PROFILO DI RICHIO N EL
COMPARTO: MINUTERIE METALLICHE
FLOW-CHART
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MINUTERIE METALLICHE
1.
COMPARTO
DJ – 28.75.3
2.
CODICI ISTAT (ATECO 91)
3.
CODICE ISPESL
(riservato all’ufficio)
ZONA DI RILEVAZIONE
4.
NAZIONALE
5.
REGIONALE
ASL PROVINCIA DI BERGAMO
6.
PROVINCIALE
ASL PROVINCIA DI BERGAMO
7.
USL
2001
8.
ANNO DI RILEVAZIONE
9. NUMERO
ADDETTI TOTALI (2001): 924
170
9A. IMPIEGATI:
754
9B. OPERAI:
56 vedi elenco allegato
10. NUMERO DI
AZIENDE
SERVIZIO P.S.A.L.
11. STRUTTURA
DI RILEVAZIONE
ASL
PROVINCIA DI BERGAMO
12.
REFERENTE: Bruno Pesenti Responsabile Servizio PSAL – ASL BERGAMO
Servizio PSAL – ASL BERGAMO – Via PAGLIA, 40
INDIRIZZO:
24100
CAP:
CITTA’:
BERGAMO
BG
PROVINCIA:
035-385367
TELEFONO:
035-385315
FAX:
bpesenti@asl.bergamo.it
E-MAIL:
13. INFORTUNI
(1996-1990):
285 0
TOTALE: DI
CUI MORTALI
14. MALATTIE
PROFESSIONALI: una
DENOMINAZIONE
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N° CASI
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COD. INAIL |
Dermatite
allergica da contatto con oli minerali |
1 |
42.02 |
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DOCUMENTO COMPARTO
Il comparto concerne la produzione di particolari metallici di precisione per l’industria manufatturiera ed il terziario. Si tratta di articoli di tornitura di piccole e piccolissime dimensioni e di natura molto diversificata, utilizzati per essere assemblati come componenti di macchine, impianti, attrezzature in genere più complesse, oppure commercializzati tal quali.
Per la fabbricazione vengono solitamente utilizzati
metalli quali acciai speciali, leghe di alluminio, ottone, rame, ecc.
Industrialmente, il comparto rientra in quello più
generale dei prodotti in metallo (codice ISTAT DJ) e, più specificamente, in
quello della fabbricazione di altri prodotti metallici n.c.a. (ISTAT 28.75).
La lavorazione parte dall’acquisizione di barre
metalliche a sezione cilindrica, esagonale, quadrata di varie dimensioni, sulle
quali vengono effettuate delle parziali operazioni di tornitura, con torni ad
avanzamento automatico della barra in lavorazione. Si tratta di macchine sia di
vecchia concezione, impiegate insieme ad altre più moderne “a controllo
numerico”, fino ai “centri di lavorazione”. Questi ultimi compiono in
automatico anche le ulteriori lavorazioni di fresatura, alesatura, foratura,
filettatura, zigrinatura, ecc., che invece su torni tradizionali avviene con il
passaggio del pezzo al reparto “riprese”, dove i particolari subiscono su altre
macchine (transfer) le lavorazioni di cui sopra.
Le aziende indagate sono presenti nel territorio
dell’ASL della provincia di Bergamo, che comprende l’intera provincia di
Bergamo. Non si tratta quindi di un comparto né territorialmente omogeneo, né
tanto meno con produzioni tipiche.
Il campione si presenta, comunque, composto da
aziende perlopiù medio-piccole, con molte realtà produttive di tipo familiare
(al massimo con 1-2 addetti) accanto a poche altre di maggiore rilevanza, anche
con 200-300 addetti; la presenza di addetti con ruolo impiegatizio,
specialmente nelle aziende di media
dimensione, è dovuto alla fase di progettazione computerizzata (AutoCAD).
I prodotti finali di ciascuna delle aziende,
presenti nel comparto considerato, possono differenziarsi grandemente le une
dalle altre (viti, bulloni, chiodi, rivetti, portachiavi, anelli, ecc.).
L’intervento
ha riguardato l’analisi di 56 aziende, stimabili ad un terzo del totale delle
aziende (150) afferenti al comparto e presenti sul territorio indagato; gli
addetti totali delle 56 ditte sono riferiti agli anni 1996 – 1997 – 1998 – 1999
– 2000 –2001 (vedi tabella n° 1)
.
Da
questa emerge che il numero degli occupati risulta in aumento, dato confermato
anche dall’andamento delle ore lavorate (tabella n°2).
-
La
situazione infortunistica
Dal registro infortuni delle
aziende si è ricavato un danno rilevato pari a 285 infortuni negli anni 1996 –
2000. L’andamento del numero degli infortuni suddiviso per anno di accadimento
è rappresentato nella tabella n° 3.
Si evidenzia un andamento
pressoché costante nel tempo. Non sono stati rilevati infortuni mortali.
I relativi indici
infortunistici evidenziano un andamento altalenante, con una diminuzione (I.F.,
tabella 4, e I.I., tabella 5) per l’anno 2000, pur in presenza di valori
comunque superiori a quelli di riferimento (I.F. = 2 ).
I dati INAIL disponibili, per l'intera provincia di Bergamo (ora coincidente con l'ASL della provincia di Bergamo) riguardano l'intero comparto "Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo" (Codice ISTAT 91: DJ) , e sono i seguenti (Tabella 6):
Si evidenzia un trend, del
numero di infortuni, in diminuzione. Il raffronto tra gli indici di incidenza
del campione indagato e gli indici di incidenza ricavati dai dati INAIL
dell’intero comparto DJ “Produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in
metallo” non evidenziano sostanziali difformità, pur considerando che il
comparto INAIL comprende anche attività che in letteratura sono considerate a
maggior rischio infortunistico.
-
Le
malattie professionali
Per quanto riguarda le
malattie professionali, è stata rilevata, nel comparto indagato, una sola
malattia professionale, Dermatite Allergica da Contatto, causata da oli
minerali.
Tale dato è sicuramente
espressione di una sottostima anche rispetto ai dati forniti dall’INAIL nel
periodo 1996-2000 (vedi tabella 7), questi ultimi per la maggior parte sono
composti da ipoacusie (circa il 50%) e per il rimanente da dermatiti allergiche
da contatto, più altre patologie di sospetta natura professionale.
Si ritiene quindi che i dati
forniti dalle aziende del nostro campione non siano assolutamente
rappresentativi della situazione reale, probabilmente anche a causa di una
scarsa attenzione da parte dei vari servizi sanitari aziendali nel ricercare e
segnalare le patologie professionali proprie del settore indagato.
A questo proposito si veda
il punto riguardante la classificazione dei programmi di sorveglianza
sanitaria.
I dati sulle malattie
professionali forniti dall’INAIL sottostimano anch’essi il numero delle
patologie dovute ai traumi cumulativi; il motivo di questa sottostima è dovuto,
probabilmente, ad una carenza legislativa introdotta dal DPR 336/94, che ha
eliminato dalla lista delle malattie professionali la voce riguardante la
patologia sui “tessuti molli”.
Tali patologie professionali
sono in crescita negli Stati Uniti d’America ed nei principali paesi
industrializzati della C.E.
-
Le
fasi di lavorazione
Fase
1 – Stoccaggio materiali
Le barre di metallo, di lunghezza variabile tra 4 e 6 m, arrivano in azienda in pacchi reggiati, i quali vengono scaricati dai pianali degli automezzi con l’impiego di carrelli elevatori, e trasportati all’interno dei magazzini. Qui i pacchi di maggiori dimensioni vengono suddivisi in altri di minore dimensione, dopo apertura delle regge e nuova legatura manuale in funzione della suddivisione prevista.
A questo punto i nuovi pacchi così ottenuti vengono nuovamente prelevati (con carrello elevatore o transpallets) e depositati orizzontalmente su apposite rastrelliere, divisi in funzione della tipologia merceologica.
In piccole realtà produttive, e quindi con minori spazi di immagazzinamento, le barre, dopo essere state slegate, sono trasportate manualmente e posizionate verticalmente, a seconda della tipologia, in apposite rastrelliere.
Fase
2 – Prelevamento e distribuzione materiali
Uno o più magazzinieri (a seconda delle dimensioni aziendali) prelevano con carrelli elevatori o transpallets, in relazione all’ordine di lavorazione, i quantitativi di barre necessari da posizionare in prossimità del caricatore della singola macchina, dove l’addetto alla macchina, manualmente provvede ad alimentare il caricabarre.
Nelle piccole realtà, il prelievo delle barre avviene ad opera dei singoli addetti alle macchine, i quali manualmente le trasportano dalle rastrelliere verticali in prossimità dei caricabarre.
Qualora necessiti una
preparazione preliminare delle barre, gli addetti provvedono ad “intestarle” utilizzando un piccolo tornio orizzontale,
al fine di sagomare l’inizio della barra, così da rendere più facile
l’inserimento della stessa dal caricabarre al tornio automatico (fase 4).
Si tratta di una fase di
lavoro trasversale rispetto al ciclo produttivo, in quanto ha lo scopo di
preparare e adeguare, in relazione alla lavorazione richiesta, le singole
macchine e gli utensili di lavorazione.
Viene effettuata esclusivamente da personale qualificato e dedicato, in grado di utilizzare macchine di precisione (fresatrici, piccoli torni, trapani, ecc.) per la preparazione di “camme” particolari, o per la messa a punto di macchine a controllo numerico.
La fase lavorativa viene svolta sia in piccoli reparti di officina meccanica, dove avviene la realizzazione del particolare meccanico o della modifica dello stesso, che poi viene allestito direttamente sulla macchina di produzione, mediante utensili manuali.
Le barre, caricate singolarmente sui caricabarre, alimentano il tornio, che esegue in automatico e sequenzialmente la tornitura di una parte di barra metallica; a tornitura ultimata, sulla stessa macchina il pezzo viene diviso dall’intera barra, così da costituire il singolo pezzo di produzione.
Le minuterie, così ottenute, cadono in un cestellino di raccolta sottostante, oppure su un piccolo nastro trasportatore, che allontana il pezzo dalla macchina scaricandolo a breve distanza in un cestellino raccoglitore analogo al precedente.
Il raccoglitore è forato così da permettere lo sgocciolamento dell’olio intero, utilizzato come lubrorefrigerante, dalle minuterie.
Gli addetti provvedono alla pulizia delle macchine, al rabbocco dell’olio intero (utilizzato come lubrorefrigerante) e all’allontanamento degli sfridi di lavorazione.
Le minuterie ottenute dalla fase di tornitura, convenientemente separate dagli sfridi di lavorazione mediante vibrovagliatura, vengono raccolte in contenitori, trasportati manualmente in prossimità delle macchine (denominate “transfer”).
