ISMAR CNR - Ancona
I
PROFILI DI RISCHIO NEI COMPARTI PRODUTTIVI DELL’ARTIGIANATO, DELLE PICCOLE E
MEDIE INDUSTRIE E PUBBLICI ESERCIZI
LA PESCA
PROFESSIONALE
Responsabile Scientifico: ing. Sandro Bolognini
INDICE
Premessa pag. 2
1. Flow chart del ciclo pag. 4
2. Il comparto pag. 8
2.1 Alcuni dati
statistici pag.
10
2.2 La flotta
peschereccia di riferimento pag.
16
2.3 I sistemi di pesca pag.
23
2.4 Il mestiere del
pescatore pag.
24
2.5 Impresa e tutela
ambientale pag.
27
2.6 Aspetto
infortunistico e sanitario pag.
31
3. Pesca
a strascico pag.
37
3.1 L’attrezzatura pag.
38
3.2 Attività lavorativa pag.
40
3.3 Le operazioni di
pesca pag.
40
3.4 Organizzazione del
lavoro pag.
45
3.5 Attrezzature, macchine
e impianti pag.
46
3.6 I fattori di rischio pag.
50
3.7 Il danno atteso pag.
56
4. Pesca
con rapidi pag.
58
3.1 L’attrezzatura pag.
59
3.2 Attività lavorativa pag.
60
3.3 Le operazioni di
pesca pag.
62
3.4 Organizzazione del
lavoro pag.
67
3.5 Attrezzature,
macchine e impianti pag.
68
3.6 I fattori di rischio pag.
72
3.7 Il danno atteso pag.
76
5. Pesca
volante pag.
77
3.1 L’attrezzatura pag.
78
3.2 Attività lavorativa pag.
79
3.3 Le operazioni di
pesca pag.
81
3.4 Organizzazione del
lavoro pag.
87
3.5 Attrezzature,
macchine e impianti pag.
89
3.6 I fattori di rischio pag.
92
3.7 Il danno atteso pag.
97
APPENDICE
I – Normativa di riferimento pag.
98
APPENDICE II – Rischio
rumore nel comparto pag.
105
PROGETTO DI RICERCA SUI PROFILI DI RISCHIO DEI COMPARTI PRODUTTIVI
Comparto : PESCA MARITTIMA PROFESSIONALE
Premessa
La pesca è una delle attività più
antiche messe in atto dall’uomo per poter soddisfare i propri bisogni primari.
Sin dai tempi più remoti il mare è stata una fonte naturale da cui attingere
per procacciare cibo; prima con l’ausilio di rudimentali attrezzi di cattura,
poi con attrezzi statici ed, infine, con quelli dinamici.
L’avvento della propulsione
meccanica ha costituito un momento topico per la pesca marittima in quanto si è
assistito al mutamento di questa da attività di mera cattura a quella di
impresa produttiva, con le conseguenti ripercussioni di impatto eco-ambientale.
Una tale trasformazione ha richiesto
la regolamentazione della pesca e della modalità di esercirla, nel rispetto
della sicurezza della navigazione e della vita umana in mare nonché
dell’ambiente.
La pesca, infatti, è una attività
produttiva caratterizzata da alcune singolarità non identificabili in altri
ambiti del sistema economico e da questo ne deriva la sua particolare
collocazione in un settore del più ampio
comparto della navigazione, disciplinato da una molteplicità di leggi di
carattere sanitario, fiscale, commerciale ed amministrativo.
Da
essa derivano i «prodotti alimentari», la cui commercializzazione è parte
specifica della politica comune della pesca ed interessa l’organizzazione
comune dei mercati per la quale è fondamentale consentire l’applicazione
uniforme del regime dei prezzi.
Inoltre,
per quanto attiene il sistema trofico marino, il prelievo dei prodotti della
pesca da parte dell’uomo è, tutto sommato, una attività di “predazione”,
messa in atto in un ambiente naturale le cui risorse biologiche non sono
inesauribili; ciò comporta la necessità di assicurare una “produzione sostenibile”,
finalizzata, in solido, al mantenimento nel tempo degli stock ittici ed alla
creazione di un benessere sociale ed economico dei pescatori e delle imprese di
pesca.
Infine,
ma non per questo di minore importanza, l’attività viene svolta in navigazione
e ciò implica il rispetto del codice di navigazione e delle disposizioni
legislative sulla sicurezza della navigazione e della vita umana in mare;
inoltre, il fatto che l’attività venga svolta mediante il movimento di un
galleggiante attraverso l’acqua, che è una delle matrici ambientali da tutelare
contro l’inquinamento, comporta anche il rispetto delle disposizioni relative
alla tutela delle acque e delle zone marine protette.
Però la pesca
è anche un settore per il quale il Parlamento europeo ha chiesto maggiore
sicurezza, con riguardo agli aspetti della prevenzione, della formazione
professionale e del ricorso alle tecnologie più moderne per i dispositivi dei
salvataggio. Trattandosi di una attività che si svolge lontano (relativamente) dalla terraferma, alla mercè degli elementi naturali, in condizioni di lavoro
difficili, quella della pesca può essere definita una professione pericolosa.
A
regolamentare il settore sono intervenute anche alcune convenzioni e
raccomandazioni internazionali, elaborate soprattutto dall’Organizzazione
mondiale del lavoro (ILO) e
dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO), alle quali l’Italia ha aderito (Londra e Torremolinos). A queste si
aggiungono le disposizioni legislative comunitarie contenute in alcune
direttive sulla sicurezza dei pescherecci che, tuttavia, nell’insieme non
coprono che l’11% del settore (Lpp>24 m).
Il legislatore
nazionale, invece, al fine di adeguare la normativa sulla sicurezza e salute
dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali, a
norma della legge 31 dicembre 1998, n°485, ha emanato il D.Lgs.271/98,
il cui campo di applicazione si estende a tutte le imbarcazioni, comprese
quelle destinate alla pesca costiera.
In
particolare, questa ultima normativa, di recente emanazione ed in allineamento
con la Direttiva 89/391/CEE, è quella che introdotto nel «comparto della pesca» le maggiori
innovazioni in materia di tutela dei lavoratori marittimi, soggetti che non
hanno mai trovato cittadinanza nelle disposizioni legislative inerenti la
salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
La ricerca ha
tratto spunto proprio dal suddetto spirito innovativo ed è stata sviluppata per
integrare la banca dati nazionale dei “Profili di Rischio di Comparto”
dell’ISPESL, fornendo tutte le informazioni sui rischi presenti a bordo dei
pescherecci durante le varie fasi operative che caratterizzano una “bordata”.
Le
informazioni ed i dati tecnici si riferiscono alla marineria di Ancona presso
la quale è stato svolto lo studio, in collaborazione con le associazioni di
categoria, gli equipaggi ed il Servizio SPISAL della ASL di competenza.
La struttura
del presente rapporto è quella ormai collaudata e stabilita dall’Istituto
committente, integrata in alcune parti di quegli aspetti caratteristici delle
imprese di pesca che le differenzia notevolmente da quelle che operano in terra
ferma.
Sotto questo
profilo, infatti, ha svolto un ruolo fondamentale la scelta del legislatore di
ricorrere all’istituto della «deroga» ogni qualvolta si è trattato di disciplinare le attività
lavorative degli addetti alla navigazione marittima. Per queste i riferimenti
legislativi diventano vere e proprie Norme tecniche che, come tali, possono
essere applicate in modo volontaristico ma, comunque, nel rispetto del
principio della «sicurezza
realizzabile».
Una caratteristica del comparto pesca è la
frammentarietà con la quale vengono identificate le imprese di pesca, sia per
il tipo di pesca esercitato che per il segmento dimensionale di appartenenza
dello scafo utilizzato. Questo aspetto ha imposto di fare una scelta su un
settore ben definito del comparto, limitando la ricerca a quelle imprese che
esercitano la pesca costiera ravvicinata, ossia nelle acque marittime ad una
distanza di 40 miglia dalla costa con navi da pesca di categoria non inferiore
alla terza.
Pertanto, dovendo esaminare il comparto «pesca
professionale», lo studio ha riguardato “l’insieme delle unità” iscritte nei
Registri delle imprese di pesca presso la Capitaneria di porto di Ancona,
abilitate ad esercitare la predetta pesca e con a bordo soggetti facenti parte
della “gente di mare”.
Questi
uomini svolgono un’attività finalizzata alla raccolta primaria e, pertanto, è
difficile parlare di cicli di lavorazioni come avviene nell’ambito delle piccole
e medie imprese o nell’artigianato. Ha, invece, più senso parlare di ciclo
produttivo costituito da bordate di pesca che si differenziano, ai fini
operativi e gestionali, sia per tipologia di «mestiere» impiegato che per
ambito geografico di esercizio.
NOTA
_________________________________________________________________________________
La ricerca è stata estesa a tutte
le imprese di pesca operanti nel comparto marittimo di Ancona ed abilitate alla
navigazione costiera ravvicinata. Alcuni dati e notizie riportati si
riferiscono anche ad alcune tipologie di pesca esercitate nel comparto di
Pesaro (porto di Fano per la pesca del tonno) e di
San Benedetto (pesca del pesce azzurro con il ciancialo).
Non è stato oggetto di ricerca la piccola pesca esercitata
con imbarcazioni prive di attrezzature meccaniche.
Tutte le imprese contattate e prese in esame hanno
ottemperato agli obblighi di cui al D.Lgs.271/99 e al
D.Lgs.298/99. Ciò ha facilitato l’indagine
conoscitiva in quanto i soggetti che hanno collaborato, armatori, comandanti e
marinai, erano a conoscenza degli obiettivi della ricerca ed erano già stati
sottoposti alle azioni formative ed informative di cui ai predetti decreti.
1.
Flow chart del ciclo
Il ciclo
produttivo di una impresa di pesca comprende due fasi principali valide per
tutte, indipendentemente dal tipo di “mestiere” impiegato:
1. fase di trasferimento;
2. fase di pesca.
Nel gergo di
comparto entrambi costituiscono la «bordata», la cui durata è diversa per ogni tipo di pesca; essa varia
dalle 24 ore per la pesca al traino da fondo, alle 12 ore per la pesca di
prodotti massivi (volante
e circuizione), alle 5 ore per la pesca delle vongole nonché alle 2 ore per
la piccola pesca da posta.
La
durata assume una importanza fondamentale per l’esposizione ai rischi
ambientali dovuti ai pericoli della navigazione ed ai pericoli insiti nelle
situazioni e nelle condizioni pericolose di bordo.
La
fase di trasferimento, detta anche “alla vela”, è quella necessaria per
portarsi dal porto di attracco alla zona di pesca e viceversa; la fase di
pesca, invece, comprende due o tre sub-fasi, a seconda se trattasi di un
attrezzo da pesca «statico» o «dinamico». A tale proposito, occorre fare riferimento alle
definizioni ed alla classificazione stabilite dalla normativa che disciplina
l’attività di pesca: la legge 14 luglio 1965, n°963 ed il suo decreto di
attuazione (DPR 1639/68).
Il termine statico o dinamico è
riferito alla condizione operativa dell’attrezzo da pesca in mare che può
essere una di quelle elencate nella tabella 1. Dalla suddetta
condizione operativa dipendono i livelli e le tipologie di rischio per gli uomini di equipaggio, con particolare riferimento a
quelli antinfortunistici.
Tutti gli attrezzi da pesca devono essere prima calati in
mare per poi essere recuperati a bordo e liberarli del pescato; per fare questo
vengono utilizzate le macchine di coperta associate ad altre attrezzature
varie, ma con tempistiche e modalità diverse in funzione del tipo di pesca
esercitato.
Da
quanto brevemente esposto, è facile comprendere che identificare un solo ciclo
produttivo per il comparto pesca risulta difficile o, quantomeno, scarsamente
esaustivo per identificare le varie fasi che devono poi essere descritte.
Volendo, comunque, improntare un flow chart del ciclo, per essere in allineamento con le
strutture degli altri profili di rischio di comparto nonché nel rispetto del
punto 3 del contratto di ricerca, esso può essere quello riportato in figura 1
e già proposto in fase di presentazione del progetto di ricerca.
NOTA
_________________________________________________________________________________
Il flow
chart è riferito alla pesca marittima che costituisce
un ambito del comparto della navigazione marittima, caratterizzato da alcune
specificità che lo differenzia notevolmente da quello che può essere il
traffico ed il trasporto. Però le specificità riguardano le modalità
applicative delle norme che regolamentano la sicurezza della navigazione e
della vita umana in mare ma non la tutela della sicurezza dei lavoratori
marittimi a bordo della navi da pesca. E’ fondamentale ricordare che l’impresa
di pesca è ancor prima una impresa di navigazione.
Tab. 1 – Classificazione degli attrezzi da pesca
Attrezzi da pesca |
||||||
Reti |
Ami |
Altri |
||||
Posta |
Circuizione |
Traino |
Lenze ·
Fisse ·
Trainate |
Parancali ·
Fisse ·
Derivanti |
Trappole ·Fisse ·Mobilii |
|
Fisse Derivanti |
|
Volante |
Rapido |
|||
Strascico |
||||||
fig.1 - Flow chart del ciclo produttivo
pesca a strascico
con divergenti |
pesca a
circuizione per il pesce azzurro con l’ausilio
di sorgenti luminose |
Pesca volante a coppia |
Pesca con
attrezzi da posta |
Pesca della vongola |
Pesca con rapidi |
Pesca del tonno con palangari |
|
2.
Il comparto
La ricerca ha
avuto per oggetto le imprese di pesca iscritte nel RIP della Capitaneria di
Ancona abilitate alla navigazione costiera. Sono state escluse soltanto le
imbarcazioni che non rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs.271/99 in quanto l’equipaggio è costituito dal solo
Comandante e Armatore.
La
delimitazione dell’ambito operativo si è resa necessaria sia per motivi
logistici che metodologici, in quanto il comparto della pesca marittima in
Italia è molto eterogeneo ed è caratterizzato da imprese di pesca con
organizzazioni produttive differenti da compartimento a compartimento. A
seconda della zona geografica di appartenenza le imprese si organizzano per
esercitare un certo tipo di pesca.
Questo
significa armare in modo differente le imbarcazioni ed equipaggiarle con uomini
e mezzi conformi alle disposizioni legislative in materia di sicurezza della
navigazione. In particolare il numero di uomini di equipaggio, da cui dipende
anche alcune disposizioni organizzative e procedurali in materia di igiene e
sicurezza per i lavoratori marittimi, viene stabilito dalla Autorità Marittima
di competenza ed il suo valore è funzione delle caratteristiche delle
imbarcazioni e del tipo di pesca per il quale si ha la licenza.
Per quanto
concerne la tipologia di pesca marittima presa in esame nella ricerca, essa può
essere così suddivisa:
Piccola pesca – è quella che si
esercita con barche non superiori alle 10 TSL, abilitate
esclusivamente
all’uso dei seguenti attrezzi: reti da posta, palangari, lenze
e trappole;
Pesca costiera locale – è quella che si
esercita fino ad una distanza di 6 miglia dalla costa
con navi fino a 30
TSL. Se la nave è conforme alle prescrizioni di
sicurezza per le navi
abilitate alla pesca costiera ravvicinata (ex
DM
22.06.82) si può
richiedere l’autorizzazione all’esercizio dell’attività fino ad
una distanza di 12
miglia dalla costa (DM 19.04.2000).;
Pesca costiera ravvicinata – è quella
che si esercita fino ad una distanza di 40 miglia dalla
costa con navi da pesca
di categoria non inferiore alla terza (art.2, comma
1, Decreto 30.09.1994
reso esecutivo con la Legge 30 novembre 1994, n°
655);
Invece,
le navi sopra classificate rientrano tutte in quelle di III categoria e di IV,
come si può desumere dalla tabella 2.
tabella 2 - navi per la pesca
professionale
II categoria : navi che per idoneità
alla navigazione, per dotazione degli attrezzi di pesca e di sistemi per la refrigerazione e la
congelazione dei prodotti della pesca, sono atte alla pesca
mediterranea. III categoria : navi che per idoneità
alla navigazione costiera, per dotazione degli attrezzi di pesca, sono atte alla
pesca costiera ravvicinata IV categoria : navi che per idoneità
alla navigazione litoranea, per dotazione degli attrezzi di pesca, sono atte
alla pesca costiera locale |
La categoria
della imbarcazione risulta essere molto importante in quanto da essa dipendono
molti fattori che, comunque, hanno una influenza sui centri di pericolo
esistenti a bordo ed in particolare su quelli riguardanti gli spazi dei posti
di lavoro, l’attrezzatura ed i suoi componenti ausiliari.
Vista la finalità della ricerca di
fornire le informazioni sui rischi esistenti a bordo delle navi che esercitano
la pesca marittima costiera, è bene porre in evidenza, da subito, che ogni
impresa di pesca, qualunque sia il tipo di attrezzo impiegato per la cattura
del pescato, deve essere vista come una «unità
produttiva navigante», per la quale
i centri di rischio sono correlati sia alle condizioni (attrezzature e componenti dell’attrezzo da pesca, posti di lavoro)
che alle situazioni pericolose (operazioni
di pesca), a loro volta influenzate dalle condizioni ambientali e
meteo-marine in grado di elevarne sia la probabilità di accadimento che la
magnitudo.
Pertanto, a differenza dei settori
produttivi in terra ferma, i rischi presenti a bordo delle imbarcazioni da
pesca, pur essendo sempre della stessa tipologia, possono assumere livelli
diversi in funzione delle condizioni ambientali che, ovviamente, hanno un peso
inversamente proporzionale alle dimensioni delle imbarcazioni.
Nell’ambito del settore della
navigazione, quindi anche della pesca, l’aspetto dimensionale assume una
notevole importanza anche ai fini delle disposizioni legislative, in quanto da
esso dipende l’estensione del campo di applicazione di molte disposizioni
Legislative e
regolamentari (tabella 3).
tabella 3 – parametri dimensionali di riferimento
TSL |
Tabella di
armamento Verifiche e
controlli RINA Titoli
professionali |
Lunghezza |
Sicurezza
dei lavoratori marittimi |
kW |
Dotazioni di
sicurezza antincendio |
Nota: Alcune disposizioni legislative
derivanti dalla adesione italiana a Protocolli e Norme internazionali si
applicano solo in forma residuale alla pesca costiera e riguardano il
segmento di imbarcazioni di lunghezza tra le perpendicolari superiore ai 24 m
|
E’ necessario tenere conto di tali
limitazioni di deroga anche per quanto attiene l’identificazione dei rischi, perchè permettono di individuare quegli «interventi migliorativi» da suggerire
ed improntare nel tempo per i vari segmenti dimensionali che non siano cogenti.
Questo aspetto, infatti, è di
fondamentale importanza per il comparto pesca, sempre stato oggetto di deroga
alle disposizioni in materia di igiene e sicurezza dei
lavoratori nei luoghi di lavoro: le prescrizioni tecniche che regolamentano
altri servizi della navigazione marittima o altre tipologie di pesca (altura ed oceanica) nonché altri
comparti, possono essere assunte come norme di buona tecnica e di corretta
prassi lavorativa. A tale proposito, è bene tenere presente il corpo
legislativo che disciplina la pesca costiera al quale è stata dedicata
specificatamente l’Appendice I.
Dal
punto di vista legislativo, il settore è regolamentato da disposizioni
nazionali, comunitarie ed internazionali, che in solido costituiscono un corpo
normativo tra i più complessi e, quindi, di non facile ed immediata
interpretazione.
La
pesca risuta essere un settore per il quale il
Parlamento europeo ha chiesto maggiore sicurezza, con riguardo agli aspetti
della prevenzione, della formazione professionale e del ricorso alle tecnologie
più moderne per i dispositivi dei salvataggio.
A
regolamentare il settore sono intervenute diverse convenzioni e raccomandazioni
a livello internazionale, elaborate soprattutto dall’Organizzazione mondiale
del lavoro (ILO) e
dall’Organizzazione marittima internazionale (IMO), non ancora del tutto applicate. Non è da meno la legislazione
comunitaria con due direttive sulla sicurezza dei pescherecci che, tuttavia,
nell’insieme non coprono che l’11% del settore (imbarcazioni con lunghezza superiore ai 18 e 24m).
Il legislatore
nazionale, invece, al fine di adeguare la normativa sulla sicurezza e salute
dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali, a
norma della legge 31 dicembre 1998, n°485, ha emanato il D.Lgs.271/98,
il cui campo di applicazione si estende a tutte le imbarcazioni, creando alcuni
problemi applicativi non ancora risolti e chiariti.
La normativa
nazionale di recepimento delle direttive europee è molto recente e, pertanto,
non esistono a proposito pronunce della Cassazione penale che, invece, ha confermato il principio consolidato che l’esercizio della
navigazione marittima non può ritenersi escluso dalla disciplina del DPR
547/55, sia per l’assenza di appositi provvedimenti regolamentari che per il
ruolo di sussidiarietà del disposto di cui all’art. 2087
del c.c.
La
pesca rappresenta anche un importante settore del sistema economico mondiale,
con oltre due milioni di occupati nei Paesi della Comunità Europea di cui il 5%
in Italia; la flotta da pesca italiana, infatti, rappresenta in TSL (Tonnellate Stazza Lorda) soltanto l’8%
rispetto alle Comunità Europee (valore
assoluto 2,9 milioni di TSL – Anno 1996 –Fonte FAO) ed è operativa lungo
tutti i litorali italiani con una forte predominanza di quello adriatico (45% delle catture) e siculo (25% delle catture).
Nel comparto
la parola «sicurezza», intesa nel senso più esteso del termine, fece il suo
primo esordio con la legge 11 luglio 1904, n°378, a favore della pesca e dei
pescatori dell’Adriatico, con la quale si cominciò a prendere coscienza della
esigenza di una disciplina per i soggetti che esercitavano la pesca. Da allora
sono state emesse molte norme legislative e regolamentari che hanno fatto del
comparto marittimo un sorvegliato speciale ma, a differenza di tutte le altre
attività lavorative dislocate in terra ferma, sempre oggetto di deroga per
l’aspetto sicurezza dei lavoratori imbarcati.
Come detto
precedentemente, solo recentemente il comparto marittimo è stato oggetto di
attenzione specifica da parte del legislatore che ne ha voluto regolamentare
non soltanto la sicurezza per la navigazione ma anche quella finalizzata
all’integrità fisica per i lavoratori imbarcati su navi mercantili e da pesca
nazionali.
L’organizzazione
del lavoro ed il livello tecnologico nel comparto della pesca sono
caratterizzati da una straordinaria differenziazione che risulta evidente dalla
comparazione con le altre flotte pescherecce europee e mondiali; si passa da
imprese multinazionali, che impiegano navi fattoria con a bordo decine di
uomini di equipaggio, ad imprese che esercitano la piccola pesca nelle quali
gli uomini di equipaggio sono due e l’imbarcazione è inferiore agli otto metri.
Le condizioni
di variabilità riguardano anche gli aspetti produttivi dell’impresa di pesca
che, per sua natura , non “produce” ma ricerca e cattura il prodotto. Anche la
disponibilità delle risorse ittiche è sempre più variabile ed imprevedibile;
alcune specie hanno ridotto notevolmente la loro presenza, sia per problemi di
prelievo eccessivo che di inquinamento dell’habitat e questo ha creato
pressioni sui settori di attività corrispondenti, con implicazioni di tipo
lavorativo e sociale non indifferenti che hanno coinvolto intere comunità di
pescatori.
2.1
Alcuni dati statistici (rif. PCP
2001)
La produzione ittica mondiale (somma del pescato e dell’acquacoltura) è raddoppiata negli ultimi
30 anni ed ora si attesta a circa 137 milioni di tonnellate.
L’Unione
europea (figg. 2 e 3), che si colloca
al terzo posto a livello mondiale, ha registrato un aumento modesto dal 1970 (meno dell’1%), mentre la produzione
della Cina, il maggiore produttore mondiale con il 35% del totale, è aumentata
di quattordici volte nello stesso periodo, soprattutto grazie all’aumento della
produzione acquicola. Nel periodo in esame altri
paesi come il Perù e il Giappone, importanti
produttori, hanno invece assistito ad un calo.
produzione comunitaria e mondiale
Rif.
anno 1999 (Catture e acquacoltura in tonnellate)
ue 7.763.876 5.67 %
mondo 136.887.350 100 %
Fig. 2
produzione
per stato membro (1999)
totale
ue 7.763.876
italia 545.523 7 %
La produzione ittica è data dalla somma del pescato e dalla
produzione dell’acquacoltura. Quasi tutte le catture da parte della flotta comunitaria
avvengono nelle regioni di pesca adiacenti all’Unione; i dati delle catture non
tengono conto delle quantità di pesce catturato ma non sbarcato.
La UE si trova
al terzo posto, dopo Cina (17.455.582)
e Perù (8.431.025),
con un volume in tonnellate pari a 6.389.573 di cui 296.755 dovuto all’Italia.
Fig. 3 – Ripartizione delle catture tra gli stati
membri
Negli
ultimi 10 anni gli sbarchi nell’UE hanno segnato una diminuzione sia in termini
di volume che in termini di valore. Il volume degli sbarchi è diminuito del
27%, mentre il valore ha subito un calo del 18% nello stesso periodo.Gli sbarchi sono rappresentativi del peso dei prodotti
ittici scaricati nei porti degli stati membri senza distinzione di bandiera
delle imbarcazioni che li effettuano (sono
esclusi gli sbarchi di imbarcazioni comunitarie in porti al di fuori della UE).
Nelle tabelle 4 e 5 vengono riportati alcuni dati di settore
tabella 4 – Volume degli sbarchi in
Italia (rif. anno 2000)
|
Volume
in tonn. |
Valore
in migliaia di € |
Pos. in UE |
Volume degli sbarchi in Italia |
295.096 |
|
5° |
Volume degli sbarchi in Italia |
|
823.461 |
2° |
tabella 5 – Posti di lavoro nel
settore della pesca
|
Catture |
Acquicoltura
|
Trasformazione |
Dati 1997 |
43.547 |
8.665 |
6.448 |
Posizione in UE |
2° |
3° |
7° |
Nel 1998 la
flotta di pesca della UE era costituita da poco meno di 100.000 imbarcazioni.
Negli ultimi dieci anni il numero delle imbarcazioni è diminuito del 7%, mentre
la capacità della flotta è stata ridotta del 5% in termini di stazza e del 7%
in termini di potenza motrice. Le cause di tale calo sono da ricercare, tra
l’altro, nella politica comunitaria volta a ridurre la sovracapacità
della flotta per meglio conciliare lo sforzo di pesca e la disponibilità di
risorse alieutiche.
La
flotta europea è piuttosto datata, con un’età media delle imbarcazioni pari a
19 anni. Da fonte europea (Libro verde, vol.II) si hanno,
a proposito, i dati relativi al 1998 che permettono di inquadrare con
più dettagli la realtà della flotta peschereccia italiana (tabella 6).
tabella 6 – Dati relativi alla
flotta italiana
Flotta italiana |
1997 |
Posizione UE |
Numero imbarcazioni |
16.325 |
3° |
Potenza motrice in kW |
1.513.677 |
1° |
Stazza |
260.603 |
2° |
Per numero di
imbarcazioni, l’Italia occupa la terza posizione dopo Grecia (20,4%) e Spagna (18.1%). Il dato è significativo anche per l’aspetto gestionale del
Sistema di sicurezza, in quanto indica la presenza di una notevole quantità di
imprese di pesca sulle quali occorre organizzare e svolgere il servizio di Vigilanza.
Ciò implica, in primis, identificare quante di esse
rientrano nel campo di applicazione del D.Lgs.271/99
e, di queste, differenziare quelle che, per organizzazione o dimensione, sono
soggette alla regolamentazione nella sua forma più estesa e semplificata (Lpp< 24 m o tabella minima di armamento <
6 uomini).
L’analisi della flotta per classi di età mette in evidenza
l’elevato grado di obsolescenza della struttura produttiva italiana. In media,
un battello italiano ha un’età di circa 25 anni: il segmento produttivo più
giovane è quello delle draghe (17 anni),
quello più vecchio (27 anni) è quello
dello strascico.
Molto bassa è la percentuale di natanti con un’età inferiore
ai 10 anni: essa corrisponde al 13,5% dei battelli e al 14,1% del tonnellaggio
totale. Per contro, le unità con un’età superiore ai 25 anni sono circa 9 mila,
pari al 45,5% dei battelli
Quindi, quasi la metà della flotta, costruita più di 15 anni
fa, necessita di continui interventi di manutenzione con conseguenti riflessi
sui costi di gestione nonché di mantenimento del livello di sicurezza a bordo.
Tra i battelli a strascico, poco meno del 57% ha un’età
superiore ai 25 anni. Altrettanto elevato è il grado di obsolescenza della
piccola pesca, della circuizione e delle volanti.
Dal punto di vista della ricerca, costituiscono sicuramente
un riferimento valido alcuni dati statistici riguardanti i tipi di pasca
praticati in Italia, in quanto da questi dipendono i tipi di rischio dovuti sia
alle condizioni che alle situazioni pericolose, queste ultime legate al fattore
di fatica su cui influiscono le condizioni operative di bordo ed ambientali
nonché l’orario di lavoro. Nella tabella 7 (Elaborazioni
Irepa su dati Alp) e 8
(Elaborazioni Ismea
su dati Irepa) vengono evidenziati alcuni dati
concernenti i sitemi di pesca praticati flotta
italiana
tabella 7 - ripartizione della
flotta peschereccia nazionale per sistemi di pesca (1999)
|
Peso
% |
|||||
sistemi |
battelli |
tsl |
kw |
battelli |
tsl |
kw |
Strascico |
2.370 |
102.647 |
520.578 |
12.0 |
44.6 |
33.9 |
Volante |
147 |
9.261 |
50.506 |
0.7 |
4.0 |
3.3 |
Circuizione |
277 |
16.516 |
80.302 |
1.4 |
7.2 |
5.2 |
Draghe
idrauliche |
755 |
7.633 |
80.857 |
3.8 |
3.3 |
5.3 |
Piccola
pesca |
12.482 |
33.091 |
302.781 |
63.0 |
14.4 |
19.7 |
Polivalenti |
3.767 |
60.871 |
499.261 |
19.0 |
26.5 |
32.5 |
Totale |
19.798 |
230.018 |
1.534.284 |
100.0 |
100.0 |
100.0 |
Fonte: Elaborazioni Irepa su dati Alp
tabella 8 - equipaggio per sistemi di pesca (1999)
sistemi |
valore assoluto |
peso % |
valore medio per battello |
Strascico |
10.058 |
19.2 |
4.2 |
Volante |
911 |
1.7 |
6.2 |
Circuizione |
2.907 |
5.6 |
10.5 |
Draghe
idrauliche |
1.582 |
3.0 |
2.1 |
Piccola
pesca |
25.387 |
48.5 |
2.0 |
Polivalenti |
11.497 |
22.0 |
3.1 |
Totale |
52.342 |
100.0 |
2.6 |
Fonte:
Elaborazioni Ismea su dati Irepa
Dal
punto di vista della collocazione geografica, permangono le caratteristiche
tipiche della flotta italiana, ovvero la bassa concentrazione e la presenza di
forti differenze, in termini di specializzazione produttiva e redditività, per
le regioni adriatiche e la Sicilia da un lato e le regioni tirreniche
dall’altro.
La
flotta più rappresentativa continua ad essere quella siciliana, con poco meno
di 4.600 battelli, pari a 73.648 tonnellate di stazza lorda (rispettivamente il 23,1% e il 32 %).
Segue la Puglia, dove
sono iscritti 2.598 battelli, per un tonnellaggio complessivo di 32.310 Tsl (rispettivamente
il 13.1% ed il 14%).
La
flotta siciliana, inoltre, concentra circa 1/3 degli imbarcati totali; poco
meno di 7 mila sono localizzati in Puglia e altri 4 mila rispettivamente in
Calabria, in Campania ed in Triveneto. Tutti i dati sono evidenziabili dalla
tabelle 9.
tab.9 -
ripartizione della flotta peschereccia nazionale per regioni (1999)
|
peso % |
|
|||||||
regioni |
battelli |
tsl |
kw |
battelli |
tsl |
kw |
equipaggio |
peso % |
v.m. batt |
Liguria |
872 |
5.875 |
49.351 |
4.4 |
2.6 |
3.2 |
1.501 |
2.9 |
1.7 |
Toscana |
887 |
8.725 |
66.965 |
4.5 |
3.8 |
4.4 |
1.763 |
3.4 |
2.0 |
Lazio |
873 |
10.286 |
78.800 |
4.4 |
4.5 |
5.1 |
1.655 |
3.2 |
1.9 |
Campania |
1.642 |
12.303 |
88.252 |
8.3 |
5.3 |
5.8 |
4.149 |
7.9 |
2.5 |
Sardegna |
1.506 |
12.489 |
93.191 |
7.6 |
5.4 |
6.1 |
3.417 |
6.5 |
2.3 |
Calabria |
1.237 |
8.221 |
65.796 |
6.2 |
3.6 |
4.3 |
4.209 |
8.0 |
3.4 |
Sicilia |
4.582 |
73.648 |
374.226 |
23.1 |
32.0 |
24.4 |
16.634 |
31.8 |
3.6 |
Puglia |
2.598 |
32.310 |
227.783 |
13.1 |
14.0 |
14.8 |
6.752 |
12.8 |
2.6 |
Abruzzo |
1.016 |
16.004 |
86.879 |
5.1 |
7.0 |
5.7 |
2.309 |
4.4 |
2.3 |
Marche |
1.426 |
23.720 |
137.731 |
7.2 |
10.3 |
9.0 |
3.485 |
6.7 |
2.4 |
Emilia
Romagna |
1.170 |
11.425 |
109.735 |
5.9 |
5.0 |
7.2 |
2.304 |
4.4 |
2.0 |
Triveneto |
1.989 |
15.011 |
155.574 |
10.0 |
6.5 |
10.1 |
4.191 |
8.0 |
2.1 |
Totale |
19.798 |
230.018 |
1.534.28 |
100 |
100 |
100 |
52.342 |
100 |
2.6 |
Fonte: Elaborazioni Irepa su dati Alp ed Ismea su dati Irepa
L’UE
è una delle maggiori potenze mondiali nel settore pesca ed il primo mercato di
prodotti trasformati e di prodotti dell’ acquicoltura.
Il
comparto della pesca marittima conta 240.010 occupati ed è la Spagna ad avere
il maggior numero di addetti (68.297 al 1996), seguita dall’ Italia con
il 18% e la Grecia con il 17% del totale.
La
flotta europea nel 1998 contava 99.170 navi da pesca registrate, con una
potenza di pesca complessiva di poco inferiore agli 8 milioni di kW e la stazza totale era di poco superiore a 2 milioni di
TSL.
