AZIENDA UNITA’ SANITARIA LOCALE N° 11
U.O. IGIENE E SALUTE LUOGHI DI LAVORO
ZONA VALDARNO
INFERIORE
P.zza della Costituzione S.Romano-Montopoli V/Arno
Associazione Conciatori
Via BUONI - Santa croce Sull’arno
Consorzio Conciatori
P. ZZA SPALLETTI - PONTE A EGOLA
A.S.S.A. – Lavorazioni
c/ terzi
P. ZZA FRATELLI CERVI – SANTA CROCE SULL’ARNO
ORGANIZZAZIONI SINDACALI DEI
LAVORATORI - ZONA DEL CUOIO
LINEE GUIDA
PER LA SICUREZZA NELLA LAVORAZIONE
CONCIARIA
DENOMINATA PIKEL
FINALITA’
Questa scheda non
costituisce norma; essa è finalizzata a segnalare, agli utilizzatori ed agli
altri vari soggetti che operano nel settore della conceria (datori di lavoro,
costruttori, rivenditori, manutentori, operatori, ecc.) soluzioni di
prevenzione e sicurezza alla luce della normativa vigente, della buona tecnica,
dei gravi infortuni che si sono verificati.
I datori di lavoro, i progettisti, i fabbricanti, i fornitori e gli installatori sono chiamati al rispetto delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro, sia di vecchio sia di nuovo recepimento (D.Lgs. 626/94, Direttiva Macchine).
La presente scheda, che
rappresenta lo stato dell’arte attuale, sarà suscettibile di modifiche in
considerazione dell’evoluzione del progresso tecnico e normativo.
LA
FASE CONCIARIA DENOMINATA PICLAGGIO |
La trasformazione della
pelle animale in cuoio o pellame costituisce un ciclo tecnologico complesso
basato sulla concia, processo con cui si rende stabile ed imputrescibile la
materia prima di partenza.
Le prime lavorazioni ad umido sono:
q Rinverdimento: preparazione generale della pelle (detergenza dallo sporco, solubilizzazione delle proteine non dermiche, idratazione delle fibre collageniche);
q Calcinazione: “apertura e rilassamento” dell’intreccio fibroso del derma al fine di renderlo più reattivo nei confronti della fissazione del conciante, perdita del pelo;
q Decalcinazione: eliminazione della calce incorporata nell’operazione precedente;
Macerazione: continuazione controllato degli effetti di “apertura e rilassamento” a carico del
tessuto dermico;
q Sgrassaggio: dispersione e solubilizzazione del grasso dei tessuti adiposi;
q Piclaggio: condizionamento della pelle a valori di pH ottimali per la concia al cromo
q Concia: penetrazione e fissazione del conciante onde ottenere la solubilizzazione biologica
q (imputrescibilità) del tessuto dermico e aumentarne la resistenza al calore umido, essa può
q essere al cromo, al vegetale ecc.
Nella fase di calcinazione la pelle grezza è posta in botte
con calce e
solfuro di sodio per
eliminare il pelo, eliminare l’epidermide e parte dello strato adiposo, aprire e rilassare le fibre
per favorire l’assorbimento degli agenti concianti.
Nella fase di piclaggio, precedente la concia, la pelle è portata a un valore di pH adatto per la concia al cromo (da circa 8 a 2,5-3) tramite trattamento con acidi.
La fase di piclaggio è eseguita in botte a temperatura ambiente movimentando le pelli
per 1-2 h e lasciandole a riposo per una notte.
Con
l’acidificazione si liberano per strippaggio quei solfuri che, penetrati nel
pellame durante la fase di calcinazione, sono rimasti dopo le fasi di
decalcinazione e macerazione.
Nel
bottale si viene quindi a produrre una forte concentrazione di idrogeno
solforato.
Va
precisato che l’acido solfidrico che si libera è relativo non solo alla fase di
piclaggio ma anche alla fase di decalcinazione (purga) effettuata
immediatamente prima e nei medesimi bottali; l’andamento nel tempo (inizio
purga ore 14.00, pikel ore 16.30) è riportato in Figura 3.1:
Nel comprensorio del cuoio
vi sono circa 300 aziende conciarie che compiono la lavorazione denominata
piclaggio.
