All. 2/A

 

ISTITUTO SUPERIORE PER LA PREVENZIONE E LA SICUREZZA DEL LAVORO

 

I.S.P.E.S.L.                            PROGETTO SI.PRE.                                              REGIONI

 

 

BANCA NAZIONALE DEI PROFILI DI RISCHIO DI COMPARTO

 

 

1. COMPARTO

ODONTOTECNICI

 

2. CODICI ISTAT

372.2

 

 

 

 

 

 

 

 

3. CODICE ISPESL

 

     (riservato all’ufficio)

 

             ZONA DI RILEVAZIONE

 

4. NAZIONALE:

 

 

5. REGIONALE

 

 

6. PROVINCIALE

 

 

7. USL

AZIENDA USL RMB- ROMA

 

8.ANNO DI RILEVAZIONE

1

9

9

8

 

 

 

 

9. NUMERO  ADDETTI:

550*

 

 

 

 

9A. IMPIEGATI:

----

uomini                                  

----

Donne

 

 

 

9B. OPERAI:

370

uomini

180

Donne

 

 

 

 

* ) cifra stimata

 

10. NUMERO  AZIENDE:

170-190

 

Nel territorio di nostra competenza il 90% dei laboratori odontotecnici occupa meno di 4 operatori

All. 2/B

 

 

11. STRUTTURA DI RILEVAZIONE

SERVIZIO PISLL (PREV.IGIENE E SICUREZZA LUOGHI DI LAVORO -AUSL RM B – ROMA

 

Via E. Franceschini 56 – 00155 Roma

                                                                                                         

12. REFERENTE: Dr. SERGIO ROVETTA

 

             INDIRIZZO:

SPISLL AUSL RMB ; Via E. Franceschini 56

 

 

                         CAP:

00155

 

 

 

                    CITTA’:

ROMA

 

 

           PROVINCIA:

ROMA

 

 

 

            TELEFONO:

06/ 41434946

 

 

 

 

                         FAX:

06/ 41434936

 

 

 

 

                   E-MAIL:

spisllrmb@tiscalinet.it

 

 

13. INFORTUNI *:

 

TOTALE:

 

DI CUI MORTALI

 

 

 

*Non sono reperibili dati statistici relativi agli infortuni del comparto presso l’INAIL, nella osservazione sul nostro territorio su 18 aziende sono stati riscontrati n.2 infortuni con inabilità temporanea di 30 e 4 giorni lavorativi.

Perlopiù si verificano infortuni di lieve o lievissima entità che non comportano comunque assenza dal lavoro.

 

14. MALATTIE PROFESSIONALI :

 

Dati non esistenti

 

I.S.P.E.S.L.                            PROGETTO SI.PRE.                                              REGIONI

 

BANCA NAZIONALE DEI PROFILI DI RISCHIO DI COMPARTO

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

1. ORTODONZIA

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici, esplosione, incendio,sostanze pericolose), Igienico Ambientali (fisici, chimici), Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

2. SCHELETRATI

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici, esplosione, incendio,sostanze pericolose), Igienico Ambientali (agenti fisici, chimici ) , Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

50

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

3. PROTESI FISSE

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici, esplosione, incendio,sostanze pericolose), Igienico Ambientali (agenti fisici, agenti chimici), Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

4. PROTESI MOBILI

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici,incendio,esplosione), Igienico Ambientali (agenti chimici) Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

5. PROTESI PROVVISORIE FISSE

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici,incendio,esplosione), Igienico Ambientali (agenti chimici) Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

6. RIPARAZIONI PROTESI FISSE

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici,incendio,esplosione), Igienico Ambientali (agenti chimici) Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

7. PROTESI COMBINATE

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

         6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici,incendio,esplosione), Igienico Ambientali (agenti chimici) Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 

 

1. COMPARTO:

ODONTOTECNICI

 

 

 

 

2. FASE DI LAVORAZIONE:

8. RIPARAZIONI PROTESI MOBILI

 

 

 

 

3. COD.INAIL:

6530

 

 

 

 

4. FATTORE DI RISCHIO:

Infortunistici ( meccanici,incendio,esplosione), Igienico Ambientali (agenti chimici) Trasversali o Organizzativi

 

 

 

 

5. CODICE DI RISCHIO

 

 

    (riservato all’ ufficio)

 

 

 

 

 

6. N. ADDETTI:

500

 

 

