AZIENDA
SANITARIA LOCALE
DELLA
PROVINCIA DI SONDRIO
DIPARTIMENTO
DI PREVENZIONE
SERVIZIO PREVENZIONE
SICUREZZA
NEGLI AMBIENTI DI
LAVORO
“I PROFILI DI RISCHIO
NEI COMPARTI PRODUTTIVI DELL’ARTIGIANATO, DELLE PICCOLE E MEDIE INDUSTRIE E
PUBBLICI ESERCIZI: FORNI ALIMENTARI
(PANIFICAZIONE)”.
RESPONSABILE
SERVIZIO PSAL
AUTORI: DR. ROBERTO
PATTARIN*, DR.DONATELLA REAMI*
p.i. SALVATORE IANNOTTI
Sondrio, Dicembre 2001
AZIENDA
SANITARIA LOCALE
DELLA
PROVINCIA DI SONDRIO
DIPARTIMENTO
DI PREVENZIONE
SERVIZIO
PREVENZIONE E SICUREZZA NEGLI
AMBIENTI DI
LAVORO
I PROFILI DI RISCHIO NEI COMPARTI PRODUTTIVI
DELL’ARTIGIANATO, DELLE PICCOLE E MEDIE
IMPRESE E PUBBLICI ESERCIZI
Forni alimentari (panificazione)
REFERENTE: DR. ROBERTO
PATTARIN
RESPONSABILE SERVIZIO PSAL
AUTORI: DR.ROBERTO PATTARIN*,
DR.DONATELLA REAMI*
p.i. SALVATORE IANNOTTI
IN COLLABORAZIONE
CON: VIGANO’ G.*, PELLEI B.*, PINI
A.**, GURINI M.**, PELLEGRINO C.***, SCALA F.***, CASTAGNA M.***.
* SERVIZIO PSAL ASL DELLA PROVINCIA DI
SONDRIO
** PMIP ASL DELLA PROVINCIA DI SONDRIO
*** ARPA DELLA PROVINCIA DI SONDRIO
Sondrio, Dicembre 2001
DOCUMENTO
DI COMPARTO
1.0.
INQUADRAMENTO
La presenza di
forni alimentari per panificazione nelle piccole e medie imprese riguarda
essenzialmente 3 settori:
a- Panifici
Trattasi di PMI che partendo dalla farina
sviluppano la produzione di varie
tipologie di pane attraverso un processo
di cottura in forni alimentari; solo parte di
esse risulta associata ad un esercizio di
vendita.
b- Pastifici
Trattasi di PMI che partendo dalla farina
e da altri ingredienti sviluppano la
produzione di pasticceria anche attraverso
un processo di cottura in forni
alimentari; la maggior parte di esse
risulta associata ad un esercizio di vendita.
c- Pizzerie
Trattasi di PMI che partendo dalla farina
e da altri ingredienti sviluppano la
produzione di pizze attraverso un processo
di cottura in forni alimentari; la quasi
totalità di esse risulta associata ad un
esercizio di vendita al dettaglio.
Questi settori
si presentano nella maggior parte dei casi in forma distinta, anche se in
alcuni casi le diverse produzioni possono coesistere nella medesima unità
produttiva.
Il presente
studio ha in sostanza fatto riferimento alle sole aziende di produzione,
inquadrabili quindi nel codice ISTAT 04.00 relativo all’industria alimentare,
in ciò prescindendo dal fatto che alcune di esse abbiano annesso anche un
esercizio di vendita al dettaglio, inquadrabile nel codice ISTAT 22.00 relativo
al commercio al dettaglio.
Ciò vale in
particolare per il settore delle pizzerie, dove sono state considerate le sole
aziende di produzione, anche se quasi sempre annesse alla vendita al dettaglio
per asporto, escludendo invece quelle ricomprese nel settore della ristorazione
(codice ISTAT 25.00) in quanto caratterizzate dalla prevalenza di rischi da
preparazione e somministrazione di alimenti vari.
2.0.
CARATTERISTICHE GENERALI
Il comparto non
è omogeneamente presente a livello mondiale, in quanto legato alla diversa
importanza dei prodotti a base di farina nella cultura alimentare dei vari
popoli. Esso è ubiquitariamente diffuso in Europa ed America, ma è ampiamente
presente anche in Asia ed Africa.
La concezione
del lay-out e gli impianti utilizzati variano in rapporto allo sviluppo
economico dei diversi paesi ed il ciclo tecnologico risulta omogeneo e
capillarmente presente solo nel Primo Mondo, variando tuttavia le specifiche
tipologie di prodotto.
La
caratteristica del settore vede ampiamente prevalere unità produttive di
piccola dimensione connesse ad esercizi di vendita diretta al dettaglio del
prodotto finito, anche se nei centri metropolitani ed urbani si sono andate
sviluppando (soprattutto nel ciclo del pane) aziende di sola produzione che
riforniscono supermercati e negozi alimentari.
La separazione
dei tre settori è ancora abbastanza netta, anche se cresce il numero di unità
produttive che, accanto al pane, realizzano anche produzioni di pasticceria e
pizza. Nel settore delle pizzerie, un tempo esclusivamente presente nell’ambito
del comparto di ristorazione, si sono recentemente sviluppate aziende di sola
produzione, sempre annesse alla vendita al dettaglio per asporto.
Nell’ultimo
decennio il settore è stato inoltre interessato da una forte innovazione
tecnologica, con l’ingresso di macchine automatiche di nuova concezione che
hanno consentito sia un incremento delle potenzialità produttive che dei
livelli di sicurezza.
Questo elemento,
combinato con lo sviluppo dei supermercati a danno dei piccoli esercizi, ha
determinato un rapido processo di selezione, che ha marginalizzato ed estinto
le realtà più deboli.
2.2.
CARATTERISTICHE LOCALI
2.1.1. Aspetti storici e culturali
La provincia di
Sondrio è situata al centro della zona alpina, al confine col Cantone elvetico
dei Grigioni; la cultura alimentare locale prevede un importante uso di pane e
di prodotti a base di farina, con la specifica di un originale ricorso alla
segale ed al saraceno per la produzione di pane e di pasta (pizzoccheri).
Ogni borgo montano
ha quindi storicamente avuto il proprio mulino ed il “prestinè”, piccolo
laboratorio da cui si serviva il paese.
In questi anni
queste piccole strutture sono state rimpiazzate dai più grandi laboratori del
fondovalle, che riforniscono giornalmente anche i centri montani; ma anche
questi ultimi subiscono tuttavia oggi una contrazione per l’impetuoso ingresso
sul mercato di laboratori all’interno dei grandi complessi commerciali.
2.1.2. Dimensioni e caratteristiche
attuali del settore
Al 2000 sono presenti
in provincia di Sondrio circa 100 panifici, una trentina di pasticcerie ed una
ventina di pizzerie da asporto.
La maggioranza
di esse sono ancora di piccolissime dimensioni (86.12% con meno di 5
dipendenti, 69.38% con meno di 3 dipendenti, 11.11% con il solo titolare),
mentre quelle piccole sono limitate a 7 (9.72% tra 6 e 10 addetti) e quelle
medie a solo 3 unità (4.16% con oltre 10 dipendenti).
DIMENSIONE |
N |
% |
>10
dipendenti |
3 |
4.16 |
>5
dipendenti (6-10) |
7 |
9.72 |
>3
dipendenti (4-5) |
12 |
16.6 |
>1
dipendenti (2-3) |
31 |
43.0 |
1 dipendenti |
11 |
15.27 |
8 |
11.11 |
|
TOTALE |
100 |
Ne emerge
l’immagine di un comparto capillarmente diffuso, ma caratterizzato da realtà di
dimensioni piccolissime e prevalentemente familiari.
3.0
L’INTERVENTO DI COMPARTO
3.1.METODOLOGIA
Lo studio ha
riguardato la totalità del settore dei panifici e delle pasticcerie della
provincia di Sondrio e si è intimamente intrecciato con lo specifico intervento
preventivo sul comparto, volto ad assicurare il raggiungimento di definiti ed
omogenei standard minimi di sicurezza e salute in ogni azienda.
Globalmente
l’intervento si è articolato in definite fasi sequenziali.
3.1.1. Fase preliminare di studio
Nel biennio
1997-98 una equipe del Servizio PSAL di questa ASL si è dedicata allo studio
della tecnologia e della prevenzione nel settore; fu preliminarmente definita una griglia di standard minimi di
prevenzione in relazione alle situazioni di rischio prioritarie, presentata poi alle Parti Sociali per
raccoglierne eventuali contributi e
quindi inviata ad ogni azienda. Le stesse Parti Sociali organizzarono
riunioni nei vari Distretti per illustrare il contenuto di tale griglia e
fornire gli eventuali chiarimenti.
Successivamente
fu avviata una campagna di sopralluoghi in tutte le aziende del comparto,
verificando le soluzioni date dalle aziende alle situazioni di rischio e la
sussistenza o meno degli standard minimi di sicurezza e salute individuati,
eventualmente assicurandone il raggiungimento con opportune prescrizioni di
legge.
3.2. RISULTATI PREVENTIVI
Gli elementi
prioritari di sicurezza e salute sono rappresentati da:
3.2.1. Sicurezza
a- Macchine
a- dispositivi di blocco del movimento degli
organi lavoratori all’apertura delle
protezioni o all’avvicinamento degli addetti;
b- dispositivi contro gli avviamenti
accidentali e di arresto di emergenza
facilmente identificabili ed opportunamente dislocati;
c- idonei comandi che assicurino il corretto
posizionamento delle mani.
3.2.2. Igiene e medicina del lavoro
a- Rumore
3.2.3. Organizzazione generale della
prevenzione:
a-
Documentazione:
Relazione ex Dlgs277/91 sul rischio rumore
ed eventuale DSS ex Dlgs626/94
(aziende superiori a 10 addetti), verbale
riunione annuale SPP).
b- Nomine:
Nomina Responsabile SPP, Medico
Competente, addetti antincendio-evacuazione.-
Pronto soccorso;
c- Presenza
Rappresentante dei Lavoratori della Sicurezza nelle aziende maggiori.
4.0.
STUDI INTEGRATIVI SUI RISCHI E SUI DANNI
4.1. Metodologia di studio
Al fine di
seguire nel tempo l’andamento dei rischi nel comparto e per completamento del
presente studio, a seguito dei sopralluoghi sono state realizzate le seguenti
iniziative:
4.1.1. Studio
del fenomeno infortunistico
Acquisizione del registro infortuni
e delle ore lavorate nel periodo 1996-2000,
onde supplire con un prolungato
tempo di osservazione alla contenuta
dimensione statistica della popolazione
indagata ai fini della valutazione quali-
quantitativa del fenomeno
infortunistico.
4.1.2. Studio
dei rischi
a- Acquisizione di copia dei documenti di
valutazione del rischio rumore ex
DLgs277/91 o delle autocertificazioni per esposizioni inferiori ad 8dBA.
b- Identificazione di un campione
rappresentativo di aziende per l’indagine
ambientale sul rischio rumore,
microclima, polveri e gas, commissionata
all’ARPA della provincia di Sondrio.
4.1.3. Studio
dei danni
Elaborazione questionario contenente informazioni di disturbi da
asma
bronchiale da farina.
4.1.4.
Censimento del comparto:
Compilazione di una scheda tecnica
per azienda di inquadramento delle sue
caratteristiche dimensionali,
edilizie e tecnologiche.
4.2.
RISCHIO INFORTUNISTICO
4.2.1. Andamento del fenomeno
infortunistico
a- Valutazione quantitativa
Nel periodo
1996-2000 gli infortuni sono stati 28, con 1 caso mortale (infortunio in
itinere) nel 1998, su un totale di 1.253.885 ore lavorate;
L’indice di
frequenza complessivo si attesta al livello di 2,25, che epurato del numero di
infortuni in itinere (7) scende al valore di 1,67.
L’indice di
frequenza complessivo resta in generale lievemente superiore al valore
accettabile di 2; tale valore appare tuttavia fortemente influenzato dagli
eventi in itinere, che incidono sui tassi annuali in modo sostanzialmente
casuale.
L’indice netto
specifico, correlabile ai rischi professionali, si evidenzia invece molto
contenuto e sostanzialmente stabile nel tempo.
In conclusione
il settore è caratterizzato da un andamento infortunistico a non elevata
frequenza e di non particolare significativa gravità degli eventi, come
confermato dall’analisi delle modalità accadimento.
Tab.2: Andamento degli indici di
frequenza (x100.000) nel periodo 1996-2000
ANNI |
1996 |
1997 |
1998 |
1999 |
2000 |
INFORTUNI
LAVLa LAVORO |
1,46 |
2,34 |
1,81 |
0,72 |
2,09 |
ITINERE |
0,98 |
0,45 |
1,08 |
0 |
0,45 |
TOT I.F. |
2,45 |
2,80 |
2,90 |
0,72 |
2,44 |
b- Valutazione qualitativa
La distribuzione
degli eventi per lavorazione e per modalità di accadimento è stata svolta sul
dato complessivo 1996-2000, onde conferire maggior peso statistico allo studio
e consentire considerazioni più attendibili.
In tab.2 viene
presentato un quadro aggregato dei dati per lavorazione ed in tab.3 la
distribuzione dei casi per le modalità considerate nel documento Fase/Rischio.
1- Lavorazione
La distribuzione
osservata conferma quanto sopra evidenziato circa la larga diffusione di
movimentazioni manuali e l’inadeguatezza di molte vie di transito.
In sostanza
comunque i rischi legati alla movimentazione in generale (uomini, materiali e
mezzi) coinvolgono circa il 64,28% degli eventi, contro il 10,71% legato ad
operazioni su macchine ed impianti.
Tab.3:Distribuzione degli infortuni nel
periodo 1996-2000 per aggregazione di lavorazione
LAVORAZIONE |
N. |
% |
Movimentazione
uomini (urti, scivolamenti, scale) |
8 |
28,57 |
Movimentazione
meccanica dei materiali |
0 |
0 |
Movimentazione
manuale dei materiali (gravi sfuggiti dalle mani o dall’alto per spostamenti,
schiacciamenti, sforzi) |
10 |
35,71 |
Movimentazione
mezzi |
0 |
0 |
TOTALE MOVIMENTAZIONE |
18 |
64,28 |
Lavoro su
macchine ed impianti |
1 |
3,57 |
Contatto
utensili e superfici taglienti |
2 |
7,14 |
Schegge |
0 |
0 |
TOTALE MACCHINE |
3 |
10,71 |
ITINERE |
7 |
25 |
2- Modalità
Le modalità di
accadimento più frequenti sono rappresentate dagli schiacciamenti (4 casi =
14,27%), dagli sforzi muscolari (3 casi = 10,7%), mentre il contatto con organi
meccanici in movimento è rappresentato da 1 caso (3,57%).
Le prime due
voci, pur testimoniando il grande peso della movimentazione manuale dei carichi
nel settore e degli aspetti procedurali ad essa collegati, non evidenziano una condizione di rischio preoccupante per
quanto riguarda la gravità delle lesioni; la terza voce, correlata al rischio
tecnico nell’utilizzo di macchinari, evidenzia invece anch’essa una condizione
di basso rischio, in quanto il comparto ha già completato la bonifica delle
macchine a seguito della campagna di prevenzione svolta negli anni passati da
questo Servizio.
Preoccupante
risulta invece l’alta frequenza degli infortuni in itinere: 7 casi (25%), di
cui uno mortale nel 1998; pur ribadendo che tale rischio è indipendente dalle
condizioni di rischio interne agli ambienti di lavoro, esso risulta comprendere
una significativa quota di eventi occorsi durante il lavoro e per ragioni di
lavoro, testimoniando il grosso peso della fase di consegna del prodotto finito.
Seguono la
caduta di persone in piano (3 casi = 10,7%)
e l’urto contro ingombri da ostacoli fissi (3 casi = 10,7%): anche qui
il dato non è preoccupante, ma testimonia indirettamente l’inadeguatezza di
molte vie di transito per costrittività degli spazi ed incongruo deposito di
materiali.
Tab.4: Distribuzione degli infortuni nel
periodo 1996-2000 per modalità di accadimento
MODALITA’ DI ACCADIMENTO |
N. |
% |
02-Caduta
di gravi da luoghi elevati |
2 |
7,14 |
03- Caduta
di gravi sfuggiti dalle mani |
1 |
3,57 |
04- Caduta
persone in piano |
3 |
10,7 |
05- Caduta
persone da luoghi elevati |
- |
- |
06-
Contatto con organi meccanici in movimento |
1 |
3,57 |
07-
Contatto con utensili manuali |
1 |
3,57 |
08-Contatto
con superfici taglienti |
1 |
3,57 |
09- Urto
contro ingombri da ostacoli fissi |
3 |
10,7 |
11-
Ustione da materiali infiammabili |
- |
- |
13- Sforzi
muscolari |
3 |
10,7 |
14-
Itinere |
7 |
25 |
17-
Schiacciamenti |
4 |
14,28 |
18- Caduta
da scale |
2 |
7,14 |
20-
Elettrocuzioni |
- |
- |
TOTALE |
28 |
100 |
c- Conclusioni
4.3.
RISCHI DI IGIENE DEL LAVORO
4.3.1. Polveri di farina
Il
rischio da polveri è stato indagato con prelievi alle varie postazioni di
lavoro su un insediamento di dimensioni abbastanza rilevante che occupa 11
operai e rappresentativo per tipologia dimensionale e lavorazioni svolte.
Considerata
la tipologia della produzione sono stati effettuati campionamenti di polveri
aereodisperse inalabili e respirabili nei punti ritenuti significativi.
I livelli di rischio e di esposizione
sono da considerarsi ampiamente contenuti (molto inferiori al TLV di 10 mg/m3
per le particelle inalabili e 3 mg/m3 per quelle respirabili).
Tab.5: Concentrazioni ambientali di
polveri di farina (TLV inalabile 10mg/m3;
respirabile 3mg/m3)
Tipo di rilievo |
Posizione |
Mg/m3 |
Inalabile
fisso |
Centro Ambiente zona preparazione impasto |
1.18 |
0.38 |
||
Inabile
personale |
Zona preparazione
impasto su tavolo di lavorazione |
1,40 |
Inabile
personale |
Spezzatrice
lavorazione manuale impasto pane di segale |
2.97 |
Inabile
personale |
Zona pesatura
e smistamento in ceste prodotto finito |
0,15 |
Respirabile
fisso |
0.16 |
|
Inalabile
fisso |
Centro ambiente di fronte forni di cottura |
0.58 |
0.18 |
||
Inalabile
fisso |
0.31 |
|
Respirabile
fisso |
Zona pesatura
e smistamento in ceste prodotto finito |
0.24 |
4.3.2. Ossido di Carbonio (CO)
Sono state
valutate le concentrazioni di monossido di carbonio nei pressi dei 5 forni (4 a
gasolio e 1 elettrico) utilizzati per la cottura del pane che sono risultati <2 ppm (TLV CO=25ppm),
denota tuttavia un certo ristagno in ambienti poco ventilati ed inidonei a tale
lavorazione.
4.3.3. Rumore
a-
Il Rischio
Il
rumore provocato dalle macchine risulta molto basso (Leq e Lepd <80dBA).
Per
la valutazione del Lep,d è necessario osservare che si è dovuto far riferimento
più allo spazio funzionale dell’operatore che ai compiti svolti.
Infatti,
nonostante l’attività lavorativa in esame sia caratterizzata da notevole
variabilità, mobilità e rotazione degli operatori, l’espletamento delle mansioni
si concentra tuttavia in alcune zone standard (zona lavorazione impasti, zona
forni, zona deposito e smistamento). Tale scelta è giustificata anche dal fatto
che la vicinanza tra le varie macchine comporta che la rumorosità prodotta da
un operatore vada ad interessare anche gli altri che operano nell’area
indicata.
