PROFILO DI RISCHIO
COMPARTO RACCOLTA RIFIUTI
SOLIDI URBANI
a cura dell’Azienda Sanitaria Locale Città di Milano
SERVIZIO PREVENZIONE SICUREZZA AMBIENTI DI LAVORO
con la collaborazione di :
· Cantoni S. - Medico del Lavoro – SPSAL
· Borello F.
- A.S. - SPSAL
· Rossi V. - Medico del Lavoro – UOPSAL distretto 1
· Bolognino Galli G. - Medico del Lavoro – UOPSAL
distretto 2
· Delle Monache A. – P.I. - UOPSAL distretto 2
· Scarpat A. - A.S. – UOPSAL distretto 2
· Vizzani E. – I.P. - UOPSAL distretto 2
· Tassi A. – P.I. - UOPSAL distretto 3
· Venturini G. – P.I. - UOPSAL distretto 3
· Magna B.- Medico del Lavoro – UOPSAL distretto 5
comparto Raccolta rifiuti
solidi urbani
1. Comparto: raccolta rifiuti solidi URBANI
11. Struttura di
rilevazione: asl citta’ di milano – servizio di prevenzione e sicurezza degli
ambienti di lavoro
indirizzo: via ricordi 1
Cap: 20131
citta’: Milano
Provincia: milano
e.mail:
cantoni.spsal@libero.it
13. infortuni: dal
1986 al 1990
CAPITOLO GENERALE
Analisi fenomeno infortunistico
Lo studio del fenomeno
infortunistico, relativo all’ azienda oggetto di questa indagine, è stato
condotto analizzando le informazioni contenute nei registri infortuni del quinquennio
’86-’90.
Dal 1985 l’azienda ha adottato un sistema di registrazione degli infortuni che comprende anche gli eventi accidentali che determinano lesioni con prognosi inferiori ai 3 giorni, allora generalmente non registrati come successivamente previsto dal D.Lgs.626/94. Questa peculiarità ha consentito alcune osservazioni su una particolare tipologia di infortunio: quella potenzialmente responsabile della trasmissione parenterale di agenti infettanti.
L’andamento del fenomeno infortunistico nel quinquennio ’86-’90 è illustrato dalla tabella n.1 che riporta l’indice di frequenza -I.F.- (n.infortuni/ore lavorate x 100.000), nei diversi anni, calcolato sia per il totale degli infortuni che solo per quelli con prognosi superiore ai 3 giorni. Gli infortuni con prognosi inferiore a 3 gg sono il 45 % degli infortuni totali.
Anno |
Indice di frequenza Infortuni totali |
Indice di frequenza Infortuni >3 gg. |
1986 |
41.9 |
18.7 |
1987 |
31.6 |
13.1 |
1988 |
33.9 |
14 |
1989 |
34.6 |
15 |
1990 |
29.5 |
14.2 |
Tabella n.1: I.F. degli infortuni totali e >3 gg. nel
quinquennio ’86-’90
Come si può osservare l’I.F.
degli infortuni totali è compreso tra 29.5 e 41.9 mentre, nel caso di infortuni
con prognosi > 3gg, l’I.F. è compreso tra 13.1 e 18.7. L’andamento descritto
evidenzia come ad un aumento dell’indice di frequenza degli infortuni totali
corrisponda sempre anche un aumento dell’indice di frequenza degli infortuni
con prognosi > 3gg.
Da un confronto tra gli I.F.
degli infortuni occorsi nel 1989 in alcuni comparti produttivi e
l’azienda oggetto di indagine, confronto effettuato naturalmente solo sugli
I.F. degli infortuni con prognosi > 3 gg., risulta che nella popolazione in
esame la frequenza degli infortuni è di poco superiore a quella relativa ai
Servizi (settore che comprende anche i servizi di raccolta e trattamento dei
rifiuti), ma nettamente inferiore rispetto all’andamento infortunistico di
altri comparti storicamente riconosciuti ad alto rischio infortunistico, quali
Edilizia, Metalmeccanica e Alimentari (tabella n.2).