 

 

 

 

 


 

 


Scheda  1

 

  FASE LAVORATIVA: ORTODONZIA

                                                                                                                     

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

La fase lavorativa ha inizio con la”sanificazione” a spruzzo o ad immersione  delle impronte che provengono dallo studio odontoiatrico. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari d’ammonio. Si realizza il modello tramite colatura con gesso miscelato ad acqua; si effettua la squadratura e si pone in articolatore per la verifica delle articolazioni. La successiva rifinitura, eseguita a mano, consente l’asportazione del gesso ove saranno posti i ganci. Questi ultimi, così come gli archi, sono realizzati piegando fili d’acciaio con vari tipi di pinze e accessori (molle, viti ecc..) e fermati con cera.

Una volta posti i ganci si depone la resina e si realizza la personalizzazione del modello.

S’inserisce il tutto nella polimerizzatrice, pentola a pressione con temperatura di 50°C, o si utilizza per la polimerizzazione la lampada a RUV.

La lavorazione termina con la rifinitura tramite frese rotanti e la lucidatura con pomice ad acqua.

 

ADDETTI

 

2 – 3

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Lampada Uv

80

2

Lucidatrice

20

8

Polimerizzatore

40

5

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Attrezzi manuali (tazze da impasto ,spatole, muffole,)

 

 

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Macchina per ganci in acetalico

80

2

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Pressa

35

7

Pentola a pressione

35

7

Miscelatore sottovuoto

30

7

Articolatore

10

10

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 


Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Esposizioni a vapori di solventi (metilmetacrilato) nella zappatura e miscelatura resine

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Squadramodelli

83

Micromotore

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

Le operazioni di costruzione di ganci tramite piegatura manuale dei fili di acciaio possono determinare movimenti ripetitivi con eccessive sollecitazioni meccaniche della muscolatura e delle articolazioni dell’arto superiore.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio delle mani e degli avambracci dell’operatore.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E’ risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature, inoltre, sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Piccole abrasioni contusioni taglio da utensili

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da resine acriliche

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto con resine acriliche

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra); 267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 (difesa sostanze nocive); 19 (separazione lavori nocivi); 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri);22 (radiazioni ultraviolette)

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 (attrezzature che utilizzano gas combustibile)

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 


 

 

 


Scheda  2

 

  FASE LAVORATIVA: SCHELETRATI

 

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

Il processo lavorativo inizia con la sanificazione  delle impronte provenienti dagli studi odontoiatrici  tramite disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio.

Successivamente si procede alla colatura delle impronte con gesso miscelato con acqua: si realizza così il modello maestro che una volta squadrato con la macchina squadramodelli, è posto nell’ articolatore per l’analisi dell’articolazione e la progettazione.

Si ricostruiscono in cera i denti mancanti e si procede poi all’eliminazione dei sottosquadri..

Si duplica il modello con gelatina o silicone tramite colatura nel duplicatore e stazionamento in muffola.

Si cola il modello con materiale refrattario e si sottopone a  tempratura nel forno di riscaldamento (200-250°C).

Si realizza il modellato tramite preformati in cera, che sono assemblati e rifiniti con spatola e bunsen.

Il modellato si pone nella fonditrice per la “fusione a cera persa” ovvero  sostituzione della cera con metallo fuso; una volta freddato è sottoposto al processo di sgrassatura (nella vaporizzatrice), sabbiatura, e rifinitura per l’inserzione sul modello maestro.

Una volta verificata la correttezza del manufatto ottenuto si passa a nuova sabbiatura seguita dalla lucidatura elettrolitica e meccanica con gomma abrasiva (micromotore).

Prima del montaggio degli elementi, lo scheletrato è sottoposto a processi di spazzolatura e vaporizzazione.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Strumenti di fusione (Fonditrici)*

10

10

Forno di riscaldamento

10

10

Fresatore parallelometro

50

4

Lucidatrice

20

8

Saldatrice a gas

55

2

Duplicatore modelli

50

4

Sabbiatrice

20

8

Attrezzi manuali (tazze da impasto ,spatole, muffole, perni di colata, preformati)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Rapida

60

3

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Fresatrice ad alta velocità (Rapida)

25

7

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Bagno elettrolitico

25

7

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 

*Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello

 

* Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il  metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazione.