A-
Risultati dell’indagine ambientale campionaria:
Tab.6: Concentrazioni ambientali di
rumore (Laeq)
Posizione di misura |
Leq-dB(A) |
Prossimità
forni |
71.0 |
Prossimità
formatrice |
72.5 |
Prossimità
spezzatrice |
73.0 |
Centro
ambiente zona preparazione impasti |
73.0 |
Centro
ambiente zona forni |
70.0 |
Centro
ambiente zona smistamento |
71.0 |
Tab.7: Indicatori di esposizione
personale al rumore (dosimetria in Lepd)
MANSIONE |
Lep,d-dB(A) |
Addetti alla
preparazione e lavorazione impasti |
73.0 |
Addetti alla
conduzione forni |
70.0 |
Addetti allo
smistamento |
71.0 |
I valori di
Lep,d per le diverse mansioni sono tutti ampiamente inferiori a 80 dB(A).
4.3.4. Microclima
Poiché le aree
di lavoro sono collocate in ambiente contiguo agli impianti di cottura,
sussiste il rischio di microclima sfavorevole in rapporto alle condizioni di
funzionamento dei forni ed alla stagionalità. L’indagine svolta consente
tuttavia di configurare al riguardo un rischio contenuto, sia in generale che
rispetto al contenuto energetico richiesto dalle operazioni ed alla loro
frequenza.
Posizione di misura |
WBGT
C°(media) |
Prossimità
forni |
25.8 |
Zona deposito
e smistamento |
24.6 |
Zona
lavorazione impasti |
24.7 |
4.3.5. Movimentazione manuale dei carichi
La valutazione
di tale rischio è stata effettuata sia attraverso l’analisi dei compiti
specifici durante i sopralluoghi svolti sul campo che attraverso l’analisi del
fenomeno infortunistico; entrambe le fonti hanno evidenziato la diffusa
presenza di tale rischio, sia come azione di “tira e spingi” dei carrelli che
di sollevamento e trasporto manuale di sacchi di farina e vassoi.
a- Azione di tira e spingi
Il primo
rischio, sebbene i mezzi di movimentazione siano provvisti di idonee
attrezzature di presa, può risultare aumentato in caso di insufficiente
manutenzione delle ruote dei carrelli o di eccessivo carico degli stessi. La
breve distanza di trasferimento giustifica comunque un giudizio di rischio
contenuto in tutte le fasi.
b- Azione di movimentazione manuale di
gravi (sollevamento e trasporto)
La valutazione
di tale aspetto evidenzia due condizioni di rischio di peso molto diverso tra
la Fase 1 e le altre fasi.
Nella Fase 1 (movimentazione
di materie prime) essa riguarda la movimentazione manuale di sacchi di farina dal deposito al carrello manuale o
elettrico e da questi alla vasca delle impastatrici o al banco di lavoro.
L’operazione
consiste nel prelevare dal bancale del deposito 4-5 sacchi da 50 kg
(solitamente in due persone), o 7 sacchi da 25 kg (una sola persona),
depositandoli sul carrello, ripetendo poi l’operazione nei pressi della
macchina al fine di svuotarne il contenuto nelle vasche.
Nelle fasi
successive invece uno o più addetti movimentano manualmente i vassoi, caricando
e scaricando gli stessi dai carrelli alle macchine o agli impianti, con un
carico di lavoro abbastanza omogeneo tra le varie fasi. Infatti il peso in
carico del vassoio è di circa 3-5 Kg da
ogni ripiano (circa n.20) del telaio al piano di asservimento del forno per
circa sei ore durante la notte.
Il rischio
risulta quindi elevato (>1) nella Fase 1, in ragione della presenza di
sacchi da 25 e 50Kg; accettabile (<1) nelle altre fasi in cui si movimentano
solo vassoi.
Tab.9: Indice di rischio calcolato
secondo tabella NIOSH
FASE |
Peso
limite raccomandato |
Peso
effettivamente sollevato |
Indice
di sollevamento |
Fase 1 |
12.4kg |
25kg |
2.07 |
Fase 3 |
13.9kg |
4kg |
0.2 |
Fase 4 |
13.9kg |
4kg |
0.2 |
Fase 6 |
13.9kg |
4kg |
0.2 |
5.0
CARATTERISTICHE DEL COMPARTO
Il ciclo tecnologico dei
panifici-pastifici è stato scomposto in 9 fasi lavorative, come schematizzato
nello schema a blocchi (flow-chart) riportato a conclusione del presente
paragrafo. Stante la limitata dimensione delle aziende e la
multidisciplinarietà delle mansioni svolte da ciascun operatore, non è stato
possibile attribuire gli addetti a fasi specifiche, che sono state invece
caratterizzate per la loro dotazione tecnologica.
5.1 Fase 1: Movimentazione materie prime
Tutte le 72 aziende hanno in dotazione
almeno due carrelli per la movimentazione dei vassoi tra i vari impianti; nelle
unità produttive di maggiori dimensioni (>5 addetti) è di solito presente
almeno un carrello elevatore elettrico per la movimentazione dei sacchi di
farina dagli automezzi esterni al locale di deposito e da qui al reparto di
lavorazione. In un panificio è presente anche un impianto di stoccaggio
automatico della farina in silos.
5.2. Fase 2: Impastatura
Quasi tutte le aziende sono dotate di
impastatrici meccaniche: prevalgono largamente quelle dotate di modelli a
carrello fisso (91.66%), seguite da quelle a braccia tuffanti (34.72%), mentre
quelle a forcella e a carrello estraibile sono presenti in un numero più
limitato di realtà.
Oltre la metà delle macchine sono marcate
CE, distribuite in quasi la metà delle aziende, a conferma di un significativo
ammodernamento tecnologico che ha investito il comparto negli ultimi anni.
IMPASTATRICE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
A spirale con
carrello fisso |
40 |
55.55 |
26 |
36.11 |
66 |
91.66 |
A spirale con
carrello estraibile |
5 |
6.94 |
5 |
6.94 |
10 |
13.88 |
A forcella |
8 |
11.11 |
5 |
6.94 |
13 |
18.05 |
A braccia
tuffanti |
13 |
18.05 |
12 |
16.66 |
25 |
34.72 |
MESCOLATORE Planetario |
33 |
45.83 |
14 |
19.44 |
47 |
65.27 |
IMPASTATRICE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
A spirale con
carrello fisso |
61 |
61 |
39 |
39 |
100 |
100 |
A spirale con
carrello estraibile |
5 |
50 |
5 |
50 |
10 |
13.88 |
A forcella |
8 |
61.53 |
5 |
38.46 |
13 |
18.05 |
A braccia
tuffanti |
16 |
53.33 |
14 |
46.66 |
30 |
41.66 |
MESCOLATORE Planetario |
35 |
68.62 |
16 |
31.37 |
51 |
70.83 |
5.3. Fase 3: Formatura
Quasi tutte le
aziende sono dotate di presse spezzatrici, stampatrici per rosette e formatrici
(80% circa); un numero minore di realtà è invece dotato di spezzatrici
volumetriche, filonatrici ed
arrotondatici (15-20%).
Tranne le
arrotondatici, probabilmente meno usate, la stragrande maggioranza delle
macchine è marcata CE (60-85%), ad ulteriore conferma del significativo
ammodernamento tecnologico già segnalato per la Fase 2.
MACCHINE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
Pressa
spezzatrice |
34 |
47.22 |
24 |
33.33 |
58 |
80.55 |
Stampatrice
per rosette |
39 |
54.16 |
19 |
26.38 |
58 |
80.55 |
Spezzatrice
volumetrica |
13 |
18.05 |
2 |
2.77 |
15 |
20.83 |
Formatrici |
43 |
59.72 |
14 |
19.44 |
57 |
79.16 |
Filonatrici |
15 |
20.83 |
9 |
12.50 |
24 |
33.33 |
Arrotondatici |
11 |
15.27 |
18 |
25 |
29 |
40.27 |
MACCHINE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
Pressa
spezzatrice |
37 |
62.71 |
22 |
37.28 |
59 |
81.94 |
Stampatrice
per rosette |
41 |
68.33 |
19 |
31.66 |
60 |
83.33 |
Spezzatrice
volumetrica |
13 |
86.66 |
2 |
13.33 |
15 |
20.83 |
Formatrici |
45 |
76.27 |
14 |
23.72 |
59 |
81.94 |
Filonatrici |
15 |
62.50 |
9 |
37.50 |
24 |
33.33 |
Arrotondatici |
12 |
37.5 |
20 |
62.5 |
32 |
44.44 |
5.4. Fase 4: Stagionatura
Praticamente
tutte le aziende sono dotate di un impianto, più o meno grande, di
stagionatura.
5.5. Fase 5: Preparazione
La metà delle
aziende è dotata di sogliatrici, a conferma dell’affermarsi di lavorazioni di
pasticceria anche in buona parte dei panifici; le altre macchine sono invece
più rare perché specifiche del ciclo della pasticceria.
La maggioranza
delle macchine è marcata CE (55-85%), soprattutto per quanto riguarda i
cuocicrema, a conferma che anche le pasticcerie hanno subito una sensibile
innovazione tecnologica.
MACCHINE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
Sfogliatrici |
22 |
30.55 |
14 |
19.44 |
36 |
50 |
Cuocicrema
pastorizzatore |
6 |
8.33 |
1 |
1.38 |
7 |
9.72 |
Raffinatrici |
8 |
11.11 |
7 |
9.72 |
15 |
20.83 |
MACCHINE
|
CE |
% |
NON CE |
% |
TOT |
% |
Sfogliatrici |
22 |
61.11 |
14 |
38.88 |
36 |
50 |
Cuocicrema
pastorizzatore |
6 |
85.71 |
1 |
14.28 |
7 |
9.72 |
Raffinatrici |
8 |
53.33 |
7 |
46.66 |
15 |
20.83 |
5.6. Fase 6: Cottura
Prevalgono i
forni a gasolio (70% circa), seguiti da quelli elettrici (30% circa), mentre
quelli a metano sono presenti in una sola realtà, tenuto conto della limitata
diffusione di tale combustibile in provincia di Sondrio. Molte aziende hanno
più di un forno ed alcune montano forni a diverso propellente. Circa la potenza
di tali impianti, i dati raccolti non sono stati giudicati attendibili.
FORNI |
N |
% |
U.P |
% |
Gasolio |
82 |
68.90 |
57 |
79.16 |
Elettrici |
35 |
29.41 |
29 |
40.27 |
Metano (gas
città) |
2 |
1.68 |
1 |
1.38 |
TOTALE |
119 |
100 |
- |
- |
5.7. Fase 7: Movimentazione prodotto
finito
Vengono qui
utilizzati carrelli a traino e in qualche caso carrelli elevatori elettrici a
forca nel numero già descritto nella fase 1.
5.8. Fase 8: Lavori di ufficio
Più della metà
dei laboratori sono annessi a locali commerciali di vendita al dettaglio e solo
in qualche realtà di dimensioni significative sono presenti uffici veri e
propri.
5.9. Fase 9: Manutenzione
Nessun rilievo.
Dal complesso dei dati esposti si conferma il quadro esposto: si tratta di un comparto sufficientemente meccanizzato, che ha subito negli ultimi anni un significativo processo di ammodernamento tecnologico, come conferma la prevalenza riscontrata di macchinari marcati CE.
FASE
LAVORATIVA
|
RISCHI
INFORTUNISTICI
|
|||||
|
STRUTTURALI |
MACCHINE E APPARECCHIATURE |
SICUREZZA ELETTRICA |
INCENDIO ED ESPLOSIONE |
SOSTANZE PERICOLOSE |
|
1 |
MOVIMENTAZIONE
MATERIE PRIME |
- ingombri da ostacoli fissi - ingombri da ostacoli
mobili - caduta di gravi da luoghi
elevati - caduta di persone in piano -
spazi inadeguati delle postazioni di lavoro e dei passaggi - Uscite di sicurezza |
- protezioni inadeguate
degli organi di lavoro - protezioni inadeguate
nell’uso di apparecchi di sollevamento |
- non idoneità impianto
elettrico - |
- presenza di depositi di
materiali infiammabili - presenza di materiali
infiammabili |
|
2 |
IMPASTATURA |
- ingombri da ostacoli fissi - vie di transito - caduta di persone in piano - caduta di persone da
luoghi elevati - inadeguata dimensione |
- protezioni inadeguate
degli organi di trasmissione - protezioni inadeguate
degli organi di lavoro |
- non idoneità impianto
elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
3 |
FORMATURA |
- ingombri da ostacoli fissi - spazi inadeguati delle
postazioni di lavoro e dei passaggi - caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento - uscite di sicurezza |
- protezioni inadeguate
degli organi di trasmissione - protezioni inadeguate
degli organi di lavoro |
- inadeguatezza dell’impianto elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
4 |
STAGIONATURA |
- ingombri da ostacoli fissi - ingombri da ostacoli
mobili - caduta di gravi da luoghi
elevati - caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento - spazi inadeguati delle
postazioni di lavoro e dei passaggi - uscite di sicurezza |
- |
- elettrocuzione per
inadeguatezza dell’impianto elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
5 |
PREPARAZIONE |
- ingombri da ostacoli fissi - caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento - spazi inadeguati delle
postazioni di lavoro e dei passaggi - uscita di sicurezza |
- protezioni inadeguate
degli organi di trasmissione - protezioni inadeguate
degli organi di lavoro - contatto con superfici
taglienti |
- elettrocuzione per
inadeguatezza dell’impianto elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
6 |
COTTURA |
- ingombri da ostacoli fissi - caduta di gravi da luoghi
elevati - caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento - uscita di sicurezza |
- contatto con fonti di
calore: ustioni |
- elettrocuzione per inadeguatezza
dell’impianto elettrico |
- inidoneità dei sistemi
antincendio |
|
7 |
MOVIMENTAZIONE
PRODOTTO FINITO |
- ingombri da ostacoli fissi - ingombri da ostacoli
mobili - caduta di gravi da luoghi
elevati - caduta di persone in piano
per scivolamento - uscita di sicurezza |
|
|
- presenza di depositi di
materiali infiammabili - non idoneità dei sitemi
antincendio |
|
8 |
LAVORI
DI UFFICIO |
- ingombri da ostacoli fissi - caduta di persone in piano
per scivolamento o inciampo |
|
- elettrocuzione per
inadeguatezza dell’impianto elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
9 |
MANUTENZIONE |
- ingombri da ostacoli fissi - caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento - uscite di sicurezza - spazi inadeguati delle
postazioni di lavoro e dei passaggi |
- protezioni inadeguate
degli organi di trasmissione - protezioni inadeguate
degli organi di lavoro \ |
- elettrocuzione per
inadeguatezza dell’impianto elettrico |
- presenza di materiali
infiammabili in uso |
|
FASE LAVORATIVA |
RISCHI IGIENICO - AMBIENTALI |
|||
|
AGENTI CHIMICI |
AGENTI FISICI |
AGENTI BIOLOGICI |
|
1 |
MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME |
- polveri - gas e fumi |
- rumore - microclima |
|
2 |
IMPASTATURA |
- polveri |
- rumore - microclima |
|
3 |
FORMATURA |
- polveri |
- rumore - microclima |
|
4 |
STAGIONATURA |
- polveri |
- microclima |
|
5 |
PREPARAZIONE |
- polveri |
- rumore - microclima |
- esposizione involontaria a micro-organismi |
6 |
COTTURA |
- polveri - gas |
- rumore - illuminazione |
|
7 |
MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO |
|
- microclima |
|
8 |
LAVORI DI UFFICIO |
- polveri - contatto cutaneo con prodotti chimici - gas |
- rumore - microclima - vibrazione |
- batteri, virus, miceti e parassiti |
9 |
MANUTENZIONE |
- polveri |
- rumore - microclima |
|
FASE LAVORATIVA |
RISCHI TRASVERSALI - ORGANIZZATIVI |
||||
|
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO |
FATTORI PSICOLOGICI |
FATTORI ERGONOMICI |
CONDIZIONE DI LAVORO DIFFICILI |
|
1 |
MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME |
- movimentazione materiale dei carichi |
|
|
|
2 |
IMPASTATURA |
- manutenzione impianti |
|
|
|
3 |
FORMATURA |
- movimentazione manuale dei carichi - lavoro notturno |
|
|
|
4 |
STAGIONATURA |
- manutenzione degli impianti - movimentazione manuale dei carichi - lavoro notturno |
|
|
|
5 |
PREPARAZIONE |
- manutenzione degli impianti |
|
|
|
6 |
COTTURA |
- manutenzione degli impianti - movimentazione manuale dei carichi - lavoro notturno |
|
|
|
7 |
MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO |
- movimentazione manuale dei carichi |
|
|
|
8 |
LAVORI DI UFFICIO |
- VDT |
|
|
- ergonomia del posto di lavoro |
9 |
MANUTENZIONE |
|
|
|
|
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
La
movimentazione delle materie prime consiste nel trasferimento meccanico o
manuale di prodotti confezionati o sfusi dagli automezzi di rifornimento ai
locali o agli impianti di stoccaggio e da qui alle macchine o al banco per le
successive lavorazioni.
La fase è
identica per il ciclo del pane, delle pizze e della pasticceria: la maggioranza
delle materie prime giunge al laboratorio in sacchi o contenitori rigidi
confezionati dal produttore; solo nei laboratori del pane di maggiori
dimensioni possono essere presenti impianti automatici che consentono il
trasferimento della farina sfusa direttamente dall’autobotte ai silos.
Modalità operative
L’automezzo
esterno conferisce periodicamente le materie prime al laboratorio; il maggior carico di lavoro si verifica per
la farina nel ciclo del pane. Di norma un furgone per i prodotti confezionati
in sacchi da 25 o 50Kg o l’autocisterna per gli impianti automatici di
stoccaggio riforniscono mensilmente il laboratorio; nel caso dei furgoni il
carico medio è di circa 50-60 sacchi da 50Kg e 80-100 sacchi da 25Kg.
a-Movimentazione meccanica
Nei laboratori
di medie e grandi dimensioni il trasferimento delle materie prime si avvale di
mezzi meccanici: carrelli elevatori a forca o impianti automatici di
stoccaggio.
1-
Movimentazione con Carrelli Elevatori
In questo caso
il trasferimento manuale di contenitori e sacchi dall’automezzo al bancale
viene effettuato dagli addetti della Ditta di autotrasporto.
Il guidatore del
carrello elettrico provvede invece al prelievo del bancale ed al suo
trasferimento e deposito nel locale di stoccaggio, dove lo stesso addetto
scarica manualmente le confezioni dal bancale ad un’area di stoccaggio
predefinita.
Il successivo
conferimento delle materie prime dal deposito alle macchine o al banco di
lavorazione viene invece svolto dagli addetti della Ditta.
I contenitori
hanno un peso variabile da 5 a 50Kg, mentre i sacchi di farina pervengono in
confezioni da 25 o 50Kg.
Il carico di
lavoro maggiore si verifica quindi nel ciclo del pane: 1 o 2 addetti caricano i
sacchi sul bancale, che il conduttore del carrello elevatore preleva e
trasporta nel locale di produzione per depositarlo accanto al banco a alle
macchine; qui gli stessi addetti provvedono a movimentarli manualmente,
svuotandoli nelle vasche di lavorazione; ogni ciclo di
carico-scarico-svuotamento comprende quindi la movimentazione manuale di circa
4 sacchi da 50Kg o 7 sacchi da 25kg e viene ripetuto 8-9 volte al giorno.
2-Movimentazione
con Impianti Automatici
Nelle unità
produttive con elevata produzione possono essere presenti impianti automatici
che aspirano direttamente mediante un bocchettone le farine di maggior consumo
dalla cisterna dell’automezzo convogliandole agli appositi silos: in questo
caso l’addetto all’impianto coadiuva l’autista al collegamento tramite tubo
flessibile dello scarico della cisterna con il bocchettone di ingresso
dell’impianto, azionando poi i dispositivi di selezione del silos e di scarico
del contenuto.