COMPARTO
|
I.F. (1989) |
LEGNO |
61 |
EDILIZIA |
60 |
ALIMENTARI |
54 |
METALMECCANICA |
52 |
TRASPORTI |
35 |
TESSILE |
19 |
Azienda raccolta R.S.U. |
15 |
SERVIZI |
12 |
Tabella
n.2: I.F. di infortuni occorsi nel 1989 in alcuni comparti
produttivi
L’elemento più significativo evidenziabile dall’analisi del fenomeno infortunistico di questa azienda non è, quindi, costituito dall’entità dell’indice di frequenza degli infortuni con prognosi superiore a 3gg., ma, presumibilmente dall’alta frequenza di infortuni a rischio biologico.
Nella tabella n.3 vengono riportate le tipologie prevalenti degli infortuni occorsi al personale dell’azienda oggetto della nostra indagine, valutate sul totale degli infortuni. Questa tabella, così come quelle seguenti, si riferisce solamente al periodo 1987-1989 in quanto non è stato possibile includere i dati relativi al 1986 per la loro incompletezza. Per quanto riguarda l’identificazione delle cause, per ragioni di opportunità, si è fatto riferimento alla classificazione già operata dal servizio di sicurezza aziendale, anche se non del tutto rigorosa nella scelta delle voci.
RISCHIO
BIOLOGICO |
22.4
% |
MOVIMENTAZIONE
CARICHI |
15.6
% |
SALITA/DISCESA
AUTOMEZZI |
15.2
% |
ALTRI |
46.8
% |
Tabella
n. 3: distribuzione percentuale della tipologia degli
infortuni rilevati nel periodo ’87 – ‘90
Le maggiori frequenze si riscontrano per gli infortuni a rischio biologico (comprendono le punture da ago e le ferite da taglio), seguiti da quelli occorsi durante la movimentazione dei carichi e durante la salita e la discesa dagli automezzi.
Tale dato, già rilevante di per
sé, probabilmente sottostima il fenomeno reale essendo verosimile che gli
infortuni di piccola entità, tra i quali sono certamente compresi gli infortuni
a rischio biologico (punture da ago, ferite da taglio), non siano stati tutti
segnalati.
Questa affermazione trova,
inoltre, giustificazione nel mancato riscontro della registrazione di infortuni
di questo tipo casualmente riferiti da lavoratori nel corso di accertamenti
sanitari effettuati dalla nostra ex UOTSLL.
Gli infortuni a rischio biologico (punture da ago e ferite da taglio), per la maggior parte hanno una prognosi inferiore a 3gg. (74% del totale di questi infortuni) e colpiscono quasi esclusivamente coloro che sono addetti alla manipolazione dei R.S.U..
Dall’esame della tabella n. 3, che riporta la distribuzione per mansioni di questa tipologia di infortuni, emerge infatti che il 93 % dei lavoratori che subiscono infortuni di questo tipo svolge la mansione di portasacchi o di spazzino stradale.
PORTASACCHI |
59 % |
SPAZZINO STRADALE |
34 % |
AUTISTA |
6 % |
ALTRO |
1 % |
Tabella n. 3: distribuzione per mansioni degli infortuni a rischio biologico anni ’87-’90
Le sedi corporee più frequentemente interessate dalle lesioni provocate dagli infortuni a rischiobiologico sono riportate nella tabella n. 4.
MANO |
49 % |
BRACCIO |
20 % |
GAMBA |
14 % |
PIEDE |
7 % |
ALTRO |
10 % |
Tabella n. 4: sede delle lesione degli infortuni a rischio
infettivo
Per quanto riguarda le tipologie degli infortuni a rischio biologico, nella tabella n. 5 viene riportata la distribuzione percentuale. I dati riportati in questa tabella si riferiscono al periodo 1986-1990.
