profilo di
rischio
incenerimento
rifiuti
ISTITUTO SUPERIORE
PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO
I.S.P.E.S.L. PROGETTO SI.PRE. REGIONI
BANCA
NAZIONALE DEI PROFILI DI RISCHIO DI COMPARTO
1.
COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
2.
CODICI ISTAT |
90001 |
|
|
|
|
|
3.
CODICE ISPESL (riservato all’ufficio) |
|
4.
NAZIONALE: |
|
5.
REGIONALE |
|
6.
PROVINCIALE |
|
7. A.S.L. |
Azienda Sanitaria
Locale della Città di Milano |
8.
ANNO DI RILEVAZIONE |
2003-2004 |
9.
NUMERO ADDETTI: |
87 |
9a. IMPIEGATI: |
|
Uomini |
|
Donne |
9b. OPERAI: |
|
Uomini |
|
Donne |
10.
NUMERO AZIENDE: |
1 |
11.
STRUTTURA DI RILEVAZIONE |
Servizio Prevenzione
e Sicurezza Ambienti di Lavoro |
|
Dipartimento di
Prevenzione |
|
Azienda Sanitaria
Locale della Città di
Milano |
12.
REFERENTE: |
Battista Magna |
INDIRIZZO: |
Via S.Giusto, 51 |
CAP: |
20153 |
CITTA’: |
Milano |
PROVINCIA: |
MI |
TELEFONO: |
02/85789860-9532 |
FAX: |
02/85788589 |
E-MAIL: |
Per la realizzazione di questa Specifica di Rischio hanno collaborato:
Dott.ssa Elena Colombo medico del lavoro presso la UOPSAL territoriale
5. - Azienda Sanitaria Locale della Città di Milano.
Sig.ra Cristina Villa tecnico della prevenzione presso la UOPSAL
territoriale 5. - Azienda Sanitaria Locale della Città di Milano.
Sig.ra Paola Fedrighini impiegata amministrativa presso la UOPSAL
territoriale 5. - Azienda Sanitaria Locale della Città di Milano.
Sig.ra Concetta Bartoli impiegata amministrativa SPSAL - Azienda
Sanitaria Locale della Città di Milano.
Sig.ra Barbara Longhin impiegata
amministrativa SPSAL - Azienda Sanitaria Locale della Città di Milano.
Sig.ra Sara Giambersio impiegata amministrativa SPSAL - Azienda
Sanitaria Locale della Città di Milano.
13.
INFORTUNI: |
|
||
TOTALE |
11 |
DI CUI MORTALI |
0 |
|
|
|
|
14.
MALATTIE PROFESSIONALI: |
0 |
DENOMINAZIONE |
N° CASI |
COD. INAIL |
ATECO 91
90.00.1 |
Raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi - la raccolta di
immondizie e rifiuti di origine domestica, industriale o commerciale - il
trasporto dei rifiuti e lo smaltimento mediante incenerimento o altri
procedimenti: rimozione di macerie di fabbricati triturazione delle scorie
conferimento a discariche, immersione o interramento dei rifiuti |
INDICE
Capitolo generale
termovalorizzazione rifiuti:
scheda ciclo di lavoro
Fasi di
lavorazione
ricezione e pesatura automezzi
2) movimentazione rifiuti dalla fossa di
stoccaggio
trattamento e depurazione fumi
sistema per la produzione di energia elettrica
capitolo generale
In questo capitolo vengono trattati in forma unitaria gli aspetti che si riferiscono all’impianto in generale e comuni a tutte le fasi.
Dal
Rapporto ANPA (Agenzia Nazionale Protezione Ambiente) del 2003 sui rifiuti,
risulta che in Italia nel 2001 la produzione di rifiuti è stata di 29,4 milioni
di tonnellate e nel 2002 di 29,8 milioni di tonnellate. Riferendosi ai dati del
2001 risulta che il 67,1% dei rifiuti urbani è stato smaltito in discarica,
l’8,7% è stato avviato ad impianti di incenerimento con o senza recupero
energetico, il 12,7% ad impianti di selezione con produzione di compost,
frazione secca e/o combustibile derivato dai rifiuti (CDR), il 5,8% in impianti
di compostaggio di frazioni selezionate ed il 5,7% è stato avviato ad altre
forme di recupero. Pertanto la forma prevalente di gestione dei rifiuti urbani
rimane lo smaltimento in discarica, sebbene l’analisi dei dati relativi al 2001
confermi la diminuzione, rispetto agli anni precedenti, del ricorso a tale
forma di gestione ed un aumento delle altre tipologie di trattamento e
smaltimento quali il compostaggio e la termovalorizzazione.
La lieve crescita della quantità dei rifiuti avviati alla termovalorizzazione
è tuttavia ancora piuttosto esigua e non confrontabile con i livelli
riscontrati negli altri Paesi europei.
Tali quantità sono destinate ad aumentare nei prossimi anni grazie alla
costruzione di numerosi impianti che andranno a sostituire quelli con
tecnologie obsolete e privi di sistemi di recupero energetico.
Gli impianti di termodistruzione dei rifiuti solidi urbani sono basati sull’incenerimento dei rifiuti mediante la combustione in aria atmosferica, con riduzione del volume trattato di circa 2/3. L’impianto di cui si tratta è dotato di un sistema di recupero di calore per la produzione e l’utilizzazione di vapore e di energia elettrica (termovalorizzatore), partendo da rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani non pericolosi.
Il termovalorizzatore sotto descritto è un impianto di recente costruzione in funzione dal gennaio 2001.
L’area interessata dall’impianto occupa una superficie complessiva di 120.000 mq circa, di cui 29.000 mq sono occupati dalle strutture dell’impianto (superficie coperta), 18.000 mq da strade e piazzali, mentre i restanti 73.000 mq costituiscono le parti a verde per l’inserimento ambientale dell’impianto.
Le principali aree ed edifici dell’impianto sono le seguenti:
L’impianto è articolato
essenzialmente nel seguente modo:
Nell’impianto sono inoltre presenti, un
piccolo laboratorio di analisi chimiche, in cui vengono effettuate solo alcune
analisi sulle acque e sulle emissioni atmosferiche, e un’officina meccanica per
occasionali piccole riparazioni di parti meccaniche.
Il quantitativo massimo di rifiuti
urbani, assimilati e speciali assimilabili non pericolosi trattati
nell’impianto è pari a 328.000 t/anno e 1200 t/giorno, di cui 900 t/giorno da
avviare alla combustione per un totale di 279.000 t/anno.
L’impianto è in grado di ricevere un
carico di rifiuti totale di 60 t/h,
raggiunge una potenza termica totale di 184,6 MW ed ha una produzione
totale di vapore di 225 t/h.
L’impianto oggetto dell’indagine ha preso avvio solo nel 2001 ed è
gestito dall’attuale azienda dal 2003,
pertanto l’analisi degli infortuni è riferita al 2003 ed ai primi 7 mesi del 2004.
Nel 2003 sono avvenuti 7 infortuni e nei primi sette mesi del 2004 altri
4 infortuni.
Nelle tabelle seguenti si riportano alcuni dati riferiti ai suddetti
infortuni.
Modalità di accadimento |
Anno 2003 |
Anno 2004 (dal 1 gennaio al 31 luglio) |
Urti |
1 |
|
Movimenti incongrui |
1 |
1 |
Corpi estranei negli occhi |
|
2 |
Ustioni |
1 |
|
Scivolamenti |
2 |
|
In itinere |
1 |
1 |
Non indicata |
1 |
|
Totale |
7 |
4 |
Anno 2003 |
Anno 2004 (dal 1 gennaio al 31 luglio) |
|
Totale infortuni |
7 |
4 |
Infortuni
indennizzati INAIL |
6 |
3 |
Infortuni in
franchigia |
1 |
1 |
Totale giornate
lavorative perse |
278 |
61 |
Giornate
infortunio a carico INAIL |
2 |
1 |
Giornate
infortunio in franchigia |
2 |
1 |
Ore lavorate |
136.320 |
91.865 |
L’esiguità del campione in esame non permette un corretto confronto di eventuali indici di frequenza e gravità con indici più generali di settore o di territorio.
Non si sono rilevate malattie professionali.
I riferimenti legislativi sotto
elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
· D.P.R. 303/56 -
Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive
89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE,
90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs 475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del
21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri
relative ai dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della legge n. 25 del 5/2/99
·
DLgs
66/03 Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti aspetti
organizzazione dell'orario di lavoro.
· D.P.R.
459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE,
93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli
Stati membri relative alle macchine
·
DLgs
93/00 Attrezzatura a pressione (PED).
· Legge 292 del
5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione contro l’epatite virale B)
·
D.M.
10/3/98 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione
dell’emergenza nei luoghi di lavoro
·
D.P.R.
37/98 Regolamento recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione
incendi, a norma dell’articolo 20, comma 8, della Legge 15 marzo 1997 n. 59
·
D.M.
15/7/03 n. 388 Regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale,
in attuazione dell’articolo 15, comma 3, del decreto legislativo 19 settembre
1994, n. 626, e successive modificazione
· D.P.R. 203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
·
D.M..
19/11/97 n. 503 Regolamento recante
norme per l’attuazione delle direttive 89/369/CEE e 89/429/CEE concernenti la
prevenzione dell’inquinamento atmosferico provocato dagli impianti di
incenerimento dei rifiuti urbani e la disciplina delle emissioni e delle
condizioni di combustioni degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani, di
rifiuti speciali non pericolosi, nonché di taluni rifiuti sanitari.
·
D.Lgs
22/97 Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti
pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti d’imballaggio.
·
D.M. del
5/2/98 Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure
semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del D.Lgs. 22/97.
· Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome - Ottobre 96
·
DLgs
230/95 Attuazione delle direttive
89/618/EURATOM, 92/3/EURATOM e 96/29/EURATOM in materia di radiazioni
ionizzanti
·
DLgs
241/00 Attuazione della direttiva
96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti
dalle radiazioni ionizzanti
·
DLgs
257/01 Disposizioni integrative e
correttive del DLgs 241/00 recante attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in
materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti
dalle radiazioni ionizzanti
·
DPCM 8/7/03 Fissazione dei limiti di esposizione,
dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della
popolazione dall’esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di
rete (50Hz) generati dagli elettrodotti.
·
Norma UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti
fondamentali, principi generali di progettazione – Terminologia e metodologia
di base
·
Norma UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti
fondamentali, principi generali di progettazione – Specifiche e principi
tecnici
· Norma CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle macchine – Requisiti generali
L’analisi effettuata sull’impianto di termovalorizzazione ha permesso di evidenziare i sotto elencati fattori di rischio, a cui possono essere esposti i lavoratori addetti all’impianto:
Rischi generali legati
all’impianto
Si è evidenziato un rischio infortunistico legato al transito degli operatori in aree della struttura con possibilità di: caduta a livello o dall’alto, scivolamento per presenza di zone bagnate o imbrattate, urti contro parti dell’impianto e/o attrezzature.
La prevenzione è effettuata tramite la formazione dei lavoratori, l’adozione di rigorose procedure operative di sicurezza e la fornitura di idonei dispositivi di protezione individuali.
