PROFILO DI RISCHIO NEL COMPARTO OSPEDALI, REPARTI MATERNITA' (AREA MATERNO - INFANTILE)
L'attività sanitaria all'interno delle unità operative ospedaliere materno infantili viene svolta con la finalità di garantire assistenza alle donne in gravidanza, alle partorienti e ai neonati. Vengono trattati i casi ad evoluzione fisiologica e quelli con complicanze; si svolgono attività di diagnosi, cura e prevenzione delle malattie e delle disfunzioni dell'apparato genitale femminile e della salute riproduttiva in toto.
Il primo riquadro del flow chart 1/a mostra la tipologia dell'utenza che ha accesso al sistema produttivo. L'affluenza di donne con gravidanza fisiologica e dei soggetti con disturbi della fertilità è programmata. L'affluenza di donne con problemi ostetrico e/o ginecologici viene programmata solo in parte, mentre per buona parte si deve tenere conto dei problemi di urgenza e di emergenza. Le attività si svolgono all'interno degli ambulatori, dei reparti (ginecologia, ostetricia, neonatologia), delle sale operatorie (ginecologiche ed ostetriche) e, dove presenti, dei laboratori come indicati nel secondo riquadro del flow chart 1/a. Tali strutture sono variamente collegate fra loro, seguendo le esigenze dei singoli casi che si presentano. Le attività svolte vengono registrate con strumenti diversi (prevalentemente tramite le registrazioni dei DRG e la compilazione delle schede di dimissione ospedaliera). I reparti ospedalieri del settore materno infantile della città di Firenze comprendono 4 punti nascita, che includono le maternità, le ginecologie e le neonatologie. Tre di queste sono strutture pubbliche ed una è privata, convenzionata con il Servizio Sanitario Nazionale.Sono ubicate all'interno dei confini geografici della città o nell'immediata vicinanza (vedi carta allegata). In tutto si sono riscontrate un totale di 5 sale operatorie per interventi ginecologici, 5 stanze per il travaglio, 6 sale travaglio/parto, 7 sale parto e 12 reparti di degenza ginecologica, ostetrica e neonatologica, 2 terapie sub-intensive e 1 intensiva neonatali.
Il reparto materno infantile di uno degli ospedali ( OSP 1) si trova in un padiglione all'interno di un complesso a gestione mista ospedaliera e universitaria ed è situato nella parte Nord della città. Altri 2 ospedali ( OSP 2 e OSP 3 ) sono strutturati in monoblocchi e si trovano rispettivamente nella parte sud-ovest e sud-est di Firenze. Il quarto ospedale si trova nel centro storico della Città. Viabilità e accesso a tali aree: Gli ospedali sono collegati fra loro dalla rete stradale cittadina ( in alcuni punti dotata di corsie preferenziali per le ambulanze, i mezzi di soccorso e quelli pubblici) ed ai comuni limitrofi, sempre tramite viabilità pubblica. Gli accessi all'interno dei perimetri ospedalieri per le ambulanze e per le auto con pazienti disabili sono regolamentati tramite il controllo di sbarre. L'accesso ai visitatori in auto è permesso sino ai parcheggi, ubicati in prossimità delle aree ospedaliere. Il traffico cittadino è frequentemente congesto soprattutto in alcune ore della giornata ed il numero e le aree di parcheggio sono insufficienti. L'OSP 1 è provvisto di una viabilità interna privata ad accesso limitato, destinata a collegare i diversi padiglioni fra loro. Una volta che l'utente è arrivato presso gli ospedali, può essere accolto negli ambulatori, oppure viene accettato nei reparti o, nei casi di emergenza direttamente nelle sale ostetriche o chirurgiche. Ai laboratori perviene materiale organico proveniente dalle altre unità funzionali. Sono possibili trasferimenti e connessioni di pazienti o materiale con altre strutture ospedaliere di diagnosi e cura (chirurgiche o mediche) che si effettuano in modo diverso a seconda se si tratti di neonati o di adulti a diverso grado di autonomia e di come è strutturato l'ospedale (padiglione o monoblocco). Sono previsti trasferimenti in ambulanza da ospedale ad ospedale qualora necessiti un' assistenza più specializzata ("terzo livello"). Bacino di utenza: i suddetti ospedali raccolgono l'utenza proveniente dalla città di Firenze (circa 456.000 abitanti) e dalla maggior parte dei comuni limitrofi alla città (del Chianti Fiorentino, di parte del Valdarno Superiore, Scandicci, Signa, Lastra A Signa, Campi Bisenzio, Sesto Fiorentino, Calenzano, Fiesole). L'OSP 1 raccoglie anche l'utenza proveniente da altri territori della Regione Toscana in quanto dotato di punto nascita con diagnostiche e terapie più attrezzate (in Toscana esistono tre punti nascita, cosiddetti, di terzo livello: a Firenze, a Pisa ed a Siena). Tale ospedale ospita gli specializzandi della facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Firenze e le attività assistenziali convivono e si integrano con le attività di studio e di ricerca universitaria. Gli edifici che accolgono le suddette attività sono stati costruiti in epoche diverse. Il più vecchio risulta essere stato quello dell' OSP 1 iniziato negli anni 1939-45 e terminato nel 1963. Gli altri ospedali sono stati costruiti a partire dagli anni '70, ed alcuni di questi hanno subito importanti ristrutturazioni negli anni 1980 e 1990. Alcune ristrutturazioni sono tutt'oggi in corso. L'affluenza ai rispettivi ospedali si differenzia dal punto di vista sociale: gli ospedali pubblici, ed a maggior ragione quello che ha valenza regionale, raccolgono popolazione appartenente a classi sociali diverse, comprese quelle meno abbienti e una maggiore prevalenza di popolazione immigrata più o meno regolare e nomade. Ciò può comportare maggiori incognite sullo stato di salute e maggiori difficoltà di comunicazione. Al contrario la clinica privata convenzionata raccoglie una utenza mediamente più selezionata fra gli strati sociali medio alti della popolazione.Abbiamo scelto i dati dei DRG ( diagnosis related group) per dare una valutazione quantitativa del lavoro svolto.