EFFETTI SULL’ORGANISMO DELL’IDROGENO SOLFORATO
L’idrogeno
solforato è assorbito pressoché esclusivamente attraverso l’apparato
respiratorio per inalazione; l’assorbimento per via cutanea assume uno scarso
rilievo.
Gli
effetti lesivi dell’H2S variano notevolmente a seconda delle
condizioni di esposizione (vedi tabella).
Già a
basse concentrazioni l’H2S è dotato di un’azione irritante che si
manifesta soprattutto a carico degli occhi e delle vie aeree superiori.
Le
lesioni oculari si manifestano, nell’ambito di concentrazioni tra le 50 e le
300 ppm, con prurito, bruciore e lacrimazione.
A livello
dell’apparato respiratorio le lesioni vanno dall’irritazione rinofaringea,
raucedine e tosse stizzosa, alla broncopolmonite e edema polmonare, che possono
insorgere per esposizioni a concentrazioni tra le 250 e le 600 ppm.
A carico
delle mucose dell’apparato gastroenterico possono comparire precocemente
lesioni irritative che si manifestano con nausea vomito, iperacidità e pirosi.
L’idrogeno
solforato mostra un’azione lesiva specifica a carico del sistema nervoso
centrale, che si manifesta con mal di testa, vertigini, eretismo psichico,
tremori, astenia, convulsioni, perdita di coscienza, arresto respiratorio e
coma.
Da: Hydrogen sulphide di T.L.Guidotti
CONCENTRAZIONE |
EFFETTO OSSERVATO |
H2S - ppm |
|
0,01 – 0,3 |
SOGLIA
OLFATTIVA (MOLTO VARIABILE) |
1 – 5 |
ODORE
LEGGERMENTE IRRITANTE, PUO’ ESSERE ASSOCIATO A NAUSEA, LACRIMAZIONE DEGLI
OCCHI, MAL DI TESTA, PERDITA DEL SONNO CON ESPOSIZIONE PROLUNGATA; SOGGETTI
GIOVANI E IN BUONA SALUTE NON HANNO SUBITO RIDUZIONE DELLE CAPACITA’ LAVORATIVE |
7 |
LIMITE
D’ESPOSIZIONE OCCUPAZIONALE PER 8 ORE LAVORATIVE (TLV- TWA) IN ITALIA |
10 |
LIMITE
D’ESPOSIZIONE OCCUPAZIONALE PER 8 ORE LAVORATIVE (TLV- TWA) IN ALBERTA (CANADA) E ACGIH 1996 |
15 |
LIMITE
D’ESPOSIZIONE OCCUPAZIONALE PER 15 MINUTI (TLV – STEEL) IN ALBERTA (CANADA) E
ACGIH 1996 |
20 |
LIMITE
OCCUPAZIONALE MASSIMO (TLV – CEILING O MAC) IN ALBERTA (CANADA); ODORE MOLTO
FORTE |
20 – 50 |
CHERATOCONGIUNTIVITE
(IRRITAZIONE DEGLI OCCHI) E IRRITAZIONE POLMONARE. POSSIBILE DANNO AGLI OCCHI
DOPO ALCUNI GIORNI D’ESPOSIZIONE; PUO’ CAUSARE TURBE DIGESTIVE E PERDITA
D’APPETITO |
100 |
IRRITAZIONE
POLMONARE E AGLI OCCHI, PARALISI OLFATTIVA SCOMPARSA DEGLI ODORI |
150 – 200 |
SENSO
DELL’OLFATTO PARALIZZATO, GRAVE IRRITAZIONE DEGLI OCCHI E DEL POLMONE |
250 – 500 |
PUO’AVERSI
EDEMA POLMONARE SPECIALMENTE PER ESPOSIZIONI PROLUNGATE |
500 |
SERIO
DANNO AGLI OCCHI ENTRO 30 MINUTI; GRAVE IRRITAZIONE
POLMONARE, PERDITA DI COSCIENZA E MORTE ENTRO 4 - 8 ORE, AMNESIA PER IL
PERIODO D’ESPOSIZIONE, (COLPO DI PIOMBO) CADUTA IMMEDIATA |
1000 |
ARRESTO
DELLA RESPIRAZIONE ENTRO 1-2 RESPIRI, IMMEDIATO COLLASSO |
Gli
interventi terapeutici d’urgenza che si rendono necessari in caso
d’intossicazione da H2S, sono così schematizzabili:
*
Allontanamento
immediato del soggetto dalla fonte d’esposizione;
*
Interventi di
rianimazione.