Presenza di sostanze pericolose utilizzate nell’impianto e/o derivanti dal ciclo lavorativo in forma di solido, liquido, gas o polveri;
presenza di fattori di rischio legati alle specifiche lavorazioni:
rumore
movimentazione manuale di carichi
rischio biologico
variazioni climatiche e microclimatiche
presenza di fattori di rischio legati all’organizzazione del lavoro:
turnazione
svolgimento dei compiti lavorativi in prevalente ortostatismo
In relazione ai succitati fattori di rischio, il Medico Competente ha formulato un programma di sorveglianza sanitaria che prevede l’effettuazione di visite mediche preventive e periodiche, per lo più annuali, supportate dall’effettuazione di esami ematologici ed ematochimici per la valutazione dei parametri funzionali di organi ed apparati possibili bersagli dell’esposizione. A tutela, inoltre, dei lavoratori per i quali esiste la possibilità, seppur remota, di venire a contatto con microrganismi patogeni sono previste specifiche vaccinazioni (antiepatite ed antitetanica).
Dall’indagine effettuata e dal piano di emergenza della società che gestisce l’impianto emergono le seguenti possibili tipologie di “incidenti”, relativi sia alla sicurezza degli operatori sia alla salvaguardia dell’ambiente esterno:
L’impianto di termovalorizzazione è un impianto a ciclo continuo, quindi le relative procedure di emergenza devono tenere conto della presenza delle persone nei vari turni di lavoro, sia diurni che notturni; questo è garantito dalla costante presenza, 24h su 24 di un capo turno e di una squadra di conduzione.
Il piano è articolato nel seguente modo:
v organizzazione dell’emergenza: definisce i ruoli e i compiti dei vari soggetti interessati (capo turno, responsabile dell’emergenza, coordinatore squadra di emergenza, componenti squadra di emergenza);
v sistema di allertazione: definisce la serie delle segnalazioni acustiche da utilizzare in caso di emergenza;
v modalità di risposta alle emergenze: definisce le varie procedure operative di comunicazione del luogo e del tipo di emergenza da parte di chiunque, alle persone preposte all’emergenza, le quali attiveranno l’allarme e i soccorsi interni ed esterni (VVF, ambulanza, ecc) all’impianto;
v tipologie d’intervento: sono indicate le modalità operative da adottarsi secondo la tipologia dell’emergenza;
v evacuazione: definisce le modalità di allontanamento dagli edifici in caso di incendio e/o di incidente rilevante per la sicurezza e salute delle persone.
Inoltre per alcune tipologie di emergenze, quali ad esempio quelle dovute a guasti agli impianti sono previste particolari istruzioni operative.
Per quanto riguarda la prevenzione incendi l’impianto è dotato di impianto antincendio tale da garantire una sufficiente protezione su tutta l’area dell’impianto, tramite una rete di idranti esterni e di manichette antincendio all’interno degli edifici. L’acqua per l’impianto è stoccata in un apposito serbatoio avente capacità sufficiente ad assicurare la massima richiesta d’acqua per un tempo pari a 60 minuti. Nelle aree a particolare rischio di incendio è previsto un sistema di spegnimento fisso (ad esempio fosse di stoccaggio dei rifiuti, serbatoio del gasolio).
Tutto il sistema antincendio è controllato tramite un pannello sinottico in sala controllo.
L’impianto è provvisto di certificato di prevenzione incendi per l’attività individuata al n. 63 (centrale termoelettrica) dell’elenco allegato al D.M. 16.02.82.
|
|
COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
|
|
FASE DI LAVORAZIONE |
Ricezione e pesatura automezzi |
|
|
COD.INAIL: |
0421 |
|
|
FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico, fisico, organizzativo |
|
|
CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
|
|
|
N. ADDETTI: |
8 |
|
|
Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
Prima dell’accesso alla stazione di pesatura i veicoli transitano obbligatoriamente attraverso un portale munito di rilevatore geiger, ubicato all’ingresso, per la verifica della presenza di eventuali radionuclidi; gli automezzi secondo procedure codificate devono rispettare i limiti di velocità previsti e le segnalazioni semaforiche.
Arrivo degli automezzi alla stazione di pesatura: esistono
due postazioni una in entrata ed una in uscita. Ogni postazione prevede due
posti di lavoro dotati di computer; gli operatori ruotano su quattro turni (6.00-14.12, 11.00-19.12, 17.50-23.30. 23.30-5.05) in cui sono previsti 2,2,1,1 operatori per
turno. Mediamente ogni operatore controlla per turno circa 50-60 veicoli.
Automezzi: gli automezzi,
il cui numero varia in una giornata fino ad un massimo di 150, per lo più
appartengono all’impianto, tuttavia,
accedono all’impianto anche veicoli di altra provenienza. Il peso degli
automezzi è di norma compreso fra i 40 q. i 200 q. Gli automezzi dipendenti
dall’impianto hanno un peso di circa 90 q. All’inceneritore arrivano rifiuti di
vario tipo raccolti direttamente dall’azienda che gestisce l’impianto ed anche
dai comuni limitrofi e da privati che possono accedere previa stipula di
contratti ad hoc. Questo prevede da parte degli esterni l’analisi del rifiuto
in precedenza e la fornitura all’impianto di termodistruzione di tutti i dati
relativi al rifiuto trasportato per la stesura del contratto. I camion di tale
impianto provengono dai quattro dipartimenti cittadini (sedi dei depositi)
collegati tra loro in rete telematica, per cui la registrazione dei dati
relativi ai rifiuti avviene nel dipartimento di appartenenza e sono trasmessi via rete alla struttura di termodistruzione.
Pesatura: il camion arriva
e si ferma alla stazione di pesatura, il semaforo posto all’ingresso è verde e
indica perciò che la pesa è disponibile per le operazioni di pesatura; la
sbarra in fondo è abbassata e il
semaforo posto in fondo alla pesa è rosso.
Automaticamente, dopo inserimento del badge da parte del conducente,
avviene la registrazione dei dati del camion ed il controllo visivo da parte dell’operatore sul monitor; per gli
utenti esterni si procede al controllo manuale tramite la compilazione di un
apposito modulo. Mediamente sono circa 20 al giorno gli utenti esterni che
accedono all’impianto.
In uscita l’autista inserisce nuovamente il pass magnetico per
l’identificazione del veicolo precedentemente registrato, l’automezzo viene
quindi riconosciuto automaticamente e il PC trasmette al terminale di pesatura
i dati relativi alla data, all’ora, al peso in ingresso ed al peso netto
calcolato.
Capitolo 2 - ”Attrezzature, Macchine, Impianti”
Il portale in entrata è munito di un sistema di misura per il controllo
della radioattività di veicoli di trasporto. L’eventuale presenza di sorgenti
radioattive nascoste o di materiale
contaminato viene ricercata tramite la rilevazione di radiazioni gamma. Il
sistema esegue la misura mentre il veicolo passa; i pannelli rilevatori sono
posizionati il più vicino possibile ai lati di passaggio alloggiati in
contenitori di plastica a prova degli agenti atmosferici.
Il sistema è composto da: due pannelli rilevatori completi di schermature in piombo e sensori di prossimità, un’unità di controllo completa di monitor, tastiera, mouse e stampante; un’unità di allarme.
Una pesa in entrata ed una pesa in
uscita: le pese a ponte sono provviste di marcatura CE come previsto dalla vigente normativa e in particolare
dalla Direttiva 90/384 CEE e dalla Normativa Europea EN 45501.
Ogni pesa è dotata di:
n.1 terminale alfanumerico di
pesatura;
n.2 lettori badge montati in
apposito contenitore per esterno completo di colonnina di sostegno;
n. 1 sbarra elettropneumatica;
n. 2 unità semaforiche.
I terminali sono collegati, in seriale, al personal computer di gestione dei dati e delle statistiche sullo smaltimento dei rifiuti.
La gestione dei dati viene seguita da n. 2 PC, uno per l’identificazione degli automezzi (A) ed uno per la contabilizzazione (B). In caso di guasto del sistema A automaticamente si commuta su B la gestione sia delle funzioni di identificazione che di quelle di contabilizzazione.
Per le apparecchiature sopra
citate sono previste schede tecniche con descrizione precisa e procedure
operative standardizzate.
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi
trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili:
Capitolo 5 - “Gli interventi”
L’intero impianto è di recente costruzione ed in particolare è in
funzione dal gennaio 2001; le portinerie sono dotate di impianti climatici
adeguati a mantenere le condizioni ambientali interne confortevoli sia nella
stagione invernale che nella stagione estiva e vengono sottoposti
periodicamente a controlli e verifiche. Le vetrate sono antiriflesso,
poiché per esigenza di servizio le
postazioni VDT sono ubicate di fronte alla vetrata di controllo in quanto
l’operatore deve svolgere oltre alla valutazione a videoterminale anche un
controllo visivo.
Il portale con contatore geiger è di recentissima installazione ed esiste
una scheda tecnica dettagliata riportante la normativa di riferimento e le
procedure operative.
Capitolo 6
- “Appalto a ditta esterna”
L’unica operazione
in questa fase, appaltata a ditta esterna è la gestione della sicurezza in
entrata ed in uscita.
Capitolo 7
- “Riferimenti legislativi”
Si rimanda
all’elenco generale.
Capitolo 8
- “Il rischio esterno”
In questa fase è da
riferire alle emissioni dei gas di scarico dei veicoli che giungono
all’impianto e stazionano per i controlli di pesatura (benzene, IPA, polveri
sospese, CO, N0X).
|
|
COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
|
|
FASE DI LAVORAZIONE |
Scarico e stoccaggio rifiuti |
|
|
COD.INAIL: |
0421 |
|
|
FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico, fisico, biologico, organizzativo |
|
|
CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
|
|
|
N. ADDETTI: |
10 |
|
|
Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
Dalla stazione di pesatura gli automezzi, attraverso una rampa di
accesso, arrivano al piazzale antistante le fosse di stoccaggio dei rifiuti; la
velocità consentita è di 15 km/h e accedono solo i veicoli autorizzati; esiste una specifica procedura per l’accesso
dei veicoli che concerne il percorso e la velocità da tenere.
Il piazzale è coperto e recintato da apposita struttura, ed è situato a
più 9 mt. rispetto al piano stradale.
La corsia di scarico viene indicata dalla luce verde del semaforo; il
conducente deve effettuare la manovra di avvicinamento in retromarcia avendo
cura di non superare la segnaletica
orizzontale che delimita la zona di apertura portelloni.
Si trovano in questa zona 24 stazioni di scarico di cui 12 per il rifiuto
tal quale e 12 per il rifiuto secco.
Ogni stazione di scarico è dotata di un portellone a bocca di lupo a due valve
ad azionamento idraulico; l’accesso alla stazione è regolato da un semaforo
controllato dall’operatore addetto alla movimentazione dei rifiuti (gruista
addetto alla benna). L’apertura del portellone
è possibile in tre modi: automaticamente, manualmente oppure può essere
effettuata direttamente dal gruista.
L’autista del camion accede alla stazione in retromarcia e verifica che
il portellone si apra mentre la manovra procede, questa sarà completata quando
le ruote posteriori del mezzo sono appoggiate ai fermi presenti sui bordi della
fossa; la presenza di spire elettromagnetiche inglobate nel cemento permette
l’apertura automatica del portellone man mano che il camion recede. A lato
dell’apertura si trova, tuttavia, un bussolotto ove sono situati i comandi
manuali per il controllo dell’apertura qualora se ne verificasse la necessità.
