PROFILO DI RISCHI E SOLUZIONI
Ricerca realizzata da:
·
U.O. PISLL Azienda U.S.L. n° 3 Pistoia -
Zona Valdinievole
(M.
Ancillotti, G. Bianucci, A. Fedi, S. Bottaini)
NOTIZIE GENERALI
1.1
INTRODUZIONE
Questo
profilo di rischio è riferito a realtà produttive nelle quali è presente
l'intero ciclo produttivo del cartone ondulato.
L’industria
di trasformazione della carta costituisce un settore di rilevante importanza
commerciale e produttiva della nostra zona, come di altre zone della nostra
Regione che si sono caratterizzate storicamente per la produzione della carta.
Nella
redazione di questo profilo abbiamo tenuto conto prevalentemente dei risultati
del lavoro svolto nei confronti delle aziende del nostro territorio; nello
stesso tempo, però, abbiamo cercato anche di acquisire ulteriori elementi di
conoscenza presso il CEDIF- ARPAT di Firenze e la U.O. P.I.S.L.L. dell’Azienda U.S.L. n° 2 di Lucca
che già hanno lavorato su questa stessa materia.
Il
comparto Trasformazione della carta si articola in vari sottocomparti che per
il tipo di prodotto finale si possono cosi`
identificare: Scatolifci, Carta Igienica - Rotoli - Fazzoletti,
Sacchettifici, Tubi di cartone, Carte colorate e Nastri adesivi, Cartotecnica,
Cartone Ondulato.
Quest’ultimo
specifico sottocomparto comporta la sbobinatura di uno o più fogli di carta che vengono
opportunamente sagomati e incollati per produrre il cartone ondulato ad unico,
doppio o triplo foglio.
Nella
zona Valdinievole le aziende impegnate in questi tipi di produzione sono le
seguenti:
Tab.1.1
Sottocomparti |
Aziende 1-5 addetti |
Aziende 6-99 addetti |
Aziende >100 addetti |
Totale aziende |
Totale addetti |
Scatolifici |
7 |
7 |
0 |
14 |
139 |
Carta Ig.-Rotoli-Fazzoletti |
1 |
11 |
0 |
12 |
107 |
Sacchettifici |
3 |
2 |
0 |
5 |
39 |
Tubi cartone |
2 |
0 |
0 |
2 |
9 |
Carte color.-Nastri adesivi |
0 |
2 |
0 |
2 |
44 |
Cartotecnica |
5 |
1 |
2 |
8 |
418 |
Cartone Ondulato |
1 |
3 |
0 |
4 |
158 |
Totali |
19 |
26 |
2 |
47 |
914 |
A
completamento del suddetto quadro risultano ad oggi operanti in Valdinievole
anche 10 cartiere per complessivi 158 addetti.
Nel
territorio della U.S.L. 2 di Lucca operano nel comparto carta circa 150 aziende
per un totale di circa 5500 addetti.
Tali
imprese sono così suddivise in sottocomparti:
Tab.
1.2
Cartiere |
41,7% |
Produzione
cartone ondulato |
4,5% |
Trasformazione
carta e altre cartotecniche |
53,8% |
Le
Aziende in Lucchesia che producono cartone ondulato sono per lo più ditte di
grandi dimensioni, che includono anche la lavorazione del cartone ondulato per
la produzione di scatole. Tali aziende occupano circa 900 addetti, così
distribuiti :
Tab.
1.3
Aziende
di 6-99 addetti |
3 |
Aziende
> 100 addetti |
4 |
Complessivamente
nelle due aree della Valdinievole e della Lucchesia, il comparto della
produzione di cartone ondulato è quindi costituito da 11 aziende che occupano
circa 1058 lavoratori.
1.2
Dati relativi alla
produzione, ai consumi energetici e ai
rifiuti
La
produzione annuale nazionale di cartone ondulato, da dati raccolti presso l’Associazione
Industriali di Pistoia risulta essere stata nel 1997 pari a circa 4.435 milioni
di mq (di cui 2.364 milioni di mq di scatole) per un’ammontare complessivo di
2,7 milioni di tonnellate annue.
Nel
complesso nelle due zone viene realizzato più del 30% del cartone ondulato
prodotto in Italia.
Seguono
dati riferiti a due aziende della Valdinievole che hanno risposto alle
richieste relative avanzate dalla U.O. PISLL : sono quindi da considerare con
le dovute riserve riferite a tipologie produttive, specifiche scelte di
mercato, caratteristiche impiantistiche, ecc. delle singole aziende.
Tab.
1.4
|
Azienda A |
Azienda B |
CARTA materia prima
Quantitativi
min. max |
12.000 – 13.000 t./anno |
7.000 – 8.000 t./anno |
ACQUA |
1.100 Mc./anno |
1.700 Mc./anno |
ENERGIA
elettrica |
1.112.000 Kw anno |
440.000 Kw /anno |
METANO |
503.900 Mc. anno |
300.000 Mc./anno |
AMIDO DI MAIS Quantitativi
min. max |
370– 400 t./anno |
250 – 260 t./anno |
COLLA VINILICA
|
10
t./ anno
|
9
t./anno
|
INCHIOSTRI
Quantitativi
min. max |
13 – 15 t./anno |
7,7 – 8 t./anno |
FANGHI in uscita
|
140
t./anno
|
7 t./anno (essiccati) |
Circa
il traffico veicolare in entrata e in uscita dalle aziende, con relativo
impatto dello stesso sulla viabilità e sull'ambiente in genere dei territori
circostanti le aziende, si può considerare che mediamente le portate degli
automezzi in entrata e in uscita dagli insediamenti produttivi sono le
seguenti:
-
un autotreno in entrata porta mediamente 25-30
t. (circa) di carta
-
un autotreno in uscita porta mediamente 12.000-13.000 mq. (medio) di cartone
ondulato
Al fine di valutare i dati di cui sopra,
infine, occorre tener conto che, da indicazioni ricavate dall'Associazione
Nazionale Italiana Industrie grafiche cartotecniche e trasformatrici circa il
rapporto tra materie prime impiegate e prodotto finale, è risultato quanto
segue:
Onda Bassa: circa 500 gr. di carta + 9 gr. di amido per mq di
cartone ondulato
Onda Alta: circa 515 gr. + 15 gr. di amido per mq di cartone
ondulato
Onda Triplex: circa 819 gr. + 20 gr. di amido per mq di cartone
ondulato
Mediamente si può concludere che con 615
gr. di carta e 16 gr. di amido si produce 1 mq di cartone ondulato.
La successiva tabella riporta le stime
del traffico necessario all’andamento di medie aziende come quelle censite
nella nostra zona
Tab. 1.5
AZIENDA
|
Mezzi che trasportano materie prime
(all’anno) |
Mezzi
che trasportano prodotti finiti (all’anno) |
Mezzi
(al giorno) |
|||
Azienda V 1 |
||||||
Azienda V 2 |
||||||
Totale aziende Valdinievole |
Per quanto riguarda il numero dei mezzi
indicati in tabella, si deve tenere conto che ognuno di essi transita due
volte: una per l’andata e una per il ritorno, sullo stesso tratto stradale
(fig. 1.1).
Fig. 1.1 Valdinievole (PT): 4 aziende (di
cui una con due unità produttive)
Il trasporto delle materie prime e dei
prodotti finiti comporta quindi un consistente traffico di mezzi pesanti che
oltre ad aumentare vibrazioni, rumore ed emissioni di gas di scarico determina
notevoli problemi di viabilità, che può risultare inconciliabile con la rete
stradale secondaria attualmente utilizzata per raggiungere le industrie del
cartone ondulato.
1.3 Il fenomeno infortunistico
Nel
periodo 1992-97 in Valdinievole si sono verificati 107 infortuni nel
comparto «cartone ondulato» di cui, circa le modalità, 30 sono accaduti per
presa di parti del corpo da parte di macchinari o ingranaggi, 24 per movimentazione manuale di carichi e
53 per altre cause. Il calcolo dei principali
indici infortunistici
riferendosi alla zona Valdinievole ha dato i risultati riportati in
tabella seguente:
Tab.
1.6
Anno |
Tot.N. Infortuni |
Tot. Ore Lavorate |
I.F. |
I.G. |
D.M. |
1992 |
27 |
260.012 |
103.8 |
2.5 |
24.00 |
1993 |
23 |
240.258 |
95.7 |
1.4 |
14.43 |
1994 |
21 |
246.352 |
85.2 |
1.1 |
13.33 |
1995 |
16 |
227.903 |
70.2 |
1.6 |
23.25 |
1996 |
9 |
225.027 |
39.9 |
1.7 |
43.11 |
1997 |
11 |
222.924 |
49.3 |
2.9 |
58.09 |
1998 |
6 |
209.260 |
28.7 |
1.2 |
40.7 |
1999 |
13 |
199.929 |
65 |
1.8 |
27.8 |
2000* |
13° |
196.853 |
66 |
1.15 |
17.4 |
I.F.
= n° tot. inf./ n° tot. ore lav. anno x 1.000.000
I.G.
= n° tot. gg persi / n° tot. ore lav. anno x 1.000
D.M. = n° tot. gg
persi / n° tot. inf.
* i dati si riferiscono al periodo
01/01/2000-30/11/2000
° infortuni in itinere n°4
Dall’esame
della sopra riportata tabella risulta un calo positivo dell’indice di frequenza
fino al 1998 con una ripresa negli ultimi due anni di cui ancora non sono
chiari i motivi. Si nota tuttavia una conservazione dell’indice di gravità a
livelli elevati mentre la durata media ritorna sui livelli più bassi.
Per
quanto riguarda la provincia di Lucca si è registrato un calo notevole degli
indici di frequenza infortunistici negli anni ‘90 rispetto agli anni ‘80.
Tab.
1.7
Azienda |
I. F. anni 85-89 |
I. F. anni 91-93 |
Azienda
A |
99 |
90 |
Azienda
B |
162 |
79 |
Azienda
C |
152 |
65 |
In
Lucchesia da una indagine effettuata sugli infortuni sottoposti a inchiesta in
quanto di una certa gravità (prognosi iniziale Ê20 gg. oppure presenza di frattura o amputazione) negli anni
89-92 risulta la seguente situazione nel cartone ondulato:
Tab.
1.8
Modalità/ Fase produttiva |
Urti e scivolamenti |
Schiacciamento e tagli |
Contrasto tra/con rulli |
Cadute dall'alto |
Investimento da mezzi |
Totale infortuni |
Macchina ondulatrice |
2 |
5 |
3 |
_ |
1 |
11 |
Macchine prod. scatole |
3 |
3 |
1 |
_ |
_ |
7 |
Movimentazione dei carichi |
6 |
3 |
_ |
2 (1 mortale) |
2 |
13 |
Altre operazioni |
4 |
5 |
- |
1 |
- |
10 |
Totale |
15 |
16 |
4 |
3 (1 mortale) |
3 |
41 |
L'infortunio
mortale è avvenuto per caduta dall'alto del camion durante la legatura del
carico.
Nel
1997 il complesso degli infortuni avvenuti nelle aziende della U.S.L. 2 - Lucca
che producono cartone ondulato risulta così distribuito per gravità della
lesione e agente infortunistico:
Tab.
1.9
|
Infortuni
lievi |
Infortuni
gravi |
Totale |
Macchine |
17 |
7 |
24 |
Movimentaz.
meccanica |
6 |
1 |
7 |
Movimentaz.
manuale |
7 |
- |
7 |
Trincetto |
4 |
- |
4 |
Corpi
estranei occhi |
5 |
- |
5 |
Scivolamenti
e rulliere |
28 |
- |
28 |
TOTALI |
67 |
8 |
75 |
1.4 Le
malattie professionali
Dall’analisi
dei registri della U.O. Pisll
Valdinievole le malattie
professionali segnalate negli anni 1989-96 sono state 6 (sei) e in tutti i casi
si è trattato di ipoacusia
professionale da esposizione ad eccessivi livelli di rumorosità negli ambienti
di lavoro (nella maggior parte si trattava di addetti alla macchina continua
detta «ondulatore»).
Alla U.S.L. 2 di Lucca negli anni 95-97 sono pervenute, per tutto il comparto cartario, 95 denunce di malattia professionale, di cui 94 ipoacusie da rumore ed 1 malattia osteoarticolare.
2.1 GENERALITA`
E CLASSIFICAZIONE DELLE INDUSTRIE DEL
CARTONE ONDULATO
Nelle industrie del cartone ondulato la materia
prima è costituita dalla carta prodotta dalle cartiere sotto forma di bobine
molto pesanti e di notevoli dimensioni. Tali bobine vengono opportunamente inserite
sulla macchina ondulatrice o «macchina continua» che provvede allo svolgimento
progressivo e a velocità elevata delle bobine stesse con relativa sagomatura e accoppiamento dei vari
fogli che costituiscono il tipo di prodotto finito, che successivamente viene
stampato, sagomato, piegato e spillato come da richiesta del committente.
2.2 DESCRIZIONE DEL CICLO LAVORATIVO DEL CARTONE
ONDULATO
Il diagramma a blocchi delle lavorazioni del
cartone ondulato può essere schematizzato come nella figura seguente:
Fig. 2.1
FANGHI
ACQUA DEPURATA
La bobina di carta è costituita da un foglio
avvolto su una “anima” di cartone pressato avente diametro pari a 10 cm.. Le
bobine sono pesanti (mediamente si tratta di pesi da 1,5 t. a 2,5 t.) e di
notevoli dimensioni (con diametro da 125 cm. a 150 cm. e lunghezza da 196 cm. a
260 cm.).Le bobine vengono scaricate dai mezzi di trasporto in arrivo al cartonificio mediante impiego di carri-ponte o di carrelli elevatori
(muletti). Questi ultimi sono per lo più a trazione diesel, dato il peso e le
dimensioni notevoli dei carichi che
devono spostare ad altezze anche consistenti. Le bobine vengono immagazzinate
mediante accatastamento orizzontale o verticale.
Poi,
di volta in volta, ciascuna bobina viene presa, sollevata e trasportata,
mediante i medesimi apparecchi di sollevamento, oppure negli impianti più
moderni tramite robot, fino alla macchina ondulatrice la quale costituisce il
punto centrale di tutto il processo produttivo del cartone ondulato.
Una
volta giunta alla macchina ondulatrice, ogni bobina viene meccanicamente sollevata e collocata in appositi
dispositivi automatici per lo sbobinamento mediante trascinamento del foglio continuo di carta.
All'interno
di questa macchina è previsto il passaggio del foglio continuo attraverso
gruppi ondulatori, che producono sulla carta una opportuna e precisa
sagomatura. Il prodotto finale è dato dai vari fogli continui, ondulati e non,
incollati tra loro.
Queste
operazioni avvengono previo riscaldamento
e contemporaneo condizionamento
della temperatura dei fogli tramite scorrimento su cilindri riscaldati mediante
getti a pressione di vapore acqueo.
La
produzione del vapore avviene
mediante centrali termiche poste in locali appositi. L'acqua utilizzata
nell'impianto termico viene prima sottoposta ad un processo di demineralizzazione. Anche la preparazione dei collanti utilizzati nella macchina continua avviene in locali
separati.
All'uscita
della macchina continua ondulatrice si ottengono fogli di cartone ondulato.
Questi vengono posti nel magazzino dei prodotti semilavorati dove possono
essere legati mediante una pressa
reggettatrice per essere spediti ai committenti esterni, oppure essere
avviati alle lavorazioni successive all'interno dello stesso stabilimento
produttivo. In quest'ultimo caso, i fogli di cartone ottenuti dalla macchina
continua ondulatrice vengono trasformati in scatole sulle quali sono stampate
diciture, immagini, avvertenze e così via, sulla base delle esigenze del
committente.
L'ottenimento
della scatola a partire dal foglio di cartone ondulato prevede l'utilizzo delle
seguenti macchine: la printer-slotter
taglia e stampa il prodotto; la piega-incolla
piega e incolla il cartone tagliato e stampato; se l'operazione di
printer-slotter e di piega-incolla avviene in linea senza soluzione di
continuità, il complesso prende il nome case-maker.
Talvolta possono essere impiegate, in linea con il printer-slotter o
separatamente, le macchine cucitrici a punti metallici.
Le
macchine fustellatrici effettuano
operazioni di taglio, cordonatura, perforazione e stampa. La fustellatura è
richiesta sia per la fabbricazione di scatole di forma irregolare che per
quelle che necessitano di più ridotte tolleranze nelle dimensioni per essere
assemblate in macchine automatiche. Il procedimento di stampa che avviene all'interno delle suddette macchine può essere
di tipo "tipografico" oppure "flessografico". Con le
macchine suddette si ottengono scatole in forma aperta piegata in piano, le
quali vengono raccolte una sull'altra e poi legate tramite la legatrice automatica. I gruppi di
scatole così legate vengono inviate al pallettizzatore
che le raccoglie e le dispone su pancali in legno; quindi la pressa reggettatrice lega il pancale
che talvolta passa da una fasciatrice
per avvolgerlo in un film plastico. Le scatole così imballate sui pancali sono
pronte per la spedizione al committente, pertanto vengono caricate su autotreni
tramite carrelli elevatori. Il carico di prodotto finito viene quindi sistemato
e coperto e l'autotreno è pronto per la partenza.
Capitolo 3
MAGAZZINO:
ANALISI DEI RISCHI E DELLE SOLUZIONI
3.1 DESCRIZIONE DELLA FASE
"IMMAGAZZINAMENTO"
In questa
fase, che è stata, per comodità riunita con altre analoghe che si ritrovano
lungo il ciclo produttivo ai vari livelli dello stesso, intermedio o finale, il
lavoro consiste nello spostamento per
lo più meccanicamente di materie prime, prodotti intermedi o prodotto finito,
con loro relativo accatastamento sul pavimento del locale adibito a tale scopo.
In nessun caso
si è riscontrato l’uso di scaffalature o simili che risulterebbero inadeguate
allo scopo.
Solo nel caso,
meno frequente, di spostamento di pesi relativamente più contenuti si procede
manualmente.
Gli autotreni
carichi di bobine vengono scaricati talvolta sui piazzali ed in altri casi
dentro il magazzino.
L'immagazzinamento
delle bobine avviene in alcuni casi in orizzontale su più strati ed in altri
casi in verticale, disponendo più bobine una sull'altra.
Dal reparto
produzione escono come prodotti semilavorati o finiti pancali di cartone che
vengono accatastati in pile verticali per essere poi spostati meccanicamente in
altre parti della fabbrica o caricati sopra autotreni per la spedizione.
3.2 DESCRIZIONE
ATTREZZATURE E MACCHINE NELLA FASE "IMMAGAZZINAMENTO"
In caso di
immagazzinamento verticale delle bobine tutta la relativa movimentazione
avviene con carrelli elevatori chiamati anche muletti generalmente a trazione diesel.
In caso di
immagazzinamento orizzontale delle
bobine la movimentazione all'interno del magazzino avviene mediante carroponte dotato di pinze a
pantografo.
Il carroponte
è costituito da un apparecchio di sollevamento
dotato di motori elettrici
collocati su una trave di movimento che scorre su appositi binari sistemati in
alto sopra colonne in cemento armato, e azionato da comandi "a
pulsantiera" manovrati da terra dall’addetto.
La movimentazione
dei pancali di cartoni all'uscita dalla produzione può avvenire mediante
rullovie dalle quali il pancale viene depositato su "trenini" su
rotaia a trazione elettrica e guida manuale che li portano al magazzino.
All'interno
del magazzino e per il carico sui camion la movimentazione avviene mediante
muletti generalmente elettrici, ma anche diesel.
Nel caso di
immagazzinamento orizzontale delle bobine ogni bobina della fila a terra deve
essere fermata tramite cunei
talvolta è presente un muretto di contenimento.
Un'altra
soluzione è costituita dall'utilizzo di paletti
che vengono infilati in appositi fori presenti nel pavimento e che possono
essere spostati a seconda delle quantità delle bobine accatastate.
La marcatura
CE è stata riscontrata solo nel caso di carrelli elevatori acquistati dalle
aziende dopo l'entrata in vigore del D.L.vo 459/94.
Questi
carrelli elevatori acquistati di recente sono per lo più a trazione elettrica
in conseguenza di specifiche prescrizioni impartite dall'organo di vigilanza
dell'Az. U.S.L. per quanto riguarda quelli impiegati all'interno dei magazzini.
Circa il parco
macchine della fase magazzino relativamente alle aziende della nostra zona è
stato riscontrato, salvo le eccezioni di cui sopra, un grado di vetustà
notevole dovuto anche alla relativa anzianità degli insediamenti produttivi.
3.3 FATTORI DI RISCHIO NELLA FASE
“IMMAGAZZINAMENTO”
Il rischio chimico fondamentale è rappresentato
dall’utilizzo di mezzi di sollevamento e trasporto a trazione diesel in
ambiente confinato con relativo rilascio nell’aria del luogo di lavoro di
particolato di idrocarburi incombusti, accompagnato da vari inquinanti gassosi
e non (NO2, formaldeide, monossido di azoto, anidride solforosa, monossido di
carbonio, idrocarburi alifatici e aromatici, sostanze organiche volatili). Il
rischio legato alla presenza di fumi di combustione dei motori diesel è
aggravato nel caso di accesso degli autotreni nei magazzini. Il problema
maggiore si ha quando l’autotreno riparte per lasciare il magazzino dopo che è
stato fermo per essere caricato o scaricato. Infatti all’avviamento può
accadere che l’autotreno resti all’interno del magazzino con il motore acceso
per il tempo necessario a scaldare il motore.
I
campionamenti di aria ambiente effettuati dalla U.O. PISLL Valdinievole hanno dato i seguenti risultati
:
0.13 – 2.20 |
|
0.17 – 0.33 |
La metodica
adottata per il campionamento delle polveri e del particolato (nerofumo) è
quella descritta dal metodo UNICHIM n° 271 (manuale n° 124) – determinazione
delle polveri atmosferiche con il metodo gravimetrico.
I particolati
aereodispersi sono stati raccolti su filtri a membrana in acetato di cellulosa
con porosità 0.8 micron e portafiltro in alluminio con diametro all’ingresso di
7 mm.. Sono state utilizzate per i campionamenti statici pompe TECORA Mod.
BRAVO M con portata nominale di 3 l/m per una velocità ottimale all’ingresso
del cono di captazione di ca. 1.1 m/sec ad un flusso costante per ca. 120 min..
I
campionamenti individuali sono stati invece effettuati con pompe personali a
compensazione automatica DU PONT Mod. ALPHA 1 con portata nominale 160 cc/min.
(velocità dell’aria 10 cm./sec. ca.) per una durata ciascuno di ca. 120 min.
con verifica della portata con il
metodo della bolla di sapone; la differenza tra le due misure prima e dopo il
campionamento è sempre rimasta al di sotto del 5% della portata nominale.
In tutti i
casi i prelievi sono stati eseguiti al termine del primo turno di lavoro, dalle
ore 10.30 alle ore 12.30 ca., in corrispondenza del periodo di massima attività
della macchina continua e dei carrelli elevatori. Le condizioni climatiche
esterne sono state buone in tutte le sessioni di campionamento. Le analisi sono
state effettuate presso l’ARPAT – Dipartimento Provinciale di Pistoia.
I carrelli
elevatori, inoltre, come la generalità delle macchine, necessitano di oli
minerali come lubrificanti degli organi meccanici.
Nel caso di
utilizzo di mezzi di sollevamento e trasporto a trazione elettrica provvisti di
accumulatori, questi devono essere periodicamente messi sotto carica.
Questa
operazione comporta il pericolo di rilascio di vapori acidi forti irritanti e
lesivi cui possono essere esposti i lavoratori. L’operazione di ricarica degli
accumulatori comporta anche il pericolo di incendio-esplosione. Infatti,
durante la ricarica, gli acidi forti contenuti nelle batterie tendono ad
evaporare sviluppando Idrogeno per elettrolisi: in assenza di idonea aerazione,
pertanto, si può arrivare ad un livello di saturazione ambientale che può
determinare la formazione di una miscela esplosiva.
Dati i
quantitativi elevati di carta e cartone immagazzinati esiste un rischio incendio che può estendersi a
tutta l’azienda. Nei casi di stoccaggi di bobine, o altro materiale cartaceo,
che si protraggono a lungo nel tempo possono avvenire reazioni di fermentazione
per un processo inizialmente anaerobico che può provocare un riscaldamento fino
a 50-60° C e a sua volta dare luogo a reazioni esotermiche di ossidazione della
carta, con conseguente possibilità di innesco di incendio.
Il rischio infortunistico è legato alle modalità di trasporto ed
immagazzinamento delle bobine.
L'immagazzinamento
verticale implica il rischio di caduta delle bobine per investimento delle pile
da parte dei mezzi di trasporto.
