All. 2/A

 

ISTITUTO SUPERIORE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO

 

 

I.S.P.E.S.L.                            PROGETTO SI.PRE.                                              REGIONI

 

 

BANCA NAZIONALE DEI PROFILI DI RISCHIO DI COMPARTO

 

 

 

 

1. COMPARTO

Manutenzione Ascensori

 

2. CODICI ISTAT

03

05

27

 

 

 

 

 

 

3. CODICE ISPESL

 

     (riservato all’ufficio)

 

 

             ZONA DI RILEVAZIONE

 

4. NAZIONALE:

 

 

5. REGIONALE

 

 

6. PROVINCIALE

 

 

7. USL

ASL RM/B

 

8.ANNO DI RILEVAZIONE

2

0

0

3

 

 

 

 

 

9. NUMERO  ADDETTI:

60

 

 

 

9A. IMPIEGATI:

 

uomini                                      donne

 

 

 

9B. OPERAI:

60

uomini                                      donne

 

 

 

 

 

 

10. NUMERO  AZIENDE : 12

 

 

 

All. 2/B

 

 

 

 

 

11. STRUTTURA DI RILEVAZIONE

S.P.I.S.L.L: ( Servizio Prev.Igiene e Sicurezza Luoghi di lavoro) – ASL Roma B - Via Bardanzellu 8

 00155 Roma

 

 

 

 

 

                                                                                                                                            

 

 

12. REFERENTE: Ing. Eginardo Baron

 

             INDIRIZZO:

S.P.I.S.L.L. Roma B: Via Bardanzellu 8

 

 

                         CAP:

00155

 

 

 

                    CITTA’:

Roma

 

 

           PROVINCIA:

RM

 

 

 

            TELEFONO:

06/41434943

 

 

 

 

                         FAX:

06/41434936

 

 

 

 

                   E-MAIL:

Eginardo.Baron@aslromab.it

 

 

 

 

13. INFORTUNI:

 

TOTALE:

8

DI CUI MORTALI

nessuno

 

14. MALATTIE PROFESSIONALI:

 

DENOMINAZIONE

N° CASI

COD. INAIL

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA MANUTENZIONE DEGLI ASCENSORI

 

PREMESSA: QUADRO STORICO

La prevenzione infortuni nelle attività di manutenzione, prima dell’entrata in vigore del D.to Lgs 626/94, era affidata soprattutto ai contenuti della  legge speciale sugli ascensori  (D.P.R. 1497/63), che ne regolava non solo  l’esercizio ma anche  la costruzione dei locali tecnici e al superamento dell’esame per ottenere il certificato di abilitazione alla manutenzione,  che attribuiva al possessore uno status diverso dal comune lavoratore. L’esame di abilitazione, che il candidato, dopo aver eseguito un eventuale tirocinio presso una ditta abilitata,  doveva superare, permetteva al datore di lavoro di  inserire  direttamente  il personale abilitato nel ciclo lavorativo della  manutenzione degli impianti ascensori, come un impresario di ditta di trasporti su strada può mettere alla guida dei propri automezzi pesanti un lavoratore in possesso di patente di categoria C.

Ma le particolarità dell’attività di manutenzione  non si limitavano a questa circostanza, per così dire normale in presenza di un titolo riconosciuto a livello nazionale; l’abilitazione si portava dietro un’altra serie di conseguenze sul piano operativo e sul piano della prevenzione infortuni per cui questa sostanzialmente finiva per essere affidata completamente alla preparazione acquisita e certificata del lavoratore.

L’ambiente di lavoro dei manutentori è costituito dal locale argano  (locale macchinario) dal tetto di cabina e per tempi molto modesti dal piano di fondo fossa. La sicurezza di tali postazioni è molto migliorata negli ultimi tempi per effetto prima del D.to Lgs 587/88 e successivamente per le normative europee e nazionali (CEE 95/16 e D.P.R. 162/99), ma prima dell’entrata in vigore di queste leggi  il personale si muoveva correntemente in presenza  di organi di trasmissione non protetti (argani e pulegge di frizione), quadri elettrici aperti e parti in tensione accessibili,   postazioni di lavoro  con pericolo di caduta verso il vuoto e con pericolo di cesoiamento (tetto di cabina) o con pericolo di schiacciamento (fondo fossa). Lo scenario dei rischi  evocato da queste particolari situazioni così descritte può sembrare terribile  a un tecnico che si sia accostato di recente  alla prevenzione infortuni e questi  potrebbe credere, come in effetti credono molti giovani, che il D.to Lgs 626/94 sia stata la prima legge di prevenzione infortuni nell’ambito nazionale, anche se poi  in taluni vecchi impianti, tuttora regolarmente funzionanti, lo spazio a disposizione nel locale macchine è  così ridotto che  la realtà, come sempre accade, si  rivela molto peggiore dell’immaginazione. Tutto ciò era permesso perché, nonostante le leggi di prevenzione infortuni fossero in merito già molto dettagliate dal 1955 (D.P.R. 547/55), i luoghi di manutenzione degli ascensori non erano  considerati normali luoghi di lavoro, ma ambienti eccezionali il cui ingresso era in ogni caso riservato a personale in possesso di una speciale abilitazione. I rischi ai quali si andava incontro con  l’apertura della porta del locale argano potevano essere paragonati a quelli presenti nella manovra di apertura dello sportello di un quadro elettrico da parte di personale specializzato. In sostanza le situazioni di rischio, pur presenti, erano considerate tacitamente eliminate dal regolamento degli ascensori che costituiva una legge speciale per la costruzione dei locali tecnici di manutenzione e dal certificato di abilitazione del manutentore, che attribuiva al possessore uno status diverso dal comune lavoratore e che permetteva a questo di entrare in luoghi potenzialmente pericolosi senza  misure di sicurezza, che oggi definiremmo oggettive, affidandosi esclusivamente a cautele comportamentali.

Così è accaduto che fino agli anni novanta l’uso della cintura di sicurezza contro la caduta entro il vano corsa nelle operazioni da effettuare sul tetto di cabina era completamente sconosciuto e l’uso di attrezzature isolanti nelle manovre sul quadro elettrico del locale macchina fosse affidato completamente alla discrezionalità degli operatori, ed è accaduto nello stesso tempo che si consolidasse l’abitudine a  manovre e operazioni  intrinsecamente pericolose senza neanche valutarne accorgimenti che ne limitassero i rischi. Basti pensare, per farsi un idea, alla situazione di un operatore che situato al piano e con la porta vano aperta si sporge verso il vano stesso per dare il comando al collega nel locale macchine di far scendere la cabina in modo da rendere accessibile la salita sul tetto; o alla manovra dei teleruttori di marcia con le nude mani o infine alla prova delle funi premendo il primo  pezzo di legno che si trova sul terrazzo dell’edificio contro il fianco di esse mentre la puleggia di frizione è in movimento.

Poi, con il  D.to Lgs 626/94 ,entrano in vigore il procedimento di  valutazione dei rischi,  l’obbligo della sua formalizzazione in un documento a firma dei datori di lavoro, l’obbligo del programma di miglioramento delle condizioni di lavoro, la forza concettuale delle misure generali di tutela. I datori di lavoro sono costretti,  per così dire, a prendere visione dei percorsi  e delle situazioni di lavoro già descritte e si rendono conto che queste debbono essere studiate, almeno per dotarle di una tendenza verso la prevenzione infortuni che ne migliorasse le condizioni di lavoro.

A questo punto si ha l’impressione che a seguito del D.to Lgs 626/94, si sia creata una diversa posizione per le categorie di imprese.

Da una parte ci sono le grandi ditte di manutenzione, nelle quali, per la  nutrita presenza quadri intermedi e una  marcata  distribuzione di responsabilità, il nuovo approccio alla sicurezza ha dato luogo allo studio e all’istituzione di  misure di sicurezza oggettiva, di applicazione anche complessa.