Lo stesso
impianto provvede anche al trasferimento automatico della farina dal silos alla
vasca delle impastatrici: anche qui l’addetto all’impianto governa il processo
di selezione ed invio dal quadro comandi.
Nei laboratori
di piccole dimensioni il trasferimento dei contenitori e dei sacchi viene di norma svolto manualmente dagli
addetti alla Ditta di autotrasporto, che provvedono allo scarico dei
contenitori ed al loro trasporto in magazzino.
Il successivo
trasporto delle materie prime alle macchine o al banco di lavorazione viene
invece svolto dagli addetti della Ditta, manualmente o con l’ausilio di
carrelli a traino manuale.
Anche qui il
carico di lavoro maggiore riguarda il ciclo del pane, dove l’operazione di
carico-scarico-svuotamento impegna 1 o 2 addetti, riguarda circa 4 sacchi da
50Kg o 7 sacchi da 25Kg e viene ripetuta 8-9 volte al giorno.
Il luogo di lavoro
La fase di
lavoro viene eseguita nell’area esterna e nel tragitto tra questa, il locale di
deposito ed il reparto di produzione.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
a-Movimentazione meccanica
a- Carrelli elevatori
Carrelli elevatori a forca ad azionamento
elettrico (quelli a combustibile sono inibiti dalle norme di buona tecnica
igienistiche (HACCP) e bancali in legno per il prelevamento delle confezioni..
2-
Impianti automatici
Composti da uno o più silos collocati in
apposito locale, condutture di veicolamento della materia prima, bocchettone di
presa all’esterno, dispositivi elettrici di selezione ed azionamento.
L’impianto è costituito in materiale conforme alle disposizioni di igiene degli
alimenti (acciai speciali).
b-Movimentazione manuale
Carrello
metallico a traino manuale con azione di tira e spingi.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 1.1.1. Rischi
da carenze strutturali
1.1.1.1. Vie di
transito
1.1.1.1.1. Ingombri da
ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore
può venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti di materiale
stoccati, di impianti ed attrezzature sia nella movimentazione manuale che del
carrello di traino.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi
su 28
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di impianti e macchinari).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
b- Individuazione di idonee vie di transito
per uomini e mezzi dall’area esterna al deposito e da qui alle macchine o al
banco di lavorazione.
b-Procedurali:
1-
Rispetto dei percorsi per uomini e mezzi.
c- Mantenimento di percorsi sgombri da
depositi impropri o provvisori di materiali.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
Si:
movimentazione manuale dall’automezzo al deposito svolta dalla Ditta di
autotrasporto..
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Vie di transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 1.1.1 Rischi
da carenze strutturali
1.1.1.1. Vie di
transito
1.1.1.1.2. Ingombri da
ostacoli mobili (investimenti)
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella
movimentazione meccanica possono verificarsi investimenti da parte del carrello
elevatore per carente visibilità o commistione di percorsi di uomini e mezzi.
Nella
movimentazione manuale con carrelli a traino possono verificarsi schiacciamenti
ai piedi per incongrue modalità di posizionamento degli addetti rispetto
all’azione di tira e spingi.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
-Traumi anche gravi per investimento da carrelli
elevatori di persone.
-Traumatismi
da schiacciamento nelle operazioni di traino
Valutazione del rischio:
R3: lieve (improbabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1-
Identificazione delle vie di transito.
b- Procedurali:
1-Movimentazione
meccanica
d- rispetto dei percorsi per uomini e mezzi;
e- mantenimento della buona visibilità dei
percorsi, rimovendo gli ingombri impropri;
f- attenzione nella guida.
2-Movimentazione
manuale
- rispetto delle
corrette modalità di traino manuale dei carrelli
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di transito:
art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 1.1.1 Rischi da carenze strutturali
1.1.1.1. Vie di transito
1.1.1.1.3.
Caduta di gravi da luoghi elevati
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella
movimentazione meccanica e manuale nel locale di deposito possono verificarsi
investimenti di operatori da parte di sacchi e contenitori impilati, che cadono
dall’alto a seguito di asportazione di sacchi dalla pila.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 2 casi su 28 (7,14%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
-Traumi per investimento di persone da parte di
sacchi caduti dalle pile nel locale di deposito.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
No.
b- Procedurali:
1-Idonea
predisposizione delle pile di sacchi e movimentazione degli stessi
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
1.1.1. Rischio da carenze strutturali
1.1.1.1. Vie di transito
1.1.1.1.4. Caduta di persone in piano per scivolamento
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella
movimentazione manuale di contenitori e sacchi possono determinarsi rischi di
caduta in piano per scivolamento per presenza di ingombri e terreno sconnesso
in area esterna e di ingombri e farina sul pavimento del locale di deposito e
di produzione.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 2 casi per caduta
in piano e 2 da scale su 28 (totale 14,30 %).
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
inciampo in ingombri e scivolamento su terreno accidentato o imbrattato di
farina.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (altamente probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Asfaltatura e
livellamento delle aree esterne.
2- Manutenzione
e livellamento pavimenti dei locali di deposito e lavorazione.
3- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto delle
vie di transito;
2-periodica
manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
Si: la
movimentazione manuale di sacchi e contenitori dall’automezzo al deposito viene
svolta dagli addetti alla Ditta di autotrasporto.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 – MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 1.1.1. Carenze strutturali.
1.1.1.2. Superficie di lavoro
1.1.1.2.1. Spazi inadeguati delle postazioni di
lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La postazione di
lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per ristrettezza degli spazi ed
ingombri nel deposito dei materiali, nonché per affollamento di macchine e
banchi di lavoro lungo i percorsi dal deposito alle macchine di successiva
lavorazione.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28 (0
%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort da
costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto (vedi
rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della postazione
di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici di
lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 1 –MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 1.1.1. Rischi strutturali
1.1.1.5. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
1 – Movimentazione materie prime
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 1.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
1.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e delle singole macchine.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave-gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto
elettrico almeno IP44), della presenza
della messa a terra sulle macchine e di un dispositivo di sgancio tensione
generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE 1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 1.1.4. Rischio di incendio.
1.1.4.1. Presenza di depositi di materiali
infiammabili.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a- Cartonaggi:
Rischio di
incendio per presenza di materiale combustibile (sacchi in carta); l’evento può
essere determinato da inneschi dolosi o accidentali (mozziconi di sigaretta),
nonché da corto-circuiti elettrici nel locale di deposito.
b- Polveri di
farina
Rischio di
incendio per corto-circuito elettrico negli impianti automatici di stoccaggio
dove sono presenti ingenti quantità di polvere di farina sfusa che può
caricarsi elettricamente.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave-gravissimo)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; rete idrica
antincendio (manichette antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
1- Depositi
Aree di deposito
dei cartonaggi ubicate ad opportuna distanza dagli impianti; rete idrica
antincendio (manichette antincendio UNI45); stoccaggio di eventuali prodotti
infiammabili (gasolio per forni di cottura) in idonei locali chiusi,
naturalmente ventilati e di idonea resistenza al fuoco, come richiesto anche dalla legislazione e dalle norme di
buona tecnica (HACCP) di Igiene degli alimenti.
2- Impianti automatici di stoccaggio
Manutenzione
impianto elettrico.
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumo, richiesto anche dalla legislazione e dalle
norme di buona tecnica (HACCP) di Igiene degli alimenti.
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
prevsiti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase; manutenzione elettrica generale e dei singoli impianti e macchinari.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 1.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
1.1.4.2. Presenza di materiali infiammabili.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio per presenza di particelle fini (farina),
elettricamente caricate con superfici metalliche surriscaldate.
L’evento può
avere origine nel locale di deposito a partire dagli impianti automatici di
stoccaggio o per corto-circuito dell’impianto elettrico generale; oppure può
propagarsi dal reparto di lavorazione (forni e dispositivi elettrici di
macchine ed impianti).
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave-gravissimo)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della
farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti, in particolare di
quello di stoccaggio automatico.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione;
d- Attività di vigilanza sull’area di lavoro
da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i 500q.
in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 1.2.1. Agenti chimici
1.2.1.1. Polveri
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a-
Movimentazione meccanica
Negli impianti
automatici di stoccaggio, nel caso di giunti delle condutture di trasporto
usurati o di non ermetica chiusura delle vasche delle impastatrici, può
verificarsi un rischio teorico di dispersione di polveri di farina.
La possibilità
di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti presenti nelle
leghe di acciaio di contenitori e condutture risulta remota in quanto le norme
di igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni percentuali massime
ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
b-Movimentazione
manuale
Nello
svuotamento dei sacchi nelle vasche delle impastatrici può verificarsi un
rischio di dispersione di polveri di farina, pur limitato alla sola fase
descritta.
Tale rischio è
comunque basso; infatti l’indagine ambientale campionaria ha rilevato valori di
centro ambiente con campionatori fissi nella zona di impasto di 1.18mg/m3 di
polvere inalabile e di 0.38mg/m3 di polvere respirabile, contro un TLV
rispettivamente di 10 e 3mg/m3.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie
allergiche respiratorie da inalazione di polveri di farina.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile per patologia irritativa (improbabile con danno lieve); R3.5:
medio per patologia allergica (poco probabile con danno medio-grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1-Nessuno per il
rischio da accumulo di polveri di farina.
1-Adeguati DPI
nella sola fase di versamento per i soggetti con handicap specifico
professionale e non (mascherina idonea) per il rischio allergico.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Igiene degli
alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi: art.11 L283/62,
art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96, DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 1.2.1. Agenti chimici
1.2.1.2. Fumi e gas
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a-
Movimentazione meccanica
L’utilizzo di
carrelli elevatori a combustibile per la movimentazione delle materie prime o
l’ingresso di automezzi esterni in ambienti confinati in collegamento coi
locali di produzione pone un rischio teorico di inquinamento da fumi e gas di
scarico.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie
irritative respiratorie da inalazione di fumi e gas di scarico.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (teorico con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1-Divieto di
utilizzo di mezzi di movimentazione meccanica a combustibile negli ambienti di
produzione di alimenti (punto 4.6.7 Regolamento Locale di Igiene).
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Punto 4.6.7.
Regolamento Locale di Igiene.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 1.2.2. Agenti fisici
1.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’unica fonte di
rumore è rappresentata dall’impianto automatico di stoccaggio, laddove
prersente; per il resto l’esposizione è quella indotta dal funzionamento delle
macchine nel locale di lavorazione. Il rischio è comunque molto basso; infatti
l’indagine ambientale campionaria ha evidenziato al centro ambiente dello
smistamento un Leq di 71dBA e per l’addetto un Lepd di 71dBA.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ai valori di
esposizione accertati non sussiste il rischio di Danni uditivi ed extrauditivi
da rumore.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
Nessuno.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Art.40
DLgs277/91.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 1.2.2. Agenti fisici
1.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’espletamento
dei compiti di questa fase avviene sia all’esterno che all’interno del
laboratorio.
a-Esterno:
in condizioni
meteorologiche e stagionali sfavorevoli possono verificarsi condizioni di
disconfort microclimatico nell’area esterna di scarico degli automezzi.
b-Interno:
il deposito
interno è di norma collocato in ambiente confinato sufficientemente distante
dalle fonti di calore (forni); anche tenendo conto dello sforzo fisico derivato
dalla movimentazione manuale di gravi da 25 e 50Kg, il rischio di disconfort
termico è comunque basso.
Infatti
l’indagine ambientale campionaria ha evidenziato un indice WBGT di 24.6°C
contro un TLV per lavori medio-pesanti di 31.1°C.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie da
perfrigerazione all’esterno; teorica possibilità di danni da esposizione a
caldo durante sforzo fisico intenso durante la movimentazione manuale in
laboratori di piccole dimensioni, dove le macchine siano collocate vicino ai
forni.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1-Patologia da
perfrigerazione all’esterno: adeguati DPI (vestiario idoneo) nella stagione
invernale
2-Patologia da
caldo: meccanizzazione della movimentazione; periodica ventilazione dei locali.
b) Procedurali:
1-Assicurare una
corretta movimentazione manuale dei carichi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
1 - MOVIMENTAZIONE MATERIE PRIME
Rischio 1.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 1.3.1. Organizzazione del lavoro
1.3.1.2. Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Tale rischio
risulta significativo solo nel ciclo del pane, dove si debbono movimentare
frequentemente sacchi di farina da 25 o 50kg; per le altre materie prime di
tutti i cicli il peso e la frequenza degli atti sono comunque inferiori, così
come la frequenza di movimentazione dei sacchi di farina nei.cicli della pizza
e della pasticceria.
1-Rischio di
tira e spingi
Nelle fasi di
tira e spingi dei carrelli a traino, caricati di norma con 4-5 sacchi da 50Kg o
7 sacchi da 25Kg (per un peso complessivo di 200-250kg, una distanza di
trasferimento di circa 15m ed una frequenza variabile da 1 a 8 volte al giorno)
in condizioni particolari può sussistere un rischio di movimentazione dei
carichi; sebbene infatti i carrelli siano provvisti di idonee attrezzature di
presa, tale rischio può risultare aggravato in caso di insufficiente
manutenzione delle ruote o di eccessivo carico.
2-Rischio di
movimentazione manuale dei carichi
Lo scarico dei
sacchi e dei contenitori dagli automezzi esterni ed il loro stoccaggio nel
deposito è di norma svolta dalla Ditta di autotrasporto. Per contro lo scarico
in deposito dei sacchi dai bancali del carrello elevatore elettrico e comunque
il carico e lo scarico degli stessi sui carrelli manuali a traino per il
conferimento delle materie prime dal deposito alle macchine è invece svolto
dagli addetti del comparto.
Il rischio inerisce
la movimentazione manuale di sacchi dal deposito al carrello e da questo alla
vasca delle impastatrici o al banco di lavoro; l’operazione consiste nel
prelevare dal bancale del deposito 4-5 sacchi da 50Kg (solitamente in 2
persone), o 7 sacchi da 25kg (una sola persona), depositandoli sul
carrello, ripetendo poi l’operazione
nei pressi della macchina al fine di svuotarne il contenuto nelle vasche.
L’indice di rischio calcolato secondo Tabella NIOSH è risultato uguale a 2.07 (Peso Limite Raccomandato di 12.04 Kg contro un Peso Effettivamente Sollevato di 25Kg) con un indice di sollevamento >1.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 2 casi su 28
(7,14%) di schiacciamenti per gravi sfuggiti dalle mani.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare del rachide dorso-lombare, del rachide cervicale e dell’arto
superiore; traumatismi da schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio per il rischio del rachide (probabile con danno medio-grave); R3.5:
medio per gli schiacciamenti (probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnico: utilizzo di carrelli per il trasferimento
di ceste e sacchi; manutenzione delle ruote degli stessi e livella mento dei
pavimenti.
b- procedurali: tecniche di movimentazione adeguate con
informazione e formazione degli addetti.
c- organizzativi: privilegiare l’utilizzo di sacchi da
25Kg e comunque vincolo al sollevamento in coppia dei gravi superiori a
30kg; sorveglianza sanitaria.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
L’impastatura
consiste nel realizzare una massa omogenea mediante un’intima miscelazione
delle materie prime. La fase è concettualmente identica per il ciclo del pane,
della pizza e della pasticceria, salvo un diverso livello di meccanizzazione
tra i diversi cicli; infatti nel primo caso l’utilizzo di macchine specifiche,
dette impastatrici, è largamente prevalente rispetto alla manipolazione manuale
su banco, che è riservata a lavorazioni particolari; negli altri cicli il rapporto tra impastatura meccanica e manuale
è invece inverso.
a-Ciclo del pane
Gli
elementi di base sono costituiti da farina, acqua, lievito naturale o di birra,
eventualmente sale; per produzioni particolari possono tuttavia essere aggiunti
altri ingredienti, quali strutto, olio, latte, aromi naturali, spezie etc..
Ad
esempio per l’impasto della segale si utilizzano acqua, sale, farina di
frumento, farina di segale e lievito; per la produzione di rosette vengono
impiegati acqua, sale, farina, lievito e cereali maltati; per la produzione di
ciabatte acqua, sale, farina, lievito, strutto e farina di cereali maltati.
b-Ciclo della pizza
Gli
elementi di base sono costituiti da farina, acqua, lievito naturale o di birra
e sale.
c-Ciclo della pasticceria
Gli
elementi di base restano farina ed acqua, cui vengono aggiunti i più svariati
ingredienti grezzi o preventivamente lavorati (lievito, zucchero, vaniglia,
cacao, aromi e spezie, uova, strutto, burro, latte, noci, mandorle e nocciole
etc.).
Modalità esecutive
a-Impastatura meccanica
Come
descritto nella Fase 1 i diversi ingredienti vengono immessi alle dosi
opportune nella vasca delle impastatrici di norma manualmente dallo stesso
addetto alle macchine; fa eccezione il ciclo del pane, ove nei laboratori di
maggiori dimensioni il carico della farina può avvenire ad opera di uno
specifico impianto di stoccaggio automatico che collega direttamente i silos
alle vasche delle impastatrici a mezzo di condotte in acciaio.
Nella
Fase specifica di impastatura l’addetto avvia quindi la macchina, inizialmente
in modo lento per assicurare una prima integrazione degli ingredienti e poi
alla velocità desiderata per ottenere una omogenea ed intima miscelazione. Al
termine del ciclo di lavoro automatico (di norma 20-40 minuti) l’addetto estrae
l’impasto manualmente o con l’ausilio di palette e lo deposita sul banco di
lavoro al fine di farlo “riposare” e di frammentarlo con una spatola nelle
pezzature desiderate, in modo da renderlo idoneo alle successive lavorazioni.
b-Impastatura manuale
L’addetto
dispone i vari ingredienti ai bordi del banco di lavoro in marmo o in legno,
procedendo quindi alla loro graduale deposizione al centro dello stesso in dosi
opportune ed alla successiva
manipolazione degli stessi fino ad ottenere una massa omogenea, che verrà
lasciata “riposare” per un tempo adeguato e poi frammentata con apposita
spatola nelle pezzature desiderate prima di procedere alle successive
lavorazioni.
Luogo di lavoro
La fase viene
svolta nel reparto di lavorazione; le macchine ed il banco di lavoro sono di
norma collocati in area attigua al deposito delle materie prime.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
a- Impastatura meccanica
Le
diverse tipologie di macchine destinate a tale funzione sono composte da un
corpo macchina che ospita un motore elettrico, da utensili di varia forma e da una vasca di lavorazione
(tramoggia).
Il
motore genera il movimento degli utensili, che pescando nella vasca, hanno la
funzione di imprimere a loro volta un movimento alla massa, producendo la
miscelazione degli ingredienti.
Nelle
versioni più moderne gli organi di movimento e di trasmissione del moto sono
opportunamente protetti all’interno della cofanatura del corpo macchina; i
comandi sono ubicati a lato della stessa, differenziati per colore a seconda
della funzione, protetti contro gli avviamenti accidentali e muniti di pulsante
di arresto di emergenza conformato a fungo.
1-
Impastatrice
La
tramoggia è dotata di griglia di
protezione che impedisce il contatto delle mani o di altre parti del corpo con
gli organi lavoratori della macchina; tale griglia deve essere dotata di
dispositivo elettrico che blocca l’alimentazione della macchina all’apertura
della protezione.
La
vasca può essere fissa o estraibile,
determinando così una diversa modalità di svuotamento dell’impasto:
-vasca
fissa: lo svuotamento del prodotto avviene per estrazione manuale diretta dalla
vasca in situ;
-vasca
estraibile montata su carrello: lo svuotamento del prodotto avviene per
asportazione manuale
diretta, dopo aver estratto la vasca
facendola scorrere sul carrello (in questo caso deve essere
presente un sensore che consente il
funzionamento della macchina solo quando la vasca è in
posizione corretta).