L’addetto provvede
manualmente ad alimentare il caricatore automatico del transfer, sul quale il
pezzo subisce una rifinitura mediante fresatura, foratura, alesatura, ecc..
La minuteria viene scaricata in automatico e raccolta con i sistemi già visti in tornitura.
Gli addetti provvedono alla pulizia delle macchine, al rabbocco dell’olio intero (utilizzato come lubrorefrigerante) e all’allontanamento degli sfridi di lavorazione.
Si tratta di una fase complessa, che implica differenti modalità esecutive a seconda delle caratteristiche finali della minuteria. Indicativamente, in questa fase avvengono le seguenti lavorazioni:
-
centrifugazione
di sfridi e minuterie per il recupero dell’olio intero effettuata in
centrifughe a carico/scarico perlopiù manuale
-
vibrovagliatura,
per la separazione delle minuterie dagli sfridi, effettuata in vibrovagli
meccanici
-
lavaggio
a caldo con solventi delle minuterie per l’asportazione fine dell’olio, con
impiego di “lavatrici” discontinue a caricamento manuale. Nelle piccole realtà
il lavaggio viene effettuato perlopiù a freddo in apposite vasche chiuse, dove
i cestelli con le minuterie ruotano immersi in solvente
-
eventuale
burattatura, per l’asportazione di bave dalle minuterie o lucidatura delle
medesime, in buratti con materiali ceramici o di altra natura
-
lavaggio
finale con detergenti a base di saponi o protettivi di ossidazione. Questa
lavorazione viene effettuata “a caldo”, in lavatrici a caricamento discontinuo
o automatico
-
raccolta
finale in contenitori (scatole metalliche) , per il successivo invio al
controllo qualità e al confezionamento
Questa fase implica la verifica dimensionale, a campione, del pezzo di minuteria, e può essere effettuata direttamente in produzione, dopo la tornitura o la rifinitura transfer (per eventuali messe a punto della macchina), e al termine del ciclo, per la verifica sul prodotto finito, redigendo un rapporto di qualità.
Si utilizzano apparecchiature per il controllo dimensionale e di superficie, dislocate in appositi locali o, per le piccole aziende, in spazi appositi in reparto.
Questi controlli possono essere svolti da personale dedicato, oppure, per le piccole realtà, dagli stessi addetti alla produzione.
E’ l’ultima fase del ciclo di produzione: il prodotto finito, proveniente dal reparto lavaggio, viene confezionato (a peso o a numero) in scatole di cartone e convenientemente imballato.
L’addetto effettua la pesatura manuale, su bilance meccaniche o elettroniche o il conteggio delle minuterie, e prepara le confezioni per la spedizione, tramite autrasportatori interni o corrieri.
Si tratta di una fase
presente solo in realtà aziendali rilevanti, effettuata da personale altamente
specializzato (disegnatori meccanici, progettisti). Si impiegano software
dedicati (AutoCAD), su adeguati supporti informatici (PC, plotter, ecc.) e in ambienti
a destinazione specifica (uffici di progettazione).
Anche questa è una fase trasversale al ciclo produttivo, che vede il personale addetto, solitamente meccanici manutentori specializzati, provvedere al mantenimento nel tempo dell’efficienza delle macchine di produzione e relativa impiantistica (impianti elettrici e di aria compressa).
Si tratta di manutenzioni di tipo preventivo, a scadenze preordinate, oppure “a guasto”, su richiesta dell’addetto alla macchina.
Vengono effettuate anche
rabbocchi periodici dell’olio lubrificante degli organi di trasmissione, mentre
l’olio lubrorefrigerante viene rabboccato direttamente dall’operatore addetto
alla macchina di produzione.
-
I
principali fattori di rischio infortunistico
Tra gli agenti di rischio
infortunistici sottolineiamo in particolare il frequente contatto con gli organi lavoratori delle macchine
utensili, soprattutto su quelle più tradizionali e di vecchia concezione (si
può stimare che le macchine marcate CE rappresentino circa il 20% del parco
macchine esistente).
Altro fattore di rischio è
la frequente caduta a terra per
scivolamento, dovuto alla presenza sui pavimenti di oli impiegati con le
macchine, specialmente durante la movimentazione manuale dei carichi, in
particolare per gli addetti al lavaggio pezzi e recupero oli, durante le
operazioni ripetitive di carico e scarico delle macchine, da destinare ai
successivi reparti di controllo, confezionamento e spedizione.
Ancora, rilevante è l’agente di rischio legato alla movimentazione manuale dei materiali, soprattutto le fasi di stoccaggio prelevamento, di asservimento alle macchine e lavaggio pezzi.
Tra gli agenti di rischio fisico, chimico e biologico se ne individuano quattro principali:
-
il
rumore, legato principalmente
all’impiego di barre sagomate (esagonale, quadrate, ottagonali,ecc.) la cui
rotazione comporta una produzione per impatto con il caricabarre (specialmente
macchine di tipo meno recente) e in relazione all’alta concentrazione di macchine
presenti. In particolare, nei reparti di produzione (fasi 4, 5 e 6) si sono
rilevati livelli di esposizione mediamente compresi tra 85 e 90, e per la fase
4 anche livelli superiori a 90 dBA di Lep,d.
-
l’esposizione
a aerosol e nebbie di oli interi
risulta solo parzialmente contenuta su macchine più moderne dotate di
aspirazioni localizzate e comunque i dati delle indagini ambientali evidenziano
concentrazioni inferiori ai TLV ACGIH di riferimento.
-
la
presenza di solventi nocivi,
utilizzati nei reparti di lavaggio in apparecchiature prevalentemente a ciclo
chiuso o dotate di aspirazioni localizzate.
Importante anche il rischio di contatto, durante la
manipolazione dei pezzi, sia con solventi che con oli interi.
-
il rischio biologico da esposizione a spore
tetaniche, in caso di ferite nella manipolazione dei materiali metallici, e di
proliferazione batterica in caso di infrequente sostituzione degli oli. Si
tratta di un rischio trasversale alle varie fasi lavorative, ad esclusione della
fase di progettazione (impiegati), e come tale si è scelto di non descriverlo
ulteriormente nello specifico documento fasi-fattori di rischio.
Può essere contenuto, per
quanto riguarda il tetano, solo mediante accurato controllo dell’effettuazione
dei cicli di vaccinazione antitetanica, mentre per quanto riguarda il possibile
contatto con oli potenzialmente contaminati, malgrado gli stessi contengano biocidi, l’unica
precauzione da adottarsi è la frequente sostituzione degli oli esausti.
Per quanto riguarda i rischi trasversali-organizzativi, il più importante è legato alla ripetitività delle operazioni di asservimento alla macchina e la frequente necessità dei controlli sui pezzi lavorati.
- Valutazione dei Programmi di sorveglianza sanitaria
Dai dati raccolti, si è evidenziata una sola denuncia di malattia professionale.
Questo fatto ci ha spinto a richiedere a tutte le aziende selezionate l’invio dei Programmi di Sorveglianza Sanitaria attuati presso ciascuna unità produttiva, mediante apposito modello di risposta.
Sulle 56 aziende indagate, 37 hanno risposto utilizzando i modelli previsti.
Questi ultimi sono stati poi classificati utilizzando una griglia con tre giudizi di merito: negativo, migliorabile e positivo.
Due soli piani sanitari sono stati classificati come “positivi”, 12 sono stati classificati “migliorabili” mentre 23 hanno ricevuto un giudizio “negativo”.
Per quanto riguarda il giudizio “negativo”, si è evidenziata in particolare una completa non considerazione del rischio biologico (vaccinazioni antitetaniche) una scorretta programmazione della tempistica degli accertamenti sanitari preventivi e periodici (tabella allegata al DPR 303/56 ed art 4 D.Lgs. 626/94).
I programmi sanitari con giudizio: “migliorabile”, sono stati classificati in questo modo perché proponevano solitamente una eccessiva ripetizione di esami integrativi perlopiù non sempre mirati ai rischi presenti nel settore produttivo indagato.
Capitolo 1 – “ La fase di lavorazione”
Le barre di metallo, di lunghezza variabile tra 4 e 6 m, arrivano in azienda in pacchi reggiati, i quali sono scaricati dai pianali degli automezzi con l’impiego di carrelli elevatori, e trasportati all’interno dei magazzini. Qui i pacchi di maggiori dimensioni sono suddivisi in altri di minor volume, dopo apertura delle regge e nuova legatura manuale in funzione della suddivisione prevista.
A questo punto i nuovi pacchi così ottenuti sono nuovamente prelevati (con carrello elevatore o transpallets) e depositati orizzontalmente su apposite rastrelliere, divisi in funzione della tipologia merceologica.
In piccole realtà produttive, e quindi con minori spazi d’immagazzinamento, le barre, dopo essere state slegate, sono trasportate manualmente e poste verticalmente, secondo la tipologia, in apposite rastrelliere.
Carrelli elevatori elettrici – Carrelli elevatori speciali per scaffalature - Transpallets manuale – Carrelli a culla manuali per trasporto barre – Cesoie per il taglio delle regge – Reggiatrici manuali per la legatura dei fasci delle barre dopo il prelievo delle stesse – Scale portatili per l’accesso alle rastrelliere.
Per quanto riguarda le macchine di movimentazione, si stima un 10/15 % di macchine con marcatura CE, le altre sono macchine, indicativamente, di 10-20 anni.
E’ dovuto principalmente alla movimentazione dei carichi, manuale e non, nelle sue componenti che sono da riferire:
- all’idoneità dei mezzi di sollevamento e trasporto e delle attrezzature (in particolare, per i primi si è rilevato che gli stessi sono idonei);
- alle corrette modalità esecutive delle operazioni che devono essere eseguite da personale specializzato (adeguatamente formato), in relazione al rischio d’urti e schiacciamenti, di caduta dei carichi durante la movimentazione e lo stoccaggio degli stessi sulle rastrelliere, di contatto con i materiali imbrattati d’oli;
- all’adeguatezza degli spazi di manovra e degli ambienti d’immagazzinaggio;
- al rischio di fulminazione per contatto accidentale con parti in tensione (lampade d’illuminazione non protette contro gli urti) durante la movimentazione verticale di barre;
- all’eventuale ingombro delle vie di fuga da utilizzare in caso d’emergenza.