Da un’altra parte ci sono le piccole ditte nelle quali  il nuovo corso della prevenzione infortuni ha  avuto un’impostazione esclusivamente formale e non ha prodotto mutamenti sostanziali per la debole forza organizzativa interna e per la totale assenza di vigilanza sul comportamento dei lavoratori.  

 

 

 

DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA’

 

Manutenzione ordinaria e manutenzione semestrale

Il titolare della licenza d’esercizio di un ascensore ha l’obbligo di affidarne la manutenzione a una ditta abilitata. Il contratto di manutenzione è libero, e in ogni caso il manutentore deve effettuare  almeno un intervento di   manutenzione periodica   semestrale (verifiche semestrali) facendo le prove previste  dalla legge e riportandone l’esito  su appositi stampati.

Gli interventi di manutenzione semestrale  sono impostati su verifiche anche strumentali e tendono a esplicare un  controllo sui dispositivi di sicurezza dell’impianto, anche se poi la complessità delle prove  porta i manutentori a visitare  tutti i meccanismi e tutti siti dell’impianto e rende più probabile la rilevazione di anomalie o usure.  In genere il contratto di manutenzione prevede altri interventi a intervalli più ravvicinati, perlopiù mensili, che invece, non essendo vincolati a particolari prove, hanno la funzione fondamentale di controllare   il mantenimento dello stato di conservazione dell’impianto,  l’usura dei componenti, le intrusioni e le modifiche non autorizzate. Questi interventi costituiscono la manutenzione ordinaria e si può dire in prima approssimazione che questo tipo di manutenzione viene esplicata da personale abilitato, esperto dei luoghi e del tipo d’ascensore, attraverso un semplice controllo a vista e a udito dell’intero impianto, intervenendo con modeste operazioni manuali di regime che non prevedono attrezzature particolari (Avvitamento ingrassatori, spinte manuali sui leveraggi dei cinematismi o sulle funi, ecc.) e in grado comunque di intervenire in modo più complesso  (eventualmente dopo essersi consultato con la direzione tecnica dell’impresa) in caso di rilevazione di guasti o pericoli. L’intervento in  manutenzione ordinaria del tecnico abilitato può essere paragonato alla verifica di un autovettura in moto e a cofano aperto da parte di un meccanico esperto. Pertanto nelle operazioni di manutenzione ordinaria il tecnico procede   all’accesso nei vari siti dell’impianto con modalità di sicurezza già esaminate nella manutenzione semestrale e per il resto  compie operazioni di scarsa rilevanza in materia antinfortunistica e che comunque sono descritte nelle relative schede.

 

 

 

 

L’ apertura delle porte di piano con chiave d’emergenza

 

Una delle sicurezze fondamentali degli impianti ascensori è data dai dispostivi elettromeccanici (catenacci di blocco controllati) che garantiscono la chiusura delle porte del vano in assenza della cabina al piano. Nelle operazioni di manutenzione si ha spesso la necessità di aprire le porte del vano con cabina fuori piano e il metodo più semplice per rendere possibile questa operazione è l’applicazione di una serratura sul pannello della porta che attraverso una chiave speciale in dotazione al solo personale di manutenzione permetta la disattivazione del blocco porta.

Questo dispositivo è stato per lungo tempo oggetto di dibattito perché, pur rendendo più semplice e più sicura la manutenzione, introduceva nell’esercizio normale  dell’impianto un elemento debole  nella serie delle sicurezze  per la possibilità che esso fosse azionato indebitamente da soggetti non abilitati creando situazioni di grave pericolo. Il regolamento attuale, forse contando sulla maggiore garanzia delle serrature ha reso obbligatorio tale dispositivo su tutte le porte degli impianti. Per questo e nella previsione che tutti gli impianti preesistenti saranno adeguati alle nuove regole almeno per questi aspetti fondamentali si è ritenuto di presentare le operazioni di manutenzione su impianti dotati dei suddetti dispositivi di emergenza.

 

 

Il movimento dell’impianto attraverso i dispositivi esistenti sul quadro di manovra

 

Manovra di chiamate di piano

Le manovre  sul quadro elettrico di manovra per far compiere all’impianto le corse o i movimenti necessari allo svolgimento delle operazioni di manutenzione debbono sempre essere eseguite  in modo da simulare una chiamata dalle pulsantiere. Questa operazione può essere eseguita in due modi:

Si ritiene che il secondo metodo, con l’ausilio di un ponte elettrico a regola d’arte,  sia quello più raccomandabile perché i morsetti di manovra sono posizionati in una parte del quadro di manovra ben distinta e lontana dai componenti che costituiscono la parte elettrica a maggiore potenziale.

 

Movimenti a impulsi attraverso i teleruttori di marcia.

In alcuni casi (prova estracorsa, accesso al tetto della cabina in caso di assenza di chiavi di emergenza) è necessario agire direttamente sui teleruttori di marcia in questi casi la manovra deve avvenire a impulsi, ovvero per spostamenti brevi e controllati a vista  dall’altro operatore che può trovarsi nel locale macchina, nei pressi dell’argano, o al piano di cabina. La manovra su teleruttori deve essere eseguita con attrezzi  isolati e di modesto ingombro, tipo puntali.

 

I ponti elettrici di fortuna abbandonati nel locale macchina

 

L’immagine tradizionale di un locale macchina è stata sempre caratterizzata fra l’altro da una certa quantità di spezzoni di cavo elettrico, alcuni abbandonati negli angoli delle pareti, altri lasciati all’interno dei cassoni metallici dei quadri di manovra, altri appesi ordinatamente a un chiodo.

Una delle ditte di manutenzione più grandi ha voluto bandire la presenza di spezzoni di cavo (detti anche  cavallotti) e dopo aver disposto l’allontanamento di qualsiasi tipo di cavo elettrico dall’impianto e in particolare  dall’interno del locale macchina ha consegnato a ciascun operatore di manutenzione un solo elemento conduttore costituito da un cavo di lunghezza di circa 40 cm dotato di puntali  con isolamento termosaldato sia sul cavo che sulle impugnature dei puntali. Il  conduttore così costituito è numerato con una sigla associata all’operatore. Infine ha prescritto che gli operatori non recassero con sé nessun altro tipo di cavo elettrico.

Poiché in effetti le operazioni di manutenzione richiedono la disponibilità di un ponte elettrico solo per la simulazione della chiamata quando si ha la necessità di far effettuare corse o spostamenti dell’impianto  e per la prova della protezione verso terra del circuito di manovra, si concorda con la linea di comportamento della ditta motivata dalle seguenti considerazioni:

 

Le comunicazioni fra gli operatori

 

Nelle operazioni di manutenzione semestrale il rispetto delle procedure di sicurezza dovrebbe essere in grado di eliminare situazioni nelle quali i due operatori  si trovino nelle condizioni  di dover comunicare fra loro attraverso il vano corsa. Nel corso delle operazioni, non sono infrequenti situazioni e imprevisti che obbligano i manutentori a  dialogare fra di loro senza un collegamento visivo. In queste circostanze se  la distanza fra il piano terra e il locale macchine è notevole (vano corsa di   sette  / otto piani) la comunicazione fra gli operatori diventa incerta e diventa addirittura impossibile quando negli impianti oleodinamici  il locale macchine è molto decentrato rispetto al vano corsa. Con l’avvento dei telefoni cellulari e con il nuovo regolamento che obbliga l’istallazione di citofoni di comunicazione fra cabina e locale macchina si possono superare in molti casi tali difficoltà. In ogni caso è opportuno, sia per la mancanza nei vecchi impianti dei citofoni, sia per  il frequente guasto di questi negli impianti più recenti, sia infine per mancanza di copertura di rete della telefonia cellulare, che la coppia di manutentori fosse dotata di una coppia di telefoni portatili cosiddetti walkie talkie.