L'immagazzinamento
orizzontale implica il pericolo di scorrimento generale delle pila se non sono
adeguatamente fermate al piede con idonei dispositivi. In questo caso un altro
problema è costituito dall’eventuale presenza, tra le altre, di bobine di
diametro inferiore che possono determinare la precarietà della sistemazione con
relativa caduta all’esterno di una di queste, con pericolo di caduta sui
lavoratori. L’utilizzo incongruo dei carroponte comporta il rischio di caduta
dall’alto del carico sospeso. Generalmente vengono utilizzati carroponte con
ganasce del tipo a pantografo che stringono le bobine nel senso della loro
lunghezza. Il carroponte è predisposto per sollevare bobine di una certa
lunghezza prefissata; se invece si solleva una bobina di lunghezza inferiore,
questa può cadere perché le ganasce non riescono a stringerla sufficientemente.
Particolarmente
rilevante è il rischio di investimento da parte di "muletti" carichi.
Infatti in tali condizioni viene ridotta grandemente la visibilità anteriore
dal posto di guida : spesso, di conseguenza, si procede spesso a marcia
indietro, con aggravamento anche dell'impegno posturale dell'addetto.
Altro
fattore di rischio infortunistico di cui tenere il debito conto è legato
all’impiego di apparecchi di sollevamento quali i carri-ponte che devono essere
sottoposti a denuncia e visita preventiva da parte dell’ISPESL competente per
territorio, nonché a controlli
periodici da parte della Azienda U.S.L. al fine di verificarne le
condizioni di efficienza per quanto
riguarda i dispositivi meccanici e di
scorrimento, e da parte di apposito incaricato aziendale per la verifica
trimestrale delle funi metalliche impiegate per il sollevamento dei carichi da
registrare su apposito libretto.
Le
modalità di movimentazione tramite rullovie (con particolare riferimento al
prodotto finito) può implicare il rischio di scivolamenti, se gli addetti vi
camminano sopra. Inoltre, dato che le rullovie sono generalmente cariche con
stive di pancali e scorrono in modo parallelo fra di loro e perpendicolare alla
direzione del trenino, vi è il rischio di investimento da parte dei trenini, di
un operatore che si immetta all'improvviso nella corsia dello stesso. Qualora
per la legatura del carico sul camion sia necessaria la salita di un operatore,
esiste il pericolo di caduta dall'alto.
Un
problema di movimentazione manuale dei
carichi è costituito dalla operazione di sostituzione delle batterie dei muletti
o, comunque, da altre eventuali operazioni simili non svolte con l’ausilio di
attrezzature meccaniche.
Circa la stima
dei fattori di rischio presenti in questa fase si consideri che il numero di
addetti che operano nei magazzini (materie prime e prodotti finiti) è di 150 –
200 rispetto a ca. 1000 – 1100 lavoratori del comparto cartone ondulato.
3.4 DANNO ATTESO E RILEVATO NELLA FASE
“IMMAGAZZINAMENTO”
Gli
inquinanti derivati dalla combustione diesel possono essere causa di
irritazione delle mucose delle estremità cefaliche e delle vie aree, nonché di
broncopneumopatie di varia gravità. Le emissioni dei mezzi diesel sono stati
valutati come probabili cancerogeni per l'uomo (gruppo 2 A) dalla IARC (Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro) - Monografia n° 46 - Diesel and
Gasoline Engine Exhausts and some Nitroarenes, IARC, Lyon, France 1989.
I
vapori acidi che si possono liberare durante la ricarica delle batterie dei
carrelli a trazione elettrica possono provocare irritazione e ustione chimica
della cute e delle mucose con cui vengono in contatto.
Gli oli
minerali utilizzati come lubrificanti degli organi meccanici dei carrelli
elevatori, sono una classe di composti che possono presentare per i lavoratori
rischi di danni di tipo acuto (allergie, dermatiti) e di tipo cronico (tumori).
La IARC
suddivide gli oli in due grandi categorie:
-
non
severamente raffinati: classificati certamente cancerogeni per l’uomo (Gruppo
1).
-
severamente
raffinati: classificati tra le sostanze per le quali non è possibile esprimere
un giudizio di cancerogenicità (Gruppo 3).
L’Unione
Europea, invece, nel classificare i prodotti derivanti dal petrolio e dal
carbone (tra cui ovviamente gli oli minerali), ha seguito un diverso criterio
da quello della raffinazione “tal quale”. Le miscele di sostanze derivate dal
petrolio e dal carbone vengono considerate sostanze a cui è stato attribuito un
univoco numero di identificazione CAS ed un univoco numero di indice CE,
classificando ca. 600 sostanze come cancerogene (R45) a meno che il produttore
non possa dimostrare che contengono (D.P.R. n° 52/97):
-
meno dello
0.1% peso/peso di 1.3 – butadiene
-
meno dello
0.1% peso/peso di benzene
-
meno del 3%
di estratto Dmso (dimetilsolfossido) secondo la misurazione IP 346
-
meno dello
0.005% peso/peso di benzo (a) pirene;
oppure se il
produttore, conoscendo l’intero iter di raffinazione, può dimostrare che la
sostanza da cui il prodotto è derivato non è cancerogena.
Il
rischio infortuni da caduta o scorrimento di bobine immagazzinate può comportare
lesioni di particolare gravità a carico di lavoratori che risultassero da
queste schiacciati o investiti.
La
movimentazione meccanica mediante mezzi mobili di sollevamento e trasporto può
comportare contusioni, ferite e fratture di arti per ribaltamento o
investimento diretto da parte dei mezzi stessi e dei materiali sollevati o
trasportati, oppure distorsioni articolari accadute al lavoratore nello
scendere dal mezzo (sei casi complessivi nel quinquennio 1992-'96 in
Valdinievole).
Camminare
sulle rullovie (comportamento spesso riscontrato da parte dei lavoratori, per
quanto non corretto, né consentito dalla normativa vigente) può provocare
scivolamenti con eventuali distorsioni agli arti inferiori o altri danni a
carico della persona.
La
sistemazione e successiva copertura del carico del prodotto finito sul camion,
da parte del lavoratore che provveda manualmente a queste operazioni, può
provocare infortuni per caduta dall'alto (un caso mortale in Provincia di Lucca
dal 1989 ad oggi).
La
movimentazione manuale dei carichi, se presente, può comportare tra l'altro,
lesioni a carico del tratto dorso – lombare della colonna vertebrale del
soggetto.
3.5 GLI INTERVENTI NELLA FASE
“IMMAGAZZINAMENTO”
Il rischio derivante dalla combustione
diesel dei mezzi di sollevamento e trasporto è eliminato mediante impiego di
idonei muletti a trazione elettrica , mentre, è soltanto limitato dal fatto di
utilizzare carrelli elevatori provvisti di marmitta catalitica (valida per NO2
e CO) o ad acqua (valida per il particolato).Comunque, dovranno essere previste
idonei sistemi di ricambio dell'aria all'interno del magazzino. Il regime di
ventilazione nei magazzini deve essere progettato tenendo conto anche
dell'influenza del sistema di ventilazione dei locali attigui, onde evitare che
aria inquinata da fumi di combustione sia convogliata in altri locali.
In caso di accesso di autotreni
all'interno dei magazzini devono essere previsti sistemi di aspirazione dei gas
di scarico con relativo convogliamento verso l'esterno.
Il rischio derivato dalla ricarica degli
accumulatori elettrici è limitato dal fatto di procedere a questa operazione in
locale separato dai restanti locali di lavoro ed adeguatamente areato. Se l'areazione naturale non è sufficiente è
necessario un sistema di aspirazione.
Questo problema può essere limitato
mettendo sotto carica la batteria del muletto lasciandola a bordo del mezzo
stesso. In questo caso il carica batterie viene posto all'interno di un locale
apposito mentre il mezzo sosta sotto una tettoia nel piazzale in prossimità
della parete esterna del locale sulla quale siano state collocate prese e spine
per il collegamento elettrico; questa soluzione evita anche il problema della
movimentazione manuale dei carichi per la sostituzione delle batterie.
Per evitare il contatto degli acidi con
la pelle, durante le operazioni di movimentazione per la sostituzione delle
batterie i tappi devono essere chiusi e i lavoratori devono indossare guanti
antiacido.
L'aggiunta dell'acqua demineralizzata
agli elementi delle batterie può avvenire tramite un sistema automatico, con
valvola di ritegno che eviti la fuoriuscita della soluzione acida.
Il rischio infortuni da movimentazione
può essere limitato mediante idonea definizione e delimitazione delle vie di
transito dei mezzi, con relativa segnalazione acustica e luminosa del transito
stesso, nonché mediante opportuna distribuzione dei materiali. La eventuale
movimentazione manuale dei carichi può essere evitata mediante impiego di
opportuni ausili meccanici (es. sollevatori, carrelli motorizzati a catena,
nastri trasportatori, spingitori di bobine, ecc.).Nel caso della movimentazione
manuale occorre procedere ad opportuna valutazione del rischio in sede di
misure attuative del D.L.vo 626/94 (v. Titolo specifico). Il rischio infortuni
da movimentazione meccanica risulta inferiore in caso di adozione di mezzi
alternativi ai carrelli elevatori: rullovie, mezzi su rotaia, robot. Tali mezzi
infatti hanno dispositivi automatici di blocco in caso di intercettazione di
persone sul loro percorso. Il rischio infortunistico può, comunque, essere
limitato mediante:
·
pavimenti
privi di buche, sporgenze o sconnessioni;
·
percorsi
dei mezzi senza curve troppo strette, senza pendenze eccessive, preferibilmente
a senso unico, oppure ampi a sufficienza per il passaggio di due carrelli
caricati;
·
limitazione
delle interferenze fra i percorsi dei mezzi e quelli pedonali;
·
percorsi
pedonali e luoghi di stazionamento dei lavoratori protetti dal pericolo di
investimento da parte di materiali stivati;
·
protezione
delle uscite da locali o altri punti frequentati dai lavoratori, quando
incrociano i percorsi dei mezzi;
·
buona
illuminazione dei percorsi e tinteggiatura con colori chiari delle pareti dei
magazzini;
·
specchi
parabolici ove occorrenti;
·
segnalazione
e, se necessario, protezione di eventuali ostacoli sul percorso dei carrelli
elevatori;
·
individuazione
di zone di attraversamento delle linee di trasporto su binari che consentano il
passaggio delle persone senza pericoli di investimento;
·
organizzazione
spaziale e/o temporale del magazzino in modo da limitare al minimo le
interferenze fra il carico e lo scarico del magazzino stesso;
·
idonei
ancoraggi, funi ed imbracatura in tutti i casi in cui è necessario intervenire
in altezza (ad. Es. per la legatura del carico, o per interventi su stive di
prodotto finito);
·
bobine
immagazzinate orizzontalmente con fila a terra fermata al piede da cunei ad
ogni bobina e da paletti all'ultima fila;
·
stive di
bobine verticali di altezza tale da non pregiudicarne la stabilità;
·
i prodotti
in entrata devono riportare l'indicazione del loro peso in modo che l'addetto
possa verificare che il carrello ed il sistema di presa sia di adeguata
capacità;
·
dispositivi
acustici e luminosi di segnalazione di manovra dei mezzi;
·
mantenimento
della visibilità dal posto di guida dei mezzi mediante opportuno posizionamento
del carico trasportato;
·
preferenza
dell'acquisto di mezzi con pedaliera analoga a quella degli automezzi;
·
limitazione
della velocità dei mezzi in relazione alle caratteristiche del percorso, anche
con eventuali dispositivi regolabili che limitano la velocità;
·
eventuale
utilizzo di semafori per regolamentare l'ingresso dei camion nei magazzini;
·
dispositivi
di trattenuta del conducente al posto di guida dei muletti per eliminare il rischio di essere sbalzati fuori in caso
di ribaltamento;
·
protezione
degli organi di comando contro l'avviamento accidentale;
·
protezione
degli organi mobili mediante ripari fissi contro i rischi di cesoiamento e
schiacciamento;
·
protezione
del posto di guida contro il pericolo di investimento di corpi che possano
cadere dall'alto;
·
puntuale
informazione, formazione, ed addestramento dei lavoratori all'uso corretto e
sicuro dei mezzi nelle diverse condizioni di impiego;
·
regolare
manutenzione e periodica revisione del mezzo meccanico e delle sue varie
componenti.
Il rischio infortuni da caduta di carichi sospesi può essere limitato mediante la formazione degli addetti e la verifica preventiva e periodica (da parte dell'ISPESLL, delle ASL e del personale tecnico dell'azienda) delle apparecchiature nel loro insieme o di loro parti (es.funi).Gli esiti degli accertamenti vanno riportati sull'apposito registro tenuto dall'azienda. In particolare i carroponte devono essere sottoposti a denuncia e visita preventiva da parte dell'ISPESLL competente per territorio e a controlli periodici effettuati da parte della ASL al fine di verificarne le condizioni di efficienza per quanto riguarda i dispositivi meccanici e di scorrimento, e da parte di tecnici incaricati dall'azienda per la verifica trimestrale delle funi metalliche impiegate per il sollevamento dei carichi (da registrare sull'apposito libretto).
Il rischio esplosioni
e incendi è ridotto, innanzitutto, evitando giacenze prolungate delle bobine
nel magazzino e mantenendo una buona areazione dei locali. L'impianto elettrico
deve rispondere alle norme per gli ambienti a maggior rischio in caso di
incendio (CEI 64-8).
E' opportuno che le
strutture abbiano una idonea resistenza al fuoco (DPR n° 246 del 21/04/1943, Regolamento
di attuazione della direttiva 89/106/CEE relativa ai prodotti da costruzione e
successive modificazioni ed Eurocodici strutturali) e che il locale sia
provvisto di una adeguata areazione. La protezione antincendio deve prevedere
l'eventuale compartimentazione del locale (protezione passiva), la presenza di
rilevatori di incendio, di idranti e di estintori (protezione attiva).
In relazione ai volumi
di materiale combustibile e/o infiammabile detenuti ed alle modalità di
stoccaggio, dovrà essere prevista una idonea riserva d'acqua ed una rete idrica
antincendio, con impianto di spinta dotato di sistemi automatici alternativi di
alimentazione dell'energia elettrica (es. ENEL più generatore d'emergenza; ENEL
più motopompe) in relazione agli standard di affidabilità che devono essere
garantiti.
Anche l'operazione di
ricarica degli accumulatori dei carrelli a trazione elettrica comporta il
pericolo di incendio-esplosione. Infatti, durante la ricarica, gli acidi forti
contenuti nelle batterie tendono ad evaporare sviluppando idrogeno per
elettrolisi: in assenza di idonea areazione pertanto, si può arrivare ad un
livello di saturazione ambientale che può determinare la formazione di una
miscela esplosiva. Per ridurre i rischi conseguenti è necessario effettuare
questa operazione in locale separato dai restanti locali di lavoro
adeguatamente areato, dotato di impianto elettrico idoneo in base alla
classificazione degli ambienti ai sensi della norma CEI 64-2.E' opportuno che
in tale locale non siano presenti altri materiali infiammabili. La protezione
antincendio deve prevedere la presenza almeno di estintori a polvere del tipo
omologato. Nei casi a rischio più elevato può essere opportuno installare un
impianto di spegnimento automatico.
In generale il rischio
di esplosione ed incendio si previene mediante l' adozione delle misure
necessarie per l'ottenimento del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI) in
base alle prescrizioni impartite dai Vigili del Fuoco competenti per
territorio. E' inoltre necessaria la valutazione dettagliata del rischio
d'incendio in base a quanto previsto da D.M. del 10/03/1998.
I presidi antincendio
vanno obbligatoriamente verificati almeno una volta ogni sei mesi. Ciò deve
risultare da un apposito registro dei controlli periodici; tale registro deve
riportare anche tutte le verifiche e gli eventuali conseguenti interventi sugli
altri impianti e dispositivi di sicurezza presenti.
I locali devono essere
provvisti della segnaletica di sicurezza. E' infine necessaria una adeguata
informazione e formazione degli addetti e la organizzazione e formazione delle
squadre di emergenza. Nel caso in cui siano presenti più di dieci lavoratori è
obbligatorio il piano di evacuazione (con verifica annuale).
3.6
APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE “IMMAGAZZINAMENTO”
Non risulta
che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta esterna.
Occorre però precisare che gli automezzi per il carico e lo scarico delle merci
che entrano ed escono dai locali o dagli spazi destinati a magazzino possano
essere anche di proprietà di altre ditte, condotti da lavoratori subordinati
delle medesime, oppure da lavoratori autonomi autotrasportatori in proprio. Si
configura quindi in simili situazioni la possibilità concreta che lavoratori di
altre aziende si trovino esposti a rischi indicati nel paragrafo 3.3. In tali
casi tutti gli interventi considerati nel paragrafo 3.5 devono essere applicati
anche ai fini della salvaguardia dei lavoratori di altre aziende che entrano
nei magazzini per lo svolgimento di operazioni di carico e scarico merci. A
tale scopo occorrerà che l’azienda produttrice del cartone ondulato preveda
opportune modalità per informare preventivamente i suddetti lavoratori circa i
rischi presenti e relative procedure di sicurezza da adottare in ogni singolo
caso.
3.7
RIFERIMENTI
NORMATIVI
Rischio chimico
-
Titolo II,
art. 9 "Areazione dei luoghi di lavoro chiusi" e capo II "Difesa
dagli agenti nocivi" del D.P.R. del 19.03.1956 n° 303 "Norme generali
per l'igiene del lavoro".
-
Art. 3
"Misure generali di tutela" del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del Dirigente e del Preposto" del
D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994
-
Titolo VII
del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994
"Protezione da agenti cancerogeni".
-
Titolo VIII
Capo IV "Materie e prodotti asfissianti, irritanti, tossici e
infettanti" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Norma UNI
EN 626/1 del 30.09.1996 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine. Principi
e specifiche per i costruttori di macchine".
-
Norma UNI
EN 626/2 del 30.06.1997 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine.
Metodologia per la definizione delle procedure di verifica".
-
Norma
UNI EN 9293 del 01.11.1987
"Carrelli industriali semoventi. Scarico gas combusti".
Rischio
incendio
-
D.M. del
31.07.1934 "Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione,
l'immagazzinamento, l'impiego e la vendita di oli minerali, e per il trasporto
degli oli stessi ".
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione
incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
Art.4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera a) e q) del D. Lgs. del 626 del 19.09.1994.
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.19998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio
infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N°
475 del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio
del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario
mettere a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo VII
"Protezione da agenti cancerogeni", art. 66 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Lavoro
in postazioni sopraelevate
-
Art. 386
"Cinture di sicurezza" D.P.R. N° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
"Ambienti, posti di lavoro e di passaggio", Capo II artt. 16 e 17
D.P.R. N° 547 del 27.04.1955.
-
Norma UNI
EN 361 del 30.11.1993 "Dispositivi di protezione individuale contro le
cadute dall'alto. Imbracature per i corpo".
-
Norma UNI
EN 363 del 31.12.1993 "Dispositivi di protezione individuale contro le
cadute dall'alto. Sistemi di arresto caduta".
-
Norma UNI
EN 795 del 01.05.1998 " protezione contro le cadute dall'alto -
Dispositivi di ancoraggio Requisiti e prove".
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
UNI EN 1037
del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione dell'avviamento
inatteso".
-
UNI EN 982
del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza relativi
a sistemi e loro componenti per
trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
UNI EN 983
del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
3.8 IL RISCHIO
ESTERNO CONSEGUENTE LA FASE MAGAZZINO
I
principali fattori di impatto ambientale di questa fase lavorativa sono i
seguenti:
Traffico veicolare indotto
Il
traffico veicolare dei mezzi pesanti che trasportano le bobine di carta è di
notevole entità, e costituisce l'impatto significativo sulla viabilità locale
anche in relazione alla tipologia della rete stradale della zona. Il traffico
veicolare incide, oltre che sulla viabilità, anche sul rumore, vibrazioni e
qualità dell'aria, quest'ultima aggravata anche dalla circolazione dei carrelli
elevatori a trazione diesel (vedere pagine 4 e 5).
Emissioni in atmosfera
Si
tratta dell'emissioni dei mezzi a trazione diesel e delle emissioni dei vapori
degli acidi emessi durante la ricarica delle batterie. Le emissioni dei vapori
degli acidi delle batterie sono ritenute scarsamente significativa.
Produzione rifiuti
I
principali rifiuti prodotti in questa fase sono: gli oli esausti e le batterie
esauste dei carrelli elevatori. Tali rifiuti vengono ritirati dalle aziende
autorizzate al trasporto ed allo smaltimento.
Sversamenti di acidi sul
suolo
Esiste
la possibilità di rottura delle batterie durante la loro movimentazione con
conseguenti sversamenti delle soluzioni acide; sversamenti sono possibili anche
durante la ricarica delle batterie con relativo inquinamento del suolo.
Incendio ed esplosione
L'incendio-esplosione
del locali ricarica batterie può comportare danni strutturali interessanti
anche altre parti dell'edificio, oltre che la propagazione dell'incendio ai
locali limitrofi. In caso d'incendi delle bobine di carta, in considerazione
dell'elevato flusso termico generato, può esserci una significativa immissione
di gas inquinanti nell'aria (Ossido di carbonio, etc..). E' possibile la
propagazione dell'incendio anche ad edifici vicini.
Tabella Rischi e Soluzioni per la fase
«IMMAGAZZINAMENTO»
FATTORE DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Movimentazione
meccanica dei carichi |
Carri-ponte in movimento. |
Lesioni traumatiche anche gravi per investimento da carichi sospesi. |
Formazione D.P.I. (casco). Verifica preventiva e manutenzione periodica. |
Accesso dei camion nei magazzini. |
Lesioni traumatiche per investimento, collisione con altri mezzi. |
|
|
Carrelli elevatori in movimento. |
Lesioni traumatiche a carico di varie parti del corpo per investimento da carrelli elevatori. |
Accatastamento corretto delle bobine. Eliminare asperità del terreno e percorsi pericolosi. Corretto posizionamento del carico (es. sedile girevole e doppi comandi). Protezione degli organi di comando dall'azionamento accidentale. Delimitare e segnalare gli spazi di circolazione dei carrelli e dei pedoni. Segnalazione luminosa ed acustica dei mezzi in movimento. Formazione del carrellista. |
|
Lesioni traumatiche per ribaltamento del carrello elevatore. |
Garantire la trattenuta del carrellista in caso di ribaltamento (es. cintura di sicurezza abbinata a struttura di protezione). |
||
Lavoro in
prossimità di organi meccanici in movimento |
Organi meccanici del carrello elevatore. |
Lesioni temporanee e permanenti, per presa e trascinamento, taglio, amputazione, schiacciamento degli arti. |
Protezioni adeguate che rendano inaccessibili le parti meccaniche in movimento. Formazione addetti. |
FATTORE DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Manipolazione di
oli minerali |
Lubrificazione dei carrelli elevatori. |
Dermatiti allergiche ed irritative. |
Esame delle schede di sicurezza dei prodotti e utilizzo di oli severamente raffinati. Evitare l’imbrattamento ed utilizzare DPI (guanti, grembiuli, etc.). Formazione ed informazione. |
Movimentazione
manuale dei carichi |
Utilizzo di transpallet manuali e rotolamento manuale delle bobine. |
Osteoartropatie. Lesioni muscolo-scheletriche al rachide ed arti. Disturbi soggettivi: dolori al rachide in seguito a sforzi o torsioni. |
Utilizzo di ausili meccanici. Ricarica batterie a bordo dei muletti. Valutazione del rischio e organizzazione del lavoro. Formazione ed informazione. |
Sostituzione degli accumulatori elettrici dei muletti. |
|||
Esposizione a
prodotti della combustione diesel. |
Particolato e gas emessi dalle marmitte dei carrelli elevatori a trazione diesel: particolato da idrocarburi incombusti (nerofumo e materiale corpuscolato, stima: 0,13¸2,20 mg/m3 di polveri totali), ossidi di azoto e di zolfo (NO, NO2, SO2), ossido di carbonio (CO), sostanze organiche volatile (S.O.V.)tra le quali formaldeide (HCHO), idrocarburi aromatici e alifatici. |
Disturbi soggettivi: irritazione congiuntive oculari e vie respiratorie. |
All’interno dei locali utilizzare preferibilmente carrelli elevatori a trazione elettrica. Per i carrelli diesel, in attesa della sostituzione, adottare marmitte catalitiche o simili con rigorosa manutenzione. Aerazione naturale e forzata nei locali. Informazione e formazione degli addetti. |
Possibili danni per esposizioni prolungate: broncopneumopatie, ossicarbonismo (in caso di scarsa areazione); sindrome irritativa delle estremità cefaliche; asma bronchiale; emopatie; epatopatie; neuropatie; nefropatie; miocardiopatie; dermatiti; S.B.S. (sindrome dell’edificio malato); probabile cancerogeno. |
FATTORE DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione ad
acidi di accumulatori elettrici. |
Sostituzione e ricarica degli accumulatori elettrici dei muletti. |
Lesioni irritative e ustioni di cute e mucose, temporanee e permanenti. |
Aerazione / aspirazione dei locali dove avviene la ricarica degli accumulatori elettrici. Ricarica in locali separati. Sistema dotato di valvola di ritegno per l’aggiunta dell’acqua demineralizzata delle batterie. Utilizzo di guanti antiacido. Formazione ed informazione. |
Incendio-esplosione |
Deposito di carta e cartone (elevato carico di incendio). |
Gravi ustioni, lesioni traumatiche, intossicazioni. |
Stoccaggio separato da materiali infiammabili, compartimentazione, predisporre e segnalare vie di fuga ed uscite di emergenza. Adeguati mezzi di estinzione. Impianto elettrico a norma. Ottenimento del CPI. Valutazione del rischio, piano di sicurezza-evacuazione. Formazione ed informazione. Organizzazione squadre di emergenza. |
Ricarica degli accumulatori elettrici. |
Ricarica degli accumulatori in locali separati, aerati. Formazione ed informazione. Impianto elettrico a norma. Ottenimento del CPI. |
Capitolo 4
MACCHINA CONTINUA:
ANALISI DEI RISCHI E DELLE SOLUZIONI
4.1 DESCRIZIONE DELLA FASE «MACCHINA CONTINUA»
Questa fase
rappresenta la linea fondamentale per la produzione del cartone ondulato ed è
caratterizzata dalla operatività della «macchina continua» detta anche
«ondulatore» e di altre macchine ad essa collegate o comunque riferite. La
macchina continua ondulatrice deve essere periodicamente alimentata mediante il
caricamento di bobine di carta, che avviene tramite scivolamento delle stesse
sopra apposite slitte metalliche e loro sollevamento ad opera di bracci
meccanici, nonché attraverso il congiungimento automatico o manuale del nuovo
con il vecchio foglio in produzione. La produzione, il taglio, la sagomatura e
l'accatastamento finale del prodotto intermedio completano la fase attraverso
l'impiego di parti della macchina "continua" o di altri appositi
macchinari.