 

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nelle operazioni di fusione, ed in particolare nel passaggio del crogiolo dal forno di riscaldamento alla fonditrice, è possibile il contatto accidentale con materiale incandescente; vengono utilizzati guanti e pinze, tuttavia è stato riscontrato un infortunio da caduta del crogiolo. 

 

Nelle fonditrici con centrifuga di vecchia produzione è possibile il contatto accidentale con l’organo in  movimento in quanto prive del dispositivo di blocco all’apertura, nonché il contatto accidentale con elementi sotto tensione.

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

 

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Squadramodelli

83

Micromotore

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Le attività di realizzazione degli scheletrati sono generalmente svolte in laboratori specializzati cui si rivolge quasi la totalità dei piccoli laboratori odontotecnici; i laboratori di maggiori dimensioni svolgono tutte le attività in proprio.

 

I banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

 

La modellatura della cera può comportare sollecitazioni per i polsi e gli avambracci degli operatori.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E’ risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature, inoltre, sono risultate, per la maggior parte, alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nell’utilizzo delle fresatrici

 

Piccole abrasioni contusioni taglio da utensili

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla

fonditrice e nella fase di tempratura

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra); 250-251-252-253-254 (saldatura a gas ); 267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 (difesa sostanze nocive); 19 (separazione lavori nocivi); 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 (attrezzature che utilizzano gas combustibile)

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 


           

 

 


Scheda 3

 

  FASE LAVORATIVA: PROTESI FISSE

                                                                                                                     

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

Le impronte, provenienti dallo studio odontoiatrico, vengono sanificate a spruzzo o ad immersione tramite disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio; il modello è realizzato tramite colatura con gesso miscelato ad acqua viene quindi per prima cosa squadrato con l’apposita macchina squadramodelli e poi tagliato per isolare i monconi da rendere sfilabili e puliti.

Successivamente sono effettuati, con l’aiuto di un foragessi, dei fori nella parte inferiore del modello in corrispondenza dei monconi. Tali fori serviranno per la posizionatura dei perni sfilabili.

Si posizionano quindi i perni  e si colano con il gesso.

Realizzato il modello in cera del moncone (cappetta), questo viene colato con del materiale refrattario, ed inserito nel forno di riscaldamento (400°C e 900°C): durante questo ciclo si elimina la cera (cera persa).

Si pone quindi nel cilindro di fusione, che viene inserito nella fonditrice; qui dopo l’introduzione della lega metallica, si arriverà alla realizzazione della base del manufatto.

Il modello così ottenuto è sabbiato, controllato visivamente e rifinito con la fresatrice.

Il processo successivo prevede il rivestimento finale del manufatto fuso con ceramica o resina acrilica.

A seconda del materiale adoperato si usa procedere in maniera differente: per la ceramica si applica la lega ceramica sul manufatto metallico e si pone in forno per l’ossidazione. Una volta freddato è spruzzato o pennellato con l’opaco (vernice per la mescola delle masse ceramiche), si applica la dentina e lo  smalto e si rimette nuovamente in forno; il processo si ripete una o più volte fino ad ottenere il colore desiderato.

Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.

Per la resina acrilica esistono due metodiche: il processo in muffola e il processo in polimerizzatore.

Nel processo in muffola si applica l’opaco sul modello e lo si fa polimerizzare. Si stende quindi la cera e s’inserisce nella muffola, poi si cola il gesso in modo da ottenere la duplicazione del modello. La cera eccedente è  eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.

Si zeppa successivamente la resina acrilica, la si pressa e si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato.

Il modello è rifinito mediante frese rotanti. Sullo stesso è applicata la dentina e gli smalti e viene quindi  rimesso nella muffola in acqua bollente.

Il modello ultimato è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.

Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che si sia polimerizzato. Si arriva alla modellazione in resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.

Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto è applicata la dentina e lo smalto e quindi viene ricollocato nella polimerizzatrice.

Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Strumenti di fusione (Fonditrici)*

10

10

Forno cottura porcellana

10

10

Forno preriscaldato per cilindri

10

10

Fresatore parallelometro

50

4

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Segamodelli elettrico

10

10

Saldatrice a gas

55

2

Duplicatore modelli

50

4

Sabbiatrice

20

8

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Microscopio

 

9

Pressa

35

7

Pentola a pressione

35

7

Aerografo

50

4

Foragessi

20

8

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Miscelatore sottovuoto

35

7

Bagno elettrolitico

40

7

Articolatore

10

10

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 

*Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello

* Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il  metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazione.

