquido oleoso del macchinario, l'addetto può essere esposto a contatto cutaneo
con il liquido stesso.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'esposizione a rumore
può causare danni uditivi ed extrauditivi.
In caso di presa e trascinamento
da parte dell'organo rotante del macchinario di prova delle pompe di iniezione
può causare lesioni traumatiche.
Gli schizzi del
liquido oleoso per la prova delle pompe possono causare irritazione agli occhi.
L'inalazione di
aerosol del liquido oleoso per la prova degli iniettori può causare irritazione
delle vie respiratorie.
Il liquido oleoso
utilizzato per la taratura delle pompe e la prova degli iniettori a contatto
con la pelle può provocare irritazione.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Il macchinario per la
prova degli iniettori deve essere scelto del tipo meno rumoroso, e l'addetto
deve indossare D.P.I. per la protezione dell'udito (tappi, cuffie). Il
macchinario deve essere posto in ambiente separato e insonorizzato per evitare
la propagazione del rumore negli altri ambienti di lavoro dove altri addetti
potrebbero subire una esposizione indiretta.
La parte rotante del
macchinario di prova delle pompe deve essere perfettamente liscia e non
presentare parti sporgenti che potrebbero essere causa di presa e
trascinamento. L'addetto deve evitare di indossare indumenti a manica larga che
potrebbero impigliarsi.
L'addetto al
macchinario di prova delle pompe deve indossare D.P.I. (guanti, occhiali,
tuta).
L'aspirazione della
macchina di prova degli iniettori deve essere efficiente ed accesa prima di
effettuare la prova. E' consigliabile anche l'utilizzo di D.P.I. (maschera) per
la protezione delle vie respiratorie.
Gli addetti devono
essere adeguatamente informati e formati.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs.277/91
-
D.Lgs. 626/94
-
D.Lgs. n. 22 del 1997 (Decreto Ronchi sulla
gestione dei rifiuti)
IMPATTO ESTERNO
Diffusione
di rumore
Derivante dalle macchine di prova delle pompe a
iniezione.
Sversamenti
sul suolo di liquidi inquinanti
Si possono verificare sversamenti del liquido
oleoso utilizzato nelle macchine di prova di pompe e iniettori, durante la
sostituzione.
Produzione
di rifiuti
Il liquido oleoso utilizzato nelle macchine di
prova di pompe e iniettori necessita di essere sostituito una volta diventato
esausto.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Talvolta, specie dopo
lavori eseguiti in carrozzeria, può essere necessario eseguire il montaggio
corretto dei collegamenti dell'airbag.
FATTORI DI RISCHIO
Lavoro in prossimità di prodotti esplosivi
In caso di procedure
sbagliate o di urto accidentale della centralina (che si trova nel canale
centrale dell'abitacolo dei veicolo) può avvenire l'attivazione della carica
esplosiva che provoca l'apertura dell'airbag.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
In caso avvenga
l'esplosione dell'airbag mentre si trova nell'abitacolo del veicolo, l'addetto
può riportare danni agli occhi.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
In caso l'airbag debba
essere rimosso, deve essere custodito in un apposito armadio metallico chiuso a
chiave, recante apposita cartellonistica.
Deve essere
predisposto un lavaocchi di emergenza.
APPALTI ESTERNI
Questa fase può non
essere effettuata da tutte le autofficine.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
LAVAGGIO PEZZI DI MOTORI E CARBURATORI,
DECAPAGGIO.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Il lavaggio dei pezzi
di carburatori e motori, sporchi di grasso e di olio lubrificante, viene
effettuato utilizzando come solventi: benzina, gasolio, cherosene,
percloroetilene e tricloroetilene.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Vasche di lavaggio dei
pezzi
FATTORI DI RISCHIO
Manipolazione ed esposizione a vapori di solventi e
carburanti.
I solventi ed i
carburanti sopra elencati utilizzati come sgrassanti possono essere assorbiti
per contatto cutaneo o per inalazione.
Talvolta benzina,
gasolio e cherosene venivano usati anche per lavarsi le mani, naturalmente
questa pratica è vietata.
Si possono verificare
incendi-esplosioni.
Manipolazione parti meccaniche sporche di oli e grassi.