La
flotta UE è caratterizzata da una struttura estremamente eterogenea. La Grecia
possiede (dati 1998) la flotta più
numerosa con oltre 20.000 imbarcazioni delle quali il 93% ha una lunghezza
inferiore ai 12 metri.
La
flotta spagnola è al secondo posto con quasi 18.000 imbarcazioni con quasi il
29% della
stazza totale della UE anche se il 75% dei suoi pescherecci misura meno di 12
metri. L’80% di tutte le navi UE ha una lunghezza inferiore ai 12 metri e il
53% una lunghezza inferiore ai 9 metri.
Nel
complesso la flotta comunitaria è piuttosto vetusta e solo poche navi sono
state introdotte in anni recenti (solo il
16% è stato acquistato nel decennio 1988-1998). I paesi che possiedono
flotte relativamente nuove sono i Paesi Bassi, la Francia (regione
settentrionale), la Finlandia e il Belgio.
Nell’ultimo
decennio la predetta flotta ha subito una riduzione sia della stazza (- 8 %) che della potenza (-14.7%) e si è
registrata una diminuzione del numero di pescatori (20% in meno). In particolare tre paesi, Spagna,Portogallo e Italia,
hanno registrato diminuzioni significative del numero di addetti nel comparto.
I dati
sinteticamente esposti forniscono un quadro complesso e per certi versi critico
del mondo della pesca. La specificità dell’impresa di pesca, unica nel mondo
produttivo, consistente nel doversi confrontare con una risorsa di per sé
aleatoria in quanto influenzabile sia da fattori derivanti dall’ attività
dell’uomo (inquinamento ambientale,
eccessivo prelievo, mancato rispetto dei ritmi biologici), sia da
variazioni naturali dei parametri ambientali (clima, condizioni metereologiche,
fluttuazioni non prevedibili degli stock ittici), non gli conferisce quella
elasticità gestionale che in altri comparti consente di attenuare e contrastare
periodi di particolare difficoltà.
Oltre a ciò
contribuisce come ulteriore specificità la caratteristica geografica dell’area
di sfruttamento in cui operano le flotte pescherecce ed il numero e la
rilevanza di dette flotte (es:.l’area
mediterranea). La caratteristica artigianale della maggior parte delle
imprese di pesca italiane, scelta dettata dall’elevato impegno economico
necessario per gestire l’attività di pesca a livello industriale (elevati investimenti di capitali per posto
di lavoro), non ha consentito, nella maggior parte dei casi, lo sviluppo di una
mentalità imprenditoriale in grado di gestire la produzione seguendo criteri
moderni, creando cioè i necessari collegamenti funzionali e strutturali con le
altre fasi della filiera (il trattamento e la commercializzazione del
prodotto).
D’altronde lo
scarso interesse dimostrato a livello legislativo nei riguardi degli
imprenditori e dei lavoratori della pesca ha contribuito, insieme alle
difficoltà imprenditoriali suddette, ad alimentare un certo isolamento del
comparto pesca nei confronti del sistema produttivo generale.
Così,
l’atteggiamento gestionale del piccolo imprenditore della pesca, si è tradotto
spesso, in risposta alle difficoltà e peculiarità evidenziate, nella ricerca
giornaliera del massimo profitto ricavabile, spesso insufficiente a coprire le
spese gestionali; tralasciando aspetti importanti come l’organizzazione della
fase di commercializzazione del prodotto e gli aspetti della sicurezza e della
salute dei pescatori in relazione al rinnovo e/o corretta manutenzione delle
attrezzature utilizzate e agli ambienti in cui si lavora.
La priorità
riservata al raggiungimento del massimo profitto ricavabile dalla bordata di
pesca ha contribuito ad alimentare una scarsa consapevolezza e percezione del
rischio lavorativo, coadiuvata in questo dalla diffusa idea tra i pescatori che
il loro mestiere diventa rischioso solo quando le condizioni del mare
peggiorano sensibilmente; ciò viene tra l’altro smentito dall’analisi attenta
delle condizioni di accadimento degli eventi infortunistici .
Premesso che
la gestione di quest’ultimo aspetto è legata strettamente agli interventi,
attuali e futuri, messi in atto da politiche economiche e di gestione
ambientale, è da rilevare che in campo legislativo l’ultimo decennio ha visto
interventi a livello internazionale e nazionale tesi a governare e migliorare
il livello di salute e sicurezza a bordo delle imbarcazioni da pesca e
coordinarne il controllo e la vigilanza da parte delle autorità preposte.
Il tema che in
questo documento si vuole affrontare, con una analisi delle criticità esistenti
nella realtà italiana, è quello della applicabilità delle nuove normative
specifiche sulla salute e sicurezza dei lavoratori imbarcati su pescherecci (D.Lgs 271/99, D.Lgs
272/99 e D.Lgs.298/99) con l’intento di proporre
delle possibili direttrici interpretative ed operative che propongano un
percorso reale di applicazione a tutti i soggetti che dalla nuova legislazione
sono chiamati in causa.
2.2 La flotta peschereccia di riferimento
Per poter affrontare la ricerca in
forma esaustiva e delineare realmente il profilo di
rischio di comparto si è dovuto prendere a riferimento una flotta peschereccia
sulla quale indagare, identificare e valutare tutte le problematiche inerenti
la sicurezza e la salute dei lavoratori marittimi. Sia per motivi logistici che
organizzativi si è scelta la marineria di Ancona e
Senigallia.
Questa scelta ha permesso di approfondire maggiormente
alcuni aspetti già noti e di evidenziarne altri scaturiti durante gli incontri
in aula con gli operatori, organizzati in occasione dei corsi di formazione ed informazione richiesti della normativa
vigente in materia di tutela dei lavoratori marittimi imbarcati sulle navi da
pesca.
Altro aspetto importante che ha
condizionato la scelta è stato quello organizzativo, in quanto nello stesso
periodo della ricerca gli operatori del comparto si stavano adeguando alle
recenti disposizioni legislative vigenti in materia di igiene
e sicurezza a bordo (D.Lgs.271/99 e D.Lgs.298/99).
Ciò ha permesso di operare in sinergia con tutti i soggetti, comunque,
coinvolti alla valutazione dei rischi ed alla identificazione delle conseguenti
azioni preventive e protettive migliorative: Armatori, Tecnico delle
costruzioni navali, Servizio di Prevenzione di terra e Medico Competente.
Dalla precedente
tabella 9 si può rilevare che la flotta peschereccia presa in esame fa parte di
di quella marchigiana che costituisce un segmento
abbastanza rappresentativo del comparto pesca, in quanto esso ha un peso,
riferito ai valori nazionali, pari al 7.2% dei battelli, al 10.3% delle TSL ed
al 9.0% della potenza. Per quanto attiene gli addetti, essi sono circa 3.500 ma
il numero si riferisce all’intera catena distributiva.
Per caratterizzare bene il campione
assunto come riferimento, occorre fare alcuni riferimenti ad certi aspetti
ambientali che hanno, comunque, un peso sulle tipologie di pesca maggiormente
esercitate nonché sulle organizzazioni delle imprese di pesca e sulle loro
modalità gestionali.
Il mare Adriatico prospiciente la regione
Marche è caratterizzato da una costa bassa di tipo alluvionale o a terrazzi e
da bassi fondali la cui profondità tende ad aumentare gradualmente andando da
terra verso il largo e da Nord verso Sud.
La debole inclinazione e la grande
estensione di fondi mobili (prevalentemente
sabbiosi, sabbio-fangosi e detritici man mano che ci si allontana dalla costa)
hanno reso l'Adriatico particolarmente adatto alla «pesca a traino», quale lo
strascico ed i rapidi per le specie di fondo, la volante per il pesce azzurro e
le draghe turbo soffianti per le vongole.
La regione Marche, che si estende per 174
km di costa Adriatica, comprende tre compartimenti marittimi (Pesaro, Ancona e San Benedetto del Tronto) e nove porti (Gabicce, Pesaro, Fano, Senigallia, Ancona, Numana, Civitanova Marche, Porto
S. Giorgio e S. Benedetto del Tronto).
La pesca svolge un ruolo importante nell'economia regionale e nazionale. Per comprendere il ruolo della pesca è comunque fondamentale considerare, oltre alla produzione, le attività indotte come l'industria della cantieristica, l'industria per la produzione delle attrezzature per la pesca e per la navigazione, l'industria della trasformazione e conservazione del pescato, le attività di distribuzione all'ingrosso e al dettaglio, i servizi alle imprese di pesca, la formazione professionale e l'attività di ricerca.
In base alla banca dati della Camera di
Commercio (Cerved – Tab. 10)
nel primo semestre 1998 il numero degli addetti nella pesca ammontava a 1974,
corrispondente allo 0,5% degli occupati nella regione e al 6,1% di quelli del
settore primario (agricoltura e
zootecnia, foreste e pesca). È da considerare che questi valori hanno
un'alta rilevanza per i comuni della
fascia costiera dove risiede la quasi totalità degli occupati in questo
settore.
tab. 10 - occupati nel settore della pesca nelle marche (i semestre 1998)
Provincia |
Occupati |
% |
Pesaro |
508 |
25,7 |
Ancona |
513 |
26 |
Macerata |
373 |
18,9 |
Ascoli
Piceno |
580 |
29,4 |
Totale |
1974 |
100 |
|
Fig. 4 – Numero di addetti nel
settore pesca delle Marche - Fonte: Cciaa
La ripartizione percentuale evidenzia come le province di Ancona e
Ascoli Piceno comprendono, insieme, circa il 60% degli addetti al settore.
Nel primo
semestre del 1998 risultavano iscritte alla Camera di Commercio 832 imprese con
1974 addetti (per le ditte che non hanno
dichiarato il numero di addetti sono state considerate, convenzionalmente, 2
unità di personale). Il numero medio di addetti per impresa risulta molto
basso (2,4) e costituisce l'indice di
una realtà aziendale a dimensione familiare, o poco più.
Il maggior numero di imprese è
localizzato nella provincia di Ascoli Piceno dove appaiono abbastanza
distribuite sul territorio. Infatti, 5 località hanno più di 10 imprese, mentre
S. Benedetto del Tronto si distacca nettamente con 104 imprese. La provincia di
Macerata ha il minor numero di imprese e due soli centri di pesca di un certo
rilievo: Civitanova Marche e Porto Recanati.
L’attività di pesca della provincia di
Ancona è concentrata nel capoluogo dove risulta ubicato oltre il 70% delle
imprese. Di un certo rilievo è il porto di Senigallia.
Infine, la Provincia di Pesaro è
focalizzata sul porto peschereccio di Fano, pur con
una significativa distribuzione su altri centri della provincia.
Riguardo agli addetti delle imprese di
pesca, è da sottolineare la significativa presenza di lavoratori
extracomunitari a bordo dei pescherecci marchigiani. Questo, se da un lato
contribuisce ad offrire uno sbocco agli esuberi di manodopera dei Paesi del
terzo mondo, dimostra che la pesca è uno di quei settori che offre ancora
opportunità di lavoro e quindi dovrebbe essere oggetto di particolare
attenzione da parte degli organi politico-amministrativi.
Per quanto concerne i lavoratori
extracomunitari, si riporta il dato della marineria di Ancona, nella quale
attualmente ne sono impegnati 54, per la quasi totalità di nazionalità
tunisina.
tab.11 - imprese di pesca per provincia e per forma giuridica
( i semestre 1998).
provincia |
ditte ind. |
soc.
person. |
soc.
di cap. |
altre |
totale |
% |
Pesaro |
100 |
110 |
3 |
7 |
220 |
26,4 |
Ancona |
72 |
112 |
4 |
4 |
190 |
22,8 |
Macerata |
56 |
86 |
0 |
4 |
146 |
17,5 |
Ascoli Pic. |
122 |
148 |
3 |
3 |
276 |
33,2 |
Totale |
350 |
456 |
8 |
18 |
832 |
100 |
% |
42,06 |
54,8 |
0,96 |
2,16 |
100 |
|
Fig. 5 – Tipologia di imprese di
pesca nelle marche - Fonte: Cciaa
Esaminando la Tab.
11 ed il relativo grafico (fig. 5),
si può osservare la prevalenza delle società personali con il 54,8%, ma anche
la forte presenza di ditte individuali con il 42% del totale regionale.
Di seguito si riporta la tabella 12
relativa al naviglio da pesca a (Dati Istat 1992) dalla quale si evince che, per quanto
riguarda il confronto con l'area adriatica, le Marche rappresentavano il 21,5%
della flottiglia a motore, il 29,5% della TSL ed il 21% della potenza motore.
La rilevanza di queste percentuali testimonia l’importanza della Regione nella
pesca adriatica.
Il naviglio a motore della Regione aveva
un tonnellaggio medio di stazza lorda di 25 TSL per imbarcazione, valore
superiore sia alla media adriatica (18
TSL), sia a quella nazionale (15 TSL).
La potenza media della flottiglia a
motore marchigiana era di circa 130 HP, quindi superiore a quella nazionale (111 HP), ma leggermente inferiore a
quella adriatica (133 HP).
tab.12 - imprese di pesca con imbarcazioni a motore (1992).
Zona
geografica |
Numero |
TSL |
HP |
Pesaro |
302 |
6.798 |
33.619 |
Ancona |
609 |
12.486 |
73.975 |
S.
Benedetto |
427 |
14.328 |
66.677 |
Marche |
1.338 |
33.612 |
174.271 |
Adriatico |
6.199 |
114.072 |
827.623 |
Italia |
17.561 |
268.076 |
1.951.519 |
Nell'ambito della Regione, la Capitaneria
di S. Benedetto del Tronto aveva un tonnellaggio medio di stazza lorda (33,5 TSL) ed una potenza media (156 HP) superiore a Pesaro (22,5 TSL e 111,3 HP) e ad Ancona (20,5 TSL e 121,5 HP).
Queste differenze sono dovute alla
presenza, a S. Benedetto del Tronto, di alcune imbarcazioni oceaniche che
innalzano i valori medi di TSL e HP del naviglio. D’altra parte, negli altri
compartimenti è più sviluppata la piccola pesca, per cui si ha una maggior
influenza delle piccole imbarcazioni sui valori medi della flottiglia.
La pesca italiana è caratterizzata
dall'utilizzo di innumerevoli attrezzi di pesca, originati dalla grande varietà
di fondali e di specie. Ciò si verifica in parte anche nelle Marche dove,
nonostante la generale omogeneità dei fondali, vengono adottati attrezzi
diversi a seconda delle specie bersaglio e delle stagioni.
La classificazione delle imbarcazioni per
attrezzo di pesca, su base annua, incontra sempre delle difficoltà dovute al
possibile cambio nel corso dell'anno per due motivi fondamentali. La pesca
segue i ritmi biologici e stagionali delle specie perciò, nei vari periodi,
vengono utilizzati attrezzi diversi in base all’abbondanza delle diverse
specie. Questo riguarda soprattutto le piccole imbarcazioni dedite alla piccola
pesca costiera con attrezzi fissi (nasse,
tremaglio, ecc.).
La seconda causa di migrazione tra i vari
attrezzi è legata ai rendimenti del tipo di pesca esercitato abitualmente.
Accade infatti che, se le catture scendono ad un livello insoddisfacente, il
pescatore tenta di ottenere migliori rendimenti dedicandosi ad un tipo di pesca
diverso, con specie bersaglio differenti. Questo tipo di migrazione è meno
frequente ed è tipico delle imbarcazioni più grandi. Un classico esempio è dato
dalle imbarcazioni a strascico che armano a volante (o viceversa) in caso di catture insoddisfacenti per un certo
periodo.
Pertanto, a causa della difficoltà di
ottenere una classificazione precisa di tutta la flottiglia per attrezzo di
pesca, soprattutto per ciò che riguarda i natanti dediti alla piccola
pesca, il dato statistico dovrebbe essere informato al tipo di attrezzo
prevalentemente usato nel corso dell'anno.
È difficile che la statistica ISTAT
riesca a seguire dinamicamente il fenomeno e, recentemente, il compito è reso
ancor più difficoltoso dal fatto che, con l'introduzione della licenza di
pesca, il pescatore tende ad indicare molti attrezzi nella licenza stessa.
È evidente che per una corretta
classificazione del naviglio per attrezzo è necessario che il dato statistico
venga rilevato, sul campo, più di una volta nel corso dell'anno. Ciò presuppone
la disponibilità di personale statistico opportunamente formato e addetto a
questo compito specifico.
La vetustà del naviglio è un parametro
molto indicativo perché direttamente correlato con la sicurezza in mare, con un
ambiente di lavoro più sano e con la possibilità di adottare gli aggiornamenti
tecnologici, importanti per mantenere la concorrenzialità
del natante (Tabella 13).
Ad esempio, il rumore e le vibrazioni a
bordo di vecchi pescherecci possono essere tali da creare problemi di salute a
chi vi opera e andrebbe studiato più a fondo, per poter sperimentare e poi
installare sistemi correttivi.
tab. 13 - naviglio a motore, per classe
di età dello scafo e di stazza lorda (marche,
1994).
Classi TSL |
Classi di età dello
scafo |
|||||||||||||||
|
0 - 4 |
5 - 9 |
10 - 14 |
15 - 19 |
20 - 24 |
> 25 |
n.n. |
totale |
||||||||
|
N. |
Tsl |
N. |
Tsl |
N. |
Tsl |
N. |
Tsl |
N. |
Tsl |
N. |
Tsl |
N |
Tsl |
N. |
Tsl |
<3 |
27 |
58 |
37 |
78 |
43 |
74 |
62 |
95 |
35 |
56 |
156 |
250 |
1 |
1 |
361 |
612 |
4-10 |
32 |
247 |
80 |
751 |
75 |
657 |
54 |
413 |
42 |
300 |
79 |
536 |
- |
- |
362 |
2903 |
11-20 |
11 |
167 |
57 |
828 |
6 |
83 |
14 |
207 |
1 |
13 |
18 |
244 |
- |
- |
105 |
1543 |
21-35 |
5 |
130 |
6 |
176 |
5 |
124 |
9 |
243 |
2 |
48 |
78 |
2120 |
- |
- |
105 |
2840 |
36-50 |
1 |
44 |
5 |
201 |
1 |
43 |
3 |
122 |
- |
- |
26 |
1115 |
- |
- |
36 |
1526 |
51-100 |
8 |
569 |
3 |
191 |
15 |
978 |
8 |
481 |
1 |
95 |
41 |
2880 |
- |
- |
76 |
5193 |
101-199 |
1 |
109 |
- |
- |
11 |
1396 |
16 |
1788 |
16 |
1887 |
30 |
3176 |
- |
- |
74 |
8356 |
>200 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
1 |
299 |
1 |
213 |
2 |
1308 |
- |
- |
4 |
1821 |
Totale |
85 |
1324 |
188 |
2226 |
156 |
3355 |
167 |
3648 |
98 |
2610 |
428 |
11629 |
1 |
1 |
1123 |
24794 |
% |
7,5 |
5,3 |
16,7 |
8,9 |
14 |
13,5 |
14,8 |
14,7 |
8,7 |
10,5 |
38,1 |
46,9 |
0, |
0, |
100 |
100 |
Fonte: Istat - Nostre elaborazioni.
Mentre la classe di età 0-4 anni nel 1990
rappresentava, in numero, il 12,7% del naviglio, nel 1994 è passata al 7,5%; la
classe 5-9 anni è passata dal 13% al 16,7%, la classe 10-14 dal 17,3% al 14%,
la classe 15-19 anni dal 9,5% al 14,8%, la classe 20-24 dall’11,6% all’8,3% e
quella oltre 25 dal 32% al 38,1%.
Sommando le percentuali delle prime tre classi,
si ha che dal 43% del 1990 sono passate al 38,2% del 1994. Si può quindi
affermare che nella fascia da 0 a 14 anni, dopo una fase di rinnovamento avuta
alla fine degli anni ’80 (la percentuale
era del 39% nel 1985) si è assistito fino al 1994 ad una nuova fase di
difficoltà e quindi ad una stasi degli investimenti (che però sembra di nuovo invertirsi negli anni più recenti, anche in
seguito all’attivazione del nuovo strumento comunitario SFOP).
A conpletamento di quanto detto a proposito di dati statistici,
vengono riportati una serie di grafici che danno una indicazione delle
imbarcazioni e delle imprese di pesca che sono state assunte quale campione per
individuare il profilo di rischio del comparto pesca.
Le
figg. da 6 a 12 sintetizzano la situazione della flotta peschereccia della
marineria di Ancona, dedita principalmente alla pesca al traino: VOLANTE,
RAPIDI E STRASCICO.
Fig. 6
Composizione della flotta in funzione della lunghezza
tra le perpendicolari- Fonte: Ismar cnr - Ancona
Fig. 7
Composizione della flotta in funzione dell’anno di
costruzione - Fonte: Ismar cnr - Ancona
Fig. 8
Composizione della flotta in funzione del tipo di
pesca - Fonte: Ismar cnr Ancona
Fig. 9
Numero di equipaggio medio per tipologia di pesca - Fonte:
Ismar cnr - Ancona
Fig. 10
Composizione flotta per stazza e per tipologia di
pesca - Fonte: Ismar cnr - Ancona
Fig. 11
Composizione flotta per potenza e per tipologia di
pesca - Fonte: Ismar cnr - Ancona
Fig. 12
Composizione flotta per tipologia di materiale dello
scafo - Fonte: Ismar cnr - Ancona
2.3 I sistemi di pesca
I sistemi di
pesca normalmente impiegati in Italia sono regolamentati da una fonte
legislativa specifica finalizzata, principalmente, alla tutela ambientale ed
alla salvaguardia delle risorse ittiche.
Però, il sistema di pesca esercitato
svolge anche un ruolo fondamentale del punto di vista della sicurezza in quanto
esso costituisce il parametro principale per identificare i centri di rischio
dovuti a condizioni ed a situazioni pericolose presenti a bordo delle navi da
pesca. Da esso, infatti, dipende l’armamento e le dotazioni di sicurezza, il
numero di soggetti esposti, le modalità operative, incluse quelle ambientali,
nonché il fattore di fatica.
In
particolare, anche sé il ciclo lavorativo delle imprese di pesca è
caratterizzato dalle stesse fasi operative (trasferimento
e pesca), le attrezzature impiegate a bordo e, ancor di più, le azioni comportamentali
presentano un livello di rischio differente per ogni tipo pesca, in quanto da
esso dipende l’equilibrio uomo – posto di lavoro – ambiente che svolge un ruolo
importante per garantire la minimizzazione del livello stesso. Sicuramente, da
tale punto di vista, assume un peso fondamentale e rilevante fondamentale sia
l’orario di lavoro che le caratteristiche tecniche dell’imbarcazione impiegata.
Nella tabella 14 viene riportato
l’elenco dei sistemi di pesca regolamentati dalle disposizioni legislative
cogenti e, di alcuni di essi, vengono descritti i componenti dell’attrezzatura
che hanno, comunque, una importanza ai fini della salute e della sicurezza.
tabella 14 - sistemi di pesca
professionali (art.11 del
dm 26.07.1995)
SISTEMA A
CIRCUIZIONE |
Cianciolo,
Lampara, Tonnara volante |
SISTEMA SCIABICA |
Sciabica da natante
(danese), Sciabica da spiaggia |
SISTEMA TRAINO |
Strascico a
divergenti, Strascico a bocca fissa, Rapido, Sfogliara,
|
SISTEMA VOLANTE |
Traino pelagico a
divergenti Traino pelagico a
coppia, Agugliara |
SISTEMA TRAINO PER
MOLLUSCHI |
Attrezzo di traino
per molluschi, Ostreghero, Rampone per molluschi, Sfogliara per molluschi |
SISTEMA DRAGA
IDRAULICA |
Vongolara,
Cannellara, Fasolara |
SISTEMA RASTRELLO
DA NATANTE |
Draga da natante
(manuale) |
SISTEMA ATTREZZI DA
POSTA |
Imbrocco,
Tramaglio, Nassa, Cestello, Cogollo, |
SISTEMI RETI DA
POSTA DERIVANTI |
Rete circuitante Spadara,
Alalungara |
SISTEMA FERRETTARA |
Reti da posta per
la cattura di specie pelagiche calate a mezz’acqua o con lima dei sugheri in
superficie |
SISTEMA PALANGARI |
Palangari fissi,
Palangari derivati |
SISTEMA LENZE |
Lenze a mano, Lenze
a canna, Lenze trainate |
SISTEMA ARPIONE |
Arpione, Fiocina,
Rastrello per ricci |
Di questi sistemi di pesca ne sono
stati selezionati alcuni per lo scopo della ricerca di individuare i profili di
rischio. La scelta è stata condizionata sia dai dati statistici visti
precedentemente, che classificano come più praticati soltanto certi sistemi di
pesca, che dal campo di applicazione della legislazione in materia di tutela
dei lavoratori marittimi che non si estende alle piccole imbarcazioni con un
solo uomo di equipaggio.
Inoltre,
vengono presi in esame soltanto quei sistemi di pesca per i quali,
effettivamente, gli uomini di equipaggio si trovano ad operare in presenza di
rischi residui a bordo e per i quali si rendono necessarie azioni preventive e
protettive finalizzate a ridurli nel tempo. Non da ultimo vi è il “fattore
campo” che ha permesso di esaminare in modo approfondito le imprese di pesca
prese a campione.
2.4
Il mestiere del pescatore
Il «lavoro del pescatore» è
caratterizzato da alcune particolarità organizzative e viene svolto in un
ambito talmente particolare che molte delle definizioni fornite dall’art.2, comma 1, del decreto legislativo 626/94, ad una prima
lettura, potrebbero sembrare difficilmente applicabili. Ci si riferisce, in
particolare, alla definizione di luogo di lavoro, di cui all’art.30 del D.Lgs.626/94 ed
espressamente evidenziato dal legislatore, di unità produttiva e di lavoratore.
Infatti, esso viene svolto in un
“ambiente naturale” che fornisce la materia prima all’impresa di pesca ma, allo
stesso tempo, costituisce il principale pericolo per l’equipaggio imbarcato sul
mezzo destinato al trasporto per acqua a scopo di pesca (art.136 c.n,).
La nave da pesca, armata per la
sicurezza della navigazione e per lo svolgimento dell’attività di pesca,
conformemente alla legislazione vigente in materia, deve affrontare condizioni meteoclimatiche variabili,non sempre prevedibili ed a volte
severe, in quanto la produzione dell’impresa di pesca è finalizzata alla
raccolta primaria e quindi legata esclusivamente alla cattura delle risorse
marine. Questo a volte implica, almeno per certi tipi di pesca, uscite in
condizioni atmosferiche non buone e con mare agitato, durante le quali i rischi
residui standard dell’impresa assumono un livello più elevato, ai quali vanno
aggiunti i rischi ambientali dovuti alla navigazione.
Pertanto, a
differenza di altri comparti produttivi, le condizioni operative sono sempre
variabili, sia perché cambiano le zone di pesca, quotidianamente ma anche
durante la stessa bordata di pesca (tipo
di fondale, area di mare, saccata e distanza dal porto), sia perché
l’ambiente di lavoro a bordo presenta caratteristiche microclimatiche
completamente differenti in funzione delle condizioni ambientali (caldo e freddo) e temporali (notte e giorno). Ma ciò che più conta, è
che le situazioni pericolose dipendono dal tipo di pesca esercitato (mestiere).
Sostanzialmente,
su di una imbarcazione da pesca, a prescindere dalle caratteristiche
dimensionali, che, comunque, hanno la loro importanza ai fini della sicurezza,
l’ambiente di lavoro ed il suo allestimento per la navigazione sono sempre gli
stessi (locali di lavoro, di servizio e
alloggi) e, pertanto, le «condizioni pericolose» sono facilmente
identificabili. Non altrettanto dicasi per le azioni pericolose e le procedure
operative standard che, invece, risentono moltissimo dell’ambiente operativo e
del tipo di pesca praticato, due fattori che contribuiscono ad elevare il
livello di rischio antinfortunistico (specialmente
durante la fase di cala del “mestiere”), igienico (in particolare nelle operazioni di cernità, incassettamento e stoccaggio del prodotto) e di
stabilità (sollevamento di carichi
mobili, manovre rapide con vari tipi di corde – in gergo cime-per
la movimentazione dell’attrezzatura a bordo).
Un'altra
particolarità del settore della pesca è costituita dalla gerarchia di bordo
stabilita dal Codice della Navigazione, che assegna preventivamente competenze
specifiche, ai fini della sicurezza per la navigazione, ai vari componenti
dell’equipaggio (ossia tutti gli uomini imbarcati incluso il
comandante) i quali, però, operano sempre secondo le linee impartite dal
comandante, essendo questi il “responsabile” della direzione nautica e
“rappresentante” dell’armatore.
Il
comandante della nave, infatti, è un soggetto arruolato dall’armatore che a sua
volta può arruolare il resto degli uomini di equipaggio; l’arruolamento avviene
attraverso la stipulazione di un contratto (convenzione)
che deve essere fatto per atto pubblico ricevuto dall’Autorità marittima.
Generalmente si ricorre a contratti collettivi nazionali che prevedono per i
lavoratori marittimi una retribuzione «alla parte», consistente in una
percentuale sul guadagno produttivo ed un minimo garantito tabellato.
Questo aspetto contrattuale è di
fondamentale importanza ed ha una influenza notevole sul livello di sicurezza
in quanto il “contratto alla parte” è strutturato in modo tale da non stimolare
l’armatore ad investire in attrezzature, tese a rendere il luogo di lavoro
tecnologicamente più avanzato e più sicuro, ma tentare l’equipaggio ad uscire
in mare il più possibile, anche con meno uomini a bordo, fermo restando il rispetto
del numero minimo stabilito dalla tabella d’armamento.
Nel caso specifico del comparto
esaminato, le imprese di pesca hanno le caratteristiche organizzative riportate
nella tabella 15 dalla quale è possibile estrapolare alcune considerazioni
indicative per focalizzare quanto il sistema organizzativo stesso possa
influire sulla sicurezza di bordo.
tabella 15 – organizzazione delle
imprese di pesca e soggetti della sicurezza
Numero
imbarcazioni |
Tipo di società |
A + C + M |
A + C |
C |
40 |
Individuale |
17 |
20 |
3 |
60 |
Società di persone |
|
45 |
15 |
4 |
Società di capitale |
|
2 |
2 |
legenda
A + C + M a bordo
l’Armatore è anche Comandante e Motorista
A + C a
bordo l’Armatore è anche Comandante
C l’Armatore
non è imbarcato
La
prima considerazione riguarda il principale soggetto con obblighi di tutela sul
cui capo gravano, per la maggior parte dei casi, anche quelli derivatigli dal
Codice della Navigazione. Questo aspetto è fondamentale per il comparto, in
quanto il predetto soggetto imbarcato oltre ad improntare le azioni tecniche e
gestionali di prevenzione e protezione è sicuramente in grado di farle
rispettare (a bordo delle navi da pesca
vengono a mancare i soggetti della linea operativa: dirigenti e preposti).
La seconda
considerazione è quella concernente la “delega” funzionale in materia di
sicurezza nei luoghi di lavoro che avrebbe valore, per effettiva necessità,
soltanto nel caso in cui l’Armatore non è imbarcato ma con il rischio di
perdita di efficacia per l’aspetto ingerenza.
Tornando alle particolarità del
settore produttivo della pesca, c’è da sottolineare quella relativa
all’organizzazione del lavoro ed in particolare l’orario di lavoro (art.11 del D.Lgs.271/99) che, per la natura specifica
dell’attività (aleatorietà della cattura, sistemazione del pescato e
dell’attrezzatura, ecc.) è regolato dalle esigenze specifiche del momento
contingente di pesca. Le uscite in mare (bordate),
inoltre, vengono svolte e regolamentate in maniera differenziata a seconda del
tipo di pesca e del compartimento di appartenenza. Lo stesso contratto
collettivo nazionale di lavoro per il personale imbarcato sulle navi adibite
alla pesca marittima (rif. CCNL 1.1.97 –
31.12.2000) non stabilisce l’orario di lavoro ma fa alcune precisazioni sul
riposo settimanale, sul riposo giornaliero, sui lavori per la manutenzione e
pulizia della nave e degli alloggi, nonché sui servizi merci e provviste (Tabella 16).
tabella 16 – orario medio di lavoro
nel comparto marittimo di ancona
Tipo di
pesca |
Giornate settimanali |
Durata bordata |
Inizio bordata |
Fine bordata |
vongolara |
4 |
6 ore |
6 |
12 |
volante
a coppia |
4 |
12 ore |
5 |
17 |
strascico |
4 |
24 ore |
4 |
4 |
rapidi |
4 |
24 ore |
4 |
4 |
cianciolo |
5 |
14 ore |
17 |
7 |
palangari |
3 |
16 |
17 |
9 |
posta |
6 |
2 + 3 |
5 |
7 |
Tutte le
particolarità precedentemente enunciate sono quelle che caratterizzano le
esigenze del servizio espletato; esse contribuiscono a creare un insieme di
fattori che aumentano il livello di fatica dei lavoratori con la conseguente
influenza negativa e ne influisce sicuramente la soglia di attenzione e di
lucidità mentale quando trattasi di prendere decisioni immediate razionali.
Questo fatto è testimoniato anche dall’allegato I al D.Lgs.271/99
con il quale lo stesso legislatore ha voluto mettere in risalto l’importanza di
valutare il rischio trasversale organizzativo presente a bordo.
La
cosa fondamentale da tenere sempre presente, nell’affrontare il tema delle
tutela dei pescatori, è l’organizzazione logistica e strutturale del lavoro
che, prevalentemente, viene svolto in navigazione; si è in presenza di un
«luogo di lavoro galleggiante», con sue specifiche caratteristiche strutturali,
dotazioni tecniche, tecnologiche e di salvataggio, dotato di licenza di
navigazione e munito dei documenti necessari per la navigazione stessa. La
licenza, infatti, è il documento che abilita la nave alla navigazione ed
attesta il suo stato di navigabilità, l’adeguatezza dell’armamento e
dell’equipaggiamento, nonché la corrispondenza all’impiego cui è destinata.
Anche
per le navi destinate alla pesca marittima (esercitata
in mare e nell’ambito del demanio marittimo) i suddetti requisiti vengono
accertati dall’Ente Tecnico (RINA)
secondo le norme dei propri regolamenti e nel rispetto della normativa vigente
in materia (sono escluse le imbarcazioni
con TSL<3 impiegate normalmente per la piccola pesca)
Dopo
che l’Ente ha compiuto una delle visite di cui all’art.17
del DPR 435/91, nessun cambiamento può essere apportato alle sistemazioni
strutturali, al macchinario, all’armamento e in generale a tutto ciò che ha
formato oggetto della visita stessa (scafo,
macchinario principale ed ausiliario, impianto elettrico, stabilità, mezzi di
esaurimento, organi di governo, mezzi di marcia addietro, mezzi di trasmissioni
ordini, sistemazioni di protezione passiva contro gli incendi, mezzi di
sfuggita, mezzi di segnalazione), a meno che la nave venga sottoposta a
visita occasionale.