 

 

 

Rischio di movimento incontrollato della cabina

 

Nonostante l’apposizione dei cartelli di fuori servizio per manutenzione alle porte di piano può sempre avvenire che gli utenti per distrazione e per altre ragioni abbiano intenzione di entrare  nella cabina per usufruire dell’impianto. Quando si verifica  questa situazione, fermo restando che la movimentazione dell’impianto (salvo che  nelle prove di estracorsa) da parte degli operatori presenti nel locale macchina deve avvenire  simulando le  chiamate di piano, possono sorgere due situazioni di pericolo:

La situazione del primo caso può essere eliminata togliendo sempre tensione nelle pause fra una prova e l’altra in modo che se anche l’utente abbia occupato la cabina non sia in grado di avviare l’impianto.

La situazione del secondo caso deve essere eliminata con un operatore presente al piano estremo dove si effettua la prova di estracorsa.

 

 

 

 

 

La cintura di sicurezza sul tetto di cabina

 

La dotazione della cintura di sicurezza negli interventi di manutenzione degli ascensori  deve essere preceduta da uno studio delle situazioni  e da una adeguata formazione degli operatori.

Sul tetto degli ascensori, rispetto alle situazioni nelle quali la cintura è usata nel settore delle costruzioni, il possibile intralcio della fune di trattenuta in uno spazio ristretto e il possibile aggancio della stessa su parti sporgenti del vano, durante gli spostamenti della cabina, introduce una possibile componente di disturbo. E’ da tener conto inoltre che la cintura di sicurezza ha incominciato a far  parte del bagaglio culturale del settore della manutenzione degli ascensori solo dopo l’entrata in vigore del D.to 626/94 e ancora incontra notevoli resistenze anche fra i lavoratori più giovani. Il suo uso deve essere fortemente motivato ma anche  limitato ai casi essenziali per non suscitare scetticismo e abbandono delle procedure per il senso di inutilità della protezione quando questa sia prescritta in modo generico e quindi  anche nei casi in cui non sarebbe necessaria.  Gli operatori infine debbono essere addestrati a indossarla e deve essere esercitata  una continua azione di vigilanza sul corretto uso di essa, nelle situazioni ove è necessario.

 Il suo uso infine non deve provocare inconvenienti e quindi deve essere studiato un sistema in grado di accorciare il tratto lento della fune di trattenuta in modo che questa non sia d’intralcio e non possa agganciarsi accidentalmente alle sporgenze del vano.

 

 

 

Movimento della cabina in presenza di porte non apribili con chiave d’emergenza

 

 

Quando l’impianto non è dotato di porte con apertura attraverso chiave d’emergenza l’accesso al tetto di cabina deve essere eseguito necessariamente movimentando l’impianto con le porte di vano aperte. In questi casi dopo aver aperto e bloccato la porta del piano un operatore segnala al collega che si trova nel locale macchina di eseguire una manovra a mano per far scendere la cabina la livello che permette una agevole salita sul tetto. Poiché peraltro in taluni casi la forza necessaria alla manovra a mano in discesa non può essere esercitata da un solo operatore, occorre prevedere una manovra elettrica a porte aperte e in questo caso diventa indispensabile un sistema di comunicazione radio a distanza per consentire all’operatore, che si trova davanti alla porta di piano aperta, possa posizionarsi a distanza di sicurezza dalla cabina e non abbia la necessità di posizionarsi nei pressi dell’imboccatura del vano quando è costretto a lanciare i suoi comandi a voce.

 

 

La verifica delle funi

 

Considerazioni generali

L’alto coefficiente di sicurezza imposto dai regolamenti, lo sviluppo della tecnologia di costruzione verso prodotti di maggiore qualità,  le caratteristiche di esercizio che in impianti normali limitano la flessione verso una sola direzione ed escludono sollecitazioni di torsione dovute ad avvolgimenti su piani diversi, tutto ciò   conferisce alle  funi di un impianto ascensore proprietà  di elevata sicurezza e affidabilità e ne  determina provvedimenti  di sostituzione perlopiù a lunga scadenza e in genere motivati sia da  segni di usura, peraltro  rilevabili solo sulla superficie esterna,  sia da  ragioni di manutenzione preventiva, come può accadere per la cinghia di trasmissione dell’albero di distribuzione di un motore a scoppio.

Per questo lo scopo della verifica delle funi di un ascensore, a differenza  di quella più complessa svolta negli apparecchi di sollevamento ove le funi sono sollecitate a flessione alternata e si avvolgono spesso su piani diversi e talora su strati diversi, si propone  di rilevare qualche segno dal quale stabilire, a prescindere da un computo rigoroso dei fili rotti o da formule empiriche per stabilirne l’usura,  che il tempo di funzionamento trascorso ne consiglia la sostituzione.

Si ritiene con buona approssimazione che un regolare accoppiamento con la puleggia di frizione (o di quella in testa al cilindro, per impianti oleodinamici) possa consentire alle funi degli ascensori di non avere notevoli segni di usura per almeno quindici anni e che a partire da questo intervallo le verifiche abbiano lo scopo di rilevare rapidi peggioramenti, stanti i quali se ne prescrive la sostituzione.

Da osservare inoltre che il punto più debole del sistema funicolare è l’attacco fisso (sul contrappeso e sulla cabina, o nel fondo fossa per impianti oleodinamici o nel locale argano per impianti a taglia)  verso il quale, trattandosi di un componente d’impianto eseguito in opera, non vi può essere altra garanzia (soprattutto per quelli piombati) che   la regola d’arte di esecuzione e verso il quale la verifica nel corso del tempo ha una funzione limitata alla constatazione dello stato di conservazione delle giunzioni e della  carpenteria di collegamento.

Si osserva infine che in tutti gli impianti i  tratti di fune che si trovano in prossimità degli attacchi del contrappeso e della cabina non sono sottoposti né a forze di attrito per scorrimento, né a flessione  in quanto, non passando mai   sulla puleggia di trazione, si mantengono rettilinei .

Questi tratti di fune sono sottoposti alla  semplice trazione e quindi possono essere verificati semplicemente a vista in occasione dell’ingresso nel vano, durante la prova delle serrature.

Per tutte queste considerazioni si ritiene che la prova delle funi deve essere ispirata alla massima semplicità e alla massima praticità.

 

Modalità di verifica-Rischi e prevenzione

La verifica delle funi consiste nel controllo a vista dello stato superficiale dei trefoli esterni, avvolti elicoidalmente, e nel riscontro di eventuali fili esterni rotti tramite passaggio di asta di materiale tenero, di solito legno, sulla superficie esterna della fune stessa. La verifica è completata da un controllo a vista degli attacchi, che negli impianti elettrici a trazione diretta, si trovano sul tetto di cabina e sulla testa del contrappeso.

Il controllo a vista dello stato superficiale dei trefoli esterni  è effettuato generalmente dal locale macchina  da un operatore, il quale, sistematosi a distanza di sicurezza dalla puleggia motrice, ordina al collega di mettere in movimento l’impianto, facendo compiere a questo  una prima  corsa completa (a tratti o in un unico movimento). Durante questa prima corsa  l’operatore esamina a vista la regolarità dell’avvolgimento dei trefoli.