La manipolazione di
oggetti sporchi di grasso e di oli minerali comporta l'esposizione per contatto
cutaneo a tali prodotti chimici.
Movimentazione manuale dei carichi
E' dovuto al trasporto
dei pezzi da pulire, i quali sono scivolosi e pertanto possono facilmente
cadere e colpire i piedi dell'addetto. Il peso degli oggetti è variabile.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
Tutti o quasi i
prodotti petroliferi, a contatto con la pelle, possono determinare dermatiti ed
eczema, specie per contatto prolungato. Le lesioni cutanee che si producono per
contatto, dovute alla perdita di grasso, sono dette "scabbie da petrolio"
ed i lavoratori lamentano pelle secca, ragadi, prurito.
Per via inalatoria le
benzine esplicano un'azione tossica generale per il loro potere solvente sui
grassi. Azione tossica che è più spiccata per il sistema nervoso e l'apparato
polmonare. Uno dei componenti della benzina è l'esano che per inalazione può
provocare cefalea, vertigini, anoressia, vomito e successivamente una
sintomatologia nervosa. L'intossicazione cronica può provocare polineuropatie
sensitivo-motorie. La benzina per auto è inoltre contaminata da benzolo e
contiene piombo come anti-detonante. Da studi francesi sull'esposizione dei
meccanici a questo fattore di rischio, si è evidenziato un eccesso di leucemie
rispetto alla media della popolazione.
L'inalazione di vapori
di gasolio, secondo alcuni studi, può provocare gastriti, gastroduodeniti
croniche ipercloridriche e successive lesioni ulcerative.
L'esposizione a
percloroetilene e tricloroetilene può causare irritazione delle mucose e
narcosi. L'intossicazione acuta può essere causa di cefalea, nausea, vomito,
sonnolenza, coma. L'intossicazione cronica si manifesta con dermatiti, eczema,
danni epatici, disturbi nervosi, sonnolenza.
Il contatto cutaneo
con oli minerali può determinare danni di tipo acuto (allergie, dermatiti) e di
tipo cronico (tumori), oltre al disagio psicologico per le mani sempre sporche.
Per maggiori dettagli
si veda il paragrafo sulla fase lavorativa di sostituzione dell'olio degli
autoveicoli.
Durante la movimentazione
di parti meccaniche pesanti, gli addetti possono riportare lesioni traumatiche
a carico del piede per caduta, e a seconda del peso da movimentare, si possono
determinare danni al rachide e disturbi all'apparato muscolo-scheletrico.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Nel caso vengano
utilizzati solventi organici volatili e infiammabili, l'apparecchio di lavaggio
deve essere dotato di aspirazione localizzata, l'impianto elettrico deve essere
idoneo alla pericolosità del luogo ove è installato secondo la classificazione
CEI, deve essere vietato e segnalato di fumare ed utilizzare fiamme libere,
devono essere presenti presidi antincendio (estintori, ecc…).
E' comunque
consigliato l'impiego di solventi non infiammabili.
Per evitare il
contatto con oli minerali devono essere utilizzati guanti di gomma e indumenti
adeguati. I guanti normalmente utilizzati sono molto aderenti alle mani e
garantiscono una buona sensibilità, essi però non sono idonei al contatto con
la benzina per la quale è necessario indossare guanti in gomma del tipo più
resistente.
Per ridurre i rischi
da movimentazione manuale possono essere utilizzati ausili per la
movimentazione (carrellini, ecc…). Gli addetti devono indossare scarpe di
sicurezza dotate di punta rinforzata.
APPALTI ESTERNI
Questa fase in genere
non viene appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 626/94
-
D.Lgs. n. 22 del 1997 (Decreto Ronchi sulla
gestione dei rifiuti)
IMPATTO ESTERNO
Sversamenti sul suolo
Scarichi idrici
Produzione di rifiuti
AGGIUSTAGGIO, SALDATURA, LAVORAZIONI
MECCANICHE ALLE MACCHINE UTENSILI.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Possono essere
necessarie piccole riparazioni meccaniche alle macchine utensili. In genere possono
essere presenti al più trapani a colonna, mole fisse e torni. Comunque
l'utilizzo di queste macchine è limitato e saltuario.