Le
condizioni della nave e delle sue apparecchiature devono essere mantenute
sempre conformi alle prescrizioni del «Regolamento» allo scopo di assicurare
che la nave, sotto tutti gli aspetti, si conservi idonea ad affrontare il mare
senza rischi per la nave stessa e per le persone imbarcate.
Pertanto,
l’attività economica esercitata dalle «imprese di pesca» (individuali, societarie o cooperativistiche), pur presentando
caratteristiche organizzative, decisionali e gestionali totalmente differenti
dagli altri servizi della navigazione (orario
di lavoro, permanenza nello stesso porto, ripetitività quotidiana della
bordata, navigazione nello stesso specchio acqueo antistante la costa) ha
in comune con questi ultimi l’obbligo del rispetto delle leggi e dei
regolamenti che disciplinano la sicurezza della navigazione e della vita umana
in mare.
Per
svolgere l’attività, però, è necessario che l’Armatore assuma anche il ruolo di
imprenditore a tutti gli effetti e, pertanto, titolare di una «impresa di
pesca». A tal fine, deve iscriversi nel registro delle imprese di pesca (RIP) istituito presso la capitaneria di
porto nella cui giurisdizione ha sede l’impresa stessa; questo obbligo si
estende a tutte le imprese, qualunque sia la loro dimensione, ed alle
cooperative di pesca.
Senza la suddetta iscrizione,
l’impresa che esercita la propria attività con navi non può ottenere la
«licenza di pesca»: elemento giuridico essenziale per l’esistenza di una impresa
di pesca è l’esercizio di una nave da pesca, cioè l’essere armatori di una nave
da pesca.
Un documento di fondamentale importanza, sia dal punto di
vista autorizzativo che organizzativo, è quello
relativo alla tabella di armamento (tabella
17), emesso su ordinanza dell’Autorità marittima e variabile da circondario
a circondario. Dai suoi contenuti è possibile identificare, a parità di
imbarcazione, la tipologia di pesca più faticosa per la quale si richiede
l’impiego di un numero di risorse umane più elevato.
La pesca è un lavoro molto particolare che deve essere fatto
in «squadra», dove ognuno svolge mansioni specifiche ma tra loro
interagenti ed in contemporanea; ciascun componente dell’equipaggio deve tenere
un comportamento diligente e prudente perchè ogni
imperizia avrebbe comunque un ripercussione negativa sulla sicurezza degli
altri.
Infine,occorre tenere in debita
considerazione che, a differenza di tutti i comparti produttivi, per l’impresa
di pesca i pericoli collettivi, cioè quelli che potrebbero creare rischi per
l’intero equipaggio con conseguente abbandono della nave, richiedono agli
uomini di equipaggio una maggiore “prevenzione” e formazione, in quanto la
gestione di una emergenza (ruolo di
appello) è sicuramente più difficile ed impegnativa.
2.5 Impresa
e tutela ambientale
I sistemi di pesca autorizzati sulla licenza sono ripresi
dal vecchio permesso di pesca rilasciato dagli uffici dove l’unità è iscritta
anche se, a seguito del DM 26 luglio 1995, vengono denominati per categorie.
Alle unità di nuova costruzione sono concessi i sistemi già autorizzati alle
unità offerte in ritiro e, in caso di costruzione senza ritiro, i sistemi
previsti dai decreti che hanno consentito il rilascio del nulla osta (DM 7/5/87, strascico; DM 20/7/89, traino pelagico
ora strascico e/o volante; DM 26/7/95, attrezzi da posta – palangari–
lenze).
Alcuni sistemi sono a numero chiuso
come la draga idraulica, la rete a circuizione per i tonni, la rete da posta
derivante, il rastrello da natante, il palangaro per i tonni e sono
disciplinati da apposita normativa.
tabella 17 –
estratto Ordinanza della capitaneria di porto di ancona
Art.2 – PESCA DA POSTA (nasse,
retine, cestini, ecc) a) con imbarcazioni a remi ed a
vela 1 persona (comandante) b) con imbarcazioni a motore
inferiori alle 5 TSL o inferiori a 10 m (l.f.t) 2 persone ( 1 comandante + 1 dir.
macchina, riducibili ad una sola persona purchè
munita di idonei titoli di coperta e di macchina ) c) con imbarcazioni a motore
superiore alle 5 TSL ed a 10 m (l.f.t)
2 persone (1 comandante + 1 dir. macchina) |
Art.4 – PESCA DELLE VONGOLE
2 persone (1 comandante + 1 dir. macchina) |
Art.5 – PESCA A STRASCICO (elusi
“rapidi”) a) con imbarcazioni da 3 a 15 TSL - 2 persone (1 comand. + 1 dir. macch.) b) con imbarcazioni da 15 a 40 TSL - 3 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1
mozzo) c) con imbarcazioni da 40 a 110 TSL - 4 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 2
mozzi) d)
con imbarcazioni sup. a 110 TSL
- 5 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1 marinaio + 2 moz.) |
Art.6 – PESCA A STRASCICO CON
RAPIDI a) con imbarcazioni da 3 a 15 TSL - 2 persone (1 comand. + 1 dir. macch.) b) con imbarcazioni da 15 a 40 TSL - 3 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1
mozzo) c) con imbarcazioni da 40 a 80 TSL - 4 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 2
mozzi) utilizzando contemporaneamente non più di
2 attrezzi da pesca d) con imbarcazioni da 80 a 120 TSL - 5 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1
marinaio + 2 moz.) utilizzando contemporaneamente più di 2
attrezzi da pesca e)
con imbarcazioni sup. a 120 TSL
- 6 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 2 marinaio + 2 moz.) |
Art.7 – PESCA ALLA VOLANTE a) con imbarcazioni da 3 a 15 TSL - 3 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1
mozzo)) b) con imbarcazioni da 15 a 40 TSL - 4 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 2
mozzi) c) con imbarcazioni da 40 a 100 TSL - 5 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 1
marinaio + 2 mozzi) d)
con imbarcazioni sup. a 100 TSL
- 6 persone (1 comand. + 1 dir. macch. + 2 marinai + 2 mozzi) |
Alcuni sistemi sono a numero chiuso
come la draga idraulica, la rete a circuizione per i tonni, la rete da posta
derivante, il rastrello da natante, il palangaro per i tonni e sono
disciplinati da apposita normativa.
Dal punto di vista ambientale anche
l’impresa di pesca deve assolvere a certi obblighi e divieti ed in particolare
a quelli disposti dalla normativa vigente in materia di limitazione e riduzione
dello sforzo di pesca, finalizzata alla limitazione dell’impatto ambientale ed
alla sostenibilità, di inquinamento delle acque (acque di sentina) e di rifiuti (olii e batterie esausti).
Tale aspetto assume una certa
importanza anche l’argomento che si tratta nel presente elaborato, in quanto il
tipo di pesca per il quale l’impresa è autorizzata estende la zona operativa
della stessa, aumentando la pericolosità aggiuntiva dovuta all’ambiente
operativo.
Ogni
unità da pesca,infatti, in relazione al tipo di pesca a cui è autorizzata può
esercitare l’attività in un compartimento (draga
idraulica), nel compartimento di iscrizione e nei due ad esso contigui (pesca costiera locale) o in tutti i
compartimenti marittimi (costiera
ravvicinata).
L’estensione
del compartimento influisce notevolmente sull’organizzazione produttiva,
sull’orario di lavoro, ed in particolare sulla durata della bordata, sulle
risorse umane imbarcate nonché sul sistema di sicurezza per l’equipaggio che
deve essere improntato in modo differente in relazione al numero di uomini
imbarcati (> di 6 uomini) o alle
dimensioni dell’imbarcazione (Lunghezza
tra le perpendicolari > 24 m).
Pertanto,
il documento principale che profila il livello di rischio residuo e l’entità
dei rischi aggiuntivi legati all’ambiente operativo è la «licenza di pesca»,documento
rilasciato all’armatore di una imbarcazione, regolarmente iscritto nei RIP (art.11, legge
963/65), dal Ministero delle politiche agricole e forestali – Dir. Gen. della pesca e dell’acquacoltura – che autorizza
l’esercizio della pesca professionale, con gli attrezzi ivi indicati, per la
cattura di una o più specie ittiche in determinate aree marittime..
Nelle
more del rinnovo della licenza di pesca da parte dell’Amministrazione centrale
è consentito alle Autorità marittime competenti di rilasciare una attestazione
provvisoria che autorizza la pesca con i sistemi ivi indicati. Tale
autorizzazione, inizialmente valida in linea generale per un anno, è rinnovata
per il periodo di validità della tassa di concessione governativa connesso alla
licenza di pesca stessa. Qualora l’interessato non abbia provveduto alla
misurazione delle caratteristiche tecniche della nave ai sensi del Regolamento
CEE n°2930/86, il termine di validità è di sei mesi.
L’Ufficio
licenze, prima di rilasciare il documento autorizzativo,
provvede ad inserire i dati inerenti l’armatore, il proprietario e la nave,
nell’archivio elettronico delle licenze di pesca, costituito in applicazione
delle disposizioni di cui all’art.4 della legge
41/82, al fine di poter conoscere la situazione reale della flotta peschereccia
italiana in qualunque momento.
Con
il DM 26.7.95, in vista del razionale sfruttamento delle risorse biologiche del
mare, gli attrezzi da pesca autorizzati con la licenza sono stati raggruppati,
per categorie omogenee, mediante l’introduzione di taluni sistemi di pesca,
ciascuno dei quali consente l’impiego degli attrezzi compresi nel sistema
autorizzato. In particolare, sulla licenza sono riportati i seguenti dati:
v il
numero della licenza;
v i
dati relativi all’Armatore (indirizzo –
luogo di residenza – iscrizione nei RIP)
v estremi
di identificazione della nave (nome,
ufficio marittimo di iscrizione, numero di immatricolazione, numero UE,
nominativo internazionale radio, categoria di programma)
v la
proprietà
v le
caratteristiche tecniche della nave (stazza
lorda nazionale TSL – stazza lorda internazionale GT – lunghezza fuori tutto e
lunghezza tra le perpendicolari)
v valore
della potenza motore misurato sia in hp che in kW;
v tipo
di pesca che la nave deve esercitare (costiera
locale – costiera ravvicinata);
v compartimenti
marittimi dove le unità possono esercitare l’attività di pesca;
v sistemi
di pesca che possono essere utilizzati dalla nave nell’esercizio dell’attività
di pesca (reti – attrezzi –rastrelli);
v estremi
del pagamento della tassa di concessione governativa;
v data
del rilascio.
I
dati riportati nel settore “tipo di pesca” del documento autorizzativo
indicano rispettivamente il sistema di pesca e gli attrezzi consentiti: Ogni
unità da pesca, infatti, in relazione alle proprie caratteristiche tecniche ed
alle dotazioni di sicurezza, è abilitata ad esercitare un determinato tipo di
pesca.
La
Comunità Europea, recentemente, ha introdotto ulteriori elementi per la
classificazione delle unità nell’ambito delle abilitazioni nei vari tipi di
pesca. Tant’è che si è reso necessario, per la
classificazione delle navi nei vari segmenti, prendere in considerazione altri
parametri quali la lunghezza fuori tutto ed i sistemi di pesca ai quali ogni
nave è autorizzata.
L’integrazione
dei citati elementi determina l’assegnazione della nave ad una delle seguenti
categorie di programma previste dal POP IV:
Costiera: 4H1 –
piccola pesca costiera
4H2 – Strascico
4H3 – Traino pelagico a coppia
4H4 – Attrezzi passivi
4H5 – Draga idraulica
4H6 – Polivalenti
Al fine di poter
cambiare il tipo di pesca autorizzato sulla licenza è necessario richiedere
apposito nulla osta al Ministero che, dopo aver valutato la compatibilità della
richiesta con la capienza del relativo segmento, invita l’interessato a
produrre idonea documentazione attestante la sussistenza dei requisiti
prescritti per esercitare il tipo di pesca.
Nella tabella 18 vengono riportate
tutte le informazioni che possono essere estrapolate dai documenti di bordo,
utili per improntare ed organizzare il sistema di sicurezza. In particolare,
dai contenuti dei documenti si possono individuare tutti quei dati inerenti le
dimensioni e le risorse umane dalle quali dipendono gli obblighi ed i compiti
dei vari attori della sicurezza.
Tab. 18
– Documenti di bordo e relative informazioni allegate
|
Licenza NN MM GG |
Ruolino di
equipaggio |
Certificato di
navigabilità |
Annotazioni di
sicurezza |
Licenza di pesca |
Certificato di
stazza nazionale |
Dichiarazione ai
fini del C.N. |
Scheda tecnica |
Dichiarazione ai
fini delle A.S. |
Dichiarazione
stazza internazionale |
Nome nave |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
Numero d’iscrizione |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
Capitaneria d’iscrizione |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
· |
Tipo di pesca |
· |
· |
· |
· |
· |
|
· |
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Categoria di nave |
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Navigazione |
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Proprietà |
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Impresa di pesca |
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Armatore |
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Potenza motrice |
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Lunghezza FT |
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Sistemi di pesca |
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Numero RINA |
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equipaggio |
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N. Equipaggio |
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2.6 Aspetto infortunistico e sanitario
Questo
sicuramente è l’aspetto che caratterizza maggiormente il comparto in esame, in
quanto gli Istituti Assicurativi che esercitano tale pubblico servizio sono due
ed annoverano tra i loro assicurati i lavoratori marittimi imbarcati su natanti
da pesca di segmenti differenti.
Infatti,
mentre l’INAIL esercita l’assicurazione per i lavoratori marittimi imbarcati su
natanti da pesca la cui stazza si colloca al di sotto di 10 TSL, l’IPSEMA (ex Casse Marittime) l’esercita per il
rimanente segmento dimensionale superiore. Ciò implica una grande difficoltà
sia a reperire i dati che ad omogeneizzarne la lettura, fermo restando che
l’obbligo assicurativo presso l’IPSEMA degli addetti alla navigazione marittima
ed alla pesca è stato oggetto di discrimino di questi nei confronti di
agevolazioni create per certe malattie professionali (ex esposti all’amianto).
Quello
che più colpisce anche dai dati statistici è la totale assenza di denunce di
malattie professionali e di piccoli infortuni sul lavoro, dovuta essenzialmente
alla tipologia contrattuale di arruolamento e alla reiterata deroga di questi
lavoratori dal campo di applicazione di tutte le norme legislative in materia
di igiene del lavoro.
Con
l’emanazione della legge per l’adeguamento l’adeguamento della normativa sulla sicurezza dei lavoratori marittimi a bordo delle
navi mercantili da pesca nazionali, a norma della legge 31 dicembre 1998,
n°485, anche l’aspetto sanitario assume tutta la sua valenza ed importanza,
sotto la diretta responsabilità del Medico Competente.
Oggi si assiste ad un cambio di atteggiamento dei
pescatori: la loro attenzione è mirata molto di più alla creazione di un luogo
di lavoro in grado di mantenere a lungo la loro idoneità lavorativa,
minimizzando, per quanto possibile tutte quelle situazioni pericolose per la
salute (rumore, m.m.c,
condizioni climatiche gravose, ecc).
Per
la flotta presa come campione del comparto, soltanto gli uomini imbarcati sulle
gongolare e sulle imbarcazioni che svolgono la pesca da posta sono assicurati
presso l’INAIL, tutti gli altri (rapidi,
strascico, volante e cianciolo) presso l’IPSEMA.
L’altro
aspetto che caratterizza il comparto dal punto di vista sanitario è quello
concernente le visite periodiche che devono essere fatte da diverse strutture
preposte e che, invece, potrebbero essere ridotte e sotto la responsabilità di
un soggetto unico.
Il sistema
delle visite mediche, infatti, risulta quanto mai complesso ed obbliga il
lavoratore marittimo a sottoporsi ad accertamenti sanitari ripetuti spesso in un arco di tempo breve in
relazione all’elevato turn over che caratterizza questo particolare lavoro. Le
novità introdotte dal D.Lgs.271/99 vanno a
sovrapporsi ad un sistema di controllo sanitario per il lavoratore marittimo
già esistente e che di fatto non viene abrogato dal D.Lgs.271/99.
La diversa
finalità delle azioni sanitarie certificative e la
diversa attribuzione istituzionale delle competenze costituiscono un punto di
forte criticità. Si inizia dalla visita generica d’idoneità all’atto di
iscrizione nelle liste della gente di mare,espletata presso il medico del
porto, si segue con la visita di preimbarco eseguita
dal medico fiduciario del Ministero (Sanità
Marittima), ripetuta ogni due anni (per
la sola gente di mare di 1° categoria) per controllare il mantenimento
dell’idoneità o dopo un lungo periodo di non imbarco.
Poi ci sono le
visite preventive del Medico Competente fatte per ogni mansione o per ogni
nuovo imbarco (cambio di armatore).
Sempre il medico competente dovrà poi eseguire le visite periodiche per il
controllo dell’idoneità alla mansione specifica con periodicità variabile a suo
giudizio e secondo il tipo di rischio.
Occasionalmente
il lavoratore può essere sottoposto ad accertamenti medico-legali
a seguito di malattia o infortunio, volti al controllo dell’idoneità o meno
all’imbarco dopo assenza per motivi di salute. Eventuali inidoneità saranno
valutate dalle Commissioni Mediche di primo grado (costituite a livello locale) o di secondo grado (a livello ministeriale).
La
sovrapposizione di tali attività sanitaria può dare origine ad esiti differenti
e contrastanti, profilando poco utile e di difficile comprensione ed
interpretazione.
La
nomina del Medico Competente, contrariamente a quanto avviene per le imprese di
terra, non prevede la consultazione preventiva del RLS ma deve essere fatta “
comunque”, indipendentemente dall’esito della valutazione dei rischi. Tale
presenza incondizionata del Medico Competente è molto significativa per un
settore lavorativo che è stato sempre oggetto di deroga delle normative
inerenti la tutela della salute dei lavoratori in quanto sta ad indicare che
per i lavoratori della pesca, data la pericolosità delle condizioni operative,
la sorveglianza sanitaria si rende obbligatoria per il presunto rischio di
malattie professionali (anche se non tabellato).
Ciò
costituisce un compito gravoso per il medico competente che, venendogli a
mancare qualsiasi riferimento normativo, deve scegliere la periodicità dei
controlli sanitari, scelta che deve tener conto anche del continuo spostamento
delle misure umane da un’imbarcazione all’altra. Il medico sarà quindi
“competente” non per l’assiduità con cui effettuerà la visita medica a
lavoratori individuati in base alla “presunzione del rischio”, ma per la
volontà e la capacità di inserirsi nel processo complessivo di prevenzione in
azienda.
Gli imbarchi e
gli sbarchi possono avvenire sia nell’ambito di una stessa marineria che in
distretti differenti, dove la sorveglianza sanitaria viene svolta da diversi
medici competenti, fermo restando che anche nell’ambito di una stessa marineria
potrebbero trovarsi ad operare più professionisti
Se a tutto ciò
si aggiungono gli obblighi legislativi derivanti da prima del D.Lgs. 626/94 e 271/99 si ha il quadro di cui alla tabella
19, in cui l’attività propria del medico competente si interseca con compiti medico-legali ed igienistici
svolti dal medico della Sanità marittima o dal medico fiduciario del Ministero
della Sanità.
tabella 19 – attività di
sorveglianza sanitaria nel comparto pesca
Tipo di
accertamento |
Finalità |
Periodicità |
Soggetto
che esegue accertamento |
Soggetto
per i ricorsi |
Visita
medica per l'immatricolazione |
Immatricolazione
nelle liste della gente di mare |
Prima
volta e dopo lungo periodo di non imbarco |
Medico di
ruolo della Sanità Marittima |
Commissioni
periferiche e centrali |
Visita
medica preventiva |
Idoneità
all'imbarco |
Per ogni
imbarco |
S.A.S.N. |
Commissioni
periferiche e centrali |
Visita
medica periodica |
Controllo
per il mantenimento dell'idoneità all'imbarco |
Biennale |
S.A.S.N. |
Commissioni
periferiche e centrali |
Visita
medica preventiva |
Idonenità alla specifica mansione a bordo |
Per ogni
nuova mansione o per ogni nuovo imbarco |
Medico
competente |
Sanità
Marittima |
Visita
medica periodica |
Controllo
delle idoneità alla mansione specifica |
Variabile
rispetto al rischio al giudizio del Medico Competente |
Medico
competente |
Sanità
Marittima |
Visite medico-legali |
Controllo
della idoneità all'imbarco dopo assenza per motivi di salute |
A seguito
di denuncia di malattia o infortunio |
S.A.S.N. |
Commissioni
periferiche e centrali |
La complessità
e la criticità degli atti sanitari cui viene sottoposto il marittimo-pescatore
lasciano spazio a proposte di semplificazione mantenendo comunque una finalità
prevenzionistica.
In attesa di
una definizione di quanto anticipato nel Decreto del maggio 2001 pubblicato nel
supplemento ordinario alla G.U serie generale n°137
del 15/06/2001, relativamente ai criteri di accorpamento di visite e/o
accertamenti e senza voler da subito affrontare la vecchia legislazione
sanitaria in materia di lavoratori del mare (R.D.1773/33 e L.1602/62),
si possono dare delle indicazioni per una semplificazione dei percorsi e, dove
possibile, con una integrazione non solo organizzativa ma anche funzionale e di
contenuto, tenendo conto del fatto che diversa è la finalità delle visite
mediche e degli accertamenti sanitari per l’idoneità alla navigazione e per
l’idoneità alla pesca. Intervento che dovrà essere caratterizzato, quindi, da
elementi conoscitivi, epidemiologici, informativi che sono alla base del
sistema preventivo.
Sarebbe,
quindi, utile attivare un sistema di flusso informativo che coinvolga le strutture mediche interessate: medico
della Sanità Marittima ,medico fiduciario del Ministero (Cassa Marittima) e medico competente dovrebbero dialogare sui
soggetti comuni attraverso una rete che veda unificati alcuni strumenti di
lavoro come la cartella sanitaria.
In essa
dovrebbero essere condivise le notizie sull’anamnesi anche lavorativa del
soggetto, gli accertamenti svolti e da svolgere, i rischi specifici sulla base
della mansione effettuata, eventuali ricoveri, infortuni subiti, malattie
professionali denunciate.
Verosimilmente,
per garantire un sostanziale controllo sullo stato di salute del pescatore potrebbero
essere sufficienti l’idoneità all’imbarco definita con «protocolli integrati» e le visite
d’idoneità alla mansione eseguite dal medico competente. Un’ipotesi di
protocollo integrato, recepitò dalle Linee Guida del
coordinamento delle Regioni, potrebbe essere il seguente:
Ø
la “funzione
uditiva”prevista dal protocollo del R.D. del 1933 dovrebbe diventare “esame audiometrico” di indubbia utilità in una categoria esposta
a rischio rumore ma esclusa dal D.Lgs.277/91.
Parimenti il controllo dell’apparato uditivo
viene ritenuto importante, soprattutto in occasione della prima visita eseguita
ed in considerazione dell’esposizione alle intemperie ed alle basse temperature
favorenti l’insorgere di infiammazioni acute e croniche sia dell’apparato
uditivo che dell’apparato respiratorio.
Ø
Indagine spirometrica ed eventuali
approfondimenti sanitari se ritenuto opportuno(Rx
torace,TAC, Test di broncostimolazione specifica ed aspecifica) in relazione all’esposizione agli agenti
atmosferici, ai gas ,fumi, polveri ed al contatto con il pescato (bronchite
ed asma da lavorazione delle seppie) con eventuali approfondimenti quali
esami ematici in questo caso.
Ø
Esame obiettivo mirato di tipo dermatologico , raccolta
minuziosa di dati anamnestici in tal senso le
potenziali variazioni nel tempo,in relazione all’uso di olii
minerali utilizzati nell’attività di manutenzione che oltre a dare aerosol (app.
respiratorio) possono essere causa di problemi per contatto cutaneo. A ciò
può sommarsi un ulteriore fattore che è il freddo. La consultazione delle
schede tossicologiche dei prodotti contenuti negli olii
ci darà informazioni utili per identificare eventuali DIC e DAC. Questa
patologia può presentarsi anche dal contatto con il pescato: sono noti casi di
DIC da meduse e la dermatite da sgombri. Inoltre è auspicabile un’ accuratezza
particolare per l’apparato vascolare delle mani (fenomeno di Raynaud) e delle estremità inferiori in relazione al
freddo , all’abitudine tabagica molto diffusa e
consistente fra i marinai e all’azione traumatica di natura meccanica come
l’uso prolungato di coltelli per la pulizia del pescato.
Ø
Esame dell’apparato muscoloscheletrico in relazione all’assunzione di posture
incongrue, di movimentazione manuale dei carichi , di movimenti ripetitivi
degli arti superiori ed all’esposizione a basse temperature. E’ auspicabile
,sia in senso preventivo che periodico con particolare attenzione al distretto
rachideo dorso –lombare, svolgere un’indagine mediante un protocollo concordato
su tutta la popolazione lavorativa.
Ø
Lavoro a turni (per di più irregolari), cattiva
qualità del riposo (vedi all. I del D.Lgs.271/99)
e lavoro notturno sono relazionabili a disturbi cardiovascolari, malessere,
affaticamento, disturbi del sonno, dispepsie
Qualora dalle indagini svolte attraverso l’età
dell’imbarcazione , le manutenzioni effettuate nel tempo ,la storia lavorativa
del soggetto,l’esame del piano di sicurezza, si evidenzi l’esistenza di una
possibile esposizione a fibre d’amianto, dovrà essere attivata la conseguente
sorveglianza per gli “ex esposti”.
Nella marineria assunta come campione, la
sorveglianza sanitaria viene improntata ormai da tre anni e riguarda un totale
di 135 marittimi, inclusi i Comandanti delle 74 imbarcazioni aderenti alla
Cooperativa Motopescherecci di Ancona. In particolare, ci sono due medici
competenti, nominati dai vari Armatori aderente alla predetta associazione, che
si sono suddivisi i propri compiti professionali nella maniera riprodotta in
tabella 20.
tabella 20 – organizzazione della
sorveglianza sanitaria nel comparto pesca
Medico
Competente A |
181 marittimi |
Strascico con divergenti |
Medico
Competente B |
134 marittimi |
Rapidi, Volanti, Gongolare e
Piccola Pesca |
La Sorveglianza
sanitaria comprende visita audiometria, spirometria ed elettrocardiogramma. Spirometria
ed elettrocardiogramma vengono svolte in forma alternata. |
Infine, per quanto attiene l’aspetto infortunistico,
vengono riportati alcuni dati (Figg. 13 e 14)
che, seppur datati, costituiscono sempre un indice significativo ai fini dei
rischi presenti a bordo dei pescherecci. I dati sono stati ricavati dalla
relazione finale sulla ricerca “Studio e sperimentazione di dispositivi atti ad
elevare il livello di sicurezza a bordo delle navi da pesca” effettuata
dall’IRPEM per conto del Ministero delle risorse alimentari e forestali.
Gli istogrammi rappresentano la sintesi delle
elaborazioni fatte sui casi di infortunio registrati dalla Cassa Marittima
Adriatica in un arco di tempo di 5 anni, dal 1989 al 1993, e classificati
secondo:
·
cause dirette;
·
cause indirette;
La
Fig. 13 è relativa alle cause dirette e mostra i
seguenti punti di accumulazione:
·
scivolate,
cadute in piano
·
rottura di cavi,
colpi di frusta
·
compressioni,
urti e schiacciamenti
Seguono,
in ordine di incidenza percentuale decrescente, le cadute da scale, cadute di
gravi e ferite da attrezzi ed utensili da lavoro.
La
Fig. 14 è relativa alle cause indirette, e mostra
l'incidenza netta imputabile ai servizi di pesca. Altre accumulazioni si hanno
in corrispondenza dei servizi di coperta e di macchina.
Dall’analisi dei dati risulta che le imbarcazioni da
pesca inferiori a 12 m presentano una certa specificità legata al fatto che il
lavoro vi viene svolto in uno spazio limitato e su una piattaforma in
movimento. Tutta la piccola pesca costituisce un'attività ad elevato rischio in
quanto vi si registra una notevole percentuale di marinai, vittime di incidenti
sul lavoro.
D'altra parte, le percentuali di infortunio e le
casistiche circa le cause agenti, trovano conferma anche nelle navi di dimensioni
maggiori. Alla luce di queste considerazioni, peraltro suffragate da
osservazioni dirette nel corso di uscite in mare, si ritiene opportuno
indirizzare l'attenzione ai seguenti principali punti:
1.
le cadute entro e fuori bordo 2. le
manovre complessive di pesca
3.
la sicurezza del natante 4.
l'ambiente di lavoro
Fig. 13 – Cassa marittima adriatica, casi
d’infortunio classificati secondo le cause dirette
Fig. 14 – Cassa marittima adriatica, casi
d’infortunio classificati secondo le cause indirette
La pesca a
strascico viene esercitata per mezzo di un’imbarcazione che, attraverso due
cavi di acciaio rispettivamente collegati a due divergenti, traina una rete che
avanza “strascicando” sul fondo del mare (Fig.15).
Fig. 15 – l’attrezzatura ed il sistema operativo
Questo sistema
di pesca, il più diffuso in Italia, ha come target di cattura le specie demersali e bentoniche e benché
non sia una pesca massiva è di notevole valore
economico unitario. I pescherecci che praticano tali tipologia di pesca sono
facilmente riconoscibili, quando ormeggiati in porto o in fase di
trasferimento, per la presenza a bordo del divergente che è fissato all’arcone di poppa.
La rete a
strascico è così detta per le particolari condizioni di lavoro: infatti essa è
trascinata a contatto del fondo marino. Le specie catturate vengono convogliate
all’interno della rete fino alla parte terminale, chiamata sacco, insieme ad
una notevole quantità di materiale, sia organico che inorganico, raschiato dal
fondale marino.
Proprio per il contatto con il fondale, si ha il
rischio che la rete a strascico si incagli (presura) causando situazioni di
emergenza che devono essere gestite al fine di ridurre sia i danni alle persone
che alle cose.
Le zone di
pesca variano a seconda delle stagioni e comunque dettate principalmente da
convenienza economiche: si pesca dove c’è maggior guadagno economico
compatibilmente con la normativa che regola la navigazione. Lo svolgimento
della pesca a strascico dipende molto dalle tradizioni locali ed è quindi molto
difficile dare delle indicazioni generali. Ad ogni modo ci sono dei particolari
sia nell’attrezzatura che nello svolgimento delle operazioni di pesca che
accomunano tutte le marinerie italiane.
Le condizioni
operative della rete sono tali che all’atto del suo imbarco tutto il prodotto
catturato viene a trovarsi nella parte terminale, chiamato “sacco”, assieme ad
una notevole quantità di altro materiale, sia organico che inorganico,
prelevato dal fondale marino. Questo comporta il sollevamento del sacco nel
punto di massima “sospendita” per poterne effettuare
l’apertura per il suo svuotamento. Così facendo, tutto il contenuto viene
scaricato nella zona estrema di poppa dove sarà sottoposto ad una prima grossolana
cernita alla quale ne seguiranno altre finalizzate alla selezione per specie e
per taglia.
Durante la fase di recupero della
rete si rende necessario fare in modo che la predetta zona sia quanto più
possibile libera; questo è possibile avvolgendo la parte anteriore della rete,
incluse le strutture di armamento, sul tamburo «avvolgirete».
3.1.
L’attrezzatura: rete italiana
La
rete italiana a strascico con divergenti è caratterizzata da alcune parti
costitutive: i bracci, la bocca, il corpo ed il sacco di raccolta.
Costruttivamente la rete è formata da una parte superiore, detta cielo, e da
una inferiore detta tassello che strascica sul fondo: tra cielo e tassello c’è
una differenza di lunghezza, imbando, che
contribuisce a garantire il contatto tra rete e fondo.
Lo schema dall’attrezzatura durante la fase di
traino, che si svolge ad una velocità di circa 4 nodi, è quello riportato in Fig. 16.
Fig. 16 – Rete in assetto da pesca
La rete a strascico viene trainata
dal peschereccio tramite due cavi di acciaio di diametro variabile in funzione
della potenza del natante. La lunghezza dei cavi è regolata dal verricello salpacavi (Fig. 17)
ed è in relazione alla profondità di pesca.
Il
verricello è sistemato nella zona poppiera del peschereccio dove sono previsti
una serie di rinvii e pulegge per garantire un sicuro passaggio dei cavi che
comunque devono rimane in vista per assicurare la verifica all’occhio del
pescatore.
Fig. 17 - Verricello salpacavi in
funzione
Si descrivono in seguito i componenti
dell’attrezzatura da pesca che incontriamo partendo da bordo alla rete che
strascica sul fondo. Le funi di acciaio collegano la nave da pesca ai
divergenti che lavorano strisciando sul fondo garantendo l’apertura orizzontale
delle rete.
Dal divergente partono i calamenti
che lo collegano praticamente alla rete o meglio alla mazzetta della rete. I calamenti sono formati da cavi misti cioè da cavi di
acciaio rivestiti da materiale tessile in modo tale da aumentarne la resistenza
all’abrasione con il fondo del mare.
Di solito prima di arrivare alla mazzetta il calamento è collegato al restone,
formato da cavo misto ma di diametro maggiore del calamento
e ad una catena per avere una maggiore aderenza al fondo.
Per la pesca a
strascico sono fondamentali i divergenti (Fig.18) che hanno il compito di
assicurare l’apertura orizzontale della rete per mezzo della pressione
idrodinamica che si genera sul divergente stesso durante il moto.
Nella fase di
recupero viene utilizzato il verricello salpareti (Fig.19), posizionato a poppavia del verricello salpacavi, comunemente formato da tre tamburi di cui quello
centrale più grande per accogliere l’intera rete.
Fig. 19 – Verricello
salpareti o avvolgirete nella fase di recupero della rete
3.2. Attività lavorativa
L’equipaggio, nel rispetto della
normativa vigente in materia di sicurezza della navigazione, è formato dal
comandante, dal motorista e dai marinai il cui numero è variabile in funzione
principalmente della stazza dell’imbarcazione. Esiste anche la figura del
comandante motorista. Solitamente, nella marineria di Ancona presa in esame, il
numero degli uomini di equipaggio è pari a 4 o 5 ma, comunque, superiore a
quello richiesto dalla tabella minima di armamento, garantendo in questo modo
sia l’abbattimento del carico di lavoro sia la continuità dell’attività
produttiva nel caso in cui un marinaio, per forza di causa maggiore, non
potesse uscire in mare.