Si riportano a seguito i dati relativi ad alcuni DRG relativi all'anno 1998.
OSPEDALI | PARTO VAGINALE SENZA COMPLICAZIONI DIAGNOSTICHE | CESAREO SENZA COMPLICAZIONI CLINICHE | CESAREO CON COMPLICAZIONI CLINICHE |
OSP 1 | 1839 | 556 | 89 |
OSP 2 | 1357 | 331 | 22 |
OSP 3 | 1276 | 239 | 51 |
OSP 4 | 202 | 99 | 14 |
TOTALE | 4674 | 1225 | 176 |
OSPEDALI | PARTO VAGINALE SENZA COMPLICAZIONI DIAGNOSTICHE | CESAREO SENZA COMPLICAZIONI CLINICHE | CESAREO CON COMPLICAZIONI CLINICHE |
OSP 1 | 8010 | 5095 | 1342 |
OSP 2 | 3722 | 1946 | 216 |
OSP 3 | 4319 | 1589 | 565 |
OSP 4 | 721 | 566 | 164 |
Si consideri, come denominatore e valori di riferimento, che per tutta la Regione Toscana , nello stesso anno, si sono avuti i seguenti numeri di dimissione :
| PARTO VAGINALE SENZA COMPLICAZIONI DIAGNOSTICHE | CESAREO SENZA COMPLICAZIONI CLINICHE | CESAREO CON COMPLICAZIONI CLINICHE |
REGIONE TOSCANA | 25619 | 5700 | 695 |
Le percentuali di dimissioni per parto vaginale senza complicazioni diagnostiche, cesareo senza complicazioni cliniche, cesareo con complicazioni cliniche, negli ospedali da noi considerati rappresentano rispettivamente il 18.25% il 21.50% ed il 25.33% delle equivalenti dimissioni effettuate negli analoghi ospedali presenti in tutto il territorio della regione Toscana. In totale i parti per via naturale effettuati negli ospedali considerati nel presente studio hanno rappresentato il 62% di tutti i parti. Specifichiamo, rispetto al numero totale degli addetti, le diverse qualifiche di appartenenza, le cui mansioni talora si sovrappongono, soprattutto fra medici, infermieri ed ostetriche. Inoltre anche all'interno di una stessa qualifica, pur potendo individuare delle mansioni prevalenti, si possono svolgere funzioni diverse, che comportano ovviamente diverse esposizioni. Gli addetti elencati sono tutti dipendenti degli ospedali, tranne gli addetti alle pulizie, che dipendono da ditte in appalto. Si ritiene comunque utile indicare a seguito la suddivisione quantitativa fra le diverse qualifiche, nelle diverse unità studiate. Operatori, distinti per qualifica
| OSP 1 | OSP 2 | OSP 3 | OSP 4 |
MEDICI | 55 | 15 | 18 | 3 |
OSTETRICHE | 45 | 19 (1part-time) | 19 | 8 |
INFERMIERI | 239 | 32 | 25 | 13 |
OPERATORI TECNICI ASSIST. | 34 | 9 | 5 | 3 |
PUERICULTORI | 2 | - | ||
TECNICI LABORATORIO | 10 | |||
AMMINISTRAT. | 1 | |||
SPECIALIZANDI IN MEDICINA | 40 | |||
ADDETTI PULIZIE (IN APPALTO) | 5 | 8 | 6 | 3 |
TOTALE | 429 | 85 | 73 | 30 |
Il maggior numero di addetti nell' OSP 1 è legata, oltrechè al maggior numero dei reparti, anche alla attività didattica, di formazione e di ricerca, e di laboratorio, che vi si svolge. Pertanto la produttività totale reale si discosta dai valori dei DRG in maggior misura rispetto a quanto già si verifichi per gli altri ospedali. Relativamente alla suddivisione di genere (uomini e donne) dei lavoratori, si hanno solo alcuni dati da cui si evincono indicazioni generali. Fra il solo personale ospedaliero dell' OSP 1 (non universitario) la rappresentanza femminile è più di 5 volte maggiore rispetto a quella maschile. Nell' OSP 4 gli uomini sono solo medici e la prevalenza di medici uomini negli altri ospedali è solitamente maggiore delle donne. Al contrario il personale paramedico è, in queste unità operative, quasi tutto costituito da personale femminile. L' OSP 4, essendo una clinica privata convenzionata con il SSN, conta anche circa una decina di medici che lavorano solo a prestazione, come liberi professionisti. Non sono stati conteggiati gli operatori che prestano la loro opera in appalto non quotidianamente e non in modo continuativo. La registrazione dei dati relativi ai danni è per lo più limitata ad un solo anno o al massimo a tre, perché importanti rimaneggiamenti a cui è andato incontro il S.S.N. negli ultimi anni, si è caratterizzato per grosse latenze nella riorganizzazione di opportuni sistemi di registrazione. Si riportano pertanto in tabella i dati di cui ci è stato possibile disporre. Infortuni e malattie professionali