Possono essere
eseguiti lavori di saldatura per staffe di sostegno di varie parti
(ammortizzatori, ecc…). Sulle macchine più vecchie, non protette da vernici
anticorrosive, potevano rendersi necessarie anche saldature di rinforzo sul
telaio.
Inoltre possono essere
effettuate saldature per la riparazione di tubi di scappamento e marmitte.
Quest'ultima operazione può essere appaltata a ditte esterne, in quanto
esistono ditte specializzate che effettuano esclusivamente la riparazione delle
marmitte.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Tornio
Si tratta di una
macchina a funzionamento elettrico, dotata di un mandrino rotante sul quale viene
fissato il pezzo che viene lavorato con asportazione di truciolo tramite
utensili in acciaio montati su una torretta mobile ad azionamento manuale.
Trapano a colonna
Si tratta di un
trapano verticale dotato di un sistema a cinghia per la regolazione della
velocità, ad azionamento manuale e funzionamento elettrico.
Mola fissa a banco
Si tratta di una
macchina a funzionamento elettrico, dotata di dischi abrasivi rotanti ai quali
viene avvicinato manualmente il pezzo in lavorazione.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a fumi di saldatura
La saldatura autogena
espone a rischi di inalazione di ossido di carbonio, ozono, fumi metallici,
(ossido di ferro, zinco, piombo).
Si tenga presente che
comunque nelle attività del comparto, la saldatura è una operazione che viene
svolta saltuariamente, pertanto anche l'esposizione è limitata.
Esposizione a radiazioni non ionizzanti
La saldatura espone a
radiazioni infrarosse (IR) ed ultraviolette (UV).
Si tenga presente che comunque
nelle attività del comparto, la saldatura è una operazione che viene svolta
saltuariamente, pertanto anche l'esposizione è limitata.
Lavorazioni che possono proiettare di schegge incandescenti
La saldatura espone
alla proiezione di schegge incandescenti, con rischio per gli occhi.
Incendio - esplosione
Le schegge
incandescenti proiettate durante la saldatura possono raggiungere la benzina
(ad esempio per una piccola perdita) e dare quindi luogo ad un incendio che può
si può propagare rapidamente fino al serbatoio della benzina causando
l'esplosione del veicolo.
Se il quadro dell'auto
è acceso, potrebbe entrare in funzione la pompa della benzina dando luogo ad
eventuali perdite, magari proprio mentre l'addetto sta saldando.
Il rischio di
esplosione è notevole anche quando viene effettuata la riparazione di marmitte
e tubi di scappamento quando questi si trovano vicino ai tubi della benzina.
Questo rischio è inferiore nelle auto più recenti che montano marmitte
catalitiche in quanto, lavorando a temperature maggiori, i tubi di scappamento
e le marmitte sono lontani dai tubi della benzina. Inoltre è più difficile che
le marmitte catalitiche necessitino di riparazioni di saldatura.
L'esplosione di un
veicolo può provocare un incendio che si può propagare fino alle altre
autovetture presenti dando luogo ad ulteriori esplosioni.
Nella nostra zona sono
avvenuti incedenti di questo tipo.
Utilizzo di attrezzature elettriche portatili
La saldatura espone a
rischio di elettrocuzione.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
L'inalazione massiva
di gas e fumi di saldatura possono produrre casi di edema polmonare, bronchiti
croniche o enfisema bronco ostruttivo o determinare il quadro clinico del
"polmone del saldatore" dovuto a pneumoconiosi (siderosi) e
nell'azione irritante dei fumi di saldatura. Si possono inoltre verificare
disturbi dell'apparato digerente.
L'esposizione alle
radiazioni emesse durante la saldatura possono determinare a carico
dell'apparato visivo casi di foto traumatismo retinico con disturbi come la sensazione
luminosa che persiste anche se le palpebre sono chiuse o alterazioni croniche
come la "cataratta dei saldatori" dovuta ad energia radiante
(infrarossi nella saldatura autogena).