I pescherecci a strascico della
marineria di Ancora operano dal lunedì al giovedì con continuità effettuando
quattro bordate di pesca. Ciascuna di queste ha inizio alle 4 del mattino, con
la partenza dal porto, e termina l’indomani alla stessa ora, quando le catture
effettuate vengono sbarcate e inviate al Mercato Ittico.
Il tempo di completare le operazioni
di sbarco e dopo una breve sosta in banchina,
l’imbarcazione salpa di nuovo per raggiungere o una nuova zona di pesca
o la stessa, se questa ultima si è dimostrata redditizia.
Il rientro in porto, prima della sosta
di fine settimana, avviene nella tarda mattinata del giovedì, ma l’attività
lavorativa dell’equipaggio si protrae per tutta la mattinata in cui si
effettuano le operazioni di sbarco e di pulizia.
Anche durante la mattina del venerdì
si continuano i lavori a bordo inclusi gli eventuali interventi manutentivi, all’attrezzatura e all’imbarcazione, i
rifornimenti di oli minerali ed altri materiali di consumo nonché per la
predisposizione corretta dei posti di lavoro per renderli conformi alle
disposizioni concernenti la navigazione marittima.
La giornata di lavoro con la nave
ormeggiata è, forse, quella più critica per i fini del presente lavoro, in
quanto le attività poste in atto sono caratterizzate dai rischi aggiuntivi
dovuti alle interferenze spaziali con altre imprese di pesca o imprese
manutentrici.
La bordata
di pesca (24 ore) è caratterizzata da una prima fase di trasferimento dal porto
alla zona di pesca della durata di circa 2 ore di navigazione alla velocità
media di 10 nodi. Le successive fasi di traino, effettuate ad una velocità
ridotta intorno a 4 nodi, hanno durata media di 2 ore.
Complessivamente,
in periodi normali di lavoro, vengono effettuate dalle 6 alle 7 pescate, intese
come cala dell’attrezzatura, traino e recupero a bordo, durante una bordata di
pesca. In questo periodo di tempo vengono effettuate dei turni solo per quanto
concerne il governo della nave mentre tutto l’equipaggio collabora alle
operazioni di pesca. I marinai sfruttano tutto il tempo libero tra una pescata
e l’altra per riposarsi, specialmente nelle prime ore mattutine durante il
trasferimento e la prima calata.
In Fig. 20
viene riportato il diagramma del processo produttivo relativo alla pesca a
strascico in cui compaiono le sole sezioni operative costituenti una bordata di
pesca. L’analisi puntuale delle operazioni di pesca viene descritta nel
paragrafo successivo e da essa sarà possibile identificare le condizioni e le
operazioni pericolose che permettono di valutare i rischi specifici di
comparto.
3.3 Le operazioni di pesca
Trasferimento
E’ la fase di navigazione vera e
propria, che accomuna la pesca al comparto più ampio del trasporto marittimo.
Dopo le operazioni di manovra necessarie per salpare e uscire dal porto, il
comandante si dirige verso la zona di pesca, azionando il sistema propulsivo
nelle condizioni di massima potenzialità (alla “vela”).
Fig. 20 – Diagramma del flusso produttivo
Il
comandante governa l’imbarcazione dalla plancia di comando e, mentre tutti gli
altri uomini di equipaggio vanno nelle cuccette per riposare ancora un po’
prima di iniziare le operazioni di pesca, attiva una serie di comunicazioni
«via radio» con alcuni colleghi imbarcati su altri pescherecci che svolgono la
stessa tipologia di pesca, ciò al fine di ottenere informazioni sulla zona di
pesca da raggiungere, anche in considerazione delle condizioni atmosferiche e
della loro previsione.
Solitamente,
il comandante registra e tiene a bordo la documentazione sui dati di cattura
relativi alle precedenti bordate che gli permette di stabilire, su base previsionale, la zona di pesca quotidiana da raggiungere.
Gli stessi sistemi elettronici di bordo permettono di archiviare sia le zone
precedentemente perlustrate che i tracciati della strascicata.
Durante
questa fase il ponte di lavoro è sgombro da ogni attrezzatura e componente di
trazione (cime e corde); la sola macchina in funzione è quella destinata
alla produzione del ghiaccio che lavorerà per tutta la durata della bordata.
Inoltre,
viene azionato l’impianto di illuminazione esterna per facilitare i movimenti
dei marinai tra gli ausiliari di coperta e sui dislivelli e ostacoli del ponte
di coperta (dislivello di estrema poppa e relativo scivolo di raccolta,
rialzato della struttura che costituisce la pavimentazione attorno al
verricello, sterigi e/o bottole
).
I due
cavi di acciaio sono completamente avvolti sui rispettivi tamburi del
verricello salpatavi; soltanto un loro breve tratto si stende sopra il ponte di
coperta ed è quello che, passando attraverso i cilindri del guidatavi meccanico
e la carrucola (pastecca) di rinvio, è
collegato al divergente, posizionato e vincolatoin
condizioni di riposo sulla struttura laterale dell’arcone
di poppa.
Tutti
i componenti della rete e la rete stessa sono avvolti sull’apposito tamburo
installato a poppavia del verricello per i cavi di acciaio. La sola parte della
rete non avvolta è quella del sacco, che viene lasciata sul ponte di coperta
pronta per essere calata.
In prossimità della zona di pesca, il
Comandante segnala, con un sistema acustico manuale, l’allertamento
dell’equipaggio che immediatamente si porta sul ponte di lavoro. Solitamente si
è alle prime luci dell’alba, tutta l’area operativa è illuminata ed i
lavoratori indossano il loro vestiario di lavoro per proteggersi dall’acqua e/o
dalle condizioni atmosferiche.
Cala della
rete
Prima
della cala a mare dell’attrezzatura, i marinai chiudono il sacco con un
particolare nodo. La estrema della rete, quella lasciata sul ponte di coperta,
viene traslata verso l’estrema poppa e posta fuori bordo, appoggiata sul rullo
di poppa.
Preparazione
della rete per essere calata in mare
L’operazione viene fatta manualmente
da più marinai con il solo ausilio di un parziale sollevamento della rete
ottenuto per mezzo di una cima azionata da una campana di tonneggio. Appena
calato il sacco si aumenta l’andatura dell’imbarcazione per evitare spiacevoli
interferenze tra rete ed elica.
Il Comandante, sceso dalla plancia, si porta ai
comandi del tamburo avvolgirete mentre il motorista
si pone in prossimità di quelli del tamburo salpacavi.
La nave viene azionata leggermente in avanti e il contemporaneo azionamento (sblocco
a folle) del verricello salpareti e permette di
svolgere e calare in mare tutta la rete, compresi i calamenti.
A
questo punto la rete è tutta distesa in acqua ed i calamenti
sono in tensione per l’azione idrodinamica dovuta al moto in avanti della nave.
Viene effettuato il passaggio di tensione dal verricello salpareti
(ora bloccato) al verricello salpatavi, attraverso i divergenti,
lasciati ormai liberi dal sistema di blocco e pronti ad essere calati in mare.
A questo punto ha inizio lo
svolgimento dei cavi di acciaio, che viene effettuato con l’imbarcazione a
velocità di circa 6 nodi ed il verricello salpacavi
sbloccato in posizione di folle, lasciando così immergere liberamente tutta
l’attrezzatura.
Le
macchine di coperta nella fase di cala
Quando
si arriva alla giusta e prededefinita quantità di
cavo calato in mare si bloccano i tamburi del verricello e si regola la
velocità dell’imbarcazione ad una velocità di circa 4 nodi, dando inizio alla
prima strascicata della giornata.
Traino
Ad eccezione
della prima strascicata, durante la quale l’equipaggio, dopo aver predisposto
l’attrezzatura necessaria per la conservazione e lo stivaggio del pescato,
torna a riposarsi nelle cuccette, la fase di traino, in generale, è dedicata
con particolare cura alla manipolazione, confezionamento
e refrigerazione dei prodotti pescati.
Trattamento del pescato durante
la fase di traino
Resta,
comunque, la fase meno pericolosa per i lavoratori marittimi ma non per la
navigazione, ed in particolare per le possibili presure
o per il coinvolgimento con altre attrezzature da pesca in mare.
L’imbarcazione con l’attrezzatura al traino presenta
maggiori difficoltà di governo per le quali è necessaria una grande esperienza
da parte del Comandante.
Nella zona
poppiera del ponte di coperta ci sono i cavi di acciaio in tensione che possono
costituire una condizione pericolosa per coloro che operano nelle loro
vicinanze.
Recupero
Dopo
circa due ore di traino, il Comandante da inizio alle operazioni di recupero.
Allerta l’equipaggio con il sistema di allarme manuale, riduce la velocità
dell’imbarcazione e si porta al comando del verricello salpatavi.
Nel
frattempo, un uomo di equipaggio si posiziona ai comandi del tamburo avvolgirete mentre gli altri si posizionano nella zona di
estrema poppa (rullo di poppa).
Viene
azionato il verricello per porre in movimento i due tamburi sui quali avvolgere
i cavi di acciaio da recuperare, entrambi “marcati” al fine di permettere
all’operatore della macchina di coperta di quantizzarne la lunghezza
recuperata.
I
primi ad emergere sono i divergenti che vanno a posizionarsi fuoribordo sulla
struttura laterale dell’arcone di poppa, dove poi
saranno agganciati; gli operatori di poppa devono scollegare dal divergente il
cavo di manovra per il recupero dei calamenti, in
gergo “tira su”, e collegarlo al verricello salpareti
per proseguire il recupero della rete (Fig. 21).
Detta manovra è alquanto rischiosa, in quanto i marinai devono esporsi con gran
parte del corpo fuori bordo, azione che, ovviamente, potrebbe essere aggravata
dalle brutte condizioni del mare.
Fig. 21 - Manovra di collegamento del calamento al
divergente
Con
l’ausilio di un sistema di sollevamento meccanizzato, formato da una cima
dotata di gancio ed azionata tramite la campana di tonneggio mossa dal
verricello salpacavi, viene issato a bordo il sacco
della rete (Fig.22).
Il sollevamento del sacco a bordo potrebbe costituire
una condizione pericolosa se le
condizioni del mare non buone fossero in grado di generare grosse oscillazioni della massa
biologica appesa al punto di massima sospendita.
Dopo
l’apertura del sacco sopra alla pedana rialzata, ricavata nella zona poppiera
estrema, e dopo aver sottoposto il pescato ad una grossolana cernita, per
separarlo dallo sporco e da altre specie ittiche di scarso interesse
commerciale, l’attrezzatura viene nuovamente calata in mare.
Cernita del
pescato
La
cernita è la fase lavorativa che richiede più tempo e comporta posture e movimenti
del corpo pericolosi per la salute dei lavoratori marittimi (Fig. 23).
Fig. 23 – Cernita del pescato dallo sporco
Essa viene svolta in parte nella zona di poppa, allo
scoperto, ed in parte al coperto in una
zona prossima ad una murata. A poppa la cernita ha lo scopo di separare
le specie commerciali pregiate dal resto, sia esso materiale inorganico che
specie senza alcun valore di mercato; tutto lo scarto viene buttato fuori bordo
tramite uno scivolo inclinabile, azionato con una fune e una campana di
tonneggio .
Dopo la
prima selezione il pescato viene lavato molto bene e depositato su piani di
appoggio rialzati o in aree sgombre, dove viene sottoposto alla vera e propria
fase di cernita consistente in una suddivisione per specie e taglie.
Anche se
ancora molte imbarcazioni ne sono sprovviste, è ormai da diversi anni che la
cernita viene effettuata sui predetti piani di appoggio, in modo da migliorare
le condizioni di lavoro e soprattutto di postura dei pescatori che altrimenti
dovrebbero assumere posizioni alla lunga molto più usuranti e pericolose (Fig. 24).
Fig. 24 - Cernita del pescato in assenza di piani di
appoggio
Il pescato
viene confezionato in apposite cassette, ricoperto con ghiaccio e immagazzinato
nel locale frigorifero. I marinai eseguono questa ultima operazione mediante il
“passa mano” , che costituisce la sola tecnica di movimentazione manuale dei
carichi impiegata a bordo.
Le cassette
confezionate parzialmente (numero di pezzi e peso non conforme alle
richieste di mercato) vengono lasciate a murata per essere nuovamente
riempite e completate con le successive calate. Una volta sistemato il pescato,
i marinai se ancora non è il momento di recuperare la rete, vanno a riposare in
cuccetta o si dedicano alla cucina.
Per
la natura specifica delle attività, nel settore della pesca l’orario di lavoro
non può essere rigidamente fissato, ma esso si articola generalmente come
riportato in tabella 21.
tab. 21 – orario di lavoro
Fasi produttive |
Inizio ore |
Durata n° ore |
Tempo Progressivo |
Partenza dal porto |
4.00 |
|
|
Durata media del trasferimento |
|
2.00 |
06:00 |
Numero di cale effettuate in media |
|
|
7 |
Durata media di ogni
“strascicata”[*] |
|
2.30 |
24.00 |
Partenza dalla zona di pesca per
il porto |
24.00 |
|
|
Durata del rientro in porto |
|
3.00 |
|
Arrivo in porto |
3.00 |
|
|
* Va tenuto presente che una
“strascicata” comprende le operazioni di messa a mare, di traino e di recupero
dell’attrezzo e la durata della prima e dell’ultima sono differenti da quella
standard
Durante la bordata di pesca gli uomini di equipaggio svolgono specifiche
mansioni dalle quali derivano i tempi di esposizione professionale ai pericoli,
fondamentali per la valutazione dei rischi effettivi di comparto. In
particolare, le mansioni hanno un valore pregnante per quanto attiene il
rischio rumore ed il rischio meccanico.
tab. 22 – mansioni dell’equipaggio
Soggetto |
A |
B |
C |
D |
E |
F |
G |
H |
I |
Comandante |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Motorista |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Marinaio |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A = trasferimento per la zona di pesca
B = messa a mare dell’attrezzatura da pesca
C = traino dell’attrezzatura da pesca (rete da fondo con
divergenti)
D = recupero dell’attrezzatura da pesca
E = cernita e preparazione del pescato
F = deposito temporaneo del prodotto
G = trasferimento dalla zona di pesca
H = sbarco del pescato
I = operazioni in porto e manutenzioni
La tabella 22 è una matrice rettangolare che riporta
le fasi del ciclo produttivo (indicate nelle colonne con le lettere)
di una imbarcazione che esercita la pesca a strascico nonché i soggetti su di
essa imbarcati. Le caselle con il fondo evidenziato stanno ad indicare il
soggetto che si attiva in quella specifica fase.
A
bordo di una nave da pesca sono presenti sia macchinari e sistemi di manovra
che il gruppo di propulsione. Tutti, comunque, sono finalizzati alla sicurezza
della navigazione e della vita umana in mare.
Invece,
per quanto attiene la sicurezza dei lavoratori marittimi, occorre fare
attenzione anche alle attrezzature utilizzate durante la fase di pesca ed alle
modalità operative con le quali esse vengono impiegate.
In
particolare, per quanto attiene il sistema propulsivo installato in sala
macchine, che sostanzialmente è uguale per tutte le imbarcazioni, occorre
evidenziare che i centri di pericolo in esso presenti costituiscono rischi per
il solo direttore di macchine.
Le
caratteristiche e le tipologie di impianti installati sono desumibili dalla
specifica tecnica dell’imbarcazione, appositamente redatta per la ricerca sui
profili di rischio ma oggi obbligatoria perché costituisce sezione specifica
del piano di sicurezza di cui al D.Lgs.271/99.
Vengono
di seguito riportati i soli dati tecnici, estrapolati dalla specifica tecnica,
che possono avere rilevanza ai fini della tutela della salute e della sicurezza
dei lavoratori, fermo restando che nel comparto esistono i cosiddetti «rischi
collettivi», ossia quei rischi legati alla navigabilità ed alla stabilità di
magnitudo pari al numero di uomini di equipaggio (collisione, avaria,
affondamento e incendio).
tab. 23.1 – specifica tecnica - dati identificativi
Nome della Nave |
IMPAVIDO |
||
Numero matricola RINA |
43909 |
Nom. Int. |
I L K O |
Porto d'immatricolazione |
ANCONA |
N. Matricola |
AN3978 |
Cantiere di Costruzione |
|
||
Luogo e anno di
Costruzione |
Civitanova Marche (MC) - 1967 |
||
Navigazione |
Entro le 20 miglia |
||
Servizio Pesca |
COSTIERA RAVVICINATA |
||
Società Armatoriale |
|
||
R.I.P. Capitaneria di
porto |
Ancona |
Numero/Parte |
341/II |
tab.
23.2 – specifica tecnica – parametri dimensionali
Lunghezza fuori tutto |
LFT |
29.60 |
m |
Lunghezza fra le
perpendicolari |
LPP |
25.60 |
m |
Larghezza max (fuori fasciame) |
B |
6.70 |
m |
Stazza Lorda Nazionale |
SLN |
129.12 |
TSL |
Stazza Netta Nazionale |
SNN |
69.07 |
TSN |
Stazza Lorda
Internazionale (*) (convenzione 1969) |
SLI |
165 |
GRT |
Stazza netta
internazionale (*) (convenzione 1969) |
SNI |
49 |
NT |
Potenza max del motore di propulsione |
P |
275 |
kW |
Equipaggio |
E |
5 |
Persone |
(*) Regolamento CE 2930/86 come modificato dal Reg.
CE 3259/94 e D.M. 26 luglio 1995.
tab.
23.3 – specifica tecnica – certificazioni sulla sicurezza
|
Numero |
Data |
Stazza Nazionale |
2055 |
24/07/1967 |
Certificato di navigabilità |
34/99 |
09/09/1999 |
Annotazioni di Sicurezza |
06/2000 |
02/10/2000 |
Marpol |
474 |
23/09/2000 |
Certificato movimentazione carichi
a bordo Rina Ancona |
454 |
22/09/2000 |
Dichiarazione di stabilità |
|
11/09/1997 |
Documentazione Tecnica |
Pani Generale Istruzioni al com. sulla stabilita’ Motore Principale Macchinari di Coperta Apparecchiature di Navigazione |
tab.
23.4 – specifica tecnica – capacità delle casse e delle stive
Gasolio |
32000 |
litri |
Acqua
Dolce |
3000 |
litri |
Olio
lubrificante |
360 |
kg |
Olio
idraulico |
360 |
kg |
Stiva
Refrigerata per Pesce Fresco |
15 |
m3 |
tab. 23.5 – specifica tecnica – locali di bordo
·
Agghiaccio del Timone
·
Gavone di Poppa
·
Locale Apparato Motore
·
Deposito
·
Area di lavoro poppiera con macchinari e sistemazioni
per la pesca
·
Mensa
·
Cucina
·
Alloggio equipaggio
·
Stiva frigorifera
·
Locale igienico
·
Gavone di prora
·
Dotazioni di sicurezza
·
Zattere di salvataggio
·
Timoneria
tab. 23.6 – specifica tecnica – allestimento
Sono presenti cavi di ormeggio secondo le prescrizioni del Regolamento
di Sicurezza.
La
nave è dotata di una di una macchina del timone con azionamento sia idraulico
che manuale, munita dei relativi pezzi di rispetto secondo il Regolamento.
A bordo sono installati i
seguenti mezzi di salvataggio:
·
Zattera
Autogonfiabile per N.10
persone
·
10
Cinture di Salvataggio
·
4
Salvagenti anulari
·
Fuochi
a mano
·
Razzi
a Paracadute
·
Boette elettriche
·
Arcone Poppiero
·
Pastecche ed accessori
·
Rullo
poppiero
·
Divergenti
Trasmissione |
Idraulica |
N. tamburi |
2 |
N. Campane di tonneggio |
2 |
Guidacavi |
Automatico |
Cavo per tamburo |
1500
m |
Diametro cavo |
14
mm |
Trasmissione |
Idraulica |
Cavo misto |
28
mm |
·
Impianto
idrico
·
3
Estintori a schiuma da 9 litri
·
2
Estintori a CO2 da 4.5 kg
L'impianto
di lavaggio - incendio - sentina è alimentato da N.3
pompe.
L'impianto collega l'autoclave al servizio igienico ed alla cucina. E'
installato altresì un bollitore elettrico da 20 litri con controllo
termostatico.
E' presente un impianto elettrico negli alloggi e nella timoneria.
E' presente un produttore di ghiaccio a scaglie con
produzione di 800 kg al giorno.
tab.
23.7 – specifica tecnica – impianto elettrico
·
Generatore
di corrente continua
·
Generatore
di corrente alternata
·
Quadro
elettrico 220/380 V in sala macchine
·
Sottoquadri
con interruttori magnetotermici e differenziali di
protezione
·
Sottoquadro
24V in timoneria con strumenti di controllo
·
Batterie
di avviamento Motore Principale
·
Batterie
di avviamento Motore Ausiliario
·
Carica
batterie automatico
·
Carica
batterie di emergenza.
·
Serie
di Fanali Regolamentari
·
Sirena
collaudo RINA
·
Elettropompe
per Autoclave, complete di accessori
·
Campanello
di chiamata tra plancia e macchina
·
Proiettori
Rettangolari
·
Plafoniere
stagne per illuminazione coperta e sottocoperta.
·
Serie
di fanali stagni per celle frigorifero
·
Serie
di plafoniere neon per locale motore e poppa
·
Elettroventole per immissione
aria nel locale A.M.
·
Termoconvettori
per riscaldamento locali
·
Quadro
generale frigorifero per il comando di N.2 elettrocompressori
·
Allarme
motori sui relativi quadri di controllo
Nella timoneria
sono installate le seguenti apparecchiature per la navigazione e la pesca:
·
Radar
da 72 miglia
·
Radar
da 48 miglia
·
Ecoscandaglio a colori
·
Impianto
VHF
·
Pilota
automatico
·
2
Gps
·
Video
plotter
·
N.
giri del motore principale
·
Angolo
di barra del Timone
·
Velocità
e direzione del vento
tab. 23.8 – specifica
tecnica – Gruppo di propulsione apparato motore - elica
Marca
Motore |
MITSUBISHI |
Tipo |
S12A2NPT |
Anno
di Costruzione |
1994 |
Località
di costruzione |
ALMERE
– OLANDA |
Numero
di Cilindri |
12 V |
Corsa |
160
mm |
Alesaggio |
150
mm |
Potenza
continuativa |
275 kW |
N.
giri corrispondenti |
1500
rpm |
Diametro
asse |
168
mm |
Rapporto
di riduzione |
5.947:1 |
N.
Pale |
4 |
Tipo Elica |
A
pale fisse |
Alla presa di forza anteriore del motore principale sono accoppiate:
·
2
pompe centrifughe
·
3
pompe oleodinamiche
·
alternatore
·
compressore
frigorifero
È presente a bordo un
motore ausiliario della potenza di 75 CV a 4000 rpm.
Complementi di macchina
I motori hanno una marmitta
silenziatrice nell'impianto gas di scarico. Sia le
condotte che le marmitte sono adeguatamente coibentate,
rivestite e protette limitatamente alle zone esposte.
Le tubazioni collegano le
varie casse di servizio da cui viene prelevato il combustibile di alimentazione
dei motori. Le valvole sono comandate dal ponte di coperta.
Nel locale A.M. è
installato un impianto di ventilazione forzata di adeguata potenza per il
ricambio d'aria, compresa l'aria consumata dai motori diesel. L'estrazione avviene
naturalmente attraverso il fumaiolo e le aperture di accesso.
Sia il motore di
propulsione che il riduttore/invertitore sono comandati dalla timoneria.
Analogamente
a quanto fatto per le mansioni, nella tabella 24 vengono riportati i macchinari
ed i mezzi di manovra utilizzati durante le fasi del ciclo produttivo. Non
vengono riportate le attrezzature impiegate ai soli fini della navigazione che,
comunque, hanno una rilevanza per gli aspetti sanitari (rumore).
tabella 24
– macchinari e mezzi di manovra per la pesca
|
Rete |
Campane di tonneggio |
Cime di manovra |
Verricello |
Salparete |
Arcone e pastecche |
Cella o Stiva frigorifera |
A |
|
|
|
|
|
|
|
B |
|
|
|
|
|
|
|
C |
|
|
|
|
|
|
|
D |
|
|
|
|
|
|
|
E |
|
|
|
|
|
|
|
A = trasferimento per/ dalla zona di pesca
B = messa a mare dell’attrezzatura da pesca
C = traino dell’attrezzatura da pesca (rete da fondo con
divergenti)
D = recupero dell’attrezzatura da pesca
E = cernita e preparazione del pescato
La
tabella indica, nelle varie fasi operative, le attrezzature ed i componenti che
vengono utilizzate o azionate sul ponte di lavoro è che, pertanto, creano
condizioni e situazioni pericolose in grado di esporre gli uomini di equipaggio
a rischi antinfortunistici. In
particolare, alcune caselle evidenziate nella colonna verricello (riga C ed
E) stanno ad indicare il pericolo del passaggio dei cavi di acciaio in
tensione nella zona di lavoro.
L’identificazione
delle condizioni pericolose è la logica conseguenza dall’esame del processo
lavorativo messo in atto dai lavoratori marittimi per esercitare la pesca a
strascico. Esse sono quelle di maggiore valenza poiché nella maggior parte dei
casi il potenziale pericolo di danno per la integrità fisica dell’equipaggio
deriva da un errore umano.
La tabella 25 mostra i fattori di rischio, sia
collettivi che personali, correlati alle singole fasi lavorative dalle quali
dipendono i livelli di esposizione dei lavoratori. Vengono, inoltre,
identificati i soggetti che potrebbero causarli nonché in quali luoghi di
lavoro della nave da pesca.
Per rischi collettivi si devono intendere quelli in
grado di arrecare gravi danni alla imbarcazione e, pertanto, mettere a
repentaglio la sicurezza di tutto l’equipaggio; per rischi personali, invece,
devono intendersi quelli le cui conseguenze causano danni alla incolumità
fisica del singolo lavoratore marittimo. Pertanto, i rischi collettivi sono
quelli correlati alla navigazione, alla stabilità, alla segnalazione o,
comunque ad uno stato di emergenza in mare.
Per quanto attiene i rischi per la
salute e la sicurezza, occorre evidenziare che i centri di pericolo sono
determinati sia dalla presenza di tutti quei componenti, dispositivi e sistemi
finalizzati all’allestimento ed all’armamento (Pericolo derivante da condizioni pericolose - specifica tecnica),
che dalle attività ed operazioni lavorative svolte a bordo (Pericolo derivante da situazioni pericolose).
tabella 25 – fattori di rischio
fase di lavoro
|
a cosa è
correlato
|
chi
la può provocare |
dove |
Trasferimento |
Navigazione Segnalazione Stabilità Emergenza |
Comandante Motorista |
Timoneria Sala Macchine |
Cala |
Sicurezza Salute |
Equipaggio |
Locale di lavoro esterno |
Traino |
Navigazione Sicurezza Presura Emergenza |
Comandante Equipaggio Motorista |
Timoneria Locale di lavoro esterno Sala Macchine |
Recupero |
Sicurezza Salute Stabilità |
Comandante Equipaggio |
Locale di lavoro esterno |
Sbarco |
Sicurezza Salute |
Equipaggio |
Locale di lavoro esterno Banchina |
Manutenzioni
in porto |
Salute Sicurezza |
Equipaggio |
Banchina |
A questi, però, vanno sommati quelli “aggiuntivi”,
dovuti al fatto che l’imbarcazione si trova ad operare in un ambiente dalle
caratteristiche meteo climatiche (estate,
inverno, notte e giorno) variabili e non sempre prevedibili che,
ovviamente, influiscono sul livello di rischio standard dell’impresa di pesca.
Questa interferenza negativa è funzione delle caratteristiche tecnico operative
della imbarcazione stessa e delle dotazioni di sicurezza per la navigazione per
la quale è abilitata.
Nella tabella 26 vengono riportati i rischi residui
presenti sulla imbarcazione dovuti sia alle condizioni che alle situazioni
pericolose, suddivisi per categoria logistica (nave, posti di lavoro, ambiente). Sostanzialmente, dalla tabella è
possibile desumere tutti i rischi residui presenti su una imbarcazione da pesca
abilitata alla navigazione costiera ravvicinata e, come tale, armata
conformemente alle disposizioni legislative e regolamentari che disciplinano la
navigazione e la pesca.
La suddivisione dell’ambiente di lavoro di bordo (tabella 27) permette di focalizzare
meglio i centri di pericolo ed in particolare quelli presenti nei locali di
lavoro. Infatti, mentre l’identificazione dei centri di pericolo nei locali
alloggio e sevizi sono generici e comuni a tutte le imbarcazioni,
indipendentemente dal tipo di pesca effettuato, per quelli esistenti nei locali
di lavoro si rende necessario farne una ulteriore descrizione più puntuale e
specifica, suddividendoli in rischi presenti nei locali (soggettivi) ed in rischi per l’ambiente di lavoro (collettivi).
Dalla lettura congiunta delle
tabelle concernenti i rischi a bordo della imbarcazione è possibile estrapolare
una matrice riassuntiva che evidenzi, per ciascun luogo di bordo, la tipologia
di rischio ed a cosa sono correlati (rischio
antinfortunistico, per la salute, trasversale e collettivo).
tabella 26 – centri di pericolo
|
CENTRI DI PERICOLO |
RISCHI |
AMBIENTE DI
BORDO |
IMPIANTI
MACCHINE STRUTTURA ARMAMENTO |
RISCHI
MECCANICI RISCHI
ELETTRICI RISCHI
MALATTIE PROFESSIONALI |
POSTI DI
LAVORO |
AUSILIARI
DI COPERTA STRUTTURA ATTREZZATURA
DA PESCA TRATTAMENTO
DEL PESCATO PARAMETRI
AMBIENTALI AZIONI
LAVORATIVE CARICO DI LAVORO |
RISCHI
MECCANICI RISCHI
TERMICI RISCHI
MALATTIE PROFESSIONALI RISCHI
AMBIENTALI RISCHI
TRASVERSALI |
AMBIENTE
OPERATIVO |
NAVIGABILITA’ STABILITA’ LIQUIDI
COMBUSTIBILI DOTAZIONI DI
SICUREZZA MEZZI DI SEGNALAZIONE |
COLLISIONE INCENDIO SOCCORSO IN
MARE RISCHI
TRASVERSALI |
tabella 27 – identificazione
dell’ambiente di lavoro
AMBIENTI DI BORDO |
LOCALE |
DESTINAZIONE D’USO |
LOCALI DI LAVORO |
Ponte di
coperta |
Operazioni di pesca con rete a strascico Manipolazione e preparazione del pescato Deposito attrezzatura di riserva |
Timoneria |
Manovra e Navigazione Identificazione strumentale della zona di pesca |
|
Sala
macchine |
Controllo apparato propulsivo e macchine elettriche Locale non presidiato Piccola officina per interventi manutentivi
di emergenza |
|
Gavone di
poppa |
Deposito minuteria e piccola attrezzatura |
|
Stiva
frigorifera |
Conservazione del pescato |
|
LOCALI ALLOGGIO |
Cabine |
Riposo dell’equipaggio nella prima fase di trasferimento e durante
alcune fasi di traino |
Mensa |
Ristorazione quotidiana dell’equipaggio -2 pasti |
|
Locale
igienico |
|
|
LOCALI SERVIZIO |
Cucina |
Trasformazione e preparazione alimenti |
tabella 28 – identificazione dei
centri di pericolo nei locali di lavoro
LOCALE DI LAVORO |
ENERGIE
UTILIZZATE |
ATTREZZATURE
PRESENTI |
SOSTANZE
IMPIEGATE |
Ponte di coperta |
Meccanica Oleodinamica Elettrica Idraulica |
Verricello salpacavi Verricello salpareti Arcone di poppa Campane di tonneggio Impianti oleodinamico Impianto lavaggio Impianto di illuminazione esterna Rete e componenti di trazione Funi e carrucole |
|
Timoneria |
Elettrica Elettromagnetica Termica |
Impianto elettrico Strumentazione elettronica Impianto di riscaldamento |
|
Sala macchine |
Chimica Elettrica Meccanica Oleodinamica |
Motore endotermico Dinamo /Alternatore Impianto di sentina Impianto elettrico Impianto ventilazione Impianto oleodinamico Batterie elettriche |
Gasolio Olio lubrificante Olio idraulico |
Gavone di poppa |
Elettrica |
Impianto elettrico |
|
Stiva frigorifera |
Frigorifera |
Cassette multiuso |
|
tabella 29 – identificazione dei
centri di pericolo per l’ambiente di lavoro
Navigazione |
Stabilità |
Incendio
|
Allagamento |
Segnalazione |
Radar Impianti VHF Bussola Allarme motori Ecoscandaglio Pilota automatico Navigatore GPS Blu box |
Capacità delle casse gasolio Capacità casse acqua dolce Mezzi di carico Stivaggio del pescato Traino dell’attrezzatura Armamento marinaresco |
Dispositivi di protezione attiva Sistema di aerazione sala macchine
e deposito batterie Mancata prevenzione |
Allarme
di sentina Mezzi di salvataggio |
Mezzi di segnalazione |
Infine, viene riprodotta la «tabella di valutazione»
che mette in relazione i pericoli,
desunti dalla predetta matrice, con le operazioni
di lavoro specifiche messe in atto. In particolare, la valutazione del
rischio viene effettuata mediante la determinazione dell’indice di rischio (IR),
ottenuto dal prodotto tra l’indice di probabilità (IP), e l’indice
di magnitudo (IM):
I loro valori hanno un significato diverso da quello
solitamente inteso dai valutatori dei rischi di
incidenti. Infatti, trattandosi di una valutazione di rischi residui non si
possono
Matrice dei pericoli presenti
nell’ambiente di bordo - «Strascico»
LOCALI DI LAVORO |
FISICI
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MECCANICI |
TERMICI |
ELETTRICI |
RNI |
RUM. |
INCENDIO |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
mV |
Lep |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
||||||||||||||||
PONTE DI COPERTA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
TIMONERIA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
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SALA MACCHINE |
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GAVONE DI POPPA |
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CELLA FRIGORIFERA |
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LOCALI DI LAVORO |
STRUTTURALI E IMPIANTISTICI
|
TRASVERSALI |
NAVIGAZIONE |
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S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
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PONTE DI COPERTA |
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TIMONERIA |
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||||||||||||||
SALA MACCHINE |
|
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GAVONE DI POPPA |
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|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
CELLA FRIGORIFERA |
|
|
|
|
|
|
|
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|
|
|
|
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|
|
|
|
|
|
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Rischio per la sicurezza |
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|
Rischio per la salute |
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||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Rischio trasversale |
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|
Rischio collettivo |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tabella di valutazione dei rischi nei locali
di lavoro- «Strascico»
LOCALI |
FASE |
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
R |
L |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
IVO |
|
PONTE DI COPERTA |
X |
1 |
|
4 |
4 |
2 |
3 |
2 |
3 |
2 |
|
1 |
|
1 |
3 |
1 |
1 |
2 |
|
4 |
|
|
|
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
2 |
1 |
2 |
1 |
4 |
4 |
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
4 |
|
55 |
|
Y |
1 |
|
4 |
4 |
2 |
9 |
2 |
3 |
2 |
|
1 |
|
2 |
3 |
1 |
1 |
2 |
|
4 |
|
|
|
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
4 |
1 |
|
1 |
4 |
4 |
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
4 |
|
69 |
||
Z |
3 |
|
2 |
8 |
6 |
6 |
6 |
9 |
6 |
|
1 |
|
2 |
6 |
1 |
1 |
2 |
|
6 |
|
|
|
|
2 |
|
2 |
|
|
|
|
4 |
2 |
|
2 |
4 |
6 |
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
6 |
|
95 |
||
TIMONERIA |
X |
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
2 |
|
|
2 |
2 |
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
2 |
4 |
|
|
6 |
|
2 |
|
4 |
28 |
|
Y |
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
2 |
|
|
2 |
2 |
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
2 |
4 |
|
|
6 |
|
2 |
|
4 |
28 |
||
Z |
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
2 |
|
|
1 |
1 |
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
1 |
6 |
|
|
3 |
|
1 |
|
4 |
22 |
||
SALA MACCHINE |
X |
1 |
2 |
|
2 |
2 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
1 |
1 |
2 |
|
12 |
4 |
9 |
|
4 |
2 |
|
2 |
|
2 |
2 |
|
|
1 |
|
2 |
4 |
9 |
6 |
1 |
|
|
2 |
4 |
4 |
|
|
|
|
86 |
|
Y |
1 |
2 |
|
2 |
2 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
1 |
1 |
2 |
|
12 |
4 |
9 |
|
4 |
2 |
|
2 |
|
2 |
2 |
|
|
1 |
|
2 |
4 |
9 |
6 |
1 |
|
|
2 |
4 |
4 |
|
|
|
|
87 |
||
Z |
1 |
1 |
|
2 |
2 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
1 |
1 |
2 |
|
6 |
4 |
9 |
|
4 |
1 |
|
1 |
|
1 |
2 |
|
|
2 |
|
1 |
4 |
6 |
6 |
1 |
|
|
1 |
6 |
4 |
|
|
|
|
73 |
||
GAVONE DI POPPA |
X |
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
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|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4 |
|
Y |
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
4 |
||
Z |
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
3 |
||
STIVA FRIGORIFERA |
X |
1 |
|
2 |
2 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
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|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
9 |
|
Y |
2 |
|
4 |
4 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
16 |
||
Z |
1 |
|
4 |
4 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
|
14 |
||
IVR |
12 |
5 |
23 |
38 |
16 |
18 |
10 |
15 |
10 |
|
7 |
5 |
5 |
12 |
6 |
6 |
12 |
3 |
44 |
12 |
33 |
|
12 |
14 |
5 |
17 |
|
10 |
|
|
10 |
8 |
2 |
9 |
27 |
43 |
18 |
3 |
5 |
14 |
9 |
19 |
27 |
|
5 |
14 |
12 |
|
|
IVP = Indice di Valutazione dei Pericoli presenti
IVO = Indice di Valutazione dei luoghi e delle
operazioni più pericolose
Fase
di lavoro:
·
X trasferimento
·
Y traino
·
Z cala
e recupero
conoscere le frequenze storiche di accadimento e la
loro conseguenza è, comunque, limitata ai lavoratori esposti.