4.2 DESCRIZIONE
ATTREZZATURE E MACCHINE DELLA FASE "MACCHINA CONTINUA"
MACCHINA CONTINUA
La macchina
"continua", solitamente di grandi dimensioni in altezza, larghezza e
lunghezza, occupa gran parte del locale dov’è collocata e si articola in varie
parti: sbobinatura, ondulatura, accoppiamento, incollaggio della carta, taglio e
raccolta del prodotto finito.
I più moderni
impianti sono dotati di vari sistemi di iniettori di vapore in grado di
permettere un rapido scambio di calore nei cilindri essiccatori ed ondulatori.
Per la produzione del cartone semplice (cioè ad una sola onda) è sufficiente
avere un solo gruppo ondulatore (alimentato di solito da due bobine); invece
per la produzione del cartone doppio o triplo occorre avere, in linea con il
primo, un secondo gruppo ondulatore (alimentati da 5 bobine complessivamente:
l’ultima delle quali agli incollatori) ed i relativi servizi (ponte,
porta-bobine, preriscaldatori, precondizionatori) inseriti tra il primo gruppo
e l’incollatrice ai piani. In genere il primo gruppo di ondulatore è dotato di
cilindri a profilo alto (onda A o, più frequentemente e in misura più
generalizzata, onda C), il secondo gruppo ha i cilindri ondulatori a profilo
basso (onda B). Le macchine ondulatrici hanno in grande maggioranza larghezza
compresa tra 220 e 260 cm. La luce della macchina è importante per la
realizzazione di multipli di uno stesso formato e per la limitazione degli
scarti.
Figura
2 Schema di macchina ondulatrice
Legenda
:
1A porta bobine copertina interna 6B incollatrice
ai piani
1B porta bobine carta per ondulare 7 ponte
1C porta bobine copertina esterna 8 piani
caldi
2 preriscaldatori 9 dispositivo trasportatore inferiore
3 precondizionatori 10 tamburo capo- dispositivo trasportatore
4 cilindri ondulatori 12 taglia cordona
5 cilindro di pressione 13 taglierina
6A incollatore 14 raccolta fogli
11 dispositivo trasportatore superiore
Alimentazione delle bobine
In
riferimento allo schema della figura precedente si tratta dei punti 1A, 1B, 1C.
Ciascun porta bobine può contenere due bobine ed ha la funzione di consentire
lo svolgimento del foglio in modo continuo, regolare ed a tensione costante; a
tale scopo durante la lavorazione è necessario effettuare la regolazione dei
dispositivi frenanti.
Prima
di caricare la bobina sul porta bobine, l'addetto rimuove il foglio protettivo
per mezzo di un trincetto, utilizzato anche per rimuovere la parte finale della
carta dalla bobina esaurita. Per effettuare il carico le bobine vengono spinte
manualmente dalla parte centrale del locale e fatte scorrere trasversalmente su
apposite "slitte" fino a portarle in posizione frontale rispetto al
porta bobine, sul quale vengono caricate meccanicamente. Le "slitte"
sono costituite da fasce lisce di metallo, inserite nel pavimento allo scopo di
ridurre l'attrito durante la spinta manuale delle bobine. Durante la normale
lavorazione, quando una bobina sta per essere del tutto utilizzata, alla parte
finale di questa viene collegata il foglio di una nuova bobina mediante
l'applicazione di un nastro adesivo. Invece, nei casi di primo avviamento, il
foglio di carta deve essere introdotto manualmente nella macchina.
Giuntatrice automatica
Si
tratta di attrezzature ausiliarie che consentono il congiungimento automatico
della carta delle bobine in occasione dei cambi.
Nebulizzatore automatico
Sulle
bobine di carta in lavorazione viene talvolta spruzzato lubrificante
antistatico allo scopo di impedire l'accumulo di elettricità statica sul
materiale in lavorazione e per favorire il mantenimento del sincronismo di
alimentazione tra le copertine e le onde. I lubrificanti utilizzati sono
liquidi costituiti da oli minerali, tensioattivi, solventi glicolici.
Macchine paraffinatrici
Il
cartone utilizzato per realizzare contenitori di alcuni prodotti alimentari
viene paraffinato in superficie mediante apposite macchine paraffinatrici, le
quali possono essere separate o inglobate nella machina continua ondulatrice.
I
prodotti utilizzati in questa lavorazione vengono aggiunti manualmente nella
macchina: si tratta di paraffina (in pani) e resina idrocarbonica alifatica in
fiocchi.
Preriscaldatore e
precondizionatore
Il
preriscaldatore viene alimentato dalla carta per copertina ed è costituito da
cilindri lisci e cavi riscaldati internamente con vapore a 180° e pressione di
15 atmosfere, sui quali si avvolge la carta in lavorazione allo scopo di
eliminare l'umidità residua e per favorire la successiva operazione di
incollaggio.
Il
precondizionatore viene alimentato dalla carta da ondulare ed ha
caratteristiche analoghe al preriscaldatore con l'aggiunta sul cilindro
riscaldato di una barra munita di fori regolabili, dai quali fuoriesce il
vapore destinato ad inumidire la carta prima della sua introduzione nel gruppo
ondulatore. La velocità di rotazione del cilindro è regolabile, tramite sistemi
manuali nelle macchine più vecchie e automaticamente su quadro centralizzato
nelle macchine più moderne.
Gruppo ondulatore
Il
gruppo ondulatore viene alimentato con la carta da ondulare proveniente dal
precondizionatore.
E'
costituito da due cilindri sovrapposti riscaldati con vapore a circa 180°C i
quali presentano scanalature parallele alla larghezza del foglio e sagomate in
funzione del profilo dell'onda che si viene a formare. La pressione di contatto
tra i cilindri è regolabile manualmente o automaticamente nelle macchine più
moderne. La regolazione manuale avviene tramite appositi spessimetri.
Questo
sistema consente ai cilindri ondulatori di modellare la carta utilizzando
energia meccanica ed energia termica: l'ondulazione viene formata nel punto di
contatto tra i due cilindri sovrapposti in movimento rotatorio.
Incollatore
Si
trova all'uscita del gruppo ondulatore ed è essenzialmente costituito da un
rullo incollatore liscio che prende il collante da una apposita vaschetta e da
un rullo più piccolo che ne dosa lo spessore sulla sommità di ciascuna onda.
Segue un cilindro liscio ruotante per trascinare la copertina, anch'esso
riscaldato a 180°C, che preme sul cilindro ondulatore inferiore e consente
l'incollatura della copertina alla sommità della carta ondulata.
Ponte di immagazzinamento
Viene
alimentato dalla carta ondulata e si trova nella parte alta della macchina
continua ondulatrice, al di sopra del gruppo ondulatore. Ha la funzione di
completare l'essiccazione del collante e di creare una riserva di carta
ondulata per l'alimentazione delle macchine successive. All'uscita del ponte di
immagazzinamento si trova un preriscaldatore analogo a quelli precedentemente
descritti.
Incollatrice ai piani
Ha
lo scopo di depositare un sottile strato di colla sulla sommità delle
ondulazioni per consentire l'adesione della seconda copertina. Ha
caratteristiche analoghe agli incollatori precedentemente descritti, pertanto
il dosaggio della colla avviene attraverso il passaggio della carta ondulata
tra due cilindri sovrapposti. La pressione tra i due cilindri deve essere
regolata accuratamente per evitare schiacciamento o deformazione delle onde.
Tale regolazione nelle macchine più moderne avviene automaticamente.
Ovviamente, per la produzione di cartone doppio, si hanno due gruppi
incollatori.
Piani caldi
Sono
elementi piani riscaldanti con vapore a 120-180 °C di temperatura, che
determinano l'incollatura definitiva della carta ondulata alla copertina e
l'essiccazione della colla. La striscia di cartone viene mantenuta a contatto
dei piani per mezzo di un feltro guidato da due tamburi e dotato di rulli di
pressione. Alla fine dei piani caldi, la striscia di cartone viene inviata alle
macchine successive tramite feltri che ne determinano l'avanzamento.
Taglierina trasversale
ausiliaria
Effettua
il taglio del cartone prima che arrivi alla taglia-cordona. E' essenzialmente
costituita dal sistema di alimentazione e trasporto, da rulli, superiore ed
inferiore, su cui sono montate le lame di taglio e da dispositivi per
l'allontanamento e raccolta degli scarti.
Taglia-cordona
longitudinale
Ha
lo scopo di effettuare le seguenti operazioni:
·
taglio
longitudinale dei bordi laterali della striscia continua di cartone ondulato;
·
cordonatura,
cioè conferimento di un parziale schiacciamento del cartone allo scopo di
favorire le piegature, in senso longitudinale sulle strisce di cartone, tramite
utensili opportunamente sagomati;
·
taglio
della striscia di cartone in diverse strisce di larghezza ridotta per ottenere
fogli di vari formati
All'uscita,
dispositivi di accompagnamento portano la striscia di cartone verso la
taglierina.
Taglierina trasversale
rotativa
Ha
il compito di tagliare in senso trasversale la striscia continua trasformandola
in fogli di cartone aventi dimensioni determinate. E' in genere dotata di due
dispositivi di taglio indipendenti, ciascuno dei quali è composto da due alberi
porta-lame azionati da un motore che consente la variazione di velocità.
Raccoglitore - impilatore
fogli
I
fogli di cartone tagliati dalla macchina precedente vengono convogliati al
raccoglitore automatico detto anche impilatore, al quale arrivano tramite un
tappeto trasportatore. Il raccoglitore è costituito da un alimentatore che è
posto nella parte alta della macchina al termine del tappeto trasportatore, e
da una piattaforma che si abbassa gradatamente via via che i fogli si
accumulano formando una pila. Raggiunta l'altezza desiderata della pila ed una
volta che la piattaforma è giunta al livello del pavimento, l'alimentazione del
cartone viene bloccata e la piattaforma viene liberata automaticamente facendo
scorrere su una rullovia la pila di cartoni che si è appena formata. Talvolta
le pile di cartoni uscite dall'impilatore vengono risistemate manualmente.
Tutte
le macchine acquistate dalle aziende dopo l'entrata in vigore del D.Lgs. 459/94
(avvenuta il 20
Settembre 1996) devono avere la marcatura CE.
Strettamente
connesse al funzionamento della macchina continua sono la centrale termica ed
il reparto preparazione collanti di cui andremo a dare una descrizione.
CENTRALE TERMICA
La
produzione del vapore che viene utilizzato nella macchina continua ondulatrice
avviene tramite centrali termiche di rilevante potenzialità produttiva,
alimentate con vari combustibili e poste in appositi locali.
Le centrali
termiche richiedono l'installazione di generatori di vapore aventi potenzialità
comprese fra 10.000.000 Kcal/h e 40.000.000 Kcal/h (circa 11.600-46.500 kW) e
pressione di utilizzazione del vapore 15¸18 bar). Tenute presenti le potenzialità in gioco e la
pressione massima necessaria del vapore, tali generatori di vapore possono
essere di due tipi: a tubi di fumo o a tubi d'acqua. I più moderni generatori
di vapore sono dotati dei vari sistemi di recupero del calore.
L'acqua
utilizzata nell'impianto viene preventivamente demineralizzata, mediante
impianti a resine scambiatrici di ioni.
Per
demineralizzazione si intende la trasformazione di tutti i sali contenuti in
un'acqua mediante successivi scambi ionici. Tali scambi ionici avvengono, di
norma, in due colonne contenenti, rispettivamente, resina cationica forte e
resina anionica forte.
La
rigenerazione nelle colonne avviene con lavaggi in controcorrente con una
soluzione acida per quella cationica e con una soluzione alcalina per quella anionica,
sfruttando così le reazioni inverse a quelle descritte sopra. In certi casi,
specie per grossi impianti termici, tra le due colonne è posta una torre di
decarbonatazione. Per ottimizzare la demineralizzazione talvolta viene aggiunta
una terza colonna con il compito di eliminare la silice.
L'acido
cloridrico e l'idrossido di sodio utilizzati per la rigenerazione delle resine
vengono stoccati in serbatoi che alimentano l'impianto tramite tubazioni.
PREPARAZIONE COLLANTI
La
preparazione dei collanti, che devono poi essere utilizzati nella macchina
continua ondulatrice, avviene in locali appositi dentro specifici mescolatori
dove vengono aggiunti vari prodotti a base di amido di mais, soda, borace e
antifermentativi. Per la produzione di cartone con resistenza all'umido vengono
usate anche carbodimmide e resine ureo-formaldeidiche.
Negli
impianti semiautomatici l'amido e gli altri prodotti vengono prelevati
manualmente dai contenitori, pesati ed immessi nella tramoggia di alimentazione
del miscelatore.
Negli
impianti automatici i vari prodotti vengono prelevati direttamente da silos e
serbatoi ed immessi nel miscelatore tramite pesatrici automatiche o pompe
dosatrici. Talvolta può essere necessaria l'aggiunta manuale di alcuni
componenti.
In
entrambi i tipi di impianto, la colla preparata viene inviata tramite pompe e
tubazioni nelle vaschette di alimentazione degli incollatori della macchina
continua ondulatrice.
Una
indagine svolta in Lucchesia ha portato ad individuare nel reparto preparazione
colle i seguenti prodotti chimici:
PRODOTTO |
STATO FISICO |
MODALITA' DI ALIMENTAZIONE |
Amido di mais |
Polvere |
Da silos, mediante pompe |
Soda 30-50% |
Soluzione acquosa (o altro stato fisico) |
Da serbatoi, mediante pompe |
Acido borico o borace |
Polvere |
Sacchi versati manualmente |
Antifementativi: formaldeide,isotiazolinoni |
Liquidi |
Da serbatoi, mediante pompa dosatrice |
Carbodimmide |
Soluzione alcalina |
Da serbatoi, mediante pompa dosatrice |
Resina ureo-formaldeidica contenente fenolo |
Polvere |
Sacchi versati manualmente |
Soluzione |
Da serbatoi, mediante pompa dosatrice |
4.3 FATTORI DI RISCHIO NELLA FASE “MACCHINA
CONTINUA”
I
lavoratori in questa fase sono esposti a condizioni microclimatiche
sfavorevoli, rumore, polveri, vapori, manipolazione di sostanze chimiche.
Possono anche riportare infortuni per contatto con organi meccanici in
movimento, durante l'uso del trincetto e durante la movimentazione dei carichi.
La presenza di scale e di postazioni di lavoro sopraelevate comporta il rischio
di caduta dall'alto. E' anche presente il rischio incendio causato da eventuali
esplosioni o dallo scoppio di apparecchi a pressione.
Rischio chimico
Nei
locali di produzione dove è posta la macchina continua ondulatrice, questo
fattore di rischio è presente nel caso vi facciano ingresso i carrelli
elevatori a trazione diesel. Nel paragrafo relativo alla fase di
immagazzinamento delle bobine si sono ampiamente evidenziati i rischi cui sono
soggetti i lavoratori qualora si verifichi tale condizione.
Inoltre
si deve tenere conto del fatto che anche la centrale termica può rilasciare i
prodotti della combustione nell'aria del locale.
Nel
reparto macchina continua vengono utilizzati vari prodotti chimici, che possono
essere causa di danni alla salute dei lavoratori. Esaminiamo con maggior dettaglio
i rischi causati dalle varie sostanze:
·
Oli
minerali: utilizzati per la lubrificazione della macchina continua ondulatrice;
·
Lubrificanti
antistatici: contengono oli minerali, tensioattivi, solventi glicolici;
·
Resina
idrocarbonica alifatica: le cui polveri costituisco un rischio per la salute
dei lavoratori;
Si
sottolinea inoltre la presenza di vapori di paraffina e di altri vapori
provenienti dai collanti utilizzati (formaldeide, ammoniaca, cianammide, etc.).
Nella
centrale termica il trattamento di demineralizzazione dell'acqua comporta
l'impiego di vari prodotti chimici che possono rappresentare un rischio per la
salute dei lavoratori: soda (il rischio di contatto è maggiore nelle operazioni
di travaso dalle autocisterne ai serbatoi), acido cloridrico ed idrazine.
Inoltre
durante l'esecuzione di lavori di manutenzione e coibentazione su guarnizioni,
raccordi e conduttore dell'impianto termico, nel caso che tali interventi
vengano effettuati su un vecchio impianto nel quale era stato utilizzato l'amianto
prima che questo venisse vietato (D.L. 257/92), gli addetti possono essere
esposti a polveri di amianto.
Nel
reparto di produzione collanti ci sono vari prodotti chimici che presentano
rischi per la salute dei lavoratori: soda, borace, acido borico, formaldeide,
isotiazolinoni, resine ureo-formaldeidiche, la carbodimmide e l'amido di mais.
La preparazione della colla a base di amido di mais comporta la liberazione di
polveri nell'ambiente di lavoro, soprattutto nella fase di rottura dei
contenitori e di miscelazione dei vari prodotti, specie in impianti non
automatizzati. Le misurazioni effettuate alcuni anni fa dalla ASL della
Vadinievole, durante l'esecuzione di tali operazioni, hanno dato il valore di
10.25 mg/m3 di polveri totali, risultando quindi superiore al TLV
che è pari a 10 mg/m3.
Rischio microclimatico
La
macchina continua comporta anche considerevoli problemi di microclima
nell'ambiente di lavoro, dovuti alla produzione di calore e vapor acqueo che si
liberano a seguito dell'asciugatura del cartone, lungo tutto lo sviluppo della
macchina stessa, ma soprattutto ai punti di uscita del cartone. Anche il locale
caldaia presenta una condizione di microclima sfavorevole con possibilità di
lavoro in prossimità di superfici calde.
Rischio infortunistico
Durante
l'uso del trincetto per la rimozione
del foglio di protezione delle bobine e della parte finale della carta dalla
bobina esaurita gli operatori possono essere soggetti a condizioni di rischio.
Il
rischio infortuni è molto elevato anche durante il lavoro alla macchina continua in quanto gli addetti
possono subire trascinamento tra rulli in seguito alla presa di indumenti e di
parti del corpo, in particolare gli arti superiori, durante le operazioni di
avvio della macchina, di aggiunta del foglio nuovo a quello vecchio, di
manutenzione e di sblocco su parti in movimento.
Ulteriori
rischi si possono avere sulle giuntatrici
automatiche. In caso di rottura improvvisa della carta che alimenta
l'incollatore, con sfilamento della stessa dai rulli, si deve procedere
manualmente all'operazione di aggiuntatura, provvedendo al passaggio manuale
della carta attraverso i rulli stessi.
Presentano
alcuni rischi anche le macchine
paraffinatrici per la proiezione di spruzzi caldi e per la presenza di cilindri
contrapposti a rischio di trascinamento. Rischi analoghi si presentano anche
nel caso del preriscaldatore e
condizionatore, specie nelle operazioni di regolazione e di ripristino alla
eventuale rottura del foglio, e nel gruppo
ondulatore. Per quest'ultimo il rischio è maggiore per la possibile
presenza di untuosità delle superfici di lavoro e di calpestio. La superficie
scanalata dei cilindri costituisce un'accentuazione del pericolo.
Con
la taglierina trasversale ausiliaria,
la taglia-cordona e la taglierina trasversale rotativa esiste
il rischio di schiacciamento, taglio, cesoiamento, impigliamento e
trascinamento da parte dei rulli di taglio e degli altri organi mobili.
Il
raccoglitore - impilatore di fogli
presenta come rischi principali lo schiacciamento, il cesoiamento,
l'impigliamento e trascinamento, la caduta e lo scivolamento.
Altri
rischi riguardanti il reparto sono quelli legati alla movimentazione meccanica dei carichi che presenta la possibilità di
investimento da parte dei carrelli elevatori che portano le bobine dal
magazzino alla macchina continua, e quelli legati alla movimentazione manuale dei carichi. Anche nei locali della centrale
termica e preparazione collanti è presente un rischio di movimentazione manuale
dei carichi, dovuto all'utilizzo di prodotti chimici contenuti in sacchi di
carta del peso di 25 Kg. Nel locale preparazione colla le parti mobili dei
mescolatori possono costituire un rischio di presa e trascinamento.
Inoltre
il lavorare alla macchina continua
ondulatrice comporta dover accedere tramite apposite scale al piano
superiore della macchina stessa, con conseguente rischio di caduta dall'alto.
Il
pavimento intorno alla zona dove vengono nebulizzati i lubrificanti sulle
bobine potrebbe essere bagnato ed unto comportando il rischio di scivolamento.
Rischio rumore
Uno
dei rischi principali di questo reparto è rappresentato, inoltre, dal rumore causato dallo sbattimento ad
alta frequenza tra loro delle varie parti metalliche, in particolare nei gruppi
ondulatori della "macchina continua".
Tale
rischio può essere aggravato dalla presenza di più linee parallele che lavorano
contemporaneamente nello stesso locale.
I
valori di Leq medio per macchina in
dB(A), come desunti dall'esame delle valutazioni effettuate dalle aziende della
zona della Valdinievole ai sensi del DL 277/91, verificati con successivi
controlli fonometrici da parte della UF
PISLL dell'Az.USL, hanno evidenziato l’esistenza di particolari problemi nella
lavorazione del cartone ondulato, come
si può vedere nella tabella seguente:
Leq
medio con Leq min e max per
macchina in dB(A)
Macchina |
Leq
medio |
Leq max |
Leq min |
Macch.continua
onulatrice |
96.2 |
103.0 |
84.8 |
Taglia-cordona |
87.8 |
92.9 |
83.0 |
Impilatore |
85.3 |
87.8 |
80.0 |
Nella
industria del cartone ondulato il macchinario di gran lunga più rumoroso, con
Leq medio di 96.2 dB(A), è la «macchina
continua» detta anche «ondulatore»:
il sensibile divario riscontrato in questi casi tra Leq massimo e minimo
dipende dalla diversità delle postazioni lungo tutta la macchina dove sono
state effettuate le misure, nonché dalle diverse tipologie del prodotto
lavorato, dalla velocità di funzionamento e grado di usura del macchinario, dalle caratteristiche acustiche del locale di lavoro (dimensioni
relative, materiali costruttivi e di
rivestimento, ecc.), dal lay-out aziendale.
Altra
macchina particolarmente rumorosa è il »tritacarta»
- dove presente - che dà origine ad un Leq medio di 96.1 dB(A),
seppur con un utilizzo della macchina stessa non sempre continuo nel tempo.
Un
altro locale che presenta il rischio di esposizione a rumore è quello relativo
alla caldaia dove i valori di livello equivalente di rumore, desunti dall'esame
delle valutazioni effettuate dalle aziende della zona della Valdinievole ai
sensi del D.Lgs. 277/91, verificati con successivi controlli fonometrici da
parte della ASL, hanno evidenziato l'esistenza di problemi di rumore, come si
può vedere nella tabella seguente.
Macchina |
Leq
medio |
Leq max |
Leq min |
Caldaia |
89.6 |
91.4 |
83.5 |
Rischio incendio
In
caso di fermate improvvise della macchina continua, si può avere un locale
surriscaldamento della carta con rischio d'incendio. Il polverino di cartone
che si forma prevalentemente alle taglierine può essere innescato anche a
temperature relativamente basse (circa 100°C).
Le
polveri di resina idrocarbonica alifatica possono determinare incendi a causa
di inneschi di varia natura (elettrica, surriscaldamento, etc.). In particolare
l'elettricità statica che si forma sul prodotto in lavorazione può essere causa
di innesco di un eventuale incendio.
Nel
locale caldaia oltre al rischio incendio per esplosione della centrale termica,
il pericolo può essere rappresentato anche dai vapori di idrazine facilmente
infiammabili e, in opportune condizioni, esplosivi.