Gli
utensili montati sulla macchina
possono essere di tre tipi:
a-
a spirale:
utensile di forma elicoidale, posizionato in senso verticale, che assicura la mescola della massa attraverso un
movimento rotatorio sul proprio asse;
b-
a braccia
tuffanti: doppio utensile a forma di L, posizionato in senso verticale, che con moto rotatorio – alternativo
provvede a sollevare e miscelare l’impasto;
c-
a forcella:
utensile a forma di forchetta, posizionato in senso obliquo, che assicura la mescola dell’impasto attraverso un
movimento rotatorio sul proprio asse.
2-Mescolatrice planetaria
E’ strutturalmente e funzionalmente
simile all’impastatrice, ma viene utilizzata soprattutto nel ciclo della
pasticceria; essa è predisposta per montare diversi utensili, che assicurano,
oltre all’impastatura, anche altre funzioni (frullatura e sbattitura di uova,
latte etc).
La regolabilità della velocità di lavoro
ed il duplice moto dell’utensile (rotatorio sul suo asse e traslatorio secondo
un’orbita circolare all’interno della vasca), assicurano un amalgama omogeneo
per masse di diversa consistenza.
b-
Impastatura manuale
1-Banco di lavoro
Banco in marmo o in legno sul quale
vengono disposti gli ingredienti e viene svolta la manipolazione manuale
dell’impasto.
2-Utensili manuali
Si tratta di spatole e coltelli in legno
o acciaio che coadiuvano l’operatore a prelevare gli ingredienti ed a tagliare
la massa.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 2.1.1. Rischi
strutturali
2.1.1.1. Vie di
transito
2.1.1.1.1. Ingombri da
ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore
può venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti delle macchine o
con ingombri occasionali durante il transito tra la macchina ed il banco di lavoro per il trasferimento
dell’impasto.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi
su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di macchine).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
b-Procedurali
1-Manutenzione
dei locali con rimozione degli ingombri.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Vie di transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE 2 - IMPASTATURA
Rischio 2 .1. Rischi
per la sicurezza.
Rischi 2. 1.1. Rischi
strutturali
2.1.1.1. Vie di
transito
2.1.1.1.2. Caduta di
persone in piano per inciampo o scivolamenti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante
lo svuotamento e successivo trasferimento dell’impasto, possono determinarsi
rischi di caduta in piano per scivolamento su pavimento imbrattato dalla
presenza di farina.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi
su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi
per scivolamento su terreno imbrattato di farina .
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Delimitazione
idonee vie di transito;
2-Manutenzione
e livellamento pavimenti;
3-
Idonei DPI (necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto
delle vie di transito e periodica manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Vie di transito: art.8-11 DPR547/55;
-
DPI: art.377 DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di
“movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 2.1.1. Carenze
strutturali.
2.1.1.1. Superficie di
lavoro
2.1.1.1.1. Spazi
inadeguati delle postazioni di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La
postazione di lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per la eccessiva
vicinanza dei macchinari con costrittività per l’operatore e rischi
infortunistici aggiuntivi.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort
da costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto
(vedi rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della
postazione di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Superfici di lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 2 –IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischi 2.1.1. Rischi
strutturali
2.1.1.2. Uscite di
sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non
adeguato numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di
raggiungere le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di
incendio o altra emergenza interna o esterna.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni
gravi o gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da
inalazione di fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni,
terremoti etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero
di persone presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione
di uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia
dell’ambiente di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività,
apribili verso l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di
maniglione antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con
illuminazione di sicurezza; vie di fuga
di dimensioni idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non
ingombrate da ostacoli lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione
e formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione
del Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
d-
Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di sicurezza: art. 2 D.Lgs
493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 2.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
2.1.2.1. Protezioni inadeguate degli organi di
trasmissione.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
In caso di
presenza dell’addetto alla macchina impastatrice, può verificarsi il rischio di
contatti accidentali con gli organi di trasmissione del moto (ingranaggi,
cinghie).
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000 modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per contatto con gli organi di trasmissione del moto.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1- Adeguata protezione degli organi di
trasmissione del moto (ingranaggi, cinghie),
opportunamente protetti
all’interno della cofanatura del corpo macchina;
2- Dispostivi contro l’avviamento
accidentale della macchina;
3- Comandi della macchina dotati di
dispositivi di arresto di emergenza facilmente
identificabili ed opportunamente
dislocati.
b- Procedurali:
a. Divieto di regolazione e manutenzione
degli organi di trasmissione a macchina in
movimento;
2- Divieto di manomissione delle protezioni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
trasmissione: Artt.55-61 DPR547/55.
- Comandi della macchina: artt. 76-77 DPR
547/55
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 2.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
2.1.2.2. Protezioni inadeguate degli organi di
lavoro.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità di
contatto accidentale con gli organi lavoratori della macchina (utensile a
spirale, a braccia tuffanti o a forcella) per avvicinamento incauto durante
operazioni di lavorazione, manutenzione e pulizia della macchina.
a- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000 modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
gravi e gravissimi per contatto con gli organi di lavoro.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1- Protezione degli organi lavoratori
della macchina ove accessibili;
2- Dispositivi elettrici di blocco
collegati con gli organi di messa in moto e di movimento della
macchina tali che:
-provochino l’arresto della macchina
all’atto dell’apertura del riparo;
-non consentano l’avviamento della
macchina se il riparo non è nella posizione di chiusura;
-Dispositivi elettrici contro l’avviamento accidentale delle macchine;
b- Comandi delle macchine dotati di comando
di arresto di emergenza facilmente identificabili
ed opportunamente dislocati.
b) Procedurali:
c- Divieto di rimozione temporanea delle
protezioni e dei dispositivi di sicurezza;
d- Divieto di manutenzione e regolazione su
organi lavoratori in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
Organi di lavoro: artt.68-72-75 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 2.1.3.
Contatto con utensili manuali.
2.1.2.1. Contatto con
superfici taglienti.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità
di contatto accidentale con superfici taglienti nell’utilizzo di utensili in
metallo (spatole) nella frammentazione manuale.
e- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ferite
da taglio lievi per contatto con superfici metalliche taglienti.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Procedurali:
f- Idonee procedure di frammentazione
manuale.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 2.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
2.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e delle singole macchine.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave-gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto
elettrico almeno IP44), della presenza
della messa sulle macchine e di un dispositivo di
sgancio tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 2.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
2.1.4.1. Presenza di materiali infiammabili in
uso.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio nel reparto di lavorazione per presenza di
particelle fini (farina), elettricamente caricate a contatto con superfici
metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi elettrici di macchine ed
impianti, nonché da propagazione del fuoco dal locale di deposito o dai forni.
Poiché le polveri organiche (particelle fini di farina) sono quasi sempre
ossidabili, questa situazione di potenziale deflagrabilità è molto diffusa in
tutti i settori di attività in cui si ha la formazione di nubi di polveri
organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000e: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave-gravissimo)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei
casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della
farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro da parte
degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 2 -IMPASTATURA
Rischio 2.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 2. 2.1. Agenti chimici
2.2.1.1. Rischio inalatorio
2.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo
nell’impastatura manuale, quando l’addetto dosa gli ingredienti sul banco di
lavoro e li manipola manualmente sollevandoli. Il rischio irritativo risulta
molto basso, mentre quello allergico sussiste comunque in quanto indipendente
dalla dose.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
a- con
campionatore fisso:
a- polvere inanabile centro ambiente:
1.18mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.38mg/m3 (TLV 3mg/m3)
b)
con campionatore personale:
c- polvere inalabile al banco di lavoro:
1.40mg/m3 (TLV 10mg/m3)
d- polvere inalabile al bamco pane di
segale: 2.97mg/m3 (TLV 10mg/m3)
La possibilità
di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti presenti nelle
leghe di acciaio di contenitori e vassoi risulta remota in quanto le norme di
igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni percentuali massime
ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità di
patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo, R3.5: medio (poco probabile con rischio
medio-grave) per quello allergico.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Rischio
allergico: art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94 (Tabella Malattie Professionali)
- Igiene degli
alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi: art.11 L283/62,
art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96, DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 2 - IMPASTATURA
Rischio 2.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 2. 2.2. Agenti fisici
2.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Il rumore è
provocato dalle macchine: il rischio è molto basso (Leq e Lepd <80dBA).
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- centro
ambiente zona preparazione e lavorazione impasti: Leq73dBA; Lepd 73dBA
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DL.gs277/91
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE 2 - IMPASTATURA
Rischio 2.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 2. 2.2. Agenti fisici
2.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Minima
possibilità di microclima sfavorevole in caso di contiguità della postazione di
lavoro di impastatura con i forni di cottura; rischio molto basso.
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- zona
lavorazione impasti: WBGT 24.7 °C (TLV per lavori leggeri al 50% di attività:
31.4°C).
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Temperatura
locali: art.11 DPR 303/56
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE
2 - IMPASTATURA
Rischio 2.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 2.3.1. Organizzazione del lavoro
2.3.1.1. Manutenzione degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
della macchina: vedi Rischio 2.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi;
2.1.1.1.2. Caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento;
2.1.1.1.2.1. Superfici inadeguate; 2.1.2.1. Protezione inadeguata degli
organi di trasmissione; .2.1.2.2.
Protezione inadeguata organi di lavoro; 2.1.3.1. Rischio elettrico;
2.1.4.1. Rischio di incendio ed esplosione.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi Rischi
sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi Rischi
sopraelencati: in ogni caso divieto di manutenzione manuale a macchina in
funzione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Manutenzione:
vedi Rischi sopraelencati; artt.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
La
fase è relativa al solo ciclo del pane e consiste nel trasformare la massa di
impasto grezzo in forme definite ed
idonee alla realizzazione delle diverse
tipologie di prodotto finito; il processo può essere svolto con l’ausilio di
macchine automatiche oppure manualmente, utilizzando appositi utensili manuali
al banco di lavoro.
Negli
altri cicli (pizza e pasticceria) la realizzazione delle forme desiderate
avviene contestualmente alla fase di preparazione (Fase 5) dopo la stagionatura
(Fase 4).
1- Formatura meccanica
L’impasto
viene deposto sui nastri di ingresso delle spezzatrici, che con l’ausilio di
rulli e coltelli, provvedono a spianare e tagliare la massa grezza nelle
pezzature desiderate (ciabatte, rosette etc.);
per alcune produzioni vengono utilizzate macchine specifiche
(rosettatrici, filonatrici, arrotondatrici etc.) che realizzano le forme
diverse attraverso appositi stampi a pressione o imprimendo movimenti
particolari alla massa.
Le
macchine più moderne provvedono anche al caricamento automatico del prodotto
finito sui ripiani dei carrelli, che si muovono a cremagliera una volta
completati.
2- Formatura manuale
Tutte
le lavorazioni descritte sono effettuate a mano al banco di lavoro, mediante
l’ausilio di utensili manuali (spatole, coltelli, stampi etc.),
Modalità esecutive
1- Preparazione meccanica
L’addetto
deposita l’impasto sui nastri trasportatori di ingresso alle macchine e le
governa dal quadro comandi, deponendo i
pezzi in uscita su appositi vassoi da conferire nei ripiani dei carrelli,
laddove tale operazione non avvenga automaticamente; provvede inoltre alla
pulitura ed al lavaggio periodico degli utensili e dei ripiani.
2- Preparazione manuale
L’addetto
opera sul banco di lavoro con l’ausilio di utensili manuali (spatole, coltelli,
stampi etc.), disponendo poi i pezzi sui vassoi e caricandoli sui ripiani dei
carrelli.
Luogo di lavoro
La fase viene
svolta nel reparto di lavorazione; le macchine ed il banco di lavoro sono di norma
collocati in area attigua alla zona di impasto.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
1- Preparazione meccanica
Nelle macchine di moderna concezione gli
organi di movimento e di trasmissione del moto sono opportunamente protetti
all’interno della cofanatura del corpo macchina; i comandi sono ubicati a lato
della stessa, differenziati per colore a seconda della funzione, protetti
contro gli avviamenti accidentali e muniti di pulsante di arresto di emergenza
conformato a fungo.
a-
Spezzatrice
Normalmente
utilizzata per la produzione di ciabatte, è composta da un corpo macchina che
ospita un motore elettrico, da coltelli utilizzati come utensili , che spezzano
l’impasto, da un nastro trasportatore di asservimento dei pezzi e da rulli
contrapposti collocati all’ingresso della macchina.
Nella
parte anteriore di introduzione dell’impasto è posta una griglia di protezione
che impedisce il contatto delle mani o di altre parti del corpo con gli organi
lavoratori della macchina; tale griglia deve essere dotata di dispositivo
elettrico che blocca l’alimentazione della macchina all’apertura della
protezione.
Di
tale macchina esistono varie versioni
(tradizionale, volumetrica etc.) che differiscono per le modalità di taglio
(verticale, orizzontale etc.).
b-Pressa
spezzatrice
Utilizzata per
la produzione di pane di piccola pezzatura, normalmente rosette, tale macchina
è di forma esagonale e di piccole
dimensioni; essa è composta da un corpo macchina con motore elettrico, che
monta un piatto munito di fessure da
cui salgono una serie di coltelli di forma esagonale, nonchè da un coperchio di chiusura.
L’impasto viene
poggiato sul piatto, che abbassandosi gradualmente contemporaneamente al
coperchio, consente la fuoruscita dei coltelli, che determina la sagomatura
dell’impasto in piccole pezzature.
Visto il notevole peso del coperchio deve essere istallata sul retro dello
stesso una molla per evitare la caduta accidentale dello stesso sulle mani.
c-
Stampatrice per rosette
Tale
macchina opera secondo modalità assimilabili alla spezzatrice: anche qui l’
introduzione e la fuoriuscita dell’impasto avviene in modo automatico con
l’utilizzo di nastri trasportatori; essa è composta di un corpo centrale che
monta diversi tipi di stampi, che con
una leggera pressione sulla parte superficiale dell’impasto imprimono diverse forme alle rosette.
Nella
parte anteriore di introduzione dell’impasto è posto un carter di protezione
che impedisce il contatto delle mani o di altre parti del corpo con gli organi
lavoratori della macchina; inoltre deve essere dotata di dispositivo elettrico
che blocca l’alimentazione della macchina all’apertura della protezione e non
consenta l’avviamento nella fase di cambio degli stampi.
In
alcuni tipi di stampatrici la parte terminale del nastro può essere collegata
direttamente a un carrello di caricamento automatico, che depone le rosette su
vassoi che si sollevano automaticamente una volta pieni; tali carrelli, una
volta che i ripiani risultino completati, vengono staccati dalla macchina e movimentati
manualmente con azione di tira e spingi alla camera di lievitazione.
d-
Filonatrice
Normalmente
utilizzata per la produzione di pani lunghi, è composta da un corpo macchina
con motore elettrico che utilizza rulli contrapposti come utensili per la
spianatura dell’impasto e la torsione dello stesso.
Anche
qui l’impasto grezzo viene trasportato agli organi lavoratori da un nastro
trasportatore di entrata e di uscita; il movimento, la diversa velocità dei
rulli e dei tappeti interni assicurano prima la spianatura della massa e poi il
suo riavvolgimento in forma spirale.
Nella
parte anteriore di introduzione dell’impasto è posta una griglia di protezione
che impedisce il contatto delle mani o di altre parti del corpo con gli organi
lavoratori della macchina; tale griglia deve essere dotata di dispositivo
elettrico che blocca l’alimentazione della macchina all’apertura della
protezione.
e-
Arrotondatrice
Normalmente
utilizzata per la produzione di pani a forma di ciambella, è composta da un
corpo macchina con motore elettrico che monta un contenitore cilindrico al
centro del quale è collocato un utensile di forma conica che gira sul proprio
asse.
L’impasto
viene inserito nel cilindro e modellato in forma rotondeggiante dai successivi
contatti con l’utensile e le pareti del
contenitore.
Talvolta
gli sportelli di accesso al contenitore sono muniti di dispositivi elettrici di
blocco del movimento dell’utensile; tuttavia la lentezza del movimento
rotatorio e l’assenza di spigoli sulle superfici impediscono rischi
significativi di lesioni alle mani.
2- Preparazione manuale
a
- Banco di lavoro
Per molte produzioni artigianali o non in serie la pezzatura dell’impasto e la sua formatura nelle dimensioni desiderate, viene effettuata manualmente sul tavolo di lavoro con l’ausilio di utensili manuali
b- Utensili manuali
Si tratta di spatole e coltelli in legno o acciaio.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.1. Rischi strutturali
3.1.1.1. Vie di transito
3.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti delle macchine o con
ingombri occasionali durante il transito tra
le macchina ed il banco di lavoro per il trasferimento dell’impasto.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 1 caso su 28 (3,57 %).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di macchine).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
b-Procedurali
1-Manutenzione
dei locali con rimozione degli ingombri.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3 .1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 3.1.1. Rischi strutturali
3.1.1.1. Vie di transito
3.1.1.1.2. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamenti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante il
carico e scarico dei vassoi dalle macchine possono determinarsi rischi di
caduta in piano per scivolamento su pavimento imbrattato dalla presenza di
farina.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: medio (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Delimitazione
idonee vie di transito;
2-Manutenzione e
livellamento pavimenti;
3- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto delle
vie di transito e periodica manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.1. Carenze strutturali.
3.1.1.2. Superficie di lavoro
3.1.1.2.1. Spazi inadeguati delle postazioni di
lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La postazione di
lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per la eccessiva vicinanza dei
macchinari con costrittività per l’operatore e rischi infortunistici
aggiuntivi.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort da
costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto (vedi
rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della
postazione di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici di
lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 3 –FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 3.1.1. Rischi strutturali
3.1.1.2. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Informazione e Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
3.1.2.1. Protezioni inadeguate degli organi di
trasmissione.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
In caso di
presenza dell’addetto alle macchine, può verificarsi il rischio di contatti
accidentali con gli organi di trasmissione del moto (nastri, cinghie,
ingranaggi etc.).
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per contatto con gli organi di trasmissione del moto.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1- Adeguata protezione degli organi di
trasmissione del moto (ingranaggi, cinghie),
opportunamente protetti
all’interno della cofanatura del corpo macchina;
2- Dispostivi contro l’avviamento
accidentale della macchina;
3- Comandi della macchina dotati di
dispositivi di arresto di emergenza facilmente
identificabili ed opportunamente
dislocati.
b- Procedurali:
a. Divieto di regolazione e manutenzione
degli organi di trasmissione a macchina in
movimento;
2- Divieto di manomissione delle protezioni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
trasmissione: Artt.55-61 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
3.1.2.2. Protezioni inadeguate degli organi di
lavoro.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità di
contatto accidentale con gli organi lavoratori delle macchine (rulli, coltelli
etc.) per avvicinamento incauto durante operazioni di lavorazione, manutenzione
e pulizia delle macchine.
a- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
gravi e gravissimi per contatto con gli organi di lavoro.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1- Protezione degli organi lavoratori
della macchina ove accessibili;
2- Dispositivi elettrici di blocco
collegati con gli organi di messa in moto e di movimento della
macchina tali che:
-provochino l’arresto della macchina
all’atto dell’apertura del riparo;
-non consentano l’avviamento della
macchina se il riparo non è nella posizione di chiusura;
b- Dispositivi elettrici contro l’avviamento
accidentale delle macchine;
c- Comandi delle macchine dotati di comando
di arresto di emergenza facilmente identificabili
ed opportunamente dislocati.
b) Procedurali:
d- Divieto di rimozione temporanea delle
protezioni e dei dispositivi di sicurezza;
e- Divieto di manutenzione e regolazione su
organi lavoratori in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
Organi di lavoro: artt.68-72-75 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 3.1.3.
Contatto con utensili manuali.