L’utilizzo della formula matematica di valutazione
del rischio è resa necessaria per quantificare il livello di rischio residuo al
fine di identificare le situazioni più critiche a cui porre rimedio per ridurne
il livello di rischio attraverso le azioni di prevenzione e protezione indicate
dall’art. 5 del D.Lgs. 271/99.
E’ fondamentale fornire la chiave di lettura della
tabella di valutazione, che riporta nelle righe le operazioni di lavoro a bordo
e nelle colonne i centri di pericolo, identificati per ogni singolo locale di
lavoro; il parametro valutativo di ciascun rischio residuo è la “carenza”, ossia
la mancanza di azioni tecniche, gestionali e procedurali in grado di influire
negativamente sul suo livello.
Ovviamente, a parità di carenza, il livello di
rischio viene accentuato dalla situazione operativa in cui essa si manifesta:
in navigazione, in porto o durante il servizio espletato.
Pertanto, l’indice qualitativo IP è un
numero che identifica la posizione tabellare in una
matrice quadrata; l’interpretazione del suo valore è quella del peso che
potrebbe avere una anomalia o una carenza tecnica e/o organizzativa sulla
salute e sulla sicurezza dei lavoratori marittimi.
L’indice IM esprime l’entità della
conseguenza che l’evento negativo, verificatosi per un centro di pericolo e
durante una specifica fase operativa, può avere sulla salute e sulla sicurezza
delle persone coinvolte. A tale proposito, viene fatta una distinzione tra
danno soggettivo e danno collettivo: il primo riguarda il coinvolgimento di un
singolo soggetto esposto all’evento, l’altro si riferisce a situazioni
incidentali coinvolgenti tutto l’equipaggio perché riguardano l’imbarcazione.
Dall’analisi della
Tabella valutativa è possibile identificare l’operazione di lavoro (righe)
e il centro di pericolo (colonne) caratterizzati dagli indici di
valutazione più elevati, permettendo così di programmare le azioni preventive e
protettive da attuare, conformemente alle priorità dell’art.5
del D.Lgs.271/99. Ovviamente, in base al tipo di
rischio, è possibile stabilire anche il tipo di azione da intraprendere per
abbassarne il livello.
Ambienti di lavoro più pericolosi:
v
PONTE DI COPERTA durante le operazioni di pesca per
la presenza e l’utilizzo delle rete e dei suoi componenti che, congiuntamente
al pesce scaricato, occupano quasi completamente il ponte di lavoro.
Molto rischiosa è l’operazione di aggancio
e sgancio dei due divergenti.
FASE PERICOLOSA: CALA E RECUPERO
RISCHI MAGGIORI: FISICI (scivolate e
cadute a livello, cadute o trascinamento in
mare)
v
SALA MACCHINE durante la navigazione e le fasi di
traino per l’esposizione professionale al rumore, nonché per l’incendio e per
una carenza di verifica e manutenzione.
v
LOCALI ALLOGGIO E SERVIZI presentano un certo rischio
legato all’esposizione al rumore durante il traino ed all’eventuale carenza di
prevenzione incendi.
Da quanto riportato nel paragrafo
precedente si desume che i rischi per i quali necessita un miglioramento
immediato (IVR più elevato) sono:
q
RUMORE
(igiene)
q
MECCANICO
(M3 ed M8 - sicurezza) e ANTINCENDIO
q
MANUTENZIONE (trasversale)
In
particolare, per il rumore si rimanda al documento in APPENDICE II mentre per
gli altri rischi occorre fare riferimento alla legenda posta in allegato A.
In
base ai rischi più elevati ed alla loro tipologia (antinfortunistica, igiene
e trasversale) è possibile improntare le relative azioni di prevenzione e
protezione necessarie, siano esse tecniche, organizzative e gestionali.
tabella 30 – identificazione degli
interventi migliorativi
azioni migliorative |
preventive |
protettive |
azioni tecniche |
Miglioramento delle scale di
accesso ai ponti inferiori Incremento dei punti di appoggio
in prossimità degli osteriggi Eliminare ogni residuo organico
dal ponte di lavoro Evitare residui di sostanze oleose
sul ponte di coperta |
Dispositivi di protezione
individuale Impiego segnaletica di sicurezza
in sala macchine Obbligo di impiego di cuffie per
entrare in sala macchine |
azioni organizzative |
Sorveglianza sanitaria per rumore
e movimentazione carichi Manutenzione e Controlli Cooperazione con il SPP |
Formazione Informazione e addestramento per tutto l’equipaggio Verifiche dei presidi antincendio |
azioni gestionali |
|
Misure di emergenza e di primo
soccorso Formazione antincendio per
l’equipaggio |
Non pertinente
Vedi allegato specifico
Vedi documento comparto
La pesca con i rapidi è una pesca a strascico con la
rete a bocca fissa sviluppatosi principalmente per la cattura delle sogliole (solea vulgaris). La
bocca della rete è formata da una intelaiatura rigida su cui sono montati dei
denti arcuati che penetrano nel fondo
fig.25
– La messa in mare di un rapido
marino qualche centimetro ed obbligano le sogliole o
altre specie marine che si acquattano e mimetizzano col fondo a sollevarsi e ad
entrare nella rete. L’apertura verticale della bocca è estremamente limitata (20
cm circa).
Le
slitte montate ad intervalli regolari impediscono ai denti di penetrare sul
fango più del necessario ed evitano che l’attrezzatura possa rimane incagliata.
Sulla parte superiore del rapido (figura 25) è
montata una tavola di legno inclinata che funge da depressore: l’azione di
aderenza che essa crea con il fondo è proporzionale alla velocità di traino. Il
nome rapido deriva dal fatto che è un
attrezzo trainato “rapidamente” per aumentare la penetrazione nel fondo.
La regolazione dell’inclinazione
della tavola è molto importante per il buon funzionamento del rapido, come
molto importante è la giusta sporgenza dei denti dalla slitta: se sporgono in
maniera eccessiva frenano inutilmente il
peschereccio mentre se sono poco sporgenti, l’attrezzo perde di efficienza ai
fini dello “stanamento” delle sogliole.
Le
dimensioni orizzontali del rapido variano in funzione della potenza del
peschereccio, ma generalmente non superano i quattro metri anche per semplicità
e sicurezza nelle manovre di salpamento e di
recupero. Ogni natante, solitamente, lavora con massimo quattro rapidi
contemporaneamente.
La
rete collegata alla bocca del rapido è formata da varie pezze di maglie
diverse. Generalmente il filato si consuma molto rapidamente per abrasione con
il fondo ed è perciò protetta da un foderone (figura
26), oltre che ad essere confezionata con filo avente elevato titolo. Il
rapido è una tecnica di pesca praticato su fondi strascicabili sabbiosi e
fangosi a profondità limitata: è quindi molto usato in Adriatico e
limitatamente in Tirreno.
4.1
L’attrezzatura
Il rapido può definirsi come
un’evoluzione tecnologica della sfogliara; in effetti
rimane la struttura del telaio con le slitte, ma per aumentare la penetrazione
nel substrato sono stati introdotti degli accorgimenti: tavola depressore e
rastrello.
La tavola depressore è fissata nella
parte superiore del telaio con un angolo variabile per regolare la spinta verso
il basso e quindi la penetrazione del rastrello nel fondale al variare della
velocità di traino.
Particolare dell’asta utilizzata
per trascinare i due rapidi più esterni
Questo tipo di pesca generalmente si
effettua ad una velocità di 6-7 nodi quindi doppia rispetto lo strascico a
divergenti. Ogni peschereccio normalmente pesca con 4 rapidi, ciascuno di
larghezza fissa pari a 4 metri ed apertura verticale di circa 30 cm. La rete
non ha bracci ed il corpo è collegato direttamente all’intelaiatura metallica:
sacco di raccolta è praticamente un corpo solo con la rete stessa.
Nella parte
anteriore della struttura metallica ci sono dei componenti fondamentali per il
traino della rete sul fondo del mare:
I
due rapidi esterni durante la pesca sono collegati al peschereccio mediante le
“aste” costituite da due strutture metalliche tubolari di lunghezza circa di 6
m che vengono posizionate fuoribordo ed ancorati all’imbarcazione mediante uno
snodo e rafforzato con dei sistema di tiranti.
Altra
peculiarità di bordo è quella costituita dal sistema di appoggio dei rapidi sul
ponte di coperta: semplice struttura tubolare di acciaio inox
solidale al ponte, sulla quale scorrono in sequenza i rapidi salpati e vuotati
del loro contenuto.
Nell’arcone
di poppa ci sono le “pastecche” di rinvio sulle quali
vengono fatti passare i cavi di acciaio che sono caratterizzate dalla presenza
di due carrucole ciascuna.
Alcune specificità dell’armamento
delle imbarcazioni
Lo
schema dell’attrezzatura è quello riportato in Fig.
27, dal quale sono identificabili tutti
i componenti necessari per garantire l’efficienza della rete che viene
trascinata ad una velocità di circa 7 nodi con la sua parte inferiore
completamente a contatto con la superficie del fondo.
Il suo assetto profila il rischio di
presura in
grado di creare situazioni di emergenza durante le quali si devono porre in
atto operazioni non standard per ridurre sia i danni alle cose che alle
persone. Le predette operazioni, inoltre, risentono moltissimo dei rischi
aggiuntivi ambientali.
4.2 Attività
lavorativa
L’equipaggio, nel rispetto della normativa
vigente in materia di sicurezza della navigazione, è formato dal comandante, dal motorista e dai marinai,
il cui numero è variabile in funzione della stazza dell’imbarcazione.
Solitamente, nella marineria presa in esame, il numero degli uomini di
equipaggio è pari a 4 o 5 ma, comunque, superiore a quello richiesto dalla
tabella minima di armamento, garantendo in questo modo sia l’abbattimento del
carico di lavoro che la continuità dell’attività produttiva nel caso in cui un
marinaio, per forza di causa maggiore, non potesse uscire in mare.
Il tipo di pesca è molto stressante e
pericoloso per la presenza dei rapidi con i loro rastrelli nonché per la grande
quantità di materiale estraneo imbarcato e per il quale si richiede una cernita
molto più lunga di quella vista per la rete a strascico. A tale scopo, assume
una notevole importanza, anche ai fini della sicurezza, la turnazione
dell’equipaggio.
Il momento del recupero a bordo
di una dei 4 rapidi
Questo, normalmente, opera dal lunedì
al giovedì con continuità in quanto l’attività in esame è caratterizzata da
quattro bordate di pesca. Ciascuna di queste ha inizio alle 4 del mattino, con
la partenza dal porto, e termina l’indomani alla stessa ora, quando le catture
effettuate vengono sbarcate per inviarle al Mercato Ittico.
Dopo una
breve sosta in banchina, il tempo di completare le operazioni di sbarco, l’imbarcazione salpa di nuovo per raggiungere
una nuova zona di pesca o la stessa, se questa ultima si è dimostrata
redditizia.
Il rientro
in porto, prima della sosta di fine settimana, avviene nella tarda mattinata
del giovedì, ma l’attività lavorativa dell’equipaggio si protrae sino all’una
per effettuare le operazioni di sbarco e di pulizia. In particolare, questa
ultima operazione è alquanto gravosa perché il corpo della rete, lavorando
sempre a contatto con il fondo e per la presenza del fodero, rimane sempre
sporco di residui organici marini, specialmente nei periodi di fioritura di
alghe e mucillagini.
La pulizia delle reti viene effettuata
immediatamente, subito dopo l’arrivo in banchina, con l’impiego di potenti idropulittrici, l’operazione, però, non consiste nel
semplice lavaggio della attrezzatura da pesca ma anche la sua movimentazione ed
il sollevamento.
L’organizzazione del lavoro in
banchina è analoga a quella descritta per la pesca a strascico e, pertanto,
risulta inutile ripetersi.
Normalmente, durante una bordata
di pesca (24 ore) la prima fase di traino viene effettuata dopo due ore di
navigazione alla velocità media di 10 nodi. La fase di traino, effettuata ad
una velocità ridotta di 6-7 nodi, ha una durata di 50 minuti mentre il recupero
e la successiva cala durano, complessivamente, 20 minuti.
Il temporaneo rientro in porto
per sbarcare il pescato
Il numero complessivo delle cale effettuate dipende dalla
zona di pesca e dalla profondità delle acque; sotto costa vengono fatte 18 -19 calate con 4 rapidi , in acque più profonde,
dove il tempo di traino è superiore, tali numeri si riducono a 12-13.
Durante la bordata vengono fatti dei
turni di lavoro, sia per quanto concerne il governo della nave che per le
operazioni di cala, recupero, cernita e stivaggio del pescato nella cella
frigorifera. I marinai, infatti, a turno riposano per 3 ore per un totale di 6
ore/uomo bordata.
In figura n°
28 viene riportato il diagramma del
processo produttivo relativo alla pesca a strascico in cui compaiono le sole
sezioni operative costituenti una bordata di pesca. L’analisi puntuale delle
operazioni di pesca viene descritta nel paragrafo successivo e da essa è
possibile identificare le condizioni e le operazioni pericolose che permettono
di valutare i rischi di comparto specifici.
fig. 28 -
diagramma di flusso del processo produttivo
4.3 Le operazioni di pesca
Trasferimento
Per quanto attiene gli aspetti
organizzativi concernenti l’imbarco e la scelta della zona operativa, si
rimanda ai primi due capoversi dell’analogo paragrafo descritto per la pesca a
strascico con i divergenti
Appena fuori dal porto le due stanghe o buttafuori vengono posizionate
fuoribordo, mediante un sistema manuale costituito da funi e carrucole (Fig. 29), in modo da predisporre subito
l’imbarcazione per la prima operazione di cala che solitamente viene effettuata
non appena vengono raggiunte le acque non precluse.
Fig. 29 – Peschereccio con i
buttafuori aperti
Durante
questa fase il ponte di lavoro è sgombro da ogni attrezzatura e componente di
trazione (cime e corde); i quattro rapidi sono ordinatamente posizionati
sulle guide metalliche (Fig. 30)
davanti al verricello salpatavi e la sola macchina che viene azionata è quella
destinata alla produzione del ghiaccio che lavorerà per tutta la durata della
bordata.
Fig. 30 – Sistemazione dei rapidi
sul ponte di coperta
Inoltre, viene azionato l’impianto di
illuminazione esterna che permette una movimentazione sicura tra gli ausiliari
di coperta, i rapidi e le discontinuità geometriche del ponte di coperta (dislivello
di estrema poppa e relativo scivolo di raccolta, rialzato della struttura che
costituisce la pavimentazione attorno al verricello, sterigi
e/o botole ).
I quattro cavi di acciaio sono
completamente avvolti sui rispettivi tamburi e lungo le due murate sono
sistemati i due rapidi di riserva.
Posizionamento della stanga fuori bordo
In prossimità della zona di pesca scelta per
effettuare la prima calata, il Comandante segnala, con un sistema acustico
manuale, l’allertamento dell’equipaggio che
immediatamente si porta sul ponte di lavoro. Solitamente si è alle prime luci
dell’alba, tutta l’area operativa è illuminata ed i lavoratori hanno indossato
il loro vestiario di lavoro per proteggersi dall’acqua e dalle condizioni
atmosferiche.
Cala dei rapidi
I rapidi
vengono calati in sequenza con cui essi sono depositati sulla guida sul ponte
di coperta. Il primo della fila, verso poppa, viene calato per primo, ed è uno
di quelli interni, ossia il suo punto di traino è sull’arcone
(Fig. 31).
A seguire viene calato
l’altro rapido interno ed infine i due esterni che hanno come punto di traino
l’anello estremo dei buttafuori. L’operazione è una delle più pericolose in
quanto i rapidi vengono calati sotto la sola forza idrodinamica e con il
tamburo del verricello a folle, creando una condizione di rischi per
trascinamento in mare.
Fig. 31 – Nave con 4 rapidi in pesca
Il rapido viene fatto scivolare sulla
slitta di appoggio mediante una cima azionata dalla campana di tonneggio e con
fulcro sul punto di massima sospendita. Quando tutta
la struttura raggiunge la zona libera di estrema poppa, la rete viene
posizionata fuoribordo e calata in mare dopo essere stata agganciata con il
cavo metallico di traino (Fig.32).
A questo punto tutta la struttura
viene sollevata con una braga nel punto di massima sospendita,
spinta fuoribordo e lasciata cadere in acqua. Subito dopo viene sfrenato il
tamburo del verricello, permettendo così al rapido di raggiungere il fondo del
mare, sfruttando anche dalla velocità di avanzamento della nave.
Per i due rapidi più interni l’assetto
di pesca è abbastanza semplice, perché il cavo di acciaio passa attraverso la
carrucola di deviazione montata sull’arcone e scende
in mare fino a raggiungere la struttura sul fondo alla quale è collegata
mediante la coppia di braghe con un unico perno di traino.
Più complesso è il sistema di traino
dei due rapidi più esterni che, solitamente, sono gli ultimi ad essere calati
in mare. Nulla cambia per le modalità con le quali essi vengono movimentati,
agganciati e messi in mare, mentre la modifica sostanziale riguarda il punto di
traino che non è più sull’arcone poppiero bensì
sull’estremità dei buttafuori (Fig. 33).
Fig. 32 – Fase di cala del rapido
Fig. 33 – Rapido esterno durante l’operazione di messa in mare
L’operazione di messa in mare
dell’attrezzatura coinvolge tutto l’equipaggio che provvede alla movimentazione
ed alla cala in mare dei rapidi, nonché il comandante e il motorista che
azionano il verricello ed operano con le cime di sollevamento sulle campane di
tonneggio. L’imbarcazione ha un leggero abbrivio in avanti che viene elevata a
7 nodi quando tutti i rapidi sono stati calati e inizia la fase di traino.
Traino
La fase di traino non prevede particolari situazioni
operative e pertanto la sua descrizione è simile a quella fatta per la pesca a
strascico.
Resta comunque la fase meno pericolosa per i
lavoratori marittimi ma non altrettanto per la navigazione, in particolare per
le possibili presure
o per il coinvolgimento con altre attrezzature da pesca in mare. I due
buttafuori, come si può notare dalla Fig.34, sono
sotto sforzo e potrebbero costituire una condizione pericolosa in caso di
rottura dei tiranti. Nella zona operativa del ponte di coperta ci sono i
quattro cavi di acciaio in tensione, ciascuno per ogni rapido, che possono
costituire una condizione pericolosa per coloro che operano nelle loro
vicinanze. Altra condizione pericolosa per la movimentazione dell’equipaggio è
costituita dalla struttura di acciaio impiegate per depositare temporaneamente
i rapidi (Fig. 35)
Fig. 34 – Tipica configurazione
di un peschereccio con rapidi
fig. 35 – come si presenta
il ponte di coperta durante il traino
Recupero
Normalmente una fase di traino ha
una durata di 50 minuti mentre il recupero ed la successiva cala durano circa
20 minuti. Gli uomini di equipaggio assumono le stesse posizioni della fase di
cala: due al verricello ed il resto all’estrema poppa.
I
rapidi vengono recuperati singolarmente (Fig.
36), prima i due più centrali poi quelli vincolati alle due aste
buttafuori. La fase, alquanto pericolosa per la presenza di strutture sospesa
in oscillazione, prevede prima il recupero del cavo di acciaio, sino
all’emergere del sistema di collegamento con le braghe, poi lo spostamento
della struttura al centro dell’arcone di poppa dove,
con un sistema di sollevamento azionato dalle campane di tonneggio e costituito
da cime, ganci e carrucole, viene vuotata e riposizionata sulla guida di
appoggio.
Terminato il recupero (Fig. 37), si avvia di nuovo la cala dei
rapidi con le stesse modalità viste precedentemente. In questo momento
l’operazione di messa a mare dell’attrezzatura risulta più difficoltosa per la
presenza a poppa di tutto il pescato ed il materiale catturato
Fig.37 –
La zona di lavoro dopo il recupero dell’ultimo rapido
che
ingombra.
Tutti i prodotti catturati vengono
depositati nella zona rialzata, ricavata a poppa dove è presente anche uno
scivolo utilizzato per scaricare fuoribordo lo sporco e i residui della prima
cernita, finalizzata a separare le specie di interesse commerciale.
Cernita e preparazione del pescato
Anche per questo tipo di pesca, è la fase lavorativa che
richiede più tempo e comporta sia posture che movimenti pericolosi per la
salute dei lavoratori marittimi. Essa viene svolta in parte nella zona di
estrema poppa, allo scoperto, ed in parte al coperto in zone prossime alla
murata.
Consiste nel suddividere il pescato
per tipologie e per taglie, pulirlo e manipolarlo per preparare le cassette da
inviare al mercato ittico. Il pescato viene poi trattato con ghiaccio e
stoccato in cella o stiva frigorifera. I marinai eseguono questa ultima
operazione mediante il “passa-mano” che costituisce la sola tecnica di
movimentazione manuale dei carichi impiegata a bordo.
Una volta sistemato il pescato i marinai pensano a
pulire e lavare la zona di lavoro per predisporla alla prossima pescata. Gli
scarti della pescata vengono ributtati in mare mediante l’apposito scivolo,
come mostrato in Fig. 38.
Fig. 38
– Scivolo inclinato per l’espulsione degli scarti
A bordo di un
motopeschereccio che esercita la pesca a strascico con i rapidi,
l’organizzazione del lavoro si articola generalmente come riportato in Tab. 25.
Tab. 25 – Orario di lavoro
Fasi produttive |
Inizio ore |
Durata n° ore |
Tempo progressivo |
Partenza dal porto |
4.00 |
|
|
Durata media del trasferimento |
|
1.00 |
05:00 |
Numero di cale effettuate in media |
|
|
18 |
Durata media di ogni “strascicata”[*] |
|
1.10 |
21 |
Partenza dalla zona di pesca per il porto |
2.00 |
|
|
Durata del rientro in porto |
|
1.00 |
|
Arrivo in porto |
3.00 |
|
|
* Va tenuto presente che una
“strascicata” comprende le operazioni di messa a mare, di traino e di recupero
dell’attrezzo che hanno durata standard
Durante la bordata di pesca gli
uomini di equipaggio svolgono specifiche mansioni dalle quali derivano i tempi
di esposizione professionale ai pericoli, fondamentali per la valutazione dei
rischi effettivi di comparto. In particolare, le mansioni hanno un valore pregnante
per quanto attiene il rischio rumore ed il rischio meccanico.
A tale proposito è da evidenziare che l’equipaggio, a turno,
rispettano un riposo di 6 ore continuative, mentre il comandante ed il
motorista osservano il turno di riposo valido per rispettare le norme di
navigazione.
Tab. 26 –
Mansioni dell’equipaggio
Soggetto |
A |
B |
C |
D |
E |
F |
G |
H |
I |
Comandante |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Motorista |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Marinai |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A
= trasferimento dal porto alla zona
di pesca
B
= preparazione dell’attrezzatura da
pesca
C
= messa a mare dell’attrezzatura da
pesca
D
= traino dell’attrezzatura da pesca
E
= recupero dell’attrezzatura da
pesca
F
= cernita e confezione del pescato
G
= trasferimento dalla zona di pesca
H= sbarco
del pescato
I
= operazioni in porto e
manutenzione
Nota: l’interpretazione della tabella va fatta in
riferimento a quanto detto per la pesca a strascico con divergenti.
4.5 Attrezzature, macchine ed impianti
A premessa di quanto riportato nelle tabelle
che seguono (tab. 27-i) e concernenti i dati riguardanti la specifica
tecnica di una imbarcazione tipo, occorre fare riferimento all’analogo
paragrafo della pesca a strascico con divergenti.
tab. 27.1 – specifica tecnica
– dati identificativi
Nome della Nave |
DESTRIERO |
||
Numero
matricola RINA |
72841 |
Nominativo
Internazionale |
IOCU |
Porto
d'immatricolazione |
ANCONA |
N.
Matricola |
AN3942 |
Numero
UE |
18696 |
||
Cantiere
di Costruzione |
|
||
Luogo
e anno di costruzione |
S.
Maria di Castellabate (NA) 1987 |
||
Navigazione |
Entro
le 20 miglia |
||
Servizio
Pesca |
COSTIERA
RAVVICINATA |
||
Società
Armatoriale |
|
||
RIP
Capitaneria di porto |
Ancona |
Numero
e parte |
474/seconda |
tab. 27.2 – specifica tecnica
– parametri dimensionali
Lunghezza
fuori tutto |
LFT |
29.80 |
m |
Lunghezza
fra le perpendicolari |
LPP |
25.44 |
m |
Larghezza
max (fuori fasciame) |
B |
6.75 |
m |
Stazza
Lorda Nazionale |
SLN |
91.28 |
TSL |
Stazza
Netta Nazionale |
SNN |
31.80 |
TSN |
Stazza
Lorda Internazionale (*) (convenzione
1969) |
SLI |
123 |
GRT |
Stazza
netta internazionale (*) (convenzione
1969) |
SNI |
36 |
NT |
Potenza
max del motore di propulsione |
P |
1051 |
kW |
Equipaggio |
E |
6 |
Persone |
(*) Regolamento CE
2930/86 come modificato dal Reg. CE 3259/94 e D.M. 26
luglio 1995.
tab. 27.3 – specifica tecnica
– certificazioni sulla sicurezza
Documento |
Numero |
Data |
Stazza
internazionale - Rina |
40 |
23/01/1995 |
Stazza
nazionale – Marina mercantile italiana |
01/94 |
|
Certificato
di navigabilità – Capitaneria di porto di Ancona |
02 |
26/03/1998 |
Annotazioni
di sicurezza – Capitaneria di porto di Ancona |
12/2001 |
|
Movimentazione
reti - Rina - Napoli |
88 |
09/02/1994 |
Istruzioni
al comandante sulla stabilità – d.g. Rina |
|
15/02/1994 |
Dichiarazione
di conformità Morpol 74/77 – Rina ancona |
25 |
25/01/2001 |
Documentazione
Tecnica |
Piani Generali Istruzioni al com. sulla stabilità Motore principale Macchinari di coperta Apparecchiature di navigazione |
tab. 27.4
– specifica tecnica – capacità delle casse e delle stive
Gasolio |
27000 |
litri |
Acqua Dolce |
3000 |
litri |
Olio lubrificante |
7 |
quintali |
Olio idraulico |
7 |
quintali |
Cella Refrigerata (in coperta) |
20 |
m3 |
Stiva Refrigerata (nel sottocoperta) |
60 |
m3 |
tab. 27.5 – specifica tecnica – locali di bordo
§
Agghiaccio del timone
§
Gavone di poppa
§
Locale apparato motore
§
Cella frigorifera
§
Alloggi equipaggio
§
Area di lavoro poppiera con macchinari e sistemazioni
per la pesca
§
Cella frigorifera
§
Mensa
§
Cucina
§
Locali igienici
§
Alloggio equipaggio
§
Zattera di salvataggio
§
Timoneria
tab. 27.6 – specifica tecnica – allestimento
La chiglia è massiccia. Al
fasciame della nave sono applicati anodi sacrificali di zinco. La prora è tipo
normale e la poppa è curvata. La timoneria è in
legno. Un albero, in lega leggera, di forma carenata e robustezza adeguata,
posto sul cielo del ponte di comando, sostiene le antenne del radar ed i fanali
di navigazione.
La
nave è dotata di una di una macchina del timone con azionamento sia idraulico
che manuale, munita dei relativi pezzi di rispetto secondo il Regolamento.
· Zattera Autogonfiabile
per N.10 persone
· Cinture di Salvataggio
· Salvagenti anulari
· Fuochi a mano
· Razzi a paracadute
· Boette elettriche
·
Arcone poppiero
·
Archetti laterali
·
Pastecche ed accessori
·
Rullo poppiero
Trasmissione |
Idraulica |
N.
tamburi |
4 |
N.
Campane di tonneggio |
2 |
Guidacavi |
Meccanico automatico |
Cavo
per tamburo |
2200 m |
Diametro del cavo |
14 mm
|
·
5 Estintori a polvere da 6 kg
·
1 Impianto idrico
·
1 Estintori a CO2 da 4.5 kg
L'impianto di lavaggio - incendio è
alimentato da N.2 pompe.
L'impianto collega
l'autoclave ai servizi igenici ed alla cucina. E'
installato un boiler elettrico per la produzione dell’acqua calda.
L'impianto di sentina è
alimentato da N.2 pompe.
Riscaldamento
E' presente un impianto di
riscaldamento elettrico dell'aria nella mensa, negli alloggi e nella timoneria.
Produttore del ghiaccio
E' presente N. 1 produttore di ghiaccio a
scaglie con produzione di 4 quintali al giorno.
tab. 27.7 – specifica tecnica
– impianto elettrico
·
6 Generatori di corrente continua (Batterie)– 24 V
·
3 Generatori di corrente alternata – 220 V – Potenza totale = 84 kVA
·
Quadro elettrico 220 V in sala macchine
·
Sottoquadro 24V/220V in timoneria
·
Batterie di avviamento Motore Principale
·
Batterie di avviamento Motori Ausiliari
·
Carica batterie automatico
·
Carica batterie di emergenza.
·
Serie di Fanali Regolamentari RINA
·
Sirena collaudo RINA
·
Elettropompe per Autoclave, complete di accessori
·
Campanello di chiamata tra plancia e macchina a 24V
·
Tergicristallo
·
Proiettori Rettangolari
·
Plafoniere stagne per illuminazione coperta e sottocoperta.
·
Serie di fanali stagni per celle frigorifero
·
Serie di plafoniere neon per locale motore e poppa
·
Elettroventole circa per estrazione locale A.M.
·
Termoconvettori per riscaldamento locali
·
Telecamera in plancia, per visionare il locale A.M.
Allarmi
·
Allarme di sentina
·
Allarme motori sui relativi quadri di controllo
Timoneria
Nella
timoneria sono installate le seguenti apparecchiature
per la navigazione e la pesca:
·
2 Radar da 64 miglia
·
Ecoscandaglio
·
Impianto VHF
·
Radiotelefono SSB
·
Pilota automatico
·
Navigatore satellitare GPS
·
Televisore
·
Video plotter
Su
una consolle sono raggruppati gli strumenti di controllo delle seguenti
grandezze/parametri:
·
N. giri del motore principale
·
Angolo di barra del Timone
tab. 27.8 – specifica tecnica – gruppo di propulsione
apparato motore - elica
Marca Motore |
MWM |
Tipo |
TBD 604 BV 12 |
Anno di Costruzione |
1992 |
Località di costruzione |
Mannheim |
Numero di Cilindri |
12 V |
Corsa
|
195 mm |
Alesaggio |
170 mm |
Potenza Massima continuativa |
1051 kW |
N. giri corrispondenti |
1500 rpm |
Giri dell’Elica |
292 rpm |
Rapporto di riduzione del riduttore |
5.136 |
Diametro asse |
185 mm |
N. Pale dell’Elica |
4 |
Tipo
Elica |
A pale fisse |
Alla presa di forza
anteriore del motore principale sono accoppiate:
·
2 Pompe oleodinamiche
·
2 Alternatori
·
Marca Motore DEUTZ
·
Matricola 8021823
·
Potenza max. 51 kW
·
N. Giri Corrispondenti 1500 rpm
Alla
presa di forza del motore sono accoppiate:
·
1 Alternatore
·
1 Dinamo
Marca Motore VM
·
Matricola 11B01108
·
Potenza max. 65.8 kW
·
N. Giri Corrispondenti 2600 rpm
Alla
presa di forza del motore sono accoppiate:
·
Pompa oleodinamica
Complementi
di macchina
Ciascun motore ha una
marmitta silenziatrice nell'impianto gas di scarico.