Anche
il locale preparazione collanti presenta il rischio di incendio-esplosione. Le
polveri di amido impiegate nella preparazione delle colle possono dare luogo a
processi di autoriscaldamento durante lo stoccaggio ed alla formazione di
miscele esplosive nelle fasi di movimentazione e manipolazione. I processi di
autoriscaldamento del silo possono comportare l'ossidazione rapida del
contenuto tale da determinare anche una reazione esplosiva. E' pertanto
opportuno evitare lo stoccaggio prolungato dell'amido di mais nel silo.
4.4 DANNO ATTESO E RILEVATO NELLA FASE
"MACCHINA CONTINUA"
MACCHINA CONTINUA
I danni
provenienti dagli inquinanti derivanti dalla combustione dei motori diesel sono
già stati affrontati nel paragrafo 3.4.
Analizziamo,
invece, i danni provocati dai seguenti prodotti chimici utilizzati nella fase
"macchina continua":
·
oli minerali: se non sono altamente raffinati, possono
contenere contaminanti cancerogeni;
·
lubrificanti antistatici: i solventi glicolici possono provocare
irritazione della cute e delle vie aeree;
·
paraffina: l'esposizione a vapori di paraffina può
provocare irritazione delle vie aeree; inoltre in caso di utilizzo di prodotti
poco raffinati, vi può essere la presenza di contaminanti cancerogeni (IPA);
·
resina idrocarbonica alifatica: i vapori derivanti dalla colla
(formaldeide, ammoniaca, cianammide) hanno effetti irritanti per gli occhi e
per le prime vie aeree. Inoltre la formaldeide è un probabile cancerogeno.
L'esposizione
a condizioni microclimatiche sfavorevoli possono favorire osteoartropatie,
difficoltà respiratorie, stress termico, etc., specie se in concomitanza con
altri fattori di rischio, quali ad esempio il lavoro in posture incongrue, la
movimentazione manuale di carichi e la fatica fisica.
L'utilizzo di attrezzature manuali taglienti può
provocare ferite da taglio (vedere cap.1 tab. 1.9).
Gli
infortuni da presa, impigliamento e trascinamento con conseguente
schiacciamento di arti tra rulli della macchina
continua, sono stati, fino ad oggi, particolarmente gravi fino a comportare
perdite irreversibili dell'arto (vedere tabella 1.8). In fase di primo
avviamento, la carta viene introdotta manualmente fino al gruppo ondulatore
compreso. Quindi esiste il rischio di presa e trascinamento per gli arti
superiori nella zona di imbocco dei rulli motori contrapposti. L'operazione
deve avvenire con macchinario fermo e con rulli in folle.
Per
facilitare l'operazione del passaggio manuale della carta nelle giuntatrici automatiche, una coppia di
rulli posti ad una altezza da terra di circa due metri viene fatta scorrere
longitudinalmente su guide orizzontali, tramite un comando a pulsante "a
uomo presente". Questa operazione può essere effettuata da più di un
addetto dei quali uno srotola manualmente la bobina per dare la carta ad un
altro addetto che provvede a farla passare tra i cilindri. Nel caso che un
terzo addetto, o lo stesso che srotola la bobina, agisca sul comando a uomo
presente per l'avvicinamento dei rulli verso l'addetto che sta provvedendo alla
reintroduzione della carta, quest'ultimo si trova esposto al rischio di
schiacciamento degli arti superiori tra i cilindri o tra un cilindro ed una
parte fissa della macchina.
Gli spruzzi
delle macchine paraffinatrici possono
ustionare l'addetto ed i loro cilindri contrapposti sono a rischio di presa e
di trascinamento.
In
fase di primo avviamento del gruppo
ondulatore, la carta viene introdotta manualmente, con il rischio di presa
e trascinamento per gli arti superiori nella zona di imbocco dei rulli motori
contrapposti.
Il rumore è causa di danni uditivi ed extrauditivi. I livelli espositivi personali giornalieri (Lepq) desunti dall'esame delle valutazioni del rischi rumore effettuate dalle aziende della Valdinievole ai sensi del D.Lgs. n. 277/91 e verificati dalla ASL hanno dato valori corrispondenti a livelli di esposizione otolesivi per le mansioni che sono caratterizzate dal lavoro prevalente ad una data macchina o parte di essa (tab. 4.2).
Tab.4.2
Lepq medio per mansione
Mansione |
Lepd
medio |
Lepd max |
Lepd min |
Addetto
alla macchina continua ondulatrice |
96.5 |
101.6 |
90.4 |
Addetto
all'impilatore |
87.8 |
87.8 |
87.8 |
Addetto
all'incollatore |
87.4 |
87.4 |
87.4 |
La
movimentazione manuale dei carichi
può comportare lesioni a carico del tratto dorso-lombare della colonna
vertebrale degli addetti.
CENTRALE TERMICA
I
prodotti chimici utilizzati nella centrale termica possono causare i seguenti
danni alla salute dei lavoratori:
·
soda: può provocare lesioni alla cute ed agli occhi.
L'esposizione ai vapori di soda può provocare irritazioni agli occhi ed alle
prime vie aeree;
·
acido cloridrico: il contatto con soluzioni di acido
cloridrico può provocare lesioni alla cute ed agli occhi. L'esposizione ai
vapori può provocare irritazioni agli occhi ed alle prime vie aeree;
·
idrazine: alcune idrazine sono classificate dalla
CEE come cancerogene (R45) e possono inoltre esercitare un'azione
epato-nefrotossica ed irritante sulle persone esposte.
L'esposizione
alle polveri di amianto può provocare asbestosi, mesoteliomi e tumori
polmonari.
L'esposizione
ai prodotti della combustione che ristagnano nell'ambiente di lavoro può
comportare fenomeni di intossicazione da ossido di carbonio (CO), irritazione
delle mucose congiuntivali, delle prime vie aeree e broncopneumopatie.
La
caldaia e le condutture dell'impianto termico possono produrre microclima
sfavorevole nel locale e determinare il
rischio di infortuni per ustioni di vario grado e lesioni cutanee.
L'esposizione
al rumore della centrale termica è causa di danni uditi ed extrauditivi, che
compaiono già a livelli di 60-70 dB(A), quali disturbi psichici (astenia,
irritabilità, depressione, insonnia), alterazioni circolatorie (vasocostrizioni
arteriolare ed aumento delle resistenze periferiche) e di alterazioni a carico
dell'apparato digerente.
PREPARAZIONE COLLANTI
I principali prodotti
utilizzati ed i relativi danni che possono provocare sono i seguenti:
Soda Caustico per cute ed occhi per contatto
con soluzioni
Irritante per occhi e prime vie aeree per
esposizione a vapori
Acido
borico Leggermente
irritante per contatto con soluzioni concentrate o inalazione di polveri
Borace Leggermente irritante per contatto con
soluzioni concentrate o inalazione di polveri
Formaldeide Irritante per occhi e prime vie aeree per
esposizione a vapore
Irritante per contatto cutaneo con
soluzioni concentrate
Possibile
cancerogeno
Isotiazolinoni Irritante e sensibilizzante per la cute
per contatto
Irritante per vie aeree per esposizioni
prolungate a vapori
Caustico
per gli occhi per contatto
Resine ureo-formaldeidiche Tossicità legata alla formaldeide libera che possono
rilasciare
Carbodimmide Irritante per cute ed occhi, per contatto con soluzioni
alcaline. Intense vasodilatazioni per esposizioni a dosi elevate, specie se
associate al consumo di bevande alcoliche. Poiché il prodotto viene riscaldato
durante la preparazione della colla, può liberare vapori di ammoniaca, i quali
possono provocare irritazioni irritazione per occhi e prime vie aeree.
La
movimentazione manuale dei carichi nei vari locali può comportare danni a
carico dell'apparato musco scheletrico, in particolare della colonna
vertebrale, degli addetti.
4.5 GLI INTERVENTI NELLA FASE "MACCHINA
CONTINUA"
Interventi relativi al rischio chimico
Gli interventi
relativi alla combustione dei motori diesel sono già stati affrontati nel
paragrafo 3.5. Un'altra possibile soluzione è rappresentata dall'utilizzo di
robot per il carico e o scarico automatico delle bobine. Questa soluzione
riduce sia il rischio infortunistico sia l'esposizione all'inquinamento da gas
di combustione eliminando la circolazione dei carrelli elevatori all'interno
dei reparti di produzione, ma è risultato che il robot non è sempre in grado di
adattarsi in tempo reale ai cambiamenti dei programmi di produzione e pertanto
vengono impiegati anche i carrelli elevatori.
Nei locali
caldaia, per evitare il rischio di inalazione di gas tossici derivanti dalla
combustione, occorre verificare che il tiraggio della caldaia sia mantenuto in
perfetta efficienza, che non si debbano verificare fuoriuscite dei gas di
combustione nell'ambiente di lavoro e che comunque sia garantito
l'arieggiamento costante dei locali caldaia. In caso di interventi straordinari
di manutenzione, devono essere messi a disposizione degli addetti idonei DPI.
E' necessario inoltre proteggere tutte le superfici calde mediante
coibentazione ed indossare guanti anticalore ed indumenti adeguati.
La prevenzione
relativa ai rischi causati dal rilascio dei componenti chimici contenuti nelle
colle nel reparto macchina continua, consiste nel prevedere un impianto di
aspirazione localizzata più vicino possibile alle fonti di emissione e
progettato in modo tale che il flusso
d'aria aspirata non investa i lavoratori. In particolare le cabine che
insonorizzano i gruppi ondulatori
devono essere dotate di aspirazione. Deve essere immessa aria pulita nei
locali di lavoro. In caso di accesso degli addetti per interventi particolari,
specie ai piani superiori della macchina dove sono maggiori le emissioni di
vapori, è necessario che vengano utilizzati specifici DPI.
Per quanto
riguarda i prodotti chimici utilizzati nel reparto centrale termica e nel
reparto preparazione collanti, l'azienda deve richiedere ai propri fornitori le
rispettive schede di sicurezza, renderle rapidamente disponibili per i
lavoratori e valutare attentamente la possibilità di sostituire i prodotti più
pericolosi (in particolare la formaldeide) con formulati meno tossici. I
serbatoi e le tubazioni devono essere dotati della prescritta etichettatura. Inoltre
per ridurre l'esposizione ai prodotti chimici impiegati è bene adottare
impianti automatici a ciclo chiuso di dosaggio e miscelazione.
I serbatoi dei
prodotti chimici diversi devono essere dotati di bacini di contenimento
separati, per evitare la possibilità di miscelazione. E' necessario che gli
addetti indossino Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) quali guanti,
grembiuli, maschere, etc. nelle fasi di preparazione ed impiego; che vengano
informati circa i rischi ed i danni potenziali a seguito dell'esposizione; che
vengono formati alle corrette procedure di lavoro in sicurezza e che siano
messi a loro disposizione servizi igienico assistenziali: armadietti con doppio
scomparto per separare gi indumenti da lavoro da quelli civili, lavabi, docce,
lavaocchi, etc. I lavoratori devono essere sottoposti ad opportuna sorveglianza
sanitaria.
Per ridurre il
fattore di rischio legato all'esposizione a microclima sfavorevole nel locale
macchina continua sono necessari interventi di captazione e convogliamento
delle emissioni di vapore: l'aria deve essere aspirata più vicino possibile
alla fonte di emissione del vapore, mentre viene immessa nei locali aria
pulita; i vapori devono essere aspirati in modo da non investire i posti di
lavoro ed essere convogliati dalla parte opposta a quella di stazionamento dei
lavoratori.
La
realizzazione di cabine insonorizzate, utilizzate per ridurre la diffusione del
rumore, contribuisce anche al miglioramento del microclima nei locali di lavoro
se sono dotate di adeguata aspirazione e ventilazione.
Interventi relativi al rischio
infortunistico
Nell'utilizzo
delle attrezzature manuali taglienti è
necessario fare uso di trincetti di sicurezza ed indossare guanti antitaglio.
Per ridurre il
rischio infortuni, durante il lavoro alla macchina
continua, oltre all'utilizzo di ambienti e macchinari rispondenti alla
normativa vigente, è opportuna una costante e capillare operazione di
formazione ed informazione dei lavoratori addetti. Per questo è fondamentale
l'esame dei manuali di uso e sicurezza delle macchine. Gli addetti non devono
indossare indumenti con parti che possono rimanere impigliate, né compiere da
soli interventi pericolosi, né pensare di intervenire su parti in movimento o
rimuovere i dispositivi di protezione. E' compito della direzione
aziendale verificare che le suddette
operazioni avvengano in condizioni di sicurezza e che i dispositivi di
protezione sulle macchine vengano mantenuti in perfetto stato di efficienza e funzionalità.
In
considerazione del fatto che la macchina continua ondulatrice è lunga e
composta da più sezioni non ben visibili dalle postazioni di comando, nonché
del fatto che gli elevati livelli di rumorosità limitano le possibilità di
comunicazione verbale, è necessario prevedere dispositivi di avviamento
ritardato insieme a sistemi di preavviso degli addetti e pulsanti di emergenza
per il blocco delle singole sezioni della macchina e/o di tutta la linea.
Inoltre è necessario impedire l'accesso degli addetti alle zone pericolose (macchine paraffinatrici, preriscaldatore e precondizionatore)
mediante dispositivi di protezione fissi o interbloccati.
Per ridurre il
rischio legato alle cadute dall'alto, il piano superiore della macchina
continua deve essere protetto con adeguati parapetti provvisti di fascia ferma
piede per evitare l'eventuale caduta di oggetti ed attrezzi. Le scale devono
essere fissate stabilmente alla struttura, dotate di parapetti, fascia
ferma-piede e gradini antiscivolo. Deve anche essere predisposta una barra che
consenta una continuità della protezione del parapetto anche in prossimità
dell'apertura di accesso alla scala dal ballatoio.
Nelle giuntatrici automatiche si deve evitare
di introdurre la carta mentre i rulli avanzano. Se tale intervento fosse
necessario si può installare un doppio comando a pulsante a "uomo
presente", tale che l'avanzamento dei cilindri avvenga solo se i due
comandi sono azionati contemporaneamente.
Al gruppo ondulatore la prima introduzione
della carta non può essere effettuata a macchina ferma e rulli folli, pertanto
la zona di imbocco dei rulli contrapposti con movimento concorrente, deve
essere resa raggiungibile mediante un sistema di caricamento che permetta
l'introduzione della carta da una distanza di sicurezza, operando a velocità
ridotta.
Nelle macchine
di più vecchia costruzione, che dall'inizio della lavorazione necessitano della
regolazione manuale della distanza tra i cilindri a mezzo di spessimetri,
devono essere praticate fessure nella protezione della zona di imbocco, tali da
consentire il passaggio dello spessimetro ma da impedire di raggiungere con le
mani la zona di imbocco dei cilindri. Queste operazioni devono essere svolte a
velocità ridotta.
Il rischio
infortuni sulla taglierina trasversale
ausiliaria, sulla taglia-cordona
e sulla taglierina trasversale rotativa
è ridotto, nelle macchine più recenti, per l'adozione dei seguenti dispositivi
di sicurezza:
·
ripari
fissi in lamiera o in rete metallica fine, posti a protezione degli organi
meccanici in movimento quali catene, ingranaggi, trasmissioni e organi mobili;
·
dispositivi
di interblocco sui ripari mobili, che arrestino la macchina in caso di apertura
e che impediscano l'avviamento della macchina se i ripari non sono chiusi. I
dispositivi di interblocco devono essere tali da non aprirsi a causa delle
vibrazioni della macchina;
·
pulsanti di
emergenza a fungo per interrompere istantaneamente tutte le funzioni della
macchina ponendola in condizioni di riposo;
·
pulsante e
selettore a chiave per l'arresto immediato e l'interruzione della alimentazione
elettrica di tutti i motori, elettrovalvole, attuatori della macchina;
·
pulsante di
arresto di tutta la linea posto sul quadro di comando. Se il comando di arresto
perviene da altre sezioni della linea, quando una o più macchine sono già ferme,
rimangono tali fino a che non vengono ripristinati i consensi necessari;
·
le
postazioni di comando, controllo e regolazione devono trovarsi all'esterno dei
ripari delle zone pericolose.
Le macchine
più vecchie devono essere dotate di dispositivi analoghi o che consentono un
livello di sicurezza equivalente e la regolazione della distanza degli organi
di taglio e di cordonatura deve avvenire a macchina ferma. Nelle macchine più
moderne la regolazione avviene tramite dispositivi automatici computerizzati il
cui comando avviene dall'interno di apposite cabine insonorizzate.
La prevenzione
del raccoglitore-impilatore fogli
consiste in vari dispositivi di protezione, come sotto indicato. Sul lato dove
fuoriescono le pile di cartoni sono presenti:
·
una cortina
di tela gommata, adeguatamente resistente, atta ad impedire l'accesso al vano
sottostante la piattaforma mobile;
·
una
barriera di fotocellule di sicurezza che permetta il passaggio del cartone ma
che fermi la macchina in caso di accesso degli operatori in prossimità della
zona pericolosa;
·
il comando
di riattivazione della macchina deve essere posto in basso per avere la piena
visibilità del vano sottostante la piattaforma;
·
su tutti
gli altri lati sono necessarie chiusure rigide fisse in rete fissate alla macchina
tramite viti e bulloni il cui smontaggio richieda l'uso di utensili;
·
all'alimentatore
dell'impilatore deve essere prevista una protezione contro la presa e
trascinamento, costituita da un filo teso che se toccato arresti il moto
dell'albero di trascinamento dei fogli di cartone o altro dispositivo analogo.
In caso si
debba accedere al vano sottostante la piattaforma dell'impilatore per lavori di
manutenzione o altri casi eccezionali, in aggiunta ai dispositivi precedenti,
può essere predisposto un blocco meccanico costituito da barre metalliche che
inserite orizzontalmente in appositi fori impediscano l'abbassamento della
piattaforma. Come per le altre macchine sono previsti pulsanti di emergenza a
fungo che pongono la macchina in condizioni di riposo, pulsante e selettore a
chiave, pulsante di arresto di tutta la linea.
Il rumore proveniente dalla macchina
"continua" può essere abbattuto mediante la realizzazione di
interventi alla fonte quali "cabine sui gruppi ondulatori opportunamente insonorizzate". La
coesistenza del rischio microclima, peraltro, rende complesso e problematico
ogni intervento di bonifica acustica
che deve comunque tenere conto delle correlazioni esistenti tra i due fattori di rischio.
Altre
possibili misure tecniche sono: 1) la
realizzazione di cabine insonorizzate con la collocazione al loro interno dei
quadri comando della macchina "continua" e la realizzazione di
finestre in vetro per consentire all’operatore di osservare il regolare
funzionamento della macchina 2) l’automazione delle giuntatrici delle bobine di
carta 3) la riduzione delle fessure per il passaggio della carta 4) la
installazione di taglia-cordoni a regolazione elettronica in modo da ridurre
sia la propagazione delle onde, sia i tempi di esposizione del personale.
In
aziende nelle quali sono stati realizzati interventi di insonorizzazione del
tipo di quelli sopra indicati direttamente sulla macchina continua sono stati
ottenuti risultati dell’ordine indicato nella tabella seguente (dati riferiti
alla zona Valdinievole)
Postazione
di lavoro |
Leq
dB(A) prima della bonifica |
Leq
dB(A) dopo la bonifica |
macch.ondulatrice (postazione A) |
103.0 |
86.4 |
macch.ondulatrice (postazione B) |
93.6 |
83.5 |
macch.ondulatrice (postazione C) |
95.0 |
86.4 |
sala comandi |
76.8 |
73.2 |
In provincia
di Lucca, analogamente, con interventi di insonorizzazione dei gruppi
ondulatori si sono ottenuti i seguenti risultati riferiti alla macchina
ondulatrice di una azienda:
prima della bonifica: 89 - 100 dB(A) di Leq
dopo la bonifica: 88 - 89.5 dB(A) di
Leq
Nel caso di
linee produttive parallele gli interventi di insonorizzazione, comunque
opportuni, risultanti più onerosi e meno efficaci.
Anche per
quanto riguarda la taglia cordona,
il rischio derivante dall'esposizione al rumore dell'addetto può essere
diminuito intervenendo, laddove ciò sia possibile, sulla sorgente del rumore
con cabine insonorizzate oppure eliminando determinati meccanismi che provocano
il fenomeno con buoni risultati come si può vedere dalla tabella seguente
relativa ad interventi in alcune ditte della zona della Valdinievole.
Postazione
di lavoro |
Leq
dB(A) prima della bonifica |
Leq
dB(A) dopo la bonifica |
Taglia-cordona
(Azienda A) |
91.8 |
84.1 |
Taglia-cordona
(Azienda B) |
92.9 |
85.3 |
Nel caso in
cui misure tecniche ulteriori non siano concretamente realizzabili si può
intervenire attraverso l'adozione di misure organizzative e procedurali quali
pause, turnazioni, etc., e con l'impiego di DPI idonei.
Per ridurre il
rumore nel locale centrale termica è necessaria una buona coibentazione
termico-acustica dell'impianto, ed un buono stato di manutenzione ed efficienza
di bruciatori, aspiratori e ventilatori. Inoltre devono essere evitati sfiati
liberi di vapore.
Il rischio
infortuni da movimentazione meccanica dei
carichi può essere ridotto adottando mezzi alternativi ai carrelli
elevatori ad esempio robot. Tali mezzi sono infatti dotti di dispositivi
automatici di blocco in caso di intercettazione di persone sul loro percorso.
Un altro sistema di movimentazione meccanica delle bobine per portarle alla
macchina continua ondulatrice è costituito da carrellini motorizzati che
scorrono su una guida e giungono lateralmente alla machina.
Il rischio
legato alla movimentazione manuale di
carichi può essere limitato organizzando il lay-out dell'azienda in modo da
poter evitare per quanto possibile la movimentazione manuale. Per le operazioni
di spinta delle bobine, all'interno del reparto di produzione possono essere
anche utilizzati appositi "spingitori" ad aria compressa o altri
dispositivi di trasporto motorizzato. Per ridurre l'attrito durante la spinta
della bobina sulla slitta per portarla di fronte all'alimentatore, possono
essere utilizzati appositi carrellini inseriti su una guida.
Interventi relativi al rischio incendi
Per la
prevenzione dei rischi di esplosione ed
incendio occorre dotare l'azienda di relativo CPI rilasciato dal Comando
Provinciale dei Vigili del Fuoco. Nel caso specifico è necessario limitare la
diffusione delle polveri e dei vapori di sostanze infiammabili nelle macchine
e, più in generale, nell'ambiente di lavoro tramite opportuni impianti di
captazione e lo scarico di fumo e calore. E' necessario che gli impianti
elettrici abbiano caratteristiche di sicurezza conformi al tipo di ambiente in cui
sono installati (CEI 64-2).
Per il
pericolo di scoppio dei serbatoi dell'aria compressa e dei cilindri posti sotto
pressione a circa 15 atm dal vapore a 180°C valgono analoghe considerazioni a
quelle previste per gli apparecchi in pressione della centrale termica (il
problema è trascurabile se regolarmente omologati dall'ISPESL e verificati
periodicamente dalle ASL). Per quest'ultima infatti esiste sempre il rischio di
incendio-esplosione. Il locale della centrale termica deve essere provvisto
almeno di estintori omologati.
Per quanto
riguarda il locale preparazione collanti è necessario limitare al massimo la
diffusione delle polveri e dei vapori nell'ambiente di lavoro, tramite impianti
di captazione, e garantire l'idoneo grado di protezione degli impianti
elettrici. E' indispensabile l'aerazione del locale, con aperture disposte
anche in basso, di dimensioni tali da impedire la formazione di miscele
infiammabili a seguito delle normali operazioni di manipolazione. Nella
movimentazione meccanica del prodotto in polvere è necessario limitare la
possibilità di innesco realizzando un idoneo drenaggio delle cariche
elettrostatiche mediante opportuni collegamenti elettrici a terra. E' opportuno
che il locale abbia le caratteristiche di un compartimento antincendio dotato,
preferibilmente, di accesso dall'esterno e bacino di contenimento.
4.6
APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE "MACCHINA CONTINUA"
Non
risulta che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta
esterna.
4.7
RIFERIMENTI
NORMATIVI PER LA FASE "MACCHINA CONTINUA"
Rischio
chimico e microclima
-
Titolo II,
art. 9 "Areazione dei luoghi di lavoro chiusi", art.11
"Temperatura", art.13 "Umidità" e Capo II "Difesa
dagli agenti nocivi" del D.P.R. del 19.03.1956 n° 303 "Norme generali
per l'igiene del lavoro".
-
Art. 3
"Misure generali di tutela" del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del Dirigente e del Preposto" del
D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 240
"Protezione delle pareti esterne a temperatura elevata" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Art. 378
"Abbigliamento" e art.379 "Indumenti di protezione" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo IV
del D.Lgs. n°626 del 19.09.1994 "Uso dei dispositivi di protezione
individuale".
-
Titolo VI
Capo III "Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti,
silos" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 236
"Lavori entro tubazioni, canalizzazioni, recipienti e simili nei quali
possono esservi gas e vapori tossici o asfissianti" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 19
"Separazione dei locali nocivi" D.P.R: n° 303 del 19.03.1956.