3.1.2.1. Contatto con
superfici taglienti.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità
di contatto accidentale con superfici taglienti nell’utilizzo di utensili in
metallo (spatole) nella rifinitura manuale.
f- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 1 caso su 28 (3,57 %).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ferite
da taglio lievi per contatto con superfici metalliche taglienti.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Procedurali:
g- Idonee procedure di rifinitura manuale.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
3.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e delle singole macchine.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto
elettrico almeno IP44), della presenza della messa sulle macchine e di
un dispositivo di
sgancio tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 3.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
3.1.4.1. Presenza di materiali infiammabili in
uso.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio nel reparto di lavorazione per presenza di
particelle fini (farina), elettricamente caricate a contatto con superfici
metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi elettrici di macchine ed
impianti, nonché da propagazione del fuoco dal locale di deposito o dai forni.
Poiché le polveri organiche (particelle fini di farina) sono quasi sempre
ossidabili, questa situazione di potenziale deflagrabilità è molto diffusa in
tutti i settori di attività in cui si ha la formazione di nubi di polveri
organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
decennale: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della
farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro da parte
degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 3 -FORMATURA
Rischio 3.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 3.2.1. Agenti chimici
3.2.1.1. Rischio inalatorio
3.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo per
inquinamento ambientale da altre lavorazioni contigue nel reparto di
lavorazione.
Il rischio
irritativo risulta molto basso, mentre quello allergico sussiste comunque in
quanto indipendente dalla dose.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
a- con
campionatore fisso:
a- polvere inanabile centro ambiente:
1.18mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.38mg/m3 (TLV 3mg/m3)
b)
con campionatore personale:
c- polvere inalabile al banco di lavoro:
1.40mg/m3 (TLV 10mg/m3)
d- polvere inalabile al banco vicino
spezzatrice pane di segale: 2.97mg/m3 (TLV 10mg/m3)
La
possibilità di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti
presenti nelle leghe di acciaio di contenitori e vassoi risulta remota in
quanto le norme di igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni
percentuali massime ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità
di patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R3.5: medio (poco probabile con danno
medio-grave) per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Rischio allergico: art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94 (Tabella Malattie Professionali)
-
Igiene degli alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi:
art.11 L283/62, art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96,
DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3.2. Salute e
igienico-ambientali.
Rischio 3.2.2. Agenti
fisici
3.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Il
rumore è provocato dalle macchine: il rischio è molto basso (Leq e Lepd
<80dBA).
A-
Risultati dell’indagine ambientale campionaria:
e-
zona
formatrice: Leq72.5dBA;
f-
zona
spezzatrice: Leq73dBA.
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DL.gs277/91
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 3.2.2. Agenti fisici
3.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Minima
possibilità di microclima sfavorevole in caso di contiguità della postazione di
lavoro di formatura con i forni di cottura; rischio molto basso.
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- zona
lavorazione impasti: WBGT 24.7 °C (TLV per lavori leggeri al 50% di attività:
31.4°C).
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 3.3.1. Organizzazione del lavoro
3.3.1.1. Manutenzione degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
della macchina: vedi Rischio 3.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi;
3.1.1.1.2. Caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento;
3.1.1.1.2.1. Superfici inadeguate; 3.1.2.1. Protezione inadeguata degli
organi di trasmissione; .3.1.2.2.
Protezione inadeguata organi di lavoro; 3.1.3.1. Rischio elettrico;
3.1.4.1. Rischio di incendio ed esplosione.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi Rischi
sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi Rischi
sopraelencati: in ogni caso divieto di manutenzione manuale a macchina in
funzione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Manutenzione:
vedi Rischi sopraelencati; artt.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
3 - FORMATURA
Rischio 3.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 3.3.1. Organizzazione del lavoro
3.3.1.2. Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nello scarico e
carico del contenuto dei vassoi ai nastri trasportatori delle macchine di
formatura del pane sono richieste operazioni di sollevamento di gravi.
Le pezzature di
impasto vengono prelevate manualmente dal banco di lavoro o dai vassoi per
essere depositate sui nastri trasportatori delle macchine formatrici; laddove
queste ultime non provvedano automaticamente al carico dei pezzi sui vassoi,
l’operazione viene ripetuta in uscita dalla macchina. Il peso in carico del
vassoio è di circa 3-5 Kg da ogni
ripiano (circa n.20) del telaio al nastro di asservimento alle formatrici e
viceversa; l’attività può durare circa 2h al giorno.
Valutazione del rischio:
L’indice do rischio calcolato secondo la tabella di calcolo NIOSH risulta
uguale a 0.2 (Peso Limite Raccomandato di kg 13.9 e Peso Effettivamente
Sollevato di kg.4) con un indice di sollevamento<1.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 1 caso di
schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani (3,57 %).
R2.5: lieve per il rischio del rachide
(trascurabile con danno medio-grave); R2: lieve (poco probabile con danno
lieve) per il rischio infortunistico da schiacciamenti.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare del rachide dorso-lombare, del rachide cervicale e dell’arto
superiore; traumatismi da schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- procedurali: tecniche di movimentazione adeguate con
informazione e formazione degli addetti.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
FASE 3 - FORMATURA
Rischio 3.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 3.3.1. Organizzazione del lavoro
3.3.1.3. Lavoro notturno
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
In alcuni casi
la fase di formatura può estendersi anche alle ore notturne (tra le ore 22 e le
ore 07 del giorno successivo per almeno 80 giorni all’anno), senz’altro per le
produzioni che non richiedono stagionatura, nelle quali la trasformazione
dell’impasto è immediatamente antecedente la cottura (Fase 6).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia da
Stress per alterazione dei ritmi circadiani sonno-veglia con possibile comparsa
di sintomatologia secondaria (disturbi neurovegetativi e neuropsichici) ed
aumento del rischio infortunistico per deficit della performance lavorativa.
R2: lieve (poco probabile con danno
lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-organizzativi: adeguata definizione sia di turni e
riposi che dei ritmi di lavoro; sorveglianza sanitaria con individuazione degli
handicap al lavoro notturno; divieto di impiego dei minori.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
a-
Lavoro
notturno: artt.3-4-5 Dlgs532/99;
b-
Lavoro
minorile: Dlgs345/99 così come modificato dal Dlgs262/00.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
La
fase consiste sia per il ciclo del pane che per quello della pizza e della
pasticceria nel consentire agli impasti di “riposare” in un ambiente idoneo e
per un tempo adeguato al fine di consentire lo sviluppo del processo di
lievitazione.
Gli
ambienti sono di norma costituiti da
apposite celle, dotate di condizioni microclimatiche idonee; le celle vengono
caricate con appositi carrelli a traino, muniti di rastrelliere che ospitano i
vassoi sui quali vengono depositati gli impasti; il tempo di stagionatura varia
in funzione delle diverse produzioni.
Allo
stazionamento in celle segue comunque una nuova manipolazione degli impasti ed
una loro permanenza a temperatura ambiente, onde lasciar “riposare” la massa
prima della cottura.
Nelle
unità produttive più piccole il procedimento può essere svolto in tutte le sue
fasi nello stesso reparto di lavorazione, lasciando il prodotto a stagionare
sui vassoi.
Nel
ciclo del pane vengono utilizzati impianti di lievitazione a parametri
microclimatici costanti oppure a ciclo termico.
b-Ciclo della pizza
Nel ciclo della pizza l’impasto viene lavorato manualmente su banco, quindi depositato su vassoi che stazionano nell’ambiente di lavoro per 8 ore circa.
c- Ciclo della pasticceria
Anche nel ciclo della pasticceria l’impasto viene lavorato manualmente su banco, ma la stagionatura può avvenire sia nel locale di lavoro che in celle di lievitazione per 17 ore.
Modalità esecutive
Il
ciclo del pane risulta variabile a
seconda della tipologia del prodotto da realizzare e dell’impianto di
lievitazione (a parametri microclimatici costanti o ciclicamente variabili).
L’addetto
deposita gli impasti sui vassoi, li carica sulle rastrelliere dei carrelli ed
introduce questi ultimi nelle celle; allo scadere del tempo indicato per
ciascun successivo prodotto, lo stesso addetto estrae i carrelli dalle celle,
asporta i vassoi e depone gli impasti sul banco di lavoro, dove li manipola;
conclusa tale operazione dispone nuovamente i prodotti sui vassoi, carica
questi sui carrelli che sospinge in una zona idonea del reparto di lavorazione,
dove stazionano per un tempo adeguato (circa 1h) a temperatura ambiente onde
lasciar “riposare” la massa prima della cottura.
1-Rosetta
L’addetto
carica una cella denominata “ferma
lievitazione”; dopo un processo che prevede una temperatura di circa 11°C per
circa 23 ore, lo stesso estrae i carrelli, denominati “prometeo”, per scaricare
i prodotti sul banco e manipolarli
manualmente fino ad ottenere la forma specifica; ricaricati i carrelli di stagionatura,
gli impasti vengono fatti riposare a temperatura ambiente in reparto per circa
un’ora, prima dell’introduzione in forni a circa 250° C per circa 15 minuti.
2-Baghette
L’addetto
carica la cella di lievitazione; dopo un processo che prevede per circa una
temperatura di circa 30°C ed umidità pari all’ 85% per circa 1h, lo stesso
estrae i carrelli e ne deposita i prodotti sul banco, per manipolarli
manualmente fino ad ottenere la forma specifica, prima di introdurlo in
appositi forni alla temperatura di 230°C per 15 minuti.
3-Segale
L’addetto
carica anche qui una cella di lievitazione, che lavora per 1.30h alla
temperatura di 35°C e con un’umidità
pari all’ 80%; rimosso e depositato l’impasto sul banco di lavoro, lo manipola
per ottenere la forma specifica, prima di introdurlo in forni alla temperatura
di 220°C per 30 minuti.
b-Ciclo della pizza
L’addetto
carica i prodotti su vassoi ed
eventualmente sui carrelli che vengono fatti stazionare per circa h in locale attiguo; poi vengono portati
sul banco di lavoro, manipolati nuovamente e lasciati riposare prima dell’uso.
c-Ciclo della pasticceria
L’addetto carica una cella di lievitazione per 17 ore a parametri microclimatici variabili secondo stagione (in estate alla temperatura di circa 11/12°C e umidità all’80% dalle 8.00 alle 12.00, alla temperatura di 15°C ed umidità 80% dalle 12.00 all’ 01.00 del giorno successivo; in inverno invece a temperatura costante di 15°C dalle ore 08.00 alle ore 01.00 del giorno successivo ).
Successivamente
toglie i vassoi dalla cella e pennella l’impasto con il tuorlo di uovo per
garantire una adeguata colorazione alla superficie, prima di infornarli a circa
180°C per tempi diversi a secondo del prodotto.
.
Luogo di lavoro
La fase viene
svolta in parte nel reparto di lavorazione (movimentazione dei carrelli,
manipolazione manuale dell’impasto, stazionamento dei carrelli nella fase
finale di riposo) ed in parte nell’impianto di lievitazione, che può essere
collocato all’interno dello stesso reparto o più raramente in locale adiacente
apposito.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
1-
Vassoi e carrelli
L’attrezzatura
è costituita da vassoi in metallo della dimensione di circa m.1x 0,60, dove
vengono collocate le pezzature di impasto; i vassoi vengono collocati sulle
rastrelliere di carrelli a struttura metallica e di ruote per il traino
manuale.
2-Impianto
di lievitazione
Di
norma è costituito da un box metallico a chiusura ermetica che ospita un locale
di stazionamento dei carrelli; il box è dotato di un impianto climatizzato in
grado di garantire all’interno della cella i parametri microclimatici
desiderati.
3-
Banco di lavoro
Banco
in marmo o di legno su cui sono disposti gli ingredienti di aggiunta (farina)
alla prima e seconda manipolazione manuale dell’impasto.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 4.1.1. Rischi strutturali
4.1.1.1. Vie di transito
4.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti dell’impianto di
stagionatura, del banco di lavoro, dei carrelli o con ingombri occasionali
durante il transito tra il banco di
lavoro e le celle.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di macchine).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
b-Procedurali
1-Manutenzione
dei locali con rimozione degli ingombri.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 4.1.1. Rischi strutturali
4.1.1.1. Vie di transito
4.1.1.1.2. Ingombri da ostacoli mobili.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore
addetto al tira e spingi dei carrelli o altri operatori presenti nel reparto possono venire a contatto in
modo accidentale con i carrelli stessi,
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro i carrelli o da schiacciamento del piede ad opera delle ruote del
carrello stesso.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
2- Idonei DPI:
scarpe con puntale protetto.
b-Procedurali
1-Rispetto delle
vie di transito.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
Rischio 4 .1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 4.1.1. Rischi strutturali
4.1.1.1. Vie di transito
4.1.1.1.3. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamenti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante lo spostamento
dei carrelli tra il banco di lavoro e le celle di stagionatura possono
determinarsi rischi di caduta in piano per scivolamento su pavimento imbrattato
dalla presenza di farina.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva 0 casi su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Delimitazione
idonee vie di transito;
2-Manutenzione e
livellamento pavimenti;
3- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto delle
vie di transito e periodica manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 4.1.1. Carenze strutturali.
4.1.1.2. Superficie di lavoro
4.1.1.2.1. Spazi inadeguati delle postazioni di
lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La postazione di
lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per la eccessiva vicinanza dei
macchinari con costrittività per l’operatore e rischi infortunistici
aggiuntivi.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort da
costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto (vedi
rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della
postazione di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici di
lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 4.1.1. Rischi strutturali
4.1.1.2. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 4.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
4.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di elettrocuzione
per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione (usura,
rotture) dell’impianto elettrico generale e dell’impianto di stagionatura.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e dell’impianto di stagionaturae (impianto elettrico almeno
IP44), della presenza della messa sulle macchine e di un dispositivo di sgancio tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 4.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
4.1.4.1. Presenza di materiali infiammabili in
uso.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio per propagazione del fuoco dal locale di
deposito o dai forni. Poiché le polveri organiche (particelle fini di farina)
sono quasi sempre ossidabili, questa situazione di potenziale deflagrabilità è
molto diffusa in tutti i settori di attività in cui si ha la formazione di nubi
di polveri organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabilità con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro da parte
degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i 500q.
in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 4 -STAGIONATURA
Rischio 4.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 4.2.1. Agenti chimici
4.2.1.1. Rischio inalatorio
4.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo
nell’impastatura manuale finale, quando l’addetto apporta farina per la seconda
manipolazione prima di lasciar riposare il prodotto nell’ambiente del reparto
prima della cottura. Le modalità sono identiche a quello di ogni impasto
manuale e dipendono dal sollevamento della polvere nella dosatura e
manipolazione. Il rischio irritativo risulta molto basso, mentre quello
allergico sussiste comunque in quantDati dell’indagine ambientale campionaria:
a- con campionatore
fisso:
a- polvere inanabile centro ambiente:
1.18mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.38mg/m3 (TLV 3mg/m3)
b)
con campionatore personale:
c- polvere inalabile al banco di lavoro:
1.40mg/m3 (TLV 10mg/m3)
d- polvere inalabile al bamco pane di
segale: 2.97mg/m3 (TLV 10mg/m3)
La
possibilità di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti
presenti nelle leghe di acciaio di contenitori e vassoi risulta remota in
quanto le norme di igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni
percentuali massime ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità
di patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R3.5: medio (poco probabile con danno
medio-grave) per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Rischio allergico: art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94 (Tabella Malattie Professionali)
-
Igiene degli alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi:
art.11 L283/62, art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96,
DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 4 - STAGIONATURA
Rischio 4.2. Salute e
igienico-ambientali.
Rischio 4.2.2. Agenti
fisici
4.2.2.1. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Teorica
possibilità di microclima sfavorevole in caso di prolungata presenza
dell’operatore nella cella di stagionatura (temperatura 11-14°C ed 80% di
umidità); il rischio è solo teorico in quanto il tempo di stazionamento all’interno
delle celle è estremamente limitato e gli accessi non frequenti.
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
No.
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE
4 - STAGIONATURA
Rischio 4.3. Rischi
trasversali e organizzativi
Rischio 4.3.1.
Organizzazione del lavoro
4.3.1.1. Manutenzione
degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
della macchina: vedi Rischio 3.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi;
3.1.1.1.3. Caduta di persone in piano
per inciampo o scivolamento; 3.1.3.1. Rischio elettrico; 3.1.4.1. Rischio di
incendio ed esplosione.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi
Rischi sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi
Rischi sopraelencati: in ogni caso divieto di manutenzione manuale a macchina
in funzione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
Manutenzione: vedi Rischi sopraelencati; artt.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 4 - STAGIONATURA
Rischio 4.3.
Trasversali o organizzativi.
Rischio 4.3.1.
Organizzazione del lavoro
4.3.1.2.
Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
1-Rischio
di tira e spingi
Nelle
fasi di tiro e spingi dei carrelli sussiste il rischio di movimentazione dei
carichi, sebbene i mezzi di movimentazione siano provvisti di idonee
attrezzature di presa; il rischio risulta tuttavia aumentato in caso di
insufficiente manutenzione delle ruote dei carrelli o di eccessivo carico degli
stessi.
2-Rischio
di movimentazione manuale dei carichi
Nello
scarico e scarico dei vassoi dai carrelli del sono richieste operazioni di
sollevamento di gravi.
A-
Risultati dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi
su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare del rachide dorso-lombare, del rachide cervicale e dell’arto
superiore; traumatismi da schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Uno
o più addetti movimentano manualmente i vassoi (il peso in carico del vassoio è
di circa 3-5 Kg) da ogni ripiano (circa
n.20) del telaio al banco di lavoro e viceversa.
Valutazione del rischio:
il rischio calcolato con la tabella di calcolo NIOSH risulta uguale a 0.2 (Peso
Limite Raccomandato di kg 13,9 e Peso Sollevato di kg4) con un indice di
sollevamento<1.
R2.5:
lieve per il rischio del rachide (trascurabile con danno medio-grave);
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve) per il rischio
infortunistico da schiacciamenti.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- procedurali: tecniche di movimentazione adeguate con
informazione e formazione degli addetti.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo
7-”riferimenti legislativi
- Movimentazione manuale dei carichi:
artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo
8-”il rischio esterno”
No.
FASE 4 - STAGIONATURA
Rischio 4.3. Trasversali
o organizzativi.
Rischio 4.3.1.
Organizzazione del lavoro
4.3.1.3. Lavoro
notturno
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel
ciclo del pane, mentre il carico delle celle può avvenire sia in periodo diurno
che notturno, lo scarico delle stesse, in quanto sequenzialmente antecedente
alla cottura (Fase 6), avviene di norma di notte (tra le ore 22 e le ore 07 del
giorno successivo per almeno 80 giorni all’anno).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
da Stress per alterazione dei ritmi circadiani sonno-veglia con possibile
comparsa di sintomatologia secondaria (disturbi neurovegetativi e
neuropsichici) ed aumento del rischio infortunistico per deficit della
performance lavorativa.
R2: lieve (poco probabile con danno
lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-organizzativi: adeguata definizione sia di turni e
riposi che dei ritmi di lavoro; sorveglianza sanitaria con individuazione degli
handicap al lavoro notturno; divieto di impiego dei minori.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo
7-”riferimenti legislativi
e-
Lavoro
notturno: artt.3-4-5 Dlgs532/99;
f-
Lavoro
minorile: Dlgs345/99 così come modificato dal Dlgs262/00.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
a- Ciclo del pane
Considerato
che in questo caso la forma delle pezzature è già stata determinata nella
precedente Fase di Formatura (Fase 3), la fase consiste nell’aggiungere
manualmente ingredienti particolari per produzioni specifiche (olio, strutto,
olive, erbe aromatiche etc.).
b- Ciclo della pizza
La
fase viene svolta sempre manualmente sul banco di lavoro, spianando e
volteggiando l’impasto al fine di determinarne lo spessore e la forma
desiderate. Successivamente vengono aggiunti gli ingredienti del caso (sale,
salsa di pomodoro, mozzarella, erbe ed aromi etc.)
c- Ciclo della pasticceria
1- Preparazione meccanica
La
fase consiste nel trasformare, attraverso apposite macchine o manualmente, la
massa di impasto grezzo in forme e dimensioni definite, aggiungendo gli ingredienti
desiderati.