Dopo il posizionamento del veicolo ed il blocco dello stesso, l’autista
provvede ad effettuare le manovre per lo scarico del mezzo stesso; lo scarico
del rifiuto non prevede di norma la discesa di alcun lavoratore dal camion,
qualora in ogni caso fosse necessario esiste una procedura ad hoc che prevede
che solo il conducente del camion possa scendere.
Al termine dell’operazione gli automezzi lasciano il piazzale attraverso
la rampa di accesso e si dirigono alla stazione di pesatura per il controllo
del peso ad automezzo vuoto da cui ricavare il netto del rifiuto.
In questa fase sono previsti 3 operatori due piazzalisti ed un preposto che ruotano su tre turni ( 7-12.40, 12.40-18.20, 6-14.12 ). Gli operatori sono deputati al controllo
dell’area ed in particolare i piazzalisti devono all’occorrenza, in caso di
stravaso di rifiuti dai camion, ripulire l’accesso alle bocche di scarico; le operazioni di pulizia avvengono a fine carico con
i portelloni chiusi, buttando i rifiuti in una apposita fessura predisposta tra
i fermi delle ruote, è vietato avvicinarsi quando il portellone è aperto.
Tuttavia, se per qualche necessità l’operatore dovesse intervenire con il
portellone aperto, le procedure specifiche prevedono l’adozione di dispositivi
di protezione individuali (DPI) anticaduta.
Capitolo 2 - “attrezzature e macchine”
Sistema di portelloni per il ricevimento dei rifiuti. I portelloni sono equipaggiati con i seguenti dispositivi:
24 semafori a luce verde e rossa;
24 luci lampeggianti di segnalazione dei portelloni in movimento;
24 spire interrate per rilevamento automezzi;
24 schede di controllo spire;
24 pulsantiere per il comando di apertura e chiusura;
24 pulsanti di emergenza;
48 sensori metallici (fine corsa e chiusura-apertura).
È, inoltre, installato un quadro di controllo dei portelloni in cui sono presenti i comandi sia dell’alimentazione principale sia delle alimentazioni di controllo.
I portelloni possono essere manovrati in tre modi diversi:
dal gruista in cabina;
automaticamente durante il passaggio dei camion sulle spire elettromagnetiche;
con la pulsantiera locale a lato dei portelloni.
La scelta è fatta dal gruista attraverso un selettore a 12 posizioni e 3 pulsanti; i portelloni ed il relativo sistema di apertura possiedono le relative certificazioni di conformità.
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “danno atteso”
Le manifestazioni patologiche prevalenti possono essere:
Capitolo 5 - “ gli interventi”
Sono stati previsti dispositivi automatizzati e manuali per il controllo
dell’apertura dei portoni delle stazioni; sono state adottate procedure
rigorose per la circolazione veicolare ed il camminamento degli operatori in
modo da escludere la possibilità di danni
agli addetti al piazzale; sono
forniti ai lavoratori adeguati DPI ed in particolare:
indumenti ad alta visibilità, idonei anche alla protezione dal freddo;
caschi, calzature di sicurezza, maschere a filtro antigas e antipolvere, guanti in neoprene e visiere
antiacido, protezioni auricolari ed occhiali;
dispositivi anticaduta.
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 - “appalto a ditta eserna”
Nessuna operazione in questa fase è appaltata a ditta esterna.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “rischio esterno”
Presenza di emissioni come i gas di scarico (benzene, IPA, polveri
sospese, CO, N0X).
Capitolo 1 - “La fase di lavorazione”
La zona di stoccaggio dei rifiuti è costituita da un bunker diviso in due
fosse ( rifiuto secco e rifiuto tal quale) di uguale capacità (5.000 t); la
dimensione del bunker è fatta per accettare i rifiuti di tre giorni di normale
attività.
Fossa rifiuto tal quale: qui tramite un sistema di movimentazione (benna controllata da un gruista) si alimentano tre linee di preselezione necessarie per divedere il secco dall’umido.
Fossa rifiuto secco: anche per questa fossa esiste un sistema di
movimentazione a benna che alimenta direttamente le tramogge di carico delle
tre linee di combustione.
Le gru a ponte, due per ogni fossa,
sono controllate da due cabine indipendenti; le vie di corsa sono comuni
alle quattro gru e questo permette, in caso di necessità, di poter utilizzare
le gru comunque in entrambe le fosse.
In condizioni di fuori servizio di una o più linee di preselezione
(evenienza piuttosto rara), i rifiuti tal quali possono essere scaricati nella
fossa del secco ed avviati alla combustione; inoltre, all’esterno della fossa è
installato un sistema di compattazione nel caso in cui fosse necessario
svuotare la fossa.
L’accesso alle vie di corsa delle gru a ponte avviene solo per interventi
di pulizia e manutenzione (pulizia dei filtri di aspirazione, pulizia delle vie
di corsa e manutenzione delle varie parti del sistema).
Il sistema di movimentazione dei rifiuti è costituito da una coppia di carri ponte per ognuna delle due fosse. Sopra le fosse vi è un locale controllo per ogni fossa (cabina di controllo) dove sono collocati due gruisti addetti alle benne.
In ognuna delle due cabine di controllo, una per ogni fossa, vi sono due postazioni di lavoro con due operatori per turno (due turni 6-14/14-22); ogni cabina è situata sopra la relativa fossa ad un’altezza di mt. 22,40, rispetto al piano stradale, con un fronte vetrato prospiciente la fossa. Ogni postazione è dotata di una poltrona confortevole e completamente regolabile con i comandi situati lateralmente sui braccioli della poltrona. L’operatore registra i dati relativi al peso di ogni movimentazione. Non sono previsti DPI per lo stazionamento degli operatori nelle cabine sono tuttavia forniti per i vari trasferimenti.
Per ogni cabina di controllo è
previsto un servizio igienico dedicato.
La cabina è buia, per permettere
una visione migliore della fossa che è invece illuminata.
Capitolo 2 - “attrezzature e macchine”
carroponte rsu: movimentano ciascuno 94 t ogni 40 minuti, visto che la potenzialità delle linee di preselezione è pari a 126t/h, ogni carroponte è dotato di una benna a polipo della capacità di 12 m3 ed ognuno effettua 14,5 cicli di carico in 40 minuti. Sono dotati di sistema di anticollisione e possono funzionare sia con comando manuale sia in modo automatico.
La cabina prevede la presenza di due sistemi completi di comando dotati di telecamera per la visualizzazione della zona di scarico dei rifiuti, della fossa e delle tramogge delle linee di preselezione; inoltre, dalle cabine viene gestito l’afflusso di veicoli nel piazzale di scarico tramite controllo semaforico. Per il rilevamento del peso dei rifiuti che alimentano sia le tramogge della preselezione che quelle della combustione è presente un sistema elettronico di controllo del peso.
Le cabine sono dotate di impianto autonomo di condizionamento dell’aria.
Dati
tecnici
Peso RSU da movimentare in 40 min
94 t;
capacità benna 12 m3
n. bennate ogni 40 min. 14,51
altezza verticale benna 20,00 mt
carroponte fossa secco: la potenzialità totale delle linee di incenerimento e pari a circa 60 t/h per tanto il carro ponte movimenta circa 94 t ogni 40 minuti effettuando 14 cicli di carico; la benna a polipo ha una capacità di 12 m3. Analoga alla precedente è la cabina di controllo.
Dati tecnici
Peso
RSU da movimentare in 40 min. 91 t
Capacità benna 12 m3
n. bennate ogni 40 min. 14,04
altezza verticale benna 20 mt.
Capitolo 3 - “fattori di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi
trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili:
Capitolo 5 - “gli interventi”
Nel complesso le postazioni sono sicure e confortevoli; infatti le
poltrone sono completamente regolabili ed è installato un impianto di
climatizzazione che garantisce l’adeguato mantenimento dei parametri
microclimatici.
Il locale è dotato di servizi igienici dedicati, in modo da evitare il
disagio agli operatori di attraversare l’intero impianto; sono forniti agli
operatori i DPI messi a disposizione di tutti i lavoratori per
l’attraversamento dell’impianto (protezione del capo, calzature, giubbotti).
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 - “appalto a ditta esterna”
Nessuna operazione in questa fase è appaltata a ditta esterna.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “il rischio esterno”
Potenzialmente potrebbe verificarsi la presenza all’esterno di emissioni odorose sgradevoli in caso di guasto all’impianto di aerazione del bunker di stoccaggio.
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COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
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FASE DI LAVORAZIONE |
preselezione |
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COD.INAIL: |
0421 |
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FATTORE
DI RISCHIO: |
infortunistico, fisico, biologico, organizzativo |
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CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
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N. ADDETTI: |
10 |
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Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
L’impianto di selezione RSU è gestito dall’operatore in sala controllo attraverso un sistema di acquisizione ed elaborazione di dati; una parte dei segnali verrà inviata dalla sala controllo alla sala comando carroponte dove l’operatore avrà accesso ai dati per mezzo di un PC. Il sistema ha in sala controllo un pannello sinottico con installati una serie di pulsanti di marcia/arresto automatico dei sotto elencati componenti:
nastri trasportatori;
linea di selezione;
linea ferrosi.
L’inizio della procedura di avviamento è preceduta da un segnale acustico
e luminoso in campo; l’avviamento del sistema prevede, quindi, una procedura a step successivi e
consensi fino a quando l’operatore
riceve il consenso per l’alimentazione della linea, se qualche parte entra in
blocco le macchine successive non si avviano. La presenza dell’operatore
pertanto in questo settore è prevista solo in caso di manutenzione ordinaria e
straordinaria; inoltre vi è la presenza degli operatori addetti alla pulizia
del locale afferenti all’impresa di pulizia detenente l’appalto.
Obiettivo della preselezione è ottenere una frazione secca del
combustibile avente le seguenti caratteristiche:
elevato potere calorifico;
limitata quantità di materiale putrescibile;
ridotta quantità di materiale ferroso;
assenza di materiali ingombranti.
Il sistema di preselezione è costituito da tre linee, ognuna delle quali
è composta da un sistema di alimentazione e da un vaglio rotante, da un sistema
di trasporto a nastri e da un’unità di separazione delle scorie ferrose comune
alle tre linee.
Ogni linea viene alimentata da una tramoggia di carico che si trova
nell’area di stoccaggio del rifiuto tal quale e caricata per mezzo del sistema
di movimentazione dei rifiuti della fossa relativa.
Il rifiuto viene quindi avviato al vaglio rotante attraverso un sistema
di alimentazione a tappeto rotante grazie al quale è garantita anche la quantità
di materiale da vagliare; all’inizio del vaglio sono presenti dei coltelli
“rompisacchi”.
Il vaglio è formato da un cilindro rotante, a velocità variabile, forato
lateralmente; la continua rotazione fa si che la parte più piccola del rifiuto,
costituita essenzialmente dall’umido fuoriesca dai fori laterali. Si creano
così due frazioni il sopra vaglio (frazione secca) ed il sotto vaglio (frazione
umida) che attraverso due linee di trasporto a nastro portano tali rifiuti
l’una nella fossa del secco l’altra nei cassoni di raccolta dell’umido
collocati nella zona sottostante il piazzale di ricevimento dei rifiuti.