 
Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nelle operazioni di fusione, ed in particolare nel passaggio del crogiolo dal forno di riscaldamento alla fonditrice, è possibile il contatto accidentale con materiale incandescente; vengono normalmente utilizzati guanti e pinze; è stato riscontrato un infortunio da caduta del crogiolo e conseguente schizzo di materiale incandescente. 

 

Nelle fonditrici con centrifuga di vecchia produzione è possibile il contatto accidentale con l’organo in  movimento in quanto prive del dispositivo di blocco all’apertura, nonché il contatto accidentale con elementi sotto tensione.

 

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

 

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

TRASVERSALI  ORGANIZZATIVI

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate,  per la maggior parte,  alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Ustioni di lieve entità da contatto con acidi

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla

fonditrice

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra); 92 (segamodelli); 250-251-252-253-254 (saldatura ossiacetilenica ); 267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 ( difesa dalle sostanze nocive); 19 ( Separazioni lavori nocivi) 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 ( attrezzature che utilizzano gas combustibile).

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 


 

 


Scheda  4

 

FASE LAVORATIVA: PROTESI MOBILI

 

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

Le impronte provenienti dallo studio odontoiatrico vengono per prima cosa sanificate, a spruzzo o ad immersione, utilizzando prevalentemente disinfettanti clorurati o composti quaternari d’ammonio; successivamente, per mezzo di colatura con gesso miscelato ad acqua, è realizzato il modello.

Si costruisce quindi un vallo in cera su base-plate o resina.

Il modello ottenuto è posto in articolatore: si montano così i denti preformati, scelti in base al colore ed alla misura sul  base-plate con cera.

Quando lo stesso è conforme a quello prescritto dallo studio odontoiatrico  il modello, con il base-plate e i denti montati, viene ricoperto di cera (ceratura) e posto nella muffola nella quale si procede alla colatura di gesso.

Successivamente la cera è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.

Si zeppa quindi la resina acrilica, si pressa e si pone il tutto nella muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.

Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato con pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Articolatore

10

10

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Squadramodelli

10

10

Pressa

35

7

Miscelatore sottovuoto

30

7

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe Aspiranti

 

8

Pentola a pressione

35

7

 

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione dei gas e dell’aria compressa non sono, nel 90% dei casi, correttamente evidenziati con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nella zeppatura e miscelatura delle resine

 

Inalazione di polveri di pomice nelle operazioni di lucidatura

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Agenti fisici

 

Rumore:

 

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

   <80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani  e gli avambracci dell’operatore.

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate,  per la maggior parte,  alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Patologia respiratoria di tipo allergico da resine acriliche

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

Insufficiente formazione è risultata l’informazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro che non sono utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate ,per la maggior parte, di non recente fabbricazione e quindi alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - ; 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra);  267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali);18 (difesa sostanze nocive); 19 (Separazioni lavori nocivi); 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 ( attrezzature che utilizzano gas combustibile) 

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 

 


 


Scheda  5

 

FASE LAVORATIVA: PROTESI PROVVISORIE FISSE

 

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

La fase lavorativa ha inizio con la “sanificazione” a spruzzo o ad immersione delle impronte che provengono dallo studio odontoiatrico. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari d’ammonio. Si realizza il modello tramite colatura con gesso miscelato ad acqua; si effettua la squadratura e si pone in articolatore per la verifica delle articolazioni.

La protesi provvisoria può essere realizzata in muffola a caldo o per polimerizzazione secondo la richiesta dello studio odontoiatrico.

 

Processo in muffola

 

Si realizzano, sul modello, i denti mancanti in cera e si eliminano i sottosquadri.

Si duplica il modello con gesso tramite colatura nel duplicatore e successivo stazionamento in muffola.

La cera eccedente è eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.

S’inserisce la resina acrilica, “zeppatura”, si pressa e poi si pone in muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.

Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.

 

 

Processo in macchina polimerizzatrice

 

Si realizzano, sul modello, i denti mancanti in cera e si eliminano i sottosquadri.

Il modello è duplicato con gesso tramite colatura nel duplicatore.

Si elimina quindi la cera mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.

Si zeppa quindi la resina acrilica, direttamente sul modello e si pone in macchina polimerizzatrice.