Le
macchine sfogliatrici consentono la spianatura dell’impasto in fogli di
spessore desiderato; altre macchine consentono invece la preparazione di basi
di lavorazione (frullati di uova e latte, creme, frutta secca polverizzata
etc.), che a seconda delle ricette possono essere aggiunte alla pasta prima o
dopo la cottura, o più raramente mescolate già all’impasto.
A
tali semilavorati possono poi venir eventualmente aggiunti ingredienti vari
(zucchero, vaniglia, cacao, aromi e spezie, frutta secca e fresca, noci,
mandorle e nocciole etc.).
2- Preparazione manuale
Le
stesse lavorazioni possono essere svolte manualmente con l’ausilio di cucine
industriali ed utensili appositi.
Modalità esecutive
a-Ciclo del pane
L’addetto
aggiunge manualmente ai pezzi di impasto già formati gli ingredienti
particolari richiesti.
b- Ciclo della pizza
L’addetto
spiana l’impasto con apposito utensile in legno (mattarello), lo infarina e lo
rigira manualmente fino ad ottenere la forma desiderata; aggiunge poi manualmente
gli ingredienti richiesti.
b-Ciclo della pasticceria
1- Preparazione meccanica
L’addetto
deposita l’impasto sui nastri trasportatori di ingresso alla sfogliatrice,
oppure depone gli ingredienti nei contenitori di mescolatrici, cuocicrema e
raffinatrici, azionandole dal quadro comandi; provvede inoltre alla pulitura ed
al lavaggio periodico degli utensili e dei recipienti.
2- Preparazione manuale
L’addetto
opera sul banco di lavoro con l’ausilio di cucine industriali ed utensili
manuali (spatole, coltelli, frullini, stampi, pentolame etc.), aggiungendo poi
manualmente gli altri ingredienti.
Luogo di lavoro
La fase viene
svolta nel reparto di lavorazione; le macchine ed il banco di lavoro sono di
norma collocati in area attigua alla zona di impasto.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
a-Ciclo
del pane e della pizza
1-
Banco di lavoro
Per molte produzioni artigianali o non in serie la pezzatura dell’impasto e la sua formatura nelle dimensioni desiderate, viene effettuata manualmente sul tavolo di lavoro con l’ausilio di utensili manuali.
2- Utensili manuali
Vengono utilizzati utensili manuali in legno o in acciaio (matterello, spatole, coltelli etc.).
b) Ciclo della pasticceria
Nelle
macchine di moderna concezione gli organi di movimento e di trasmissione del
moto sono opportunamente protetti all’interno della cofanatura del corpo
macchina, i comandi sono ubicati a lato della stessa, differenziati per colore
a seconda della funzione, protetti contro gli avviamenti accidentali e muniti di
pulsante di arresto di emergenza conformato a fungo.
1-
Sfogliatrice
Normalmente
utilizzata per la produzione di pasta sfoglia per torte, è composta da un corpo macchina con motore
elettrico che utilizza rulli contrapposti regolabili da una leva laterale come
utensili per la spianatura dell’impasto.
Anche
qui l’impasto grezzo viene trasportato agli organi lavoratori da un nastro di
entrata e di uscita; il movimento e la diversa velocità dei rulli assicurano
la spianatura della massa.
Nella
parte anteriore e posteriore della macchina sono poste due griglie di
protezione che impediscono il contatto delle mani o di altre parti del corpo
con gli organi lavoratori della macchina; tali griglie, se apribili, devono
essere dotata di dispositivo elettrico che blocca l’alimentazione della
macchina all’apertura della protezione.
2-
Mescolatore planetario
Opera
secondo modalità assimilabili all’impastatrice, viene normalmente utilizzata
nella pasticceria per la battitura di uova o la mescola di vari ingredienti (uova,
latte, farina, cacao, vaniglia ed altre essenze varie). E’ costituita da un
corpo macchina con motore elettrico che monta un contenitore in acciaio, ove
vengono immessi gli ingredienti, ed una rotante, alla quale può essere
collegato un utensile di varie dimensioni e forma che, pescando nel
contenitore, assicura l’impastatura degli ingredienti , la frullatura e la sbattitura di uova, latte etc.
La
regolabilità della velocità di lavoro ed il duplice moto dell’utensile, sia
rotatorio sul suo asse che traslatorio secondo un’orbita circolare all’interno
della vasca, assicura un amalgama omogeneo dell’impasto in rapporto alla sua
consistenza.
Il
contenitore è dotato di griglia di protezione che impedisce il contatto delle
mani o di altre parti del corpo con gli organi lavoratori della macchina; tale
griglia deve essere dotata di dispositivo elettrico che blocca l’alimentazione
della macchina all’apertura della protezione.
Al termine della lavorazione il
contenitore viene estratto mediante una manovra di abbassamento e di asporto; in questo caso deve essere
presente un sensore che consente il funzionamento della macchina solo quando la
vasca è in posizione corretta.
3
– Cuocicrema
Normalmente
utilizzata per la preparazione di creme, è costituita da un corpo macchina con
motore elettrico che monta un contenitore per gli ingredienti ed un utensile
ruotante per la miscelazione lenta della base; la macchina è dotata inoltre di
un sistema di cottura, mediante riscaldamento elettrico che trasmette il calore
al recipiente o in qualche caso attraverso fiamma alimentata da bombola a gas .
La
macchina è dotata di involucro in acciaio termocoibentato, onde limitare il
riscaldamento per contatto al solo contenitore, e di un coperchio ermetico di
protezione sia a fini igienico sanitari di tutela del prodotto
dall’inquinamento microbico che ai fini della sicurezza, impedendo il contatto
con organi lavoratori in movimento e superfici calde.
4-
Raffinatrice
Normalmente
utilizzata per la trituratura di noci e mandorle immesse nell’impasto o
successivamente per la copertura dello strato superficiale di torte; è composta da un corpo macchina con motore
elettrico che monta come utensili rulli paralleli (a movimento solidale
regolabili da una leva laterale) per la tritatura degli ingredienti suddetti.
Questi
vengono convogliati ai rulli da una
tramoggia posta al di sopra degli stessi, che provvedono alla
macinazione; il prodotto polverizzato si raccoglie per gravita in una vasca
estraibile sottostante.
La
tramoggia è protetta da una griglia di protezione fissa o apribile, che
mediante idonei dispositivi,
impedisce il contatto delle mani o di altre parti del corpo con gli
organi lavoratori della macchina; tali griglie, se apribili, devono essere
dotata di dispositivo elettrico che blocca l’alimentazione della macchina
all’apertura della protezione.
Quando
la tramoggia viene asportata per pulizia e manutenzione, un dispositivo
elettrico deve impedire la messa in moto dei rulli.
5-
Cucina industriale
I
laboratori sono di norma dotati di una cucina industriale composta da forno,
piastre di cottura elettrica e fuochi dove vengono cotti con l’ausilio di
pentole tradizionali da cucina creme, cioccolata ed altri prodotti utilizzati
per la farcitura e decorazione di dolci e torte.
6
– Banco di lavoro
I
laboratori di pasticceria sono normalmente dotati di banchi di lavoro, sui
quali con l’ausilio di utensili manuali da cucina vengono svolte manualmente
sia preparazioni particolari che quelle sopra descritte.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.1. Rischi strutturali
5.1.1.1. Vie di transito
5.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti delle macchine o con
ingombri occasionali durante il transito tra
le macchina ed il banco di lavoro per il trasferimento dell’impasto.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di macchine).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
b-Procedurali
1-Manutenzione
dei locali con rimozione degli ingombri.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 5.1.1. Rischi strutturali
5.1.1.1. Vie di transito
5.1.1.1.2. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamenti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante il
transito al banco di lavoro o alle macchine possono determinarsi rischi di
caduta in piano per scivolamento su pavimento imbrattato dalla presenza di
farina.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28 .
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: medio (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Delimitazione
idonee vie di transito;
2-Manutenzione e
livellamento pavimenti;
3- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto delle
vie di transito e periodica manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.1. Carenze strutturali.
5.1.1.2. Superficie di lavoro
5.1.1.2.1. Spazi inadeguati delle postazioni di
lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La postazione di
lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per la eccessiva vicinanza dei
macchinari con costrittività per l’operatore e rischi infortunistici
aggiuntivi.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort da
costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto (vedi
rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della
postazione di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici di
lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 5.1.1. Rischi strutturali
5.1.1.2. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
5.1.2.1. Protezioni inadeguate degli organi di
trasmissione.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel ciclo della
pasticceria, ove presenti macchine, può verificarsi il rischio di contatti accidentali
con gli organi di trasmissione del moto (nastri, cinghie, ingranaggi etc.).
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per contatto con gli organi di trasmissione del moto.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1- Adeguata protezione degli organi di
trasmissione del moto (ingranaggi, cinghie),
opportunamente protetti
all’interno della cofanatura del corpo macchina;
2- Dispostivi contro l’avviamento
accidentale della macchina;
3- Comandi della macchina dotati di
dispositivi di arresto di emergenza facilmente
identificabili ed opportunamente
dislocati.
b- Procedurali:
a. Divieto di regolazione e manutenzione
degli organi di trasmissione a macchina in
movimento;
2- Divieto di manomissione delle protezioni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
trasmissione: Artt.55-61 DPR547/55.
- Comandi della macchina: artt. 76-77 DPR
547/55
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
5.1.2.2. Protezioni inadeguate degli organi di
lavoro.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel cilo della
pasticceria, ove presenti macchine, si possono determinare contatti accidentali
con gli organi lavoratori delle macchine (rulli, coltelli etc.) per
avvicinamento incauto durante operazioni di lavorazione, manutenzione e pulizia
delle macchine.
a- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
gravi e gravissimi per contatto con gli organi di lavoro.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1- Protezione degli organi lavoratori
della macchina ove accessibili;
2- Dispositivi elettrici di blocco
collegati con gli organi di messa in moto e di movimento della
macchina tali che:
-provochino l’arresto della macchina
all’atto dell’apertura del riparo;
-non consentano l’avviamento della
macchina se il riparo non è nella posizione di chiusura;
b- Dispositivi elettrici contro l’avviamento
accidentale delle macchine;
c- Comandi delle macchine dotati di comando
di arresto di emergenza facilmente identificabili
ed opportunamente dislocati.
b) Procedurali:
d- Divieto di rimozione temporanea delle
protezioni e dei dispositivi di sicurezza;
e- Divieto di manutenzione e regolazione su
organi lavoratori in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
Organi di lavoro: artt.68-72-75 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 5.1.3.
Contatto con utensili manuali.
5.1.2.1. Contatto con
superfici taglienti.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità
di contatto accidentale con superfici taglienti nell’utilizzo di utensili in
metallo (spatole) nella rifinitura manuale.
f- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ferite
da taglio lievi per contatto con superfici metalliche taglienti.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Procedurali:
g- Idonee procedure di rifinitura manuale.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi
per la sicurezza.
Rischio 5.1.4.
Contatto con fonti di calore.
5.1.4.1. Ustioni.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel
ciclo della pasticceria, laddove si utilizzino cucine elettriche o a fiamma
libera, si possono determinare contatti accidentali diretti con la sorgente di
calore o indiretti con masse riscaldate (pentolame, acqua, creme etc.).
h- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ustioni
anche gravi per contatto con fiamma libera o masse riscaldate (pentolame,
acqua, creme etc.).
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Procedurali:
i-
Idonee
procedure di cottura; eventuali DPI.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
5.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e delle singole macchine.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto
elettrico almeno IP44), della presenza
della messa sulle macchine e di un dispositivo di
sgancio tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 5.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
5.1.4.1. Presenza di materiali infiammabili in
uso.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio nel reparto di lavorazione per presenza di
particelle fini (farina), elettricamente caricate a contatto con superfici
metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi elettrici di macchine ed
impianti, nonché da propagazione del fuoco dal locale di deposito o dai forni.
Poiché le polveri organiche (particelle fini di farina) sono quasi sempre
ossidabili, questa situazione di potenziale deflagrabilità è molto diffusa in
tutti i settori di attività in cui si ha la formazione di nubi di polveri
organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della
farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro da parte
degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 5.2.1. Agenti chimici
5.2.1.1. Rischio inalatorio
5.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo per
inquinamento ambientale da altre lavorazioni contigue nel reparto di
lavorazione o nella preparazione manuale per aggiunta di farina.
Il rischio
irritativo risulta molto basso, mentre quello allergico sussiste comunque in
quanto indipendente dalla dose.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
a- con campionatore
fisso:
a- polvere inalabile centro ambiente:
1.18mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.38mg/m3 (TLV 3mg/m3)
b)
con campionatore personale:
c- polvere inalabile al banco di lavoro:
1.40mg/m3 (TLV 10mg/m3)
d- polvere inalabile al banco vicino
spezzatrice pane di segale: 2.97mg/m3 (TLV 10mg/m3)
La
possibilità di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti
presenti nelle leghe di acciaio di contenitori e vassoi risulta remota in
quanto le norme di igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni
percentuali massime ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità
di patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R3.5: medio (poco probabile con danno
medio-grave) per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione delle
idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Rischio allergico: art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94 (Tabella Malattie Professionali)
-
Igiene degli alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi:
art.11 L283/62, art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96,
DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.2. Salute e
igienico-ambientali.
Rischio 5.2.2. Agenti
fisici
5.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel
ciclo della pasticceria il rumore è provocato dalle macchine eventualmente
presenti: il rischio è molto basso (Leq e Lepd <80dBA), in quanto
assimilabile a quello delle macchine di formatura.
A-
Risultati dell’indagine ambientale campionaria:
e-
zona
formatrice: Leq72.5dBA;
f-
zona
spezzatrice: Leq73dBA.
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DL.gs277/91
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE 5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 5.2.2. Agenti fisici
5.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità di
microclima sfavorevole in caso di contiguità della postazione di lavoro di preparazione con i forni di cottura, come
nel ciclo della pizza; rischio non elevato.
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- zona
lavorazione impasti: WBGT 24.7 °C (TLV per lavori leggeri al 50% di attività:
31.4°C).
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE
5 - PREPARAZIONE
Rischio 5.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 5.3.1. Organizzazione del lavoro
5.3.1.1. Manutenzione degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
della macchine di pasticceria: vedi Rischio 5.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli
fissi; 5.1.1.1.2. Caduta di persone in
piano per inciampo o scivolamento;
5.1.1.1.2.1. Superfici inadeguate; 5.1.2.1. Protezione inadeguata degli
organi di trasmissione; .5.1.2.2.
Protezione inadeguata organi di lavoro; 5.1.3.1. Rischio elettrico;
5.1.4.1. Rischio di incendio ed esplosione.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi Rischi
sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi Rischi
sopraelencati: in ogni caso divieto di manutenzione manuale a macchina in
funzione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Manutenzione:
vedi Rischi sopraelencati; artt.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione
Descrizione
La fase
consiste nella cottura del pane, della
pizza o di prodotti di pasticceria una volta pronto l’impasto; essa si
determina con il carico, il governo e lo scarico dei forni di cottura , cui
segue il conferimento del prodotto finito nell’area di deposito intermedio.
Il processo di
cottura nei forni aumenta la
temperatura dell’impasto, provocando
all’esterno un indurimento per essiccazione e caramellizzazione dei glucidi
(crosta) ed all’interno l’eventuale
rigonfiamento dei prodotti addizionati con lievito per dilatazione
termica della massa gassosa prodotta dalla fermentazione alcolica degli amidi.
Modalità esecutive
a) Ciclo del pane
I telai (
carrelli mobili a traino manuale), muniti di rastrelliere a varia altezza su cui sono dislocati i vassoi che
contengono le varie tipologie di pane, vengono trainati dall’addetto dalla zona
di preparazione all’area prospiciente i forni di cottura.
Nel caso di
forni “Rototermici” l’ addetto carica e scarica direttamente il telaio nella e
dalla camera rotante del forno.
Nei forni
tradizionali invece uno o più addetti movimentano manualmente i vassoi da ogni
ripiano del telaio al piano di asservimento del forno, che attraverso un
tappeto mobile automatico preleva le forme dal vassoio che viene quindi riposto
sul telaio.
A cottura ultimata l’operatore scarica
manualmente le forme con pala di sfornamento per conferirle nelle ceste
predisposte che vengono quindi
movimentate manualmente all’area di deposito intermedio. Le operazioni di
infornamento manuale e cottura
avvengono durante la notte.
Il carico e lo
scarico dai forni dei prodotti di pasticceria può essere effettuato sia con
pala di infornamento, depositando direttamente il prodotto sul piano di cottura,
che con l’ausilio di vassoi metallici
di supporto delle forme, che vengono movimentati e depositati con l’ausilio di
specifica attrezzatura (pinze).
Luogo di lavoro
La lavorazione
viene solitamente svolta nel locale di lavorazione, nei pressi dell’area ove
sono ubicati i forni; solo raramente questi ultimi sono collocati in locale
apposito.
a- Attrezzature di
movimentazione
1– Telai:
Trattasi di
carrelli mobili in metallo, a traino
manuale, dotati di rastrelliere che generano una serie di ripiani su cui
collocare i vassoi. Il peso a vuoto del carrello è di circa 60 70 Kg, mentre
quello in carico da 80 a 110 Kg.
2 – Vassoi:
Ripiani
metallici, di norma della dimensione di 60x40cm su cui vengono disposte le
diverse forme degli impasti. Il peso in carico del vassoio è di circa 3-5 Kg.
3-Pala di
infornamento:
Attrezzatura
manuale in legno di tipo tradizionale per il comparto.
b-Forni di cottura
I forni più
comunemente utilizzati sono a
riscaldamento indiretto, mediante
circolazione forzata di vapore o aria calda, prodotti per convezione dalla
sorgente di calore. Nel ciclo della pizza possono essere utilizzati anche forni
a fiamma libera con combustibile a legna.
I tempi e le
temperature di cottura hanno ampie variazioni per le diverse proporzioni degli
ingredienti e delle dimensioni dei pezzi di impasto; i tempi possono variare da
un minimo di 10’-15’ per la pizza, 15’ per le rosette, circa 35’ per il pane di
segale ed il francese, tempi maggiori per alcuni di prodotti di pasticceria. Le
temperature interne del forno possono variare da 230° a 280° C.
Le tipologie più
ricorrenti sono rappresentate da:
1-Forni
rototermici:
Forni
elettrici o a combustibile, a suola mobile del tipo a tunnel con il sistema riscaldante
collocata nell’intercapedine del forno stesso. Le temperature di lavoro possono
raggiungere 230° C.
2 – Forni
tradizionali:
Forni elettrici
o a combustibile, a suola fissa costituiti da una o più camere di cottura sovrapposta. Le temperature di cottura sono
superiori e possono raggiungere i 280° C.
FASE
6 - COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 6.1.1. Rischi strutturali
6.1.1.1. Vie di transito
6.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti di impianti e
macchinari sia nel traino manuale del carrello portavassoi, che durante
l’infornamento manuale nei relativi fornetti di cottura dagli appositi telai.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 1 caso su 28 (3,57 %)
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di impianti e macchinari).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-
Individuazione di idonee vie di transito per uomini e mezzi, nell’area di
cottura.
b-Procedurali: rispetto dei percorsi per uomini e
mezzi..
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE 6 -COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 6.1.1. Rischi strutturali
6.1.1.1. Vie di transito
6.1.1.1.2. Ingombri da ostacoli mobili
(investimenti).