-
Art. 20
"Difesa dell'aria dagli inquinamenti con prodotti nocivi" D:P:R: n°
303 del 19.03.1956.
-
Art. 303
"Accumulatori elettrici" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994
"Protezione da agenti cancerogeni".
-
Titolo VIII
Capo IV "Materie e prodotti asfissianti, irritanti, tossici e
infettanti" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi", Capo I, art. 355
"Indicazioni per i recipienti" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Capo III
"Protezione dei lavoratori contro i rischi connessi all'esposizione ad
amianto durante il lavoro" D.Lgs. n° 277 del 15.08.1991 "Attuazione
delle direttive 80/11/07/CEE, 82/605/CEE, 83/477/CEE, 86/188/CEE e 88/642/CEE, in
materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione
ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell'art.7
Legge n° 212 del 30.07.1990".
-
Legge n°
256 del 29.05.1974 "Classificazione e disciplina dell'imballaggio e
dell'etichettatura delle sostanze e dei preparati pericolosi".
-
D.P.R. 927
de 24.11.1981 "Recepimento della direttiva del Consiglio delle Comunità
Europee n° 79/831/CEE del 18/09/1979, recante la sesta modifica della direttiva
n° 67/548/CEE, relativa alla classificazione imballaggio ed alla etichettatura
delle sostanze e dei preparati pericolosi".
-
D.Lgs. n°52
del 03.02.1997 "Attuazione della direttiva 92/32/CEE concernente
classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose".
-
D.M.S. del
04.04.1997 "Attuazione dell'art.25, commi 1 e 2 del D.Lgs. n° 52 del
0.02.1997, concernente classificazione, imballaggio ed etichettatura delle
sostanze pericolose, relativamente alla scheda informativa in materia di
sicurezza".
-
D.M.S. del
28/04/1997 "Attuazione dell'art. 37, commi 1 e 2, del D.Lgs. n° 52 del
03.02.1997, concernente classificazione, imballaggio ed etichettatura delle
sostanze pericolose".
-
R.D. n° 147
del 09.01.1927 "Approvazione del regolamento speciale per l'impiego dei
gas tossici".
-
Norma UNI
EN 626/1 del 30.09.1996 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine. Principi
e specifiche per i costruttori di macchine".
-
Norma UNI
EN 626/2 del 30.06.1997 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine.
Metodologia per la definizione delle procedure di verifica".
-
Norma
1093/4 del 30.06.97 "Sicurezza del macchinario. Valutazione dell'emissione
di sostanze pericolose trasportate dall'aria. Rendimento della captazione di un
impianto di aspirazione - Metodo mediante l'uso di traccianti".
-
Norma
UNI EN 9293 del 01.11.1987
"Carrelli industriali semoventi. Scarico gas combusti".
-
UNI EN 563
del 30.06.95 "Sicurezza del macchinario. Temperatura delle superfici di
contatto. Dati ergonomici per stabilire i valori limite di temperatura per le superfici calde".
Rischio
incendio
-
D.M. del
31.07.1934 "Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione,
l'immagazzinamento, l'impiego e la vendita di oli minerali, e per il trasporto
degli oli stessi ".
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo
VIII, Capo IV, art. 369 "Maschere ed apparecchi respiratori" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Circolare
M.I. n° 73 del 29.07.1971 "Impianti termici ad olio combustibile o a gasolio - Istruzioni per l'applicazione
delle norme contro l'inquinamento atmosferico; disposizioni ai fini della
prevenzione incendi".
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione
incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
D.M. del
12/04/1996 "Approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
la progettazione, la costruzione e l'esercizio degli impianti termici
alimentati da combustibili gassosi."
-
Art.4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera a) e q) del D. Lgs. del 626 del 19.09.1994.
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N°
475 del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio
del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario
mettere a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 42
"Informazione e formazione (esposti al rumore)" D.Lgs. n° 277 del
15.08.1991.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo VI
"Uso di attrezzature munite di videoterminali", art. 56 D.Lgs. n° 626
del 19.09.1994.
-
Titolo VII
"Protezione da agenti cancerogeni", art. 66 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Apparecchi
a pressione
-
Legge del
21.11.1972 "Norme di costruzione degli apparecchi a pressione"
(autorizza l'A.N.C.C. - oggi I.S.P.E.S.L. - ad emanare norme e regolamenti
tecnici".
-
Titolo IV,
Capo XIII, art.167 "Compressori" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VI,
Capo II, art.241 "Requisiti di resistenza e di idoneità" D.P.R. n°
547 del 27.04.1955.
-
Norma UNI
EN 1012/1 del 31.12.1997 "Compressori e pompe a vuoto. Requisiti di
sicurezza. Compressori."
-
Norma UNI
EN 1012/2 del 31.12.1997 "Compressori e pompe a vuoto. Requisiti di
sicurezza. Pompe a vuoto".
Esposizione
a rumore
-
Art. 24
"Rumori e scuotimenti" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Capo IV
"Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione a rumore durante
il lavoro" D. Lgs. n° 277 del 15.08.1991.
-
D.P.R. n°
459 del 24.07.1996 "Regolamento per l'attuazione delle direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il ravvicinamento
delle legislazioni degli stati membri relativa alle macchine" (Direttiva
Macchine).
Lavoro
in postazioni sopraelevate
-
Art. 386
"Cinture di sicurezza" D.P.R. N° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
"Ambienti, posti di lavoro e di passaggio", Capo II artt. 16 e 17
D.P.R. N° 547 del 27.04.1955.
-
Norma UNI
EN 361 del 30.11.1993 "Dispositivi di protezione individuale contro le
cadute dall'alto. Imbracature per i corpo".
-
Norma UNI
EN 363 del 31.12.1993 "Dispositivi di protezione individuale contro le
cadute dall'alto. Sistemi di arresto caduta".
-
Norma UNI
EN 795 del 01.05.1998 " protezione contro le cadute dall'alto -
Dispositivi di ancoraggio Requisiti e prove".
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 73
"Aperture di alimentazione e di scarico delle macchine" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 81
"Comando con dispositivo di blocco multiplo" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 82
"Blocco della posizione di fermo della macchina" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 233
"Organi di comando e di manovra" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo IX
"Manutenzione e riparazione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
Norma UNI
EN 418 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di arresto
di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione."
-
Norma UNI
EN 1037 del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione
dell'avviamento inatteso".
-
Norma 1088
del 30.11.1997 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di interblocco
associate ai ripari. Principi di progettazione e di scelta."
-
Norma 574
del 31.12.1998 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di comando a due
mani. Aspetti funzionali. Principi per la progettazione."
-
Norma UNI
EN 982 del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
Norma UNI
EN 983 del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
Ambienti,
posti di lavoro e di passaggio
-
Titolo II
del D.P.R. n° 547 del 27/04/1955 "Norme per la prevenzione degli
infortuni".
-
Norma UNI
9289 del 30.11.1986 "Carrelli
industriali semoventi. Sicurezza del personale a terra".
Movimentazione
manuale dei carichi
-
Titolo V e
All. 6 del D.Lgs. n° 626 del 10.09.1994.
-
Norma UNI
ISO 938 del 30.04.1994 "Carrelli elevatori a mano per pianali. Dimensioni
principali".
Movimentazione
meccanica dei carichi e carichi sospesi
-
Art. 8
"Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 11
"Posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni" D.P.R. n°
547 del 27.04.1955
-
Titolo X,
Capo III, Art. 381 "Protezione del capo" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo V
"Mezzi ed apparecchiature di sollevamento, trasporto e
immagazzinamento" (Capo I "Disposizioni generali", Capo II
"Gru, argani, paranchi e simili", Capo III "Ascensori e
montacarichi", Capo V "Mezzi ed apparecchi di trasporto
meccanici") D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 182
"Posti di manovra" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 183
"Organi di comando" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 10
"Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro"
D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Titolo II,
Capo V "Illuminazione" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
All.1
"Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione
ed alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza" D.P.R.
n° 459 del 24.07.1996.
-
UNI ISO
1074 del 29.02.1996 "Carrelli elevatori a forche con carico a sbalzo.
Prove di stabilità".
-
UNI ISO
2328 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio e piastre portadispositivi di supporto del carico. Dimensioni di
montaggio".
-
UNI ISO
2330 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca.
Caratteristiche tecniche e prove".
-
UNI ISO
2331 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio. Terminologia".
-
UNI ISO
6055 del 01.07.1984 "Carrelli industriali semoventi a grande sollevamento
con guidatore a bordo. Tetto di protezione per guidatore. Prescrizioni e
prove".
-
UNI ISO
3287 del 31.10.1986 "Carrelli industriali semoventi. Segni grafici per
organi di comando".
-
UNI ISO
3691 del 01.03.1983 "Carrelli industriali semoventi. Codice di
sicurezza".
-
UNI ISO
5053 del 30.11.1990 " Carrelli industriali semoventi. Terminologia".
-
UNI 9288
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Protezione del guidatore in posizione di lavoro".
-
UNI 9289
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Sicurezza del personale a
terra".
-
UNI 9290
del 01.11.1987 "Carrelli elevatori a forche. Tacche di posizionamento
delle forche".
-
UNI 9291
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Ruote scomponibili".
-
UNI 9292
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Tensione elettrica nominale".
-
UNI 9293
del 01.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Scarico gas
combusti".
Transito
in ambiente scivoloso
-
Art. 7,
comma 2 e comma 4 (Pavimenti) D.P:R. n° 3030 del 19.03.1956.
Utilizzo
di attrezzature manuali taglienti (trincetto)
-
Art. 383
"Protezione delle mani" D.P.R. n° 57 del 27.04.1955.
4.8
IL
RISCHIO ESTERNO NELLA FASE "MACCHINA CONTINUA"
Emissioni
in atmosfera
Le emissioni provenienti dall'aspirazione
della macchina continua “ondulatrice” in particolare in corrispondenza dei
paraffinatori, incollatori e piani caldi, possono contenere, oltre al vapor
acqueo, anche vapori di formaldeide, ammoniaca, cianammide, paraffina. Queste
emissioni sono ritenute scarsamente significative per le ridotte quantità di
inquinanti presenti e tali da non richiedere particolari impianti di
abbattimento, pertanto vengono semplicemente convogliate, mediante appositi
camini, al di sopra del tetto dell'edificio.
Per quanto riguarda le emissioni in
atmosfera della centrale termica, sono costituite dai gas prodotti dalla
combustione in caldaia del metano.
Qualora, negli insediamenti produttivi,
esista una seconda caldaia in grado di essere alimentata sia a metano che ad
olio combustibile, la cui accensione avviene in caso di avaria della caldaia
principale o in caso di interruzione della fornitura di metano, si potrebbe
avere delle emissioni a causa delle impurità presenti nell'olio combustibile.
Scarichi
idrici
Nel reparto centrale termica gli scarichi
idrici sono costituiti dai reflui della rigenerazione delle resine utilizzate
per la demineralizzazione dell'acqua nonché dei cosiddetti spurghi di caldaia.
Si tratta di soluzioni a pH acido o basico con elevata concentrazione di sali
minerali e contenenti acido cloridrico e soda. Tali reflui devono essere
convogliati alla vasca di neutralizzazione nella quale viene corretto il pH
prima del loro invio all'impianto di depurazione.
Produzione
di rifiuti
I rifiuti
prodotti nel reparto macchina continua sono costituiti da ritagli di carta e
cartone provenienti dal reparto produzione. Essi vengono inviati alla macchina
tritacarta ed alla pressa per poi essere avviati al riciclaggio in cartiera.
Il rifiuto
principale prodotto nella centrale termica è rappresentato dalle resine esauste
utilizzate nell'impianto di demineralizzazione dell'acqua.
Diffusione di rumore
La propagazione di rumore all'esterno del
reparto macchina continua, è attenuata dalla presenza delle cabine
insonorizzanti poste sulle parti più rumorose della macchina. Inoltre, data
l'ampiezza degli insediamenti produttivi e la loro localizzazione in zone
prevalentemente industriali, non vengono riscontrati particolari fastidi a
carico della popolazione residente.
Rischi ambientali
Il
rischio ambientale più significativo del reparto macchina continua è costituito
dalla possibilità di incendio-esplosione, con conseguente emissione in
atmosfera dei prodotti della combustione. E' possibile la propagazione
dell'incendio all'ambiente circostante.
I
principali fattori di rischio ambientale per la centrale termica ed il reparto
preparazione collanti consistono in:
·
Sversamenti di olio combustibile sul
suolo: la possibile
rottura del serbatoio interrato dell'olio combustile per la centrale termica,
può causare sversamenti sul terreno circostante con conseguente inquinamento
del suolo e possibile penetrazione nelle falde acquifere. I serbatoi interrati
devono essere realizzati secondo la recente emanazione del Ministero
dell'Ambiente D.M. del 20/10/98 "Requisiti tecnici per la costruzione,
l'installazione e l'esercizio di serbatoi interrati".
·
Sversamento di prodotti chimici sul
suolo: l'acido
cloridrico e l'idrossido di sodio utilizzati nella centrale termica ed i
prodotti chimici utilizzati nell'impianto di preparazione colle
(resine-formaldeidiche, antifermentativi, soda e carbodimmide), possono dar
luogo a sversamenti sul suolo, sia durante il rifornimento dei serbatoi da
autocisterne, sia in caso di rotture o cedimenti. L'eventuale sversamento dei
prodotti può provocare inquinamento del suolo con possibile penetrazione nelle
falde acquifere, ed emissioni di vapori in atmosfera. Per evitare il rischio di
dispersione al suolo, possono essere utilizzati bacini di contenimento in
materiale chimicamente resistente e prevedere misure di emergenza per la
neutralizzazione dei prodotti chimici.
·
Incendio ed esplosione: in caso di incendio della centrale termica si ha la conseguente immissione di prodotti
incombusti in atmosfera. Per quanto riguarda l'incendio o l'esplosione del
reparto preparazione collanti si possono avere danni strutturali specialmente
ove manchino idonee superfici di sfogo della sovrapressione. In caso di
esplosione dei silos si può avere la proiezione di parti strutturali.
4.1
Tabella Rischi e Soluzioni per la fase "Macchina Continua"
(MACCHINA
CONTINUA)
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Movimentazione manuale dei carichi |
Spinta manuale
delle bobine. |
Lesioni
muscolo-scheletriche, discopatie Disturbi
soggettivi: dolori
dorso-lombari. |
Utilizzo di spingitori
ad aria compressa e/o altri dispositivi. |
Utilizzo di attrezzature manuali
taglienti |
Taglio della
carta sulle bobine tramite trincetto. |
Ferite da
taglio. |
Utilizzo di
trincetti di sicurezza. Utilizzo di guanti antitaglio. |
Lavoro in prossimità di organi
meccanici in movimento |
Operazioni
manuali di avviamento della macchina, rottura carta e cambio della bobina. |
Lesioni
temporanee o permanenti della cute e degli arti tagli, amputazioni,
schiacciamento. |
Protezioni
adeguate che rendano non accessibili gli organi lavoratori dei macchinari in
funzione. Informazione e formazione operatori. |
Lavoro in prossimità di superfici calde |
Caldaia e
conduttore dell'impianto termico. |
Infortuni,
lesioni cutanee, ustioni di vario grado. |
Adozione di
adeguata protezione delle condutture di vapore. Utilizzo di indumenti
adeguanti. |
Esposizione a rumore |
Utilizzo di
macchinari e attrezzature rumorose Stima: Leq 87.4¸101.6 dB(A). |
Danni uditivi
ed extrauditivi. Disturbi
soggettivi:
difficoltà di comunicazione, irritabilità e cefalea. |
Bonifica
acustica di macchinari e ambienti di lavoro. Utilizzo di D.P.I. (cuffie,
tappi, etc.). Informazione e formazione. Sorveglianza sanitaria. |
Esposizione a microclima sfavorevole |
Utilizzo di
vapore acqueo nella macchina continua Stima
parametri ambientali: 18¸22 °C umidità 40¸60% |
Difficoltà
respiratorie, stress termico, osteoartropatie. |
Captazione e
convogliamento delle emissioni di vapore. Immissione di aria pulita nei
locali. Realizzazione di cabine ventilate e insonorizzate. |
Bassa temperatura
nei locali di lavoro durante la stagione invernale. |
Malattie da
raffreddamento, maggiore rischio di infortuni. |
Riscaldamento
dei locali. |
|
Esposizione a gas e fumi di combustione
diesel |
NOx,
CO, particolati, etc. dai muletti diesel |
Broncopneumopatie. Disturbi
soggettivi: irritazione
della pelle e delle mucose. |
Evitare
l'ingresso dei carrelli elevatori diesel all'interno dei locali di
produzione. Utilizzo di robot o muletti elettrici. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Transito di persone su pavimento
scivoloso |
Pavimento
bagnato ed unto dove vengono nebulizzati i lubrificanti sulle bobine. |
Lesioni
traumatiche per caduta da scivolamento. |
Pavimento
grigliato antiscivolo. |
Esposizione a prodotti chimici |
Utilizzo di
oli minerali per la lubrificazione della macchina continua. |
Dermatiti
allergiche ed irritative. Gli oli minerali se sono altamente raffinati
possono contenere contaminanti cancerogeni. |
Utilizzo oli
severamente raffinati. Evitare l'imbrattamento ed utilizzo di D.P.I. (guanti,
grembiuli etc.). Formazione ed informazione. |
|
Utilizzo di lubrificanti
antistatici per la nebulizzazione sulle bobine, contenenti: oli
minerali, tensioattivi, solventi glicolici. |
Irritazione
della cute e delle vie aeree. Gli oli minerali se non sono altamente
raffinati possono contenere contaminanti cancerogeni. |
Verifica delle
schede di sicurezza. Taratura della nebulizzazione per la minima dispersione
in aria ed evitare il più possibile la presenza dei lavoratori in prossimità
del nebulizzatore. Evitare gli imbrattamenti. Accurata igiene personale. |
Utilizzo di paraffina
nelle macchine paraffinatrici. |
Irritazione
delle vie aeree. Possibile presenza di contaminanti cancerogeni (in caso di
utilizzo di prodotti poco raffinati). |
Utilizzo di
paraffina ad elevata purezza verificando l'assenza di contaminanti dalle
schede di sicurezza del prodotto. Impianto di
aspirazione localizzata. |
|
Utilizzo di
resina idrocarbonica alifatica nelle macchine paraffinatrici. |
Irritazione
degli occhi e vie aeree. |
Impianto di
aspirazione localizzata. |
|
Utilizzo di
collanti caldi nella macchina continua ondulatrice con il rilascio
nell'ambiente di lavoro di vapori quali formaldeide, ammoniaca, cianammide. |
Irritazione
per gli occhi e le prime vie aeree. La formaldeide è un probabile
cancerogeno. |
Impianto di
aspirazione localizzata. Immissione di aria pulita nei locali di lavoro.
Utilizzo di D.P.I. specifici per interventi straordinari nelle zone dove sono
maggiori le emissioni di vapori. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Incendio esplosione scoppio |
Surriscaldamento
della carta, polverino di cartone, polveri di resina idrocarbonica alifatica,
elettricità statica. |
Lesioni gravi,
ustioni, intossicazioni. |
Impianti di
aspirazione localizzata. Impianti elettrici a norma. Ottenimento del C.P.I.
Valutazione del rischio e piano di evacuazione. Squadre di emergenza. |
Scoppio di
apparecchi a pressione (cilindri). |
Lesioni gravi,
ustioni. |
Verifiche
periodiche e manutenzione adeguata. |
4.2
Tabella Rischi e Soluzioni per la fase "Macchina Continua"
(CENTRALE
TERMICA)
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione a rumore. |
Conduzione di
caldaie rumorose. Stima: Leq 83.5¸91.4 dB(A). |
Danni uditivi
ed extrauditivi. Disturbi
soggettivi:
difficoltà i comunicazione, irritabilità, cefalea. |
Bonifica
acustica della caldaia. Utilizzo di D.P.I. (cuffie,tappi, etc.). per
interventi straordinari. Informazione e formazione. Sorveglianza
sanitaria. |
Esposizione a gas di combustione. |
NOx,
CO, particolati, etc., (vedi tabella immagazzinamento) rilasciati per
incompleta combustione nella caldaia |
Broncopneumopatie. Disturbi
soggettivi:
irritazione della pelle e delle mucose. |
Sostituzione
oli pesanti con prodotti meno pericolosi (metano). Idonei impianti di
captazione e abbattimento fumi. Areazione dei locali della caldaia. |
Esposizione a polveri di amianto. |
Esecuzione di
lavori di manutenzione e coibentazione su guarnizioni, raccordi, condutture
dell'impianto termico. |
Asbestosi
mesoteliomi e tumori polmonari. |
Definizione ed
attuazione del piano di lavoro in sicurezza ai sensi del D.Lgs. 277/91. |
Lavoro in prossimità di superfici
calde. |
Caldaia e
condutture dell'impianto termico. |
Infortuni
lesioni cutanee, ustioni di vario grado. |
Adozione di
adeguata protezione delle condutture di vapore. Utilizzo di indumenti
adeguati. |
Esposizione a microclima sfavorevole. |
Calore
proveniente dalla caldaia e dalle condutture dell'impianto termico. |
Difficoltà
respiratorie, stress termico, osteoartropatie. |
Isolamento
termico delle superfici delle caldaie, D.P.I. (guanti anticalore, indumenti
adeguati). Areazione dei locali. Locali di ristoro e cabine climatizzati. |
Movimentazione manuale dei carichi. |
Trasporto
manuali di sacchi prodotti utilizzati per la demineralizzazioe dell'acqua di
caldaia. |
Lesioni
muscolo-scheletriche, discopatie. Disturbi
soggettivi: dolori
dorso-lombari. |
Utilizzo di
sacchi meno pesanti oppure impiego di sollevatori meccanici. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esplosione-incendio. |
Utilizzo di
idrazine per la demineralizzazione dell'acqua. |
Lesioni gravi,
ustioni, intossicazioni. |
Areazione dei
locali. Contenitori di sicurezza, in ambienti separati (preferibilmente
compartimentati). Guasto dei sistemi di sicurezza della caldaia. Verifiche
periodiche e manutenzione adeguata. Ottenimento del C.P.I. ed applicazione
delle norme di prevenzione e protezione antincendio. |
Esposizione a prodotti chimici. |
Utilizzo di
idrossido di sodio (soda) per la
demineralizzazione dell'acqua di caldaia. |
Irritazione
della pelle e delle mucose delle prime vie aeree. Disturbi
soggettivi:
bruciore agli occhi, arrossamenti cutanei. |
Utilizzo in
circuito chiuso. Etichettatura di serbatoi, contenitori e tubazioni. Esame
delle schede di sicurezza e utilizzo di prodotti alternativi. Impiego di
attrezzature e contenitori di sicurezza per il travaso e trasporto. Indossare
adeguati D.P.I. (guanti, occhiali, tuta, etc.). Docce e lavaocchi di
emergenza, igiene personale. Formazione ed informazione. Sorveglianza
sanitaria. |
Utilizzo di acido cloridrico, per la
demineralizzazione dell'acqua di caldaia. |
Broncopneumopatie,
laringo-faringiti croniche, congiuntiviti croniche, ustioni, irritazioni,
sensibilizzazioni cutanee. Disturbi
soggettivi:
irritazioni, arrossamenti, ustioni della pelle, irritazione naso e gola,
tosse e difficoltà di respirazione. |
||
Utilizzo di idrazine per la demineralizzazione
dell'acqua di caldaia. |
Epatopatie,
nefropatie, miocardiopatie, emopatie; alcune idrazine sono cancerogene. Disturbi
soggettivi: irritazione
della pelle e delle mucose. |
4.3
Tabella Rischi e Soluzioni per la fase "Macchina Continua"
(PREPARAZIONE
COLLANTI)
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione a prodotti
chimici. |
Utilizzo
di formaldeide. |
Sindrome
irritativa della pelle e delle mucose oculari e delle prime vie aeree, asma
bronchiale, probabile cancerogeno. Disturbi
soggettivi:
irritazione della pelle e delle narici. |
Sostituire
i prodotti più pericolosi (ad esempio la formaldeide con isotiazolinoni o
altro). Utilizzo di preparati in fase liquida per ridurre l'esposizione alle
polveri. Impianti chiusi ed automatici di miscelazione. Contenitori ed
attrezzature di sicurezza per prelievo, travaso e dosaggio manuale.
Etichettatura e segnaletica di sicurezza. Impianti di aspirazione idonei.