Il modello è rifinito infine con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Pressa

35

7

Pentola a pressione

35

7

Miscelatore sottovuoto

35

7

Pentola a pressione

35

7

Articolatore

10

10

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 
Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione dei gas e dell’aria compressa non sono,  nel 90% dei casi,  correttamente evidenziati con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nella zeppatura e miscelatura delle resine

 

Inalazione di polveri di pomice nelle operazioni di lucidatura

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

 83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

   <80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani  e gli avambracci dell’operatore.

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate,  per la maggior parte,  alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Patologia respiratoria di tipo allergico da resine acriliche

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 -  41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra);  267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 (difesa sostanze nocive); 19 (Separazioni lavori nocivi); 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri); 22 (radiazioni ultraviolette) 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 (attrezzature che utilizzano gas combustibile).

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 


 


Scheda  6

 

FASE LAVORATIVA: RIPARAZIONI PROTESI FISSE

                                                                                                                     

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

La lavorazione inizia con la sanificazione a spruzzo o ad immersione delle impronte, provenienti dagli studi odontoiatrici con le protesi fisse da riparare. Si utilizzano prevalentemente disinfettanti clorurati o sali quaternari di ammonio.

Preliminarmente si isolano con cera le cappette della protesi. Si realizza la colatura con gesso miscelato ad acqua ottenendo così il modello che, dopo essere stato squadrato con l’apposita macchina, è messo nell’articolatore con la protesi da riparare inserita.

A seconda del danno riscontrato può essere necessario riparare la parte danneggiata in metallo, ceramica o resina.

Nel caso del danno sul metallo si procede all’eliminazione della ceramica tramite decappaggio con acido fluoridrico, successiva saldatura e ricostruzione ceramica.

Nel caso di riparazione della ceramica si applica nuovamente l’opaco, si pone nel forno (per una o più volte), si applica la dentina e lo  smalto e si rimette nuovamente in forno (per una o più volte).

Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.

Nel caso della resina, si apre la frattura tramite fresatura e si cola la resina nuova, si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato, o nella macchina polimerizzatrice per una o più volte. Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto si applicano  la dentina e gli smalti e lo si  ricolloca  nella polimerizzatrice.

Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Forno cottura porcellana

10

10

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Saldatrice a gas

55

2

Sabbiatrice

20

8

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Microscopio

 

9

Pressa

35

7

Pentola a pressione

35

7

Aerografo

50

4

Vibratore

10

10

Bunsen

60

3

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Miscelatore sottovuoto

35

7

Bagno elettrolitico

40

7

Articolatore

10

10

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 
Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

 

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

 

Esposizione a vapori di solvente nella fase di attacco chimico alla ceramica

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani e gli avambracci dell’operatore.

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate,  per la maggior parte,  alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

M.M.C.

 

Non osservata

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Ustioni di lieve entità da contatto con acidi

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla

fonditrice

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra); 92 (segamodelli); 250-251-252-253-254 (saldatura ossiacetilenica ); 267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 ( difesa dalle sostanze nocive); 19 ( Separazioni lavori nocivi) 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 ( attrezzature che utilizzano gas combustibile).

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 

 

 


 


Scheda  7

 

  FASE LAVORATIVA: PROTESI COMBINATE

 

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

Una particolare cura va riservata alla descrizione del ciclo di preparazione della protesi combinata. Essa è la risultante dell’unione di una protesi fissa (corona o ponte) con una mobile (scheletrato). L’una è unita all’altra per mezzo di attacchi metallici.

I processi lavorativi sono analoghi a quelli effettuati per le due tipologie di manufatti già descritti  nelle schede n. .2 – 4.

Si inizia con la realizzazione della parte scheletrica della protesi fissa che, a realizzazione avvenuta, viene inviata al Laboratorio specializzato o al reparto per la realizzazione dello scheletrato e per il successivo montaggio delle due protesi  tramite gli attacchi metallici.

La lavorazione ha inizio quando le impronte, provenienti dallo studio odontoiatrico, vengono sanificate e tramite colatura con gesso miscelato ad acqua è realizzato il modello che viene per prima cosa squadrato con l’apposita macchina squadramodelli e poi tagliato per isolare i monconi da rendere sfilabili e puliti. Si realizza il modello in cera del moncone (cappetta), che è colato con del materiale refrattario (scelto fra quelli adatti alle alte temperature),  posto in un cilindro di fusione e inserito nel forno di riscaldamento (400°C e 900°C): durante questo ciclo si elimina la cera (cera persa).