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nelle operazioni
di traino dei carrelli portavassoi o dei carrelli mobili possono verificarsi
schiacciamenti ai piedi per incongrue modalità di posizionamento dell’addetto o
di altri operatori di supporto.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi da
schiacciamento nelle operazioni di traino.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1-
Identificazione delle vie di transito.
b- Procedurali: rispetto dei percorsi per uomini e
mezzi; rispetto delle corrette modalità di traino manuale dei carrelli
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 6 -COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 6.1.1. Rischi strutturali
6.1.1.1. Vie di transito
6.1.1.1.3. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamento.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella
movimentazione manuale dei telai e nelle operazioni di infornamento e
sfornamento possono determinarsi rischi di caduta in piano per scivolamento
per presenza di farina su pavimento .
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: medio (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-periodica
pulizia e manutenzione dei pavimenti e delle vie di transito
2- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali: rispetto delle vie di transito e
periodica manutenzione dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 6 -COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 6.1.1. Rischi strutturali
6.1.1.4. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 6.1.4. Contatto con fonti di calore.
6.1.4.1. Ustioni.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Si possono
determinare contatti accidentali diretti con superfici calde dei forni o nei
forni a legna anche con la sorgente di calore (brace) o indiretti con utensili
surriscaldati.
a- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ustioni
anche gravi per contatto con superfici di forni o fiamma libera.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Procedurali:
b- Idonee procedure di cottura; eventuali
DPI.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 6.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
6.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e dei singoli impianti.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto elettrico almeno IP44),
della presenza della messa sulle macchine e di un dispositivo di sgancio
tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; nore CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
6 -COTTURA
Rischio 6.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 6.1.3. Rischio di incendio ed esplosione.
6.1.3.1. Inidoneità dei sistemi antincendio.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio nel laboratorio e di propagazione del fuoco
all’area di deposito, per presenza di particelle fini (farina), elettricamente
caricate con superfici metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi
elettrici di macchine ed impianti. Poiché le polveri organiche ( particelle
fini di farina) sono quasi sempre ossidabili, questa situazione di potenziale
deflagrabilità è molto diffusa in tutti i settori di attività in cui si ha la
formazione di nubi di polveri organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; rete idrica
antincendio (manichette antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
Le
apparecchiature elettriche debbano avere un grado di protezione minimo di un
IP55 giustificabile in particolare dalla granulometria della farina.
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumo.
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
previsti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 6.2.1. Agenti chimici
6.2.1.1. Rischio inalatorio
6.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo per
inquinamento ambientale da altre lavorazioni contigue nel reparto di
lavorazione.
Il rischio
irritativo risulta molto basso, mentre quello allergico sussiste comunque in
quanto indipendente dalla dose.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
- con
campionatore fisso:
a- polvere inalabile centro ambiente:
0.58mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.18mg/m3 (TLV 3mg/m3)
La
possibilità di contaminazione delle particelle di farina con microinquinanti
presenti nelle leghe di acciaio di contenitori e vassoi risulta remota in
quanto le norme di igiene degli alimenti prescrivono le concentrazioni
percentuali massime ammissibili dei vari metalli (Pb etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità
di patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R3.5: lieve (poco probabile con danno
medio-grave) per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Rischio allergico: art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94 (Tabella Malattie Professionali)
-
Igiene degli alimenti: composizioni di utensili, contenitori ed imballaggi:
art.11 L283/62, art.2 DPR777/82, DM 18.02.84, DM516/93, DM511/94, DM572/96,
DM91/97, DM338/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.2.Salute e
igienico-ambientali.
Rischio 6.2.1. Agenti
chimici
6.2.1.1. Rischio
inalatorio
6.2.1.1.2. Gas.
Capitolo 3-”il fattore
rischio”-
La
possibilità di inalazione di gas di combustione (CO, Nox, SO2) è limitata alla
presenza di forni a fiamma libera (a legna o a comnbistibile).
Il
rischio irritativo risulta molto basso.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
-
con campionatore fisso:
c- CO durante il caricamento dei forni: ore
06.30 <2ppm; ore 7.00 <2ppm; ore 8 <2ppm; ore 8.30 <2ppm (TLV
25ppm)
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità
di patologia irritativa delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a- Tecnici:
Aerazione
degli ambienti di lavoro.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Gas: art.20 DPR303/56
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.2. Salute e
igienico-ambientali.
Rischio 6.2.2. Agenti
fisici
6.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rumorosità
ambientale può essere prodotta dai forni: il rischio è molto basso (Leq e Lepd
<80dBA).
A-
Risultati dell’indagine ambientale campionaria:
d-
zona forni:
Leq70.0dBA; Lepd70dBA.
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DL.gs277/91
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE
6 - COTTURA
Rischio 6.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 6.2.2. Agenti fisici
6.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Poiché le aree
di lavoro sono collocate in ambiente contiguo agli impianti di cottura,
sussiste il rischio di microclima sfavorevole in rapporto alle condizioni di
funzionamento dei forni. Rischio contenuto.
Risultati
dell’indagine ambientale di comparto:
- Zona forni:
WBGT 25.8°C (TLV 28.0°C).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie da
microclima sfavorevole caldo.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1-Periodica
ventilazione dei locali; ubicazione dell’area di deposito intermedio a
sufficiente distanza dai forni.
b) Procedurali:
1- Ridurre il
traino manuale nelle fasi di funzionamento dei forni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
6 - COTTURA
Rischio 6.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 6.3.1. Organizzazione del lavoro
6.3.1.1. Manutenzione degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
della macchine di pasticceria: vedi Rischio 6.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli
fissi; 6.1.1.1.2. Caduta di persone in
piano per inciampo o scivolamento;
6.1.1.1.2.1. Superfici inadeguate; 6.1.2.1. Protezione inadeguata degli
organi di trasmissione; .6.1.2.2.
Protezione inadeguata organi di lavoro; 6.1.3.1. Rischio elettrico;
6.1.4.1. Rischio di incendio ed esplosione.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi Rischi
sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi Rischi
sopraelencati: in ogni caso divieto di manutenzione manuale a macchina in
funzione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Manutenzione:
vedi Rischi sopraelencati; artt.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
6 - COTTURA
Rischio 6.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 6.3.1. Organizzazione del lavoro
6.3.1.2. Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
1-Rischio di
tira e spingi
Nelle fasi di
tiro e spingi dei carrelli sussiste il rischio di movimentazione dei carichi,
sebbene i mezzi di movimentazione siano provvisti di idonee attrezzature di
presa; il rischio risulta tuttavia aumentato in caso di insufficiente manutenzione
delle ruote dei carrelli o di eccessivo carico degli stessi.
2-Rischio di
movimentazione manuale dei carichi
Nello scarico
del contenuto dei vassoi nelle ceste e da queste nei sacchi sono richieste
operazioni di sollevamento di gravi; nel trasporto manuale di questi ultimi
sugli automezzi esterni di distribuzione è richiesta la movimentazione manuale
dei carichi. Il rischio risulta maggiore nelle movimentazione dei sacchi in
quanto sprovvisti di idonea attrezzatura di presa.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare del rachide dorso-lombare, del rachide cervicale e dell’arto
superiore; traumatismi da schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Nei forni
tradizionali uno o più addetti movimentano manualmente i vassoi (Il peso in
carico del vassoio è di circa 3-5 Kg da
ogni ripiano (circa n.20) del telaio al piano di asservimento del forno per
circa sei ore durante la notte. A
cottura ultimata l’operatore scarica manualmente le forme con pala di
sfornamento per conferirle nelle ceste predisposte .
Valutazione del rischio:
L’indice di rischio calcolato applicando la tabella di calcolo NIOSH risulta
uguale a 0.2 (Peso Limite Raccomandato di kg 13,9 e Peso Sollevato di kg4) con
un indice di sollevamento<1.
R2.5: lieve per il rischio del rachide
(trascurabile con danno medio-grave); R2.5: lieve (poco probabile con danno
medio-lieve) per il rischio infortunistico da schiacciamenti.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- procedurali: tecniche di movimentazione adeguate con
informazione e formazione degli addetti.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
FASE 6 - COTTURA
Rischio 6.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 6.3.1. Organizzazione del lavoro
6.3.1.3. Lavoro notturno
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel ciclo del
pane, mentre il carico delle celle può avvenire sia in periodo diurno che
notturno, lo scarico delle stesse, in quanto sequenzialmente antecedente alla
cottura (Fase 6), avviene di norma di notte (tra le ore 22 e le ore 07 del
giorno successivo per almeno 80 giorni all’anno).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia da
Stress per alterazione dei ritmi circadiani sonno-veglia con possibile comparsa
di sintomatologia secondaria (disturbi neurovegetativi e neuropsichici) ed
aumento del rischio infortunistico per deficit della performance lavorativa.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-organizzativi: adeguata definizione sia di turni e
riposi che dei ritmi di lavoro; sorveglianza sanitaria con individuazione degli
handicap al lavoro notturno; divieto di impiego dei minori.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
a-
Lavoro
notturno: artt.3-4-5 Dlgs532/99;
b-
Lavoro
minorile: Dlgs345/99 così come modificato dal Dlgs262/00.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
Capitolo 1: La fase di lavorazione
Descrizione
La fase consiste
nella movimentazione meccanica o manuale dei contenitori del prodotto finito
(ceste e sacchi di carta) , dalla zona di deposito intermedio dei contenitori
agli automezzi esterni per la
distribuzione.
La fase consiste
nella movimentazione manuale dei vassoi, debitamente coperti con fogli di carta
per alimenti, del prodotto finito ,
dalla zona di stoccaggio ( celle frigorifere o banchi di deposito) al locale di vendita (se annesso) o agli esercizi commerciali
mediante trasporto e carico sugli automezzi
esterni.
Modalità esecutive
Nell’area di
deposito intermedio alcune ceste per tipologie particolari di pane vengono
travasate in sacchi di carta per il trasporto all’esterno; in questo caso un
operatore solleva e vuota le ceste nel sacco, eventualmente tenuto aperto da un
altro operatore.
Successivamente,
al sopraggiungere degli automezzi esterni di distribuzione, le ceste o i sacchi
vengono sollevati manualmente (più raramente nei laboratori di maggior
dimensione con carrelli elevatori o con
carrelli a traino), trasportati all’esterno e collocati sull’automezzo.
Tale
compito può essere svolto, a seconda
della quantità di carico e delle necessità, sia dall’autista dell’automezzo
esterno che dagli addetti del laboratorio; in ogni caso la sistemazione dei
contenitori sull’automezzo viene svolto dall’autista.
Il carico di
lavoro dell’operazione dipende da più
variabili: dimensione dell’automezzo, distanza dell’area di deposito intermedio
dal piazzale esterno, numero di addetti coinvolti.
A titolo di
riferimento si può tuttavia indicare i seguenti parametri di movimentazione
manuale:
ceste o sacchi
di circa 5-8 chili, dotati di presa abbastanza agevole, sollevamento verticale
da terra all’ altezza della vita,
trasporto longitudinale variabile tra 5 e 20 metri, deposito all’altezza di un
metro da terra, carico dell’automezzo con circa 10 – 15 ceste.
Uno o più
operatori movimentano manualmente i singoli vassoi all’adiacente locale di
vendita; nel caso il laboratorio approvvigioni esercizi esterni, uno operatore
copre i vassoi con carta per alimenti e li movimenta dalla cella frigorifera o
dal banco di lavoro all’automezzo esterno, dove l’autista li dispone
opportunamente.
Il carico di
lavoro dell’operazione è di norma
contenuto. A titolo di riferimento si può tuttavia indicare i seguenti
parametri di movimentazione manuale: vassoi
di circa 2-3 chili, traslazione del carico dal ripiano della cella
frigorifera o dal banco di stoccaggio e suo
trasporto longitudinale variabile tra 5 e 20 metri, deposito su banco
dell’ annesso locale di vendita o su automezzo esterno (furgone) con circa 10 –
15 vassoi.
Luogo di lavoro
La zona di
deposito è di solito ubicata in area eccentrica del locale di produzione, più
raramente in apposito locale di
disimpegno.
Il carico delle
ceste sui mezzi di distribuzione avviene da detta area di deposito all’area
esterna di sosta degli automezzi.
La zona di
deposito è di solito ubicata in area eccentrica del locale di produzione (cella
frigorifera o banco di stoccaggio), più raramente in apposito locale di disimpegno.
Il carico dei
vassoi sui mezzi di distribuzione avviene da detta area di deposito all’area
esterna di sosta degli automezzi.
Capitolo 2-Le attrezzature e le macchine
1 – Attrezzi di
movimentazione manuale:
a- ceste in plastica di dimensioni variabili
(mediamente cm.100X60X40) con idonee maniglie di presa;
b- sacchi di carta di dimensione variabile
(piccola,media,grande).
2 – Mezzi di
movimentazione meccanica
a- carrelli
a traino manuale;
b- carrelli elevatori elettrici a forche:
(vengono utilizzati molto raramente nei laboratori di maggiori dimensioni).
1 – Attrezzi di
movimentazione manuale:
a)
vassoi di cartone di dimensioni variabili (mediamente cm.60X40);
FASE 7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO.
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 7.1.1. Rischi da carenze strutturali
7.1.1.1. Vie di transito
7.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti di impianti e
macchinari sia nel traino manuale del carrello portavassoi, che nel transito
durante la movimentazione manuale di ceste e sacchi.
A- Risultati dello studio epidemiologico
decennale: modalità complessiva: 1 caso su 28 ((3,57 %).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di impianti e macchinari).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-
Individuazione di idonee vie di transito per uomini e mezzi, sia dall’area di
cottura al deposito intermedio che da
questo all’area esterna di sosta degli automezzi di distribuzione
b-Procedurali: rispetto dei percorsi per uomini e
mezzi..
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE
7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 7.1.1 Rischi da carenze strutturali
7.1.1.1. Vie di transito
7.1.1.1.2. Ingombri da ostacoli mobili
(investimenti)
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel ciclo del
pane le operazioni di traino dei carrelli portavassoi o dei carrelli mobili
possono verificarsi schiacciamenti ai piedi per incongrue modalità di
posizionamento dell’addetto o di altri operatori di supporto.
Nel transito
dei rari mezzi di movimentazione
meccanica (carrelli elevatori), possono determinarsi investimenti di pedoni per
carente visibilità o commistione dei percorsi di uomini e mezzi.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi da
schiacciamento nelle operazioni di traino; traumi anche gravi per investimento da carrelli elevatori di persone.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1-
Identificazione delle vie di transito.
b- Procedurali: rispetto dei percorsi per uomini e
mezzi; rispetto delle corrette modalità di traino manuale dei carrelli
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
7.1.1. Rischio da carenze strutturali
7.1.1.1. Vie di transito
7.1.1.1.3. Caduta di persone in piano per
scivolamento
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella
movimentazione manuale di ceste e sacchi possono determinarsi rischi di caduta
in piano per scivolamento per presenza
di farina su pavimento .
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-periodica
pulizia e manutenzione dei pavimenti e delle vie di transito
2- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali: rispetto delle vie di transito e
periodica manutenzione dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 7 –MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 7.1.1. Rischi strutturali
7.1.1.4. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 7.1.4. Rischio di incendio.
7.1.4.1. Presenza di depositi di materiali
infiammabili.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a- Cartonaggi:
Rischio di
incendio per presenza di materiale combustibile( sacchi in carta); l’evento può
essere determinato da inneschi dolosi o accidentali (mozziconi di sigaretta.).
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; rete idrica
antincendio (manichette antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
1- Depositi
Aree di deposito dei cartonaggi ubicate ad
opportuna distanza dagli impianti ; rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45); stoccaggio di eventuali prodotti infiammabili (gasolio per
forni di cottura) in idonei locali chiusi, naturalmente ventilati e di idonea
resistenza al fuoco, come richiesto
anche dalla legislazione e dalle norme di buona tecnica (HACCP) di
Igiene degli alimenti.
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumo, richiesto anche dalla legislazione e dalle
norme di buona tecnica (HACCP) di Igiene degli alimenti.
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
prevsiti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 7.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
7.1.4.2. Non idoneità dei sistemi antincendio.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguente incendio nel laboratorio e di propagazione del fuoco
all’area di deposito, per presenza di particelle fini (farina), elettricamente
caricate con superfici metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi
elettrici di macchine ded impianti.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabilità con danno grave
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; rete idrica
antincendio (manichette antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumo.
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
preisti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4 L966/65
e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i 500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la possibilità
di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti con
possibili danni a cose e persone.
FASE
7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 7.2.2. Agenti fisici
7.2.2.3. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Poichè le aree
di di lavoro sono collocate in ambiente contiguo agli impianti di cottura,
sussite il rischio di microclima sfavorevole in rapporto alle condizioni di
funzionamento dei forni
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie da
microclima sfavorevole caldo.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1-Periodica
ventilazione dei locali; ubicazione dell’area di deposito intermedio a
sufficiente distanza dai forni.
b) Procedurali:
1- Ridurre il
traino manuale nelle fasi di funzionamento dei forni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
7 - MOVIMENTAZIONE PRODOTTO FINITO
Rischio 7.3. Trasversali o organizzativi.
Rischio 7.3.1. Organizzazione del lavoro
7.3.1.2. Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
1-Rischio di
tira e spingi
Nelle fasi di
tiro e spingi dei carrelli sussiste il rischio di movimentazione dei carichi,
sebbene i mezzi di movimentazione siano provvisti di idonee attrezzature di
presa; il rischio risulta tuttavia aumentato in caso di insufficiente
manutenzione delle ruote dei carrelli o di eccessivo carico degli stessi.
2-Rischio di
movimentazione manuale dei carichi
Nello scarico
del contenuto dei vassoi nelle ceste e da queste nei sacchi sono richieste
operazioni di sollevamento di gravi; nel trasporto manuale di questi ultimi
sugli automezzi esterni di distribuzione è richiesta la movimentazione manuale
dei carichi. Il rischio risulta maggiore nelle movimentazione dei sacchi in
quanto sprovvisti di idonea attrezzatura di presa.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 1 caso da schiacciamento e 3 da sforzi
muscolari: 4 casi su 28 (14.28%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare del rachide dorso-lombare, del rachide cervicale e dell’arto
superiore; traumatismi da schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Valutazione del rischio:
L’indice di rischio calcolato applicando la tabella di calcolo NIOSH risulta
uguale a 0.2 (Peso Limite Raccomandato di kg 13,9 e Peso Sollevato di kg4) con
un indice di sollevamento<1.
R2.5: lieve per il rischio del rachide
(poco probabile con danno medio-grave); R4.5: medio per gli schiacciamenti e
sforzi muscolari (altamente probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnico: utilizzo di carrelli per il trasferimento
di ceste e sacchi
b- procedurali: tecniche di movimentazione adeguate con
informazione e formazione degli addetti.
c- organizzativi: vincolo al sollevamento in coppia dei
gravi superiori a 30kg.In funzione delle condizioni di sollevamento dei
pesi; sorveglianza sanitaria.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
I lavori di
ufficio consistono nel supporto amministrativo alla produzione ed alla vendita,
laddove al laboratorio di produzione sia annesso l’esercizio commerciale,
attraverso attività dirigenziali, segretariali, contabili e gestionali
dell’impresa.
Modalità operative
Trattasi di
attività saltuaria, raramente svolta in un locale specifico; i datori di lavoro
governano l’impresa attraverso attività decisionali e relazionali esterne ed
interne nel campo gestionale della produzione e commerciale, compresa in
qualche caso quella relativa all’attività di vendita diretta.
L’attività
amministrativa viene raramente svolta da personale dedicato, mentre nella
maggioranza dei casi lo stesso datore di lavoro, i collaboratori familiari o
dipendenti preposti supportano le attività segretariati, contabili e di
gestione del personale; spesso tali attività sono delegate al commercialista di
fiducia.
