NOTE SUL  “RISCHIO CHIMICO IN CONCERIA”

 

Tra i molteplici fattori di rischio chimico in conceria, nel corso del 1998 sono stati   presi in considerazione  quello derivante dai  composti a base di cromo III usati come concianti e quello legato all’utilizzo di solventi organici in una fase specifica di rifinizione denominata “velatura”.

 

 

Esposizione a polveri di cromo

 

L’esposizione a  cromo è stata studiata in  2 aziende del territorio.

Sono state svolte sia indagini ambientali, tramite campionamenti personali durante le varie fasi del processo di concia, dalla pesata dei composti del cromo fino alla sbottalatura  delle pelli conciate, sia indagini sanitarie attraverso il monitoraggio biologico del cromo stesso sulle urine dei lavoratori.

 

I risultati dei campionamenti ambientali  hanno messo in evidenza che il rischio di esposizione a questo metallo è in generale piuttosto contenuto (0.005 mg/mc). Tuttavia durante alcune operazioni particolari quali la pesata ed il carico dei prodotti concianti si sono misurati  livelli di esposizione  di 0.524 mg/mc che però sono da riferirsi ad operazioni sempre di breve durata (20 minuti nell’arco di un intero turno di lavoro). Altra occasione di notevole esposizione (1525 mg/mc) è stata  verificata in seguito alla rottura di un sacchetto contenente cromo con dispersione di polveri che investendo la zona respiratoria dell’addetto hanno fanno si che quest’ultimo, sprovvisto di adeguati mezzi personali di protezione, abbia assorbito notevoli quantità di metallo eliminando 15.58 µg/gr di creat. di cromo nelle urine d fine turno.

 

La valutazione della contaminazione cutanea effettuata andando a lavare le mani ed anche il viso con appositi strumenti (pads) sia ai lavoratori dei reparti di concia e riconcia che in quelli di rifinizione, ha confermato oltre che una ubiquitaria presenza del cromo stesso anche  l’importanza delle raccomandazioni sempre indicate ai lavoratori sulla opportunità di non fumare sul posto di lavoro o mangiare senza previo e accurato lavaggio delle mani.

 

Per quanto riguarda il monitoraggio biologico questo ha dimostrato come l’entità del cromo assorbito è di norma molto bassa, ma aumenta prontamente in corrispondenza dei già citati incidenti essendo il cromo un metallo a rapida eliminazione.

In conclusione il rischio chimico da assorbimento di cromo in polvere durante la fase di concia e riconcia delle pelli sembra, dai dati raccolti, di modesta entità a condizione che i lavoratori:

·        siano formati, sul piano dell’igiene e della sicurezza, sulle corrette procedure per la manipolazione dei prodotti in polvere

·        lavorino utilizzando correttamente idonei  DPI

·        e che le operazioni di pesatura dei concianti avvengano sempre sotto aspirazione.

 

 

Sulla base di quanto già fatto in merito  e non essendo ancora  chiaramente definita la problematica relativa ad esposizione di Cromo VI (cancerogeno certo) di alcuni lavoratori del comparto conciario, si procederà nel corso del nuovo anno:

·        a campionamenti delle acque di sgrondo delle pelli  destinate all’asciugatura a piastre.

·        verifica, presso le concerie che lavorano le croste, dei prodotti usati durante le fasi di tintura delle croste

·        verifica presso fornitori di zona sullo stoccaggio e vendita di prodotti chimici contenenti Cromo VI

 

Esposizione a solventi organici

 

Per quanto riguarda le esposizioni a solventi organici nelle fasi di rifinizione delle pelli (grande capitolo), si è proceduto nel corso del 1998 a svolgere una prima indagine in aziende che effettuano l’operazione di “velatura”  impiegando solo miscele di isocianati e poliesteri in solvente organico  (Acetato di Butile e di Etile, Toluene e Metossipropanolo).

Tale indagine ha interessato 3 aziende delle 8 presenti nel comprensorio ed ha evidenziato che  pur in presenza di impianti di aspirazione  si realizzano ragguardevoli dispersioni di solventi in ambiente di lavoro con livelli di esposizione ben al di sopra dei limiti indicati dall’ACGIH. (TLV miscela fino a 1.68). Nelle 3 aziende sono in via di completamento interventi di adeguamento degli impianti la cui efficacia sarà, terminati i lavori, da noi stessi verificata monitorando anche il livello di Isocianati.

 L’indagine ha permesso di individuare  i requisiti minimi che un impianto di aspirazione deve avere per questo tipo di rifinizione. Tali specifiche saranno estese con linee guida alle altre ditte interessate.

 

Altre indagini

Nel 1999 procederemo a valutare l’esposizione a formaldeide (irritante 2A IARC) usata in molte aziende nelle linee di verniciatura a spruzzo come fissativo. Lo scopo di tale indagine sarà quello di:

·        quantificare il livello di esposizione dei rifinitori

·        verificare gli impianti di aspirazione presenti ed individuare le modifiche impiantistiche eventualmente necessarie.

·        verificare la sostituibilità della formaldeide con altri prodotti  meno pericolosi

 

Da notare che riuscire a mantenere l’esposizione a formaldeide  molto al di sotto del TLV, probabilmente con modifiche agli impianti di aspirazione  installati alle cabine di spruzzatura e/o all’uscita dei tunnel di essiccazione, ha come ulteriore risultato quello di garantire che tutti gli altri prodotti di rifinizione areodispersi siano aspirati efficacemente.

 

 

Altri fattori di rischio chimico da valutare nel 1999 sono i composti solforati; si effettueranno  campionamenti ai bottali con strumentazione portatile nel corso delle verifiche dell’impianto di aspirazione pikel