INFORTUNI | OSP 1 | OSP 2 | OSP 3 | OSP 4 |
Punture da ago O diversa contaminazione | 6 (1997) | 8 (1996) 7 (1997) 6 (1998) | 3 (1998) | Dati non registrati
|
Traumi (schiacciamento, caduta, ferita da taglio od altro..) | 10 (1996) 9 (1997) | 1 (1998) | 1 (1998) | -
|
Ustione (liquido caldo) | - | 1 (1998) | - | |
Lombalgia da sforzo | 2 (1996 e 1998) | |||
In itinere | 5 (1996) | |||
Puntura di vespa | 1 (1998) | |||
MALATTIE PROFESSION. | OSP 1 | OSP 2 | OSP 3 | OSP 4 |
Epatite HBV | 3 (1996-7) | Dati non Pervenuti | Dati non Pervenuti | -
|
Mononucleosi | 1 (1996-1997) | - | ||
Si consideri che i dati relativi a due dei quattro ospedali possono essere in parte sottostimati perché alcuni infortuni che avvengono nei "reparti" o negli "ambulatori" vengono registrati insieme a tutti i reparti e a tutti gli ambulatori della struttura ospedaliera, che comprende molte specialità. A causa delle carenze nelle registrazioni il maggior numero di malattie professionali od infortuni registrati in alcune realtà potrebbe essere dovuto più ad una maggiore accuratezza nella registrazione che ad una maggiore esposizione a rischi. L' OSP 4 (casa di cura privata, ma convenzionata con il SSN) ha recepito tardivamente la raccomandazione di registrare come infortuni anche le contaminazioni che non comportano neppure un giorno di astensione dal lavoro. Nel solo OSP 1 si sono registrati anche infortuni in itinere (auto, bicicletta, treno, scippo mentre camminava). Le malattie professionali non sono state adeguatamente registrate per carenze organizzative, ma anche per il fatto che si tratta per lo più di malattie da rischio biologico (in realtà considerate dall'INAIL come complicanze di infortunio e tradizionalmente insufficientemente o non stimato in Italia), oppure da dolori al rachide lombo-sacrale che, pur comportando assenze dal lavoro, spesso non compaiono come giornate di malattia correlate al lavoro, a meno che non ci sia stato un vero e proprio evento acuto (lombalgia da sforzo). Nella migliore delle ipotesi alcune di queste malattie sono state registrate come cause di servizio. Parlando, ad esempio, con alcune ostetriche che hanno lamentato disturbi legati alle posture incongrue assunte durante l'attività lavorativa, e che hanno comportato giornate di assenza dal lavoro, senza risultare essere correlate al lavoro. Come è stato precedentemente esposto, operatori con qualifiche diverse possono trovarsi esposti allo stesso rischio. Esistono tuttavia "prevalenze" diverse per mansioni o per qualifiche che può valere la pena evidenziare. Ad esempio in uno degli ospedali ove si trova una unità materno infantile oggetto di studio è stato messo in evidenza che il 73% degli infortuni è avvenuto a carico degli infermieri. Presumibilmente anche le ostetriche sono esposte almeno a pari rischio, ma non si dispone di indagini statistiche in merito, vista l'esiguità dei casi registrati. Si riportano a seguito anche i dati INAIL sugli infortuni , registrati per gli anni 1994-1997, in Firenze, riguardanti i servizi sanitari e mortuari, e relativi alle qualifiche di infermiere, operatore, impiegato, ausiliario sanitario, analista e inserviente. Si tratta di 830 infortuni, così suddivisi:
609 per lesioni traumatiche varie (contusione, lussazione, frattura, perdita anatomica);
4 per lesioni da agenti infettivi e parassitari (di cui 1 alla mano, 1 al braccio, 1 alla gamba e 1 al fegato);
49 per lesioni da agenti fisici (calore, elettricità, radiazioni) e sostanze chimiche;
4 per corpi estranei (di cui 3 all'occhio, 1 al naso);
64 per lesioni da sforzo (ernie, lesioni vascolari, lacerazioni muscolari e tendinee).