Puntura ago |
36,6 % |
Ferita da taglio |
29,5 % |
Ferita da taglio con
materiale non identificato |
22 % |
Ferita da chiodo |
5,5 % |
Ferita da taglio
materiale ferroso |
3,2 % |
Ferita da punta con
legno |
1,9 % |
Imbrattamento |
1,2 % |
Ferita da taglio con
plastica |
0,1 % |
Tabella n.5: infortuni a rischio biologicoo nel periodo ’86-’90 (tipo di lesione)
La voce “ferite” raggruppa
tutte le lesioni cutanee quali abrasioni, escoriazioni, ferite da taglio e
ferite da punta.
La voce “imbrattamento”
raggruppa gli eventi di contaminazione cutanea esterna con sostanze liquide o
solide organiche.
L’analisi dimostra che la tipologia prevalente di infortunio a rischio biologico è la “puntura da ago”, pari al 36,6%, seguita dalle “ferite da taglio con vetro” (29,5%) e dalle “ferite da taglio con materiale non identificato” (22% sul totale degli infortuni).
Per quanto riguarda, infine,
gli infortuni causati dalla movimentazione manuale dei carichi, oltre al fatto
che presentano una elevata frequenza (15,6 % degli infortuni totali), con i
dati disponibili non sono possibili ulteriori valutazioni.
Le stesse indagini
epidemiologiche svolte dall’unità di ricerca Ergonomia della Postura e del
Movimento (EPM) di Milano hanno, infatti, esaminato solamente i danni di natura
cronica rilevati a carico dei diversi distretti dell’apparato
osteomioarticolare e determinati dalle prolungate esposizioni al rischio.
Si ritiene, tuttavia, che siano
ancora sottostimate le lesioni da sforzo determinate dal sollevamento di
carichi che interessano il rachide lombare poiché, tendenzialmente e in larga
misura, ancora trattate come malattia e non come infortunio.
In conclusione, l’analisi dei
dati sopra riportati evidenzia come per questi settori lavorativi siano
necessari specifici interventi mirati alla riduzione del rischio
infortunistico.
Tali interventi, che
nell’ambito di quanto previsto dalle norme vigenti dovranno interessare gli
aspetti tecnici, procedurali e formativi, devono essere necessariamente mirati
ai rischi prevalenti sopradescritti.
In questa logica maggiore
attenzione deve essere riservata alla scelta dei Dispositivi di Protezione
Individuale, con particolare riferimento ai guanti, in quanto, oltre a
consentire una buona manualità (presa del sacco), questi dispositivi devono
possedere una elevata resistenza meccanica all’abrasione, al taglio ed alla
puntura. Dall’esame delle sedi prevalenti delle lesioni degli infortuni a
rischio biologico emerge, altresì, la necessità di garantire anche la
protezione dell’avambraccio.
Un altro aspetto significativo
da valutare è rappresentato dalla realizzazione di procedure differenti di
raccolta dei rifiuti. Infatti, appare evidente che l’uso di cassonetti, laddove
possibile, invece del sistema di raccolta manuale dei sacchi, riduce
drasticamente la possibilità di contatto diretto con elementi pericolosi e,
conseguentemente, il rischio di tagli, di punture con aghi e/o di abrasioni.
L’adozione di una diversa
procedura di raccolta dei rifiuti solidi urbani (R.S.U.) consente, inoltre, di
ridurre significativamente anche il rischio di infortuni connessi alla
movimentazione manuale dei carichi.
Si evidenzia, infine, che, per
queste tipologie di lavoro, anche la formazione dei lavoratori assume un
aspetto particolarmente rilevante al fine di modificare i comportamenti
scorretti che, in alcuni casi, concorrono significativamente al verificarsi
degli eventi lesivi. Si veda, ad esempio, l’abitudine scorretta dei lavoratori,
durante l’azione di salita/discesa dagli automezzi, di saltare dalla cabina di
guida anziché usare il gradino, oppure stare sul predellino posteriore durante
la marcia del mezzo senza coordinamento con l’autista.