Sia le condotte che le marmitte sono adeguatamente coibentate,
rivestite e protette limitatamente alle zone esposte.
Le
tubazioni collegano le varie casse di servizio da cui viene prelevato il
combustibile di alimentazione dei motori.
Nel
locale A.M. è installato un impianto di ventilazione forzata alimentato da
ventilatori di adeguata potenza per il ricambio d'aria, compresa l'aria
consumata dai motori diesel. L'estrazione avviene naturalmente attraverso il
fumaiolo e le aperture di accesso.
Il
motore di propulsione ed il riduttore/ invertitore possono essere comandati
dalla timoneria.
Analogamente a quanto fatto per le mansioni, nella
tabella 28 vengono riportati i macchinari ed i mezzi di manovra utilizzati
durante le fasi del ciclo produttivo. Non vengono riportate le attrezzature
impiegate ai soli fini della navigazione che, comunque, hanno una rilevanza per
gli aspetti sanitari (rumore).
tabella 28 – macchinari e mezzi di
manovra per la pesca
|
Rapidi |
Campane di tonneggio |
Cime di manovra |
Stanghe |
Salpacavi |
Arcone e pastecche |
Cella o stiva frigorifera |
A |
|
|
|
|
|
|
|
B |
|
|
|
|
|
|
|
C |
|
|
|
|
|
|
|
D |
|
|
|
|
|
|
|
E |
|
|
|
|
|
|
|
F |
|
|
|
|
|
|
|
A = trasferimento
B
= preparazione dell’attrezzatura da
pesca
C
= messa a mare dell’attrezzatura da
pesca
D
= traino dell’attrezzatura da pesca
E
= recupero dell’attrezzatura da
pesca
F
= cernita e confezione del pescato
La tabella indica, nelle varie fasi
operative, le attrezzature ed i componenti che vengono utilizzate o azionate
sul ponte di lavoro è che, pertanto, creano condizioni e situazioni pericolose
in grado di esporre gli uomini di equipaggio a rischi antinfortunistici. In particolare, alcune caselle evidenziate
nella colonna verricello (riga C ed E) stanno ad indicare il pericolo
del passaggio dei cavi di acciaio in tensione nella zona di lavoro.
4.6 I fattori di rischio
Per
quanto attiene la parte generale del presente paragrafo si deve fare
riferimento a quanto già descritto nel paragrafo 3.6 concernente i fattori di
rischio per la pesca a strascico con divergenti.
Di
seguito viene riportata la sola tabella relativa alla identificazione dei
centri di pericolo nei locali di lavoro, in quanto nella colonna “attrezzature
presenti” sul ponte di coperta si possono individuare i relativi centri di
pericolo dovuti alla specificità del tipo di pesca esercitato.
tabella 29
– identificazione dei centri di pericolo nei locali di lavoro
LOCALE DI LAVORO |
ENERGIE
UTILIZZATE |
ATTREZZATURE
PRESENTI |
SOSTANZE
IMPIEGATE |
Ponte di coperta |
Meccanica Oleodinamica Elettrica Idraulica |
Verricello salpacavi Arcone di poppa Campane di tonneggio Stanghe di traino Impianti oleodinamico Impianto lavaggio Impianto di illuminazione esterna Rapidi e componenti di trazione Funi, cime e carrucole |
|
Matrice dei pericoli presenti
nell’ambiente di bordo - «Rapidi»
LOCALI DI LAVORO |
FISICI |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MECCANICI |
TERMICI |
ELETTRICI |
RNI |
RUM. |
INCENDIO |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
|
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
mV |
Lep |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
|||||||||||||||
PONTE DI COPERTA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
TIMONERIA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
SALA MACCHINE |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
GAVONE DI POPPA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
CELLA FRIGORIFERA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
LOCALI DI LAVORO |
STRUTTURALI E
IMPIANTISTICI |
TRASVERSALI |
NAVIGAZIONE |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||
S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
|||||||||||||||
PONTE DI COPERTA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
TIMONERIA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
SALA MACCHINE |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
GAVONE DI POPPA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
CELLA FRIGORIFERA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
|
|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio per la sicurezza |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio per la salute |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio trasversale |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio collettivo |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tabella di valutazione dei rischi locali di
lavoro- «Rapidi»
LOCALI |
FASE |
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
R |
L |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
IVO |
|
PONTE DI COPERTA |
X |
1 |
|
4 |
2 |
1 |
1 |
1 |
1 |
1 |
|
1 |
|
1 |
1 |
1 |
1 |
2 |
|
4 |
|
|
|
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
1 |
1 |
2 |
1 |
1 |
1 |
|
|
|
|
1 |
|
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4 |
4 |
36 |
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Y |
1 |
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4 |
4 |
1 |
2 |
1 |
1 |
1 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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1 |
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4 |
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40 |
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Z |
2 |
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1 |
6 |
3 |
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6 |
9 |
2 |
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1 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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6 |
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2 |
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2 |
2 |
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2 |
2 |
6 |
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2 |
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6 |
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76 |
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TIMONERIA |
X |
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1 |
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1 |
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2 |
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2 |
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6 |
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2 |
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4 |
25 |
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Y |
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2 |
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6 |
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4 |
25 |
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Z |
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1 |
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1 |
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1 |
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1 |
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2 |
4 |
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3 |
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1 |
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4 |
19 |
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SALA MACCHINE |
X |
1 |
1 |
4 |
2 |
1 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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9 |
2 |
9 |
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4 |
2 |
2 |
2 |
|
2 |
2 |
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1 |
|
2 |
2 |
6 |
4 |
1 |
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1 |
3 |
2 |
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70 |
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Y |
1 |
2 |
4 |
2 |
1 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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12 |
2 |
9 |
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4 |
2 |
2 |
2 |
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2 |
2 |
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1 |
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2 |
2 |
6 |
4 |
1 |
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1 |
2 |
2 |
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73 |
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Z |
1 |
1 |
1 |
2 |
1 |
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1 |
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1 |
1 |
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4 |
1 |
1 |
1 |
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1 |
2 |
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1 |
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1 |
2 |
4 |
4 |
1 |
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1 |
2 |
1 |
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54 |
||
GAVONE DI POPPA |
X |
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2 |
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1 |
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1 |
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4 |
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Y |
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1 |
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1 |
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4 |
||
Z |
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2 |
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1 |
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1 |
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4 |
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CELLA FRIGORIFERA |
X |
1 |
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2 |
2 |
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1 |
|
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|
1 |
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1 |
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1 |
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9 |
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Y |
3 |
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4 |
4 |
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1 |
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1 |
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1 |
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2 |
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16 |
||
Z |
1 |
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2 |
4 |
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1 |
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1 |
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1 |
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|
2 |
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10 |
||
IVR |
12 |
4 |
26 |
34 |
8 |
9 |
8 |
11 |
4 |
|
6 |
3 |
3 |
4 |
6 |
6 |
15 |
3 |
41 |
6 |
30 |
|
12 |
14 |
5 |
15 |
|
8 |
6 |
|
5 |
7 |
2 |
9 |
13 |
29 |
12 |
3 |
6 |
12 |
7 |
12 |
20 |
|
5 |
14 |
12 |
|
|
IVP = Indice di Valutazione dei Pericoli presenti
IVO = Indice di Valutazione dei luoghi e delle
operazioni più pericolose
Fase
di lavoro:
·
X trasferimento
·
Y traino
·
Z cala
e recupero
Dall’analisi della
Tabella valutativa è possibile identificare l’operazione di lavoro (righe)
e il centro di pericolo (colonne) caratterizzati dagli indici di
valutazione più elevati, permettendo, così, di programmare le azioni preventive
e protettive da attuare, conformemente alle priorità dell’art.5 del D.Lgs.271/99. Ovviamente,
in base al tipo di rischio, è possibile stabilire anche il tipo di azione da
intraprendere per abbassarne il livello.
Ambienti di lavoro più pericolosi:
v
PONTE DI COPERTA durante le operazioni di pesca per
la presenza e l’utilizzo dei 4 rapidi nonché delle azioni pericolose che poste
in atto per recuperarli e calarli in mare. Molto rischiosa è l’operazione di
portarli a bordo con il loro carico in quanto essi vengono sospesi con
possibilità di forti oscillazioni incrementate dalle condizioni non favorevoli
del mare.
FASE
PERICOLOSA : CALA E RECUPERO
RISCHI
MAGGIORI: FISICI (Scivolate e cadute a livello, ferite e traumi da
componenti
del
mestiere, cadute o trascinamento in mare)
v
SALA MACCHINE durante la navigazione e le fasi di
traino per l’esposizione professionale al rumore, dovuta all’elevato numero di
giri in grado di imprimere la velocità di traino ed alle tante operazioni di
pesca, nonchè per l’incendio.e
per una carenza di verifica e manutenzione.
v
LOCALI ALLOGGIO E SERVIZI presentano un certo rischio
legato all’esposizione al rumore durante il traino ed all’eventuale carenza di
prevenzione incendi.
Da quanto riportato nel paragrafo
precedente si desume che i rischi per i quali necessita un miglioramento
immediato (IVR più elevato) sono:
q
RUMORE
(igiene)
q
MECCANICO
(M3 ed M4 - sicurezza) e ANTINCENDIO (protezione attiva)
q
MANUTENZIONE (trasversale)
In
particolare, per il rumore si rimanda al documento in APPENDICE II mentre per
gli altri rischi occorre fare riferimento alla legenda posta in allegato A.
Vedi sezione pesca a strascico con
divergenti
Non pertinente
Vedi appendice specifica
Vedi documento comparto
La
pesca volante è un sistema di pesca pelagico che viene impiegato per la cattura
del pesce azzurro, come sardine (Sardina pilchardus) ed alici (Engraulis encrasicholus):
è una “pesca massiva”
in quanto si possono fare catture dell’ordine di qualche decina di tonnellate
in una sola cala se di incontra un grosso banco di pesce. Rispetto agli altri
tipi di pesca al traino è sicuramente quella meno pericolosa perché
caratterizzata da un carico di fatica minore dovuto alle più favorevoli
condizioni operative.
La pesca volante è così detta perché
originariamente la rete non operava a contatto con il fondo ma poteva essere
trainata a differenti profondità: oggi
praticamente viene sempre usata in prossimità del fondale per prevenire
il comportamento del pesce che tende ad abbassarsi per sfuggire all’attrezzo
che avanza.
La
pesca volante può essere esercitata in coppia (Fig.
39) o da una singola imbarcazione che traina la rete. Nel primo caso l’apertura
orizzontale della rete è assicurata dalla distanza delle imbarcazioni, mentre
nella pesca volante monobarca si ricorre all’utilizzo
dei divergenti per assicurare un’adeguata apertura della bocca della rete.
Fig. 39 – Schematizzazione della pesca
volante in coppia
In entrambi i
due casi, le reti sono simili ma nella pesca con imbarcazioni in coppia essa è
più grande. Nella pesca a coppia due pescherecci, simili come caratteristiche
geometriche e potenzialità, trainano ognuno due cavi collegati alla rete e
precisamente rispettivamente alla lima dei piombi e alla lima dei sugheri.
Assieme della coppia in pesca
La distanza
fra le due barche è proporzionale alla lunghezza del cavo filato in mare per
mantenere pressoché costante l’apertura orizzontale; per basse profondità, quando
la lunghezza del cavo filato è minima (100 – 150 m), la distanza tra i
pescherecci è controllata con un cavo detto “traversino” (cavo fissato sulle
due imbarcazioni in modo da saperne la distanza) mentre per le alte profondità
(cavo filato superiore ai 150 m) si utilizza il radar per monitorare la
distanza tra i natanti.
Caratteristica identificativa di un
peschereccio, come mostrato in fig. 40, che esercita la pesca volante è la
presenza a bordo, depositate sul ponte superiore, di un elevato numero di cassette
monouso di legno utilizzate come contenitore per il pesce azzurro pescato e
successivamente inviate al mercato ittico.
Anche per la
pesca volante sono utilizzate le strutture di supporto poppiere, l’arcone, per il sostegno delle pulegge e per come ausilio
alle operazioni di pesca. È necessario, inoltre, l’impiego del verricello avvolgirete per il recupero ed il temporaneo deposito
della rete.
Casse
monouso in legno
Fig. 40 – Peschereccio durante il traino
in coppia di una rete volante
La fase operativa di massima criticità : passaggio dell’attrezzatura
Al fine di
comprendere bene le operazioni di pesca descritte di seguito, si precisa che la
rete viene calata e recuperata alternativamente dalle due imbarcazioni (l’imbarcazione
che recupera è anche quella che cala) e che, in occasione di una grossa
cattura, anche i “tagli” (imbarco
e scarico del frazionamento della cattura) vengono ripartiti.
Il passaggio dell’attrezzatura da un
peschereccio all’altro è il momento più pericoloso e limitativo per l’esercizio
di questo tipo di pesca, in quanto deve essere fatto con le due imbarcazioni
molto vicine. Ciò comporta un elevato pericolo di collisione il cui rischio è
tanto più elevato quanto più aumenta la forza del mare: le operazioni di pesca
richiedono condizioni del mare non superiori a forza 3, a differenza della
pesca a strascico e a rapidi praticabili con condizioni meteo-marine più
gravose.
5.1 L’attrezzatura
La rete
volante in Italia è utilizzata solo con imbarcazioni a coppia. Essa è
confezionata con quattro pannelli che formano rispettivamente la parte
superiore, inferiore e i due laterali che garantiscono una notevole apertura
verticale (dell’ordine dei 15 m).
Nella Fig. 41 è schematizzata la rete volante utilizzata in
Italia dove sono bene evidenziati i cavi che vengono trainati dalle singole
imbarcazioni.
La rete è collegata ai cavi di acciaio
tramite dei cavi misti di lunghezza dell’ordine dei 25 m, fino a giungere alla
punta dei bracci da cui partono i cavi di traino di acciaio. I due cavi di
acciaio che arrivano a bordo di ciascun peschereccio sono solidali con il
verricello salpacavi.
Fig. 41 – Configurazione della rete volante
Vengono
utilizzati, nella parte inferiore della rete, due pesi di circa 300 kg ciascuno
per aumentare l’apertura verticale della bocca. Tali pesi costituiscono un
componente specifico di riconoscimento delle imbarcazione che svolgono questo
tipo di pesca. Infatti, essi vengono lasciati agganciati fuori bordo a poppa e
sono ben visibili nella fase di trasferimento.
Data la
possibilità di catturare un’importante quantità di pesce, l’attrezzo è
progettato in modo tale da consentire una parzializzazione
dell’imbarco della cattura, circa una tonnellata a taglio tramite semplici ma
efficaci sistemi (enca
e strozzatoio).
La parzializzazione si ottiene con l’impiego dell’enca che è un pannello di rete inserito all’interno della
rete stessa nella parte iniziale del sacco: funge da valvola di non ritorno, in
quanto si solleva sotto il flusso dell’acqua provocato dall’avanzamento della
rete e si abbassa chiudendo il sacco quando la barca è ferma.
Lo strozzatoio è posto esternamente alla parte terminale del
sacco ed è manovrato manualmente da bordo permettendo di suddividere la
saccata, strozzando il sacco, nella quantità voluta facilitando le operazioni
di recupero del pescato. Lo schema dell’attrezzatura e dell’intero sistema
durante la fase di traino è quello riportato in Fig. , dal quale sono
identificabili tutti i componenti necessari per
garantire l’efficienza della rete che viene trascinata ad una velocità di circa
4 nodi con la parte inferiore sollevata dalla superficie del fondo. Il suo
assetto, pertanto, non profila il rischio di «presura» in grado di creare
situazioni d’emergenza durante le quali si devono porre in atto operazioni non
standard per ridurre sia i danni alle persone che alle cose.
5.2
Attività lavorativa
L’equipaggio, come nei casi visti precedentemente, è
conforme alla normativa vigente in materia di sicurezza della navigazione ed è
formato dal comandante, dal motorista e dai marinai il cui numero è variabile
in funzione della stazza dell’imbarcazione. Solitamente nella marineria presa
in esame, il numero degli uomini di equipaggio prescritto è quello più elevato
e raggiunge anche il valore di 6 unità.
Viene rispettato sempre lo stesso principio di
cautela, per quanto sostenibile, di avere a bordo un numero superiore a quello
richiesto dalla tabella minima di armamento al fine di garantire la continuità
dell’attività produttiva nel caso in cui un marinaio, per forza di causa
maggiore, non potesse uscire in mare.
Il tipo di pesca a volante, tra quelle al traino, è
il meno faticoso e rischioso per l’assenza di componenti del mestiere in grado
di creare condizioni pericolose per l’equipaggio e per le peculiarità delle
operazioni lavorative della pesca volante.
La durata massima della bordata è di 12 ore ma può
anche ridursi qualora la coppia di imbarcazioni si imbattesse sin dalla prima
calata in un grosso banco di pesce tale da permettergli di raggiungere la quota
di cattura giornaliera.
Il tipo di pesca richiede diverse fasi di
trasferimento, anche in acque relativamente lontane dalla costa, alla ricerca
di banchi di pesce azzurro. Ricerca che viene effettuata strumentalmente dalla timoneria da parte del comandante aiutato dall’esperienza
dei pescatori stessi.
Solitamente non vengono effettuate turnazioni e
l’equipaggio, fatta eccezione per il primo trasferimento dal porto alla zona di
pesca, è sempre impegnato nella preparazione e nel trattamento del grande
quantitativo di pescato. Questa è la fase lavorativa più onerosa, il pescato
necessita di trattamento continuo al fine di garantirgli l’integrità fisica e
la freschezza, con l’ausilio di ghiaccio e/o ghiaccio in soluzione acquosa.
L’equipaggio opera dal lunedì al giovedì con rientro
serale in porto; l’attività in esame è caratterizzata da una bordata di pesca
giornaliera e successivo rientro serale. Nel caso di una giornata di lavoro
persa causa maltempo durante la settimana essa viene recuperata il venerdì
stesso. Ciascuna bordata ha inizio intorno alle 4 del mattino con l’imbarco e
la partenza dal porto per terminare il pomeriggio dello stesso giorno; al
rientro in porto vene sbarcato il grande quantitativo di casse di pesce azzurro
per essere inviate al Mercato Ittico.
Non è richiesta una pulizia particolare delle reti
volante visto che opera lontano dal fondo marino e ciò evita che la rete
strascichi e quindi si sporchi: viene fatta particolare attenzione per
eliminare eventuali pesci morti rimasti imprigionati sui bracci della rete.
Normalmente, durante una bordata di pesca (12 ore) la
prima fase di traino viene effettuata dopo circa quattro ore di navigazione
alla velocità media di 10 nodi.
Fig. 42 – Con la
strumentazione di bordo si indaga sulla consistenza dei banchi
In prossimità della zona di pesca prestabilita il
comandante riduce la velocità dell’imbarcazione ed inizia ad osservare
attentamente le immagini sull’ecoscandaglio per
identificare la consistenza dei banchi (Fig.42) di pesce azzurro al fine di
decidere i momento giusto di calare la rete.
La fase di traino, effettuata ad una velocità di 4
nodi, ha una durata di un’ora mentre il recupero e la successiva cala durano
dai 15 ai 20 minuti.
Il numero complessivo delle cale effettuate dipende
dalla loro consistenza poiché la pesca volante è regolamentata dalle “quote”
che impongono la quantità massima giornaliera per coppia di imbarcazioni.
Nella Fig. 43 viene
riportato il diagramma del processo produttivo relativo alla pesca volante in
cui compaiono le sole sezioni operative costituenti una bordata. L’analisi
puntuale delle operazioni di pesca viene descritta nel paragrafo successivo e
da essa è possibile identificare le condizioni e le operazioni pericolose che
permettono di valutare i rischi di comparto specifici.
Fig. 43
- Diagramma di flusso del processo produttivo
5.3 Le operazioni di pesca
Trasferimento
Per quanto attiene gli aspetti organizzativi
concernenti l’imbarco e la scelta della zona operativa, si rimanda ai primi due
capoversi dell’analogo paragrafo descritto per la pesca a strascico con i
divergenti.
Una caratteristica di questo tipo di pesca, che la
differenzia in modo sostanziale dalle precedenti, è costituita dalla ricerca
del banco di pesce che, a volte implica, più trasferimenti nell’arco della
giornata lavorativa.
Poiché l’attività operativa è espletata
alternativamente dai due equipaggi, a bordo di ogni imbarcazione ci sono le
stesse attrezzature e gli stessi dispositivi di pesca. Durante questa fase il
ponte di lavoro è sgombro da ogni attrezzatura e componente di trazione (cime
e corde); i cavi di acciaio sono completamente avvolti sul verricello salpacavi mentre la rete ed i suoi componenti sono avvolti
sul verricello avvolgirete, eccezione fatta per la
parte terminale del sacco che viene mantenuta distesa sul ponte di coperta (Fig.44).
Le casse monouso sono in parte
immagazzinate all’interno della cella frigorifera ed in parte sul ponte
castello di comando (Fig. 45).
Fig. 46 – Immagazzinamento delle
casse monouso su ponte castello
Lungo le due murate trovano collocazione le baie in
plastica (Fig. 46), da impiegare come
contenitori della soluzione di ghiaccio fondente dove immergere il pesce per
abbattere rapidamente la temperatura per poi sistemarlo con relativa calma
nelle casse.
Fig. 46
– Baie sistemate lungo la murata con produttore di ghiaccio
La sola macchina che viene azionata è quella
destinata alla produzione del ghiaccio che lavorerà per tutta la durata della
bordata. Il potente impianto di illuminazione esterna è funzionante durante la
notte in maniera da permette una movimentazione sicura tra gli ausiliari di
coperta e le discontinuità geometriche e strutturali del ponte di coperta (dislivello
di estrema poppa e tavole di recinzione per la raccolta del pescato, rialzato
della struttura che costituisce la pavimentazione attorno al verricello e
botole ).
In prossimità della zona di pesca scelta per
effettuare la prima calata, il Comandante segnala con un sistema acustico
manuale l’allertamento dell’equipaggio che immediatamente
si porta sul ponte di lavoro. Tutta l’area operativa è illuminata ed i
lavoratori indossano il loro vestiario di lavoro per proteggersi dall’acqua e
dalle condizioni atmosferiche.
Cala della
rete
Questa operazione viene fatta alternativamente dalle
due imbarcazioni seguendo la procedura per cui l’imbarcazione che cala sia la
stessa che recupera, fermo restando l’autonomia e l’indipendenza di risorse di
mezzi e uomini.
La prima imbarcazione che ha il compito di calare
inizia tale operazione svolgendo in mare la rete manualmente; con riferimento
alla Fig. 47, l’equipaggio svolge la rete dal
verricello salperete attraverso una azione manuale coordinata con l’avanzamento
del motore idraulico che aziona il tamburo avvolgirete:
per primo è calato il sacco e la parte costituente il corpo rete ed infine i
quattro bracci. Il verricello viene fermato allorquando si arriva alla punta
dei 4 bracci, di cui due estremità vengono passate all’altra imbarcazione che
nel frattempo si è avvicinata.
Fig. 47
– Operazione di cala della rete volante
La coppia di cavi misti passata all’altra
imbarcazione - vedi Fig. 48 - quindi è formata
dall’estremità della lima inferiore, su cui agganciare il peso a sua volta
collegato ad uno dei cavi di acciaio, e dall’estremità superiore dotato di un
gambetto per l’aggancio all’altro cavo di acciaio: il passaggio dei cavi è
effettuato con l’ausilio di una cima avente un peso terminale che funge da
vettore nel lancio.
Fig. 48 – Coppia di cavi passati
all’altro natante e collegati ai relativi cavi di acciaio
Questo passaggio comporta un
avvicinamento dei due scafi: fase più critica e limitante di questo tipo di
pesca, sia durante la cala che durante il recupero.
A questo punto in ciascuna
imbarcazione si aggancia li peso, già predisposto
e posizionato fuori bordo, con il conseguente trasferimento dello sforzo ai due
cavi di acciaio avvolti sul verricello salpacavi.
Contemporaneamente i due pescherecci iniziano a filare i cavi di acciaio, per
una lunghezza dipendente dalla profondità del fondale, sfrenando il verricello
e tenendo le navi ad una velocità di circa 5 nodi .
Terminata anche questa operazione si
bloccano i tamburi dei verricelli e si inizia la fase di traino ad una velocità
di 4 nodi. Sostanzialmente da ogni imbarcazione dipartono due cavi di acciaio
in tensione che, attraverso le due carrucole disposte simmetricamente sulla
struttura dell’arcone di poppa, collegano i tamburi
del verricello ai bracci della rete da trainare.
Traino
La fase di traino non prevede particolari situazioni
operative e, pertanto, la sua descrizione è identica a quella fatta per gli
altri due tipi di pesca (rif. pesca con
divergenti e rapidi).
Resta la fase meno pericolosa per i lavoratori
marittimi ma non altrettanto per i due comandanti che devono sempre fare
attenzione al mantenimento della distanza tra gli scafi al fine garantire un
assetto ottimale della rete in fase di pesca.
Le condizioni e le situazioni pericolose sono simili agli altri tipi di pesca descritti (Fig. 49): i due cavi di acciaio in tensione, passanti ad una certa quota nella zona operativa, l’ingombro delle baie presenti per refrigerare il pescato, delle manichette dell’acqua e delle cassette monouso. Normalmente la fase di traino ha una durata di circa un’ora mentre il recupero e la successiva cala durano circa 20 minuti.
Recupero
L’inizio dell’operazione è caratterizzato dal fatto
che i due comandanti fermano le imbarcazioni disinnestando l’elica e subito si
inizia il recupero dei cavi di acciaio. Gli uomini di equipaggio riprendono le
stesse posizioni lavorative occupate precedentemente nella fase di cala: un
operatore al verricello e cinque nella zona di estrema poppa.
Alla fine del recupero dei cavi le imbarcazioni si
trovano molto vicine: si tolgono i pesi e il peschereccio che aveva salpato la
rete riprende, con analoga operazione, tutti i bracci della rete. Collegando i
bracci al verricello salpareti si inizia la fase di
recupero vero e proprio della rete, come mostrato in Fig.
50.
Il
recupero è caratterizzato anche da continui movimenti in avanti della nave che
permettono alle stesse di mantenersi sempre in una posizione tale da evitare
che la rete possa avvicinarsi troppo alla zona operativa dell’elica.
Nel
frattempo, l’altra imbarcazione, essendosi liberata della rete si allontana
mentre gli uomini di equipaggio, dopo aver fissato in maniera corretta il peso (Fig. 51) iniziano i preparativi per la
successiva cala. Nella stessa Fig. 51 si evince come
lo sgancio del peso possa indurre a manovre al limite della sicurezza.
Fig. 51 – Sistemazione del peso dopo il
recupero dei cavi
Quando la
maggior parte della rete è stata recuperata e resta in acqua il sacco ed una
parte residuale del corpo, si inizia l’imbarco del pescato che può essere in
unica soluzione o in più tagli dipendente dal quantitativo di pesce catturato.
La rete
fuoribordo si trova a ridosso dello specchio di poppa e da bordo si aziona una
cima che permette la strozzatura del sacco (taglio) contenente tutto il
pescato o una parzializzazione dello stesso.
Come
visualizzato nella Fig. 52, il sacco è sollevato con
una cima azionata da una campana di tonneggio ed avvicinato all’area
appositamente destinata ad accogliere il carico di pesce: in questo caso il
sacco è un taglio dell’intera pescata.
Il pescato
viene scaricato in una apposito spazio delimitato nella zona di poppa in
maniera da contenere senza disperdere tutto il pesce catturato (Fig. 53): la perimetrazione
è ottenuta con delle tavole di legno amovibili di altezza di circa 20 cm.
Fig. 53 – Apertura del sacco in
zone dedicate
Non appena aperto recuperato tutto il pescato, a volte necessitano molti
tagli, si inizia la lavorazione e la preparazione del pescato che, a differenza
di quanto visto nelle altre attività, richiede l’operazione di cernita
limitatamente a sole 2 specie ma di un gran quantitativo.
Cernita e preparazione del pescato
Prima operazione a cui è sottoposto
il pesce catturato, per il mantenimento delle caratteristiche organolettiche, è
il trattamento d’urto in acqua gelata; come mostrato in Fig.
54 il pescato viene gettato dentro le baie contenenti acqua e ghiaccio
fondente. In Fig 55 è visualizzato come viene
raccolto il pescato e in particolar modo quale postura è assunta.
Fig. 54 – Pescato immerso in una
soluzione di acqua e ghiaccio
Fig. 55 – Recupero del pescato
Il confezionamento con
ghiaccio e stivaggio in cella frigorifera è la fase lavorativa che richiede più
tempo. Essa non comporta, di per se, posture o movimenti pericolosi in quanto
gran parte della preparazione delle cassette viene fatta su specifici appoggi (Fig. 56), ma l’elevata ripetitività della
azioni effettuate in un ambiente con condizioni meteo climatiche severe
potrebbe creare dei rischi per la salute.
Solitamente il pescato viene sistemato in un tempo
pari a quello necessario al traino; quando tutto è sistemato l’equipaggio si
riporta in zona per dare inizio alle operazioni di recupero.
Particolare attenzione viene posta
al lavaggio della coperta dopo il recupero per evitare che eventuali pesci
rimasti in terra possano costituire in rischio di caduta a livello durante le
operazioni successive.
Fig. 56 – Cernita e
confezionamento del pescato
5.4 Organizzazione del
lavoro
A bordo di un M/P che esercita la pesca
volante, il lavoro si articola generalmente come riportato in tabella 30.
tab. 30 – orario di lavoro
Fasi produttive |
Inizio ore |
Durata n° ore |
Tempo progressivo |
Partenza dal porto |
4.00 |
|
|
Durata media del 1° trasferimento |
|
3.00 |
7.00 |
Durata media dei trasferimenti successivi |
|
0.30 |
9.30 |
Numero di cale effettuate in media |
|
5 |
17.30 |
Durata media di ogni “trainata”[*] |
|
1.10 |
|
Partenza dalla zona di pesca per il porto |
17.30 |
|
|
Durata del rientro in porto |
|
1.00 |
|
Arrivo in porto |
18.30 |
|
|
Durata dello sbarco |
|
0.30 |
19.00 |
* Va tenuto presente che una
“strascicata” comprende le operazioni di messa a mare, di traino e di recupero
dell’attrezzo che hanno durata standard
Durante la bordata di
pesca gli uomini di equipaggio svolgono specifiche mansioni dalle quali
derivano i tempi di esposizione professionale ai pericoli, fondamentali per la
valutazione dei rischi effettivi di comparto. In particolare, le mansioni hanno
un valore pregnante per quanto attiene il rischio rumore ed il rischio
meccanico.
A tale proposito è da evidenziare
che l’equipaggio normalmente non opera nel rispetto di alcun turno, fatta
eccezione per il primo trasferimento, finalizzato a raggiungere acque più
lontane per la ricerca del grosso branco, durante il quale l’equipaggio si
ritira nelle proprie cuccette per riposare
tab. 31 – mansioni
dell’equipaggio
Soggetto |
A |
B |
C |
D |
E |
F |
G |
H |
I |
Comandante |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Motorista |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Marinai |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
A
= trasferimento dal porto alla zona
di pesca
B
= messa a mare dell’attrezzatura da
pesca
C
= traino dell’attrezzatura da pesca
D
= recupero dell’attrezzatura da
pesca
E= cernita
e confezione del pescato
F
= trasferimenti per nuove zone di
pesca
G
= trasferimento verso il porto
H= sbarco
del pescato
I
= operazioni in porto e
manutenzione
Nota
La tabella si riferisce alle
operazioni poste in atto dall’equipaggio di una singola imbarcazione e,
pertanto, le fasi B, D,E devono essere rapportate alla metà del tempo
lavorativo.
5.5 Attrezzature, macchine ed impianti
Per quanto attiene il
contenuto introduttivo del presente paragrafo, occorre fare riferimento a
quanto già descritto per la pesca a strascico con divergenti (Rif.paragrafo 3.5).
Vengono di seguito riportati i soli dati tecnici,
estrapolati dalla specifica tecnica, che possono avere rilevanza ai fini della
tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, fermo restando che nel
comparto esistono i cosiddetti «rischi collettivi», ossia quei rischi legati
alla navigabilità ed alla stabilità di magnitudo pari al numero di uomini di
equipaggio (collisione, avaria, affondamento e incendio).
tab.32.1 – specifica tecnica - dati
identificativi
Nome
della Nave |
BEN HUR |
||||
Numero
matricola RINA |
75234 |
||||
Nominativo
internazionale |
I
L Z Y |
||||
Porto
d'immatricolazione |
ANCONA |
N.
Matricola |
AN3976 |
||
Cantiere
di Costruzione |
|
||||
Luogo
di Costruzione |
Civitanova Marche (MC) - 1997 |
||||
Navigazione |
Entro
le 20 miglia dalla costa nazionale |
||||
Servizio
Pesca |
COSTIERA
RAVVICINATA |
||||
Società
Armatoriale |
|
||||
R.I.P.