In caso di esplosione
di un autoveicolo, gli addetti possono riportare gravissime ustioni, lesioni
traumatiche e intossicazioni.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre
l'esposizione ai gas e fumi di saldatura è necessario utilizzare sistemi di
aspirazione localizzata, come ad esempio aspiratori portatili con tubo flessibile
per essere posizionati il più vicino possibile alla fonte di emissione.
D.P.I. per saldatura:
grembiule, guanti in cuoio o tessuto ignifugo, occhiali, visiere e maschere da
saldatore, manicotti, sovrascarpe in cuoio o tela ignifuga.
Per ridurre il rischio
di elettrocuzione durante la saldatura, gli apparecchi per saldatura elettrica
devono essere provvisti di interruttore omnipolare sul circuito primario di
derivazione della corrente elettrica. I cavi elettrici di alimentazione della
pinza devono essere provvisti di rivestimento isolante continuo adeguato alla
tensione ed appropriato ai fini della sua conservazione ed efficacia, alle
condizioni di temperatura ed umidità dell'ambiente e dell'usura meccanica.
Per ridurre il rischio
di esplosione durante la saldatura è necessario, prima di effettuare la
saldatura:
-
spegnere il motore e togliere la chiave dal
quadro.
-
assicurarsi che non ci siano perdite di benzina
da tubazioni, congiunzioni, ecc… e se ci sono eliminarle effettuando la relativa
riparazione.
-
circoscrivere la zona di operazione sistemando
intorno ad essa una protezione con materiale non infiammabile in modo da
evitare che schegge incandescenti delle scorie di saldatura possano raggiungere
parti infiammabili.
Gli addetti devono
essere informati e formati e l'impianto elettrico deve essere idoneo alla
classificazione di pericolosità del luogo secondo le norme CEI.
Per la protezione
dagli organi meccanici in movimento è necessario che gli addetti siano
adeguatamente informati e formati, le macchine siano dotate di dispositivo che
impedisca l'avviamento intempestivo in caso ritorni l'alimentazione elettrica
dopo che questa era venuta a mancare. In particolare:
Trapano a colonna:
deve essere dotato di ferma-pezzo, schermo protettivo in corrispondenza
dell'utensile e dispositivo di interblocco sul coperchio del variatore di giri.
Tornio:
il mandrino rotante deve essere protetto tramite una cuffia mobile dotata di
interblocco, che se la protezione è alzata non consenta l'avvio della macchina.
L'utensile deve essere protetto tramite schermo trasparente per evitare la
proiezione di schegge e consentire la visibilità della lavorazione. Deve essere
protetta anche la parte posteriore del tornio tramite uno schermo fisso. Deve
essere presente un sistema di frenatura del mandrino. Nel caso di messa in moto
a leva sporgente, deve essere presente il dispositivo che obblighi ad eseguire
la manovra di avviamento in due tempi, onde evitare avviamenti accidentali.
Mola fissa:
deve essere dotata di etichetta applicata all'incastellatura o cartellino se il
diametro della mola è inferiore a 50 mm, indicante tipo, qualità, diametro e
velocità massima di uso. La mola deve essere fissata al mandrino mediante due
flange di adeguata resistenza, di diametro uguali tra loro e non inferiore a un
terzo di quello della mola. I dischi rotanti devono essere protetti da robuste
cuffie metalliche circondanti la massima parte della mola, capace di resistere
all'urto dei frammenti di mola in caso di rottura. Il poggia pezzi deve essere
regolato ad una distanza non superiore a 2 mm per evitare il trascinamento del
pezzo in lavorazione. Deve essere dotata di schermi infrangibili per la
protezione dalla proiezione delle schegge. I lavoratori devono indossare D.P.I.
(occhiali, guanti).
APPALTI ESTERNI
Questa fase può essere
appaltata a ditte esterne.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.P.R. 303/56
-
D.P.R. 547/55
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 277/91
-
D.Lgs. 626/94
-
Legge 447/95 sulle emissioni di rumore
all'esterno delle autofficine.
IMPATTO ESTERNO
Diffusione di rumore
Rumore proveniente
dalle macchine utensili.
DESCRIZIONE DELLA FASE
In un autofficina
viene utilizzata aria compressa per alimentare le pistole avvitatrici, come monta
liquidi per gli oli minerali dai contenitori di raccolta, o per gonfiare
pneumatici.