Le malattie professionali che l'INAIL ha registrato sono state: 5 dermatiti. Sono previsti vari tipi di manutenzione ordinaria e straordinaria che possono riguardare le strutture (edificio), gli impianti di condizionamento, gli impianti di alimentazione di gas medicali, le macchine e le apparecchiature. Questo tipo di manutenzioni viene gestite quasi esclusivamente tramite appalti esterni. All'interno delle aziende sanitarie esistono unità tecniche deputate al controllo e alla gestione delle ditte di manutenzione. La pulizia degli ambienti viene suddivisa fra personale dipendente dell'azienda e dipendenti delle ditte in appalto (più numerosi). Solitamente il personale dipendente effettua la propria opera di pulizie nelle sale parto e chirurgiche. Gli operatori delle ditte di pulizia in appalto lavorano negli spazi comuni (scale, corridoi…). La raccolta dei rifiuti viene effettuata dal personale sanitario dipendente nelle prime fasi e successivamente da personale di ditte in appalto, alcune di esse specializzate. Spetta al personale dipendente la chiusura dei sacchi e lo stoccaggio in appositi locali interni all'ospedale. La ditta che effettua le pulizie ordinarie effettua il ritiro dei sacchi (ma anche la chiusura di quelli rimasti aperti), i quali vengono stoccati in depositi esterni, seguendo i criteri della raccolta differenziata per i rifiuti assimilabili agli urbani, per i rifiuti speciali (per il rischio biologico), per la carta e per il vetro. Altre ditte sono incaricate del prelievo da questi ultimi punti di stoccaggio. Anche lo smaltimento dei rifiuti tossici (solventi) provenienti da tali strutture sanitarie viene gestito per la maggior parte da ditte esterne. Si riporta a seguito la descrizione di alcuni rischi che possiamo considerare trasversali nel comparto in esame, indipendenti o solo parzialmente correlati, in senso quantitativo, alle fasi lavorative esaminate. Rischi strutturali : le condizioni delle strutture murarie in toto, dei pavimenti, delle pareti, delle uscite e delle porte dipendono in buona parte dagli anni di progettazione e costruzione dell'immobile. Le ristrutturazioni degli stessi, seppure importanti, spesso riescono a compensare solo in parte le carenze. La struttura più vecchia (anni di inizio costruzione 1939-45) risente più facilmente della ristrettezza degli spazi. Ciò potrebbe aumentare la probabilità che si verifichino infortuni tipicamente descritti in ambiente ospedaliero quali la caduta, lo scivolamento, lo schiacciamento, sia durante l'accudimento degli ospiti, che trasportando materiale, oppure salendo scale od effettuando la pulizia degli ambienti. La presenza invece di alcune irregolarità nella copertura delle superfici e di alcune infiltrazioni di acqua nei semi-interrati possono comportare soprattutto problemi di tipo igienico-ambientale (agenti biologici e microclima). Si consideri, inoltre, che in condizioni di spazi ristretti si è riscontrata frequentemente la carenza di docce e spogliatoi, adeguati e disponibili nelle immediate vicinanze del luogo di lavoro, per il personale. Rischio elettrico : le numerose apparecchiature elettriche ed elettroniche utilizzate nei reparti, nelle sale e nelle nursery costituiscono un potenziale pericolo per personale e pazienti. Le situazioni di rischio elettrico più immediate possono essere date da presenza di fili scoperti, prese difettose, corto circuiti o contatti negli apparecchi, una messa a terra non ben distribuita. Per il rischio elettrico esistono norme CEI 64-4, che forniscono indicazioni per gli impianti elettrici in locali adibiti ad uso medico e raccomandazioni per ridurre al minimo questo tipo di rischio: controllare periodicamente l'intensità delle correnti di dispersione e l'efficienza del collegamento di terra nelle apparecchiature utilizzate; formare il personale di assistenza a riconoscere situazioni potenzialmente pericolose; servirsi per le riparazioni esclusivamente di personale tecnico specializzato. Nelle unità oggetto di studio, la maggior parte degli impianti elettrici è stata ultimamente revisionata e le apparecchiature sono state sottoposte a controlli periodici più capillari negli ultimi 2 anni. Gli impianti elettrici vengono sottoposti a verifiche semestrali, mentre le verifiche sui gruppi elettrogeni vengono effettuate ogni 1 o 2 settimane. L'esito delle verifiche viene appuntato su appositi registri, in alcuni casi è previsto il potenziamento del gruppo elettrogeno, soprattutto conseguentemente alle più recenti revisioni ed ampliamenti che hanno comportato carenze nelle garanzie di collegamento al gruppo elettrogeno nei casi di emergenza. Rischio incendio : alcune delle strutture analizzate vengono considerate ad alto rischio di incendio in quanto c'è:
- detenzione ed impiego abituale di sostanze pericolose (disinfettanti, solventi, etere, etc…)
- Presenza di zone a maggiore concentrazione di comburente (ossigeno);
- Concentrazione elevata di strumenti ed impianti a rischio elettrico,
- Circostanze dipendenti direttamente od indirettamente dal comportamento umano.
Negli ospedali, ove presente, è stato eliminato l'impianto a gas metano, i fornelli sono stati sostituiti con piastre elettriche, ad eccezione di un laboratorio dove si utilizza gas metano in bombole per il funzionamento del becco di Bunsen. Il materiale infiammabile stoccato dovrà essere rimosso. Esistono estintori (a polveri od ad anidride carbonica nella terapia intensiva), sottoposti a verifica semestrale ed idranti più o meno nuovi, ma in buono stato di manutenzione, a norma UNI-45 ed UNI-70, funzionanti sia in condizioni ordinarie che di emergenza (con gruppo elettrogeno ed eventualmente con pompe diesel ad avviamento manuale). Vengono effettuati controlli periodici di tali strumenti. Solo in un caso gli idranti devono essere sostituiti perché obsoleti.