Utilizzo di D.P.I. adeguati (maschere, guanti, occhiali, grembiuli, tuta,
etc.). Servizio igienico-assistenziali (armadietti, docce, lavaocchi). Igiene
personale. Formazione ed informazione. |
Utilizzo
di resine ureo-formaldeiche. |
Irritazione
di cute, occhi e prime vie aeree. Possibile rilascio di formaldeide libera
(irritante e probabile cancerogeno). |
||
Utilizzo
di isotiazolinoni. |
Irritazione
e sensibilizzazione della pelle. Irritazione delle vie aeree per esposizione
prolungata. Caustico per gli occhi. |
||
Utilizzo
di polveri di amido di mais. |
Broncopneumopatie. Disturbi
soggettivi:
difficoltà respiratorie. |
||
Utilizzo
di idrossido di sodio (soda). |
Irritazione
della pelle e delle mucose delle prime vie aeree. Disturbi
soggettivi:
bruciore agli occhi, arrossamenti cutanei. |
||
Utilizzo
di borace. |
Irritazione
di cute, occhi e vie respiratorie. Disturbi
soggettivi:
arrossamenti cutanei. |
||
Utilizzo
di acido borico. |
Irritazione
di cute, occhi e vie respiratorie. |
||
Utilizzo
di soluzioni alcaline di carbodimmide. |
Irritazione
di cute, occhi e prime vie aeree. Vasodilatazioni per esposizione a dosi
elevate. |
||
Movimentazione manuale
dei carichi. |
Trasporto
manuale di sacchi per la preparazione colle. |
Lesioni
musco-scheletriche, discopatie. Disturbi
soggettivi: dolori
dorso-lombari. |
Uso
di sacchi meno pesanti, impiego di sollevatori meccanici. Formazione ed
informazione |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Lavoro in prossimità di
organi meccanici in movimento. |
Parti
mobili delle macchine mescolatrici. |
Lesioni
traumatiche per presa e trascinamento degli arti superiori. |
Segregazione
delle parti pericolose con coperchi e ripari fissi in rete metallica a maglia
fine o dotati di dispositivo di blocco. |
Incendio-esplosione. |
Le
polveri di amido impiegate nella preparazione delle colle possono formare con
l'aria miscele esplosive. |
Lesioni
gravi, ustioni, intossicazioni. |
Impianti
di captazione delle polveri. Areazione del locale. Idoneo grado di protezione
degli impianti elettrici. Drenaggio delle cariche elettrostatiche
(collegamenti elettrici a terra). Ottenimento del C.P.I.. Mezzi di
estinzione. |
Capitolo 5
MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI
PRODOTTI SEMILAVORATI:
ANALISI DEI RISCHI E DELLE SOLUZIONI
5.1 DESCRIZIONE
DELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI SEMILAVORATI”
I fogli di
cartone ondulato provenienti dalla macchina continua ondulatrice costituiscono
i prodotti semilavorati che varranno poi utilizzati per la produzione di
scatole.
I
prodotti semilavorati vengono movimentati tramite opportune macchine e
destinati alla sezione imballaggio. Una volta immagazzinate, le pile di cartone
vengono movimentate tramite carrelli elevatori.
5.2 DESCRIZIONE
ATTREZZATURE E MACCHINE DELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI
SEMILAVORATI”
La
movimentazione delle pile verticali dei fogli di cartone all’uscita dalla
produzione avviene di regola mediante rullovie
dalle quali vengono poi prelevate e depositate su “trenini” a trazione elettrica su rotaia. Le rullovie scorrono in
modo parallelo fra loro e perpendicolare alla direzione del trenino.
Talvolta la
pila dei cartoni formata automaticamente dall’impilatore non è molto precisa,
pertanto necessita di essere riformata manualmente. La stessa operazione è
necessaria quando i fogli di cartone non hanno sufficiente planarità e quindi,
per ottenere una migliore disposizione in verticale della pila, essa viene
riformata manualmente per accatastare i fogli a mazzette capovolte.
I fogli di
cartone, se non devono subire altre lavorazioni all’interno dello stesso
stabilimento, vengono legati tramite la “pressa
reggettatrice”. Essa è essenzialmente costituita da una piastra pressante
che inizia la sua corsa dall’alto e, scorrendo su due montanti laterali,
esercita una leggera pressione sulla pila dei fogli di cartone. La macchina
provvede ad applicare e fissare la reggetta dopo aver interposto sugli angoli
dei cartoncini di protezione; il tutto avviene automaticamente mentre la pila
avanza sulla rullovia.
5.3 FATTORI
DI RISCHIO NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI SEMILAVORATI”
Rischio
chimico
Esso può essere causato dall’esposizione
ai gas di combustione qualora vengano utilizzati dei carrelli elevatori con
motore diesel, i quali comportano i rischi già evidenziati nella fase di
immagazzinamento delle bobine (Capitolo 3).
Rischio infortunistico
I
rischi provocati dal lavoro in prossimità di mezzi per la movimentazione
meccanica dei carichi riguardano i settori della movimentazione del trenino
sulle rotaie e della movimentazione dei carrelli elevatori. Nel primo caso il
rischio di investimento è causato dal fatto che un operatore si trovi nella
corsia del trenino, mentre nel secondo caso dal fatto che lo stesso operatore
si trovi nella zona dove opera il carrello elevatore (vedere anche il capitolo
3 sulla fase di immagazzinamento).
Il
rischio provocato dalla movimentazione manuale dei carichi consiste nella
sistemazione manuale delle pile dei fogli di cartone.
Il transito su superfici scivolose quale
la rullovia può implicare il rischio di scivolamenti qualora gli addetti vi
camminino sopra allo scopo di attraversarla o per sistemare le pile dei fogli
di cartone.
Gli organi mobili della pressa
regettatrice possono costituire un rischio qualora l’operatore si trovi a dover
lavorare in prossimità di essi.
Rischio incendio
Anche
in questo reparto, come nel magazzino delle bobine, è elevato il pericolo di
incendio, qui determinato dall’elevata quantità di cartone stoccato.
5.4 DANNO ATTESO E RILEVATO
NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE
ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI SEMILAVORATI”
Gli inquinanti derivati dalla combustione diesel possono essere causa di irritazione delle mucose delle estremità cefaliche e delle vie aree, nonché di broncopneumopatie di varia gravità (vedere Capitolo 3 paragrafo 3.4).
L’investimento causato da mezzi o
attrezzature per la movimentazione meccanica dei carichi può comportare
contusioni e/o lesioni traumatiche in varie parti del corpo.
Nella movimentazione delle pile e dei
fogli di cartone vi è il rischio di danni all’apparato muscolo-scheletrico.
Il
rischio di caduta per scivolamento può comportare distorsioni agli arti
inferiori, ferite e contusioni.
La
pressa reggettatrice può rappresentare il rischio di presa e schiacciamento con
danni conseguenti agli arti.
5.5 GLI
INTERVENTI NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI SEMILAVORATI”
Per
evitare l’esposizione a gas di combustione dei carrelli elevatori è necessario
utilizzare carrelli elevatori a trazione elettrica.
I
trenini devono essere dotati di dispositivi (fotocellule, barre sensibili) tali
da arrestare il moto nel caso in cui persone o latri ostacoli si trovino lungo
il loro percorso. Le fotocellule devono coprire un’area antistante al trenino,
tale da consentire il completo arresto prima di raggiungere l’ostacolo. La
barra sensibile deve essere conformata in modo da impedire l’eventuale
intromissione del piede tra il pavimento e la barra stessa. Per quanto attiene
il rischio di investimento da parte dei carrelli elevatori valgono analoghe
considerazioni a quelle fatte nella fase di immagazzinamento delle bobine.
Per
prevenire danni riguardanti la movimentazione manuale dei carichi è necessaria
un’adeguata informazione e formazione alle correte posture durante la
lavorazione (non superare il peso consentito, procedure alla movimentazione in
due addetti, etc.).
Per
quanto riguarda gli interventi sulle rullovie è necessario realizzare e
segnalare punti di attraversamento mediante passaggi sopraelevati o mediante
l’interruzione dei rulli sostituendone due o tre con una fascia fissa, oppure
coprendo temporaneamente i rulli con superfici piane non scivolose; è
necessaria anche un’adeguata organizzazione del lavoro e la formazione degli
addetti alle procedure corrette. In nessun caso gli addetti devono camminare
direttamente sui rulli delle rullovie.
La
zona di operazione della pressa reggettatrice deve essere protetta tramite
barriere materiali e non utilizzando ad esempio per quest’ultime un sistema di
fotocellule. Per quanto riguarda la protezione degli organi meccanici dei
carrelli elevatori valgono le stesse considerazioni riportate per la fase di
immagazzinamento delle bobine (vedere Capitolo 3 paragrafo 3.5)
5.6 APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI
SEMILAVORATI”
Non
risulta che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta
esterna.
5.7 RIFERMENTI NORMATIVI PER LA FASE “MOVIMENTAZIONE
ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI SEMILAVORATI”
Rischio
chimico e microclima
-
Titolo II,
art. 9 "Areazione dei luoghi di lavoro chiusi", art.11
"Temperatura", art.13 "Umidità" e Capo II "Difesa
dagli agenti nocivi" del D.P.R. del 19.03.1956 n° 303 "Norme generali
per l'igiene del lavoro".
-
Art. 3
"Misure generali di tutela" del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del Dirigente e del Preposto" del
D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 240
"Protezione delle pareti esterne a temperatura elevata" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Art. 19
"Separazione dei locali nocivi" D.P.R: n° 303 del 19.03.1956.
-
Art. 20
"Difesa dell'aria dagli inquinamenti con prodotti nocivi" D:P:R: n°
303 del 19.03.1956.
-
Norma
UNI EN 9293 del 01.11.1987
"Carrelli industriali semoventi. Scarico gas combusti".
Rischio
incendio
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo
VIII, Capo IV, art. 369 "Maschere ed apparecchi respiratori" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione
incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N°
475 del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio
del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario
mettere a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 42
"Informazione e formazione (esposti al rumore)" D.Lgs. n° 277 del
15.08.1991.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 73
"Aperture di alimentazione e di scarico delle macchine" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 81
"Comando con dispositivo di blocco multiplo" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 82
"Blocco della posizione di fermo della macchina" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 233
"Organi di comando e di manovra" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo IX
"Manutenzione e riparazione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
Norma UNI
EN 418 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di arresto
di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione."
-
Norma UNI
EN 1037 del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione
dell'avviamento inatteso".
-
Norma 1088
del 30.11.1997 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di interblocco
associate ai ripari. Principi di progettazione e di scelta."
-
Norma 574
del 31.12.1998 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di comando a due
mani. Aspetti funzionali. Principi per la progettazione."
-
Norma UNI
EN 982 del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
Norma UNI
EN 983 del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
Ambienti,
posti di lavoro e di passaggio
-
Titolo II
del D.P.R. n° 547 del 27/04/1955 "Norme per la prevenzione degli
infortuni".
-
Norma UNI
9289 del 30.11.1986 "Carrelli
industriali semoventi. Sicurezza del personale a terra".
Movimentazione
manuale dei carichi
-
Titolo V e
All. 6 del D.Lgs. n° 626 del 10.09.1994.
-
Norma UNI
ISO 938 del 30.04.1994 "Carrelli elevatori a mano per pianali. Dimensioni
principali".
Movimentazione
meccanica dei carichi e carichi sospesi
-
Art. 8
"Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 11
"Posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni" D.P.R. n°
547 del 27.04.1955
-
Titolo X,
Capo III, Art. 381 "Protezione del capo" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo V
"Mezzi ed apparecchiature di sollevamento, trasporto e
immagazzinamento" (Capo I "Disposizioni generali", Capo II
"Gru, argani, paranchi e simili", Capo III "Ascensori e
montacarichi", Capo V "Mezzi ed apparecchi di trasporto
meccanici") D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 182
"Posti di manovra" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 183
"Organi di comando" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 10
"Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro"
D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Titolo II,
Capo V "Illuminazione" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
All.1
"Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione
ed alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza" D.P.R.
n° 459 del 24.07.1996.
-
UNI ISO
1074 del 29.02.1996 "Carrelli elevatori a forche con carico a sbalzo.
Prove di stabilità".
-
UNI ISO
2328 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio e piastre portadispositivi di supporto del carico. Dimensioni di
montaggio".
-
UNI ISO
2330 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca.
Caratteristiche tecniche e prove".
-
UNI ISO
2331 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio. Terminologia".
-
UNI ISO
6055 del 01.07.1984 "Carrelli industriali semoventi a grande sollevamento
con guidatore a bordo. Tetto di protezione per guidatore. Prescrizioni e
prove".
-
UNI ISO
3287 del 31.10.1986 "Carrelli industriali semoventi. Segni grafici per
organi di comando".
-
UNI ISO
3691 del 01.03.1983 "Carrelli industriali semoventi. Codice di
sicurezza".
-
UNI ISO
5053 del 30.11.1990 " Carrelli industriali semoventi. Terminologia".
-
UNI 9288
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Protezione del guidatore in posizione di lavoro".
-
UNI 9289
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Sicurezza del personale a
terra".
-
UNI 9290
del 01.11.1987 "Carrelli elevatori a forche. Tacche di posizionamento
delle forche".
-
UNI 9291
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Ruote scomponibili".
-
UNI 9292
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Tensione elettrica nominale".
-
UNI 9293
del 01.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Scarico gas
combusti".
Utilizzo
di attrezzature manuali taglienti (trincetto)
-
Art. 383
"Protezione delle mani" D.P.R. n° 57 del 27.04.1955.
5.8 IL
RISCHIO ESTERNO NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE ED IMBALLAGGIO DEI PRODOTTI
SEMILAVORATI”
Il principale
fattore di impatto ambientale in questa fase è costituito dal traffico
veicolare indotto per la spedizione dei prodotti in uscita.
Il rischio
ambientale è costituito dalla possibilità di incendio con conseguente emissione
in atmosfera dei prodotti della combustione. E’ possibile la propagazione
dell’incendio all’ambiente circostante.
5.1 Tabella Rischi e Soluzioni per la fase "Movimentazione ed
imballaggio dei prodotti semilavorati
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Lavoro in prossimità di mezzi per la
movimentazione meccanica dei carichi. |
Trenini in
movimento. |
Contusioni e
lesioni traumatiche a carico di varie parti del corpo a seguito di
investimenti. |
Utilizzo di
fotocellule e barre sensibili adeguatamente progettate. Segnalare le vie di
transito. |
Carrelli
elevatori in movimento. |
Eliminare
asperità del terreno e percorsi pericolosi. Corretto posizionamento del
carico. Delimitare e segnalare gli spazi di circolazione dei carrelli e dei
pedoni. Segnalazione luminosa ed acustica dei mezzi in movimento. Formazione
degli addetti. |
||
Movimentazione manuale dei carichi. |
Sistemazione
manuale delle pile dei fogli di cartone. |
Danni
all'apparato muscolo-scheletrico. |
Non superare
il peso consentito. Movimentazione in due addetti. Informazione e formazione
alle posture corrette. |
Transito su superfici scivolose |
Camminamento
sulle rullovie per attraversarle o per sistemare le pile dei fogli di
cartone. |
Distorsioni
agli arti inferiori, ferite e contusioni a carico di varie parti del corpo,
determinate da cadute per scivolamento. |
Realizzare e
segnalare idonei punti di attraversamento: passaggi sopraelevati,
interruzione dei rulli, sostituzione di due o tre rulli con una fascia fissa,
copertura temporanea dei rulli con superfici piane non scivolose. Adeguata
organizzazione del lavoro. Formazione alle procedure corrette: in nessun caso
gli addetti devono camminare direttamente sui rulli delle rullovie. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Lavoro in prossimità di organi
meccanici in movimento. |
Organi
mobili della pressa reggettatrice. |
Lesioni per
presa, trascinamento e schiacciamento. |
Protezione
della zona pericolosa mediante barriere immateriali (fotocellule). |
Organi
meccanici dei carrelli elevatori. |
Lesioni per
presa e trascinamento, taglio, amputazione, schiacciamento degli arti. |
Protezioni
adeguate che rendono inaccessibili le parti meccaniche in movimento.
Formazione degli addetti. |
|
Esposizione a prodotti della
combustione diesel. |
Particolato
e gas emessi dalle marmitte dei carrelli elevatori a trazione diesel:
particolato da idrocarburi incombusti (nerofumo e materiale corpuscolato),
ossidi di azoto e di zolfo (NO, NO2, SO2), ossido di
carbonio (CO), sostanze organiche volatili (S.O.V.) tra le quali formaldeide
(HCHO), idrocarburi aromatici e alifatici. |
Disturbi
soggettivi: irritazione
congiuntive oculari e vie respiratorie. Possibili
danni per esposizione prolungata: broncopneumopatie;
ossicarbonismo (in caso di scarsa areazione); sindrome irritativa delle
estremità cefaliche, asma bronchiale; emopatie; epatopatie; neuropatie-,
nefropatie; miocardiopatie; dermatiti, S.B.S. (sindrome dell'edificio
malato); probabile cancerogeno. |
All'interno
dei locali utilizzare preferibilmente carrelli elevatori a trazione
elettrica. Per i carrelli diesel, in attesa della sostituzione, adottare
marmitte catalitiche o simili con rigorosa manutenzione. Aerazione naturale e
forzata nei locali. Informazione e formazione degli addetti. |
Incendio. |
Stoccaggio
fogli di cartone ondulato. |
Ustioni e
intossicazioni. |
Ottenimento
del CPI ed applicazione delle norme
di prevenzione e protezione antincendio. |
Capitolo 6
FINITURA STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE:
ANALISI DEI RISCHI E DELLE SOLUZIONI
6.1 DESCRIZIONE
DELLA FASE “FINITURA, STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
6.2 DESCRIZIONE ATTREZZATURE E
MACCHINE DELLA FASE “FINITURA,
STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Le attrezzature generalmente utilizzate in questa fase sono le seguenti:
· printer-slotter;
· piega-incolla;
· cucitrici a punti metallici;
· fustellatrici;
· legatrice automatica;
· pallettizzatore;
· pressa reggettatrice;
· fasciatrice.
La macchina denominata printer-slotter taglia e stampa il prodotto; il piega-incolla piega e incolla il cartone tagliato e stampato; se l'operazione di printer-slotter flessografico e di peiga-incolla avviene in linea senza soluzione di continuità, il complesso prende il nome di case-maker. Talvolta possono essere impiegate, in linea con il printer-slotter o separatamente, le macchine cucitrici a punti metallici.
Le macchine fustellatrici automatiche effettuano operazioni di stampa, cordonatura, taglio e perforazione. La fustellatura è richiesta sia per la fabbricazione di scatole di forma irregolare che per quelle che necessitano di più ridotte tolleranze nelle dimensioni per essere assemblate in macchine automatiche.
Con le macchine suddette si arriva ad ottenere scatole in forma aperta piegata in piano che vengono raccolte una sull'altra e poi legate tramite la legatrice automatica. I gruppi di scatole così legate vengono inviati al pallettizzatore che li raccoglie e li dispone su pancali, quindi la pressa reggettatrice lega il pancale, che talvolta passa da una fasciatrice per essere avvolto in un film plastico.
Printer-slotter: l’alimentazione dell’unità di stampa del printer-slotter avviene in genere tramite un caricatore automatico che carica i fogli di cartone provenienti su rullovie dalla macchina continua. L’alimentatore preleva un foglio alla volta, a partire da quello posto più in basso alla pila, tramite guide regolabili ed appositi rulli a pressione regolabile in funzione dello spessore del cartone. Successivamente alla stampa si hanno la cordonatura e la slizzatura. La prima consiste nel praticare un lieve schiacciamento del cartone per favorirne la piegatura in quel punto, mentre la slizzatura consiste nel praticare degli intagli detti anche slitz. Tali operazioni avvengono mediante una prima coppia di alberi sui quali sono montati gli utensili di cordonatura ed una seconda coppia di alberi su cui sono posti gli utensili di intaglio (lame). La prima lama taglia la parte anteriore e la seconda la parte posteriore del foglio di cartone. Altri utensili da intaglio provvedono alla slizzatura delle alette e del basello di giunzione ed a rifilare eccedenze nel foglio di cartone. I ritagli di cartone cadono su un nastro trasportatore posto sotto la macchina e, passando al di sotto del pavimento del reparto, vengono trasportati verso la raccolta scarti di cartone. Talvolta al posto del nastro trasportatore i ritagli vengono aspirati e convogliati tramite tubazioni verso la raccolta.
Piega-incolla: le macchine piega-incolla ricevono i fogli di cartone dalla printer-slotter per piegarlo e chiuderlo congiungendo ed incollando con colla vinilica il basello con la parte opposta del foglio. La colla vinilica viene distribuita sul basello di giunzione attraverso il passaggio del foglio da un rullo incollatore ad uno di pressione. Cinghie e rulli assicurano l’avanzamento e la piegatura delle pareti ad angolo retto, fino alla sezione di scarico. Le scatole vengono quindi contate elettronicamente ed indirizzate verso la legatrice automatica o direttamente alla pallettizzazione.
Fustellatrici: la sezione di stampa nelle fustellatrici è analoga a quella del printer-slotter o case-maker. La fustellatura può essere effettuata con fustellatrici in piano o fustellatrici rotative a movimento continuo. In entrambi i sistemi, dei filetti metallici vengono fissati saldamente su di un foglio di compensato che forma la fustella, la quale determinerà la forma definitiva per il successivo allestimento dell’imballaggio.
Nella fustellatrice in piano la fustella è piana e viene fissata alla parte superiore della macchina; il foglio di cartone viene posizionato sul supporto di contrasto, detto platina di pressione, che si alza pressando il foglio contro la fustella e poi ritorna nella posizione di partenza, con un movimento alternato dal basso verso l’alto e viceversa. Successivamente il foglio passa alla sezione di pulitura e rimozione dei refili.
Nella fustellatrice rotativa la fustella è curva ed i filetti metallici sono montati su un supporto fissato su un cilindro chiamato porta-fustella. Il supporto di contrasto è anch’esso di forma cilindrica e rivestito di poliuretano o materiale simile. Apposite attrezzature di sbattitura e soffiatura rimuovono i rifili dal foglio di cartone.
La fustellatura rotativa consente una maggiore velocità di produzione e necessita di una pressione minore per effettuare la fustellatura, rispetto a quella in piano.
I ritagli di cartone cadono su un nastro trasportatore posto sotto la macchina e, passando al di sotto del pavimento del reparto, vengono trasportati verso la raccolta degli scarti di cartone.
Cucitrice a punti metallici: la cucitrice, automatica e semiautomatica, cuce le scatole tramite punti metallici; i punti vengono prima inseriti e poi ribattuti da un’apposita lamina metallica detta ciabatta.
Legatrice automatica: le scatole di cartone piegate in piano e poste una sull’altra arrivano, dalle macchine precedenti, alla legatrice automatica che provvede a legarle con una reggetta. L’addetto deve sostituire il rocchetto della reggetta quando esso è terminato ed inserire nella macchina il capo del nuovo rocchetto.
6.3 FATTORI
DI RISCHIO NELLA FASE “FINITURA STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Rischio
chimico
Dovuto
essenzialmente all’esposizione a determinati prodotti chimici quali: pigmenti,
inchiostri, solventi e prodotti per la pulizia delle macchine da stampa.
Dall’esame
delle schede di sicurezza fatte pervenire alle ASL dalle aziende del comparto,
risultano presenti negli inchiostri, oltre ai pigmenti, anche numerosi composti
quali: resine acriliche, fenoliche, maleiche, epossidiche; alcool etilico ed
isopropilico; monoetanolammina (inferiore all’1-2%) e dietanolammina (inferiore
al 6%); esteri (ftalati ed acetati); 1,1,1, tricloroetano; 1,2 dicloropropano;
acetato di polivinile; eptano; butano; rame (microsfere); molibdeno bisolfuro;
toluene; zinco. Gli inchiostri utilizzati vengono acquistati già pronti e gli
addetti non devono effettuare la preparazione, ma solo la diluizione, il
travaso ed il trasporto. Pertanto non c’è un’esposizione ai singoli componenti
presenti negli inchiostri stessi.
Per la lubrificazione degli organi meccanici delle
macchine utilizzate in questo reparto vengono utilizzato oli minerali. I rischi
chimici legati alla presenza di oli minerali sono stati riportati nel capitolo
2 relativo alla fase di immagazzinamento.
Rischio infortunistico
Il
lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento comporta il rischio ad infortunio
dovuto ad aggancio e trascinamento di indumenti, ferite, schiacciamento e
cadute. In particolare le macchine: printer-slotter, case-maker, fustellatrici,
cucitrici, legatrici automatiche e piega-incolla comportano rischi
infortunistici di taglio, presa, trascinamento e schiacciamento da parte dei
rulli inchiostratori, cilindri di pressione, etc.
Il
caricatore automatico comporta rischi di infortuni anche gravi sia durante il
suo ribaltamento per caricare una nuova pila di cartone in arrivo dalla
rullovia, sia quando ritorna in posizione di alimentazione della macchina.
La
seguente fase di lavoro comporta la movimentazione manuale dei carichi per
spostamento di prodotti intermedi, contenitori di sostanze chimiche (inchiostri
per la stampa), ed altro.
Inoltre,
intorno alla sezione di stampa delle varie macchine e nella zona di stoccaggio
e prelievo degli inchiostri, il pavimento in caso di sversamenti potrebbe
bagnarsi con conseguente rischio di
caduta per scivolamento.