14. malattie
professionali:
al momento non e’ possibile determinare numero e
tipologia delle malattie professionali
NOTE:
nel capitolo generale
sono riportati :
·
l’analisi del fenomeno infortunistico
·
l’indagine biologica sulla contaminazione batterica delle
superfici degli indumenti e dei locali di lavoro
·
l’indagine biologica per la valutazione della
contaminazione microbica aerodispersa
·
l’indagine sul rischio infettivo
·
l’indagine sul rischio chimico da inquinamento ambientale
nella città di milano
CAPITOLO GENERALE
Indagine
biologica sulla contaminazione batterica
delle
superfici degli indumenti e dei locali di lavoro
Nel 1992, presso l’azienda per la raccolta e trattamento dei RSU di Milano, è stata eseguita un’indagine condotta dalla UOTSLL (Unità Operativa Tutela Salute Luoghi di Lavoro) in collaborazione con l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Milano, per la determinazione della contaminazione batterica superficiale degli indumenti di lavoro e per la valutazione della contaminazione batterica delle superfici dei locali adibiti a servizi igienici e spogliatoi.
Nei paragrafi successivi vengono presentati gli esiti dell’indagine eseguita suddivisi per capitoli.
Scopo dell’indagine è la rilevazione di eventuali colonie di microrganismi presenti sugli indumenti di lavoro, analizzati al termine e all’inizio della settimana, al fine di valutare il grado di contaminazione batterica superficiale, sia nel caso di indumento sporco che di indumento pulito dopo lavaggio domestico (le tute da lavoro vengono, infatti, lavate a cura e spese dei lavoratori) .
I campioni per le analisi sono stati prelevati per contatto diretto del terreno colturale con le superfici da analizzare.
I risultati hanno evidenziato che, al termine della settimana lavorativa, sulle tute da lavoro era presente una marcata contaminazione batterica superficiale, comunque, quasi completamente eliminabile dopo un ciclo di lavaggio domestico (tabella 1).
UFC = Unità Formato Colonie
CAMPIONE SIGLA |
PRELIEVI ABITO SPORCO UFC/PIASTRA |
PRELIEVI ABITO
PULITO
UFC/PIASTRA |
A1 |
> 80 (batteri, lieviti muffe) |
4 batteri |
A2 |
24 “ “ “ |
3 “ |
A3 |
35 “ “ “ |
1 “ |
A4 |
33 “ “ “ |
10 muffe |
B1 |
51 “ “ “ |
assente |
B2 |
18 “ “ “ |
5 batteri |
B3 |
>80 “ “ “ |
assente |
C1 |
>80 “ “ “ |
5 muffe |
C2 |
31 “ “ “ |
11 batteri |
C3 |
>80 “ “ “ |
1 betteri |
C4 |
17 “ “ “ |
10 muffe |
Tab. n.1 Contaminazione microbica presente sulla superficie delle tute da lavoro prima e dopo un lavaggio domestico
Analoghe conclusioni erano state raggiunte da un’indagine condotta con uno studio privato dall’azienda in oggetto nel 1991, in cui venivano analizzati gli indumenti da lavoro prima sporchi e poi puliti dopo lavaggio domestico (tabelle n.2 e n.3).
I risultati sono raffrontabili nel loro complesso e non in maniera puntuale, date le diverse metodiche di analisi e le diverse unità di misura utilizzate nelle due indagini biologiche.