VALUTAZIONE DEL RISCHIO |
Come prima detto nella fase
conciaria denominata piclaggio si ha la liberazione in botte del gas H2S.
L’idrogeno solforato è un acido debole quindi è sufficiente un altro acido
debole a spostarlo dal sale e liberarlo.
Nella fase di pikel si ha un’acidificazione con acidi forti
e uno strippaggio del gas H2S particolarmente imponente.
La quantità di gas che si libera, all’interno del bottale,
dipende principalmente da alcune variabili che sono:
¨ l’accuratezza con cui è lavata la pelle nelle fasi precedenti (durante il lavaggio si ha l’allontanamento del solfuro presente nella pelle)
¨ lo spessore della pelle; a maggior sezione della stessa si rileva una maggiore quantità di solfuri presenti all’interno.
La presenza del gas all’interno
del bottale quindi raggiunge molto spesso concentrazioni elevate. Misurazioni effettuate hanno rilevato
concentrazioni di H2S che superavano le 2000 ppm, in grado quindi di
provocare gravi danni all’operatore, in caso d’inalazione, evidenziando quindi
l’entità del rischio per gli addetti a questa lavorazione.
Per la prevenzione di questo rilevante rischio, i bottali
in cui è effettuato il piclaggio sono stati dotati d’idonei impianti
d’aspirazione ed abbattimento dell’idrogeno solforato, in grado di eliminare il
gas e permettere una sicura attività lavorativa.
DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO D’ASPIRAZIONE ED ABBATTIMENTO
|
L’impianto d’aspirazione
estrae attraverso l’asse cavo del bottale il gas tossico che passa poi nella
torre di lavaggio dove è abbattuto in soluzione basica.
Tale impianto ha il seguente schema “tipo” costruttivo:
1) Torre di lavaggio
2) Pompa di circolazione soluzione
3) Ugelli
4) Ventilatore
5) Valvola di ritegno
6) Rilevatore di portata
8) Tappo d’ispezione
9) Valvola clapet
10) Attacco al bottale
11) Valvola
12) Bocchette di campionamento
13) Quadro di segnalazione
14) Valvola prova pompa
L’impianto d’aspirazione
costituisce basilare sistema di sicurezza per gli addetti alla lavorazione e
pertanto deve essere costruito e dimensionato idoneamente, e provvisto di
dispositivo di segnalazione ed allarme.
Al fine
di garantirne il funzionamento l’impianto d’aspirazione, deve essere mantenuto
in efficienza tramite manutenzione programmata che dovrà essere registrata in
apposito libretto.
Di seguito riportiamo i principali aspetti
necessari per il corretto
funzionamento dell’impianto stesso.
CARATTERISTICHE TECNICHE |
A) - Caratteristica costruttiva principale dell’impianto d’aspirazione è di garantire almeno
10 – 15 ricambi
ora del volume libero del bottale da realizzare con adeguato dimensionamento dei condotti di
aspirazione e della portata della ventola. La misurazione anemometrica va
eseguita in prossimità del rilevatore di portata (relativo al dispositivo di
segnalazione ed allarme) posto generalmente in vicinanza della vasca di
dosaggio.
B) - Deve essere regolarmente
effettuata la seguente manutenzione programmata:
Þ settimanalmente da
parte dell’utilizzatore, si deve eseguire una pulizia del condotto e dell’asse
cavo, opposto alla vasca di dosaggio dei prodotti, con getto d’acqua calda;
Þ semestralmente in
occasione delle analisi delle emissioni in atmosfera dei camini relativi agli
impianti d’abbattimento dell’H2S dovrà essere effettuata misurazione
anemometrica della portata
Þ semestralmente da
parte di personale specializzato, con cadenza sfalsata di tre mesi rispetto al
punto precedente, si deve procedere ad una verifica complessiva dell’intero
impianto e misurazione anemometrica della portata.