Negli ospedali sono state formate delle squadre di emergenza ed in alcuni casi viene fatta l'esercitazione annuale. Nell'ospedale strutturato in padiglioni, a causa delle difficoltà strutturali intrinseche, oltreché sulla squadra di emergenza, si punta molto su corsi di formazione di base che interessano capillarmente tutti i dipendenti Non sono presenti certificati di prevenzione incendi o perché è stata presentata la documentazione e si attende il certificato presentato dai vigili del fuoco, oppure perché, a causa delle carenze strutturali, non può essere rilasciato. Sono, pertanto, in corso ed in continua evoluzione piani di emergenza e di evacuazione, mentre si cerca di ovviare alle carenze presenti, ad esempio, attraverso la compartimentazione di alcune aree oppure l'ampliamento di strozzature nelle zone di evacuazione. La segnaletica per l'antincendio e per la evacuazione è adeguata in tutti i presidi ospedalieri. Si fa presente che il rischio incendio è quello di maggiore rilevanza visto la gravità degli effetti che comporta. Rischio da agenti biologici : il rischio potenziale è presente e deve essere valutato nelle strutture sanitarie. Nelle varie fasi lavorative cambia l'entità della possibile esposizione. Si descrivono pertanto a seguito alcuni principi validi per l'intero comparto, rimandando ai documenti di fase le eventuali specifiche. L'esposizione può avvenire per il contatto diretto con i liquidi organici (sangue, urine, liquido amniotico, liquido seminale…) di persone infette e per via aerea. Le infezioni di maggiore rilievo (per frequenza di distribuzione del virus e/o per gravità della malattia che possono comportare) sono rappresentate dalle epatiti (soprattutto HBV), HIV e citomegalovirus; recentemente si è anche riproposto il problema della tubercolosi trasmessa per via aerea. Le contaminazioni con liquidi biologici di cute o mucose degli operatori sono piuttosto frequenti negli operatori della sanità (ad esempio per le punture da ago infetto). Si calcola che il rischio di contrarre l'infezione da HBV dopo contaminazione sia molto variabile (dal 4 al 43%), a seconda della situazione del paziente fonte (HbsAg positivo, HbsAg negativo/anti-Hbe positivo, HbeAg positivo/anti-Hbe negativo). Ai lavoratori non immuni è stata data, nelle aziende esaminate, indicazione ed offerta la possibilità di vaccinarsi contro l'epatite B. Il rischio di contrarre l'infezione da HCV sarebbe compreso fra il 2,7 ed il 10%. Per l'HIV il rischio di contrarre l'infezione sarebbe molto basso (intorno allo 0,5%). In ogni caso vengono forniti dispositivi di protezione individuale per le diverse fasi lavorative e sono state fornite indicazioni comportamentali post-esposizione. Tutto il personale degli ambienti sanitari considerati ha seguito corsi di formazione sulla sicurezza e salute ai lavoratori ed altri specifici per i singoli rischi sono in programma. Riferimenti legislativi validi per tutto il comparto:Norme a carattere generale sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro
DPR 547/55,DPR 302/56, DPR 303/56,DPR 482/75,DLgs 626/94,DLgs 645/96
Antincendio
DPR 577 del 29/7/82 " Regolamento per l'espletamento dei servizi di prevenzione e di vigilanza antincendi"
DM del 13/3/98 " Criteri generali per la sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza nei luoghi di lavoro"Impianti elettrici
DPR 447/91, regolamento di attuazione della L 46/90.
L 186/68 "Disposizioni concernenti la produzione di materiali, apparecchiature, macchinari, installazione ed impianti elettrici ed elettronici". L 791/77 "Attuazione delle Direttive del Consiglio della CE relativa alle garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni limiti di tensione".Norme riguardanti le caratteristiche strutturali delle sale operatorie e delle sale parto:
DCG 20/7/1939, paragrafo 13
DPCM 27/6/1986, art.22 L.132/68"Requisiti per la classificazione degli ospedali e case di cura private"
3- Documento fase/fattore di rischio 3.1 ATTIVITA' AMBULATORIALI La fase di lavorazione Le attività ambulatoriali, intese come fase lavorativa, possono essere suddivise nelle seguenti sotto-fasi:
- Visite mediche: sono ovviamente mirate alle indagini proprie del comparto in esame. Si tratta di colloqui, raccolte anamnestiche, consulenze a cui seguono visite ginecologiche, ostetriche, senologiche a seconda della patologia presentata dalla paziente. Nel corso di tale attività è possibile l'impiego di strumenti molto semplici che vengono a contatto con la cute e/o mucose del paziente ( es. speculum ).
- Trattamenti Diagnostici: prevedono l'utilizzo di macchinari, ad esempio ecografo, colposcopio con laser CO2, tocografo a seconda del quesito diagnostico da risolvere. Sono presenti in questa fase lavorativa un medico specialista ed un infermiere professionale. E' previsto anche l'utilizzo di strumenti invasivi come aghi, cannule, sonde. Alcune di queste attività, fra cui il prelievo di villi coriali e le isteroscopie possono essere svolta in quanto si trovano all'interno di una struttura ospedaliera, per garantire maggiormente i pazienti ( ambulatori assistiti ). L'utilizzo del laser a CO2 sfrutta la possibilità chirurgica di rimozione di tessuti in aree di intervento molto limitate.
- Trattamenti terapeutici: si tratta di semplici prescrizioni sia farmacologiche, sia di invio presso altre strutture quali reparti, sia di eventuali medicazioni nel caso di controlli successivi ad interventi.
- Operazioni amministrative: constano di attività di semplice esecuzione prive di rischi intrinseci.