- all’eventuale esposizione a rumore dovuta alla non separazione di questa fase rispetto ai reparti produttivi
Si rileva inoltre un rischio legato alla movimentazione manuale dei carichi, nello stoccaggio verticale delle barre, operazione che comporta rischi di lesioni dorso-lombari e che può riguardare operatori specifici od occasionali (secondo le dimensioni aziendali), addetti a tale mansione per tempi anche rilevanti e con impegno fisico ragguardevole. In queste operazioni è possibile incorrere anche in schiacciamenti degli arti superiori nelle fasi d’appoggio e sollevamento delle barre, e degli arti inferiori in caso di caduta accidentale dei materiali medesimi.
Gli impianti elettrici e di messa a terra si presentano (generalmente) idonei, con adeguata certificazione di conformità e verifiche periodiche eseguite.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati della letteratura o dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibili agli apparati bersaglio: muscolo-scheletrico, uditivo e cutaneo.
Si è rilevato un numero d’infortuni nella fase pari a circa l’8% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente alla movimentazione dei materiali; nessuna malattia professionale.
Per quanto riguarda l’idoneità dei mezzi, è necessario eseguire un’adeguata manutenzione periodica adottando un sistema di registrazione degli interventi. Le rastrelliere dovranno essere adeguate, per forma e dimensione, ai carichi stoccati, e dotate d’idonea cartellonistica con indicazione della portata massima. Per lo stoccaggio verticale delle barre, sono da prevedersi idonei sistemi di trattenuta al piede delle stesse, con catena di legatura.
E’ opportuno prevedere la
stesura di procedure esecutive delle operazioni di movimentazione e di
stoccaggio, che tengano conto dell’obbligo di legare i carichi, della possibile
promiscuità di mezzi presenti durante le operazioni e la presenza contemporanea
di più addetti durante le manovre, nonché delle modalità di comunicazione e
segnalazione dei pericoli.
Per quanto concerne
l’idoneità degli spazi, è necessaria una valutazione che tenga conto delle
dimensioni degli ambienti destinati allo stoccaggio, dell’adeguatezza dei
percorsi (anche in relazione alle dimensioni del materiale e dei mezzi) e
d’eventuale vicinanza con altre fasi lavorative.
E’ inoltre necessaria
un’adeguata manutenzione delle pavimentazioni, evitando la formazione di buche
o crepe che possano pregiudicare la stabilità del carico durante la
movimentazione con mezzi o l’inciampo durante la movimentazione manuale.
Il rischio dorso-lombare
legato alla movimentazione dei carichi può essere ridotto attraverso una
turnazione delle mansioni o mediante intervento di più operatori, mentre gli
altri rischi di queste operazioni possono essere ridotti mediante uso d’idonei
DPI (guanti, scarpe antinfortunistiche)
La carenza d’illuminazione
deve essere valutata in quanto fonte di rischi di varia natura (urti,
investimenti, scivolamenti, ecc.) anche in relazione alle attrezzature per lo
stoccaggio e ai materiali stessi che potrebbero ridurre l’illuminazione naturale
degli ambienti.
Le lampade quindi, oltre ad
essere d’adeguata potenza, dovranno essere dotate di schermi in grado di
resistere agli urti accidentali.
Le vie di fuga e d’uscita
devono essere mantenute sgombre da materiali evitando anche il deposito
momentaneo.
E’ necessaria anche
un’adeguata separazione dei reparti di lavorazione rispetto agli ambienti
utilizzati per queste operazioni.
No
Art. 8 DPR 547/55 (pavimenti
e passaggi)
Art.11 DPR 547/55 (posti di
lavoro e di passaggio)
Art.13 DPR 547/55 (vie e
uscite di emergenza)
Artt. 168-169-170- 181 DPR
547/55 e art. 35 D.Lgs. 626/1994 (mezzi di movimentazione dei carichi)
DPR 459/96 (Regolamento
“Direttiva macchine”)
Titolo V D.Lgs. 626/1994
(movimentazione manuale dei carichi)
Titolo IV D.Lgs 626/1994 -
Artt. 377 – 381 - 383 – 384 DPR 547/55
(DPI)
D.Lgs. 277/1991 e art. 19
DPR 303/1956 (rumore e separazione lavorazioni nocivi)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII°
(rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68,
DPR 1301/65 e dai DM 22 marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la
legge n. 833/78) (vaccinazioni obbligatorie).
In questa fase non si
evidenziano fattori di rischio che influenzino l’ambiente esterno
Uno o più magazzinieri (secondo le dimensioni aziendali) prelevano con carrelli elevatori o transpallets, in relazione all’ordine di lavorazione, i quantitativi di barre necessari da posizionare in prossimità del caricatore della singola macchina, dove l’addetto alla macchina, manualmente provvede ad alimentare il caricabarre.
Nelle piccole realtà, il prelievo delle barre avviene per opera dei singoli addetti alle macchine, i quali manualmente le trasportano dalle rastrelliere verticali in prossimità dei caricabarre.
Qualora necessiti una
preparazione preliminare delle barre, gli addetti provvedono ad “intestarle”
utilizzando un piccolo tornio orizzontale, al fine di sagomare l’inizio della
barra, così da rendere più facile l’inserimento della stessa dal caricabarre al
tornio automatico (fase 4).
Carrelli elevatori elettrici – Transpallets manuale – Carrelli manuale a culla per trasporto barre – Tornio per l’intestatura delle barre.
Per quanto riguarda le macchine di movimentazione, si stima un 10/15 % di macchine con marcatura CE, le altre sono macchine, indicativamente, di 10-20 anni.
E’ dovuto principalmente alla movimentazione dei carichi, nelle sue componenti che sono da riferire:
- alla idoneità dei mezzi di sollevamento e trasporto e delle attrezzature (in particolare, per i primi si è rilevato che gli stessi sono idonei);
- alle corrette modalità esecutive delle operazioni che devono essere eseguite da personale specializzato (adeguatamente formato), in relazione al rischio d’urti e schiacciamenti, e di caduta dei carichi durante la movimentazione
- all’adeguatezza degli spazi di manovra e degli ambienti di lavoro;
- alla carenza d’illuminazione degli ambienti;
- al rischio di fulminazione per contatto accidentale con parti in tensione (lampade d’illuminazione non protette contro gli urti) durante la movimentazione verticale di barre;
- alla esposizione degli addetti a rumore durante l’accesso ai reparti per la consegna dei materiali;
- al contatto con oli minerali durante la manipolazione dei materiali.
Si rileva inoltre un rischio legato alla movimentazione manuale dei carichi, nella preparazione dei quantitativi di barre da inviare alla produzione, operazione che può impegnare operatori specifici od occasionali (secondo le dimensioni aziendali) per tempi anche rilevanti e con impegno fisico ragguardevole. In queste operazioni è possibile incorrere anche in schiacciamenti degli arti superiori nelle fasi d’appoggio e sollevamento delle barre, e degli arti inferiori in caso di caduta accidentale dei materiali medesimi.
Gli impianti elettrici e di messa a terra si presentano (generalmente) idonei, con adeguata certificazione di conformità e verifiche periodiche eseguite.
La fase d’intestazione delle barre implica rischi di taglio e trascinamento nell’impiego del tornio, e di contatto dovuti alla proiezione di materiali (trucioli, sfridi, gocce di liquidi lubrorefrigeranti).
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati della letteratura o dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati bersaglio: muscolo-scheletrico, uditivo e cutaneo.
Si è rilevato un numero d’infortuni nella fase pari a circa l’8% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente alla movimentazione dei materiali e alle operazioni a servizio delle macchine intestatrici; nessuna malattia professionale.
Per quanto riguarda l’idoneità dei mezzi, è necessario eseguire un’adeguata manutenzione periodica adottando un sistema di registrazione degli interventi. Le rastelliere dovranno essere adeguate, per forma e dimensione, ai carichi stoccati e prelevati, e dotate d’idonea cartellonistica con indicazione della portata massima. Per lo stoccaggio e il riposizionamento verticale delle barre, sono da prevedersi idonei sistemi di trattenuta al piede delle stesse, con catena di legatura.
Per quanto concerne
l’idoneità degli spazi, è necessaria una valutazione che tenga conto delle
dimensioni degli ambienti in relazione alle dimensioni dei materiali
movimentati, dell’adeguatezza dei percorsi all’interno dei reparti di lavoro
(vie di transito in relazione alla densità delle macchine) e della vicinanza
con postazioni di lavoro d’altre fasi lavorative.
E’ inoltre necessaria
un’adeguata manutenzione e pulizia delle pavimentazioni, evitando sia la
formazione di buche o crepe che possano pregiudicare la stabilità del carico
durante la movimentazione con mezzi o l’inciampo durante la movimentazione
manuale, che la presenza d’oli, causa di scivolamenti.
Il rischio dorso-lombare
legato alla movimentazione dei carichi può essere ridotto mediante intervento,
nelle fasi di particolare gravosità (peso e dimensione delle barre), di più
operatori, mentre gli altri rischi di queste operazioni possono essere ridotti
mediante uso d’idonei DPI (guanti, scarpe antinfortunistiche)
La carenza d’illuminazione
deve essere valutata in quanto fonte di rischi di varia natura (urti,
investimenti, scivolamenti, ecc.).
Le lampade, oltre ad essere
quindi d’adeguata potenza, dovranno essere dotate di schermi in grado di
resistere agli urti accidentali.
Il tornio utilizzato per
l’intestatura delle barre deve rispondere ai requisiti di sicurezza per la
macchina. In particolare è prevista la
protezione, per l’intera lunghezza, della barra in rotazione, mediante griglia
forata o carter, amovibile e dotata d’interblocco elettrico all’apertura.
Il rischio rumore 9
No
Art. 8 DPR 547/55 (pavimenti
e passaggi)
Art.11 DPR 547/55 (posti di
lavoro e di passaggio)
DPR 459/96 (Regolamento
“Direttiva macchine”)
Artt. 101- 68 – 75 - 72 DPR
547/55 (torni, proiezione di materiali, dispositivi di interblocco)
Artt. 168-169-170- 181 DPR
547/55 e art. 35 D.Lgs. 626/1994 (mezzi di movimentazione dei carichi)
Titolo V D.Lgs. 626/1994
(movimentazione manuale dei carichi)
D.Lgs.
277/1991 (rumore)
Titolo IV D.Lgs 626/1994 -
Artt. 377 – 381 - 383 – 384 DPR 547/55
(DPI)
Norma UNI 8703 (1986)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
In questa fase non si
evidenziano fattori di rischio che influenzino l’ambiente esterno
Si tratta di una fase di
lavoro trasversale rispetto al ciclo produttivo, in quanto ha lo scopo di
preparare e adeguare, in relazione alla lavorazione richiesta, le singole
macchine e gli utensili di lavorazione.
E’ effettuata esclusivamente da personale qualificato e dedicato, in grado di utilizzare macchine di precisione (fresatrici, piccoli torni, trapani, ecc.) per la preparazione di “camme” particolari, o per la messa a punto di macchine a controllo numerico.