Qualora fosse riscontrata qualche anomalia di funzionamento
dell’impianto, questa dovrà essere immediatamente comunicata a chi di dovere
per essere tempestivamente rimossa.
Le misurazioni di portata e le ispezioni al rilevatore di portata
devono essere eseguite in condizioni di sicurezza.
C) - Installazione
d’idonea segnaletica di sicurezza che evidenzi il rischio d’inalazione idrogeno
solforato:
triangolo giallo nero con teschio e tibie incrociate
cerchio azzurro: protezione vie respiratorie
cartello rettangolare rosso con scritta in bianco: pericolo – vietato aprire senza maschera dotata d’idoneo filtro (Tipo B, Colore GRIGIO)
D) - Presenza
d’impianto di segnalazione ed allarme con le seguenti caratteristiche:
v Controllo dell’efficienza della ventola d’aspirazione
v Controllo della valvola di chiusura del condotto d’aspirazione per ogni singola botte:
a) in presenza di valvole con chiusura automatica dovrà essere previsto un dispositivo di rilevazione.
b) In presenza di valvole con chiusura manuale dovrà essere prevista un’idonea procedura che garantisca l’intervento dell’operatore
v Controllo della portata dell’aria del condotto d’aspirazione da effettuare con idonei rilevatori (è consigliabile la sostituzione dei dispositivi a paletta in quanto spesso non hanno garantito adeguata affidabilità, perché necessitano di costante opera di manutenzione)
v Visualizzazione dello stato del bottale in aspirazione tramite dispositivo a due luci, facilmente visibile:
a)
Luce rossa -
divieto di aprire il portello
b)
Luce verde - via
libera all’apertura del portello
La luce rossa (che segnalerà eventuali anomalie o cattivo funzionamento dell’impianto) dovrà essere di dimensione doppia rispetto a quella verde.
v Dispositivo che mantiene la Luce Rossa (divieto d’apertura del portello del bottale) dall’accensione dell’impianto d’aspirazione, che deve avvenire quando s’inizia l’operazione di purga, per il tempo necessario, minimo quattro ore; stessa procedura per il pikel.
L’avvio dell’impianto dovrà essere effettuato, all’inizio dell’operazione di purga (decalcinazione-macerazione), dal capoconcia o altro operatore, nominato formalmente responsabile della procedura.
Tale responsabilizzazione dovrà
scaturire da un completo addestramento della figura nominata e da una chiara
definizione delle operazioni procedurali relative alla fase di pikel
v Segnalazione, asservita all’azionamento delle barriere di protezione (materiali od immateriali), d’eventuali anomalie riscontrate nel sistema, tramite messaggi acustici.
Per i bottali con apertura automatica del portello deve essere previsto che l’apertura del portello avvenga solo con Luce verde accesa.
L’impianto di segnalazione ed allarme
riveste un significato di primo piano per la sicurezza dei lavoratori e
pertanto auspichiamo che prosegua lo studio per il miglioramento tecnico ed il
costruttivo confronto con le ditte realizzatrici di tali impianti, le
associazioni imprenditoriali, i tecnici dell’USL e le organizzazioni sindacali
dei lavoratori.
E) Dotazione
ad ogni lavoratore addetto all’operazione di pikel, di maschera antigas con
filtro specifico per l’idrogeno solforato (Tipo B, Colore GRIGIO) che deve
essere mantenuta efficiente e conservata in idonei armadietti. Si ricorda che
tale maschera deve essere indossata al momento dell’apertura del portello del
bottale, in quanto non può essere escluso in assoluto il rischio d’inalazione
del gas
F) - Le operazioni relative alla fase di pikel devono essere effettuate garantendo la presenza di almeno due operatori nel reparto bottali
G) I lavoratori addetti ai bottali devono essere informati e adeguatamente formati attraverso corsi specifici.