|
UFC/dmq |
MUFFE LIEVITI |
OPERATORE/INDUMENTO |
MEDIA |
MEDIA |
Ruspista/giacca |
550 |
0 |
Ruspista/pantalone |
196 |
4 |
Trasportatore/giacca |
275 |
21 |
Trasportatore/pantalone |
500 |
0 |
Operatore/giacca |
1.067 |
0 |
Operatore/pantalone |
2.000 |
0 |
Tab. n.2 Inquinamento batterico superficiale indumenti sporchi
|
UFC/dmq |
MUFFE LIEVITI |
OPERATORE/INDUMENTO |
MEDIA |
MEDIA |
Operatore/pantalone |
20 |
0 |
Ruspista/pantalone |
292 |
4 |
II° Operatore/pantalone |
263 |
0 |
Tab. n.3 Inquinamento batterico superficiale indumenti puliti
Dall’analisi dei dati sopra riportati si evince la necessità di prestare una particolare attenzione al “veicolo” indumento. Le tute dei lavoratori addetti alla raccolta e all’allontanamento dei R.S.U. sono sicuramente ricettacolo di microrganismi di ogni tipo, come dimostrato dalle indagini effettuate, il cui carico microbico varia a seconda delle mansioni svolte dagli operatori. Si ritiene, pertanto, assolutamente necessario che tali indumenti debbano essere trattati, ai fini della pulizia e della disinfezione, presso lavanderie centralizzate e sicuramente non a livello domestico. Infatti, gli indumenti di lavoro possono costituire un pericolo infettivo per la famiglia; inoltre il lavaggio casalingo non comporta un adeguato abbassamento della carica microbica se eseguito con cicli di lavaggio a temperature non corrette, o per tempi non sufficienti.
E’ stato, inoltre, constatato che gli stessi indumenti venivano frequentemente indossati anche durante il consumo dei pasti, con le possibili conseguenze che ciò poteva comportare sia a livello di igiene personale, sia a livello di igiene dell’ambiente.
E’ necessario, pertanto, che agli operatori vengano impartite precise disposizioni affinché il personale acceda alla mensa solo dopo essersi sottoposto a doccia e ad aver cambiato gli indumenti di lavoro.
Contaminazione batterica delle superfici dei locali adibiti a servizi igienici e
spogliatoi
Scopo di questa indagine è la rilevazione della presenza di eventuali colonie di microrganismi sulle superfici dei locali adibiti a servizi igienici e spogliatoi ritenuti, per la loro destinazione d’uso, a maggior rischio di contaminazione.
Nelle successive tabelle n.4 e n.5 vengono riportati gli esiti delle analisi effettuate.
|
UFC/dmq |
Muffe Lieviti |
ZONA |
MEDIA |
MEDIA |
Pareti locali doccia |
208 |
46 |
Pareti servizi igienici 1 |
571 |
4 |
Pareti servizi igienici 2 |
25 |
0 |
Pareti docce |
3000 |
0 |
Maniglie docce 1 |
750 |
17 |
Maniglie docce 2 |
3080 |
0 |
Lavandino |
988 |
0 |
Tab. n.4 Inquinamento batterico superficiale - Servizi Igienici
|
UFC/dmq |
Muffe Lieviti |
ZONA |
V.MAX. V.MIN. MEDIA |
MEDIA |
Parete scomparto |
333 13 100 |
13 |
Int. stipetto tuta |
229 8 67 |
8 |
Int. stipetto abiti |
121 8 33 |
4 |
Esterno stipetti |
92 42 67 |
4 |
Piano appoggio |
4100 1900 2230 |
0 |
Specchio |
158 25 71 |
0 |
|
|
|
|
|
|
Tab. n.5 Inquinamento batterico superficiale - Spogliatoio
I dati rilevati confermano la possibilità di un rischio di contaminazione delle superfici degli ambienti di vita da parte dei microrganismi presenti sia sulle tute da lavoro, che sulle mani sporche dei lavoratori stessi. Si vedano, infatti, gli elevati valori di contaminazione riscontrati sia sui piani di appoggio, sia all’interno degli armadietti personali dove vengono riposti gli abiti civili e le tute sporche.
Nasce, pertanto, l’esigenza di attivare procedure specifiche relativamente al rischio riscontrato, attuando norme igieniche generali di contenimento quali:
Ø accurata pulizia quotidiana degli ambienti di vita lavorativi (spogliatoi, docce,etc.);
Ø fornitura di armadietti personali a doppio scomparto per permettere la separazione degli abiti civili (puliti) da quelli sporchi (tute da lavoro);
Ø accurata pulizia quotidiana delle attrezzature fornite ai lavoratori (armadietti);
Ø specifica informazione e formazione dei lavoratori sulla necessità di adottare idonee precauzioni igieniche personali quali il lavaggio delle mani e l’effettuazione di docce al termine del turno di lavoro.