La fase lavorativa è svolta sia in piccoli reparti di officina meccanica, dove avviene la realizzazione del particolare meccanico o della modifica dello stesso, che poi è allestito direttamente sulla macchina di produzione, mediante utensili manuali.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
Si tratta di macchine tradizionali di officina: fresatrici, piccoli torni, trapani, alesatrici, mole a disco (anche diamantate) e a rullo, prevalentemente di produzione non recente, anche per la non continuità delle operazioni. Si evidenzia una carenza generalizzata di protezioni antinfortunistiche nelle zone operative dell’utensile, motivata (a parere degli utilizzatori) dalla difficoltà di operare su piccoli pezzi, con frequenti regolazioni di precisione, alla presenza di segregazioni anche parziali.
Utensili manuali: cacciaviti, chiavi, martelli e
pinze.
Il rischio più significativo deriva dall’impiego delle macchine utensili, e quindi dal rischio di contatto dell’operatore con organi in movimento, pezzi in lavorazione, sfridi, trucioli e acque chimiche lubrorefrigeranti, aggravato dalla necessità di operare spesso nelle vicinanze di tali organi in movimento per effettuare lavorazioni su piccoli pezzi e regolazioni di precisione.
Un particolare fattore di rischio riguarda il
frequente impiego del tornio per operazioni di carteggiatura-finitura manuale:
l’operatore in pratica sfrutta la rotazione ottenibile con il tornio per
asportare da pezzi e particolari metallici, limatura di ferro, bave, ecc.; in
alcuni casi questa operazione può diventare una finitura oppure una modalità
per togliere qualche decimo di millimetro su un pezzo già lavorato.
Nell’operazione, una tela smeriglio, la classica
“carta vetrata”, è appoggiata sul pezzo (ovviamente di tratterà di barre o
pezzi cilindrici), tenendola premuta sul pezzo in rotazione solitamente con una
mano, mentre con l’altra manovra il tornio: la pericolosità è ovviamente data
dalla vicinanza con il pezzo e il mandrino che sono portati a velocità di
rotazione anche elevate - in quanto più elevata è la velocità e più è breve ed
efficace risulta la lavorazione - nonché dal fatto che la tela smeriglio può
bloccarsi di colpo a causa delle rugosità del pezzo, con il relativo
contraccolpo alla mano dell’operatore, e trascinamento in rotazione del
braccio.
Gli ambienti di lavoro,
spesso ricavati in spazi marginali all’interno dei reparti, possono non essere
adeguatamente illuminati e quindi accentuare i rischi sopradescritti; inoltre,
gli stessi ambienti possono anche presentare carenza di aerazione naturale (e
quindi di ricambio d’aria).
Per i motivi sopradescritti,
esiste anche un’esposizione a rumore derivante più che altro dalle operazioni
eseguite dagli stessi addetti all’interno dei reparti di produzione (fasi 4 e
5).
Lo sviluppo di polveri
durante le operazioni di molatura, può essere significativo soprattutto in
assenza di aspirazioni localizzate a presidio delle molatrici o affilatrici.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati della letteratura o dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati bersaglio: cutaneo e uditivo.
Si è rilevato un numero di infortuni nella fase pari a circa l’8% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente alla proiezione di materiali e all’attività di servizio alle macchine (es. urti accidentali); nessuna malattia professionale.
Le macchine utensili in uso si presentano perlopiù non dotate dei necessari dispositivi di protezione degli organi lavoratori (schermi amovibili dotati di dispositivo di interblocco elettrico), in particolare per quanto riguarda fresatrici, torni e trapani.
Per quanto riguarda le operazioni di carteggiatura-finitura al tornio, operazione che peraltro dovrebbe essere vietata o quantomeno ridotta ai soli casi di indispensabilità, devono essere eseguite esclusivamente da personale esperto e adeguatamente formato, con impiego di attrezzature ausiliarie (quali portatela, lime, ecc.) e con procedure formalizzate e condivise.
E’ d’obbligo inoltre l’impiego di vestiario idoneo, atto ad evitare impigliamenti o trascinamenti; l’uso di guanti è assolutamente vietato.
Il rischio dovuto alla proiezione dei materiali (schegge, spruzzi) è solitamente ridotto dall’utilizzo di DPI (occhiali).
Alla carenza di illuminazione naturale si deve essere ovviare con adeguata illuminazione artificiale, con integrazione di lampade a bordo macchina che migliorino la visibilità delle operazioni; queste ultime non devono presentare rischi di elettrocuzione. Il ricambio d’aria del reparto deve essere comunque garantito mediante integrazione con sistemi di aerazione meccanizzata dell’ambiente.
Lo sviluppo di polveri
derivanti dalle operazioni di molatura e affilatura deve essere contenuto
mediante aspirazione localizzata con emissione all’esterno.
No
Artt. 68 – 72 – 75 –
89/92 – 101 – 104 - DPR 547/55 – art.35 D.Lgs.626/94 (macchine utensili)
Art.21 DPR 303/56 (difesa contro le polveri)
Artt.9-10 DPR 303/56 (aerazione e illuminazione)
D.Lgs.
277/1991 (rumore)
Norme UNI per le macchine utensili
Titolo IV D.Lgs 626/1994 - Artt. 377 – 381 - 383 –
384 DPR 547/55 (DPI)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
In questa fase non si evidenziano fattori di rischio
che influenzino l’ambiente esterno
Le barre, caricate singolarmente sui caricabarre, alimentano il tornio, che esegue in automatico e sequenzialmente la tornitura di una parte di barra metallica; a tornitura ultimata, sulla stessa macchina il pezzo è diviso dall’intera barra, così da costituire il singolo pezzo di produzione.
Le minuterie, così ottenute, cadono in un cestellino di raccolta sottostante, oppure su un piccolo nastro trasportatore, che allontana il pezzo dalla macchina scaricandolo a breve distanza in un cestellino raccoglitore analogo al precedente.
Il raccoglitore è forato così da permettere lo sgocciolamento dell’olio intero, utilizzato come lubrorefrigerante, dalle minuterie.
Gli addetti provvedono alla pulizia delle macchine, al rabbocco dell’olio intero (utilizzato come lubrorefrigerante) e all’allontanamento degli sfridi di lavorazione.
Capitolo 2 – “Le
attrezzature e le macchine”
Torni multimandrino, torni “a cammes”, torni a
controllo numerico, affilatrici.
I torni “a cammes” sono macchine che eseguono la lavorazione di tornitura su barre in rotazione mediante l’intervento di differenti utensili, comandati meccanicamente da “cammes” che muovono sequenzialmente i singoli utensili. Si tratta in pratica di centri di lavorazione di vecchia concezione, azionati meccanicamente.
Si tratta perlopiù di macchine di vecchia produzione e costituiscono ancora una notevole percentuale del parco macchine (indicativamente intorno al 50%), in modo particolare per le realtà medie e piccole. Le relative protezioni antinfortunistiche (degli organi lavoratori, dei pezzi in lavorazione e degli organi di trasmissione), sono carenti, sia come dotazione sia come manutenzione, e spesso rimosse e non più utilizzate.
Non sono presidiati da aspirazioni localizzate, atte a captare gli aerosol da oli interi, utilizzati nelle lavorazioni e gli schizzi d’olio non sono adeguatamente bloccati dagli schermi presenti.
I caricabarre di questi torni di vecchia concezione sono scarsamente protetti, rumorosi (non insonorizzati) e obbligano gli operatori a modalità di caricamento scarsamente ergonomiche e pericolose per urti o contatti accidentali.
Le altre macchine sono invece di produzione più recente (marcatura CE presente nel 10-15% delle macchine); le zone d’operazione sono presidiate da schermi fissi (portelloni scorrevoli interbloccati) e solitamente con dispositivo d’aspirazione localizzato con reimmissione dell’aria, previa filtrazione, nell’ambiente di lavoro. I caricabarre di queste ultime macchine sono normalmente dotati d’alimentatore automatico, e quindi l’operatore interviene solo per rifornire l’alimentatore della riserva di barre necessaria, senza compiere le operazioni d’inserimento sopradescritte. Questi caricatori non sono accessibili all’operatore, in quanto segregati e muniti d’interblocco elettrico, nonché frequentemente insonorizzati.
Le affilatrici sono classiche mole, utilizzate saltuariamente dagli addetti per l’affilatura degli utensili da impiegare sulle singole macchine, e possono essere anche del tipo “diamantate”, per l’affilatura d’utensili costituiti da metalli duri.
Come detto, si evidenziano sulle macchine più vecchie, carenze diffuse di protezione dai rischi meccanici, nonché per quelli derivanti dalla diffusione di aerosol e nebbie d’oli (in assenza di aspirazioni localizzate) e dalla proiezione di schegge, trucioli, ecc.
Il rischio infortunistico dovuto alla manipolazione di barre durante la fase di alimentazione al caricabarre, è anch’esso significativo; l’approccio a questo tipo di macchine è spesso difficoltoso a causa della carenza di spazi e dalla presenza di spandimenti di oli sulla pavimentazione, con rischio di scivolamenti e urti con parti di macchine.
Si evidenzia inoltre una rumorosità elevata, dovuta allo sbattimento della barra in rotazione contro le pareti metalliche dei caricabarre (valori di esposizione a rumore Lep,d 85-90, con alcuni superamenti del livello di 90 dB(A), derivanti in modo particolare dalla lavorazione di barre a sezione poligonale). I livelli di rumorosità sono anche condizionati dalla tipologia e dimensioni dei materiali in lavorazione (acciai piuttosto che leghe o alluminio).
La carenza di aspirazioni localizzate favorisce l’accumulo nell’aria ambiente di aerosol e nebbie di oli, non sempre sufficientemente allontanati dalle postazioni di lavoro attraverso la ventilazione generale di reparto.
A questo proposito, sono state effettuate 4 indagini ambientali relative a questa fase operativa, per la determinazione di polveri, aerosol di oli e metalli. Da queste indagini è emerso che non sono comunque superati i TLV per gli oli minerali (5 mg/m3) e non si rileva presenza di IPA in concentrazioni determinabili.
L’analisi delle schede di sicurezza degli oli (si tratta di oli minerali interi) evidenzia che, in linea generale, gli stessi sono severamente raffinati al solvente, con presenza di vari additivi e alcuni di loro classificati con la frase di rischio R40, “Possibilità di effetti irreversibili”.