Attrezzature, macchine ed impianti Le macchine utilizzate sono rappresentate da ecografi, cardiotocografi, colposcopi, lampade da visita, diafanoscopi, elettrocardiografi, bilance pesapersone, monitor, registratori su carta. Non sempre è stato possibile stabilire la data di costruzione. La vetustà stimata è di 19 anni al massimo. In alcune realtà gli apparecchi sono del tutto più recenti. Vengono sottoposti periodicamente a verifiche di conformità alle norme CEI 62-5. L'obbligatorietà della marcatura CE per tali apparecchiature è stata recepita con il DLgs 46/97 ed è in vigore dal 15 Giugno del 1998. Per tale motivo è esiguo il numero di macchine marcate CE presenti nel comparto. Il fattore di rischio Fattori di rischio aggiuntivi ai rischi già descritti nel documento di comparto possono essere rappresentati da: Glutaraldeide: utilizzata per la sterilizzazione a freddo di alcuni strumenti (per esempio per le sonde delle colposcopie e delle isteroscopie. E' un irritante per la cute (dermatiti) e le mucose (congiuntive, irritazione delle vie respiratorie superiori). Radiazioni non ionizzanti: è possibile l'esposizione a ultrasuoni e a campi elettromagnetici, ma il rischio non è dimostrato. Il laser a CO2 ha una emissione a lunghezza di 10600 nm, una penetrazione superficiale e un meccanismo di interazione con i tessuti di tipo termico. L'entità del danno si esplica soprattutto a livello cutaneo. Il rischio per l'operatore è solo ipoteticamente legato ad improbabili infortuni. Rischio biologico: può essere legato al contatto diretto dell'operatore con la cute e con le mucose delle assistite oppure a incidenti nelle manovre che prevedono l'utilizzo di aghi e sonde. L'entità del rischio è essenzialmente bassa. Il contatto diretto con le mucose viene evitato tramite guanti (di nylon o al lattice a seconda del tipo di operazioni) e gli interventi che prevedono l'uso di aghi sono programmati e di numero esiguo. Inoltre le caratteristiche di potenziale contagiosità della paziente sono solitamente conosciute attraverso esami preliminari. Non esistono dati relativi al rischio biologico specifici sugli ambulatori. Fattori ergonomici. Rientrano fra questi i problemi posturali legati all'utilizzo delle sonde dell'ecografo e del colposcopio. Vengono prevalentemente interessati il rachide (cervicale e lombare) e l'arto superiore dominante. Affaticamenti visivi sono legati all'utilizzo dei monitor o di lenti ottiche. I rischi che si possono riscontrare negli ambulatori devono essere rivalutati con maggiore attenzione per le lavoratrici in gravidanza, anche in considerazione delle attività precipue della singola gestante. Riferimenti legislativi : in mancanza di una normativa nazionale per l'emissione laser, si fa riferimento ai limiti di esposizione (EMP) diretta occhio e cute, indicati nelle attuali normative internazionali: IEC WS 825-84 e USA ANSI Z 136.3-1988. Il rischio esterno L'unico rischio che può essere trasmesso all'esterno è quello da agenti biologici nelle operazioni di trattamento dei rifiuti che viene trattato nella fase relativa alle attività di pulizia.
- visite mediche: si tratta di visite ostetriche, ginecologiche e neonatologiche. Si verificano contatti con cute e mucose delle degenti e dei neonati.
- Trattamenti diagnostici: raramente ci si avvale di apparecchiature elettromedicali durante la visita in reparto delle degenti. Solitamente è la paziente che viene trasferita agli ambulatori (anche se esistono ambulatori che strutturalmente si trovano dentro il reparto e sono destinati alle sole degenti). Diversa è la situazione per i neonati. Nei reparti di neonatologia vengono utilizzate apparecchiature di diagnosi e di terapia, più o meno complesse a seconda del livello di specializzazione del centro.
Numerosi sono invece i prelievi venosi, per lo più superiori a 15 nell'arco della giornata e spesso effettuati in situazioni di emergenza.
- Trattamenti terapeutici: le terapie possono essere sistemiche o locali. In alcuni reparti di ginecologia vengono effettuate terapie endovenose o intraperitoneali con antiblastici. Si effettuano inoltre medicazioni di ferite. Nei reparti di neonatologia vengono effettuate anche la fototerapia e l'ossigenoterapia; in quelli più specializzati si effettuano anche operazioni di rianimazione che prevedono l'intubazione endotracheale e la respirazione assistita del neonato.
- Assitenza personale alle pazienti: prevede le operazioni di ausilio alla pulizia personale, la distribuzione dei pasti, la movimentazione delle pazienti sia nei cambi di posizione al letto, sia negli spostamenti dalla sala operatoria al reparto.
- Assitenza al neonato: il trasporto dei neonati alle madri può essere effettuato tramite culle singole oppure collettive. I neonati che lo necessitano vengono alimentati artificialmente. Si effettuano le operazioni di pulizia personale e la misurazione dei parametri antropomorfi (peso, altezza, circonferenza cranica...).