Se la fune non presenta fuoruscita o rottura di interi trefoli, procede al controllo  dei fili rotti: l’operatore impugna un’asta piatta di legno tenero lunga circa 40 cm e  ordina al collega di mettere in movimento l’impianto, facendo compiere a questo  un’altra corsa completa  nel verso nel quale le funi, viste dal suo punto di osservazione, si dirigono all’interno del vano. Appena l’impianto si avvia  e dopo aver controllato che il verso del movimento è quello previsto, inserisce l’asta nello spazio fra una coppia di funi, la ruota per esercitare con i bordi di essa  una certa pressione sui fianchi delle funi e, con la cabina in movimento, rileva la  quantità di eventuali fili rotti presenti in base al numero di urti  che le parti spezzate di questi, sollevandosi dalla superficie originaria della fune, inducono sull’asta stessa. L’operazione è ripetuta per il numero di corse necessario a controllare tutti i fianchi delle funi. Il collega dell’operatore è pronto a fermare il movimento per emergenza o per individuare la posizione di parti particolarmente usurate delle funi.

Successivamente l’operatore procede dal tetto di cabina al controllo visivo dello stato di conservazione degli attacchi.

Quest’ultima operazione si effettua con impianto fermo e può essere effettuata nelle altre occasioni nelle quali occorre entrare nel vano corsa.

L’ operazione di controllo dei fili rotti, eseguita da personale preparato ed esperto, in grado di  dosare la forza d’impugnatura dell’asta, non presenta rischi: l’operatore si mantiene a distanza di sicurezza, come quando si muove  nel locale macchina,  è pronto a rilasciare l’attrezzo di legno qualora elementi irregolari della fune, più sporgenti e più consistenti di un singolo filo rotto, sfuggiti al primo controllo visivo, siano in grado di trascinare l’asta verso l’interno del vano.

Una delle più grandi ditte di manutenzione ha impartito ai propri operatori una procedura di verifica con operatore all’interno del vano corsa e posizionato sul tetto di cabina, da dove, dopo aver controllato i tratti di fune dalla parte della cabina, prosegue la verifica di queste dalla parte del contrappeso con impianto fermo, spostandosi ogni volta che ritiene concluso l’esame del tratto di fune visibile dalla sua posizione, fino a incontrare il contrappeso stesso. A questo punto, poiché  la     fune  non è interamente visibile dall’interno del vano, l’operatore esce da questo  raggiunge il locale macchina e controlla il resto dell’apparato funicolare ,  individuato con segni di gesso nella fase precedente. In questo caso la procedura segue le stesse precauzioni che sono impartite per l’ingresso al vano e per lo stazionamento sul tetto di cabina con impianto in movimento. 

 


Scheda S LM

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchina

 

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                            Addetti:  2                                                                                                         

1

x

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Accesso Locale Macchina

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali – Organizzativi.

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1

 

DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 1                                                  

Gli operatori appongono i cartelli di “Fuori Servizio” ai piani  ed accedono al locale macchina

 

 

Cap. 2 – ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Borsa contenenti attrezzature ed utensileria

 

1 anno

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI:

Quasi sempre i cartelli non vengono apposti ad ogni piano, nel 50% dei casi vengono apposti solo al piano terra. In qualche caso  non sono apposti . L’assenza  dei cartelli ai piani rende possibile il rischio di movimento incontrollato della cabina durante le operazioni di manutenzione. In molti impianti siti sui terrazzi di vecchi edifici l’accesso al locale macchine avviene percorrendo  vie di transito caratterizzate da pericoli di caduta verso il vuoto per protezioni non idonee, presenza di buche nei pavimenti,  mezzi di salita (scale e gradini) in cattivo stato di conservazione,  carenza di illuminazione. Si è rilevata inoltre, per lo più negli stessi impianti , una grave inadeguatezza di spazi  per le operazioni di manutenzione.

 

Attrezzatura o

Sostanza o lavorazione

Fattori di rischio

%

casi

 

Carenze di sicurezza oggettiva nella viabilità e nella struttura dei locali macchina

60

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI:

 

Fattori di Rischio

 

% Casi

 

Mancato rispetto procedure di apposizione cartelli “Fuori Servizio”

 

Mancato rispetto obblighi derivanti Art 7 / Dlgs 626

 

90

 

90

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

 

Traumi da cadute e da urti

Traumi da contatto accidentale con elementi di macchine in movimento

Traumi da urto o da schiacciamento per ripartenze non controllate della cabina

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94, art.  7; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22; D.Lgs. 626/94, art. 4  c. 1/2;

D.P.R. 547/55, art. 55, D.P.R. 547/55,art 56; D.P.R. 547/55, art. 28/29; art. 15; art.27;

D.P.R. 303/56, art. 7, c. 2;

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

No


Scheda S LM

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchina

 

 

 

Sottofasi: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                                             N° Addetti:  2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

x

Prova allarme e luci di emergenza

3

x

Prova d’isolamento

4

x

Verifica della protezione del circuito di manovra contro i guasti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Prova allarme e luci di emergenza

Prova d’isolamento

Verifica della protezione del circuito di manovra contro i guasti verso terra

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali - Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 2-3-4                                                 

Uno dei due  operatori toglie tensione al circuito per l’alimentazione delle batterie dell’allarme e delle luci di emergenza. L’altro operatore và in cabina e, in assenza di alimentazione, controlla l’accensione delle luci di emergenza e la funzionalità del segnale di allarme. Eseguite queste prove l’operatore raggiunge il collega  nel locale macchine, si ripristinano i circuiti di alimentazione, quindi, simulando con un ponte elettrico una chiamata sul quadro di manovra, si rimette in movimento l’impianto e subito dopo, quando si è sicuri che la cabina è fuori piano, si toglie corrente, in modo che tutti i blocchi elettromeccanici delle porte del vano sono inseriti. Si toglie tensione a tutti i circuiti salvo quello dell’illuminazione locale macchine; si scollega dal morsetto il cavo che collega la fase negativa del circuito di manovra a terra e con il “Meeger” si misurano e si verificano i valori d’isolamento dei circuiti elettrici verso terra e tra di loro (3). Terminate le prove d’isolamento, (4) si rimette tensione e si ricollega la fase negativa del circuito di manovra a terra. L’operatore mette di nuovo in movimento l’impianto e, collegando con uno spezzone di cavo il morsetto corrispondente alla fine del circuito delle sicurezze con la massa del quadro di manovra, simula un guasto verso terra, provocando l’arresto immediato dell’impianto (intervento protezione circuito di manovra).

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Meeger,

Cavallotti

si

1 anno

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Guanti isolanti

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nelle operazioni di accesso ai quadri elettrici si è osservata l’assenza di utilizzo di D.P.I. idonei (guanti isolanti).Nel 60% dei casi osservati , i ponti elettrici realizzati sui quadri sono effettuati con spezzoni di cavo abbandonati sul  posto senza nessuna garanzia di isolamento elettrico.

 

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Cavallotti

Mancato utilizzo di ponti elettrici a regola d’arte

60

 

Mancato utilizzo guanti isolanti

95

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI:

 

Nel 70%dei casi l’impianto viene messo in movimento agendo manualmente sui teleruttori di piano

Fattori di Rischio

 

% Casi

 

Mancato rispetto procedure di messa in movimento dell’impianto

 

90

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Elettrocuzione

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D Lgs. 626/94 art.4 comma 2, l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 comma 5, l .b; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22;  D.Lgs. 626/94 art. 35 comma 1-2-3; D.Lgs. 626/94 art.36 comma 1; D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4; D.Lgs. 626/94 art 44.

D.P.R547/55 art. 383

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato


Scheda S LM

 

 

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchina

 

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                            N°Addetti:  2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

x

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali – Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 5                                                 

Prova interruttori di extracorsa : le operazioni vengono effettuate in locale macchina in presenza di tensione. Un operatore, realizzato un ponte elettrico sul quadro di manovra, porta la cabina al piano più alto. Agendo direttamente sui teleruttori di marcia per mezzo di puntali isolati, movimenta l’impianto in salita per ca 10-15 cm  max, poi verifica l’interruzione del circuito di extracorsa simulando sul quadro di manovra una chiamata di piano (l’impianto non parte). Se la verifica è negativa fa salire ancora per un tratto la cabina e ripete la chiamata di piano e così via fino a che la verifica sia positiva o fino a che non si stabilisce che il dispositivo di extracorsa non funziona. Ripete l’operazione per l’extracorsa al piano più basso.