Un’indagine effettuata su due campioni di questi oli ha peraltro rilevato la presenza di Benzo(a)pirene in concentrazione pari a 6,1 mg/Kg e Indeno (1,2,3-cd)pirene pari a 3,3 mg/Kg (primo campione di olio). Per il secondo campione si è rilevata la presenza del solo 5-metilcrisene in concentrazione pari a 2,8 mg/Kg, quindi inferiori al limite di 50 ppm oltre il quale deve essere attribuita la frase di rischio R45, “Può causare il cancro”.
Per quanto riguarda le macchine di più recente produzione, si evidenzia più che altro una carenza di manutenzione e corretto impiego dei dispositivi antinfortunistici presenti, e un possibile rischio chimico derivante da carenze manutentive dei filtri a servizio degli impianti di aspirazione localizzata.
Lo sviluppo di polveri
durante le operazioni di affilatura, può essere significativo soprattutto in
assenza di aspirazioni localizzate a presidio delle affilatrici e determinare
un rischio sanitario elevato alla presenza di lavorazione di metalli duri
(cobalto, tungsteno, ecc.). Quattro indagini di polveri totali aerodisperse,
effettuate su questa fase lavorativa, evidenziano anche qui valori decisamente
inferiori (1/9) rispetto al relativo TLV (10 mg/m3). Due indagini
sulle concentrazioni di metalli hanno rilevato la presenza di metalli (nichel,
rame, piombo) in concentrazione decisamente inferiori ai relativi TLV di
riferimento.
In generale si evidenzia anche un rischio infortunistico dorso-lombare per la movimentazione manuale di barre durante sia il caricamento sia durante la movimentazione delle stesse, nonché un diffuso rischio di sensibilizzazione dovuto al contatto continuo dell’epidermide con oli, metalli (nichel) anche attraverso gli indumenti insudiciati.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati della letteratura o dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati bersaglio: cutaneo, muscolo-scheletrico, respiratorio e uditivo.
Per quanto riguarda esclusivamente gli oli contenenti IPA, la letteratura riporta, in generale, la possibilità di patologie tumorali, soprattutto a carico della cute e dell’apparato respiratorio. Gli oli minerali sono in grado di causare anche patologie di tipo irritativo/allergico a carico della cute (dermatite allergica da contatto, dermatiti irritative da contatto, es. follicoliti ).
La presenza di polveri contenenti metalli (ad. es. nichel, cromo) espone i lavoratori alla possibilità di sensibilizzazione (dermatite allergica da contatto); per quanto riguarda i metalli duri (cobalto, tungsteno ecc.), è da ricordare la possibilità di evoluzione verso gravi disturbi polmonari sino ad un possibile quadro di fibrosi polmonare.
Si è rilevato un numero di infortuni nella fase pari a circa il 58% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente al contatto con in organi movimento, alla proiezione di materiali e ad altre cause varie (scivolamento, schiacciamenti durante la movimentazione dei materiali, urti accidentali, ecc.). In questa fase si è rilevata l’unica malattia professionale, una dermatite allergica da contatto con oli minerali.
Sulle macchine vecchie è sempre possibile e necessaria la predisposizione di carter integrali degli organi lavoratori e di trasmissione, anche parzialmente amovibili per facilitare le operazioni di controllo, ma comunque asservite da dispositivi di interblocco elettrico. Tali carter possono altresì essere dotate di captazioni per l’allontanamento degli aerosol e nebbie di oli e fungere anche da contenimento per gli spandimenti di oli da taglio e dei trucioli o sfridi di lavorazione.
Il contenimento dell’esposizione a rumore dovuta ai caricabarre può essere realizzato mediante la sostituzione con caricabarre insonorizzati, realizzati anche mediante rivestimento del caricabarre esistente, con doppia camicia in materiale fonoisolante (piombo, sabbia, ecc.), mantenendone la funzionalità operativa preesistente.
Lo spandimento degli oli sulla pavimentazione deve essere contenuto mediante la predisposizione di vasche, cordoli di contenimento, ecc., in altre parole la realizzazione di grigliati atti a canalizzare e recuperare gli oli.
Gli impianti di filtrazione
a servizio delle aspirazioni delle nebbie di olio debbono essere
obbligatoriamente sottoposti a manutenzione periodica (con registrazione degli
interventi) o, ancor meglio, sostituiti dalla diretta emissione all’esterno
delle aspirazioni.
Le operazioni di affilatura
devono essere anch’esse presidiate da aspirazione localizzata, con
emissione/filtrazione esterna.
Per quanto riguarda la
movimentazione delle barre, il rischio dorso-lombare può essere ridotto
mediante intervento, nelle fasi di particolare gravosità (peso e dimensione
delle barre) , di più operatori, mentre gli altri rischi di queste operazioni
possono essere ridotti mediante uso di idonei DPI (guanti, scarpe
antinfortunistiche)
Il contatto diretto con gli
oli deve essere ridotto, intanto dalle misure di limitazione degli schizzi e
degli spandimenti sopra riportate, e poi mediante uso di “creme barriera”. E’
necessaria la dotazione di specifico vestiario, con la precauzione igienica di
una periodico lavaggio degli indumenti e la dotazione di doppi armadietti, per
riporre gli abiti da lavoro separati da quelli civili.
No
Artt. 68 – 72 – 75 –
89/92 – 101 – 104 - DPR 547/55 – art.35 D.Lgs.626/94 (macchine utensili)
Art.20 - 21 DPR 303/56 (emissioni nocive e difesa
contro le polveri)
Norme UNI per le macchine utensili
Titolo V D.Lgs. 626/1994
(movimentazione manuale dei carichi)
Art. 40 e succ. D.Lgs. 277/91 (rumore)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
La rumorosità delle operazioni, in assenza d’adeguato fonoisolamento dell’insediamento e in concomitanza con la vicinanza di abitazioni (zone residenziali o miste), può determinare disturbo o molestia alla quiete pubblica; l’emissione di aerosol d’oli può a sua volta determinare molestie olfattive per il vicinato.
Le minuterie ottenute dalla fase di tornitura, convenientemente separate dagli sfridi di lavorazione mediante vibrovagliatura, sono raccolte in contenitori, trasportati manualmente in prossimità delle macchine (denominate “transfer”).
L’addetto provvede manualmente ad alimentare il
caricatore automatico del transfer, sul quale il pezzo subisce una rifinitura
mediante fresatura, foratura, alesatura, ecc..
La minuteria è scaricata in automatico e raccolta con i sistemi già visti in tornitura.
Gli addetti provvedono alla pulizia delle macchine, al rabbocco dell’olio intero (utilizzato come lubrorefrigerante) e all’allontanamento degli sfridi di lavorazione.
Capitolo 2 – “Le
attrezzature e le macchine”
“Transfer”, centri di lavorazione, serviti o meno da caricatori automatici, macchine di ripresa (rettificatrici), affilatrici.
I “transfer” sono macchine sulle quali il pezzo in lavorazione si trasferisce automaticamente da una postazione di lavoro all’altra e sono quindi in grado di eseguire sul pezzo differenti lavorazione in automatico quali, foratura, fresatura, filettatura, ecc. mediante interventi sequenziali di utensili montati su teste fisse; l’intervento del lavoratore consiste, a seconda che la macchina sia servita o no da alimentatore automatico, nel caricare/scaricare manualmente ogni singolo pezzo, oppure nel mantenere alimentato il caricatore automatico (i caricatori automatici sono attrezzature che solitamente sono utilizzate come macchine accessorie a servizio dei “transfer”, dei centri di lavorazione e l’intervento del lavoratore consiste nel riempire il serbatoio dell’attrezzatura con le minuterie da avviare alla lavorazione).
Nel comparto si evidenzia una diffusa carenza di protezioni su questo tipo di macchine.
Oltre ai “transfer”, in altri casi sono utilizzati dei centri di lavorazione, dove qui i differenti utensili sono montati su “revolver” e quindi intervengono sequenzialmente sul singolo pezzo, secondo una programmazione impostata su PLC; il caricamento dei pezzi da lavorare avviene generalmente in automatico, attraverso alimentatori, oppure manualmente da parte del lavoratore addetto.
Le macchine “di ripresa” sono in pratica delle rettificatrici che sono impiegate per la rifinitura (lisciatura, sbavatura, ecc.) di superfici esterne e interne dei pezzi, caricati manualmente, mediante intervento di singoli utensili.
Le affilatrici sono classiche mole, utilizzate saltuariamente dagli addetti per l’affilatura degli utensili da impiegare sulle singole macchine, e possono essere anche del tipo “diamantate”, per l’affilatura di utensili costituiti da metalli duri.
Per quanto riguarda l’età delle macchine utilizzate, solitamente i “transfer” sono di vecchia produzione (20/30 anni) mentre i centri di lavorazione sono mediamente di produzione più recente, in parte (50%) con marcatura CE.
I rischi più rilevanti sono presenti durante la lavorazione sulle macchine “transfer”, che essendo macchine più vecchie, hanno carenze diffuse di protezione dai rischi meccanici, nonché per quelli derivanti dalla diffusione di aerosol e nebbie di oli (in assenza di aspirazioni localizzate) e dalla proiezione di schegge, trucioli, ecc.
Il rischio infortunistico è dovuto principalmente al contatto con organi in movimento durante le fasi di carico e scarico manuale dei pezzi; l’approccio a questo tipo di macchine è spesso difficoltoso a causa della carenza di spazi e dalla presenza di spandimenti di oli sulla pavimentazione, con rischio di scivolamenti e urti con parti di macchine.
La rumorosità dei reparti è piuttosto elevata (Lep,d mediamente tra 80 dB(A) e 85 dB(A), con alcune punte comprese tra 85 e 90), dovute principalmente alla vicinanza con i più rumorosi reparti di tornitura, spesso non idoneamente separati.
Come detto, i “transfer” risultano normalmente non dotati di aspirazioni localizzate, e ciò favorisce l’accumulo nell’aria ambiente di aerosol e nebbie di oli, ma in misura inferiore rispetto alla fase precedente.
L’analisi delle schede di sicurezza degli oli (si tratta di oli minerali interi) evidenzia che, in linea generale, gli stessi sono severamente raffinati al solvente, con presenza di vari additivi e alcuni di loro classificati con la frase di rischio R40, “Possibilità di effetti irreversibili”.
Una indagine effettuata su due campioni di questi oli ha peraltro rilevato la presenza di Benzo(a)pirene in concentrazione pari a 6,1 mg/Kg e Indeno (1,2,3-cd)pirene pari a 3,3 mg/Kg (primo campione di olio). Per il secondo campione si è rilevata la presenza del solo 5-metilcrisene in concentrazione pari a 2,8 mg/Kg, quindi inferiori al limite di 50 ppm oltre il quale deve essere attribuita la frase di rischio R45, “Può causare il cancro”.