CAPITOLO GENERALE
Indagine
biologica per la valutazione
della
contaminazione microbica aerodispersa
Nel 2000 l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Milano, in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca, ha avviato un’indagine mirata alla valutazione della contaminazione biologica aerodispersa negli ambienti lavorativi dell’azienda stessa, al fine di identificare le concentrazioni in aria di batteri e miceti nelle operazioni con più alto rischio di esposizione agli inquinanti sopracitati. Tale indagine, che riportaimo integralmente in questo capitolo, si pone anche nel più ampio quadro delle attività finalizzate alla gestione dell’igiene e sicurezza dei lavoratori, così come previsto dalla normativa vigente (D.Lgs.626/94 e successive modifiche ed integrazioni).
Il D.Lgs.626/94 nel titolo VIII, capitolo relativo alla protezione da agenti biologici, prevede che il datore di lavoro valuti il rischio da esposizione a microrganismi patogeni presenti nelle attività lavorative senza, peraltro, dare indicazioni su quali agenti biologici debbano essere presi in considerazione per le stesse (l’allegato IX riporta solo un elenco delle attività lavorative che possono comportare esposizione a tali inquinanti e non gli agenti biologici specifici per ogni realtà lavorativa).
Indicazioni più dettagliate, invece, sono reperibili in una Scheda tecnica elaborata a cura dell’ISPSEL (Fogli d’Informazione 4/1997) nella quale viene riportato un elenco di circa 30 attività lavorative con esposizione al rischio biologico. Per ogni gruppo professionalmente esposto sono specificati i relativi microrganismi (così come classificati in base alla loro pericolosità nell’allegato XI del D.Lgs.626/94), le fonti di esposizione e le patologie ad essi correlate.
In questo elenco i lavoratori addetti alla raccolta, smaltimento e trattamento dei RSU costituiscono un gruppo a sè stante, con relativo rischio di esposizione a microrganismi patogeni e non, inevitabilmente presenti nel materiale di rifiuto. Batteri e miceti costituiscono una percentuale consistente del potenziale microbico.
Una modalità di contatto con l’organismo umano si attiva, oltre che per contatto cutaneo, anche tramite la formazione di aerosol, che si genera, principalmente, durante le operazioni manuali e meccanizzate di raccolta, trasporto, scarico, selezione e compattazione dei rifiuti. Attività che, comunque, comportano un disturbo del substrato sul quale i microrganismi si trovano.
Criteri
di indagine
Individuazione dei siti di campionamento
L’individuazione degli ambienti lavorativi presso i quali effettuare le determinazioni ambientali è stata effettuata in base a quanto indicato dal Servizio di Prevenzione e Protezione dell’azienda e del Coordinamento del Medico competente, sulla base dell’elenco delle attività/mansioni con maggior rischio di esposizione ad inquinanti microbiologici. I criteri per l’individuazione dei siti di campionamento hanno previsto:
Rielaborando in base a questi criteri l’elenco iniziale delle attività/mansioni è stato stilato il piano di campionamento.