Il luogo di lavoro:
Solo nelle unità
produttive più consistenti l’attività viene svolta in uffici adiacenti al
laboratorio di produzione; negli altri casi essa è svolta nel locale di vendita,
a domicilio del titolare o presso il commercialista di fiducia.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
Macchine ed
attrezzature di ufficio (telefonia, VDT, macchine per dattilografia,
fotocopiatrici etc.).
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 81.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.1. Rischi da carenze strutturali
8.1.1.1. Superficie degli ambienti
8.1.1.1.1- Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti di arredi di ufficio
o con macchine di laboratorio se l’attività viene svolta in aree destinate
dello stesso.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di
parti del corpo degli operatori contro oggetti fissi.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: spazi di lavoro e vie di transito
adeguate.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici:
art8 DPR547/55 e art.6 DPR303/56.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
8.1.1. Rischio da carenze strutturali
8.1.1.2. Pavimenti
8.1.1.2.1. Pavimenti sconnessi
8.1.1.2.1.1. Caduta persone in piano per
scivolamento o inciampo
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nei casi in cui
i pavimenti degli uffici o delle aree del laboratorio destinate non siano
mantenuti sgombri da impedimenti o non siano regolarmente puliti dalle polveri
di farina depositate, durante il transito di persone può determinare il rischio
di caduta in piano di persone per scivolamento o inciampo.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento o inciampo su terreno viscido o per ingombri.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici: pulizia e manutenzione dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Pavimenti:
art.8 DPR547/55 e art.7 DPR303/56.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
8.1.1. Rischio da carenze strutturali
8.1.1.3. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati dello
studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee al rischio d’incendio
dell’attività, apribili verso l’esterno, mantenute aperte durante le
lavorazioni, dotate di maniglione antipanico e di idonea segnaletica,
preferibilmente con illuminazione di sicurezza; vie di fuga di dimensioni idonee, con segnaletica
orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.2. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
8.1.2.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e della presenza della messa sulla messa a terra.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; nore CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.2. Rischi di incendio.
8.1.2.1. Presenza di materiali infiammabili
d’uso
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
incendio per presenza di materiale combustibile (cartaceo); può essere
determinato da inneschi accidentali (sovracorrenti negli impianti elettrici
generali, mozziconi di sigaretta accesi, presenza di prodotti infiammabili) o
dolosi.
A- Risultati dello
studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo) in quanto lavorazione in ambiente
confinato con possibile difficoltà di fuga.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
1- Impianti
Impianto
elettrico generale idoneo e manutenzione dello stesso; estintori opportunamente
dislocati;
b) Procedurali:
1- Stoccaggi provvisori dei materiali
Informazione e
formazione di tutti i lavoratori sulle procedure di emergenza ed evacuazione e
sui rapporti con la squadra di prevenzione antiincendio ed evacuazione
dell’azienda; informazione e formazione dei componenti della squadra di
prevenzione antincendio ed evacuazione sulle procedure di intervento ordinario
e straordinario.
2 Impianti
Divieto di utilizzo di apparecchi di riscaldamento a
fiamma (a segatura o ad altro combustibile) e di stoccaggio non protetto di
prodotti infiammabili.
c) Organizzativi:
Creazione
squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione del piano di
emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro
da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.1. Agenti chimici
8.2.1.1. Rischio da contatto cutaneo (e
inalatorio)
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Il rischio è
trascurabile e dovuto al contatto cutaneo (ed all’inalazione di
microesalazioni) con sostanze chimiche utilizzate nelle fotocopiatrici (stirene
nei pigmenti termoplastici o toners) durante il rifornimento delle macchine.
Capitolo 4-Il danno atteso
Bassa
probabilità di patologia irritativa ed allergica (cutanea, oculare e
rerspiratoria).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici: frequenti ricambi d’aria dei locali.
b) Procedurali: corretta procedura di rifornimento
delle diazocopiatrici e fotocopiatrici.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Sostanze
nocive: art.18 DPR 303/56.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.1. Agenti chimici
8.2.1.2. Rischio inalatorio
8.2.1.2.1. Polveri (Microinquinanti indoor)
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Nel caso le
operazioni vengano svolte in aree destinate del laboratorio vi è il rischio di
inalazioni di polvere di farina; se l’azienda è dotata di locali di ufficio, il
rischio è dovuto alla presenza di microinquinanti “indoor”:
- fibre
(amianto, minerali, vetro etc.) e particolato aerodisperso (particelle
minerali, vegetali,
carboniose
etc.) di provenienza esterna ed interna (polveri depositate, disfacimento
strutture edilizie, filtri di
impianti di condizionamento, materiali di arredo etc.).
- polveri
cartacee, eventualmente contaminate da sostanze chimiche reagenti di fotocopiatura (diazobenzene cloruro, cloruro
di zinco, tiourea, ammonio, stirene etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
- Asma allergico
da inalazione di polvere di farina nel locale di laboratorio.
- Sindrome
dell’Edificio Malsano (Sick Building Syndrome): cefalea, obnubilazione,
debolezza etc.
con riduzione della capacità di lavoro.
- Patologia
allergica o irritativa oculare e respiratoria da microinquinanti solidi o
semivolatili: fibre e particolato aerodisperso.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici: frequente pulizia, frequente ricambio
dell’aria dei locali e dei filtri degli impianti di condizionamento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
No.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.1. Agenti chimici
8.2.1.2.Rischio inalatorio
8.2.1.2.2. Gas (Microinquinanti indoor)
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Se l’azienda è
dotata di locali di ufficio, il rischio è dovuto alla presenza di
microinquinanti “indoor”:
- Ossido di
Carbonio (Co), Gas Nitrosi (Nox), Ozono (O3) per scarso numero di ricambi
d’aria;
- SO2 per
presenza di fonti di riscaldamento a gasolio;
- O3 nelle
fotocopiatrici.
- VOC (composti
organici volatili: aldeidi, terpeni, idrocarburi policiclici aromatici,
ftalati, fenili etc.), toluene, xilene e formaldeide per rilascio da resine per tappezzerie, moquette, arredi, impianti
di condizionamento e, ove presenti, dall’uso di eliografi e fotocopiatrici.
- Radon (Rn) per
rilascio dal terreno e da strutture edili.
Capitolo 4-Il danno atteso
- Sindrome
dell’Edificio Malsano (Sick Building Syndrome): cefalea, obnubilazione, debolezza
etc.
con riduzione della capacità di lavoro.
- Patologia
allergica o irritativa oculare e delle vie respiratorie da formaldeide ed altre
sostanze
chimiche rilasciate da arredi, impianti di
condizionamento e da uso di eliografi e fotocopiatrici.
- Mutagenesi da
Radon.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici: frequente ricambio d’aria e dei filtri
degli impianti di condizionamento nei locali di lavoro di ufficio; sfiati esterni
dal terreno e dalle strutture edilizie per il Radon..
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
No.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Agenti fisici
8.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Rischio
trascurabile di rumore provocato dalle macchine di ufficio: i livelli di
rumorosità e di esposizione degli addetti sono trascurabili.
A- Risultati
dell’indagine campionaria:
a- Leq: -
Ufficio: 66dBA.
Capitolo 4-Il danno atteso
No.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
Non necessari.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
Art.40 Dlgs
277/91.
Capitolo 8-”rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Agenti fisici
8.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nel caso le
operazioni vengano svolte in aree destinate del laboratorio vi è il rischio di
esposizione a microclima sfavorevole prodotto dai forni di cottura; se
l’azienda è dotata di locali di ufficio questi sono di norma opportunamente
riscaldati.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort microclimatico nei periodi estivi.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: idonei standard di confort
microclimatico (T20-24°C invernale e 23-27°C estiva; U 40-60%; V<0.15m/sec).
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Temperatura:
art.11 DPR 303/56 e Regolamenti Locali di Igiene.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.3. Agenti biologici
8.2.3.1. Batteri, virus, miceti e parassiti
(Microinquinanti indoor).
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Possibile
dispersione di agenti biologici, anche veicolati da particolato aerodisperso
(polveri depositate, materiali di rilascio da filtri di impianti di
condizionamento, moquette, arredi etc.).
Capitolo 4-Il danno atteso
Patologia
allergica (miceti, acari etc.) ed infettiva (legionellosi etc.).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici: frequente pulizia dei pavimenti e degli
arredi, frequente ricambio filtri e manutenzione degli impianti di
condizionamento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Agenti
biologici: art.78 DLgs 626/94.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 8.3.1. Organizzazione del lavoro
8.3.1.1. VDT
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Inadeguata
illuminazione delle postazioni di lavoro con VDT.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni alla
visione da inadeguata illuminazione delle postazioni VDT.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: adeguata identificazione delle
postazioni VDT (requisiti di posizionamento, postura, illuminotecnica,
microclima).
b) Organizzativi: adeguate pause di lavoro.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
-
Videoterminali: artt.50-51-52 DLgs 626/94
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - LAVORI DI UFFICIO
Rischio 8.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 8.3.1. Condizioni di lavoro difficili
8.3.1.1. Ergonomia del posto di lavoro (Posture)
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Posture
scorrette su VDT ed altre macchine di ufficio.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie
muscoloscheletriche da posture scorrette.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: posti di lavoro ergonomici (sedili,
piani di lavoro etc.).
b) Organizzartivi: adeguate pause di lavoro.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Ergonomia e
Videoterminali: artt.3-52 DLgs 626/94
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
Capitolo 1- La fase di lavorazione.
Descrizione
La fase consiste
nel manutendere gli impianti e le macchine presenti nell’ambiente di lavoro; la
manutenzione straordinaria è sempre appaltata a ditte esterne, direttamente o
indirettamente collegate alle case produttrici; la manutenzione ordinaria si
limita di norma alla pulizia meccanica e fisica (asportazione dei detriti,
lucidatura manuale con strofinacci o con acqua) delle singole macchine per
mantenerle in efficienza.
Modalità operative
La manutenzione
straordinaria viene svolta da personale esterno qualificato secondo procedure
specifiche; quella ordinaria viene svolta di norma dall’addetto alla specifica
macchina o impianto, che giornalmente o addirittura a fine di ogni ciclo di
lavorazione provvede manualmente all’asportazione dei resti di lavorazione
dagli organi lavoratori e dai contenitori, avvalendosi allo scopo di spatole,
strofinacci e getti di acqua.
Il luogo di lavoro:
La fase viene
svolta negli specifici locali ove sono collocati i diversi impianti.
Capitolo 2 -
Le attrezzature e le macchine
a-Manutenzione
straordinaria
Allo scopo il
personale specializzato delle ditte esterne si avvale di propri utensili
meccanici ed elettrici specifici.
b-Manutenzione
ordinaria
Allo scopo
l’addetto alla macchina si avvale di semplici utensili per la pulizia delle
macchine (spatole in legno, strofinacci in tela o in carta e getti d’acqua).
FASE
9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.1. Rischi da carenze strutturali
9.1.1.1. Superficie degli ambienti
9.1.1.1.1- Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti delle macchine o con
ingombri occasionali durante il transito tra
le macchine .
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro oggetti fissi (parti sporgenti di macchine).
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-Delimitazione
di idonee vie di transito.
b-Procedurali
1-Manutenzione
dei locali con rimozione degli ingombri.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: Art.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE 9 - MANUTENZIONE
Rischio 9 .1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 9. 1.1. Rischi strutturali
9.1.1.1. Vie di transito
9.1.1.1.2. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamenti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante le
operazioni di manutenzione possono determinarsi rischi di caduta in piano per
scivolamento su pavimento imbrattato dalla presenza di farina.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 1 caso su 28
(3,57%)..
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi per
scivolamento su terreno imbrattato di farina
.
Valutazione del rischio:
R2.5: medio (poco probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-Delimitazione
idonee vie di transito;
2-Manutenzione e
livellamento pavimenti;
3- Idonei DPI
(necessarie le scarpe con suola antiscivolamento).
b) Procedurali:
1-rispetto delle
vie di transito e periodica manutenzione e pulizia dei pavimenti.
Capitolo 6-appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: art.8-11 DPR547/55;
- DPI: art.377
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V scarpe: lavori di “movimentazione e
stoccaggio”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 9 –MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 9.1.1. Rischi strutturali
9.1.1.3. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di persone
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee alla tipologia dell’ambiente
di lavoro (almeno 1) ed al rischio d’incendio dell’attività, apribili verso
l’esterno, mantenute aperte durante le lavorazioni, dotate di maniglione
antipanico e di idonea segnaletica, preferibilmente con illuminazione di
sicurezza; vie di fuga di dimensioni
idonee, con segnaletica orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli
lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
- Segnaletica di
sicurezza: art. 2 D.Lgs 493/96.
- Informazione e
Formazione: artt. 21 e 22 D.Lgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.1. Carenze strutturali.
9.1.1.2. Superficie di lavoro
9.1.1.2.1. Spazi inadeguati delle postazioni di
lavoro e dei passaggi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La postazione di
lavoro ed i passaggi possono essere inadeguati per la eccessiva vicinanza dei
macchinari con costrittività per l’operatore e rischi infortunistici
aggiuntivi.
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Disconfort da
costrittività fisica ed organizzativa; rischio infortunistico accresciuto (vedi
rischi precedenti delle vie di transito).
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici: corretto dimensionamento della
postazione di lavoro e dei passaggi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Superfici di
lavoro: artt.6-7 DPR303/56 e artt.8-11 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
9.1.2.1. Protezioni inadeguate degli organi di
trasmissione.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Durante le
operazioni di manutenzione possono
verificarsi contatti accidentali con gli organi di trasmissione del moto
(ingranaggi, cinghie).
A- Risultati
dello studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 1 caso su 28
(3,57%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per contatto con gli organi di trasmissione del moto.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
1- Adeguata protezione degli organi di
trasmissione del moto (ingranaggi, cinghie),
opportunamente protetti
all’interno della cofanatura del corpo macchina;
2- Dispostivi contro l’avviamento
accidentale della macchina;
3- Comandi della macchina dotati di
dispositivi di arresto di emergenza facilmente
identificabili ed opportunamente
dislocati.
b- Procedurali:
a. Divieto di regolazione e manutenzione
degli organi di trasmissione a macchina in
movimento;
2- Divieto di manomissione delle protezioni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
trasmissione: Artt.55-61 DPR547/55.
- Comandi della macchina: artt. 76-77 DPR
547/55
- Divieti: artt.
47-48-49 DPR 547/55
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
9.1.2.2. Protezioni inadeguate degli organi di
lavoro.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Possibilità di
contatto accidentale con gli organi lavoratori della macchina (utensile a
spirale, a braccia tuffanti o a forcella) per avvicinamento incauto durante
operazioni di, manutenzione e pulizia della macchina.
a- Risultati dello studio epidemiologico
decennale: modalità complessiva: 1 caso su 28 (3,57%) per il contatto con gli
organi lavoratori in movimento.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
gravi e gravissimi per contatto con gli organi di lavoro.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave) per il contatto con organi
lavoratori in movimento.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1- Protezione degli organi lavoratori
della macchina ove accessibili;
2- Dispositivi elettrici di blocco
collegati con gli organi di messa in moto e di movimento della
macchina tali che:
-provochino l’arresto della macchina
all’atto dell’apertura del riparo;
-non consentano l’avviamento della
macchina se il riparo non è nella posizione di chiusura;
-Dispositivi elettrici contro l’avviamento accidentale delle macchine;
b- Comandi delle macchine dotati di comando
di arresto di emergenza facilmente identificabili
ed opportunamente dislocati.
b) Procedurali:
c- Divieto di rimozione temporanea delle
protezioni e dei dispositivi di sicurezza;
d- Divieto di manutenzione e regolazione su
organi lavoratori in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
lavoro: artt.68-72-76 DPR547/55.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE
9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
9.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e delle singole macchine.
A- Risultati dello
studio epidemiologico 1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto
elettrico almeno IP44), della presenza
della messa sulle macchine e di un dispositivo di
sgancio tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; norme CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 9.1.4. Rischio di incendio ed
esplosione.
9.1.4.1. Presenza di materiali infiammabili in
uso.
Capitolo 3-”il fattore
rischio”-
Rischio
di esplosione e conseguente incendio nel reparto di lavorazione per presenza di
particelle fini (farina), elettricamente caricate a contatto con superfici
metalliche surriscaldate dei forni o con dispositivi elettrici di macchine ed
impianti, nonché da propagazione del fuoco dal locale di deposito o dai forni.
Poiché le polveri organiche (particelle fini di farina) sono quasi sempre
ossidabili, questa situazione di potenziale deflagrabilità è molto diffusa in tutti
i settori di attività in cui si ha la formazione di nubi di polveri organiche.
A- Risultati dello studio epidemiologico
1996-2000: modalità complessiva: 0 casi su 28.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabilità con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
a- Realizzazione degli interventi tecnici ai
fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI
(Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti;
b- Rete idrica antincendio (manichette
antincendio UNI45: idranti con portata d’acqua
sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva d’acqua).
c- Apparecchiature elettriche con un grado
di protezione minimo di un IP55 giustificato dalla
particolare granulometria fine della farina.
-
Manutenzione elettrica generale e dei dispositivi di macchine ed
impianti.
b)
Procedurali:
a- Realizzazione delle procedure ai fini
della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei casi
previsti;
2- Divieto di fumo.
c)
Organizzativi:
a- Inoltro richiesta ai Vigili del Fuoco al
fine dell’ottenimento del CPI nei casi previsti.
b- Creazione squadra prevenzione
antiincendio ed evacuazione.
c- Redazione del piano di emergenza
antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza sull’area di lavoro da parte
degli operatori addetti alle lavorazioni della fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni
con distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Installazioni
elettriche nei luoghi a rischio di esplosione: art. 336 DPR547/55
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE 9 -MANUTENZIONE
Rischio 9.2.Salute e igienico-ambientali.
Rischio 9. 2.1. Agenti chimici
9.2.1.1. Rischio inalatorio
9.2.1.1.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di inalazione di polveri di farina è ipotizzabile in questa Fase solo per
inquinamento ambientale da altre lavorazioni contigue nel reparto di
lavorazione.
Il rischio
irritativo risulta molto basso, mentre quello allergico sussiste comunque in
quanto indipendente dalla dose.
Dati
dell’indagine ambientale campionaria:
a- con
campionatore fisso:
a- polvere inanabile centro ambiente:
1.18mg/m3 (TLV 10mg/m3)
b- polvere respirabile centro ambiente:
0.38mg/m3 (TLV 3mg/m3)
Capitolo 4-Il danno atteso
Possibilità di
patologia allergica delle vie respiratorie.
Valutazione del rischio:
R3.5: medio (poco probabile con danno
medio-grave) per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno
lieve) per quello irritativo.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
Nessuno.
b- Organizzativi:
Sorveglianza
sanitaria con evidenziazione di eventuali handicap lavorativi e valutazione
delle idoneità specifiche.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Rischio allergico:
art.34 DPR 303/54 in applicazione DPR336/94
(Tabella Malattie Professionali)
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.2.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 9. 2.2. Agenti fisici
9.2.2.1. Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
La possibilità
di esposizione al rumore è ipotizzabile in questa Fase solo per inquinamento
ambientale da altre lavorazioni contigue nel reparto di lavorazione.
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- centro
ambiente zona preparazione e lavorazione impasti: Leq73dBA; Lepd 73dBA
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DL.gs277/91
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.
FASE 9 - MANUTENZIONE
Rischio 9.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 9. 2.2. Agenti fisici
9.2.2.2. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Minima
possibilità di microclima sfavorevole in caso di contiguità della postazione
dove si effettuano le operazioni di manutenzione con i forni di cottura;
rischio molto basso.
A- Risultati
dell’indagine ambientale campionaria:
- zona
lavorazione impasti: WBGT 24.7 °C (TLV per lavori leggeri al 50% di attività:
31.4°C).
Capitolo 4-Il danno atteso
Nessuno.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a)Tecnici:
No.
b)Procedurali: No.
c) Organizzativi: No.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
No
Capitolo 8-Il rischio esterno
No.