 

Controllo allungamento funi: si porta la cabina al piano più alto, si toglie la forza motrice e si fa salire con manovra a mano la cabina fino al completo appoggio del contrappeso sul pilastrino di battuta di fondo fossa. Controlla poi l’allungamento delle funi,  misurando la distanza tra il segno di vernice sulle funi con il segno di riscontro  fisso e confrontandolo con il valore misurato nella precedente verifica semestrale. Si rimette tensione.

 

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

    Vetustà

Marchio CE

Ponti elettrici

Non rilevabile

No

Quadro elettrico

4 anni

Si

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Guanti isolanti

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

 

INFORTUNISTICI

 

Nel 70% dei casi l’impianto viene messo in movimento, per portare la cabina al piano più alto, agendo manualmente sui teleruttori di piano

Nella prova interruttori di extracorsa, nel 90% dei casi osservati, l’azionamento dei teleruttori per la movimentazione della cabina è effettuato direttamente con le mani nude o con attrezzi improvvisati come penne , cacciaviti senza isolamento, pezzi di legno ( procedura 1).

In altri casi si è osservata una procedura alternativa (2) che prevede il movimento della cabina realizzato con manovra a mano.

Tale procedura (2),che deve essere eseguita in tassativa assenza di FM, in generale,presenta inconvenienti per la notevole elaborazione perché più volte occorre staccare e riattaccare corrente per simulare la chiamata ai piani e per verificare l’intervento dell’extracorsa, ed inoltre è fisicamente molto impegnativa, in particolare nella prova dell’extracorsa inferiore, nella quale il movimento dell’impianto prevede il sollevamento del contrappeso.

Per questa procedura (2), si è osservato che nel 20% dei casi il distacco della FM non è effettuato;

questo mancato distacco dà luogo a rischi per movimento incontrollato dell’impianto.

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Procedura 1

Mancato utilizzo guanti isolanti

90

Procedura 2

Mancato distacco FM

20

 

 

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

In tutti i casi

Mancato rispetto della procedura corretta di movimentazione impianto ( utilizzo di teleruttori di piano al posto di ponti elettrici regolamentari )

70

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Traumi da contatto accidentale con cinghie e pulegge in LM

Elettrocuzione

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D.Lgs. 626/94 art.4 comma 2 l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 comma 5, l f; D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1, comma 2, l. a / b / f ; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22.

D.P.R547/55   art. 383.

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato

 

 

 


Scheda S LM

 

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchine

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                            N°Addetti:    2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

x

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Controllo scorrimento funi di trazione

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici. Trasversali - Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 6                                                   

 

In presenza di tensione e  forza motrice un operatore posiziona la cabina a vuoto al piano estremo superiore poi toglie corrente ed attende istruzioni dall’altro operatore. L’altro operatore segna con il gesso le funi e le pulegge di trazione poi fa rimettere corrente e movimenta l’impianto dal piano estremo superiore al piano estremo inferiore e viceversa. Chiede all’altro operatore di togliere corrente e verifica lo scorrimento misurando la distanza fra il segno in gesso sulle funi e quello sulla puleggia di trazione.

 

 

 

 

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Quadro elettrico

Si

4 anni

 

 

 

 

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

 

Scarpe suola dielettrica

 

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI :

Nei casi osservati, si rileva che le comunicazioni che avvengono in locale macchina tra l’operatore che agisce sul quadro elettrico e quello che segna con il gesso le funi  non è effettuata con modalità verbali e/o gestuali predefinite e standardizzate. Questo può dar luogo a rischi di contatto accidentale con organi in movimento ( funi e pulegge) per l’operatore che si trova in vicinanza dei suddetti organi, a causa di un cattivo coordinamento tra i due dovuto ad una mancata intesa

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo scarpe con suola dielettrica

20

 

Mancato utilizzo di modalità di comunicazione predefinite e condivise

100

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI:

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto della procedura corretta di movimentazione impianto ( utilizzo di teleruttori di piano al posto di ponti elettrici regolamentari )

 

70

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Elettrocuzione

Traumi da contatto accidentale con parti di macchine pericolose

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94,  art. 4, c.2 l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 c.5 l.f; D.Lgs. 626/94 art. 5 c. 2 l.a,b,c; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22;

D.P.R.547/55 art. 384

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato

 


Scheda S LM

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchine

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                            N°Addetti:    2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

x

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi


 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Controllo esistenza fili rotti sui fili di trazione

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali - Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 7                                                   

 

I due operatori sono nel locale macchina. Uno dei due si posiziona sul quadro di manovra e effettua una chiamata portando la cabina all’ultimo piano, mentre l’altro osserva il verso del movimento delle funi e si prepara per posizionarsi nei pressi della puleggia motrice. Ad impianto fermo l’operatore impugna la tavoletta di legno, la infila fra due funi, quindi, dopo aver dato il via al collega che effettuerà una chiamata al piano più basso, ruota la tavoletta esercitando con i suoi bordi stretti una leggera pressione sui fianchi della coppia di funi.Ripete la operazione dalla parte del contrappeso e ripete ancora per il numero di volte necessario per essere certo che sono stati controllati tutti i fianchi delle funi.Nella totalità dei casi la puleggia e le relative funi  non sono protette contro il contatto accidentale ed  inoltre  l’operatore non tiene conto del verso di movimento delle funi con rischi di trascinamento verso le zone di ” imbocco” con parti fisse del macchinario da aggiungere a quelli di contatto accidentale con le parti in movimento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Tavoletta di legno

No

 

Quadro elettrico

Si

4 anni

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

 

 

INFORTUNISTICI

Nella totalità delle manutenzioni a cui si è assistito il controllo di cui in questa fase è stata effettuato nel locale macchina da due operatori, uno dei quali dal quadro di manovra movimentava nelle due direzioni le funi di trazione mentre il  2  operatore faceva scorrere le funi su una tavoletta (sprovvista del paramano)  nei due sensi di marcia. Inoltre in buona parte dei casi il contatto con le parti in tensione del quadro elettrico è avvenuto senza l’ausilio di idonei d.p.i.

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Funi e Pulegge

Mancata protezione delle parti in movimento

100

Tavoletta di legno

Mancato utilizzo di paramano

100

 

Mancato utilizzo guanti dielettrici

100

Mancato utilizzo di scarpe con suola dielettrica

50

 

 

 

 

 

 

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo di comunicazione verbale codificata

100

 

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Traumi da urto

Elettrocuzione

 

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

La procedura sommariamente sotto descritta è proposta da alcune ditte di manutenzione in alternativa a quella maggiormente usata e da noi descritta nel Cap.1 e 3:

 

Gli operatori prendono il controllo dell’impianto all’ultimo piano e mentre uno sale sul tetto di cabina l’altro resta al piano. L’operatore sul tetto porta la cabina il più in alto possibile e in stazionamento verifica anche con una tavoletta, facendola scorrere sulle funi, lo stato delle stesse. Segna con il gesso la parte più alta ispezionata e scendendo ispeziona il tratto successivo e contiguo. Arrivato all’ultima fermata fa salire il collega il quale movimenterà in ispezione verso il basso la cabina mentre l’altro verifica un tratto per volta l’intera lunghezza della fune compresi gli attacchi sul contrappeso. Nessuna operazione di verifica viene fatta con la cabina in movimento. Risaliti in L.M. un operatore fa partire la cabina in discesa, l’altro toglie tensione dopo una breve corsa e lucchetta l’interruttore di F.M. Con una manovra manuale si ispeziona visivamente l’ultimo tratto della fune avendo come riferimento il segno fatto precedentemente col gesso.