La frazione secca subisce un’ulteriore analisi passando attraverso il sistema di separazione delle scorie ferrose a funzionamento elettromagnetico. Le scorie di ferro così ottenute sempre con un sistema di trasporto a nastro vengono raccolte e quindi caricate su appositi camion e trasportate in discarica.
Capitolo 2 - “attrezzature e macchine”
tramoggia di carico RSU;
alimentatore dosatore e piastre;
aprisacchi intergrati nel vaglio rotante;
vaglio rotante di selezione;
nastri trasportatori per frazione organica;
nastri trasportatori per frazione combustibile;
separatore magnetico dei materiali ferrosi;
sistema di riempimento containers;
cassa di scambio a due vie.
L’impianto è progettato per trattare 1500 t/g di RSU.
Tempo di operazione 2 turni x 6h= 12 h/g
6 gg/sett.
312 gg/anno
Gli interventi di manutenzione programmata sono effettuati nel terzo turno, gli interventi di manutenzione straordinaria sono effettuati la domenica.
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi
trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 -
“danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili:
Capitolo 5 - “gli interventi”
L’impianto è di recente realizzazione, è in esercizio dal gennaio 2001.
Rispetto alle condizioni di avvio dell’impianto sono state introdotte procedure operative di sicurezza che indicano le modalità di esecuzione e le responsabilità per effettuazione delle diverse attività all’interno dell’impianto.
Inoltre è stato istituito il permesso di lavoro che disciplina le modalità per l’esecuzione di un determinato specifico lavoro da eseguirsi in un determinato ambito temporale.
Sono forniti ai lavoratori adeguati DPI ed in particolare: tute monouso antiparticolato e antiacido, giubbotto, casco, calzature di sicurezza, maschere antipolvere, guanti, protezioni auricolari ed occhiali.
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 - “appalto a ditta esterna”
Gli interventi di manutenzione sono appaltati fino al dicembre 2004 alla ditta che ha costruito l’impianto. Anche le operazioni di pulizia dell’impianto sono appaltate a ditta esterna.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “il rischio esterno”
Potenzialmente potrebbe verificarsi la presenza all’esterno di emissioni odorose sgradevoli in caso di guasto all’impianto di aerazione.
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COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
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FASE DI LAVORAZIONE |
Residui
di lavorazione |
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COD.INAIL: |
0421 |
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FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico, fisico, biologico, organizzativo |
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CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
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N. ADDETTI: |
in questa
fase ruotano operatori di altre fasi |
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Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
Il ciclo di lavoro produce residui che possono essere raggruppati nelle seguenti categorie:
1 frazione umida
2 materiale ferroso
3 scorie
4 ceneri
5 polveri ed additivi esausti.
Le figure coinvolte in questa fase di lavoro sono essenzialmente:
operatore gruista scorie: svolge operazioni di evacuazione scorie a mezzo di carroponte ed interventi di ripristino funzionalità delle apparecchiature di competenza
coordinatore preselezione – residui: esegue pulizie routinarie o dopo interventi manutentivi
operatore preselezione – residui: svolge gli stessi compiti del coordinatore
1. Frazione umida
Nella fase di preselezione, dal vaglio rotante fuoriescono due flussi, il sopravaglio proveniente dalla parte interna del cilindro, che costituisce la “frazione secca”, ed il sottovaglio raccolto sulla parte esterna del cilindro, che costituisce la “frazione umida”. Tramite linee dedicate di trasporto a nastro, le due frazioni, vengono avviate, rispettivamente alla fossa del rifiuto secco ed ai cassoni di raccolta della frazione umida, collocati nella zona sottostante il piazzale ricevimento rifiuti, in luogo coperto con grandi aperture per consentire il passaggio e le manovre degli autocarri deputati al carico e trasporto dei cassoni.
In particolare la frazione umida dei nastri trasportatori viene avviata al cassone di raccolta che una volta riempito viene prelevato da autocarri e trasportato in discarica. L’addetto a questa fase ha il compito di controllare il buon andamento del flusso della frazione umida, di spazzare e pulire il pavimento in caso di piccoli travasi del rifiuto, di spostare il condotto da cui passa la frazione umida dal cassone pieno a quello vuoto.
2. Materiale ferroso
La frazione secca proveniente dal vaglio rotante, prima di raggiungere la relativa fossa di stoccaggio, passa attraverso il sistema delle scorie ferrose a funzionamento elettromagnetico. Le scorie ferrose, attirate dall’elettromagnete, vengono fatte cadere nel cassone di raccolta posto al disotto. Una volta riempito, il cassone viene prelevato da apposito autocarro e trasportato in discarica, e sostituito da un cassone vuoto.
3. Scorie
Rappresentano la parte rimanente del rifiuto dopo il passaggio sulla griglia di combustione. Sono raccolte a valle dell’estrattore della griglia, da una serie di trasportatori a catena che le convogliano ad un apposito bunker di stoccaggio delle scorie, posto a fianco del bunker di stoccaggio della frazione secca e dimensionato per accogliere le scorie corrispondenti a tre giorni di funzionamento dell’impianto a carico normale. Qui un sistema di due carri ponte con le relative benne ne assicura la movimentazione ed il carico su appositi cassoni per il loro avvio in discarica tramite autocarri.
4. Ceneri
Le ceneri sono i residui provenienti dalla caldaia e dagli stadi di abbattimento del precipitatore elettrostatico, vengono raccolte dalle tramogge poste la disotto di queste parti dell’impianto, a mezzo di coclee e trasportatori a catena. Vengono quindi avviate ad un mulino ad impatto che ha la funzione di ridurre eventuali agglomerati ad una granulometria inferiore a 5 mm. Le ceneri passano poi su un vibrovaglio che provvede a separare la cenere fine dalle parti aventi dimensioni maggiori, rappresentate principalmente da elementi metallici. Le ceneri fini vengono avviate ad un silo di stoccaggio giornaliero, mentre le parti più grossolane vengono scaricate su un apposito cassone scarrabile. Dai sili di stoccaggio giornalieri di ciascuna linea, un sistema di trasporto pneumatico provvede a trasferire le ceneri in due sili di stoccaggio comuni a tutte le linee ed aventi una capacità complessiva di circa 600 m3, sufficienti per stoccare i volumi prodotti in 7 giorni di funzionamento a carico normale. Da questi sili di stoccaggio le ceneri vengono quindi prelevate ed avviate all’impianto di inertizzazione che le trasforma in un composto inerte con caratteristiche tali da poter essere avviato in discarica. Il processo di inertizzazione prevede, in una prima fase, la miscelazione delle ceneri con acqua ed una soluzione acquosa di silicati di sodio al fine di fissare gli ioni metallici polivalenti presenti nelle ceneri e quindi l’aggiunta di cemento Portland per conferire al composto una consistenza tale da rendere il composto adatto allo smaltimento in discarica a mezzo di appositi automezzi. Il carico degli automezzi avviene in apposito locale in cui sono presenti due corsie con tubazioni che opportunamente abboccate alle autobotti permettono il passaggio delle ceneri dai sili a ciclo chiuso senza dispersione in atmosfera. I sili di stoccaggio per il cemento e per la soluzione acquosa di silicato di sodio, dimensionati per un’autonomia di 14 giorni, così come le apparecchiature di pesatura e miscelazione, sono collocati all’interno del relativo edificio stoccaggio reagenti e trattamento residui.
5. Polveri e reagenti esausti
Le polveri ed i reagenti esausti sono raccolti nelle tramogge poste alla base dei filtri a maniche; da qui due coclee per ciascun filtro a maniche scaricano le polveri in un trasportatore a catena comune alle tre linee che provvede ad avviarle a due sili di stoccaggio comuni alle tre linee aventi una capacità totale di 900 m3, tale da accogliere le polveri prodotte in 7 giorni di funzionamento a carico normale. Le polveri vengono quindi avviate, tramite delle coclee, ad un sistema di umidificazione che prevede l’aggiunta di acqua alle polveri in quantità tale (10-20%) da renderle trasportabili senza problemi di volatilità. I fanghi così ottenuti sono avviati a discariche per prodotti tossico-nocivi a mezzo di apposite autobotti. In alternativa è possibile evacuare le polveri anche senza farle passare attraverso il processo di umidificazione ed a tal fine è installato un sistema di caricamento a secco che provvede a trasferire le polveri direttamente dai sili di stoccaggio ad adatti automezzi di trasporto in maniera tale da evitare perdite o fuoriuscite.
Capitolo 2 - “attrezzature e macchine”
Nastri trasportatori
Carri ponte e benne
Sistema di trasporto pneumatico delle ceneri
vibrovaglio
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
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Zona scarico ceneri |
vibrovaglio |
Zona carico |
Zona carico camion |
Zona nastro trasportatore scorie |
Zona nastro trasportatore |
TLV-TWA |
Polveri totali |
0,8 mg/mc |
1,2 mg/mc |
0,8 mg/mc |
1,7 mg/mc |
1,7 mg/mc |
2 mg/mc |
10 mg/mc |
Piombo |
2 mcg/mc |
3 mcg/mc |
<1 mcg/mc |
1mcg/mc |
1mcg/mc |
<1mcg/mc |
150 mcg/mc1 |
Rame |
5 mcg/mc |
3 mcg/mc |
1mcg/mc |
2 mcg/mc (polvere e nebbie) |
3 mcg/mc (polvere e nebbie) |
2 mcg/mc (polvere e nebbie) |
1000 mcg/mc |
Zinco |
4 mcg/mc |
3 mcg/mc |
1 mcg/mc |
2 mcg/mc |
4 mcg/mc |
3 mcg/mc |
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Cadmio |
<0,1 mcg/mc |
<0,1 mcg/mc |
<0,1 mcg/mc |
<0,1 mcg/mc |
<0,1 mcg/mc |
<0,1 mcg/mc |
10 mcg/mc |
Cromo |
1 mcg/mc |
1 mcg/mc |
1 mcg/mc |
<1 mcg/mc |
<1 mcg/mc |
2 mcg/mc |
500 mcg/mc |
PCDD-PCDF2 |
<5
pg/mc <12,5
pg/mc |
<5
pg/mc <12,5
pg/mc |
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20 pg o 50 pg3 |
1 Limite Decreto 26 febbraio 2004 “Definizione di una prima lista di valori limite indicativi di esposizione professionale agli agenti chimici” G.U. 10-3-2004
2 Analisi su diversi composti del gruppo
3 Limiti di rilevabilità strumentale a seconda dei composti
Nelle operazioni di carico ceneri e frazione umida gli addetti possono essere esposti anche a gas di scarico degli automezzi anche se in maniera molto limitata nel tempo.
Rischi
trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 -
“danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili:
Capitolo 5 - “gli interventi”
Queste fasi non necessitano di ulteriori interventi tecnici, trattandosi,
come la quasi totalità del ciclo, di operazioni altamente automatizzate e a
ciclo chiuso. Pertanto un alto grado di sicurezza può essere mantenuto
essenzialmente con una continua formazione ed informazione del personale, in
particolare sull’osservanza delle procedure esistenti.
Sono forniti ai lavoratori adeguati DPI ed in particolare: tute monouso antiparticolato e antiacido, giubbotto, casco, calzature di sicurezza, maschere antipolvere, guanti, protezioni auricolari ed occhiali.
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 - “appalto a ditta esterna”
In questa fase non vi sono appalti a ditte esterne.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “il rischio esterno”
I principali problemi di impatto ambientale che questa fase di
lavorazione comporta sono legati alla produzione di residui, i quali devono poi essere smaltiti
separatamente.