Si pone il cilindro di fusione nella fonditrice; qui, con l’introduzione della lega metallica si arriverà alla realizzazione della base del manufatto.

Il modello così ottenuto è sabbiato,  controllato visivamente e rifinito con la fresatrice.

Si procede quindi al rivestimento finale del manufatto fuso tramite ceramica o resina acrilica.

A seconda del materiale adoperato si usa procedere in maniera differente: per la ceramica si applica la lega ceramica sul manufatto metallico e si pone in forno per l’ossidazione. Una volta freddato è spruzzato o pennellato con l’opaco (vernice per la mescola delle masse ceramiche), si applica la dentina e lo  smalto e si rimette nuovamente in forno; il processo si ripete per una o più volte fino ad ottenere il colore desiderato.

Infine il modello è rifinito con frese rotanti di maggiore durezza, lucidato con appositi prodotti e rimesso in forno per la cottura finale.

Per la resina acrilica esistono due metodiche: il processo in muffola e il processo in polimerizzatrice.

Nel processo in muffola si applica l’opaco sul modello e lo si fa polimerizzare. Si stende quindi la cera e s’inserisce nella muffola, poi si cola il gesso in modo da ottenere la duplicazione del modello. La cera eccedente è  eliminata mediante sgrassaggio con acqua bollente e vapore.

Si zeppa successivamente la resina acrilica, la si pressa e si pone in muffola in acqua bollente per tempi variabili a seconda del prodotto utilizzato.

Il modello è rifinito mediante frese rotanti. Sullo stesso è applicata la dentina e lo smalto, viene quindi rimesso nella muffola in acqua bollente.

Il modello ultimato è rifinito con frese rotanti e lucidato tramite pomice e pasta lucidante.

Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che si sia polimerizzato. Si arriva alla modellazione in resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.

Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti. Sul prodotto è applicata  la dentina e lo smalto e quindi viene  ricollocato nella polimerizzatrice.

Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

Per il secondo processo detto di polimerizzazione si usa inizialmente stendere l’opaco e attendere fino a che sia polimerizzato.Si arriva alla modellazione della resina acrilica e si pone il modello nella macchina polimerizzatrice per una o più volte.

Si passa alla rifinitura tramite frese rotanti.Sul manufatto vengono applicati la dentina e lo smalto e viene ricollocato nella polimerizzatrice.

A questo punto si trasferisce la protesi fissa ed il modello in cera al Laboratorio specializzato o al reparto per la realizzazione dello scheletrato dove di si duplica il modello  con gelatina o silicone tramite colatura nel duplicatore e stazionamento in muffola.

Si cola il modello con materiale refrattario e si sottopone a  temperatura nel forno di riscaldamento (200-250°C) oppure per immersione.

Si realizza il modellato tramite preformati in cera, che sono assemblati e rifiniti con spatola e bunsen.

Il modellato si pone nella fonditrice per la “fusione a cera persa” e una volta freddato è sottoposto al processo di sgrassatura (nella vaporizzatrice), sabbiatura, e rifinitura per l’inserzione sul modello maestro.

Una volta verificata la correttezza del manufatto ottenuto si passa a nuova sabbiatura seguita dalla lucidatura elettrolitica e meccanica con gomma abrasiva (micromotore).

Le due protesi assemblate vengono quindi inviate allo studio odontoiatrico per la verifica della correttezza sul paziente.

Una volta constatata l’esattezza del manufatto, lo stesso è rinviato allo studio odontotecnico dove verrà collocato su articolatore dove sarà completata sia la parte estetica della componente fissa che quella dello scheletrato.

Si rifinisce infine il modello con frese rotanti e lo si lucida con pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Strumenti di fusione (Fonditrici)*

10

10

Forno cottura porcellana

10

10

Forno preriscaldato per cilindri

10

10

Fresatore parallelometro

50

4

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Segamodelli elettrico

10

10

Saldatrice a gas

55

2

Duplicatore modelli

50

4

Sabbiatrice

20

8

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole, perni di colata)

 

 

Vaporizzatore

10

10

Micromotore

60

3

Microscopio

 

9

Pressa

35

7

Pentola a pressione

35

7

Aerografo

50

4

Foragessi

20

8

Fresatrice ad alta velocità (Rapida)