Le neonatologie sono costituite da unità di primo livello, nell'OSP 4, in grado di garantire assistenza alle gravidanze e ai neonati fisiologici, nelle quali avvengono meno di 1000 parti/anno. Le neonatologie di secondo livello sono state trovate in due ospedali e sono in grado di assistere gravidanze e parti a rischio, nonché tutti i nati con patologie che non richiedono ricovero presso un terzo livello di cura; il numero dei parti è superiore a 1000/anno. Le neonatologie di terzo livello sono centri regionali che espletano cure intensive per un bacino di utenza di circa 6000 parti/anno; sono dotate di unità di terapia intensiva e subintensiva sia ostetrici-ginecologica che neonatale.
Le unità di primo e secondo livello sono dotate di un laboratorio neonatale attivo 24 ore su 24 e che permette un'esecuzione rapida di esami (emogas, PH). Nei secondi livelli vi è inoltre la possibilità di effettuare terapie endovenose, incennulamento dei vasi ombelicali, alimentazione enterale o oro-gasto-digiunale e di praticare l'ossigeno-terapia. Uno degli ospedali visitati presenta una neonatologia di "terzo livello plus" ed è inserito nell'area di emergenza-urgenza, che presuppone una pronta disponibilità per le terapie intensive, le diagnostiche di laboratorio e quelle strumentali. Vengono ospitati neonati di peso inferiore a 1500 grammi, di età gestazionale inferiore alla 31° settimana, che necessitano di ventilazione meccanica e che presentano compromissione delle funzioni vitali che richiedono interventi diagnostici e terapeutici invasivi.Attrezzature, macchine e impianti. Nei reparti di neonatologia si ritrovano incubatrici, lampade UV per la fototerapia, tende per l'ossigenoterapia, per la ventilazione assistita, monitor, apparecchi per aereosol, birilubinometri, elettrocardiografi, lampade da visita, pulsossimetri, mastosuttori, ventilatori automatici, umidificatori, stimolatori di sensibilità, laringoscopi e broncoscopi a fibre ottiche (quest'ultimi soltanto nelle neonatologie di terzo livello). La vetustà massima stimata per tali apparecchiature è di 18 anni. Ma la maggior parte di essi è di recente acquisizione. Vengono sottoposti periodicamente a verifiche di conformità alle norme CEI 62-5. L'obbligatorietà della marcatura CE per tali apparecchiature è stata recepita con il DLgs 46/97 ed è in vigore solo dal 15 Giugno del 1998 e pertanto il numero di macchine marcate CE è limitato a poche di esse. Il fattore di rischio Sostanze pericolose e agenti chimici. Talora la glutaraldeide viene utilizzata per la sterilizzazione a freddo degli strumenti, lo ioduro di potassio per la sterilizzazione di parti del colposcopio, la formalina può essere utilizzata per la conservazione di pezzi anatomici (precedentemente prelevati nelle sale) prima dell'invio alla anatomia patologica. Tali sostanze sono irritanti e, nel caso della formalina, si consideri la presenza all'interno di formaldeide, probabilmente cancerogena (la formaldeide è classificata dalla IARC appartenete al gruppo IIA). L'esposizione alle suddette sostanze è contenuta od occasionale. Utilizzo di antiblastici. In uno degli ospedali c'è un reparto di oncoginecologia, dove vengono trattate le pazienti ricoverate o in regime di day hospital. Tale reparto è stato completamente ristrutturato. La preparazione dei farmaci viene fatta in loco, in ambiente separato, sotto cappa a flusso laminare verticale, e seguendo le norme di buona prassi. Esistono percorsi separati per il trasporto dei farmaci da tale stanza a quelle di somministrazione, rispetto ai corridoi di passaggio delle pazienti. Occhiali, guanti e maschere vengono utilizzati sia per la preparazione che per la somministrazione. In modo occasionale e legato a situazioni di emergenza possono essere somministrati (e talora, ma ancor più raramente preparati) anche in altre realtà. In quest'ultimo caso la preparazione avviene su un normale piano, utilizzando i dispositivi di prevenzione individuali. Gli antiblastici sono dotati di potere irritante a carico di cute e mucose. Possono provocare effetti tossici locali (flebiti, allergie) e sistemici (shock e tossicità su organi). Negli antiblastici, in modo variabile, sono stati evidenziati effetti cancerogeni, teratogeni e mutageni. Gli effetti avversi dei farmaci antiblastici non sono completamente dose correlati, ma possono variare in base alla suscettibilità individuale. Questo significa che per gli operatori esposti al rischio occorre prevedere le massime garanzie. In buona sostanza si sono riscontrate le seguenti possibilità:
- Regolare somministazione e preparazione con presenza di mezzi protettivi ambientali e personali efficaci.
- Preparazione e somministrazione occasionale con presenza di mezzi protettivi di cui non è stato possibile valutare l'efficacia.