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

No

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D.Lgs. 626/94 art.4 comma 2, l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 comma 5, l .b; D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1/ 2, l. a - b ; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22; D.Lgs. 626/94 art.35 c.1; D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4 ; D.Lgs. 626/94 art 44 comma 2

D.P.R. 547/55 , art. 4 comma 1 l. c; D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55   art. 383; D.P.R 547/55  art. 384.

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

La procedura indicata al Cap 1 evidenzia una valutazione parziale dell’integrità delle funi in quanto non sono esaminate le parti di fune terminali e per questo non garantisce al 100% la sicurezza dell’ascensore verso l’utenza.

 


Scheda S LM

 

 

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchine

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                   N° Addetti:    2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

x

Prova intervento del limitatore di velocità

9

 

Prova dei circuiti di sicurezza ed attacchi


 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Prova intervento limitatore di velocità

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali - Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 8                                                 

 

Un operatore porta la cabina fuori piano sotto la penultima fermata e  toglie la forza motrice. L’altro  mediante l’ausilio di una pinza solleva il cavo d’acciaio, lo scarrucola dalla gola superiore  e lo adagia sulla gola della puleggia di diametro inferiore. Si riattacca la forza motrice. e si fa partire l’impianto in discesa  con una chiamata di piano. Dopo l’intervento meccanico del paracadute verifica che siano intervenute anche le sicurezze elettriche simulando una chiamata di piano.

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Quadro elettrico

si

4 anni

Pinze

no

2 anni

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Quadro elettrico

Mancato utilizzo guanti

100

 

Mancato utilizzo scarpe con suola dielettrica

30

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo di comunicazione verbale codificata

100

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Piccole ferite

Traumi da contatto accidentale con organi in movimento

Elettrocuzione

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Nessuno

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D.Lgs. 626/94 art.4 comma 2, l. b; D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1/ 2, l. a - b ; D.L.gs 626/94 art.21/22;D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4 ; D.Lgs. 626/94 art 44 comma 2

D.P.R. 547/55 , art. 4 comma 1 l. c; D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55   art. 383; D.P.R 547/55  art. 384.

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Nella maggior parte dei casi osservati, per evitare l’intervento dei cunei in velocità dell’ascensore in discesa,con il possibile danneggiamento delle guide, è eseguita una  prova indiretta che si effettua con lo stesso sistema già detto ma movimentando l’impianto in salita e affidando alla tipica rumorosità dell’arpionismo che sbatte sui risalti della puleggia il giudizio di idoneità del dispositivo. Questo tipo di prova di tipo indiretto reca con sé un grado di incertezza che non garantisce in modo totale la sicurezza dell’impianto verso l’utenza.

 


Scheda S LM

 

 

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in locale macchine

 

Sottofase: 1,2,3,4,5,6,7,8,9                                                   N° Addetti:    2

 

1

 

Accesso locale macchina

2

 

Prova allarme e luci di emergenza

3

 

Prova d’isolamento

4

 

Verifica efficienza dei collegamenti verso terra

5

 

Controllo allungamento funi e prova interruttori di extracorsa

6

 

Controllo scorrimento funi di trazione

7

 

Controllo esistenza fili rotti sulle funi di trazione

8

 

Prova intervento del limitatore di velocità

9

x

Prova attacchi  funi e relativi circuiti di sicurezza per impianti in taglia (montalettighe)


 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Prova dei circuiti di sicurezza e attacchi

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 9                                                 

 

Mentre un operatore si posiziona nei pressi del quadro di manovra e toglie tensione l’altro operatore controlla gli attacchi dei capi fissi (controdadi, coppiglie, molle). Quindi  agisce  manualmente (uno alla volta) sui contatti di sicurezza contro l’allentamento delle funi  posizionati nel locale macchina mentre  l’altro operatore simula (ad ogni contatto staccato) una chiamata di piano, verificando che l’impianto non parta.

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Quadro elettrico

si

4 anni

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Guanti

Scarpe con suola dielettrica

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

 

 

INFORTUNISTICI

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo guanti dielettrici

100

 

Mancato utilizzo scarpe suola dielettrica

30

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Elettrocuzione

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Nessuno

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1/ 2, l. a - b ; D.Lgs 626/94 art 21/22; D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4 ; D.Lgs. 626/94 art 44 comma 2

D.P.R. 547/55 , art. 4 comma 1 l. c; D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55   art. 383; D.P.R 547/55  art. 384.

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Nessuno


Scheda  S TC

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte sul tetto di cabina

 

 

Sottofasi:   1,2.3,4,5                                                                 N°Addetti: 2

 

1

x

Accesso tetto di cabina

2

 

Controllo attacchi e tensione delle funi

3

 

Controllo allarme

4

 

Prova efficienza serrature

5

 

Controllo stato di conservazione circuiti elettrici

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Accesso tetto cabina

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali –Organizzativi.

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE Sottofase     N°1

Accesso tetto di cabina: Dopo aver messo in movimento la cabina  con un sistema adatto al tipo d’impianto, l’operatore inserisce la chiave d’emergenza e manovra su di essa in modo da fermare l’ascensore quando il tetto di cabina è facilmente accessibile dal piano. A questo punto l’operatore apre e blocca  la porta, quindi aziona lo STOP sito sulla pulsantiera di manutenzione e, dopo aver richiuso la porta, ne verifica l’efficienza simulando una chiamata; avuto esito positivo sul funzionamento dello STOP (l’impianto non si è mosso), procede  alla riapertura della porta ed al nuovo bloccaggio di essa; posiziona l’interruttore della pulsantiera in modalità ISPEZIONE e ripristina il pulsante di STOP nella sua posizione originaria. Richiude la porta e simula un'altra chiamata per verificare l’esclusione dei circuiti di chiamata stessa.

Ad esito positivo l’operatore si prepara per salire sul tetto di cabina, indossa la cintura di sicurezza nei casi di rischi di caduta nel vuoto e  ne  aggancia la fune di trattenuta solo dopo essere salito sul tetto. Rimuove i fermi e chiude la porta.

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Utensili vari

 

1 anno

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Cintura di Sicurezza

Casco protettivo

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

Nel 90% dei casi osservati il personale sale sul tetto di cabina e richiude le porte senza fare alcuna prova né sul pulsante di STOP né sul deviatore di manutenzione, ma si limita ad azionare quest’ultimo prima di richiudere la porta. Nel 90% dei casi sono utilizzati mezzi improvvisati per il bloccaggio delle porte di cabina ( cacciaviti ed utensili vari che non garantiscono il fermo della porta causando rischi di urti e traumi conseguenti)

Nel 95% degli impianti con porte ad apertura manuale il tetto di cabina viene portato al livello del piano simulando la chiusura della porta mediante un ponte elettrico sui contatti dei blocchi. La necessaria presenza dell’operatore sulla soglia del piano per assicurare con i cavallotti il movimento della cabina in discesa comporta rischi di cesoiamento e/o di impigliamento e trascinamento di parti del corpo dell’operatore con danni attesi di traumi da urto.

 

Inoltre si è osservato che nel 50% dei casi degli impianti duplex, si accede al tetto di cabina di uno dei due ascensori senza aver messo fuori servizio l’altro con conseguente rischio di traumi da urto per i manutentori.