Scorie di combustione:
sono i residui della combustione che si depositano sulla griglia e
successivamente vengono scaricate nel pozzo scorie, all’interno di una guardia
idraulica che provvede al loro rapido raffreddamento. Le scorie raffreddate
sono trasportate per mezzo di coclee e nastri trasportatori nella zona di
stoccaggio prevista (bunker scorie). Il rifiuto in base agli accertamenti
analitici è stato classificato speciale non pericoloso con codice CER 19.01.12
(cenere pesanti e scorie diverse da quelle di cui alla voce 19.01.11.).
Polveri contenute nei fumi e depositi provenienti dalla caldaia: vengono raccolte da trasportatori a catena collocati al di sotto della caldaia ed avviate all’impianto di stoccaggio ed inertizzazione.
Il rifiuto in base agli accertamenti analitici è stato classificato speciale pericoloso con codice CER 19.01.15* ( ceneri di caldaia, contenenti sostanze pericolose).
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COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
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FASE DI LAVORAZIONE |
Combustione |
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COD.INAIL: |
0421 |
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FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico,
chimico, fisico, biologico, organizzativo |
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CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
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N. ADDETTI: |
in
questa fase ruotano operatori di altre fasi |
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Capitolo 1 - “La
fase di lavorazione”
In questa parte dell’impianto avviene la vera e propria combustione dei rifiuti.
Tale sezione è ubicata all’interno dell’edificio caldaie ed è composta da 3 linee di combustione uguali e parallele, costituite da forno a griglia mobile e caldaia di tipo orizzontale.
Nell’impianto vengono trattate complessivamente 1250 t/g di rifiuti con PCI pari a 11.000 j/Kg = 2628 Kcal/Kg.
La griglia – caldaia è dotata di bruciatori di accensione che vengono utilizzati nelle fasi di avviamento del sistema, o comunque in presenza di rifiuti aventi un basso potere calorifico, così da raggiungere e mantenere le temperature minime per l’autocombustione dei materiali e il corretto funzionamento dell’impianto.
L’alimentazione dei forni avviene dalla fossa di accumulo dei rifiuti, mediante l’utilizzo di due carroponti dotati di benna a polipo, che caricano il canale di alimentazione delle caldaie, depositando i rifiuti nella tramoggia di carico.
L’imbocco delle tramogge di carico è collocato in corrispondenza della soletta posta a quota + 22.00 m, che fiancheggia la fossa di stoccaggio del rifiuto secco.
La parte inferiore della tramoggia è collegata al pozzo di carico; tra questi due elementi è installata una serranda di chiusura con lo scopo di garantire la separazione tra la zona di combustione e la fossa di stoccaggio dei rifiuti quando l’impianto non è in funzione.
Il pozzo di carico ha forma divergente verso la griglia, è provvisto di circuito di raffreddamento ad acqua e il livello del rifiuto al suo interno è costantemente monitorato, dalla sala controllo, attraverso un impianto TV a circuito chiuso.
Dalla tramoggia di carico, il rifiuto fluisce per gravità negli spintori idraulici che alimentano con continuità la griglia di combustione. Il sistema di alimentazione è regolato in modo da mantenere uno spessore ottimale di rifiuto al di sopra della griglia, pertanto la velocità di spinta è variabile in funzione del carico del forno.
La griglia di combustione è l’elemento caratterizzante del forno ed è il supporto sul quale vengono adagiati i rifiuti per subire il processo di combustione; ha un andamento orizzontale ed è costituita da una serie di file affiancate di barrotti, azionate alternativamente in direzioni opposte, che permettono l’avanzamento del materiale. Il movimento di tali componenti può essere regolato al fine di garantire un corretto tempo di permanenza del rifiuto sulla griglia.
Perché i rifiuti vengano bruciati in maniera completa, è necessaria l’immissione di aria (comburente) a vari livelli. Sulla griglia il rifiuto viene, pertanto, a contatto con aria primaria prelevata, per mezzo di ventilatori, dai bunker di stoccaggio dei rifiuti. Questo permette anche di mantenere in depressione il bunker di stoccaggio e quindi di diminuire l’emissione di odori molesti dal bunker stesso.
I residui solidi della combustione rimangono depositati sulla griglia e successivamente scaricati nel pozzo scorie, il cui tratto finale è costituito da una vasca contenente acqua di spegnimento. L’acqua ha il duplice scopo di ridurre l’altissima temperatura delle scorie, consentendone la rimozione, e mantenere la tenuta della camera di combustione.
Le scorie raffreddate vengono quindi rimosse e, attraverso un sistema di trasportatori a catena, depositate nella fossa scorie.
Nella prima zona della griglia si ha la fase di essiccazione del materiale, successivamente si ha la zona di combustione primaria (camera di combustione), dove si raggiungono le temperature più elevate.Tale camera è costituita da una struttura in acciaio, la cui temperatura è controllata mediante un sistema di raffreddamento ad acqua.
La zona più elevata del forno costituisce la camera di post combustione.
In questa zona vi è il completamento della combustione dei composti volatili che vengono emanati dal rifiuto durante la sua combustione.
Nella camera di post combustione viene mantenuta una temperatura minima di 850°C, i fumi al suo interno sono mantenuti in una condizione di forte turbolenza e vi devono permanere sufficientemente a lungo per evitare la formazione di composti nocivi. Per ottenere questo, nella zona di passaggio tra le camere di combustione e post combustione viene immessa un’ulteriore quantità di aria secondaria, tale aria raccoglie anche i flussi di aria provenienti dal sistema di raffreddamento della griglia. Inoltre viene immessa una certa quantità di fumi prelevati a valle del precipitatore elettrostatico, sia per mantenere la temperatura dei fumi, sia per ridurre la formazione di NOx attraverso processi di ossido-riduzione, a questo scopo viene anche iniettata, nella camera di post combustione, una soluzione acquosa contenete urea.
Dei bruciatori ausiliari a metano entreranno in funzione qualora la temperatura dovesse scendere sotto i livelli fissati.
I fumi provenienti dalla camera di post combustione vengono utilizzati per produrre vapore surriscaldato alla temperatura di 440 °C e alla pressione di 52 bar attraverso l’utilizzo di una caldaia di tipo orizzontale.
Tale caldaia, una per ogni linea di combustione, è collocata lungo il percorso dei fumi e funziona da scambiatore di calore e generatore di vapore. La prima parte è costituita dai canali radianti che rivestono la camera di combustione ed ha lo scopo di diminuire la temperatura dei fumi prima del loro ingresso nella parte convettiva. Di seguito i fumi attraversano la sezione evaporante, dove avviene lo scambio termico tra l’acqua di alimentazione e i fumi, con conseguente formazione di vapore. Il vapore saturo prodotto nelle pareti evaporanti passa poi attraverso il corpo cilindrico (costituito da un serbatoio in pressione), nel quale avviene la separazione dell’acqua ancora contenuta nel vapore, e successivamente inviato alla linea di surriscaldamento dove viene raggiunta la temperatura di uscita desiderata di 440°C.
L’acqua di alimento giunge al sistema evaporante attraverso la linea d’alimento, che la riscalda utilizzando il calore dei fumi a bassa temperatura in uscita dalla caldaia. La temperatura dei fumi in ingresso alla sezione convettiva è di circa 650°C mentre la temperatura dei fumi in uscita è compresa tra i 180°C ed i 200°C, in condizione di normale funzionamento.
Nella parte inferiore della caldaia vengono raccolte le polveri contenute nei fumi che vengono separate durante il trattamento.
La sezione di recupero energetico svolge anche un importante funzione nella depurazione dei fumi. Infatti con il rapido raffreddamento dei fumi si riduce la possibilità di reazioni secondarie di formazione di inquinanti, ad esempio la formazione di diossine, inoltre l’abbassamento di temperatura determina una contrazione delle portate dei fumi negli impianti di depurazione.
Nella sezione di combustione non operano stabilmente degli addetti, ma solo gli operatori preposti al controllo e alla manutenzione.
Tutto il ciclo produttivo dell’impianto è monitorato 24/h su 24/h dalla sala controllo, nella quale sono presenti: 1 capo turno, 2 operatori sala controllo e in modo non continuativo il capo esercizio. Inoltre su tutto l’impianto, per l’intera giornata sono presenti 3 operatori esterni per ogni turno lavorativo. Gli operatori ruotano su tre turni (h 6.00 – 14.00; h 14.00 – 22.00; h 22.00 – 6.00).
Il capo turno è responsabile della conduzione in turno dell’impianto, coordina le operazioni routinarie sui componenti dell’impianto e autorizza gli interventi necessari alla corretta gestione operativa.
Gli operatori della sala controllo verificano la funzionalità dell’impianto, evidenziando eventuali anomalie e malfunzionamenti ed effettuando le manovre atte al corretto mantenimento dell’impianto, agendo dalla sala controllo.
Gli operatori esterni eseguono regolari controlli visivi del corretto funzionamento direttamente sull’impianto rilevando i parametri operativi e i livelli dei vari componenti ed effettuando manovre su valvole.
Gli interventi di piccola manutenzione sono gestiti dal capo manutenzione
ed eseguiti dagli operatori elettrici, meccanici e strumentali, secondo la
tipologia dell’intervento, che sono reperibili durante il normale orario di
lavoro e non effettuano diversi turni di lavoro. I lavori di vera e propria
manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, sono effettuati da impresa
esterna.
Capitolo 2 - “Le attrezzature e le macchine”
Il sistema di combustione è costituito da 3 linee uguali ed affiancate; ciascuna linea è costituita da:
tramoggia e pozzo di carico in
acciaio;
sistema di spintori idraulici
per l’introduzione del rifiuto nel forno;
forno a griglia mobile;
caldaia di tipo orizzontale.
La griglia mobile di
combustione è il
supporto sul quale vengono bruciati i rifiuti, ha un andamento orizzontale ed è
costituita da una serie di file affiancate di barrotti azionate
alternativamente in direzione opposte tramite un complesso di attuatori
idraulici. Il movimento dei barrotti può essere regolato al fine di consentire
la completa combustione dei rifiuti sulla griglia. La superficie utile
(efficace) è di 72.28 m2 e ha un carico massimo meccanico di 307
Kg/m2h, il tempo di permanenza dei rifiuti sulla griglia varia dai
40 ai 120 minuti.
La griglia è raffreddata ad aria.
La caldaia ha la funzione di scambiatore di calore a superficie, di tipo
tubolare, nel quale lo scambio termico avviene tra i fumi di combustione caldi
e l’acqua di alimentazione, e di generatore di vapore, con la formazione di
vapore surriscaldato. E’ di tipo orizzontale a corpo cilindrico e a
circolazione naturale, poggia su una struttura metallica indipendente. I vari
componenti della apparecchiatura sono provvisti di valvole di sicurezza, dotate
di scarico in zona sicura, sul tetto del locale caldaie e sono dotati di
apposito silenziatore, e di numerosi strumenti di misura, sia locali che per
trasmissione dati in sala controllo, che indicano valori di temperatura, pressione,
portata, misura di livello, ecc. Sono inoltre previsti numerosi punti di
connessione per strumenti futuri o temporanei e di sistemi di allarme in caso
di anomalie del funzionamento dell’impianto. La caldaia è provvista di
certificato di verifica CE quale generatore di vapore rilasciato dall’ISPESL.