Capitaneria di porto |
Ancona |
Numero/Parte |
296/II |
||
tab.32.2 – specifica tecnica – parametri
dimensionali
Lunghezza
fuori tutto |
LFT |
25.75 |
m |
Lunghezza
fra le perpendicolari |
LPP |
20.10 |
m |
Larghezza
max (fuori fasciame) |
B |
6.55 |
m |
Stazza
Lorda Nazionale |
SLN |
52.59 |
TSL |
Stazza
Netta Nazionale |
SNN |
27.90 |
TSN |
Stazza
Lorda Internazionale (*) (convenzione
1969) |
SLI |
132 |
GRT |
Stazza
netta internazionale (*) (convenzione
1969) |
SNI |
39 |
NT |
Potenza
max del motore di propulsione |
P |
382 |
kW |
Equipaggio |
E |
6 |
Persone |
(*) Regolamento CE 2930/86 come modificato dal
Reg. CE 32/59 e DM 26 luglio 1995
tab.32.3 – specifica tecnica – certificazioni sulla sicurezza
|
Numero |
Data |
Stazza Internazionale – Rina Ancona |
45 |
10/02/1997 |
Stazza Nazionale |
02/97 |
17/02/1977 |
Certificato di navigabilità |
7/97 |
20/02/1997 |
Annotazioni di Sicurezza |
04/00 |
05/06/2000 |
Marpol – Rina Ancona |
44 |
10/02/1997 |
Certificato movimentazione carichi a bordo Rina Ancona |
43 |
10/02/1997 |
Dichiarazione di stabilità – Rina Ancona |
|
18/02/1997 |
Documentazione Tecnica |
Piani Generali Istruzioni al Com.te sulla
Stabilità Motore Principale Macchinari di coperta Apparecchiature di navigazione |
tab.32.4 – specifica tecnica – capacita’ delle casse e delle
stive
Gasolio |
46000 |
litri |
Acqua Dolce |
7000 |
litri |
Olio lubrificante |
300 |
litri |
Olio idraulico |
300 |
litri |
Stiva refrigerata (sottoponte) |
600 |
casse |
Stiva refrigerata (ponte di coperta) |
300 |
casse |
tab.32.5 – specifica tecnica – locali di bordo
·
Gavone di poppa
·
Agghiaccio del timone
·
Locale apparato motore
·
Stiva refrigerata
·
Area di lavoro poppiera con macchinari e sistemazioni
per la pesca
·
Mensa
·
Cucina
·
Locale igienico
·
Alloggi equipaggio
·
Stiva refrigerata
·
Dotazioni di sicurezza
·
Zattere di salvataggio
·
Timoneria
·
Alloggio Comandante
·
Locale igienico
tab.32.6 – specifica tecnica – allestimento
Sono presenti cavi di ormeggio
secondo le prescrizioni del Regolamento di Sicurezza.
La nave è dotata di una di una macchina del
timone con azionamento sia idraulico che manuale, munita dei relativi pezzi di
rispetto secondo il Regolamento.
A
bordo sono installati i seguenti mezzi di salvataggio:
·
Zattera
Autogonfiabile per N.8 persone
·
8
Cinture di Salvataggio
·
4
Salvagenti anulari
·
Fuochi
a mano
·
Razzi
a Paracadute
·
Boette elettriche
Macchinari
e mezzi di manovra per la pesca
·
Arcone poppiero
·
Rullo
poppiero
·
Pastecche ed accessori
Trasmissione |
Idraulico |
N.
tamburi |
4 |
N.
Campane di tonneggio |
2 |
Guidacavi |
Idraulico, automatico |
Cavo
per tamburo |
1500 m |
Diametro
del cavo |
14 mm
|
Cavo misto |
270
m |
Diametro del cavo misto |
26 mm |
Trasmissione |
Idraulica |
L'impianto
antincendio consta di:
·
Impianto
idrico
·
2
Estintori a polvere da 6 kg
·
1
Estintori a CO2 da 4.5 kg
L'impianto di lavaggio - incendio è
alimentato da N.2 pompe.
L'impianto collega
l'autoclave ai servizi igenici ed alla cucina E' installato altresì un bollitore elettrico
da 50 litri, con controllo termostatico.
L'impianto di sentina è
alimentato dalle pompe per i servizi generali.
E' presente un impianto
elettrico di riscaldamento dell'aria nella mensa, negli alloggi e nella timoneria.
E'
presente un produttore di ghiaccio a scaglie con produzione di 1000 kg al
giorno.
tab.32.7 – specifica tecnica – impianto elettrico
·
Generatore
di corrente continua – 24 V, 14 kW
·
Generatore
di corrente alternata – 220 V, 26 kVA
·
Quadro
elettrico 220 V in sala macchine
·
Sottoquadri
con interruttori magnetotermici e differenziali di
protezione
·
Quadro
24V in timoneria con strumenti di controllo
·
Batterie
di avviamento Motore Principale
·
Batterie
di avviamento Motori Ausiliari
·
Carica
batterie automatico
·
Carica
batterie di emergenza.
·
Serie
di Fanali Regolamentari RINA
·
Sirena
collaudo RINA
·
Elettropompa
per Autoclave
·
Campanello
di chiamata tra plancia e macchina a 24V
·
Tergicristallo
·
Proiettori
Rettangolari
·
Plafoniere
stagne per illuminazione coperta e sottocoperta.
·
Serie
di fanali stagni per celle frigorifero
·
Serie
di plafoniere neon per locale motore e poppa
·
Elettroventole circa per estrazione locale A.M.
·
Termoconvettori
per riscaldamento locali
·
N.
4 telecamere in plancia, per visionare il locale A.M. o zona lavoro poppiera
·
Quadro
generale frigorifero
·
Allarme
di sentina
·
Allarme
motori sui relativi quadri di controllo
Nella
timoneria sono installate le seguenti apparecchiature
per la navigazione e la pesca:
·
Radar
da 96 miglia
·
Radar
da 32 miglia
·
N.2 Ecoscandagli
·
N.2 Impianti VHF
·
Radiotelefono
SSB
·
Pilota
automatico
·
N.2 Gps
·
N.2 Video plotter
Su
una consolle sono raggruppati gli strumenti di controllo delle seguenti
grandezze:
·
N.
giri del motore principale
·
Angolo
di barra del Timone
·
Temperatura
gas di scarico
·
Pressione
olio lubrificante
·
Temperatura
liquido di raffreddamento motore
tab.32.8 – specifica tecnica – gruppo di propulsione,
apparato motore-elica
Marca Motore |
MITSUBISHI |
Tipo |
S12N MPT |
Matricola |
11115 |
Anno di Costruzione |
1997 |
Località di costruzione |
Almere |
Numero di Cilindri |
12 V |
Corsa
|
180 mm |
Alesaggio |
160 mm |
Potenza continuativa |
382 kW |
N. giri corrispondenti |
1350 rpm |
Rapporto di riduzione |
5.42 |
Diametro albero |
157 mm |
Diametro elica |
2 m |
Passo elica |
1.60 m |
N. giri elica |
250 rpm |
N. Pale elica |
4 |
Tipo
Elica |
A pale fisse |
Alla
presa di forza anteriore del motore principale sono accoppiate:
·
Pompa
oleodinamica
·
Pompe
centrifughe
·
Alternatore
·
Dinamo
Motore
ausiliario
Marca Motore |
IVECO AIFO |
Potenza continuativa |
110 kW |
N. giri corrispondenti |
2400 rpm |
Alla
presa di forza del motore sono accoppiate:
·
Pompa
centrifuga
·
Idropulitrice
·
Dinamo,
6.8 kW
Complementi di macchina
I motori hanno una marmitta silenziatrice nell'impianto gas di scarico. Sia le condotte
che le marmitte sono adeguatamente coibentate,
rivestite e protette limitatamente alle zone esposte.
Le tubazioni collegano le varie casse di
servizio da cui viene prelevato il combustibile di alimentazione dei motori.
Nel locale A.M. è installato un impianto di
ventilazione forzata alimentato da ventilatori di adeguata potenza per il
ricambio d'aria, compresa l'aria consumata dai motori diesel. L'estrazione
avviene naturalmente attraverso il fumaiolo e le aperture di accesso.
E' installato un depuratore centrifugo per
nafta.
Sia
il motore di propulsione che il riduttore/invertitore sono comandati dalla timoneria.
Analogamente a quanto fatto per le mansioni, nella
tabella 33 vengono riportati i macchinari ed i mezzi di manovra utilizzati
durante le fasi del ciclo produttivo. Non vengono riportate le attrezzature impiegate
ai soli fini della navigazione che, comunque, hanno una rilevanza per gli
aspetti sanitari (rumore).
tab. 33 – macchinari e mezzi
di manovra per la pesca
|
Rete |
Campane di tonneggio |
Cavi misti |
Verricello |
Salparete |
Arcone e pastecche |
Cella o Stiva frigorifera |
A |
|
|
|
|
|
|
|
B |
|
|
|
|
|
|
|
C |
|
|
|
|
|
|
|
D |
|
|
|
|
|
|
|
E |
|
|
|
|
|
|
|
F |
|
|
|
|
|
|
|
A = trasferimento per/dalla
zone di pesca
B
= messa a mare dell’attrezzatura da
pesca
C
= traino dell’attrezzatura da pesca
(rete volante)
D
= recupero dell’attrezzatura da
pesca
E
= cernita e preparazione del pescato
F
= trasferimenti per nuove zone di
pesca
La tabella indica, nelle varie fasi
operative, le attrezzature ed i componenti che vengono utilizzate o azionate
sul ponte di lavoro è che, pertanto, creano condizioni e situazioni pericolose
in grado di esporre gli uomini di equipaggio a rischi antinfortunistici. In particolare, alcune caselle evidenziate
nella colonna verricelli (riga B, C ed D) stanno ad indicare il pericolo
del passaggio dei cavi di acciaio e misti in tensione o in bando nella zona di
lavoro.
5.6 I fattori di rischio
Per
quanto attiene la parte generale del presente paragrafo si deve fare
riferimento a quanto già descritto nel paragrafo 3.6 concernente i fattori di
rischio per la pesca a strascico con divergenti.
Di
seguito viene riportata la sola tabella relativa alla identificazione dei
centri di pericolo nei locali di lavoro, in quanto nella colonna “attrezzature
presenti” sul ponte di coperta si possono individuare i relativi centri di
pericolo dovuti alla specificità del tipo di pesca esercitato.
tabella 34
– identificazione dei centri di pericolo nei locali di lavoro
LOCALE DI LAVORO |
ENERGIE
UTILIZZATE |
ATTREZZATURE
PRESENTI |
SOSTANZE
IMPIEGATE |
Ponte di coperta |
Meccanica Oleodinamica Elettrica Idraulica |
Verricello salpacavi Arcone di poppa Campane di tonneggio Verricella salpareti Impianti oleodinamico Impianto lavaggio Impianto di illuminazione esterna Rete, cavi misti, bracci, peso Funi, cime e carrucole |
|
Matrice dei pericoli presenti
nell’ambiente di bordo - «Volante»
LOCALI DI LAVORO |
FISICI |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
MECCANICI |
TERMICI |
ELETTRICI |
RNI |
RUM. |
INCENDIO |
|||||||||||||||||||||||||||||||||
|
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
mV |
Lep |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
|||||||||||||||
PONTE DI COPERTA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
TIMONERIA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
SALA MACCHINE |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
GAVONE DI POPPA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
CELLA FRIGORIFERA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|||||||||||||||
LOCALI DI LAVORO |
STRUTTURALI E
IMPIANTISTICI |
TRASVERSALI |
NAVIGAZIONE |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||
S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
|||||||||||||||
PONTE DI COPERTA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
TIMONERIA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
SALA MACCHINE |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
GAVONE DI POPPA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
CELLA FRIGORIFERA |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
||||||||||||||
|
|
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio per la sicurezza |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio per la salute |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio trasversale |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
Rischio collettivo |
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tabella di valutazione dei rischi locali di
lavoro- «Volante»
LOCALI |
FASE |
M1 |
M2 |
M3 |
M4 |
M5 |
M6 |
M7 |
M8 |
M9 |
M10 |
T1 |
T2 |
T3 |
T4 |
E1 |
E2 |
E3 |
R |
L |
I1 |
I2 |
I3 |
I4 |
S1 |
S2 |
S3 |
S4 |
S5 |
S6 |
S7 |
S8 |
S9 |
S10 |
O1 |
O2 |
O3 |
O4 |
O5 |
O6 |
O7 |
O8 |
N1 |
N2 |
N3 |
N4 |
N5 |
N6 |
IVO |
|
PONTE DI COPERTA |
X |
1 |
|
4 |
2 |
1 |
1 |
|
1 |
1 |
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
|
4 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
1 |
1 |
2 |
1 |
1 |
1 |
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
4 |
4 |
29 |
|
Y |
1 |
|
4 |
4 |
1 |
2 |
|
1 |
1 |
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
|
4 |
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
2 |
1 |
|
1 |
1 |
1 |
|
|
|
|
1 |
|
|
|
|
4 |
|
33 |
||
Z |
2 |
|
1 |
6 |
3 |
6 |
|
9 |
2 |
|
1 |
|
1 |
|
|
|
|
|
6 |
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
2 |
2 |
|
2 |
2 |
6 |
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
6 |
|
62 |
||
TIMONERIA |
X |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
1 |
|
|
2 |
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
2 |
4 |
|
|
6 |
|
2 |
|
4 |
25 |
|
Y |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
1 |
|
|
2 |
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
2 |
4 |
|
|
6 |
|
2 |
|
4 |
25 |
||
Z |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
1 |
|
|
1 |
|
|
|
1 |
|
|
|
|
|
|
|
1 |
|
|
2 |
4 |
|
|
3 |
|
1 |
|
4 |
19 |
||
SALA MACCHINE |
X |
1 |
1 |
4 |
2 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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9 |
2 |
9 |
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4 |
2 |
2 |
2 |
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2 |
2 |
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1 |
|
2 |
2 |
6 |
4 |
1 |
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1 |
3 |
2 |
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69 |
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Y |
1 |
2 |
4 |
2 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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12 |
2 |
9 |
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4 |
2 |
2 |
2 |
|
2 |
2 |
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1 |
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2 |
2 |
6 |
4 |
1 |
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1 |
2 |
2 |
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72 |
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Z |
1 |
1 |
1 |
2 |
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1 |
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1 |
1 |
2 |
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6 |
2 |
9 |
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4 |
1 |
1 |
1 |
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1 |
2 |
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1 |
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1 |
2 |
4 |
4 |
1 |
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1 |
2 |
1 |
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53 |
||
GAVONE DI POPPA |
X |
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2 |
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1 |
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1 |
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4 |
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Y |
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2 |
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1 |
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1 |
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4 |
||
Z |
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2 |
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1 |
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1 |
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4 |
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CELLA FRIGORIFERA |
X |
1 |
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2 |
2 |
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1 |
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1 |
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1 |
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1 |
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9 |
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Y |
3 |
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4 |
4 |
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1 |
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1 |
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1 |
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2 |
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16 |
||
Z |
1 |
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2 |
4 |
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1 |
|
|
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1 |
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1 |
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|
2 |
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10 |
||
IVR |
12 |
4 |
26 |
34 |
5 |
9 |
|
11 |
4 |
|
6 |
3 |
3 |
|
3 |
3 |
9 |
3 |
41 |
6 |
30 |
|
12 |
10 |
5 |
15 |
|
8 |
6 |
|
5 |
7 |
2 |
9 |
13 |
29 |
12 |
3 |
6 |
12 |
7 |
12 |
20 |
|
5 |
14 |
12 |
|
|
IVP = Indice di Valutazione dei Pericoli presenti
IVO = Indice di Valutazione dei luoghi e delle
operazioni più pericolose
Fase
di lavoro:
·
X trasferimento
·
Y traino
·
Z cala
e recupero
Dall’analisi della
Tabella valutativa è possibile identificare l’operazione di lavoro (righe)
e il centro di pericolo (colonne) caratterizzati dagli indici di valutazione
più elevati, permettendo, così, di programmare le azioni preventive e
protettive da attuare, conformemente alle priorità dell’art.5
del D.Lgs.271/99. Ovviamente, in base al tipo di
rischio, è possibile stabilire anche il tipo di azione da intraprendere per
abbassarne il livello.
Ambienti di lavoro più pericolosi:
v
PONTE DI COPERTA durante le operazioni di pesca per
la presenza del grande sacco carico di pesce azzurro che con il suo moto
oscillante potrebbe investire o colpire un lavoratore marittimo. Molto
rischiosa è l’operazione di aggancio fuori bordo del peso impiegato per
l’assetto verticale della rete.
Inoltre, è
molto pericolosa la presenza del grande quantitativo di pesce scaricato nella
apposita zona di poppa dalla quale una piccola parte residuale fuoriesce
creando una situazione pericolosa di scivolamento a livello.
FASE
PERICOLOSA : CALA E RECUPERO
RISCHI
MAGGIORI: FISICI (Scivolate e cadute a livello, caduta di gravi e colpi
di imbragata, caduta in mare)
v
SALA MACCHINE durante la navigazione e le fasi di
traino per l’esposizione professionale al rumore, dovuta all’elevato numero di
giri in grado di imprimere la velocità di traino ed alle tante operazioni di
pesca, nonchè per l’incendio.e
per una carenza di verifica e manutenzione.
v
LOCALI ALLOGGIO E SERVIZI presentano un certo rischio
legato all’esposizione al rumore durante il traino ed all’eventuale carenza di
prevenzione incendi.
Da quanto riportato nel paragrafo
precedente si desume che i rischi per i quali necessita un miglioramento
immediato (IVR più elevato) sono:
q
RUMORE
(igiene)
q
MECCANICO
(M3 ed M4 - sicurezza) e ANTINCENDIO (protezione attiva)
q
MANUTENZIONE (trasversale)
In
particolare, per il rumore si rimanda al documento di comparto mentre per gli
altri rischi occorre fare riferimento alla legenda posta in allegato.
Vedi sezione pesca a strascico con
divergenti
Non pertinente
Vedi appendice specifica
Vedi documento comparto
APPENDICE
I ____________________________________________________________
Il
quadro normativo di riferimento
La pesca è
un settore produttivo in cui il lavoro si svolge con fatica e disagi, dove a
volte occorre affrontare condizioni atmosferiche gravose o condizioni
pericolose non prevedibili.
Quando si
parla di lavoratori addetti alla navigazione marittima vengono sempre in mente
quelli imbarcati sulle grandi navi abilitate alla navigazione nazionale o
internazionale per il trasporto di merci o di passeggeri, comunque lavoratori,
ma difficilmente si pensa a quelli che esercitano la pesca professionale che,
oltre a navigare, utilizzano una serie di «attrezzature» da traino (rete volante, rete da fondo, rapidi e draghe)
o da posta (cianciolo, attrezzi fissi e palangaro) per
catturare il pesce, periodicamente issate a bordo e calate durante l’intera
bordata, creando così ripetutamente situazioni molto pericolose per i soggetti
esposti i quali, fino ad oggi hanno potuto far leva soltanto sulla loro
eccezionale professionalità, basata solo sulla esperienza ma priva di ogni
nozione prevenzionistica finalizzata alla salute ed alla sicurezza.
La
necessità di prendere in esame la sicurezza a bordo delle navi da pesca è stata
sollevata dal legislatore europeo quando, all’art.16,
paragrafo 1, della Direttiva 89/391/CEE, rinviava ad una Direttiva speciale il
compito di regolamentare le condizioni minime per il miglioramento delle
condizioni di salute e di sicurezza a bordo.
Com’è noto,
la Direttiva 89/391/CEE è stata recepita con il D.Lgs.626/94,
caratterizzato da una estensione generale del suo campo di applicazione e
rinviava soltanto per alcune attività specifiche l’emanazione di regolamenti
attuativi che avrebbero dovuto tenere conto dei servizi speciali da esse
svolti: tra queste non era compresa la pesca in quanto oggetto di direttiva
specifica.
Successivamente,
con l’emanazione del D.Lgs.242/96, di modifica ed
integrazione al D.Lgs.626/94, veniva demandato ad un
decreto ministeriale il compito di emanare norme regolamentari finalizzate
all’applicazione della normativa vigente in materia di tutela alla navigazione
marittima, che tenessero conto del fatto ogni nave è “abilitata” a prestare
servizi, tra i quali quello della pesca (art.13, coma 1, lettera e, del DPR 435/91).
Come si è
già detto, l’attesa per l’emanazione del regolamento ha posto in “stand by” tutto il settore armatoriale,
causando un notevole ritardo nell’avvio del nuovo sistema di sicurezza
preventiva, basato sui nuovi principi europeistici della informazione,
formazione e partecipazione.
Ci sono
voluti altri tre anni e mezzo prima della pubblicazione dei decreti legislativi
271/99 e 298/99 relativi, rispettivamente, alla sicurezza ed alle prescrizioni
minime di tutela della salute e di sicurezza dei lavoratori marittimi imbarcati
a bordo di «tutte» le navi mercantili , nuove ed esistenti, adibite alla pesca.
Oggi la
coesistenza dei tre decreti legislativi finalizzati al miglioramento delle
condizioni di sicurezza e salute per la gente di mare che esercita la pesca
professionale crea qualche confusione interpretativa, specialmente per gli
armatori che sono i principali soggetti con obblighi di tutela ai quali
spettano anche il compito di avviare la nuova procedura per ottenere il
certificato di sicurezza dell’ambiente di lavoro, mantenandone,
poi, la validità nel tempo.
Inoltre,
nel nostro paese la sicurezza del lavoro a bordo delle navi costituisce una
tematica delicata che negli ultimi anni è divenuta sempre più spesso oggetto di
sentenze della Corte Suprema (Cass. 22
maggio 1992, Cass. 27 settembre 1994,Cass. 6 novembre 1996, Cass. 3 dicembre
1996, Cass. 23 luglio 1997, Cass. 9 dicembre 1997, Cass. 24 giugno 2000) le
cui repliche vengono sicuramente in aiuto e fungono da riferimento per coloro
che debbono affrontare l’argomento.
Le azioni per la tutela della salute
e della sicurezza sul lavoro in mare (navigazione)
si sono sviluppate assai meno che in altre situazioni lavorative. Le cause sono
diverse e differenti sono le motivazioni che hanno portato ad un tale stato di
cose; una di queste, però, è sicuramente la carenza legislativa dovuta al fatto
che il mondo della navigazione è sempre stato oggetto di deroga per le norme
concernenti la salute (DPR 303/56 e D.Lgs.277/91) e la sicurezza (DPR 547/55) dei lavoratori.
Infatti,
fin dalle prime disposizioni legislative in materia, la navigazione (…. il movimento dei natanti sulla superficie
delle acque, e non già le operazioni di sbarco ed imbarco) marittima non
rientrava nei loro campi di applicazione e, pertanto, gli unici riferimenti
rimanevano il Codice della Navigazione (1942)
ed il suo Regolamento attuativo (1952),
nonché il disposto di cui all’art.2087 c.c. in quanto
lo stesso c.n., nelle sue disposizioni preliminari,
rinvia all’applicazione del diritto civile per quelle carenze di disposizioni
del diritto della navigazione e non ve ne siano di applicabili per analogia.
Anche con
l’emanazione del più recente D.Lgs.277/91 si è ancora
assistito al ricorso alla deroga per la tutela dei lavoratori della navigazione
marittima dal rischio amianto e rumore.
Soltanto con il recepimento della
Direttiva 89/391/CEE è stata estesa, finalmente, alla gente di mare la
normativa riguardante il miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza
sui luoghi di lavoro, mentre il D.Lgs.298/99, di
recepimento della Direttiva 93/103/CE, detta le condizioni minime di sicurezza
preventiva da implementare a bordo dei pescherecci (in vigore dal 27 febbraio 2000 e rinvia per gli aspetti tecnici al luglio
del 2002).
Sempre a
seguito di alcune sentenze di Cassazione e considerando la netta differenza che
viene fatta dalla stessa Corte tra tutela della “salute” e tutela della
“sicurezza”, le norme antinfortunistiche del DPR 547/55 sono, per quanto attinenti,
applicabili alla navigazione per carenza legislativa (…. sarà regolata da appositi provvedimenti, all’esercizio della
navigazione marittima) e, comunque, per il settore torna sempre in aiuto
l’art.2087 del codice civile.
In attesa
di specifiche pronunce della Corte, per quanto detto sopra sembrerebbe non
potersi dire altrettanto per la normativa sull’igiene del lavoro (DPR 303/56, D.Lgs.277/91
e Titolo II del D.Lgs.626/94).
A tale proposito, si deve
evidenziare che l’unica disposizione in materia di igiene a bordo rimane quella
stabilita dal R.D. 16.6.39, n°1045, datato, obsoleto ed in attesa di
abrogazione, che dovrebbe avvenire con l’emanazione del Regolamento di cui
all’art.34 del D.Lgs.
271/99.
Ovviamente, tutta la normativa
riguardante la sicurezza della navigazione e della vita in mare (legge 5.6.62, n°616; legge 2 maggio 1983,
n°239; DM 25.5.88, n°279 e DPR 435/91), anche se finalizzata ad altri
obiettivi, deve essere sempre rispettata e tenuta presente , in quanto da essa
discendono gli obblighi autorizzativi e concessori per navigare e pescare,
fermo restando che ora la nave da pesca non è solo una costruzione destinata al
trasporto per acqua, ma costituisce l’ambiente di lavoro, così come definito
all’art.3, comma 1, lettera p), del D.Lgs.271/99, per il quale devono essere garantite le
condizioni di navigabilità e stabilità.
Pertanto, il corpo legislativo di
riferimento in materia di tutela dei pescatori è quello costituito dalle
disposizioni contenute nel D.Lgs. 271/99 , in quelle
specifiche del D.Lgs. 298/99 ed in quelle del D.Lgs. 626/94, qualora non previste dai precedenti decreti
o perché garanti di un maggiore livello di tutela.
Inoltre, quando si affronta una
normativa finalizzata al «miglioramento» della sicurezza dei lavoratori
marittimi dediti alla pesca o al «mantenimento» delle condizioni previste dalla
legislazione nazionale, ove più favorevoli, si rende sicuramente necessario
prendere in esame tutte quelle disposizioni regolamentari stabilite dagli
organismi tecnici per adottarle negli “eventuali interventi migliorativi” dei
livelli di igiene e sicurezza.
Per il settore della pesca
marittima, dove molte disposizioni riguardanti le dotazioni tecniche e di
sicurezza si applicano in funzione di alcune dimensioni (TSL, BHP e Lpp) delle unità e per
tipologia di navigazione cui esse sono abilitate, quanto detto nel precedente
capoverso è fondamentale poiché permette all’armatore di organizzare una
sicurezza dei propri luoghi di lavoro a bordo basata sulla «regola d’arte», in
quanto una norma obbligatoria per navi rientranti in certi limiti dimensionali
può fungere da riferimento per navi minori al fine di migliorare il livello di
sicurezza a bordo.
E’ bene chiarire che il D.Lgs. 271/99 estende il suo campo di applicazione ai
lavoratori marittimi imbarcati a bordo di tutte le navi mercantili adibite alla
pesca professionale, senza differenziare le acque in cui essa viene svolta e,
pertanto, le disposizioni in esso contenute si applicano sia alla pesca
marittima che a quella esercitata nelle acque interne.
D’altra parte la definizione di
«nave da pesca» , da una lettura congiunta dell’art.3,
comma 1, lettera a), del D.Lgs. 271/99, e dell’art.2, comma 1, lettera a), del D.Lgs.298/99,
identifica ogni costruzione impiegata per fini commerciali per la cattura del
pesce o di altre risorse vive nel mare, indipendentemente dal tipo di
navigazione per cui essa è abilitata che, invece, il codice di navigazione
differenzia in marittima e interna. Quello che è importante per identificare
l’effettivo campo di applicazione della normativa vigente in materia di tutela,
è la presenza del lavoratore marittimo a bordo o di altro soggetto ad esso
assimilabile (socio lavoratore di
cooperative o di società).
Altro aspetto di cui occorre sempre
tenere presente quando si affronta il tema della sicurezza dei lavoratori nei
luoghi di lavoro a bordo è la validità del «principio di effettività» che
impone l’obbligo di tutela al responsabile dell’impresa di pesca e, comunque, a
chi mette in atto ed organizza l’attività lavorativa, sia o meno il
proprietario della nave. L’armatore, proprietario registrato di una nave, che
esercita la pesca professionale da solo o in un regime di impresa a gestione
familiare non deve ottemperare agli obblighi di cui all’art.6
del D.Lgs. 271/99; analogamente, come si evince dalla
definizione di cui all’art.2, c 1, lettera f), del D.Lgs. 298/99, il proprietario registrato che noleggia la
nave a scafo nudo o, in base ad un contratto, cede interamente o parzialmente
la sua gestione ad una terza persona fisica o giuridica non deve ottemperare
agli obblighi di cui sopra.
Allegato
: Normativa in materia di igiene e
sicurezza del lavoro a bordo delle navi mercantili e da pesca ( dal 1880 al
2000).
§
R.D. 13 Novembre
1882, n° 1090 “Approvazione del regolamento per
l’esecuzione della legge sulla pesca marittima“
§
R.D. 29
Settembre 1895, n° 636 “ Regolamento per la sanità
marittima “
§
Legge 11 Luglio
1904, n° 379 “ Recante provvedimenti in favore della
pesca e i pescatori “
§
R.D. 20 Novembre
1910, n° 856, che autorizza la istituzione del
Sindacato per le cooperative dei pescatori del mare Adriatico, con sede in
Venezia (estr.)
§
R.D. 26
Settembre 1912, n° 1107 - Disciplinamento
della pesca con battelli a vapore o altro motore meccanico
§
R.D. 22 Giugno
1913, n° 767, che approva il riordinamento della
Cassa invalidi della marina mercantile e del fondo invalidi per la Veneta
marina mercantile
§
Legge 24 Marzo
1921, n° 312, - Provvedimenti a favore della pesca e
dei pescatori.
§
R.D. 29 Novembre
1922 n° 1647 “Approvazione del regolamento per
l’esecuzione della Legge 24 Marzo 1921, n° 312, sulla
pesca ed i pescatori“
§
D.M. 16 Gennaio
1925 - Disciplinamento dell’esercizio della pesca nei
compartimenti marittimi del regno
§
M. 13 Giugno
1927 - Provvedimenti per incoraggiare l’esercizio della pesca ed i trasporti
del pesce con i mezzi a trazione meccanica
§
R.D. 8 Ottobre
1931, n° 1604 “Approvazione del testo unico delle
leggi sulla pesca”
§
R.D. 23 Maggio
1932, n° 719 - Regolamento per la sicurezza delle
navi mercantili e della vita umana in mare
§
R.D.L. 2
Novembre 1933, n° 1594 - Provvedimenti a favore dei
marittimi iscritti alla Cassa invalidi della marina mercantile.
§
R.D. 17 Agosto
1935, n° 1765 – Disposizioni per l’assicurazione
obbligatoria degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali.
§
R.D. 18 Febbraio
1937, n° 319. - Approvazione della tabella delle
competenze medie mensili per la determinazione dei contributi e delle pensioni
dei pescatori inscritti alla Cassa nazionale fascista per la previdenza della
gente di mare.
§
R.D.L. 23
Settembre 1937, n°1918 - Assicurazione contro le malattie per la gente di mare
§
16 Giugno 1939, n° 1045 - Condizioni per l’igiene e l’abitabilità degli
equipaggi a bordo delle navi mercantili.
§
Legge 20 Marzo
1940, n° 364 “Disposizioni sulla pesca”
§
RR.DD. 13 Maggio 1940, n° 818, 819,820 - Approvazione del nuovo statuto della
Cassa Marittima meridionale (Napoli), tirrena (Genova) ed Adriatica (Trieste)
per gli infortuni sul lavoro e le malattie.
§
R.D. 30 Marzo
1942, n° 327 - Approvazione del testo definitivo del
codice della navigazione
§
D.L.L. 2 Aprile 1946-
Disciplina provvisoria del carico contributivo per le varie forme di previdenza
e assistenza sociale.
§
D.C.P.S 30 Luglio 1946, n° 26 - Istituzione del Ministero della Marina mercantile
§
D.Lgs.22.1.1947, n° 340 “Istituzione del Registro Navale” (RINA)
§
Legge 10 Agosto
1950, n° 838 – Provvedimenti concernenti la sicurezza
delle navi mercantili e della vita umana in mare.
§
DPR 15 Febbraio
1952, n° 328 “Regolamento della navigazione”
§
Legge 2 Agosto
1952, n° 1035 “Ratifica ed esecuzione della
Convenzione Internazionale n. 68 sul servizio di alimentazione a bordo delle
navi“
§
DM 12 Marzo 1953
– Approvazione del regolamento di assicurazione delle Casse Marittime per gli
infortuni sul lavoro e le malattie professionali della gente di mare.