ATTREZZATURE E
MACCHINE
Compressore
E' costituito da un
motore elettrico che azionare una pompa a pistone che ha la funzione di
comprimere l'aria immettendola in un serbatoio metallico a pressione.
FATTORI DI RISCHIO
Esposizione a rumore
Il compressore produce
un rumore considerevole.
Esplosione
Il serbatoio a
pressione di contenimento dell'aria compressa può esplodere per cedimento
strutturale.
DANNO ATTESO E
RILEVATO
Il rumore può causare
danni uditivi ed extrauditivi.
In caso di esplosione
del serbatoio con proiezione di parti metalliche, gli addetti possono riportare
lesioni traumatiche.
INTERVENTI
PREVENZIONISTICI
Per ridurre l'esposizione
al rumore, il compressore deve essere segregato tramite schermi fonoassorbenti
e fonoisolanti, dotato di valvole silenziate e possibilmente posto in locale
separato.
Nel caso di apparecchi
o recipienti a pressione, soggetti alle norme ex ANCC è obbligatoria la
denuncia ai fini del collaudo, al competente Dipartimento ISPESL. Le successive
visite periodiche faranno carico agli organi di vigilanza (Presidio
Multinazionale di Prevenzione, Settore impiantistico e Antinfortunistico).
APPALTI ESTERNI
Questa fase non viene
appaltata.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
Legge del 21.11.1972 “Norme di costruzione degli
apparecchi a pressione” (autorizza l’A.N.C.C. – oggi I.S.P.E.S.L. – ad emanare
norme e regolamenti tecnici).
-
Tit. IV, Capo XIII, Art. 167 "Compressori"
D.P.R. n.547 del 27.04.1955.
-
Tit. VI, Capo II, Art. 241 "Requisiti di
resistenza e di idoneità" D.P.R. n.547 del 27.04.1955.
-
Norme UNI EN 1012/1,
1012/2
-
D.Lgs. 493/86
-
D.Lgs. 277/91
-
D.Lgs. 626/94
-
Legge
447/95 sulle emissioni di rumore all'esterno delle autofficine.
IMPATTO ESTERNO
Diffusione di rumore
Il compressore può
essere causa di diffusione di rumore all'esterno.
COLLAUDO E PROVA IN ESTERNO DEGLI
AUTOVEICOLI.
DESCRIZIONE DELLA FASE
Una volta effettuate
le riparazioni necessarie, l'autoveicolo può essere provato in esterno da un
dall'addetto al collaudo. Nelle autofficine più grandi, il collaudatore svolge
solo questa specifica mansione.
Talvolta la prova del
veicolo in esterno viene effettuata anche prima degli interventi di riparazione,
ad esempio quando il Cliente denuncia di avere l'impressione che ci sia qualche
mal funzionamento o rumore irregolare.
In entrambi i casi il
collaudatore si pone alla guida del veicolo e lo prova su strada, talvolta con
accanto il Cliente.
FATTORI DI RISCHIO
Guida di autoveicoli
Il rischio principale
di questa fase è dovuto alla possibilità di rimanere coinvolti in incidenti
stradali.
Il rischio è aumentato
dal fatto che, per provare le prestazioni del veicolo, l'addetto guida spesso
in modo brusco e impulsivo sulle strade nei pressi dell'officina, le quali
nella maggior parte dei casi sono transitate dal normale traffico cittadino.
DANNO ATTESO
In caso di incidente
stradale l'addetto può riportare gravi lesioni traumatiche.
INTERVENTI PREVENZIONISTICI
Per le autofficine più
grandi che possono disporre di ampi spazi esterni, sarebbe auspicabile la
costruzione di apposite piste di collaudo. Comunque questa soluzione resta
impraticabile per la maggior parte delle autofficine cittadine, pertanto, per
ridurre il rischio di incidenti stradali, è fondamentale la formazione alla
prudenza dell'addetto, in particolare sul fatto che le strade cittadine non
possono essere considerate "piste di collaudo".
APPALTI ESTERNI
In genere questa fase
non viene appaltata in quanto è fondamentale nel rapporto di fiducia con il
Cliente.
RIFERIMENTI NORMATIVI
-
D.Lgs. 626/96