25

7

Vibratore

10

10

Squadramodelli

10

10

Bunsen

60

3

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Miscelatore sottovuoto

35

7

Bagno elettrolitico

40

7

Articolatore

10

10

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe aspiranti

 

8

 

§        Sono state osservate molteplici tipi di fonditrici: ad induzione, elettriche con o senza sottovuoto, a pressofusione e con utilizzo cannello
 

·        Nelle fonditrici a pressofusione e sottovuoto, il  metallo fuso penetra nel cilindro di fusione per la depressione che si viene a creare e quindi non è presente la centrifugazio


Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nelle operazioni di decappaggio esiste la possibilità di contatti accidentali con acido fluoridrico e di schizzi (non si utilizzano occhiali protettivi).

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

 

Inalazione di polveri di metalli nelle operazioni di fresatura.

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

 

Esposizione a vapori di solvente nella fase di attacco chimico alla ceramica

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

83

Altre attrezzature

<80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI

 

Le attività di realizzazioni degli scheletrati sono generalmente svolte in laboratori specializzati cui si rivolge quasi la totalità dei piccoli laboratori odontotecnici, mentre in quelli di maggiori dimensioni è svolta direttamente in loco.

 

Nei piccoli laboratori, che sono la maggioranza di quelli osservati, vi sono ambienti comuni in cui i lavoratori sono esposti ai vari rischi ambientali provenienti da tutte le lavorazioni effettuate.

La diversificazione delle mansioni svolte durante la giornata lavorativa riduce la monotonia del lavoro consentendo una maggiore attenzione nelle attività e riducendo probabilmente il rischio di piccoli infortuni; nei laboratori di maggiori dimensioni, viceversa, esiste un rischio di ripetitività delle operazioni lavorative.

 

In genere i banchi di lavoro sono di superficie insufficiente per un corretto appoggio per le mani  e gli avambracci dell’operatore.

 

INFORMAZIONE - FORMAZIONE

 

E' risultata insufficiente la formazione relativa all’utilizzo delle attrezzature di lavoro, che non sono in genere utilizzate secondo le indicazioni fornite nei libretti d’uso e di manutenzione.

Tali attrezzature inoltre sono risultate,  per la maggior parte,  alquanto vetuste. 

Insufficiente anche la formazione relativa all’utilizzo dei D.P.I.

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Ustioni di lieve entità da contatto con fiamma

 

Lesioni provocate da materiale proiettato nella fase di rifinitura della ceramica

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da metalli

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto

 

Caduta materiali incandescenti nella fase di trasporto del cilindro dal forno di riscaldamento alla

fonditrice

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra); 92 (segamodelli); 250-251-252-253-254 (saldatura ossiacetilenica ); 267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali); 18 ( difesa dalle sostanze nocive); 19 ( Separazioni lavori nocivi) 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 ( attrezzature che utilizzano gas combustibile).

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato

 

 


 


Scheda  8

 

  FASE LAVORATIVA: RIPARAZIONI PROTESI MOBILI

                                                                                                                     

Cap 1 - DESCRIZIONE Fase

 

Generalmente, quando l’infrazione della protesi è lieve, si realizza la riparazione direttamente nel laboratorio odontotecnico senza l’intervento del dentista. Se la cosa è più complessa  il cliente si reca  invece presso lo studio medico dove quest’ultimo prende un’impronta di posizione.

Tale impronta, una volta arrivata presso lo studi odontotecnico, viene colata con  gesso ed acqua.

Sul modello, tramite fresatura, si apre la frattura stessa; si posiziona quindi su di esso la protesi e si cola la resina nuova.

Si pone nella muffola in acqua bollente; i tempi e le temperature variano secondo i prodotti utilizzati.

Il modello è rifinito con frese rotanti e lucidato con pomice e pasta lucidante.

 

ADDETTI

 

2 - 3

 

Cap 2 - ATTREZZATURE E MACCHINE

 

Attrezzatura

Marchio CE %

Vetustà

Media (anni)

Lucidatrice

10

10

Polimerizzatore

40

5

Attrezzi manuali (tazze da impasto,spatole,muffole)

 

 

Micromotore

60

3

Vibratore

10

10

Pulitrice ad ultrasuoni 

40

5

Pressa

35

7

Miscelatore sottovuoto

30

7

Aspiratori localizzati

 

4

Banchi aspiranti

 

2

Cappe Aspiranti

 

8

Pentola a pressione

35

7

 

Cap 3 - FATTORI DI RISCHIO

 

INFORTUNISTICI

 

Nel 50% dei casi il Bunsen è privo della termocoppia, con possibile fuoriuscita dei gas.