§
DPR 27 Aprile
1955, n° 547 “Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro”
§
DPR 19 Marzo
1956, n° 303 “Norme generali per l’igiene del lavoro“
§
DPR 7.1.1956, n° 164 “Norme per la prevenzione degli infortuni nelle
costruzioni”
§
Legge 5 Giugno
1962, n°616 “Sicurezza della navigazione e della vita umana in mare“
§
DPR 30.6.1965, n° 1124 “Testo unico delle disposizioni per l’assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”
§
Legge 14.7.1965,
n° 963 “Disciplina della pesca marittima (così come
modificato con legge 25 Agosto 1988, n° 381”
§
DPR 9 Maggio
1968, n° 1008 e successivi DM “Regolamento per
l’imbarco, trasporto per mare, sbarco e trasbordo delle merci pericolose in
colli“
§
DPR 2.10.1968, n° 1639 “Regolamento per l’esecuzione della legge 14 Luglio
1965, n° 963, concernente la disciplina della pesca
marittima”
§
Legge 300 /1970
“Statuto dei lavoratori”
§
DM 26 Marzo 1970
“Approvazione dei modelli relativi a permessi ed autorizzazioni per l’esercizio
della pesca marittima”
§
DM 28 Agosto
1972 “Testo di norme per l’attuazione delle disposizioni in materia di
vigilanza ed accertamento delle infrazioni alla disciplina della pesca
marittima”
§
Legge 27
Dicembre 1977, n° 1085 “Ratifica del Regolamento
internazionale del 1972 per prevenire gli abbordi in mare“
§
Legge
13.10.1978, n°833 “Riforma sanitaria”
§
DPR 31.7.1980, n° 614 “Ristrutturazione e potenziamento degli uffici di
sanità marittima, aerea e di frontiera e degli uffici veterinari di confine, di
porto, di aereoporto e di dogana interna”
§
DPR 31.7.1980, n° 620 “Disciplina dell’assistenza sanitaria al personale
navigante, marittimo e dell’aviazione civile”
§
Legge 10 Aprile
1981, n° 157 “Ratifica ed esecuzione delle
Convenzioni OIL n. 109 concernente la durata del lavoro a bordo e gli effettivi
dell’equipaggio, n. 134 sulla prevenzione degli infortuni della gente di mare,
n.139 sulla prevenzione ed il controllo dei rischi
professionali causati da sostanze ed agenti cancerogeni“
§
Legge 10 Aprile
1981, n° 158 “Ratifica ed esecuzione delle
Convenzioni OIL n.92 concernente gli alloggi
dell’equipaggio a bordo (1949) e n.133 sull’alloggio
dell’equipaggio a bordo delle navi (1970)“
§
Legge 10 Aprile
1981, n° 159 “Ratifica ed esecuzione delle Convenzioni
internazionale n.147 sulle norme minime da osservare
sulle navi mercantili“
§
Legge 17
Febbraio 1982, n° 41 – Piano per la razionalizzazione
e lo sviluppo della pesca marittima
§
DM 22 Giugno
1982, “Regolamento di sicurezza per le navi abilitate all’esercizio della pesca
costiera (locale e ravvicinata)“
§
DM 22 Ottobre
1982 e DM 6 Dicembre 1985 “Requisiti degli impianti igienico sanitari di cui
debbono essere dotate le navi da pesca superiori a 50 Tsl
ai sensi dell’art.15 della Legge 17.02.1982, n°41“
§
Legge 2 Maggio
1983, n° 293 “Adesione alla Convenzione
Internazionale sulla Sicurezza delle navi da pesca, adottata a Torremolinos il 2 Aprile 1977, e sua esecuzione“
§
Legge 19
Novembre 1984, n° 862 “Ratifica ed esecuzione
convenzione OIL n.152 del 1979 sulla sicurezza ed
igiene delle operazioni portuali“
§
Ordinanza
ministeriale 13.4.1987 – Istituzione del Comitato di Coordinamento per le
attività finalizzate alla sicurezza delle lavorazioni navali svolte nell’ambito
dei cantieri navali
§
DM 25 Maggio
1988, n° 279 “Modificazioni alle precedenti
disposizioni concernenti i medicinali, gli oggetti di medicatura e gli utensili
di cui devono essere provviste le navi“
§
DM 25 Maggio
1988, n° 279 “ Recepimento SOLAS 74 “
§
DM 8 Luglio 1988
“ Requisiti degli impianti igienico sanitari di cui debbono essere dotate le
navi da pesca superiori a 50 TSL, ai sensi dell’art. 15 della legge 1egge 17
Febbraio 1982, n° 41”
§
DM 10 Settembre
1988, “ Disciplina dei mezzi di movimentazione destinati ad operare nelle aree
portuali “
§
D.Lgs.15 Agosto 1991, n° 277 “ Protezione contro i rischi connessi
all’esposizione dei lavoratori a piombo, amianto e rumore “
§
DPR 8 Novembre
1991, n° 435 “ Regolamento per la sicurezza della
navigazione e della vita umana in mare“
§
LEGGE: Direttiva
93/103/CEE del Consiglio
DATA: 23-11-93 TIPO LEGGE: Cee
ARGOMENTO: sicurezza delle navi, tutela dei
lavoratori, pesca
DESCRIZIONE: Direttiva riguardante le prescrizioni
minime di sicurezza e di salute per il lavoro a bordo delle navi di pesca
(tredicesima Direttiva particolare ai sensi dell'art.16,
paragrafo 1, della Direttiva 89/391/CEE) G.U. CEE n. L 307 del 13/12/1993
(termine per l’attuazione 23.11.95)
§
D.Lgs.19 Settembre 1994, n° 626 “Attuazione delle Direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,
89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE
riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul
luogo di lavoro“
§
LEGGE: Direttiva
95/21/CE del Consiglio
DATA: 19-06-95 TIPO LEGGE: Cee
ARGOMENTO: sicurezza delle navi, tutela dei
lavoratori
DESCRIZIONE: Direttiva relativa all'attuazione di
norme internazionali per la sicurezza delle navi, la prevenzione
dell'inquinamento e le condizioni di vita e di lavoro a bordo, per le navi che
approdano nei porti comunitari e che navigano nelle acque sotto la
giurisdizione degli Sati membri (controllo dello
Stato di approdo) G.U. CEE n. L 157 del 7/7/1995
§
Decreto 26
Luglio 1995 Disciplina del rilascio delle licenze di pesca
§
LEGGE: Direttiva
96/98/CE del Consiglio
DATA: 20.12.1996 TIPO LEGGE: Cee
ARGOMENTO: equipaggiamento marittimo
DESCRIZIONE: Direttiva relativa all’incremento della
sicurezza in mare ed alla prevenzione dell’inquinamento marino mediante
l’applicazione uniforme degli strumenti internazionali relativi
all’equipaggiamento da sistemare a bordo (certificati di sicurezza) GUCE n° L 46 del 17.2.1997
§
D.Lgs. 19 Marzo 1996, n° 242 “Modifiche ed integrazioni al D.Lgs.
626/94, recante norme di attuazione di direttive comunitarie riguardanti il
miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di
lavoro“
GIURISPRUDENZA
§
Cass. Pen. Sez. IV – Sentenza n. 11329 del 19. 12 1997
…….poiché la materia non è, allo stato, per quanto
riguarda le norme di prevenzione antinfortunistica, regolata da appositi
provvedimenti, l’esercizio della navigazione marittima non può ritenersi
escluso dalla disciplina del DPR 547/55 ed, inoltre, soccorrerebbe comunque il
disposto di cui all’art.2087 c.c.
§
DIRETTIVA
97/70/CE del Consiglio, dell’11 Dicembre 1997, che istituisce un regime di
sicurezza armonizzato per le navi da pesca di lunghezza uguali o superiore a 24
metri. ( GUCE L 34/1 del 9.2.98) Attuazione
entro il 1° Gennaio 99
§
Legge 24 Aprile
1998, n. 128 (Comunitaria 1995-1997)
Entro un anno ( 7 Maggio 1999 + sei mesi) il D.Lgs. per l’attuazione della direttiva 93/103/CE.
§
LEGGE: Direttiva
98/25/CE del Consiglio
DATA: 27-04-98 TIPO LEGGE: Cee
ARGOMENTO: protezione sanitaria, inquinamento
ambientale, tutela dei lavoratori, sicurezza delle navi
DESCRIZIONE: Direttiva che modifica la Direttiva
95/21/CE, relativa all'attuazione di norme internazionali per la sicurezza
delle navi, la prevenzione dell'inquinamento e le condizioni di vita e di
lavoro a bordo, per le navi che approdano nei porti comunitari e che navigano
nelle acque sotto la giurisdizione degli Stati membri (controllo dello Stato di
approdo). G.U. CEE n. L 133 del
7/5/1998 e G.U. 2a Serie speciale n.76 del 28/9/1998
§
Legge 31
Dicembre 1998, n. 485
Delega al governo in materia di sicurezza del lavoro
nel settore portuale marittimo (entro il 15 Luglio 1999)
La delega riguarda le particolari esigenze dei
servizi espletati:
sui mezzi nazionali di trasporto marittimo e su
quelli adibiti alla pesca;
servizi svolti nei porti, comprese le operazioni di
manutenzione, riparazione e trasformazione delle navi in ambito portuale
§
Legge 5 Febbraio
1999, n: 25 – Legge comunitaria 1998
Entro un anno emanazione del D.Lgs.
per l’attuazione della direttiva 97/70 /CE
Riguardante l’istituzione di un regime di sicurezza
armonizzato per le navi da pesca uguale o superiore a 24 metri
§
D.Lgs. 27 Luglio 1999, n° 271
Adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute
dei lavoratori marittimi a bordo delle navi mercantili da pesca nazionali, a
norma della legge 31 Dicembre 1998, n. 485
§
D.Lgs. 27 Luglio 1999, n° 272
Adeguamento della normativa sulla sicurezza e salute
dei lavoratori nell’espletamento di operazioni e servizi , a norma della legge
31 Dicembre 1998, n. 485
§
D.lgs. 4 Agosto 1999, n° 359
Attuazione della direttiva 95/63/CE che modifica la
direttiva 89/655/CEE relativa ai requisiti minimi di sicurezza e salute per
l’uso di attrezzature di lavoro da parte dei lavoratori.
§
D.Lgs. 17 Agosto 1999, n° 298
Attuazione della direttiva 93/103/CE relativa alle
prescrizioni minime di sicurezza e di salute per il lavoro a bordo della navi
da pesca.
§
Decreto 20
Agosto 1999
Ampliamento delle normative e delle metodologie
tecniche per gli interventi di bonifica, ivi compresi quelli per rendere
innocuo l’amianto, previsti dall’art.5, comma 1,
lettera f), della legge 27 Marzo 19992, n° 257,
recante norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
§
DPR 6 Ottobre
1999, n° 407
Regolamento recante norme di attuazione delle
direttive 96/98/CE e 98/85/CE relative all’equipaggiamento marittimo.
§
Legge 17
Dicembre 1999, n° 511
Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del
1993 relativo alla Convenzione internazionale di Torremolinos
del 1977 sulla sicurezza delle navi da pesca, fatto a Torremolinos
il 2 Aprile 1993
§
Decreto
legislativo 18 Dicembre 1999, n° 541
Attuazione delle direttive 97/70/CE e 1999/19/CE
sull’istituzione del regime di sicurezza armonizzato per le navi da pesca di
lunghezza uguale o superiore a 24 metri
§
Decreto
Ministeriale 30 maggio 2000
Approvazione del modello del registro degli infortuni
a bordo delle navi mercantili e da pesca.
APPENDICE
II ________________________________________________________
Il
Rischio rumore nel comparto
A conclusione della relazione concernente i rischi di
comparto, si è ritenuto opportuno prendere in considerazione un rischio specifico
dello stesso che, con l’organizzazione della sorveglianza sanitaria disposta
dal D.Lgs. 271/97, si è dimostrato essere quello di
livello più elevato, sia in frequenza che in magnitudo.
Infatti, con l’emanazione di alcune recenti disposizioni
legislative, relative alla sicurezza dei lavoratori marittimi a bordo delle
navi da pesca, è stata finalmente colmata una grande lacuna in materia di
tutela della salute per un settore produttivo che il legislatore ha voluto
demandare in deroga alla normativa cogente.
Il lavoratore marittimo, ed in particolare il pescatore,
come più volte sottolineato nel corso dell’elaborato, è stato sempre escluso
dall’essere oggetto di tutela e ciò ha comportato una totale assenza di dati e
notizie sulle cause di patologie professionali che oggi, purtroppo, stanno
venendo alla luce ma per le quali, allo stato, non c’è alcuna azione preventiva
da improntare.
Avviene un po’ il contrario di quanto solitamente prevede un
protocollo epidemiologico: i soggetti della «popolazione
campione» da sottoporre
a sorveglianza per individuare gli effetti dannosi che un agente pericoloso,
noto a priori, potrebbe provocare sulla loro integrità fisica in presenza di
azioni preventive, sono già affetti da patologia la cui diffusione profila
l’elevato rischio e la necessità di ricorrere ad interventi protettivi per
ridurne l’estensione.
Il rumore a bordo dei pescherecci esiste e costituisce un
rischio per la salute dei lavoratori imbarcati, ma ciò non significa che
occorre prenderne atto e basta; quale agente fisico pericoloso deve essere
oggetto di specifica valutazione, in seguito alla quale devono essere
improntate azioni preventive, per quanto possibile, e, comunque, protettive in
grado di limitarne gli effetti sulla salute. Tali azioni devono essere
programmate ed improntate secondo le priorità disposte dalla normativa vigente,
coinvolgendo tutti i soggetti che, comunque, hanno un obbligo di tutela.
L’ipoacusia da rumore costituisce il rischio più diffuso tra
coloro che esercitano la pesca professionale e la sua riduzione può essere
perseguita sia con una limitazione espositiva che facendo ricorso a sorgenti
caratterizzate da una a bassa emissione di potenza sonora. Il parametro sul
quale agire per una bonifica sanitaria è diverso a seconda che trattasi di
nuove imbarcazioni o esistenti.
Alla base di una effettiva valutazione del rischio, vi è la
conoscenza delle emissioni sonore generate dalle sorgenti presenti a bordo (motore principale, condotto di scarico dei
fumi, ausiliari di coperta durante le fasi di cala e recupero) e la
previsione dell’esposizione professionale.
Mentre il livello di pressione sonora emesso è,
sostanzialmente, funzione del tipo di motore (numero di giri) e
dell’apparato propulsivo (elica a pale
fisse o a pale orientabili) nonché dal tipo di allestimento, l’esposizione
professionale è strettamente dipendente dal tipo di pesca e dalle mansioni
svolte dagli uomini di equipaggio (Comandante,
motorista, marinaio).
Inoltre, il rilevamento strumentale della pressione sonora permette
di valutarne, oltre il livello, anche l’analisi in frequenza per le eventuali
azioni di bonifica e la scelta ottimale dei DPI per l’udito.
E’ degno di nota il fatto che la valutazione del rischio
rumore a bordo è tutta a carico del principale soggetto di tutela, in quanto la
stessa non è stata fatta dal legislatore che, nel disporre le regolamentazioni
del rischio per i lavoratori, contenute nel D.Lgs.277/91,
ha derogato ancora una volta gli addetti alla navigazione.
Il livello di esposizione professionale, a parità di
presenza di sorgenti sonore e di architettura navale, che nel comparto è una
condizione quasi sempre verificata, è funzione del tipo di pesca svolto poiché
ad esso sono legate le modalità operative ed organizzative dell’impresa.
Conoscendo i livelli di pressione sonora presenti
nell’ambiente di lavoro nonché i relativi tempi di esposizione dei vari
soggetti imbarcati, è possibile,quindi, valutare il livello di esposizione
professionale e conseguentemente attuare le necessarie azioni preventive e
protettive, ferma restando l’azione professionale ed informativa del «medico competente»
che, per le imprese di pesca deve essere sempre nominato.
Per dare un contributo al predetto professionista nonché
alla soluzione del problema creatosi con l’art.2, comma
1, del D.Lgs.277/91 (esclusione dal campo di
applicazione dei lavoratori della navigazione marittima), sono stati
effettuati alcuni rilevamenti fonometrici a bordo di «imbarcazioni tipo»
della marineria di Ancona secondo una procedura che si è dimostrata, sul campo,
soddisfacente, permettendo così di valutare il rischio rumore per gruppo
omogeneo di lavoratori marittimi.
Il concetto informatore della procedura seguita per valutare
il rischio rumore è stato estrapolato dall’esperienza in tale ambito maturata
sin dall’inizio degli anni 90’, quando il problema riguardava soltanto navi
militari e navi passeggeri, ma per motivi totalmente differenti da quelli
sanitari.
Le navi da pesca utilizzate per esercitare la pesca
professionale presentano caratteristiche strutturali ed architettoniche molto
simili e, inoltre, vengono armate ed allestite appositamente per il tipo di
mestiere che si vuole esercire. Questo implica una omogeneità dei luoghi di
lavoro e del loro ambiente operativo e produttivo, differenziata soltanto dal
segmento dimensionale di appartenenza.
In ambito di navigazione marittima, Il segmento di
appartenenza viene stabilito da certi parametri dimensionali che implicano
anche l’estensione di certi obblighi stabiliti, in maggior parte, dalla normativa
in materia di sicurezza della navigazione (vedere tabella 3 del capitolo di
comparto).
Però, in un abito portuale, dove le tipologie di pesca
esercitate sono soltanto quelle permesse dalla conformazione dei fondali marini
antistanti la costa di appartenenza, anche la differenza di segmenti è molto
ridotta.
Dai dati statistici riportati nello specifico paragrafo (figg.
10, 11, e 12), è possibile identificare la distribuzione della potenza
installata, uno dei parametri principali ai fini della emissione sonora
nell’ambiente di lavoro a bordo in quanto, comunque, legato al numero di giri,
è caratterizzata da tre categorie di aggregazione, differenti per tipologia di
pesca esercitata:
Tabella A
Tipo
di pesca |
Classe
Potenza 1 P≤
250 kW |
Classe
Potenza 2 250≤P≤500
kW |
Classe
Potenza 3 500≤P≤750
kW |
Classe
Potenza 4 P≥750
kW |
Rapidi |
25% |
63% |
|
12% |
Strascico |
51% |
40% |
9% |
1% |
Volante |
13% |
63% |
24% |
|
Pertanto, alla luce dei predetti
dati statistici, confrontati con quelli concernenti le dimensioni delle
imbarcazioni, sono stati effettuati i rilevamenti strumentali a bordo di 7
pescherecci campione, uno per ogni classe di potenza più rappresentative (caselle
a fondo scuro) per lo stesso tipo di pesca.
Tabella 36
IMPAVIDO (STRASCICO)
– Classe 1
Tipo |
dB |
Leq |
Lmin |
Lmax |
Posizione |
N° giri |
Fase operativa |
Leq |
A |
100,3 |
99,7 |
101,1 |
Sala Macchine |
1500 |
Trasferimento |
Leq |
A |
100,7 |
99,9 |
101,6 |
Sala Macchine |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
70,5 |
69,4 |
71,6 |
Poppa |
1500 |
Trasferimento |
Leq |
A |
71,2 |
69,4 |
75,3 |
Poppa |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
78,5 |
77,6 |
79,3 |
Verricello |
1500 |
Trasferimento |
Leq |
A |
81,2 |
80,1 |
82,2 |
Verricello |
1400 |
Traino |
EL CID (STRASCICO)
– Classe 3 |
|
|
|
|
|
||
Leq |
A |
77,5 |
74,6 |
86,4 |
Poppa |
1060 |
Traino |
Leq |
A |
77,7 |
76,6 |
83,8 |
Poppa |
1200 |
Trasferimento |
Leq |
A |
101,4 |
100 |
102,4 |
Sala Macchine |
1060 |
Traino |
Leq |
A |
99,9 |
97,9 |
101,6 |
Sala Macchine |
1200 |
Trasferimento |
Leq |
A |
81,7 |
80,7 |
85,1 |
Verricello |
1060 |
Traino |
Leq |
A |
85,6 |
84,8 |
89,2 |
Verricello |
1200 |
Trasferimento |
DESTRIERO
(RAPIDI) – Classe 1 |
|
|
|
|
|
||
Leq |
A |
76,5 |
75,4 |
81,2 |
Poppa |
1170 |
Traino |
Leq |
A |
77,5 |
75,9 |
85,6 |
Poppa |
1240 |
Trasferimento |
Leq |
A |
102,9 |
101,2 |
105,7 |
Sala Macchine |
1240 |
Trasferimento |
Leq |
A |
103,4 |
102,4 |
104,3 |
Sala Macchine |
1170 |
Traino |
Leq |
A |
81,3 |
80,2 |
83,6 |
Verricello |
1170 |
Traino |
Leq |
A |
81,6 |
81,1 |
82,4 |
Verricello |
1240 |
Trasferimento |
EL GRINTA
(STRASCICO) – Classe 2 |
|
|
|
|
|||
Leq |
A |
81 |
80,3 |
81,8 |
Poppa |
1500 |
Traino |
Leq |
A |
81,6 |
81,2 |
82,3 |
Poppa |
1750 |
Trasferimento |
Leq |
A |
100,7 |
100,2 |
101,2 |
Sala Macchine |
1750 |
Trasferimento |
Leq |
A |
99 |
98,5 |
99,4 |
Sala Macchine |
1500 |
Traino |
Leq |
A |
84,8 |
84,2 |
85,2 |
Verricello |
1500 |
Traino |
Leq |
A |
87,8 |
86,7 |
88,9 |
Verricello |
1750 |
Trasferimento |
TOP GUN (VOLANTE)
– Classe 3 |
|
|
|
|
|||
Leq |
A |
78,9 |
78,1 |
80,1 |
poppa |
1200 |
Traino |
Leq |
A |
77,1 |
76 |
81 |
poppa |
1400 |
Trasferimento |
Leq |
A |
103,1 |
102,2 |
104 |
sala macchine |
1200 |
Traino |
Leq |
A |
105 |
102,8 |
106,9 |
sala macchine |
1400 |
Trasferimento |
Leq |
A |
85 |
84,1 |
86,1 |
verricello |
1400 |
Trasferimento |
Leq |
A |
82,6 |
81,7 |
83,7 |
verricello |
1200 |
Traino |
VIKINGO (VOLANTE)
– Classe 2 |
|
|
|
|
|
||
Leq |
A |
102,8 |
101,6 |
103,7 |
sala macchine |
1700 |
Trasferimento |
Leq |
A |
100,4 |
99,7 |
101,2 |
sala macchine |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
81,8 |
79,8 |
92,2 |
poppa |
1700 |
Trasferimento |
Leq |
A |
77 |
76,1 |
78,3 |
poppa |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
85,3 |
84,5 |
85,9 |
verricello |
1700 |
Trasferimento |
Leq |
A |
80,4 |
79,3 |
83,3 |
verricello |
1400 |
Traino |
BISMARK (RAPIDI)
– Classe 2 |
|
|
|
|
|
||
Leq |
A |
82,7 |
82 |
83,4 |
Poppa |
1150 |
Traino |
Leq |
A |
83,7 |
82,5 |
84,4 |
Poppa |
1250 |
Trasferimento |
Leq |
A |
107,2 |
106,1 |
108,4 |
Sala Macchine |
1150 |
Traino |
Leq |
A |
107,2 |
106,1 |
108,4 |
Sala Macchine |
1250 |
Trasferimento |
Leq |
A |
89,3 |
88,5 |
89,9 |
Verricello |
1150 |
Traino |
Leq |
A |
87,3 |
86,7 |
87,9 |
Verricello |
1250 |
Trasferimento |
Le prove fonometriche
sono state effettuate tutte in porto secondo la predetta procedura che
sinteticamente ha permesso di rilevare i dati sinteticamente riportati in Tab.33.
In particolare, i punti di registrazione sono stati
identificati nelle postazioni di lavoro sul ponte di coperta (in prossimità del
verricello ed a estrema poppa) nonché in sala macchine. Nel registrare il
rumore si sono, comunque, cercate di simulare le condizioni operative in mare,
facendo molta attenzione a lasciare i portelli di aerazione della sala macchine
e gli accessi alla stessa aperti.
La metodologia seguita ha permesso
di valutare il livello di pressione sonora emessa dalla sorgente principale
costituita dal motore primo che, comunque, differisce di almeno 10 dBA da quello di qualsiasi altra sorgente presente nella
zona operativo di poppa.
In figura 58 a) e 58 b) sono
riportati gli istogrammi rappresentativi dei livelli equivalenti registrati in
porto nelle tre differenti postazioni di lavoro; da essi è identificabile,
seppur non in maniera analitica, una stretta correlazione tra classe di potenza
e livello di esposizione che, però, non viene sempre rispettata sul ponte di
coperta. Infatti, su questa parte della imbarcazione svolge un ruolo importante
anche la sua struttura ed architettura.
Per confrontare i dati registrati in
porto con quelli effettivi in mare, sono state effettuate alcune uscite in mare
che hanno permesso di verificare una quasi totale corrispondenza, profilando
una più semplice metodologia di misurazione del livello di pressione sonora a
bordo. A tale proposito, in figura 59 vengono riportati alcuni dati relativi ad
una imbarcazione durante una bordata di pesca.
Pertanto, le prove hanno dimostrato
che, ai fini della valutazione del rischio rumore, la piccola differenza di
livello sonoro permette di eseguire le prove fonometriche
in porto, evitando le uscite in mare e facilitando l’operato sia del medico
competente che del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione di
terra. Inoltre, questo comporta anche un abbattimento dei costi per
l’esecuzione delle prove strumentali.
Noti i livelli di pressione sonora
equivalente, costanti per tutta la durata della bordata di pesca, la
valutazione del rischio è dipendente dalla esposizione agli stessi che,
ovviamente, è differente con il tipo di pesca esercitato. Per questo vengono
riportati nelle Tabb.34 i tempi espositivi dei vari
operatori che permettono di valutare il livello professionale dei vari
componenti dell’equipaggio.
Tabella 37 a/ b - tempi di esposizione per postazione
e per uomo di equipaggio
PESCA CON RAPIDI – Fase di pesca –
Tempo totale 20 ore |
|||||
Postazione |
Verricello |
Poppa |
Timoneria |
Cuccetta |
Cucina |
Comandante |
4
ore |
1
ora |
10
ore |
6
ore |
1
ora |
Motorista |
8
ore |
3 |
4
ore |
6
ore |
1
ora |
Marinaio |
11
ore |
4
ore |
|
6
ore |
1
ora |
PESCA STRASCICO – Fase di pesca –
Tempo totale 17 ore |
|||||
Postazione |
Verricello |
Poppa |
Timoneria |
Cuccetta |
Cucina |
Comandante |
3
ore |
1
ora |
10 |
6
ore |
1
ora |
Motorista |
4
ore |
2
ore |
8 |
6
ore |
1
ora |
Marinaio |
8
ore |
4
ore |
|
8 ore |
1
ora |
Fig. 57 a)
Fig. 57 b)
Prove in porto |
|
|
|
|
|
|
|
Tipo |
dB |
Leq |
Lmin |
Lmax |
|
|
|
Leq |
A |
100,3 |
99,7 |
101,1 |
Sala Macchine |
1500 |
Trasferimento |
Leq |
A |
100,7 |
99,9 |
101,6 |
Sala Macchine |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
70,5 |
69,4 |
71,6 |
Poppa |
1500 |
Trasferimento |
Leq |
A |
71,2 |
69,4 |
75,3 |
Poppa |
1400 |
Traino |
Leq |
A |
79,2 |
78 |
80,6 |
Verricello |
1400 |
Traino |
Prove in mare |
|
|
|
|
|
|
|
Leq |
A |
80,5 |
77,4 |
84,4 |
Verricello |
|
Traino |
Leq |
A |
72,4 |
70,7 |
74,2 |
Cuccetta coperta |
1400 |
traino |
Leq |
A |
68,9 |
67,9 |
72,4 |
Mensa |
1400 |
traino |
Leq |
A |
73,3 |
72,7 |
75,9 |
Timoneria |
1400 |
traino |
Fig. 58 – Confronto di alcuni dati relativi al M.P. Impavido
Tabella 37 c - tempi di esposizione per postazione e
per uomo di equipaggio
PESCA VOLANTE – Fase di pesca – Tempo
totale 6 ore |
|||||
Postazione |
Verricello |
Poppa |
Timoneria |
Cuccetta |
Cucina |
Comandante |
2
ore |
|
6
ore |
|
!/2
ora |
Motorista |
4
ore |
2
ore |
2
ore |
|
1/2
ora |
Marinaio |
6
ore |
2
ore |
|
|
1/2
ora |
Ai tempi riportati nelle tabelle
devono essere sommati quelli delle fasi di trasferimento, sia per la zona di
pesca che da questa al porto per lo sbarco. Per la sola pesca volante i tempi
di trasferimento sono integrati da quelli per la ricerca in mare del banco
consistente di pesce azzurro.
Il livello equivalente per le
singole postazioni può essere assunto quello registrato come “verricello”
decurtato di 8 dBA, per la zona poppiera e la timoneria, e di 10 dBA per le
cuccette.
Alcune considerazioni
Numerosi studi
statistici condotti su un campione di pescatori marittimi hanno evidenziato una
netta prevalenza di alcune patologie “professionali”, tra le quali l’ipoacusia
da rumore (Bogetti 1983, Andro 1987, Casson
1989, Allegri 1992, Svendsen 1999); inoltre,
anche da un’indagine sull'incidenza delle malattie professionali, condotta nel
periodo 1994-1997 su lavoratori marittimi (non
solo pescatori professionali) iscritti all’IPSEMA (Istituto di Previdenza del Settore Marittimo per navi superiore a 10
TSL) di Napoli, è emerso che l’ipoacusia da rumore è la malattia più
frequentemente denunciata (Pennarola 1999),
ma riconosciuta mediamente soltanto per un 8%.
Il
riconoscimento della malattia professionale derivante da esposizione a rumore
comporta l’identificazione del momento consumativo
del reato, cosa difficile da dimostrare in un settore produttivo dove gli
imbarchi e sbarchi sono molto frequenti e le imbarcazioni sono caratterizzate
da livelli sonori abbastanza omogenei. Inoltre, per il settore non esiste un
riferimento legislativo che indichi i valori da considerare pericolosi per la
salute.
Il settore
della pesca, nonostante il numero elevato di occupati e la sua omogenea
distribuzione geografica, solo di recente è stato regolamentato da disposizioni
legislative nazionale concernenti la tutela della salute e della sicurezza sul
lavoro.
Infatti, con
l'emanazione del Decreto Legislativo
n. 271 del 27 Luglio 1999, la normativa sulla sicurezza e la salute dei lavoratori
sui luoghi di lavoro si applica anche ai marittimi imbarcati su navi da pesca
nazionali. Inoltre, l'articolo 23
del suddetto decreto dispone, comunque, l’obbligo della nomina del Medico
Competente, al quale spetta il compito di effettuare la sorveglianza sanitaria,
effettuando accertamenti preventivi e la verifica di idoneità.
Il decreto è
stato emanato a norma della legge delega 31 dicembre 1998, n°
485, e come tale non può costituire una disciplina autonoma nei confronti di
quella stabilita dal D.Lgs. 626/94. I due decreti
stanno in un rapporto di specialità e, pertanto, per quanto non
specificatamente indicato, il riferimento continua ad essere il D.Lgs.626/94, fermo restando la sussidiarietà
dell’art. 2087 del codice civile.
A tale
proposito, il Medico competente deve essere nominato dall’Armatore per svolgere
compiti collaborativi, professionali ed informativi. Tra i compiti
collaborativi vi è quello di predisporre l’attuazione delle misure per la
tutela della salute del lavoratore, ivi comprese quelle per la riduzione del
livello di esposizione professionale al rumore.
Le
disposizioni del D.Lgs.271/99 sono, sostanzialmente,
di tipo organizzativo e gestionale, finalizzate ad implementare e mantenere un
livello di sicurezza dei rischi residui accettabile e certificato. Per quanto
attiene gli aspetti meramente tecnici, il decreto demanda ad un regolamento,
non ancora pubblicato, l’emanazione della normativa per la costruzione e le
sistemazioni relative all’ambiente di lavoro a bordo delle navi da pesca
nazionali.
Successivamente
(G.U. del 27.08.1999, n°
201) è stato pubblicato il D.Lgs. 298/99 di
attuazione della Direttiva 93/103/CE relativa alle prescrizioni minime di
sicurezza e di salute per il lavoro a bordo delle navi da pesca (tredicesima direttiva particolare ai sensi
dell’art.16, paragrafo 1, della Direttiva 89/391/CEE).
In esso sono stabiliti obblighi particolari per l’Armatore tra i quali quello
di «adeguare», entro il 23 novembre 2002, le navi da pesca esistenti (con lunghezza tra le perpendicolari
superiore ai 18 m) alle prescrizioni di sicurezza e di salute di cui
all’allegato II.
Tali
prescrizioni, però, non prendono in considerazione il fattore «rumore» (p.to 17) che per le navi nuove deve essere oggetto di
analisi al fine di adottare misure tecniche per ridurlo al minimo sia nei
luoghi di lavoro che negli alloggi.
Questo lascia
profilare la sola possibilità di ricorrere a misure organizzative per
migliorare le condizioni di salute dei lavoratori marittimi: sorveglianza
sanitaria e attrezzature di protezione individuale (ex art.3, comma 2, lettera e).
La sorveglianza sanitaria a bordo dei pescherecci
Il pescatore
professionale, soggetto iscritto nelle matricole della gente di mare, per
potersi imbarcare deve sottoporsi a visita (pre
imbarco) specifica da parte del medico dell’IPSEMA per ottenere il
benestare. Lo stesso soggetto si sottopone alla visita biennale per verificare
che il proprio stato di salute sia idoneo a rimanere imbarcato.
Con l’entrata
in vigore dal D.Lgs.271/99 ( 9 agosto 1999),
ciascun armatore ha l’obbligo di designare il Medico Competente per attivare la
sorveglianza sanitaria per gli uomini di equipaggio imbarcati sulla sua unità
da pesca.
La
sorveglianza sanitaria, come prescritto dal comma 6 dell’art.23
del suddetto Decreto, effettuata dal medico competente comprende:
a) accertamento
preventivo inteso a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro di
pescatore ai fini della valutazione della idoneità alla mansione;
b) accertamenti
periodici (comprendenti esami clinici e indagini diagnostiche stabilite
dallo stesso professionista) per controllare lo stato di salute del
marinaio ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica.
Inoltre, il
Medico Competente istituisce ed aggiorna, sotto la propria responsabilità, una
cartella sanitaria e di rischio da custodire presso l’armatore con salvaguardia
del segreto professionale.
Anche da esame
superficiale della situazione, si comprende subito una interazione tra
professionisti (Medico Competente, Medico IPSEMA e Medico Sanità Marittima)
che devono esprimersi, anche se sotto profili differenti, sulla idoneità del
soggetto che deve imbarcarsi su una nave da pesca per svolgere la mansione di
pescatore; la cosa sicuramente crea una sovrapposizione di ruoli, inutile e costosa.
A tale
proposito, è stato emanato il D.Lgs.18 maggio 2001,
n°226 (G.U. 15.06.01), che con il disposto dell’art.7
– Accelerazione delle procedure – ha
rinviato ad un apposito decreto (doveva essere pubblicato entro metà
settembre del 2001 ma ancora non si conosce il suo iter procedurale) la
regolamentazione della visita medica di preimbarco,
integrata dagli esami necessari, al fine di sostituire la visita per il
conseguimento del libretto sanitario e la «visita» preventiva prevista dal D.Lgs.271/99.
Nelle more
della pubblicazione del suddetto decreto, si profila uno sgravio non
indifferente degli obblighi del Medico Competente il quale dovrà attuare la
sorveglianza sanitaria attraverso gli accertamenti periodici ed il giudizio di
idoneità.
Strumentazione
La registrazione del rumore è stata fatta con
apparecchiatura ARIA 01dB dotata di un fonometro tradizionale interfacciato al
computer che consente contemporaneamente l’acquisizione in digitale nonché
l’analisi delle componenti armoniche in ottava, terzo di ottava, in bande
strette.
L’apparecchiatura
presenta queste caratteristiche: precisione in classe 1 (IEC 651 e 804);
dinamica da 70 a 140 dB (continui); ponderazione A e Lin
(parallele); misure F, S, I, Peak, Leq (parallele);
registrazione audio e riascolto; analisi in tempo reale 1/3 d’ottava; analisi
statistica; memoria su HD. Il sistema microfonico utilizza un microfono prepolarizzato a condensatore in classe 1, modello RION UC
53 con 0,026 V/Pa di sensibilità; cavo integrale di
prolunga per microfono da 10 m tipo Aclan; preamplificatore microfonico standard MV 181 completo di
cavo e connettore; alimentatore per amplificatore; palla antivento; calibratore
AKSUD 5112 con livello 94 dB a 1000 Hz.
Prima di ogni
serie di misure è stata eseguita la calibrazione, in
modo da evitare errori casuali, in accordo con quanto stabilito al punto 3.3
nell’allegato del DL 277/91.
L’acquisizione, la registrazione e
l’analisi del segnale acustico è stata eseguita attraverso apposito software di
supporto all’apparecchiatura denominato "dBTrig".
Utilizzando il software dB Trait si sono effettuate le elaborazioni delle
registrazioni fonometriche.
In
particolare, i dati di base per il calcolo del Leq
sono stati: il valore della banda passante (31,5 – 20000 Hz),
il tempo di campionamento (125 ms), la curva
di ponderazione (A) ed il Peak.
ALLEGATO A
LEGENDA
PERLA LETTURA DELLE TABELLE DEI RISCHI