Le varie parti dell’impianto sono raggiungibili, per le operazioni di
controllo e di intervento in caso di anomalie e di manutenzione, mediante scale
in grigliato metallico; i vari componenti non sono accessibili agli operatori,
durante il normale esercizio. I rischi prevalenti di natura meccanica o fisica
sono riferiti soprattutto ad interventi di manutenzione o in caso di guasti
sull’impianto.
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili a:
Capitolo 5 - “Gli interventi”
L’impianto è di recente realizzazione, ed è in esercizio dal gennaio 2001.
Rispetto alle condizioni di avvio dell’impianto sono state introdotte procedure operative di sicurezza che indicano le modalità di esecuzione e le responsabilità per effettuazione delle diverse attività all’interno dell’impianto. Soprattutto sono state disciplinate le attività di manutenzione attraverso l’istituzione del permesso di lavoro, che autorizza l’esecuzione delle opere di manutenzione.
Inoltre è stato istituito il permesso di lavoro che disciplina le modalità per l’esecuzione di un determinato specifico lavoro da eseguirsi in un determinato ambito temporale.
Gli operatori sono dotati di adeguati dispositivi di protezione individuali, da utilizzare a secondo delle situazioni lavorative: giubbotto, casco, calzature di sicurezza, maschere antipolvere, guanti in neoprene, protezioni auricolari ed occhiali.
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 - “Appalto a ditta esterna”
Gli interventi di manutenzione sono appaltati fino al dicembre 2004 alla ditta che ha costruito l’impianto. Anche le operazioni di pulizia dell’impianto sono appaltate a ditta esterna.
Capitolo 7 - “Riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
I principali problemi di impatto ambientale che questa fase di
lavorazione comporta sono legati alla produzione di residui, i quali devono poi essere smaltiti
separatamente.
Scorie di combustione:
sono i residui della combustione che si depositano sulla griglia e
successivamente vengono scaricate nel pozzo scorie, all’interno di una guardia
idraulica che provvede al loro rapido raffreddamento. Le scorie raffreddate
sono trasportate per mezzo di coclee e nastri trasportatori nella zona di
stoccaggio prevista (bunker scorie). Il rifiuto in base agli accertamenti
analitici è stato classificato speciale non pericoloso con codice CER 19.01.12
( cenere pesanti e scorie diverse da quelle di cui alla voce 19.01.11.).
Polveri contenute nei fumi e depositi provenienti dalla caldaia: vengono raccolte da trasportatori a catena collocati al di sotto della caldaia ed avviate all’impianto di stoccaggio ed inertizzazione.
Il rifiuto in base agli accertamenti analitici è stato classificato speciale pericoloso con codice CER 19.01.15* ( ceneri di caldaia, contenenti sostanze pericolose).
|
|
COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
|
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FASE DI LAVORAZIONE |
Trattamento e depurazione fumi |
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COD.INAIL: |
0421 |
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FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico,
chimico, fisico, biologico, organizzativo |
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|
CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
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N. ADDETTI: |
in questa
fase ruotano operatori di altre fasi |
|
|
Capitolo 1 - “La fase
di lavorazione”
I fumi, dopo aver ceduto parte del loro contenuto termico nella caldaia, sono avviati alla sezione di trattamento fumi.
Tale sezione è ubicata all’interno dell’edificio trattamento fumi, che costituisce il prolungamento dell’edificio caldaie.
Tecnologicamente viene utilizzato un impianto di abbattimento “a secco”.
Il sistema prevede una prima filtrazione a mezzo di un precipitatore elettrostatico a due stadi, dove vengono abbattute le ceneri più grossolane. Il particolato presente nei gas passando attraverso gli elettrodi di emissione, viene attratto dagli elettrodi captatori (collettori) e da qui rimosso dal sistema di pulizia a scuotimento. Le polveri vengono quindi raccolte in apposite tramogge e avviate al sistema di trattamento scorie e ceneri.
I composti gassosi, poi attraversano una sezione di condizionamento, costituita da due scambiatori di calore, avente la funzione di raffreddare i fumi fino alla temperatura ottimale (tra i 125 e 137 °C) necessaria per il successivo trattamento di assorbimento dei gas acidi e dei metalli in essi contenuti.
Questa fase viene realizzata nel tratto di condotto denominato “reattore” dove vengono iniettati i reagenti quali calce idrata, carboni attivi e polveri di ricircolo.
Il reagente maggiormente utilizzato nell’impianto è la calce idrata o idrossido di calcio Ca(OH)2.
La calce idrata reagisce con i gas acidi presenti nei fumi formando sali di calcio, ad esempio:
HCl + Ca(OH)2 ® CaCl2 + 2 H2O
SO2 + Ca(OH)2 ® CaSO3 + H2O
SO3 + Ca(OH)2 ® CaSO4 + H2O
2 HF + Ca(OH)2 ® CaF2 + 2 H2O
I metalli pesanti e il mercurio sono assorbiti e fissati nelle polveri, analogamente le diossine sono rimosse dai carboni attivi.
I fumi vengono quindi avviati ad un filtro a maniche all’interno del quale si completano le reazioni di adsorbimento dei gas acidi e dei microinquinanti e la filtrazione del particolato più fine, sfuggito alla prima filtrazione. Il filtro a maniche è dotato di un sistema di pulizia ad aria compressa. I residui in polvere che si staccano dalle maniche del filtro vengono raccolti e avviati al silos di stoccaggio delle polveri; dato il contenuto ancora elevato di calce e carboni attivi non reagiti presenti in queste polveri, parte di esse viene prelevata e iniettata nel reattore a secco unitamente ai reagenti.
Per il controllo degli ossidi di azoto, si utilizza un sistema di
riduzione SNCR (selective non catalytic reduction) che prevede l’immissione di
urea (NH2CONH2) in
caldaia proprio per evitare la formazione di NOX.
I fumi vengono quindi convogliati al camino tramite un apposito ventilatore a tiraggio forzato.
E’ previsto un sistema di monitoraggio ed analisi in continuo delle emissioni presso il camino (cabina analisi).
Per lo stoccaggio dei reagenti e delle polveri di ricircolo sono utilizzati silos di stoccaggio realizzati in acciaio al carbonio e dotati dei relativi sistemi di caricamento pneumatico e di controllo di livello. Il dimensionamento di questi silos è tale da garantire l’approvvigionamento necessario per il funzionamento dell’impianto per 14 giorni. Più precisamente sono previsti 3 silos, uno per ciascuna linea, con capacità unitaria di 350 m3 per la calce, un unico silos, ma con tre bocche di scarico per le tre linee, per i carboni attivi, capacità 60 m3, e per le polveri di ricircolo, capacità 320 m3.
I reagenti sono quindi prelevati dai silos a mezzo di opportuni dispositivi dosatori e convogliati, da un sistema di trasporto pneumatico, fino all’ugello di iniezione del reattore.
Capitolo 2 - “Le attrezzature e le macchine”
Il sistema di depurazione degli inquinanti gassosi è essenzialmente costituito da questi elementi:
precipitatore elettrostatico
reattore
filtro a maniche
ventilatore estrazione fumi
Precipitatore
elettrostatico
Il precipitatore elettrostatico utilizza un campo elettrico per separare il particolato e indirizzarlo verso la superficie di raccolta. Le particelle vengono caricate elettricamente facendole passare attraverso una zona detta corona, che è collocata all’interno del precipitatore ed è costituita da ioni negativi. Le particelle così caricate vengono attirate da piastre metalliche aventi carica opposta, dove si scaricano e si aggregano in particelle di maggiori dimensioni, da qui vengono rimosse dal sistema di pulizia a scuotimento e precipitano in una tramoggia sottostante.
L’effetto di carica è più sentito dalle particelle più grandi poiché presentano una maggiore sezione al loro ingresso nella corona.
Il precipitatore elettrostatico è dimensionato per trattare la massima portata di fumi in ingresso; esso è costituito da due stadi di trattamento posti in serie ed elettricamente indipendenti ed è possibile il funzionamento dell’impianto al massimo carico anche con un solo stadio in funzione.
La tensione applicata al sistema degli elettrodi, è ottenuta da un trasformatore/raddrizzatore al cui circuito primario è applicata una tensione di 400 V, per ottenere al secondario una tensione raddrizzata di 95 kV e una corrente di 800 mA.
Il quadro di controllo è posto nel locale centrale operativa.
Nella struttura dell’apparecchiatura sono ricavate delle aperture che consentono l’ispezione e l’accesso per la manutenzione; la loro apertura è interbloccata con l’alimentazione elettrica al fine di rendere impossibile la loro apertura quando gli elementi interni siano sotto tensione.
Reattore
Il reattore utilizzato è del tipo “in condotto”. Esso è costituto da un tratto di tubazione nella quale vengono iniettati i reagenti: idrossido di calce, carboni attivi e polveri circolate.
Filtro a maniche
Il filtro a maniche, del tipo in depressione, è costituito da sei compartimenti completamente indipendenti ed escludibili separatamente per gli interventi di pulizia e manutenzione. Ciascun comparto del filtro è provvisto di 192 maniche realizzate in fibra sintetica (ryton/ryton con rivestimento in PTFE) ed in grado di resistere ad una temperatura di 180 °C con punte massime di 210 °C. Le maniche hanno una lunghezza di 7 metri e il cestello porta – maniche è diviso in due sezioni, l’area totale del filtro è di m2 3225. Un sistema di pulizia ad aria compressa a bassa pressione garantisce la pulizia delle maniche.
Ventilatore estrazione fumi
Il ventilatore centrifugo è del tipo a velocità variabile, è provvisto di due motori elettrici, uno utilizzato durante il normale funzionamento e un altro per le situazioni di emergenza, alimentato da generatore diesel. Il motore è posizionato in una cabina fonoisolante; sulla mandata del ventilatore è installato un silenziatore per contenere il rumore trasmesso all’ambiente esterno entro il limite notturno, pari a 40 db A.
Portata volumetrica senza ricircolo fumi 125.248 m3
Densità fumi 0.8 Kg/m3
Temperatura di esercizio 132 °C
Velocità di rotazione 990 rpm
Tutte le attrezzature sono dichiarate conformi ai requisiti di sicurezza
di cui al D.P.R. 459/96 e marcate CE.
Capitolo 2 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “IL danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili a:
Capitolo 5 - “Gli interventi”
Valutazione del rischio chimico relativamente alle sostanze utilizzate durante il processo di depurazione dei fumi. I risultati della valutazione hanno evidenziato una classe di rischio moderato, risultano comunque necessarie le misure generali per la prevenzione dei rischi (art. 72 quinquies D.L.vo 626/94),
Esecuzione di campionamenti ambientali per la determinazione di polveri totali, diossine e furani, e metalli pesanti presenti nell’ambiente di lavoro. I risultati analitici hanno evidenziato parametri inferiori al TLV – TWA, relativamente ai metalli e polveri totali, e inferiori a 12,5 pg/mc per diossine e furani.
Utilizzo di idonei DPI: giubbotto, casco, calzature di sicurezza, maschere antipolvere, guanti in neoprene, protezioni auricolari ed occhiali.
Adeguata informazione e formazione degli operatori.
Predisposizione di idonee procedure di lavoro.