 

Le tubazioni di distribuzione di gas ed aria compressa non sono, nella maggior parte dei laboratori, correttamente evidenziate con i colori previsti dalle norme UNI.

 

IGIENICO AMBIENTALI

 

Agenti chimici

 

Inalazione di polvere di pomice nelle operazioni di lucidatura.

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Inalazione di polveri inerti (gesso utilizzato per la realizzazione dei modelli):

     sono stati effettuati prelievi di polvere totale secondo le metodiche UNICHIM M.U. 285 e   

     M.U. 316 che hanno dato valori compresi tra 0,8 mg/mc e 1,5 mg/mc.

 

Esposizione a vapori di metilmetacrilato nelle operazioni di zeppatura e miscelatura delle resine

 

Agenti fisici

 

Rumore:

Rumorosità delle attrezzature o lavorazioni :

 

Attrezzature lavorazione

Leq dB(A)

(ASL  RM - B)

Micromotore

83

Squadramodelli

83

Altre attrezzature

          <80

 

Livello di esposizione giornaliero dei singoli addetti

 

Livelli di esposizione giornaliera Lep,d 

 

MANSIONE

Lep, d 

(ASL  RM - B)

Operatore

 

<80

 

Cap 4 – IL DANNO ATTESO

 

Piccole abrasioni e contusioni taglio da utensili

 

Dermatiti irritative ed allergiche da contatto da resine acriliche

 

Patologie respiratorie di tipo allergico da resine acriliche

 

Cap 5 - INTERVENTI ADOTTATI

 

Non osservati

 

Cap 6 - APPALTO A DITTA ESTERNA

 

Non osservato

 

Cap 7 - RIFERIMENTI NORMATIVI

 

DPR  547/1955 - ; 41-68-71-72 (protezioni delle macchine); 40-328 (impianti di terra);  267-269-270-271-282-283- 288-325 (realizzazione impianto elettrico);  374 (manutenzione generale); 259-382-383-387 (D.P.I.).

 

DPR  303/1956  artt. 9 (aereazione locali);18 (difesa sostanze nocive); 19 (Separazioni lavori nocivi); 20 (aspirazioni localizzate); 21 (polveri). 

 

D.Lgs  277/1991-  titolo IV Rumore - artt. 40 (valutazione), 41 (procedure), 42 (informazione - formazione).

 

D.Lgs 626/1994  - artt. 3 (misure di tutela) - 4 comma 2 e 11  (adempimenti) comma 5 d) (fornitura dei dispositivi di protezione individuali ) f) (richiesta di osservare norme e disposizioni aziendali) q) (misure di prevenzione incendi); art. 5 (obblighi dei lavoratori); artt. 21 e 22 lettere a) d) f) q); artt. 21- 22 (informazione - formazione generale); attrezzature di lavoro artt. 35 (obblighi del datore di lavoro) , 37-38 (informazione - formazione) 39 (obblighi dei lavoratori);  DPI art. 43 (obblighi del datore di lavoro) 44 (obblighi dei lavoratori).

 

D.Lgs 493/1996- art. 2 (obblighi di segnaletica di sicurezza); art. 4 (informazione - formazione segnaletica)

 

DPR 459/1996 – recepimento direttiva europea relativa alle macchine

 

Norme di buona Tecnica

 

- Decreto ministeriale 12/09/1959 ( attribuzione dei compiti e determinazione delle modalità e delle documentazioni relative all’esercizio delle verifiche e dei controlli previsti dalle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro).

- Decreto  Ministeriale 22/02/1965 (attribuzione dei compiti relativi alle verifiche impianti di scariche atmosferiche e messa a terra).

- Decreto ministeriale 20/12/1968 (efficacia degli apparecchi ed utensili portatili e  mobili).

- Legge 186/1968 (norme CEI) (realizzazione impianto elettrico)

- Legge 46/90 (certificazione impianto elettrico e gas)

- Legge 18/10/1977 n, 791( garanzie di sicurezza per il materiale elettrico)

- Norme UNI CIG 7129 ( attrezzature che utilizzano gas combustibile) 

 

Cap 8 - IL RISCHIO ESTERNO

 

Non osservato