N.B. Il
dispositivo di segnalazione ed allarme costituisce un componente di sicurezza
per l’impianto d’aspirazione gas di pikel e pertanto il costruttore dovrà
attenersi a quanto dettato dal D.P.R. 459/96 (Direttiva Macchine, tra cui,
l’attestazione di conformità ai requisiti essenziali
dell’allegato I).
Requisiti
essenziali di sicurezza e salute
Si ricorda che i nuovi impianti sono soggetti a quanto dettato dal
D.P.R. 459/96; il costruttore dovrà quindi valutare attentamente la rispondenza
dell’impianto a quanto descritto nell’allegato I ed in particolare ai punti:
1.1
Comandi
1.2
Misure di protezioni contro i rischi meccanici
1.3
Caratteristiche richieste per le protezioni ed i dispositivi di
protezione
1.4
Misure di protezioni contro altri rischi
1.5
Manutenzione
1.6
Segnalazioni
1.7.0
Dispositivi d’informazione
1.7.1
Dispositivi d’allarme
1.7.2 Avvertenze in merito ai
rischi residui
1.7.4 Istruzioni per l’uso
Aspetti procedurali e di
sicurezza relativi alla fase di pikel
OGGETTO |
SOGGETTI DESTINATARI |
MODALITÀ |
Programma periodico di
manutenzione attrezzature |
Addetti
pikel ______________________ Studi
professionali che effettuano le analisi delle emissioni in atmosfera ______________________ Personale
specializzato per la manutenzione |
Pulizia settimanale del condotto asse
cavo opposto alla vasca di dosaggio prodotti _____________________________________________ Misurazione
anemometrica da effettuare in prossimità del rilevatore di portata
dell’impianto e successiva trascrizione su apposito libretto _____________________________________________ Verifica
complessiva dell’intero impianto, misurazione anemometrica da effettuare in
prossimità del rilevatore di portata dell’impianto, successiva trascrizione
su apposito libretto. |
Procedure di sicurezza |
Addetti pikel concia cromo |
1.
Presenza
dell’operatore responsabile per le procedure con compiti di: 1a
Accensione
dell’impianto d’aspirazione del gas, all’inizio dell’operazione di pikel 1b
Nel caso in cui vi sia
presenza di valvole manuali, ne deve essere effettuata la chiusura per i
bottali ove non si effettui il pikel 2
Le operazioni
d’apertura e accesso al bottale deve essere effettuata con la presenza di
almeno due persone 3
Assegnazione, corretto
uso e conservazione dei DPI |
Informazione
formazione e addestramento relativi alla fase di pikel
OGGETTO |
SOGGETTI
DESTINATARI |
MODALITÀ’ |
Informazione
e formazione specifica su: ·
Rischi specifici e
loro conseguenze ·
Procedure da seguire
in emergenza ·
Uso d’attrezzature |
Addetti
Pikel-Concia e con particolare specificità per il Responsabile delle
procedure |
Informazione,
formazione e addestramento (documentato formalmente) su: 1. Caratteristiche dell’Idrogeno Solforato ed effetti
sull’uomo 2. Fasi di lavorazione comportanti pericolo d’emissione 3. Caratteristiche, misurazioni, uso e manutenzione
dell’impianto d’aspirazione 4. Caratteristiche dell’impianto di segnalazione ed
allarme e significato delle spie luminose e dei messaggi acustici 5. Nozioni di primo intervento e di Pronto Soccorso 6. Caratteristiche, modo d’impiego e addestramento
all’uso dei DPI |
A CURA DI:
AZIENDA USL 11 U.O. IGIENE E SALUTE
LUOGHI DI LAVORO
P.I. PERTICI
G.; P.I. MACCANTI F.; P.I. FASTELLI M.; Dr. MOGGIO A.; Dr. FARINA G. A.
ASSOCIAZIONE
CONCIATORI S.CROCE S/A DR. ATTILIO NICCOLI
CONSORZIO
CONCIATORI PONTE A EGOLA DANIELA
CARLOTTI
A.S.S.A. ING. GUIDUCCI
MASSIMO
ORGANIZZAZIONI
SINDACALI DEI LAVORATORI BAGNI PIERO