Capitolo 6 -
“Appalto a ditta esterna”
Gli interventi di manutenzione sono appaltati fino al dicembre 2004 alla ditta che ha costruito l’impianto. Anche le operazioni di pulizia dell’impianto sono appaltate a ditta esterna.
Capitolo 7 - “Riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
I principali problemi di impatto ambientale che questa fase di lavorazione comporta sono legati alla emissioni rilasciate in atmosfera attraverso il camino e alle emissioni sul suolo caratterizzate dalla produzione di ceneri e polveri.
Le emissioni atmosferiche della attività di termodistruzione dei rifiuti costituiscono uno degli aspetti più rilevanti delle implicazioni ambientali del processo.
Le caratteristiche qualitative e quantitative delle emissioni sono correlate alla composizione del rifiuto che viene incenerito, alle modalità operative del processo di combustione e di recupero termico, e ai sistemi depurativi impiegati.
Nell’impianto analizzato vengono conferiti gli RSU raccolti in città e nei comuni limitrofi. I rifiuti, vengono trattati nella sezione di preselezione, dove viene separata la frazione più fine, costituita principalmente da materiale organico, dalla frazione secca, a più alto potere calorifico, che successivamente viene inviata alla sezione di combustione.
La composizione tipica dei rifiuti solidi urbani vede la presenza praticamente di tutti gli elementi chimici.
Composizione elementare delle merceologie del RSU |
||||||||
Elemento |
C |
H |
N |
S |
O |
Cl |
Ceneri |
Acqua |
|
% |
% |
% |
% |
% |
% |
% |
% |
Legno |
41,2 |
5 |
0,2 |
0,1 |
34,6 |
0,1 |
2,8 |
16 |
Carta |
34,7 |
4,8 |
0,2 |
0,3 |
32,5 |
0,2 |
6,04 |
21 |
Plastica |
56,5 |
7,8 |
0,2 |
0,3 |
8 |
3 |
8,6 |
15 |
Tessili |
37,1 |
5 |
3,01 |
0,02 |
27,4 |
0,02 |
2 |
25 |
Organico |
17,9 |
2,6 |
1,1 |
0,1 |
12,8 |
0,4 |
5,1 |
60 |
Inerti |
9,08 |
1,5 |
0,3 |
O,1 |
4,08 |
|
83,5 |
|
L’elemento più abbondante nei rifiuti, il carbonio, durante il processo di combustione viene quasi completamente ossidato ed emesso in atmosfera come CO2; analogamente accade con lo zolfo, il quale viene emesso come SO2 e con l’azoto che viene emesso come NOx. Tuttavia solo una combustione ideale consentirebbe la trasformazione completa del carbonio contenuto nei rifiuti in anidride carbonica; in realtà una parte assai modesta del carbonio non viene ossidata e pertanto, oltre al monossido di carbonio si trovano composti aromatici (IPA) e carbonio nel particolato. Questi composti, in presenza di cloro e rame (ad esempio materiale da imballo e prodotti usa e getta in gran parte realizzati in PVC (polivinil cloruro)), possono portare alla formazione di una certa aliquota di policlorodibenzodiossine (PCDD) e policlorodibenzofurani (PCDF).
Si tratta di sostanze formate da idrocarburi aromatici legati ad atomi di cloro più o meno numerosi.
Attualmente con il termine “diossina” si intende l’intero gruppo, la cui
tossicità come composto viene espresso in riferimento alla tossicità della
2,3,7,8 – tetraclorodibenzo – p – diossina, la più tossica, in I – TEQ
(international Toxicity Equivalents).
Gli altri elementi, la cui ossidazione non è possibile alle condizioni
termodinamiche a cui avviene la combustione, formano composti con l’idrogeno,
quali HCl, Hf e HBr.
Inoltri vi sono presenti microinquinanti quali i metalli pesanti cadmio, piombo e mercurio.
Riassumendo, complessivamente le emissioni sono caratterizzate dalla
presenza di diverse sostanze inquinanti: ossidi di carbonio, NOX, SOX
, idrocarburi alifatici e aromatici, acido cloridrico, PCDD e PCDF, metalli
pesanti.
Il loro controllo si basa tanto su misure preventive che su operazioni di depurazione per la rimozione delle sostanze pericolose.
Gli interventi preventivi comprendono una serie di accorgimenti
impiantistici e di gestione orientati a limitare la formazione degli
inquinanti.
Ad esempio:
controllo dei parametri atti a garantire una combustione il più possibile completa, come la temperatura, il tempo di contatto, il tenore di ossigeno e le turbolenze all’interno del forno;
immissione di una certa quantità di fumi, prelevata a valle del precipitatore elettrostatico, e iniezione di una soluzione acquosa di urea al fine di ridurre la formazione di NOx;
limitare il tempo di permanenza dei gas nelle zone più fredde dell’impianto;
adeguata pulizia della caldaia.
Il sistema di depurazione utilizzato per l’abbattimento delle sostanze inquinanti contenute nei fumi è un sistema “a secco” costituto da: elettrofiltro, reattore e filtro a maniche.
Gli impianti a secco svolgono la loro azione attraverso un dosaggio in linea di un reattivo basico, in questo caso calce idrata, per assorbire gli inquinanti acidi e di un adsorbitore quale il carbone attivo per le sostanze organiche e il mercurio.Le polveri vengono successivamente estratte dal flusso gassoso utilizzando un filtro a maniche. I filtri a tessuto consentono, rispetto agli elettrofiltri, una migliore captazione del particolato più fine, in relazione dell’accumulo del materiale sulle maniche del filtro. La temperatura di esercizio influenza i fenomeni di chemiadsorbimento degli inquinanti gassosi sul reagente solido, il suo valore ottimale deve essere compreso tra i 125 e 137°C.
Nell’impianto i reagenti vengono additivati all’interno della tubazione nel settore di alimentazione mediante appositi ugelli per favorire il contatto gas – solido.
Presso il camino è previsto un sistema di monitoraggio ed analisi in continuo delle emissioni.
In particolare vengono monitorati i seguenti parametri: acido cloridrico, ossido di carbonio, ossidi di azoto, ammoniaca, ossidi di zolfo, carbonio organico totale, polveri e mercurio.
Altri parametri quali diossine, IPA (idrocarburi policiclici aromatici), metalli pesanti, ecc sono campionati e analizzati semestralmente.
Il Decreto Ministeriale n.503 del 19.11.97 fissa dei valori limite di emissione che non devono essere superati durante il periodo di effettivo funzionamento dell’impianto, comprese le fasi di avvio e di spegnimento dei forni; in particolare devono essere rispettati i parametri indicati dall’allegato 1 del medesimo Decreto.
Inoltre bisogna far riferimento a quanto previsto dal D.P.R. 203/88, dal Decreto Ministeriale 12.07.90 e dal Decreto Ministeriale 21 dicembre 1995.
L’impianto è provvisto di autorizzazione regionale ai sensi del D.P.R.
203/88, che fissa i parametri da analizzare con i relativi valori di emissione
riferiti ad un tenore di ossigeno nei fumi pari all’11% in volume.
Giorno |
Acido cloridrico mg/Nmc |
Ossido di carbonio mg/Nmc |
Ossidi di azoto mg/Nmc |
Amoniaca mg/Nmc |
Ossidi di zolfo mg/Nmc |
Carbonio organico totale mg/Nmc |
Polveri mg/Nmc |
Mercurio mg/Nmc |
Lunedì |
7,5 |
7,0 |
134,2 |
5,6 |
1,0 |
0,33 |
0,15 |
0,0027 |
Martedì |
7,2 |
7,9 |
146,6 |
6,5 |
0,9 |
0,34 |
0,15 |
0,0013 |
Mercoledì |
6,8 |
7,8 |
146,7 |
7,3 |
0,6 |
0,35 |
0,18 |
0,0017 |
Giovedì |
6,8 |
5,9 |
153,4 |
7,4 |
0,7 |
0,30 |
0,16 |
0,0018 |
Venerdì |
6,6 |
4,8 |
150,5 |
5,5 |
0,5 |
0,26 |
0,17 |
0,0020 |
Sabato |
7,4 |
5,1 |
142,6 |
4,8 |
0,8 |
0,26 |
0,15 |
0,0019 |
domenica |
7,5 |
5,6 |
149,5 |
5,6 |
0,8 |
0,28 |
0,15 |
0,0021 |
Limiti di legge |
10 |
50 |
200 |
10 |
100 |
10 |
10 |
0,05 |
Report settimanale emissioni in atmosfera
Valori medi giornalieri delle linee in esercizio, rilevati in continuo.
Settimana compresa tra il 16.08.04 e il 22.08.04.
Inquinante |
Concentrazione misurata (in mg/Nm3) |
Valori limite (in mg/Nm3) |
||
|
Linea n. 1 |
Linea n. 2 |
Lina n. 3 |
|
IPA (somma) |
< 0,000020 |
< 0,000020 |
< 0,000020 |
0,01 |
PCDD + PCDF* |
0,0137 ± 0,007 X 10-6 |
0,0107 ± 0,005 X 10-6 |
0,015 ± 0,008 X 10-6 |
0,1 X 10-6 |
PCB |
< 0,000001 |
< 0,000001 |
< 0,000001 |
0,1 |
Cadmio + Tallio |
< 0,0011 |
< 0,0011 |
< 0,0014 |
0,05 |
Mercurio |
< 0,001 |
< 0,001 |
< 0,004 |
0,05 |
Nichel |
< 0,001 |
< 0,001 |
< 0,001 |
0,1 |
Metalli pesanti, totale** |
< 0,015 |
<0,010 |
0,016 |
0,5 |
* equivalente di tossicità (I – TEQ)
** Sb + As + Pb + Cr + Co + Cu + Mn + Ni +V + Sn
Valori di alcuni parametri campionati nel 1° semestre del 2004
Le tabelle sopra riportate mostrano che le concentrazioni delle emissioni in atmosfera degli inquinanti misurati, sono nettamente al di sotto dei valori limite.
Emissioni sul suolo
Dalle operazioni di depurazione si ottengono ceneri e polveri che vengono raccolte e inertizzate al fine del loro smaltimento in discarica.
Il Decreto n. 22 del 05.02.97 regolamenta il corretto smaltimento dei rifiuti classificando i rifiuti derivanti da un processo di trattamento dei rifiuti in rifiuti speciali, e in base alle loro caratteristiche chimiche e fisiche in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi.
I residui vengono classificati nel seguente modo:
polveri elettrofiltro: il rifiuto in base agli accertamenti analitici è stato classificato speciale pericoloso con codice CER 19.01.15* ( ceneri di caldaia, contenenti sostanze pericolose).
Polveri filtro a maniche: il rifiuto in base agli accertamenti analitici è stato classificato speciale pericoloso con codice CER 19.01.15* ( ceneri di caldaia, contenenti sostanze pericolose).
|
|
COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
|
|
FASE DI LAVORAZIONE |
Ciclo termico e sistema per la produzione di energia
elettrica |
|
|
COD.INAIL: |
0421 |
|
|
FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico,
chimico, fisico, biologico, organizzativo |
|
|
CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
|
|
|
N. ADDETTI: |
in questa
fase ruotano operatori di altre fasi |
|
|
Capitolo 1 - “La fase
di lavorazione”
L’impianto produce sia energia elettrica che calore per il teleriscaldamento utilizzando il calore prodotto dall’incenerimento dei rifiuti. Il procedimento avviene nella sezione di recupero termico. In tale sezione avviene la trasformazione del lavoro meccanico, generato dall’espansione del vapore in turbina in potenza elettrica prodotta dal generatore. Il vapore utilizzato per il teleriscaldamento viene prelevato da spillamento in turbina.