 

Le difficoltà nella  comunicazione verbale  è sorgente di rischio perché nella generalità dei casi e soprattutto negli impianti idraulici,dove spesso la centralina è lontana dal vano corsa, non consente un intesa sicura tra i due operatori; in questi casi non sono usati accorgimenti per eliminare il rischio anche attraverso l’uso di strumenti tecnici quali il citofono di cabina(che spesso non risulta funzionante 50% casi) o walkie talk ( non dati in dotazione 100%casi)

 

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

 

%

casi

Utensili vari

Mancato utilizzo Cinture di sicurezza

 

80

 

Mancato utilizzo Casco protettivo

 

95

 

Mancato utilizzo Guanti da lavoro

 

80

 

Mancato utilizzo Scarpe suola dielettrica

 

10

 

Mancato utilizzo di mezzi di comunicazione a distanza

 

 

90

 

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto delle procedure con possibili ripartenze incontrollate della cabina

90

 

Mancato utilizzo di mezzi di comunicazione a distanza

90

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

 

Traumi da caduta nel vuoto

Traumi da caduta di materiali dall’alto

Traumi da taglio

Elettrocuzione

Traumi da urto o da schiacciamento

 

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non rilevati

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

 

No

 

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94 art.4 comma 2, l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 comma 5, l .b – d  ; D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1/ 2, l. a - b ; D.Lgs. 626/94 art. 21 comma 1b, D.Lgs. 626/94  art.22; D.Lgs. 626/94 art 41; D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4 ; D.Lgs. 626/94 art 44 comma 2

D.P.R. 547/55 , art. 4 comma 1 l. c; D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55  art.  381; D.P.R547/55   art. 383; D.P.R 547/55  art. 384; D.P.R 547/55  art. 386.

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

 

Non rilevato

 


Scheda  S TC

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte sul tetto di cabina

 

Sottofase: 1,2,3,4,5                                                                        N°Addetti: 2

 

1

 

Accesso tetto di cabina

2

x

Controllo attacchi e tensione delle funi

3

x

Controllo allarme

4

x

Prova efficienza serrature

5

x

Controllo stato di conservazione circuiti elettrici

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Controllo attacchi e tensione delle funi

Controllo allarme

Prova efficienza serrature

Controllo stato di conservazione circuiti elettrici

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici –Trasversali-Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE Sottofase  N° 2,3,4,5

 

Prova efficienza serrature, attacchi e tensione delle funi : l’operatore ha portato la cabina ad un piano dal quale può accedere con la chiave d’emergenza. Una volta preso possesso della cabina mettendola in ISPEZIONE, con la tensione inserita ha provato la funzionalità del circuito d’allarme della bottoniera d’ispezione (risultata presente solo nei nuovi impianti CE) ed esercitando un adeguata pressione con la mano ha verificato la tensione delle funi. Ha controllato a vista gli attacchi delle funi sulla cabina e sul contrappeso. Poi è salito sul tetto il secondo operatore e si è proceduto alla verifica delle serrature e al controllo  a vista dei circuiti elettrici. Uno degli operatori si è messo alla manovra della bottoniera di manutenzione, ha posizionato la cabina al piano estremo e ha proceduto in discesa  fermandola a ogni piano. L’altro operatore a ogni fermata ha spostato i blocchi in posizione di apertura e contemporaneamente il primo ha agito sul pulsante di avvio per verificare che l’impianto non si muova. Quindi dopo aver verificato la resistenza meccanica delle porte hanno controllato a vista i circuiti elettrici, verificando il serraggio dei relativi morsetti  con le chiavi in dotazione e ripartendo per un nuovo piano.

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

No

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Cintura di Sicurezza

Casco protettivo

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

 

 

 

 

 

 

 
Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

 

INFORTUNISTICI

Nell’80% dei casi la verifica delle serrature è eseguita con l’impianto in movimento azionando i leveraggi delle serrature durante il passaggio  davanti alla porta del piano e talvolta anche da un solo operatore.

 

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo

Casco protettivo

50

 

Mancato utilizzo Cinture di sicurezza

50

 

Mancato utilizzo Guanti da lavoro

 

80

 

Mancato utilizzo Scarpe suola dielettrica

50

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

 

Traumi da caduta di materiale dall’alto

Traumi da caduta nel vuoto

Traumi da taglio

Elettrocuzione

Traumi da urto o da schiacciamento

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

                Non rilevati

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

                 No

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94,  artt. 5 / 21 / 22 / 4 ;

D.P.R. 547/55, artt. 348 / 381 / 383 / 386;

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

             No

 


Scheda S/ F

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in fossa

 

 

Sottofasi:1,2,3,4,5                                                                 N°Addetti: 2

        

1

x

Accesso fossa

2

 

Controllo tenditore CEV

3

 

Controllo attacco funi contrappeso e allungamento

4

 

Controllo pattini guida contrappeso

5

 

Pulizia fossa

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Accesso fossa

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali - Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

CAP.1 - DESCRIZIONE Sottofase     N°1

 

Accesso fossa: Dopo aver portato  la cabina al piano più alto (negli ascensori elettrici questa  manovra  porta anche il contrappeso al livello inferiore)  l’operatore si porta al piano più basso, effettua una chiamata in discesa e, manovrando con la  chiave d’emergenza,  ferma la cabina appena fuori dal piano in modo da bloccare le porte di piano  contro qualsiasi indebita intrusione (sulle porte del piano sono applicati i cartelli di fuori servizio). Manovrando ancora con la  chiave d’emergenza l’operatore apre la porta e, simulando una chiamata dalla bottoniera di piano,  verifica l’efficienza dei contatti elettrici della serratura. Se l’impianto non si muove la verifica è positiva. La porta viene quindi bloccata da appositi blocca-porte.

Dal piano di accesso alla fossa l’operatore  manovra  lo stop posizionandolo in posizione di  manutenzione e  ne prova l’efficienza simulando un’altra chiamata dalla bottoniera di piano, dopo aver richiuso la porta. Quindi  riapre la porta, la blocca in posizione di sicurezza,  posiziona le sicurezze antintrusione che possono variare a seconda del tipo d’impianto e  accede infine alla fossa per effettuare le operazioni di manutenzione previste.

 

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

NO

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

I lavoratori sono/devono essere forniti dei seguenti D.P.I.:

Non necessari

 

 

 

 

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

Nel 50% dei casi osservati l’accesso in fossa non è agevolato da sistemi di appiglio tipo maniglioni; Nel 50% dei casi osservati inoltre i gradini di discesa sono ricavati da incassi sulla parete e quindi non visibili al momento dell’accesso.In tutti i casi esistono rischi di cadute nella discesa in fossa.

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

 

Accesso non agevole

 

50

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto delle procedure di accesso (con particolare riferimento alla mancata apposizione dei cartelli di Fuori servizio ad ogni piano ed omissioni sulle verifiche dell’ efficienza dei contatti elettrici della serratura e dello STOP con rischi di movimenti incontrollati dell’impianto)

90

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Traumi da caduta

Traumi da urto (per movimenti incontrollati dell’impianto)

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D.Lgs. 626/94, art. 5; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22;

D.Lgs. 547/55, art. 16:

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

No


Scheda S/F

 

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE SEMESTRALE

Operazioni svolte in fossa

 

 

 

 

Sottofase:1,2,3,4,5                                                      N°Addetti: 2

 

1

 

Accesso fossa

2

x

Controllo tenditore CEV

3

x

Controllo attacco funi contrappeso e allungamento

4

x

Controllo pattini guida contrappeso

5

x

Pulizia fossa

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Controllo tenditore CEV

Controllo attacco funi contrappeso e allungamento

Controllo pattini guida contrappeso

 Pulizia fossa

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Igienico – Ambientali, Trasversali - Organizztivi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE SOTTOFASE  N° 2,.3,4,5,:

 

Dopo aver effettuato l’accesso in fossa, i lavoratori effettuano a vista le operazioni di controllo  indicate adottando i D.P.I previsti.

Sono stati osservati, nell’immediatezza, interventi di manutenzione semplici e non rischiosi, come per  esempio l’applicazione di  una modesta pressione sulla superficie verticale del  contrappeso per verificarne, attraverso eventuali oscillazioni, il gioco pattini; oppure per fare un altro esempio, l’effettuazione della misura della distanza del contrappeso dal pilastrino di battuta per controllare l’allungamento delle funi.