Per quanto riguarda le macchine di più recente produzione (in particolare i centri di lavorazione), si può evidenziare più che altro una carenza di manutenzione e corretto impiego dei dispositivi antinfortunistici presenti, e un possibile rischio chimico derivante da carenze manutentive dei filtri a servizio degli impianti di aspirazione localizzata.
In generale si evidenzia un diffuso rischio di sensibilizzazione dovuto al contatto continuo delle mani degli addetti con i pezzi immersi in olio, e attraverso gli indumenti da lavoro insudiciati.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati desumibili dalla letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati bersaglio: cutaneo, muscolo-scheletrico, respiratorio ed uditivo.
Per quanto riguarda esclusivamente gli oli contenenti IPA (idrocarburi policiclici aromatici), la letteratura riporta, in generale, la possibilità di patologie tumorali, soprattutto a carico della cute e/o apparato respiratorio. Gli oli minerali, “privi di IPA”, sono in grado di causare anche patologie (meno gravi) di tipo irritativo/allergico a carico della cute (es. follicoliti, dermatite allergica da contatto, dermatite irritativa da contatto, ecc.).
Si è rilevato un numero di infortuni nella fase pari a circa il 4% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente alla proiezione di materiali e al contatto con organi in movimento. Non si sono rilevate in questa fase malattie professionali.
Le protezioni da adottare consistono principalmente nel dotare i “transfer” di barriere fisse che circondino la giostra e limitino l’accessibilità alla macchina da parte dell’operatore unicamente alle zone di carico/scarico del pezzo, mantenendolo a distanza di sicurezza rispetto all’utensile in lavorazione, oppure mediante barriere immateriali (“fotocellule”) che in caso di accesso accidentale alle zone operative, arrestino la rotazione della giostra e dell’utensile.
In quest’ultimo caso la precauzione da osservare è quella di posizionare la barriera immateriale in modo tale che i tempi di arresto degli organi lavoratori, non consentano il contatto dell’operatore con lo stesso ancora in movimento.
Per quanto riguarda l’emissione di aerosol di oli, l’intervento migliorativo consiste nel dotare le macchine di idonee aspirazioni localizzate, convogliate all’esterno, in prossimità degli utensili.
I centri di lavorazione risultano invece perlopiù dotati di segregazioni integrali (amovibili) delle zone pericolose, dotate di interblocchi elettrici di sicurezza, nonché debitamente aspirate con emissione esterna all’ambiente di lavoro, o con riciclo dell’aria, previa filtrazione. In quest’ultimo caso, diventa di primaria importanza una corretta manutenzione periodica degli impianti di filtrazione e ricircolo.
Il contenimento dell’esposizione a rumore è praticamente limitato alla separazione fonoisolante di questi reparti rispetto ai più rumorosi reparti di tornitura.
Lo spandimento degli oli sulla pavimentazione deve essere contenuto mediante la predisposizione di vasche, cordoli di contenimento, ecc., in altre parole con la realizzazione di grigliati atti a canalizzare e recuperare gli oli.
Le operazioni di affilatura
devono essere anch’esse presidiate da aspirazione localizzata, con
emissione/filtrazione esterna.
Il contatto diretto con gli
oli deve essere ridotto mediante carter parziali o integrali che limitino gli
schizzi e gli spandimenti di olio, nonché mediante uso di “creme barriera” che
preservino le mani dell’operatore.
E’ necessaria la dotazione
di specifico vestiario, con la precauzione igienica di una periodico lavaggio
degli indumenti e la dotazione di doppi armadietti, per riporre gli abiti da
lavoro separati da quelli civili.
No
Artt. 68 – 72 – 75 –
89/92 – 101 – 104 - DPR 547/55 – art.35 D.Lgs.626/94 (macchine utensili)
Art.20 - 21 DPR 303/56 (emissioni nocive e difesa
contro le polveri)
Norme UNI per le macchine utensili
Art. 40 e succ. D.Lgs. 277/91 (rumore)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
La rumorosità delle operazioni, in assenza d’adeguato fonoisolamento dell’insediamento e in concomitanza con la vicinanza d’abitazioni (zone residenziali o miste), può determinare disturbo o molestia alla quiete pubblica; l’emissione d’aerosol d’oli può a sua volta determinare molestie olfattive per il vicinato.
Fase 6 – Recupero oli e lavaggio pezzi
Si tratta di una fase complessa, che implica differenti modalità esecutive a seconda delle caratteristiche finali della minuteria. Indicativamente, in questa fase avvengono le seguenti lavorazioni:
-
centrifugazione
di sfridi e minuterie per il recupero dell’olio intero effettuata in
centrifughe a carico/scarico perlopiù manuale
-
vibrovagliatura,
per la separazione delle minuterie dagli sfridi, effettuata in vibrovagli
meccanici
-
lavaggio
a caldo con solventi delle minuterie per l’asportazione fine dell’olio, con
impiego di “lavatrici” discontinue a caricamento manuale. Nelle piccole realtà
il lavaggio è effettuato perlopiù a freddo in apposite vasche chiuse, dove i
cestelli con le minuterie ruotano immersi in solvente
-
eventuale
burattatura, per l’asportazione di bave dalle minuterie o lucidatura delle
medesime, in buratti con materiali ceramici o d’altra natura
-
lavaggio
finale con detergenti a base di saponi o protettivi contro l'ossidazione.
Questa lavorazione è effettuata “a caldo”, in lavatrici a caricamento
discontinuo o automatico
-
raccolta
finale in contenitori (scatole metalliche), per il successivo invio al
controllo qualità e al confezionamento
In ordine d’utilizzo, s’impiegano centrifughe, vibrovaglio separatori, lavatrici a solvente o vasche di lavaggio con cestelli rotanti, lavatrici a detergenti, buratti, carrelli (“transpallets”) manuali o elettrici.
Le centrifughe, di piccola e
media dimensione, servono per separare minuterie e sfridi, derivanti dalle
precedenti lavorazioni, dall’olio intero di cui sono intrisi, e che è
recuperato e rimmesso nel ciclo produttivo. Il carico e lo scarico avviene
manualmente mediante riempimento manuale dei cestelli da contenitori vari.
I vibrovagli servono per la
successiva separazione delle minuterie dagli sfridi di lavorazione, ed
impiegano griglie in scuotimento automatico, con maglie adeguate alla pezzatura
delle minuterie lavorate; il caricamento dei vibrovagli avviene manualmente,
mediante ribaltamento da contenitori, e i materiali separati sono poi avviati
manualmente alla fase di lavaggio.
Le lavatrici possono essere
del tipo “a solvente” o “a detergente”, a seconda delle esigenze produttive. Le
prime lavorano a caldo e sono del tipo a ciclo chiuso, senza emissione di
solvente in ambiente di lavoro; i cestelli con i pezzi da sgrassare sono
caricati e scaricati manualmente nella macchina dall’operatore. Il solvente
consumato è rabboccato dall’operatore, mediante riempimento periodico
dell’apposito serbatoio e lo steso operatore provvede anche alla pulizia
periodica dei filtri della macchina, dove si accumula la morchia di solvente
esausto con olio.
Le lavatrici a detergente,
che sono impiegate per pezzi di maggiore pezzatura e quantitativi più
rilevanti, lavorano anch’esse a caldo e non sono però a ciclo chiuso;
presentano perciò emissioni di vapori, solitamente captate e convogliate
all’esterno. Il caricamento di queste lavatrici avviene tramite l’impiego di
dispositivi ribaltatori del cestello contenente le minuterie da lavare: il
cestello è sollevato automaticamente e ribaltato in macchina, per poi
ridiscendere vuoto, per un successivo carico.
I pezzi lavati, in uscita
dalla macchina, sono riposti manualmente in contenitori e avviati al controllo
qualità e spedizione.
Talvolta, per il lavaggio di
piccioli quantitativi, possono essere utilizzati anche vasche di lavaggio con
cestelli rotanti motorizzati, con carico/scarico manuale.
I buratti sono invece
utilizzati, dopo le operazioni di lavaggio, per la sbavatura/lucidatura dei
pezzi: sfruttano il contatto della minuteria con materiali di varia natura
(ceramici, semi vegetali, ecc.) posti in vibrazione o rotazione con la
minuteria stessa, per l’asportazione di piccole bave; la successiva separazione
avviene utilizzando il vibrovaglio.
Per quanto riguarda i rischi infortunistici, i principali sono dovuti al contatto con parti in movimento delle centrifughe, lavatrici, buratti, ecc. avendo rilevato in molti casi l’assenza di protezioni sugli organi di trasmissione, di sollevamento, ecc. o di mancanza di dispositivi d’interblocco sui portelli apribili.
Si possono poi rilevare
infortuni da scivolamento, per pavimenti imbrattati d’oli o bagnati di
detergenti, acqua, ecc. o distorsioni nell’utilizzo di pedane non antiscivolo,
a servizio delle macchine.
La movimentazione manuale
dei contenitori con la minuteria è un’operazione frequente e, data la
generalizzata assenza d’attrezzature ausiliarie per il sollevamento (es,
paranchi) e i pesi anche rilevanti dei carichi (a volte anche superiori a 30
kg) può determinare alla lunga problemi per l’apparato muscolo scheletrico
dorso-lombare degli operatori.
Per quanto riguarda i rischi
igienico-ambientali, si rilevano rischi derivanti da inalazione di vapori caldi
di solventi (solitamente si tratta di miscele di solventi clorurati, del tipo
tetracloroetilene e percloroetilene), o di detergenti alcalini (saponi),
nell’impiego di macchine di lavaggio a ciclo aperto o non correttamente
temporizzate, e anche durante il rabbocco dei solventi e la rimozione delle
morchie di lavaggio.
Per i lavaggi a freddo di
piccoli quantitativi (vedi capitolo precedente), s’impiegano anche idrocarburi
(gasolio, petrolio lampante).
Si evidenzia anche un
rischio di contatto con oli (anche se meno rilevante rispetto alle fasi
precedenti), per la manipolazione dei pezzi prima del lavaggio degli stessi.
Rilevante anche l’esposizione a rumore (Lep, d mediamente tra 80 dB(A) e 85 dB(A), con alcune punte comprese tra 85 e 90) per la presenza, come detto, di centrifughe, vibrovagli, buratti, e per i rumori derivanti dalla movimentazione manuale dei pezzi e dei contenitori.
Gli ambienti di lavoro, se
scarsamente aerati, possono determinare un microclima sfavorevole, per la
presenza di calore radiante e d’umidità derivante dalle macchine di lavaggio.