Rischio rumore
Il
rumore generato dalle macchine per la stampa deriva principalmente dai
movimenti di pressione e sbattimento dei caratteri e dei taglienti sui
corrispondenti tagli di cartone e piani di lavoro e dall’attrito fra ingranaggi
e dalle vibrazioni di parti metalliche dovute alle alte velocità di lavoro
delle macchine In alcune aziende della Valdinievole la verifica delle
valutazioni del rischio rumore ai sensi del D.Lgs. n. 277/91 ha dato i seguenti
valori del Livello Equivalente:
Macchina |
Leq
medio dB(A) |
Leq max dB(A) |
Leq min dB(A) |
Stampanti |
86.4 |
89.5 |
81.7 |
Fustellatrice |
83.3 |
86.2 |
78.9 |
Rischio incendio
6.4 DANNO ATTESO E RILEVATO
NELLA FASE “FINITURA
STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Gli inquinanti
chimici possono comportare varie patologie a carico di organi ed apparati a
seconda della propria natura: sia di
carattere locale (ad esempio irritazioni delle prime vie aeree e delle mucose
congiuntivali) e generale, sia di carattere acuto che cronico.
6.5 GLI INTERVENTI NELLA FASE “FINITURA STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Il danno derivato dall’esposizione a varie sostanze chimiche può essere
abbattuto, innanzitutto, valutando l’effettiva necessità di impiego di prodotti
particolarmente tossici e la possibilità concreta di sostituirli con altri
aventi caratteristiche di minor pericolosità. Nel caso in cui suddette sostanze
non siano sostituibili, si tratta di adottare tutte le misure tecniche,
organizzative e procedurali che consentano un contenimento, prima di tutto del
numero degli esposti. In particolare, per le operazioni di travaso,
diluizione e trasporto manuale dei prodotti
pericolosi è necessario utilizzare attrezzature atte ad evitare sgocciolamenti,
sversamenti, imbrattamento e diffusione di vapori, quali ad esempio rubinetti
autochiudenti, pompe di travaso dotate di valvola di ritegno, contenitori di
sicurezza a chiusura ermetica, sistemi di contenimento. Ove permanga l’uso di
solventi organici, si devono utilizzare sistemi per evitare la propagazione
delle sostanze nell’ambiente di lavoro
e l’inalazione da parte degli addetti, come ad esempio l’utilizzo di contenitori
di sicurezza che consentano il prelevamento della quantità di solvente
strettamente necessaria. Serbatoi e contenitori devono essere dotati di
etichettatura. Deve essere garantita un’adeguata ventilazione dei locali di
lavoro. I pavimenti delle zone di manipolazione dei prodotti chimici e delle
zone dove avviene il lavaggio dei rulli inchiostranti e la pulizia dei
macchinari e devono essere coperti da grigliati e provvisti di canalizzazioni e
sistemi di raccolta dei liquidi.
E’ necessario anche l’impiego di idonei DPI e servizi igienico-assistenziali che consentano un’accurata igiene personale. I lavoratori devono essere portati a conoscenza delle informazioni sui rischi e prevenzione contenute sulle schede di sicurezza dei prodotti utilizzati e devono essere sottoposti ad un’adeguata e periodica sorveglianza sanitaria, con relativi provvedimenti, da parte del medico competente.
Per diminuire il rischio legato al lavoro in prossimità di organi meccanici in movimento, occorre intervenire con le necessarie opere di sicurezza sui macchinari ed attraverso una diffusa ed approfondita opera di informazione e formazione di tutti i lavoratori addetti. Le operazioni di sistemazione dei clichés, regolazione e manutenzione devono avvenire a macchina ferma; per la pulizia qualora non sia possibile operare a macchina ferma, è necessario predisporre misure di sicurezza sostitutive come pulsantiere ad innesto ad uomo presente con avviamento ad impulsi.
Per quanto riguarda il caricatore automatico è necessario impedire l’accesso degli addetti alla zona di operazione del ribaltatore con l’installazione di una barriera fissa o, se apribile, dotata di dispositivo di blocco immediato della macchina nel caso che venga aperta. E’ anche necessario predisporre di barre sensibili lungo la parte fissa del caricatore, dove un arto dell’addetto potrebbe rimanere a contrasto con la parte mobile che ritorna in posizione di alimentazione ed al di sotto della parte basculante per evitare lo schiacciamento tra la stessa ed il piano di calpestio, in modo che la macchina si fermi al minimo contatto con le barre sensibili. E’ anche necessaria l’attivazione automatica di un avvisatore acustico quando la parte mobile è in movimento.
Tutti i macchinari che comportano rischi di taglio, presa e trascinamento (printer-slotter, piega-incolla, fustellatrice, cucitrice e legatrice automatica) devono essere dotati di dispositivi che impediscano l’accesso al contatto con gli organi lavoratori consistenti in ripari di lamiera, plexiglas o di rete metallica. I dispositivi devono essere fissi o muniti di interblocco che arresti il macchinario in caso di loro apertura e ne impedisca il riavvio se non vengono richiusi. Alla legatrice automatica, tali protezioni devono garantire la sicurezza anche all’introduzione del nuovo capo della reggetta. Le macchine devono anche essere dotate di pulsante a fungo per l’arresto d’emergenza.
L’esposizione a rumore può essere, invece, ridotta mediante interventi di insonorizzazione di parti di macchinari (segregazione di componenti rumorose), adeguata e periodica manutenzione degli stessi, misure organizzative e procedurali (turni di lavoro e pause calcolate al fine di ridurre i livelli espositivi), nonché tramite idonei l’impiego di idonei DPI:
Gli interventi sui rischi dovuti alla movimentazione manuale dei carichi consistono nell’impiego di ausili meccanici e nella formazione degli addetti circa le corrette procedure lavorative in determinate situazioni di rischio.
Per quanto riguarda il rischio dovuto al passaggio di persone su pavimento scivoloso è necessario utilizzare in tali zone pavimenti dotati di grigliatura o pavimenti aventi idonee caratteristiche di antiscivolosità.
6.6 APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE “FINITURA STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Non
risulta che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta
esterna.
6.7 RIFERMENTI
NORMATIVI PER LA FASE “FINITURA STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
Rischio
chimico
-
Titolo II,
art. 9 "Areazione dei luoghi di lavoro chiusi", art.11
"Temperatura", art.13 "Umidità" e Capo II "Difesa
dagli agenti nocivi" del D.P.R. del 19.03.1956 n° 303 "Norme generali
per l'igiene del lavoro".
-
Art. 3
"Misure generali di tutela" del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del Dirigente e del Preposto" del
D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 378
"Abbigliamento" e art.379 "Indumenti di protezione" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo IV
del D.Lgs. n°626 del 19.09.1994 "Uso dei dispositivi di protezione
individuale".
-
Titolo VI
Capo III "Vasche, canalizzazioni, tubazioni, serbatoi, recipienti,
silos" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 19
"Separazione dei locali nocivi" D.P.R: n° 303 del 19.03.1956.
-
Art. 20
"Difesa dell'aria dagli inquinamenti con prodotti nocivi" D:P:R: n°
303 del 19.03.1956.
-
Art. 303
"Accumulatori elettrici" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994
"Protezione da agenti cancerogeni".
-
Titolo VIII
Capo IV "Materie e prodotti asfissianti, irritanti, tossici e
infettanti" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi", Capo I, art. 355
"Indicazioni per i recipienti" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Legge n°
256 del 29.05.1974 "Classificazione e disciplina dell'imballaggio e
dell'etichettatura delle sostanze e dei preparati pericolosi".
-
D.P.R. 927
de 24.11.1981 "Recepimento della direttiva del Consiglio delle Comunità
Europee n° 79/831/CEE del 18/09/1979, recante la sesta modifica della direttiva
n° 67/548/CEE, relativa alla classificazione imballaggio ed alla etichettatura
delle sostanze e dei preparati pericolosi".
-
D.Lgs. n°52
del 03.02.1997 "Attuazione della direttiva 92/32/CEE concernente
classificazione, imballaggio ed etichettatura delle sostanze pericolose".
-
D.M.S. del
04.04.1997 "Attuazione dell'art.25, commi 1 e 2 del D.Lgs. n° 52 del
0.02.1997, concernente classificazione, imballaggio ed etichettatura delle
sostanze pericolose, relativamente alla scheda informativa in materia di
sicurezza".
-
D.M.S. del
28/04/1997 "Attuazione dell'art. 37, commi 1 e 2, del D.Lgs. n° 52 del
03.02.1997, concernente classificazione, imballaggio ed etichettatura delle
sostanze pericolose".
-
R.D. n° 147
del 09.01.1927 "Approvazione del regolamento speciale per l'impiego dei
gas tossici".
-
Norma UNI
EN 626/1 del 30.09.1996 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine. Principi
e specifiche per i costruttori di macchine".
-
Norma UNI
EN 626/2 del 30.06.1997 "Sicurezza del macchinario. Riduzione dei rischi
per la salute derivanti da sostanze pericolose emesse dalle macchine.
Metodologia per la definizione delle procedure di verifica".
-
Norma
1093/4 del 30.06.97 "Sicurezza del macchinario. Valutazione dell'emissione
di sostanze pericolose trasportate dall'aria. Rendimento della captazione di un
impianto di aspirazione - Metodo mediante l'uso di traccianti".
-
Norma
UNI EN 9293 del 01.11.1987
"Carrelli industriali semoventi. Scarico gas combusti".
Rischio
incendio
-
D.M. del
31.07.1934 "Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione,
l'immagazzinamento, l'impiego e la vendita di oli minerali, e per il trasporto
degli oli stessi ".
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo
VIII, Capo IV, art. 369 "Maschere ed apparecchi respiratori" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione
incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
Art.4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera a) e q) del D. Lgs. del 626 del 19.09.1994.
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N°
475 del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio
del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario
mettere a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 42
"Informazione e formazione (esposti al rumore)" D.Lgs. n° 277 del
15.08.1991.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo VI
"Uso di attrezzature munite di videoterminali", art. 56 D.Lgs. n° 626
del 19.09.1994.
-
Titolo VII
"Protezione da agenti cancerogeni", art. 66 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Esposizione
a rumore
-
Art. 24
"Rumori e scuotimenti" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Capo IV
"Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione a rumore durante
il lavoro" D. Lgs. n° 277 del 15.08.1991.
-
D.P.R. n°
459 del 24.07.1996 "Regolamento per l'attuazione delle direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il ravvicinamento
delle legislazioni degli stati membri relativa alle macchine" (Direttiva
Macchine).
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 73
"Aperture di alimentazione e di scarico delle macchine" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 81
"Comando con dispositivo di blocco multiplo" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 82
"Blocco della posizione di fermo della macchina" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 233
"Organi di comando e di manovra" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo IX
"Manutenzione e riparazione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
Norma UNI
EN 418 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di arresto
di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione."
-
Norma UNI
EN 1037 del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione dell'avviamento
inatteso".
-
Norma 1088
del 30.11.1997 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di interblocco
associate ai ripari. Principi di progettazione e di scelta."
-
Norma 574
del 31.12.1998 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di comando a due
mani. Aspetti funzionali. Principi per la progettazione."
-
Norma UNI
EN 982 del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
Norma UNI
EN 983 del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
Ambienti,
posti di lavoro e di passaggio
-
Titolo II
del D.P.R. n° 547 del 27/04/1955 "Norme per la prevenzione degli
infortuni".
-
Norma UNI
9289 del 30.11.1986 "Carrelli
industriali semoventi. Sicurezza del personale a terra".
Movimentazione
manuale dei carichi
-
Titolo V e
All. 6 del D.Lgs. n° 626 del 10.09.1994.
-
Norma UNI
ISO 938 del 30.04.1994 "Carrelli elevatori a mano per pianali. Dimensioni
principali".
Movimentazione
meccanica dei carichi e carichi sospesi
-
Art. 8
"Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 11
"Posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni" D.P.R. n°
547 del 27.04.1955
-
Titolo X,
Capo III, Art. 381 "Protezione del capo" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo V
"Mezzi ed apparecchiature di sollevamento, trasporto e
immagazzinamento" (Capo I "Disposizioni generali", Capo II
"Gru, argani, paranchi e simili", Capo III "Ascensori e
montacarichi", Capo V "Mezzi ed apparecchi di trasporto
meccanici") D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 182
"Posti di manovra" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 183
"Organi di comando" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 10
"Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro"
D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Titolo II,
Capo V "Illuminazione" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
All.1
"Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione
ed alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza" D.P.R.
n° 459 del 24.07.1996.
-
UNI ISO
1074 del 29.02.1996 "Carrelli elevatori a forche con carico a sbalzo.
Prove di stabilità".
-
UNI ISO
2328 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio e piastre portadispositivi di supporto del carico. Dimensioni di
montaggio".
-
UNI ISO
2330 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca.
Caratteristiche tecniche e prove".
-
UNI ISO
2331 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio. Terminologia".
-
UNI ISO
6055 del 01.07.1984 "Carrelli industriali semoventi a grande sollevamento
con guidatore a bordo. Tetto di protezione per guidatore. Prescrizioni e
prove".
-
UNI ISO
3287 del 31.10.1986 "Carrelli industriali semoventi. Segni grafici per
organi di comando".
-
UNI ISO
3691 del 01.03.1983 "Carrelli industriali semoventi. Codice di
sicurezza".
-
UNI ISO
5053 del 30.11.1990 " Carrelli industriali semoventi. Terminologia".
-
UNI 9288
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Protezione del guidatore in posizione di lavoro".
-
UNI 9289
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Sicurezza del personale a
terra".
-
UNI 9290
del 01.11.1987 "Carrelli elevatori a forche. Tacche di posizionamento
delle forche".
-
UNI 9291
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Ruote scomponibili".
-
UNI 9292
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Tensione elettrica nominale".
-
UNI 9293
del 01.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Scarico gas
combusti".
Transito
in ambiente scivoloso
-
Art. 7,
comma 2 e comma 4 (Pavimenti) D.P:R. n° 3030 del 19.03.1956.
Utilizzo
di attrezzature manuali taglienti (trincetto)
-
Art. 383
"Protezione delle mani" D.P.R. n° 57 del 27.04.1955.
6.8 IL RISCHIO ESTERNO NELLA
FASE “FINITURA
STAMPA E PRODUZIONE SCATOLE”
I principali fattori di impatto sono i seguenti:
Emissioni in
atmosfera
Sono costituite dai vapori dei solventi (eptano, butano, toluene, etc.) utilizzati per la pulizia dei rulli stampanti con processo tipografico, ove ancora permane tale lavorazione. Si tratta, però, di quantità scarsamente rilevanti, tali da non richiedere particolari impianti di abbattimento.
Produzione di
rifiuti
I rifiuti prodotti nella fase di “finitura, stampa e produzione di scatole” al fine di non costituire un rischio ambientale devono essere smaltiti in modo idoneo tramite ditte specializzate.
Diffusione di
rumore
Data l’ampiezza degli stabilimenti produttivi e la loro collocazione in zone prevalentemente industriali, la diffusione del rumore non provoca un particolare impatto all’esterno.
Sversamenti di
prodotti chimici sul suolo
I contenitori di stoccaggio degli inchiostri devono essere posti all’interno di sistemi di contenimento per evitare la possibilità di sversamento al suolo.
Incendio
I principali danni per l’ambiente in caso di incendio a carico di questo reparto, sono costituiti dalla possibilità di propagazione dell’incendio all’ambiente circostante ed alla emissione in atmosfera dei prodotti della combustione.
6.1 Tabella Rischi e Soluzioni
per la fase "Finitura, stampa e produzione di scatole”
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione a rumore. |
Rumore
generato dalle macchine per la stampa. Stima: Leq: 78,9¸89,5 dB(A) |
Danni
uditivi ed extrauditivi. Disturbi
soggettivi:
difficoltà di comunicazione, irritabilità, cefalea. |
Insorizzazione
di parti di macchinari (segregazioni di componenti rumorose), adeguata e
periodica manutenzione, turni di lavoro e pause calcolate, impiego di idonei
D.P.I. (cuffie, tappi). Informazione e formazione. Sorveglianza sanitaria. |
Lavoro in prossimità di organi
meccanici in movimento. |
Parti in
movimento di macchinari automatici ad alta velocità. |
Lesioni
traumatiche degli arti e di altre parti del corpo per presa e trascinamento
di indumenti, schiacciamento e cadute. |
Utilizzo di
macchinari conformi alle norme di sicurezza. Informazione e formazione degli
addetti. |
Movimentazione manuale dei carichi |
Spostamento
di prodotti intermedi, contenitori di sostanze chimiche ed altro. |
Lesioni
muscolo-scheletriche, discopatie. Disturbi
soggettivi: dolori
dorso-lombari. |
Impiego di
ausili meccanici adeguati. Informazione e formazione degli addetti. |
Esplosione, incendio. |
Utilizzo di
sotanze infiammabili (carta, solventi, etc.) |
Lesioni
gravi, ustioni, intossicazioni. |
Impianto
elettrico a norma. Frequente pulizia e riordino dei locali di lavoro.
Informazioni e formazione. Ottenimento del C.P.I. ed applicazione delle norme
di prevenzione e protezione. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione a prodotti chimici |
Utilizzo di
inchiostri per la stampa, contenenti vari pigmenti inorganici ed altri
composti |
Secondo la
modalità di impiego (non preparazione, ma solo diluizione), non sono
segnalate in letteratura particolari nocività per i prodotti censiti. |
Sostituzione
con inchiostri di più sicura innocuità. Adeguata ventilazione dei locali ed
aspirazione localizzata. Utilizzo di adeguati D.P.I. (guanti, occhiali, tuta,
etc.) ed igiene personale. Informazione e formazione degli addetti.
Sorveglianza sanitaria. |
Lavaggio dei
rulli di stampa con solventi organici. |
Irritazione
pelle e mucose. Azione deprimente sul sistema nervoso centrale. Danni al
fegato. |
Sostituzione
processo di stampa con inchiostri a base acquosa (processo flessografico).
Utilizzo di contenitori di sicurezza (a stantuffo o simili). Utilizzo di
D.P.I. (guanti, tute, mascherine, occhiali, etc.). Adeguata ventilazione dei
locali. |
Capitolo 7
MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE
DEI PRODOTTI FINITI
7.1 DESCRIZIONE
DELLA FASE “MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI FINITI”
7.2 DESCRIZIONE ATTREZZATURE E
MACCHINE DELLA “MOVIMENTAZIONE,
IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI FINITI”
Le principali
attrezzature che caratterizzano questa fase sono:
·
il
pallettizzatore;
·
la pressa
reggettatrice;
·
la
fasciatrice.
Con il pallettizzatore le scatole vengono
raccolte e disposte sui pancali in legno. I pallettizzatori più vecchi sono
macchine semiautomatiche costituiti da un piano di rulli che viene via via
calato all’interno di un vano interrato nel pavimento del locale e da un
sistema meccanico per fare abbassare, spostare e risollevare il piano sul quale
viene posto il pancale carico. L’operatore preleva manualmente dalla rullovia i
gruppi di scatole precedentemente legati dalla legatrice automatica e le
sistema sul pancale posto sul piano dei rulli fino alla copertura di tutta la
sua superficie, quindi comanda l’abbassamento del piano e dispone un altro
strato, e così via. Quando il pancale è completo viene abbassato del tutto,
spostato dall’altra parte della buca e risollevato all’altezza del pavimento. A
questo punto vengono azionati i rulli per far scorrere il pancale sul trenino
che lo preleva.
I
pallettizzatori più moderni operano invece a livello del pavimento e possono
essere alimentati da più linee di produzione. Sono costituiti da un box al
quale pervengono da un lato i pianali di legno vuoti sui quali si dispongono
automaticamente i pacchi di scatole già legati. A completamento avvenuto, i
pianali si avviano tramite rullovia alla fasciatrice o al magazzino spedizioni.
La pressa reggettatrice ha la funzione di
legare il pancale analogamente a quanto descritto per la legatura dei fogli di
cartone nel magazzino dei prodotti semilavorati.
La fasciatrice è costituita essenzialmente
da un braccio rotante che avvolge progressivamente intorno al pianale carico un
sottile foglio di polietilene.
7.3
FATTORI
DI RISCHIO NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI
FINITI”
Rischio
chimico
Per quanto
riguarda il rischio chimico, i lavoratori in questa fase sono esposti ai gas di
combustione dei motori diesel. I carrelli elevatori a trazione diesel ed i
camion rilasciano i gas di combustione nell’ambiente di lavoro. Anche qui
valgono le stesse considerazioni riportate per la fase di immagazzinamento
delle bobine.
Rischio
infortunistico
I lavoratori
in questa fase sono esposti ai rischi derivanti dalla movimentazione manuale
dei carichi e dai movimenti ripetitivi. Ad esempio durante l’operazione di pallettizzazione semiautomatica
l’addetto deve compiere movimenti ripetitivi per prendere i colli di scatole e
porli sul pancale. Sono inoltre esposti ai rischi di presa, trascinamento e
schiacciamento da parte degli organi meccanici in movimento: in particolare si
possono individuare alcune zone pericolose quali il pallettizzatore automatico, la
pressa reggettatrice e la fasciatrice. Il pallettizzatore
semiautomatico del tipo “a buca nel pavimento” può comportare il rischio di
caduta dall’alto degli addetti con gravi conseguenze infortunistiche. La buca
può rappresentare un pericolo anche per carrelli elevatori, specie quando si
muovono in retromarcia.
Le rullovie implicano il rischio di cadute
per scivolamento se gli addetti ci camminano sopra allo scopo di attraversarla.
Esiste inoltre il rischio di investimento da parte di carrelli elevatori e
degli automezzi.
Qualora per la
sistemazione del carico sul camion sia necessaria la salita di un operatore,
esiste il rischio di caduta dall’alto (un caso mortale per caduta dall’alto in
provincia di Lucca dal 1989 ad oggi).
Rischio incendio
Anche in
questo reparto, come nel magazzino delle bobine, è elevato il carico di
incendio, qui determinato dalla notevole quantità di cartone stoccato.
7.4 DANNO ATTESO E RILEVATO
NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE,
IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI FINITI”
Gli
inquinanti derivati dalla combustione diesel possono essere causa di
irritazione delle mucose delle estremità cefaliche e delle vie aree, nonché di
broncopneumopatie di varia gravità. Le emissioni dei mezzi diesel sono stati
valutati come probabili cancerogeni per l'uomo (gruppo 2 A) dalla IARC (Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro) - Monografia n° 46 - Diesel and
Gasoline Engine Exhausts and some Nitroarenes, IARC, Lyon, France 1989.
7.5 GLI INTERVENTI NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE
DEI PRODOTTI FINITI”
Il rischio derivante dalla combustione
diesel dei mezzi di sollevamento e trasporto è eliminato mediante impiego di
idonei muletti a trazione elettrica , mentre, è soltanto limitato dal fatto di
utilizzare carrelli elevatori provvisti di marmitta catalitica (valida per NO2
e CO) o ad acqua (valida per il particolato).Comunque, dovranno essere previste
idonei sistemi di ricambio dell'aria all'interno del magazzino. Il regime di
ventilazione nei magazzini deve essere progettato tenendo conto anche
dell'influenza del sistema di ventilazione dei locali attigui, onde evitare che
aria inquinata da fumi di combustione sia convogliata in altri locali.
In caso di accesso di autotreni
all'interno dei magazzini devono essere previsti sistemi di aspirazione dei gas
di scarico con relativo convogliamento verso l'esterno.
Per quanto riguarda la movimentazione
manuale dei carichi il rischio può essere diminuito mediante l’impiego di
ausili meccanici e mediante la formazione degli addetti circa e corrette
procedure lavorative. L’operazione di pallettizzazione può essere automatizzata
utilizzando pallettizzatori moderni.
Il pallettizzatore
semiautomatico del tipo “a buca nel pavimento” deve essere dotato di un
parapetto mobile, dal lato della buca dove il pancale viene scaricato per
essere prelevato dal trenino, che deve essere chiuso quando inizia la discesa
del piano mobile e che si riapre una volta che esso è risalito. Gli altri lati
della buca devono essere dotati di parapetti fissi. Altra soluzione per
impedire materialmente l’accesso dei lavoratori e dei carrelli elevatori alla
zona adiacente all’apertura nel pavimento, può essere quella consistente nel
realizzare una recinzione perimetrale. Ulteriore soluzione può essere anche
quella di dotarsi di un pallettizzatore più moderno che non necessita della
buca nel pavimento.
Relativamente al lavoro in prossimità di
organi meccanici in movimento vengono utilizzate delle fotocellule, delle
barriere laterali fisse o munite di dispositivo di interblocco (pallettizzatore automatico, pressa reggettatrice, fasciatrice).
Il rischio causato dal lavoro in
postazione sopraelevata può essere limitato mediante la predisposizione di zone
di carico attrezzate con sistemi di ancoraggio e trattenuta dall'alto tramite
cintura di sicurezza che l’operatore deve indossare ed agganciare al sistema da
terra, cioè prima di salire sul camion per a sistemazione del carico. L’azienda
non deve permettere che la copertura del carico avvenga dove non sia presente
un sistema di trattenuta.
Gli interventi inerenti il rischio
incendio comprendono la mesa in atto di tutte le misure di protezione e
prevenzione antincendio come precedentemente indicato nelle altre fasi del
processo produttivo.