Nel caso siano necessari interventi di riparazione, l’operatore valuta se effettuarli al momento  o rimandarne l’effettuazione in una visita successiva.

.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE :

No

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

I lavoratori sono/devono essere forniti dei seguenti D.P.I.:

Casco protettivo

Guanti da lavoro per operazioni meccaniche e per pulizia

Mascherine antipolvere

 

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

 

Mancato utilizzo del casco protettivo ( con rischi di urto con parti sporgenti dell’impianto site nel vano fossa)

90

 

Mancato utilizzo dei guanti

50

 

 

IGIENICO AMBIENTALI

In taluni casi la prolungata assenza di operazioni di pulizia della fossa crea problemi di igiene per i quali diventa necessaria una protezione più mirata alle fonti di rischio.

 

 

Agenti biologici

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

Pulizia fossa

Mancato utilizzo guanti

90

100

Mancato utilizzo mascherine antipolvere

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto delle procedure di accesso (con particolare riferimento alla mancata apposizione dei cartelli di Fuori servizio ad ogni piano ed omissioni sulle verifiche dell’ efficienza dei contatti elettrici della serratura e dello STOP con rischi di movimenti incontrollati dell’impianto)

90

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

 

Traumi da urto

Traumi da urto (per movimenti incontrollati dell’impianto)

Infezioni e dermatiti

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

D. Lgs. 626/94, art. 5 c.2 l.a – l.f ; D. Lgs. 626/94  art. 4, c.2  - c.5, l. f ; D. Lgs. 626/94 art.21 c.1 l.a,b,c,d.

D.P.R. 547/55, artt. 381/383/385;

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato

 

 


Scheda O TC

FASE LAVORATIVA: MANUTENZIONE ORDINARIA

Operazioni svolte sul tetto di cabina

 

Sottofase: 1,2,3,4,5                                                                        N°Addetti: 1-2

 

1

x

Accesso tetto di cabina

2

 

Lubrificazione guide, pulegge (impianti idraulici)

3

 

Controllo attacco funi e leveraggio apparecchi sicurezza

4

 

Controllo usura cavi elettrici

5

 

Controllo giogo pattini guida

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Accesso tetto cabina

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Trasversali –Organizzativi.

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE Sottofase     N°1

 

Accesso tetto di cabina: Stessa descrizione riportata su scheda di Accesso tetto cabina per la Manutenzione Semestrale, con la sola differenza che non sono necessari mezzi di comunicazione interpersonale, in quanto generalmente la manutenzione è svolta da un solo operatore

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Utensili vari

 

1 anno

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Cintura di Sicurezza

Casco protettivo

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

 

INFORTUNISTICI

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Utensili vari

Mancato utilizzo Cinture di sicurezza

80

 

Mancato utilizzo Casco protettico

95

 

Mancato utilizzo Guanti da lavoro

30

 

Mancato utilizzo Scarpe suola dielettrica

20

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto delle procedure di accesso al tetto di cabina

 

90

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

 

Traumi da caduta nel vuoto

Trauma da caduta di materiali dall’alto

Traumi da taglio

Elettrocuzione

Traumi da urto o da schiacciamento per ripartenze non controllabili della cabina

 

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D.Lgs. 626/94 art.4 comma 2, l. b; D.Lgs. 626/94 art.4 comma 5, l .b – d  ; D.Lgs. 626/94 art. 5 comma 1/ 2, l. a - b ; D.Lgs. 626/94 art 41; D.Lgs. 626/94 art.21 comma 1b; D.Lgs. 626/94 art.22; D.Lgs. 626/94 art 43 comma 3 – 4 ; D.Lgs. 626/94 art 44.

D.P.R. 547/55 , art. 4 comma 1 l. c; D.P.R. 547/55  art.6 l. a; D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55  art.  381; D.P.R547/55   art. 383; D.P.R 547/55  art. 384; D.P.R 547/55  art. 386.

 

 

 

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato

 


Scheda O TC

 

 

FASE LAVORATIVA MANUTENZIONE ORDINARIA

Operazioni svolte sul tetto di cabina

 

 

Sottofase: 1,2,3,4,5                                                                        N°addetti: 1-2

 

1

 

Accesso tetto di cabina

2

x

Lubrificazione guide, pulegge (impianti idraulici)

3

x

Controllo attacco funi e leveraggio apparecchi di sicurezza

4

x

Controllo usura cavi elettrici

5

x

Controllo giogo pattini guida

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

Manutenzione Ascensori

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

Lubrificazione guide, pulegge (impianti idraulici) Controllo attacco funi e leveraggio apparecchi di sicurezza Controllo usura cavi elettrici

Controllo giogo pattini guida

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

3620/3630

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici, Igienico-Ambientali, Trasversali –Organizzativi.

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

60

 

 

 

 

 

 

Cap. 1 - DESCRIZIONE Sottofase     N° 2,3,4,5

Per la lubrificazione delle guide vengono utilizzati correntemente degli oliatori automatici solidali alla cabina. Nei casi di impianti vecchi , è effettuata manualmente: l’operatore, sul tetto di cabina e con l’ascensore fermo ,munito di pennello e recipiente contenente grasso provvede ad ingrassare tratto per tratto le guide. La lubrificazione delle pulegge, prevista solo negli impianti idraulici, è realizzata con l’avvitamento parziale di un ingrassatore.

Per il controllo del giogo pattini guida , l’operatore in piedi sul tetto di cabina ( con la cintura di sicurezza nei casi necessari) si stabilizza a gambe larghe e fa dei leggeri ondulamenti sul piano delle guide per rilevare il movimento della cabina

 

 

Cap. 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE

Vetustà

media

Pennello

Grasso

Chiavi inglesi

 

 

1 anno

 

 

 

 

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Cintura di Sicurezza

Casco protettivo

Guanti da lavoro

Scarpe suola dielettrica

 

 

 

 

 

Cap. 3 - FATTORI DI RISCHIO

INFORTUNISTICI

 

Nell’80% dei casi si è osservato che la procedura di lubrificazione viene eseguita con la cabina in movimento con pericoli di impigliamento e trascinamento

 

ATTREZZATURA o

LAVORAZIONE

Fattori di rischio

%

casi

Pennello

Grasso

Chiavi inglesi

 

 

 

Mancato utilizzo Cinture di sicurezza

80

 

Mancato utilizzo Casco protettivo

95

 

Mancato utilizzo Guanti da lavoro

30

 

Mancato utilizzo Scarpe suola dielettrica

20

 

 

 

IGIENICO AMBIENTALI

Agenti chimici

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

Grasso

Mancato utilizzo guanti protettivi

100

 

 

 

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

 

SOSTANZA O LAVORAZIONE

 

Fattore di rischio

%

casi

 

Mancato rispetto di procedure corrette nella lubrificazione guide

 

80

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cap. 4 – IL DANNO ATTESO

Traumi da caduta nel vuoto

Traumi da taglio

Traumi da urto

Elettrocuzione

Dermatiti da contatto

 

 

 

Cap. 5 - INTERVENTI ADOTTATI

Non rilevati

 

 

 

Cap. 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

No

 

 

 

Cap. 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

D.Lgs. 626/94 art. 4, c. 5, l. f; D.Lgs. 626/94,  art. 5; D.Lgs. 626/94, artt. 21/22;

D.P.R. 547/55 art. 377; D.P.R547/55  art.  381; D.P.R 547/55, art. 383; D.P.R 547/55  art. 384; D.P.R 547/55  art. 386.

 

 

 

Cap. 8 - IL RISCHIO ESTERNO  (riferito alla lavorazione)

Non rilevato