La carenza di spazi dedicati
può determinare rischi di vario tipo in quanto, frequentemente, queste
lavorazioni sono posizionate utilizzando spazi ricavati all’interno dei
reparti, nelle immediate vicinanze di depositi di materiali, d’attrezzature,
ecc, e spesso con diminuzione di ricambio d’aria.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile, numericamente, attraverso dati desumibili dalla letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati od organi bersaglio: cutaneo, muscolo-scheletrico, respiratorio, emuntorio epato-renale ed uditivo.
Per quanto riguarda esclusivamente il contatto con oli contenenti IPA, la letteratura riporta, in generale, la possibilità di patologie tumorali soprattutto a carico della cute.
I solventi clorurati oltre a poter essere epatotossici possono, a loro volta, contribuire a determinare alterazioni del sistema immunitario (patologie autoimmuni). Gli oli minerali, “privi d’IPA”, sono in grado di causare anche altre patologie (meno gravi) di tipo irritativo/allergico a carico della cute (es. follicoliti, dermatite allergica da contatto, dermatite irritativa da contatto, ecc.).
Si è rilevato un numero d’infortuni nella fase pari a circa il 4% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente a scivolamenti e urti con materiali. Non si sono rilevate in questa fase malattie professionali.
Da un punto antinfortunistico, le centrifughe devono essere dotate di dispositivo d’interblocco elettrico e meccanico sull’apertura del coperchio d’accesso al cestello, temporizzato sul movimento d’inerzia del rotore. Lavatrici, buratti, sollevatori meccanici, ecc, devono essere protetti con griglie o carter fissi nelle zone interessate dalla presenza degli elementi di trasmissione e di movimento o degli organi lavoratori.
Lo spandimento d’oli, acqua, detergenti, ecc. sulla pavimentazione deve essere contenuto mediante la predisposizione di vasche, cordoli di contenimento, ecc., in altre parole con la realizzazione di grigliati atti a canalizzare e recuperare i liquidi di lavaggio.
Per quanto riguarda l’emissione di vapori, aerosol, ecc, in macchine non a ciclo chiuso, è indispensabile predisporre aspirazioni localizzate con il convogliamento all’esterno degli ambienti di lavoro.
L’esposizione a rumore può essere ridotta con misure di tipo organizzativo, ad es. la dislocazione dei buratti in ambienti dedicati e fonoisolati. Specialmente nelle piccole realtà, per le difficoltà anche di poter intervenire con turnazioni alle lavorazioni più rumorose, diventa determinante la corretta scelta e utilizzo degli otoprotettori, in relazione ai livelli d’esposizione, alla frequenza delle operazioni più rumorose e alle condizioni microclimatiche.
Per la movimentazione manuale dei carichi, è necessaria una valutazione della possibilità di adottare sollevatori meccanici, in particolare in prossimità di macchine quali centrifughe e lavatrici.
No
Artt. 11 – 15 - 68 – 72 – 95, capo III e VIII DPR 547/55 – art.35 D.Lgs.626/94 (infortuni, spazi di lavoro)
Art. 9 - 11 DPR 303/56 (aerazione e microclima
ambienti di lavoro)
Art.20 DPR
303/56 (emissioni nocive)
Titolo V D.Lgs. 626/1994
(movimentazione manuale dei carichi)
Art. 40 e succ. D.Lgs. 277/91 (rumore)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
La rumorosità delle operazioni, in assenza d’adeguato fonoisolamento dell’insediamento e in concomitanza con la vicinanza d’abitazioni (zone residenziali o miste), può determinare disturbo o molestia alla quiete pubblica; l’emissione d’aerosol o vapori di solventi oli può a sua volta determinare molestie olfattive per il vicinato.
E’ necessario evitare anche la dispersione d’acque di lavaggio sul suolo o in acque superficiali.
Questa fase implica la verifica dimensionale, a campione, del pezzo di minuteria, e può essere effettuata direttamente in produzione, dopo la tornitura o la rifinitura transfer (per eventuali messe a punto della macchina), e al termine del ciclo, per la verifica sul prodotto finito, redigendo un rapporto di qualità.
Si utilizzano apparecchiature per il controllo dimensionale e di superficie, dislocate in appositi locali o, per le piccole aziende, in spazi appositi in reparto.
Questi controlli possono essere svolti da personale dedicato, oppure, per le piccole realtà, dagli stessi addetti alla produzione.
Capitolo 2 – “Le
attrezzature e le macchine”
Le attrezzature impiegate sono macchine elettroniche di controllo dimensionale, visori di superficie, comparatori, calibri e micrometri in genere.
In caso di mansione continuativa, si può determinare un rischio dovuto all’impegno visivo e all’eventuale scorretta postura lavorativa.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati desumibili dalla letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati bersaglio: muscolo-scheletrico e visivo.
In questa fase lavorativa non si sono rilevati, negli ultimi 5 anni, né infortuni né malattie professionali.
Dotazione di postazione di
lavoro ergonomiche e correttamente illuminate (sedie regolabili, piani di
lavoro adeguati, non riflettenti, ecc.). Per l’elevato impegno visivo, si
consigliano pause e alternanza con impiego d’attrezzature (visori antiriflesso)
che non impegnino l’apparato visivo.
No
Titolo VI
D.Lgs. 626/1994 (impiego di videoterminali o simili)
Art. 28-29-31 DPR 547/55 (illuminazione generale,
particolare e sussidiaria delle lavorazioni)
In questa fase non si evidenziano fattori di rischio
che influenzino l’ambiente esterno
E’ l’ultima fase del ciclo di produzione: il prodotto finito, proveniente dal reparto lavaggio, è confezionato (a peso o a numero) in scatole di cartone e convenientemente imballato.
L’addetto effettua la pesatura manuale, su bilance meccaniche o elettroniche o il conteggio delle minuterie, e prepara le confezioni per la spedizione, tramite autrasportatori interni o corrieri.
Capitolo 2 – “Le
attrezzature e le macchine”
Bilance per la pesatura, conta pezzi, reggitrici,
transpallets manuali e carrelli elevatori
La movimentazione manuale
dei contenitori provenienti dal reparto di lavaggio e controllo qualità è
un’operazione frequente anche se i pesi sollevati sono meno rilevanti,
dovendosi confezionare manualmente piccoli quantitativi.
Si evidenzia la presenza di posture incongrue, sia durante la fase di movimentazione, di confezionamento, e d’allestimento dei bancali da spedire.
Talvolta, la localizzazione delle aree destinate a questa fase operativa può esporre gli addetti a fastidiose correnti d’aria provenienti da porte o portoni aperte per il passaggio dei mezzi e materiali.
Per gli stessi motivi, si possono determinare dei rischi d’investimento dovuti al passaggio di mezzi di trasporto
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati desumibili dalla letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati od organi bersaglio: muscolo-scheletrico, con interessamento possibile dei tessuti molli (sindrome del tunnel carpale, tedosinoviti, ecc.).
In questa fase lavorativa non si sono rilevati, negli ultimi 5 anni, ne infortuni né malattie professionali.
E’ importante una corretta e non marginale collocazione della lavorazione, con definizione delle zone di confezionamento/imballaggio, stoccaggio/deposito e delle vie di circolazione del reparto.
Le correnti d’aria possono essere bloccate e/o diminuite, sia con una diversa collocazioni delle postazioni di lavoro, sia con interventi sulle aperture (es. chiusura automatica o bussole).
No
Art. 8 , 11 e 14 DPR 547/55 (posti di lavoro e di
passaggio, porte e portoni)
Titolo V
D.Lgs.626/94 (movimentazione manuale dei carichi)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
In questa fase non si evidenziano fattori di rischio
che influenzino l’ambiente esterno
Si tratta di una fase
presente solo in realtà aziendali rilevanti, effettuata da personale altamente
specializzato (disegnatori meccanici, progettisti). Si impiegano software
dedicati (AutoCAD), su adeguati supporti informatici (PC, plotter, ecc.) e in ambienti
a destinazione specifica (uffici di progettazione).
Personal computer, stampanti, plotter, macchine da
ufficio
In caso di mansione continuativa, si può determinare un rischio dovuto all’impegno visivo e all’eventuale scorretta postura lavorativa.
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati della letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati od organi bersaglio: muscolo-scheletrico e visivo (video terminali).
In questa fase lavorativa non si sono rilevati, negli ultimi 5 anni, ne infortuni ne malattie professionali.
Dotazione di postazione di
lavoro ergonomiche e correttamente illuminate (sedie regolabili, piani di
lavoro adeguati, non riflettenti, ecc.). In caso d’elevato impegno visivo, sono
necessarie pause lavorative.
No
Titolo VI
D.Lgs. 626/1994 (impiego di videoterminali)
Art. 28-29-31 DPR 547/55 (illuminazione generale,
particolare e sussidiaria delle lavorazioni)
Questo fattore di rischio non influenza l’ambiente
esterno
Questa è una fase trasversale al ciclo produttivo, che vede il personale addetto, solitamente meccanici manutentori specializzati, provvedere al mantenimento nel tempo dell’efficienza delle macchine di produzione e relativa tecnica degli impianti elettrici e dell'aria compressa.
Si tratta di manutenzioni di tipo preventivo, a scadenze preordinate, oppure “a guasto”, per richiesta dell’addetto alla macchina.
Sono effettuate anche
rabbocchi periodici dell’olio lubrificante degli organi di trasmissione, mentre
l’olio lubrorefrigerante è rabboccato direttamente dall’operatore addetto alla
macchina di produzione.
Capitolo 2 – “Le
attrezzature e le macchine”
S’impiegano solitamente macchine tradizionali d’officina: fresatrici, piccoli torni, trapani, alesatrici, mole a disco e a rullo, prevalentemente di produzione non recente, anche per la non continuità delle operazioni.
Utensili manuali in genere.
Un agente di rischio significativo deriva dall’impiego delle macchine utensili utilizzate per le manutenzioni di particolari meccanici (alberi, ruote dentate, ecc.) e quindi dal rischio di contatto dell’operatore con organi in movimento, sfridi, trucioli e acque chimiche lubrorefrigeranti.
Un particolare fattore di rischio può riguardare
l’impiego del tornio per operazioni di carteggiatura-finitura manuale:
l’operatore in pratica sfrutta la rotazione ottenibile con il tornio per
asportare da pezzi e particolari metallici, limatura di ferro, bave, ecc.; in
alcuni casi quest’operazione può diventare una finitura oppure una modalità per
togliere qualche decimo di millimetro su un pezzo già lavorato.