7.6 APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE “MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE
DEI PRODOTTI FINITI”
Non
risulta che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta
esterna.
7.7 RIFERMENTI
NORMATIVI PER LA FASE “MOVIMENTAZIONE, IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI
FINITI”
Rischio
chimico
-
Art. 3
"Misure generali di tutela" del D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del Dirigente e del Preposto" del
D.Leg.vo n° 626 del 19.09.1994.
-
Art. 378
"Abbigliamento" e art.379 "Indumenti di protezione" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo IV
del D.Lgs. n°626 del 19.09.1994 "Uso dei dispositivi di protezione
individuale".
-
Art. 20
"Difesa dell'aria dagli inquinamenti con prodotti nocivi" D:P:R: n°
303 del 19.03.1956.
-
Art. 303 "Accumulatori
elettrici" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Norma
1093/4 del 30.06.97 "Sicurezza del macchinario. Valutazione dell'emissione
di sostanze pericolose trasportate dall'aria. Rendimento della captazione di un
impianto di aspirazione - Metodo mediante l'uso di traccianti".
-
Norma
UNI EN 9293 del 01.11.1987
"Carrelli industriali semoventi. Scarico gas combusti".
Rischio
incendio
-
D.M. del
31.07.1934 "Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione,
l'immagazzinamento, l'impiego e la vendita di oli minerali, e per il trasporto
degli oli stessi ".
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo
VIII, Capo IV, art. 369 "Maschere ed apparecchi respiratori" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la
determinazione delle attività soggette alle visite di prevenzione
incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
Art.4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera a) e q) del D. Lgs. del 626 del 19.09.1994.
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N°
475 del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio
del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente delle
attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario mettere
a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 42
"Informazione e formazione (esposti al rumore)" D.Lgs. n° 277 del
15.08.1991.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo VI
"Uso di attrezzature munite di videoterminali", art. 56 D.Lgs. n° 626
del 19.09.1994.
-
Titolo VII
"Protezione da agenti cancerogeni", art. 66 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 73
"Aperture di alimentazione e di scarico delle macchine" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 81
"Comando con dispositivo di blocco multiplo" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 82
"Blocco della posizione di fermo della macchina" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 233
"Organi di comando e di manovra" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo IX
"Manutenzione e riparazione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
Norma UNI
EN 418 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di arresto
di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione."
-
Norma UNI
EN 1037 del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione
dell'avviamento inatteso".
-
Norma 1088
del 30.11.1997 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di interblocco
associate ai ripari. Principi di progettazione e di scelta."
-
Norma 574
del 31.12.1998 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di comando a due
mani. Aspetti funzionali. Principi per la progettazione."
-
Norma UNI
EN 982 del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
Norma UNI
EN 983 del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
Ambienti,
posti di lavoro e di passaggio
-
Titolo II
del D.P.R. n° 547 del 27/04/1955 "Norme per la prevenzione degli
infortuni".
-
Norma UNI
9289 del 30.11.1986 "Carrelli
industriali semoventi. Sicurezza del personale a terra".
Movimentazione
manuale dei carichi
-
Titolo V e
All. 6 del D.Lgs. n° 626 del 10.09.1994.
-
Norma UNI
ISO 938 del 30.04.1994 "Carrelli elevatori a mano per pianali. Dimensioni
principali".
Movimentazione
meccanica dei carichi e carichi sospesi
-
Art. 8
"Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 11
"Posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni" D.P.R. n°
547 del 27.04.1955
-
Titolo X,
Capo III, Art. 381 "Protezione del capo" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo V
"Mezzi ed apparecchiature di sollevamento, trasporto e immagazzinamento"
(Capo I "Disposizioni generali", Capo II "Gru, argani, paranchi
e simili", Capo III "Ascensori e montacarichi", Capo V
"Mezzi ed apparecchi di trasporto meccanici") D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 182
"Posti di manovra" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 183
"Organi di comando" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 10
"Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro"
D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Titolo II,
Capo V "Illuminazione" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
All.1
"Requisiti essenziali di sicurezza e di salute relativi alla progettazione
ed alla costruzione delle macchine e dei componenti di sicurezza" D.P.R.
n° 459 del 24.07.1996.
-
UNI ISO
1074 del 29.02.1996 "Carrelli elevatori a forche con carico a sbalzo.
Prove di stabilità".
-
UNI ISO
2328 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio e piastre portadispositivi di supporto del carico. Dimensioni di
montaggio".
-
UNI ISO
2330 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca.
Caratteristiche tecniche e prove".
-
UNI ISO
2331 del 01.12.1985 "Carrelli elevatori a forche. Bracci di forca ad
aggancio. Terminologia".
-
UNI ISO
6055 del 01.07.1984 "Carrelli industriali semoventi a grande sollevamento
con guidatore a bordo. Tetto di protezione per guidatore. Prescrizioni e
prove".
-
UNI ISO
3287 del 31.10.1986 "Carrelli industriali semoventi. Segni grafici per
organi di comando".
-
UNI ISO
3691 del 01.03.1983 "Carrelli industriali semoventi. Codice di
sicurezza".
-
UNI ISO
5053 del 30.11.1990 " Carrelli industriali semoventi. Terminologia".
-
UNI 9288
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Protezione del guidatore in posizione di lavoro".
-
UNI 9289
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Sicurezza del personale a
terra".
-
UNI 9290
del 01.11.1987 "Carrelli elevatori a forche. Tacche di posizionamento
delle forche".
-
UNI 9291
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Ruote scomponibili".
-
UNI 9292
del 30.11.1987 "Carrelli industriali semoventi con operatore seduto.
Tensione elettrica nominale".
-
UNI 9293
del 01.11.1987 "Carrelli industriali semoventi. Scarico gas
combusti".
Transito
in ambiente scivoloso
-
Art. 7,
comma 2 e comma 4 (Pavimenti) D.P:R. n° 3030 del 19.03.1956.
7.8
IL RISCHIO ESTERNO NELLA
FASE “MOVIMENTAZIONE,
IMBALLAGGIO E SPEDIZIONE DEI PRODOTTI FINITI”
Il principale
fattore di impatto ambientale in questa
fase è costituito dal traffico veicolare indotto per la spedizione dei prodotti
in uscita. Il rischio ambientale è costituito dalla possibilità di incendio con
conseguente emissioni in atmosfera dei prodotti della combustione.
7.1 Tabella Rischi e Soluzioni
per la fase "Movimentazione, imballaggio e spedizione dei prodotti finiti”
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Transito su superfici scivolose |
Camminamento
sulle rullovie per attraversarle. |
Distorsioni
agli arti inferiori, ferite e contusioni a carico di varie parti del corpo,
determinate da cadute per scivolamento. |
Realizzare e
segnalare idonei punti di attraversamento. Adeguata organizzazione del
lavoro. Vietare agli addetti di camminare direttamente sui rulli delle
rullovie. |
Movimentazione manuale dei carichi e
movimenti ripetitivi. |
Operazione
di pallettizzazione semiautomatica. |
Danni all’apparato
muscolo scheletrico, soprattutto a carico della colonna vertebrale; i
movimenti ripetitivi possono essere causa di dolori agli arti superiori ed
alla schiena. |
Adeguata
formazione. Impiego di ausili meccanici. Automatizzare l’operazione mediante
pallettizzatori automatici. |
Transito in ambiente con aperture sul
pavimento. |
Vano
interrato del pallettizzatore semiautomatico. |
Ferite e
contusioni con gravi conseguenze per caduta dall’alto degli addetti. |
Parapetto
mobile per il lato della buca dove il pancale viene scaricato; parapetti
fissi per gli altri lati della buca. Recinzione perimetrale. Automatizzare
l’operazione mediante pallettizzatori moderni. |
Lavoro in prossimità di organi
meccanici in movimento. |
Organi
mobili di pallettizzatori, pressa reggettatrice, fasciatrice. |
Lesioni
traumatiche per schiacciamento, presa e trascinamento. |
Protezione
delle zone pericolose tramite barriere fisse o immateriali (fotocellule) e
ripari con dispositivi di blocco. |
Lavoro in prossimità di mezzi per la
movimentazione meccanica dei carichi. |
Transito di
trenini, carrelli elevatori e camion. |
Lesioni
traumatiche per investimento. |
Dispositivi
di sicurezza per i trenini. Eliminare le asperità del terreno e percorsi
pericolosi. Corretto posizionamento del carico. Delimitare e segnalare gli
spazi di circolazione dei carrelli e dei pedoni. Segnalazione luminosa ed
acustica dei mezzi in movimento. Accatastamento corretto. Formazione addetti. |
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Lavoro in postazione sopraelevata. |
Salita sul
camion per la sistemazione. Copertura del carico. |
Ferite e contusioni
per caduta dall’alto con gravi conseguenze (un caso mortale in provincia di
Lucca dal 1989 ad oggi). |
Zone di
carico con sistemi di ancoraggio, trattenuta dall’alto e cintura di sicurezza
agganciabile da terra. Automezzi centinati con sistemi automatici di copertura. |
Esposizione a prodotti della
combustione diesel. |
Particolato
e gas emessi dalle marmitte dei carrelli elevatori a trazione diesel:
particolato da idrocarburi incombusti (nerofumo e materiale corpuscolato),
ossidi di azoto e di zolfo (NO, NO2, SO2), ossido di
carbonio (CO), sostanze organiche volatili (S.O.V.) tra le quali formaldeide
(HCHO), idrocarburi aromatici e alifatici. |
Disturbi
soggettivi: irritazione
congiuntive oculari e vie respiratorie. Possibili
danni per esposizione prolungata: broncopneumopatie;
ossicarbonismo (in caso di scarsa areazione); sindrome irritativa delle
estremità cefaliche; asma bronchiale; emopatie; epatopatie; neuropatie;
nefropatie; miocardiopatie; dermatiti; S.B.S. (sindrome dell’edificio
malato); probabile cncerogeno. |
All’interno
dei locali utilizzare preferibilmente carrelli elevatori a trazione
elettrica. Per i carrelli diesel, in attesa della sostituzione, adottare
marmitte catalitiche o simili con rigorosa manutenzione. Areazione naturale e
forzata nei locali. Informazione
e formazione degli addetti. |
Incendio. |
Stoccaggio
di cartone pronto per la spedizione. |
Ustioni e
intossicazioni. |
Ottenimento del
C.P.I., valutazione del rischio, piano di evacuazione, formazione,
applicazione delle norme di prevenzione e protezione antincendio. |
Capitolo 8
RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO
RITAGLI
8.1 DESCRIZIONE
DELLA FASE “RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
8.2 DESCRIZIONE ATTREZZATURE E
MACCHINE DELLA “RACCOLTA,
TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
Il tritacarta è la macchina utilizzata
generalmente in parallelo al ciclo produttivo ed ha lo scopo di triturare gli
scarti prodotti nel corso della lavorazione. L’alimentazione di questa macchina
può avvenire direttamente oppure tramite caricamento manuale del materiale da
sminuzzare su un trascinatore diretto verso gli organi trituratori.
Gli scarti
provenienti dal tritacarta o direttamente dalle varie macchine di produzione
vengono inviati, tramite tubazioni pneumatiche, ad un ciclone per la separazione delle polveri fini e da questo vanno ad
alimentare una pressa per il loro confezionamento in colli.
La pressa è generalmente automatica a
funzionamento orizzontale e viene ubicata al di sotto del ciclone, all’esterno
dei reparti di produzione.
8.3 FATTORI
DI RISCHIO NELLA FASE “RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
Rischio rumore
I lavoratori in
questa fase sono esposti a rumore elevato: i valori di livello equivalente di
rumore per la macchina tritacarta,
desunti dalle valutazioni effettuate dalle aziende della zona della
Valdinievole si sensi del D.Lgs. 277/91, verificati con successivi controlli
fonometrici della A.S.L., hanno evidenziato l’esistenza di particolari problemi
di rumore così come evidenziato nella tabella 8.1.
Tabella 8.1Livello equivalente medio,
minimo e massimo per macchina in dB(A)
Macchina |
Leq
medio |
Leq max |
Leq min |
Tritacarta |
96.1 |
97.9 |
94.0 |
Rischio infortunistico
I lavoratori
sono, inoltre, esposti ad infortuni per contatto con organi meccanici in
movimento. Gli organi del tritacarta
ed i portelli di ispezione possono costituire elevato rischio di taglio, presa
e trascinamento. Gli organi mobili della pressa
possono comportare il rischio di schiacciamento.
Nel caso
dell’alimentazione del tritacarta avvenga tramite una tramoggia posta al di
sotto del piano di calpestio dalla quale il materiale viene prelevato da un
nastro trasportatore, le aperture verso il vuoto possono costituire il rischio
di caduta sia di persone che di mezzi di trasporto.
E’ inoltre
presente il rischio di incendio ed esplosione. Il trasporto di ritagli e
polvere di carta all’interno di tubazioni può determinare il rischio di
esplosione, con conseguente incendio, per la possibilità di innesco da parte di
cariche elettrostatiche.
8.4 DANNO ATTESO E RILEVATO
NELLA FASE “RACCOLTA,
TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
Il
rumore può determinare danni uditivi ed extrauditivi: il tritacarta da origine ad un Leq medio di 96.1 dB(A) (anche se il
suo utilizzo non sempre avviene in modo continuo durante la giornata lavorativa).
8.5 GLI INTERVENTI NELLA FASE “RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO
RITAGLI”
In considerazione della rumorosità del
macchinario tritacarta, dove
presente, è consigliabile la sua separazione dal resto del ciclo produttivo e
l’impiego di idonei mezzi di personali di protezione in caso di interventi da
parte dei lavoratori.
Le aperture verso il vuoto, nel caso
dell’alimentazione al tritacarta,
devono essere opportunamente dotate di recinzioni perimetrali e l’alimentazione
deve avvenire tramite sistemi automatici, in modo da impedire l’accesso in
prossimità delle aperture.
Gli organi meccanici in movimento del tritacarta devono essere protetti
tramite ripari fissi o muniti di dispositivo di blocco immediato alla loro
apertura. L’avvio del nastro trasportatore che alimenta il tritacarta deve
avvenire dall’esterno ad uomo presente.
Gli organi mobili della pressa devono essere completamente
segregati e protetti da dispositivi di interblocco. Se l’azionamento della
pressa non è automatico, l’avvio deve essere effettuato tramite doppio comando
distanziato ad azionamento contemporaneo di entrambi i pulsanti.
Gli interventi inerenti il rischio
incendio comprendono la realizzazione di un idoneo drenaggio delle cariche
elettrostatiche mediante opportuni collegamenti elettrici a terra e la messa in
atto di tutte le misure di protezione e prevenzione antincendio come
precedentemente indicato nelle altre fasi del processo produttivo.
8.6
APPALTO
A DITTE ESTERNE NELLA FASE “RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO
RITAGLI”
Non risulta
che nelle aziende della nostra zona questa fase sia appaltata a ditta esterna.
8.7 RIFERMENTI
NORMATIVI PER LA FASE “RACCOLTA, TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
Rischio
incendio
-
D.M. del 31.07.1934
"Approvazione delle norme di sicurezza per la lavorazione,
l'immagazzinamento, l'impiego e la vendita di oli minerali, e per il trasporto
degli oli stessi ".
-
Titolo II
Art. 13 "Vie d'uscita e di emergenza", Art. 14 "Porte e
portoni" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo II
Capo VI "Difesa contro gli incendi e le scariche atmosferiche" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VII
Capo X "Installazioni elettriche in luoghi dove esistono pericoli di
esplosione o incendio" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Titolo VIII
"Materie e prodotti pericolosi o nocivi" D.P.R. n° 547 del
27.04.1955.
-
Titolo
VIII, Capo IV, art. 369 "Maschere ed apparecchi respiratori" D.P.R.
n° 547 del 27.04.1955.
-
D.M. del
16.02.1982 "Modificazioni del D.M. 27.09.1965, concernente la determinazione
delle attività soggette alle visite di prevenzione incendi".
-
D.P.R. n°
577 del 29.07.1982 "Approvazione del regolamento concernente
l'espletamento dei servizi antincendio".
-
D.P.R. n°
37 del 12.01.1998 "Regolamento recante discipline dei procedimenti
relativi alla prevenzione incendi, a norma dell'articolo 20, comma 8, legge
15.03.1997 n° 59".
-
Art.4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera a) e q) del D. Lgs. del 626 del 19.09.1994.
-
Articoli 12
e 13 "Prevenzione incendi ed evacuazione dei lavoratori" D. Lgs. N°
626 del 19.09.1994.
-
D.M. del
10.03.1998 "Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell'emergenza nei luoghi di lavoro".
-
Norma
UNI-VVF 9489 dell'Aprile 1989 "Apparecchiature per estinzione incendi,
impianti fissi di estinzione automatici a pioggia (sprinkler)".
-
Norma
UNI-VVF 9490 dell'Aprile 1989 " Apparecchiature per estinzione incendi,
alimentazioni idriche per impianti automatici
antincendio".
-
Norma
UNI-VVF 9494 dell'Aprile 1989 "Evacuatori di fumo e calore:
caratteristiche, dimensionamento e prove".
-
Norma
UNI-VVF 9795 dell'Aprile 1989 "Sistemi fissi automatici di rivelazione e
di segnalazione manuale d'incendio".
(Rischio infortunistico)
Dispositivi
di protezione individuale (D.P.I)
-
Tit. X ,
Capo I "Disposizioni di carattere generale", Capo II
"Abbigliamento e indumenti di protezione", Capo III "Protezioni
particolari" D.P.R. n° 547 del 27.04.1955.
-
Art. 26
"Mezzi personali di protezione" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
D. Lgs. N° 475
del 04.12.1992 "Attuazione della direttiva 89/686/CEE del consiglio del
21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli stati membri
relative ai dispositivi di protezione individuale".
-
Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto", comma
5 lettera d) del D. Lgs. N° 626 del 19.09.1994.
-
Titolo IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.091994 "Uso dei Dispositivi di Protezione
Individuale".
-
Allegato IV
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attrezzature di protezione individuale".
-
Allegato V
del D. Lgs. N° 626 del 19.09 1994 "Elenco indicativo e non esauriente
delle attività e dei settori di attività per i quali può rendersi necessario
mettere a disposizione attrezzature di protezione individuale".
Formazione
ed informazione dei lavoratori
-
Artt. 4 e 5
"Obblighi dei datori di lavoro, dirigenti e preposti D.P.R. N° 547 del
27.04.1955.
-
Art. 42
"Informazione e formazione (esposti al rumore)" D.Lgs. n° 277 del
15.08.1991.
-
Titolo I,
Capo VI "Informazione e formazione dei lavoratori" D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro", art. 37 e art. 38 del D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
Titolo V
"Movimentazione manuale dei carichi", art. 49 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
-
Titolo VI
"Uso di attrezzature munite di videoterminali", art. 56 D.Lgs. n° 626
del 19.09.1994.
-
Titolo VII
"Protezione da agenti cancerogeni", art. 66 del D. Lgs. 626 del
19.09.1994.
Esposizione
a rumore
-
Art. 24
"Rumori e scuotimenti" D.P.R. n° 303 del 19.03.1956.
-
Capo IV
"Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione a rumore durante
il lavoro" D. Lgs. n° 277 del 15.08.1991.
-
D.P.R. n°
459 del 24.07.1996 "Regolamento per l'attuazione delle direttive
89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il ravvicinamento
delle legislazioni degli stati membri relativa alle macchine" (Direttiva
Macchine).
Lavoro
in prossimità di organi meccanici in movimento
-
Art. 6
"Doveri dei lavoratori" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 41
"Protezione e sicurezza delle macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo III,
Capo III "Trasmissione ingranaggi" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 68
"Protezione degli organi lavoratori e delle zone di protezione delle
macchine" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 72
"Blocco degli apparecchi di protezione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Art. 73
"Aperture di alimentazione e di scarico delle macchine" D.P.R. n° 547
del 27.04.1955.
-
Artt. 76 e
77 "Organi di comando per la messa in moto delle macchine" D.P.R. N°
547 del 27/04/1955.
-
Art. 81
"Comando con dispositivo di blocco multiplo" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 82
"Blocco della posizione di fermo della macchina" D.P.R. N° 547 del
27/04/1955.
-
Art. 233
"Organi di comando e di manovra" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
-
Titolo IX
"Manutenzione e riparazione" D.P.R. N° 547 del 27/04/1955.
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Art. 4
"Obblighi del datore di lavoro, del dirigente e del preposto" D. Lgs.
626 del 19.09.1994.
-
Titolo III
"Uso delle attrezzature di lavoro" D. Lgs. 626 del 19.09.1994.
-
D.P.R. N°
459 del 24.07.1996 (Direttiva Macchine).
-
Norma UNI
EN 292/1 del 01.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Terminologia, metodologia di base".
-
Norma UNI
EN 292/2 del 30.11.1992 "Sicurezza del macchinario. Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione. Specifiche e principi tecnici".
-
Norma UNI
EN 614/1 del 31.03.1997 " Sicurezza del macchinario. Principi ergonomici
di progettazione. Terminologia e principi generali".
-
Norma UNI
EN 294 del 31.07.1993 "Sicurezza del macchinario. Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti superiori".
-
Norma UNI
EN 349 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per evitare
lo schiacciamento di parti del corpo".
-
Norma UNI
EN 811 del 28.02.1998 "Sicurezza del macchinario - Distanze di sicurezza
per impedire il raggiungimento di zone pericolose con gli arti inferiori".
-
Norma UNI
EN 418 del 30.06.1994 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di arresto
di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione."
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Norma UNI
EN 1037 del 30.04 1996 "Sicurezza del macchinario. Prevenzione
dell'avviamento inatteso".
-
Norma 1088
del 30.11.1997 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di interblocco
associate ai ripari. Principi di progettazione e di scelta."
-
Norma 574
del 31.12.1998 "Sicurezza del macchinario. Dispositivi di comando a due
mani. Aspetti funzionali. Principi per la progettazione."
-
Norma UNI
EN 982 del 31.07.1997 "Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Oleoidraulica".
-
Norma UNI
EN 983 del 31.07.1997 " Sicurezza del macchinario. Requisiti di sicurezza
relativi a sistemi e loro componenti
per trasmissioni oleoidrauliche e pneumatiche. Pneumatica".
Ambienti,
posti di lavoro e di passaggio
-
Titolo II
del D.P.R. n° 547 del 27/04/1955 "Norme per la prevenzione degli
infortuni".
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Norma UNI
9289 del 30.11.1986 "Carrelli
industriali semoventi. Sicurezza del personale a terra".
8.8 IL RISCHIO ESTERNO NELLA
FASE “RACCOLTA,
TRITURAZIONE E CONFEZIONAMENTO RITAGLI”
I principali fattori di impatto sono i seguenti:
Emissioni in
atmosfera
Sono costituiti dalle polveri di carta e cartone. Il ciclone che provvede all’abbattimento delle emissioni delle polveri fini, normalmente consente il non superamento del limite di 50 mg/Nm3. In caso siano presenti polveri particolarmente fini che porterebbero ad un superamento del limite sopraindicato, è necessario anche un sistema di captazione a atessuto.
8.1 Tabella Rischi e Soluzioni
per la fase "Raccolta, triturazione e confezionamento ritagli”
FATTORE
DI RISCHIO |
DANNO
ATTESO (soggettività
se rilevata) |
PREVENZIONE |
|
DENOMINAZIONE |
DESCRIZIONE (stima
se rilevata) |
||
Esposizione a rumore. |
Il
tritacarta da origine ad un Leq medio di 96.1 dB(A). |
Danni
uditivi (ipoacusia) ed extrauditivi. |
Separazione
dal resto del ciclo produttivo. Impiego di D.P.I. (tappi e cuffie). |
Lavoro in prossimità di organi
meccanici in movimento. |
Organi
lavoratori del tritacarta. |
Lesioni
traumatiche per taglio, presa e trascinamento. |
Ripari fissi
o muniti di dispositivo di blocco immediato alla loro apertura. Comando ad
uomo presente del nastro trasportatore. |
Organi
mobili della pressa. |
Lesioni
traumatiche per schiacciamento. |
Ripari
protetti da dispositivi di interblocco. Doppio comando distanziato ad
azionamento contemporaneo di entrambi i pulsanti. |
|
Transito in ambiente con aperture sul
pavimento. |
Apertura
costituita dalla tramoggia di alimentazione del tritacarta con nastro
trasportatore. |
Lesioni
traumatiche per caduta dall’alto sia di persone che di mezzi di trasporto. |
Adeguate
recinzioni perimetrali. Alimentazione tramite sistemi automatici tali da
impedire l’accesso in prossimità delle aperture verso il vuoto. |
Esplosione, incendio. |
Trasporto
ritagli e polvere di carta all’interno di tubazioni con possibilità di
innesco per cariche elettrostatiche. |
Lesioni
traumatiche, ustioni ed intossicazioni. |
Drenaggio
delle cariche elettrostatiche mediante collegamenti a terra. Impianti
elettrici a norma. Valutazione del rischio e piano di evacuazione. Formazione
degli addetti. Applicazione delle norme di prevenzione e protezione
antincendio. |