Da ogni chilogrammo di rifiuto vengono prodotti 0,50 Kwh di energia elettrica e 0,87 Kwh di calore per il teleriscaldamento.
Il vapore surriscaldato prodotto dalle tre caldaie viene inviato, attraverso un collettore comune di alta pressione (50 bar a), alla turbina a vapore.
La turbina è una macchina motrice rotante che converte in energia meccanica l’energia cinetica di un fluido in movimento. Il suo funzionamento è basato sui principi della termodinamica: il vapore che si espande subisce un abbassamento di temperatura e quindi una diminuzione di energia interna, che si trasforma in energia cinetica, sotto forma di accelerazione delle particelle che lo compongono. L’energia cinetica della corrente di vapore si trasferisce al rotore, sul quale sono montate radialmente delle pareti metalliche curve che deviano tale corrente, ricevendo così una spinta tangenziale che crea, rispetto all’asse del rotore, una coppia (coppia motrice) che fa girare la turbina. L’energia meccanica acquisita dal rotore viene poi trasformata in energia elettrica dall’alternatore.
La turbina è costituita da 2 stadi (alta e bassa pressione), realizzati in due corpi separati, del tipo a condensazione con uno spillamento regolato per il mantenimento del degasatore e per l’utenza del teleriscaldamento.
Il generatore elettrico da 59 MW è interposto fra il corpo di alta pressione e quello di bassa pressione.
La pressione di alimentazione del vapore a monte delle valvole di immissione in turbina è mantenuta costante e pari ad un valore di 50 bar, la temperatura di immissione e la portata del vapore sono pari a 438° C e 221.680 Kg/h rispettivamente.
Il vapore scaricato dalla turbina viene inviato ad un condensatore dove cede il calore ancora contenuto all’acqua di alimento che viene immessa in caldaia, recuperando ulteriore energia sotto forma di calore.
Per garantire il corretto funzionamento del sistema di combustione dei rifiuti anche in caso di carichi parziali o di fuori servizio del gruppo turboalternatore, sono previste alcune stazioni di riduzione e desurriscaldamento vapore aventi lo scopo di ridurre la pressione e la temperatura del vapore inviandolo poi ad altre utenze oppure ai condensatori principale od ausiliario.
Capitolo 2 - “Le attrezzature e le macchine”
La sezione di ciclo termico è composta principalmente dalle seguenti apparecchiature:
turbina a vapore e generatore elettrico
condensatore
ciclo condensato
ciclo acqua di alimento
area surriscaldatori vapore e preriscaldatori d’acqua
Turbina a vapore
La turbina a vapore è del tipo a condensazione con uno spillamento regolato per il mantenimento del degasatore e per le utenze del teleriscaldamento, ed è realizzata in due corpi separati.
La pressione di alimentazione del vapore a monte delle valvole di ammissione in turbina è mantenuta costante e pari ad un valore di 50 bar per ogni punto di funzionamento.
Il sistema di regolazione della turbina è un sistema digitale a microprocessore multicanale.
La turbina è corredata di strumentazione ed apparecchi di controllo, quali: manometri e termometri, presso stati e termostati,ecc.
Condensatore
Il condensatore è del tipo a raffreddamento ad acqua con le casse divise, consentendo così la manutenzione con il ciclo in marcia. Il suo dimensionamento è in accordo alle norma HEI.
Dati caratteristici
Portata vapore 180830 Kg/h
Pressione di esercizio 0.05 bar
Temperatura acqua in ingresso/uscita 20/30 °C
Portata acqua di condensazione 9000 m3/h
Il vapore entra nel condensatore dal lato mantello mentre l’acqua di raffreddamento circola sul lato tubi.
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 - “Il
danno atteso”
Le patologie eventualmente riscontrabili sono riferibili a:
Capitolo 5 - “Gli
interventi”
L’impianto è di recente realizzazione, è in esercizio dal gennaio 2001.
Rispetto alle condizioni di avvio dell’impianto sono state introdotte procedure operative di sicurezza che indicano le modalità di esecuzione e le responsabilità per effettuazione delle diverse attività all’interno dell’impianto. Soprattutto sono state disciplinate le attività di manutenzione attraverso l’istituzione del permesso di lavoro, che autorizza l’esecuzione delle opere di manutenzione.
Inoltre è stato istituito il permesso di lavoro che disciplina le modalità per l’esecuzione di un determinato specifico lavoro da eseguirsi in un determinato ambito temporale.
Gli operatori sono dotati di adeguati dispositivi di protezione individuali, da utilizzare a secondo delle situazioni lavorative: giubbotto, casco, calzature di sicurezza, maschere antipolvere, guanti in neoprene, protezioni auricolari ed occhiali.
Gli addetti hanno seguito specifici programmi di informazione e formazione predisposti dall’azienda.
Capitolo 6 -
“Appalto a ditta esterna”
Gli interventi di manutenzione sono appaltati fino al dicembre 2004
alla ditta che ha costruito l’impianto. Anche le operazioni di pulizia dell’impianto
sono appaltate a ditta esterna.
Capitolo 7
- “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “Il
rischio esterno”
Il principale problema di impatto ambientale che questa fase di lavorazione comporta è relativo alla produzione di campi elettromagnetici (CEM), generati dalla linea di alta tensione ed al relativo impianto di trasformazione.
Infatti, un campo elettrico variabile nel tempo genera, in
direzione perpendicolare a se stesso, un campo magnetico pure variabile che, a
sua volta, influisce sul campo elettrico stesso. Questi campi concatenati
determinano nello spazio la propagazione di un campo elettromagnetico.
La caratteristica fondamentale che distingue i vari campi elettromagnetici e ne
determina le proprietà è la frequenza, che rappresenta il numero di
oscillazioni effettuate dall’onda in un secondo. La frequenza si misura in
Hertz (Hz).
Nel nostro caso parliamo di campi elettromagnetici a bassa
frequenza (50Hz).
L’esposizione a campi a bassa frequenza (ELF) è valutabile
misurando l’entità del campo elettrico e del campo magnetico.
L’azienda ha effettuato rilievi al fine di valutare l’intensità delle radiazioni elettromagnetiche.
I rilievi sono stati effettuati in vari punti sia all’interno dell’impianto sia all’esterno, anche in corrispondenza dell’elettrodotto.
Sono state eseguite misure di campo elettrico e magnetico di breve durata, 5 minuti, al fine di determinare l’andamento spaziale del campo e una misura del campo magnetico di lunga durata, di 24 ore, al fine di determinare l’andamento temporale del campo.
Come normativa si fa riferimento al D.P.C.M. del 08.07.03 “fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizione ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti”.
Tale decreto fissa i valori limite di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici connessi alle linee di distribuzione della corrente elettrica in 100 mT per l’induzione magnetica e 5 KV/m per il campo elettrico.
Il decreto fissa, inoltre, il valore di 10 mT, a titolo di misura di cautela, nelle aree gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenza non inferiore a quattro ore giornaliere, da intendersi come mediana dei valori nell’arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio. Inoltre è fissato l’obiettivo di qualità di 3 mT.
I rilievi effettuati presentano valori di campo elettromagnetico di molto inferiori ai limiti della normativa: il massimo valore riscontrato è di 0,8 mT.
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COMPARTO |
Termodistruzione e valorizzazione dei rifiuti |
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FASE DI LAVORAZIONE |
Gestione e controllo |
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COD.INAIL: |
0421 |
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FATTORE DI RISCHIO: |
infortunistico,
chimico, fisico, biologico, organizzativo |
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CODICE DI RISCHIO (riservato all’ufficio) |
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N. ADDETTI: |
12 |
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Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
Il sistema di regolazione e controllo permette di sorvegliare continuamente il funzionamento dell’impianto e di operare le opportune regolazioni, all’uopo esiste un’idonea sala di comando dove gli operatori addetti, tramite un pannello di comando rappresentante l’impianto, verificano il buon funzionamento della struttura e, se è il caso, coordinano in emergenza gli interventi manutentivi.
Tale impianto di regolazione è costituitola un Sistema di Controllo
Distribuito (DCS) e da una serie di sistemi di controllo locali dedicati a
particolari apparecchiature che sono comunque interfacciati con il sistema DCS.
Tale sistema controlla:
sistema di combustione
trattamento fumi
turbina
stazioni di riduzione vapore per teleriscaldamento
ciclo termico
contabilizzazione energia elettrica e termica
sistema di preselezione
servizi ausiliari
teleriscaldamento
Nella sala di comando vi sono
diverse postazioni con PC e un pannello generale di controllo dell’intero
impianto; la stanza è priva di rapporti aero-illuminanti naturali in quanto è
necessario operare in penombra per controllare i led luminosi dei pannelli di
controllo. L’aerazione è garantita da un adeguato impianto di condizionamento.
Capitolo 2
- “attrezzature e macchine”
Hardware dedicato
alla gestione e controllo informatizzati dell’impianto.
Capitolo 3-
“il rischio esterno”
Rischi per la sicurezza dovuti alle caratteristiche degli
ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali dovuti ad agenti chimici,
fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Rischi trasversali o organizzativi:
Capitolo 4 -
“danno atteso”
Le manifestazioni patologiche prevalenti possono essere:
Capitolo 5 - “gli interventi”
È stato previsto un impianto di climatizzazione che consente la presenza
di adeguate condizioni microclimatiche in tutte le stagioni; le postazioni di
lavoro sono confortevoli e adeguate.
Capitolo 6 - “appalto a ditta esterna”
Nessuna operazione in questa fase è appaltata a ditta esterna.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale
Capitolo 8 - “il rischio esterno”
Non presente in questa fase.
Capitolo 1
- “La fase di lavorazione”
In questa fase si prende in considerazione l’insieme degli uffici sede
della direzione dell’impianto
(Responsabile impianto) e del controllo amministrativo dell’impianto e
del personale.
Vengono così svolti tutti i compiti amministrativi di supporto ( gestione
personale, controllo dati relativi all’entrata ed all’uscita dei veicoli,
gestione dati rifiuti, gestione dati relativi agli appalti ed alla manutenzione
ecc.)
Si tratta quindi di comuni uffici in cui si trovano postazioni
videoterminali.
Capitolo 2 - “attrezzature e macchine”
Scrivanie, personal computer, archivi e armadiature.
Capitolo 3 - “il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro e ai macchinari presenti:
Rischi igienico – ambientali
dovuti ad agenti chimici, fisici e biologici e all’ambiente di lavoro:
Capitolo 4 -
“danno atteso”
Le manifestazioni patologiche prevalenti possono essere:
Capitolo 5 - “gli interventi”
È stato previsto un impianto di climatizzazione che consente la presenza
di adeguate condizioni microclimatiche in tutte le stagioni; le postazioni di
lavoro sono confortevoli e adeguate. I locali sono luminosi e lo spazio a
disposizione degli operatori è più che adeguato.
Capitolo 6 - “appalto a ditta esterna”
Nessuna operazione in questa fase è appaltata a ditta esterna.
Capitolo 7 - “riferimenti legislativi”
Si rimanda all’elenco generale.
Capitolo 8 - “il rischio esterno”
Non presente in questa fase.