Nell’operazione, una tela smeriglio, la classica
“carta vetrata”, è appoggiata sul pezzo (ovviamente si tratterà di barre o
pezzi cilindrici), tenendola premuta sul pezzo in rotazione solitamente con una
mano, mentre con l’altra manovra il tornio: la pericolosità è ovviamente data
dalla vicinanza con il pezzo e il mandrino che sono portati a velocità di
rotazione anche elevate - in quanto più elevata è la velocità e più è breve ed
efficace risulta la lavorazione - nonché dal fatto che la tela smeriglio può
bloccarsi di colpo a causa delle rugosità del pezzo, con il relativo
contraccolpo alla mano dell’operatore, e trascinamento in rotazione del
braccio.
Rischio specifico della mansione è quello dovuto all’intervento su macchine in condizione di sicurezza limitata, per la necessità di accedere a zone pericolose degli elementi di trasmissione e degli organi lavoratori, con rimozione o apertura delle specifiche protezioni.
Esiste poi un rischio di natura elettrica, per interventi sia su macchine o impianti in tensione, che per l’impiego d’elettroutensili o lampade portatili non adeguatamente isolati, o di cavi, prolunghe, ecc. danneggiati.
Per i motivi sopradescritti,
esiste anche un’esposizione a rumore derivante più che altro dalle operazioni
eseguite dagli stessi addetti all’interno dei reparti di produzione (fasi 4 e
5).
Altro rischio rilevante è quello derivante dall’esecuzione d’interventi manutentivi in altezza, sia su macchine e impianti sia con elementi strutturali edili, interventi che espongono l’addetto alla caduta dall’alto.
Gli interventi degli addetti
alla manutenzione possono comunque riguardare tutti i reparti e quindi esporre
gli stessi anche ai rischi specifici ivi presenti e precedentemente descritti.
Capitolo 4 – “Il
danno atteso”
La descrizione del danno atteso non è quantificabile numericamente attraverso dati desumibili dalla letteratura o da dati INAIL; è comunque patrimonio acquisito che, considerati i fattori di rischio presenti, dal punto di vista sanitario, i disturbi e/o le patologie siano prevalentemente riferibile agli apparati od organi bersaglio: cutaneo ed uditivo.
Si è rilevato un numero d’infortuni nella fase pari a circa l’8% degli eventi degli ultimi 5 anni, attribuibili prevalentemente alla proiezione di materiali e agli interventi sulle macchine; nessuna malattia professionale.
Le macchine utensili in uso si presentano perlopiù non dotate dei necessari dispositivi di protezione degli organi lavoratori (schermi amovibili dotati di dispositivo d’interblocco elettrico), in particolare per quanto riguarda fresatrici, torni e trapani.
Per quanto riguarda le operazioni di carteggiatura-finitura al tornio, operazione che peraltro dovrebbe essere vietata o quantomeno ridotta ai soli casi d’indispensabilità, devono essere eseguite esclusivamente da personale esperto e adeguatamente formato, con impiego d’attrezzature ausiliarie (quali portatela, lime, ecc.) e con procedure formalizzate e condivise.
E’ d’obbligo inoltre l’impiego di vestiario idoneo, atto ad evitare impigliamenti o trascinamenti; l’uso di guanti è assolutamente vietato.
Il rischio dovuto alla proiezione dei materiali (schegge, spruzzi) è solitamente ridotto dall’utilizzo di DPI (occhiali).
Il rischio d’elettrocuzione nell’utilizzo d’attrezzature elettriche portatili, cavi, prese a spina, ecc deve essere ovviato mediante il mantenimento delle stesse in ottimo stato di conservazione, medianti frequenti controlli e sostituzione delle componenti usurate o lesionate.
Il rischio di caduta dall’alto deve essere evitato mediante impiego d’attrezzature, opere provvisionali e DPI adeguati (tra battelli, ponteggi, cinture di sicurezza e punti d’ancoraggio fissi); importante è anche la valutazione dei percorsi, e dei relativi rischi, per il raggiungimento delle zone operative.
Gli interventi di manutenzione sulle macchine devono essere oggetto d’attente procedure, e prevedere modalità d’intervento, di comunicazione/segnalazione e uso d’idonei DPI atti a garantire la sicurezza del manutentore e degli operatori di reparto. E’ evidente che tali interventi devono essere riservati a personale all’uopo incaricato.
Le manutenzioni meccaniche sulle macchine sono eseguite da personale interno, adeguatamente formato.
Per quanto riguarda la manutenzione elettrica, si rileva una quasi totalità degli interventi sull’impiantistica elettrica, affidati a ditte esterne specializzate, con appalti anche di tipo continuativo.
Le manutenzioni edili sono più sporadiche, derivanti solitamente da eventi atmosferici o da piccoli interventi di modifica strutturale degli ambienti (muri, porte, ecc.) anche queste generalmente affidate a ditte esterne, anche con contratti “sull’opera” ma perlopiù con ditte di fiducia.
Titoli IX e X DPR 547/55 (Manutenzione e impiego DPI)
Titolo
III e IV D.Lgs.626/94 (Attrezzature di lavoro e DPI)
DPR
164/56 (lavori di edilizia)
D.Lgs. 626/94 Capo VIII° (rischio biologico)
Leggi 292/63 e n. 419/68, DPR 1301/65 e dai DM 22
marzo 1975 e 16 settembre 1975 (in raccordo con la legge n. 833/78)
(vaccinazioni obbligatorie).
In questa fase non si evidenziano fattori di rischio
che influenzino l’ambiente esterno
Elenco
ditte minuterie
|
DENOMINAZIONE |
COMUNE |
|
F.I.M.M. FABBRICA ITALIANA MINUTERIE METALLICHE DI NESPOLI LUCIA |
ALBANO SANT'ALESSANDRO - BG |
|
M.M.S. DI MARTINELLI & SIGNORI S.N.C. |
ALBINO - BG |
|
T.F.M. DI BERGONZI TAMARA |
ALMENNO SAN SALVATORE - BG |
|
MOSCOLARI RICCARDO & C |
ARCENE - BG |
|
MI-ME MINUTERIE METALLICHE SRL |
ARZAGO D'ADDA - BG |
|
T.E.M.A. TECNOLOGIE ELETTRONICHE MECCANICHE APPLICATE S.R.L. |
AZZANO SAN PAOLO - BG |
|
TTS TOTAL TECHNOLOGY SERVICE
S.R.L. |
BERGAMO - BG |
|
OFFICINA MECCANICA MOSCOLARI BRUNO E C. S.N.C. |
BOLTIERE - BG |
|
RO.PE. DI PESENTI E RINALDI |
BREMBILLA - BG |
|
VI.TO.MEC. S.N.C. DI TIRONI E. E SALVI F. |
BREMBILLA - BG |
|
OFFICINA MECCANICA F.LLI SALVI DI SALVI BENVENUTO E C. - SOCIETA'IN NOME COLLETTIVO |
BREMBILLA - BG |
|
GERVASONI S.P.A. |
BREMBILLA - BG |
|
DAMINELLI S.R.L. |
BREMBILLA - BG |
|
CARMINATI DOMENICO |
BREMBILLA - BG |
|
G.C. CARIMNATI S.R.L. |
BREMBILLA - BG |
|
WALMECC S.P.A. |
CALCIO - BG |
|
B.R.B. S.R.L. |
CANONICA D'ADDA - BG |
|
MINTEC SAS |
ANTEGNATE - BG |
|
M.M. DI RONCATO RENATO & C. S.N.C. |
CANONICA D'ADDA - BG |
|
BASTARDI DOMENICO & C S.N.C. |
CANONICA D'ADDA - BG |
|
OFFICINA MECCANICA CAVALLI GIUSEPPE S.N.C. |
CARAVAGGIO - BG |
|
VEZZOLI VIRGILIO E C. SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO |
CASTELLI CALEPIO - BG |
|
CO.FER. DI MODINA GIOVANNI & C. S.N.C. |
CASTELLI CALEPIO - BG |
|
VALOTA SERGIO S.A.S. DI LOZIO M. E C. |
CHIUDUNO - BG |
|
ALUDESIGN S.R.L. |
CISANO BERGAMASCO - BG |
|
OFFICINE MECCANICHE GUERRINI VALERIO SNC |
ANTEGNATE - BG |
|
COLOMBO EGIDIO |
CISERANO - BG |
|
MIMET MINUTERIE METALLICHE |
CLUSONE |
|
FILIPPI BENEDETTO |
COSTA VOLPINO - BG |
|
MI-METAL BRAMATI S.R.L. |
FARA GERA D'ADDA - BG |
|
FA.RI. S.R.L. |
FARA GERA D'ADDA - BG |
|
OFF. MECC. M.T. DI COZZI FERRI & C. - S.R.L. |
FORNOVO SAN GIOVANNI - BG |
|
RACCORD TUBI |
CALVENZANO - BG |
|
G.R. DI MORESCHI GIOVANNI E C. - S.N.C. |
GORLAGO - BG |
|
ASSEMBLAGGI DI FLAVIA BERLENDIS |
GORLAGO - BG |
|
SUPERMECCANICA S.R.L. |
LURANO - BG |
|
MI.ME.R. - S.R.L. |
OSIO SOTTO - BG |
|
USUBELLI MASSIMILIANA |
OSIO SOTTO - BG |
|
R.I.A.M. S.R.L. |
PALOSCO - BG |
|
BRIDGE PORT BRASS S.P.A. |
PONTE SAN PIETRO - BG |
|
O.M.S. OFFICINE MECCANICHE STUCCHI S.N.C. DI STUCCHI ANGELO & C. |
PONTIROLO NUOVO - BG |
|
TORNOMATIC PONTIROLO S.R.L. |
PONTIROLO NUOVO - BG |
|
VEGA S.N.C. DI VEDOVELLO ALBERTO E C. |
SCANZOROSCIATE - BG |
|
MORONI CATERINA |
STEZZANO - BG |
|
MINUTERIE DE NOIA DI COLIA ROSA E C. S.A.S. |
SUISIO - BG |
|
M.R.T. S.P.A. |
SUISIO - BG |
|
RIL - METAL DI RIVELLINI MARIA FRANCA E C. S.N.C. |
TELGATE - BG |
|
M.M.G. DI GALBO SALVATORE E C. SOCIETA' IN NOME COLLETTIVO |
TELGATE - BG |
|
JETCO DEI F.LLI TESTA S.N.C. |
TRESCORE BALNEARIO - BG |
|
S.M.E.A. S.R.L. |
TREVIOLO - BG |
|
BULLONERIA BERGAMASCA DI CREMASCHI SRL |
TREVIOLO - BG |
|
DE.CO. SRL |
BREMBILLA - BG |
|
M.B. SPA |
CARVICO |
|
SCAME SPA |
PARRE |
|
MI.ME. |
ARZAGO D'ADDA - BG |
|
AB VITALDADO SPA |
PONTIROLO NUOVO - BG |