Radiazioni ultraviolette: nelle neonatologie esistono unità di fototerapia per il trattamento della iperbirilubinemia del neonato. Vengono utilizzate lampade e/o copertine. Le lampade utilizzate sono solitamente a luce blu, nello spetto compreso fra 400 e 490 nanometri. Gli occhi del neonato, sottoposto a trattamento sino ad un massimo di 72 ore, vengono regolarmente protetti da mascherine. Non si sono riscontrati schermi per gli operatori. Talora, ma non sempre, quando è necessario visitare od assistere il neonato, viene temporaneamente interrotta l'emissione luminosa. Le copertine sono composte da un generatore di luce e di una placca a fibre ottiche (luce fredda ad intensità luminosa regolabile) da applicare al corpo del neonato. Possono essere utilizzate in alternativa alla lampada o contemporaneamente, per potenziarne l'efficacia. Le lampade fluorescente a luce blu possono presentare l'inconveniente di risultare fastidiose per il personale di assistenza (in alcuni casi, e soprattutto per la notte, si dotano di opportuni occhiali schermati) e di non permettere un perfetto controllo visivo del neonato. Potrebbe risultare utile montare contemporaneamente lampade a luce blu e a luce bianca, nella stessa unità irradiante. Agenti biologici: il rischio di contaminazione per le fasi che prevedono un contatto fra cute dell'operatore e la cute, le mucose o lesioni di continuo del paziente è sostanzialmente contenuto se si utilizzano adeguati mezzi di protezione individuale (camici e guanti). Più rischiose risultano invece altre operazioni: o per la possibilità di infortuni (punture da ago o schizzi) oppure per la quantità di materiale contaminante con cui si può venire in contatto in un singolo infortunio. Queste situazioni si possono verificare oltreché nelle venipunture, nelle operazioni di rianimazione del neonato nelle neonatologie di terzo livello, nei parti precipitosi, nella amnioressi e nel secondamento, quando questi si verificano e vengono fatti nei reparti di ostetricia o al di fuori delle sale parto. Numerose attività che espongono al rischio biologico avvengono in situazioni non sempre programmabili, sebbene anche effettuate in ambienti idonei. Movimentazione dei carichi: Il sollevamento e la movimentazione dei pazienti sono in questi reparti abbastanza contenuti, in quanto la maggior parte dell'utenza è costituita da donne giovani ed autosufficienti. Nei reparti di ginecologia si è rilevata la presenza di barelle, su cui viene effettuato il trasporto della paziente dalla sala operatoria al reparto, non regolabili in altezza per cui il passaggio al letto di degenza deve essere effettuato manualmente da, ove possibile, 2 operatori. Nell'ospedale dove è presente il reparto di oncoginecologia a volte è necessario movimentare manualmente alcune pazienti terminali non autosufficienti. Nelle neonatologie , vengono talora utilizzate culle collettive, dotate di ruote, per il trasporto contemporaneo di 4-5 neonati, ai reparti di degenza delle madri. I carrelli pesano circa 20 Kg, e vengono movimentati compatibilmente con l'orario delle poppate. La percentuale di pazienti non autosufficienti è bassa , pertanto la movimentazione senza ausilii meccanici viene effettuata con frequenza non elevata . La postura è prevalentemente in piedi, talora si assumono posture incongrue ( piegamenti, accovacciamenti). Gli interventi Fra gli interventi intrapresi nell'ultimo anno per ridurre i rischi è da menzionare:
- l'adeguamento dei letti di degenza con le caratteristiche per la movimentazione corretta dei pazienti (letti basculanti), soprattutto nei reparti ove sono presenti pazienti non autosufficienti.
- La proposta di acquisto di barelle regolabili per mantenere lo stesso piano tra la barella ed il letto operatorio e tra la barella ed il letto di degenza.
- L'utilizzo da parte del personale dei reparti di contenitori rigidi per gli aghi, con preferenza per
quelli cilindrici che permettono un riempimento verticale meglio distribuito rispetto a quelli cubici.
- Inoltre è stato fatto divieto di preparare e somministrare antiblastici nei reparti di ostetricia e ginecologia.
- La ristrutturazione del reparto di oncoginecologia sino all'attuale assetto.
Riferimenti legislativi In aggiunta alle norme indicate nel comparto riguardanti la prevenzione del rischio incendio,si riportano di seguito delle aggiunte per la prevenzione di tale rischio nelle terapie intensive di neonatologia: Circolare Min. dell'Interno del 31/3/82, n. 8351/4122; DPR 8682 n.524, GU n. 218 del 10/8/82, Circolare Ministeriale 31 del 31/8/78, DM 20 Luglio 1939, Circolare del Ministero degli Interni 91 del 14/9/61, I farmaci antiblastici non rientrano, a rigore, nel campo di applicazione del Dl.vo 626/94 e successive modifiche ( DL.vo 242/96), in quanto, essendo farmaci, non sono etichettati con le frasi di rischi R45 e R49.Alcuni autorevoli ricercatori italiani hanno sottoscritto un documento di consenso per richiedere che tali farmaci vengano integrati a pieno titolo fra i cancerogeni previsti dal DL.vo 626/94. La Regione Toscana ha elaborato delle linee guida per il loro utilizzo. Il Rischio esterno. Problemi particolari si pongono per lo smaltimento dei farmaci ed in particolare per gli antiblastici per i quali sono previsti procedure e protocolli di disattivazione e smaltimento; la inattivazione delle deiezioni delle pazienti, del materiale utilizzato e contaminato, dei contenitori, delle lenzuola, ecc. o viene inattivato con ipoclorito di sodio al 10% prima di essere eliminate o dove non è possibile tramite lo smaltimento in contenitori rigidi ermeticamente chiusi. Il materiale a perdere viene smaltito tramite gli appositi contenitori ermetici riportanti la scritta che identifica il tipo di rischio. Per quanto riguarda il rischio da agenti biologici si rimanda al documento di comparto.§ non compatibilità fisica (obesità) alle manovre
§ non condivisione delle motivazioni
§ scarsa fiducia sulle garanzie di sicurezza in questo tipo di attività da parte di ostetriche, ginecologi o madri.