I rilievi hanno interessato postazioni in sedi diverse come di seguito elencato:
MANSIONE |
AMBIENTE IN OUT |
STRUMENTI/ |
Manut.mezzi rifiuti |
x - |
attrezzi vari |
Op.pulizie interne |
x - |
servizi igienici spogliatoi, ecc. |
Lavaggio mezzi |
x / x |
vaporella o con canna H2O |
Op.depurat. H2O |
- x |
prelievi, verifica impianto |
Op.depurat. H2O |
- x |
pulizia filtri |
Gruista/conduttore silos stoccaggio |
x e x |
utensili vari |
Manutentore forni inceneritori |
x e x |
utensili vari |
Autisti/op.ecologici |
x e x |
scopa meccanica |
Spurgo pozzetti |
- x |
autobotte aspirante |
Op.stazione rifiuti |
- x |
movimentazione rifiuti:ruspe + pale |
Op.stazione rifiuti capannone aperto |
- x |
lavaggi filtri griglia aspirazione |
Op.impianto trattamento percolato e H2O |
x e x |
|
Raccolta rifiuti indifferenziati |
- x |
|
Raccolta rifiuti umidi |
x e x |
|
Spazzatura manuale |
- x |
ramazze |
Operatore soffione |
- x |
soffiatore spec. |
Conducente spaz. e raccolta |
x - |
camion |
Indicatori di riferimento
E’ necessario sottolineare che, in assenza di normativa o di linee guida nazionali per l’esecuzione di tali indagini, la scelta degli indicatori per la valutazione dell’eventuale esposizione è stata effettuata in base alle indicazioni citate nel capitolo di introduzione, ed a quelle reperite dalla letteratura internazionale, in cui vengono riportati analoghi studi di monitoraggio ambientale.
Per meglio caratterizzare il tipo di inquinamento biologico aerodisperso sono stati utilizzati n.5 indicatori di contaminazione microbica dell’aria:
Tra i coliformi particolare attenzione è stata riservata alla differenziazione di quelli di origine fecale, ed in particolare alla identificazione dell’Escherichia Coli, la cui presenza non esclude, peraltro, anche quella di altri microrganismi patogeni.
Valori di
riferimento
In Italia non esistono normative o linee guida che diano indicazioni specifiche in merito al controllo della contaminazione microbica aerodispersa, se non per alcuni ambienti confinati che debbono mantenere livelli di inquinamento il più contenuto possibile, data la loro particolare destinazione d’uso (sale operatorie, ambienti di produzione di farmaci,ecc.).
Perciò anche per il settore lavorativo della raccolta, smaltimento e trattamento dei RSU, a tutoggi, non esistono limiti di esposizione occupazionale (OEL) stabiliti per i diversi tipi di microrganismi.
L’Istituto di Medicina del Lavoro di Milano riferisce che, nella letteratura internazionale, sono stati proposti valori di riferimento elaborati sulla base di misure ambientali, raccolta di sintomi mediante questionario e sui pochi dati epidemiologici disponibili relativi al settore lavorativo in esame.
Gli OEL (limiti di esposizione occupazionale) proposti per i lavoratori di impianti e discarica RSU e per gli addetti alla raccolta e separazione dei rifiuti, corrispondono alle seguenti concentrazioni di microrganismi aerodispersi:
carica batterica totale 104 CFU/m3
batteri Gram negativi 103 CFU/m3
miceti 104-105
CFU/m3
Per gli ambienti confinati i criteri per la valutazione delle concentrazioni microbiche aerodisperse, determinate con l’impiego di vari campionatori, sono riportate nelle Tabelle n.1 e n.2.
Tali linee guida sono state stilate per ambienti di tipo non industriale (uffici, scuole, ecc.) e non implicano un giudizio per la salute dei soggetti esposti, ma sono da considerarsi come indice di valutazione delle condizioni igieniche generali degli ambienti.
LIVELLO |
CONCENTRAZIONE (CFU/M3) |
Molto basso |
<50 |
Basso |
50-100 |
Medio |
101-500 |
Alto |
501-2000 |
Molto alto |
>2000 |
tabella n.1 Criteri per la valutazione dell’inquinamento microbiologico da batteri aerodispersi in ambienti confinati
LIVELLO |
CONCENTRAZIONE (CFU/M3) |
Molto basso |
<10 |
Basso |
11-50 |
Medio |
51-100 |
Alto |
101-500 |
Molto alto |
>500 |
tabella n.2 Criteri per la valutazione dell’inquinamento microbiologico da miceti aerodispersi in ambienti confinati
Analisi dei risultati
Postazioni di lavoro in ambiente esterno:
I valori di carica batterica Totale e di batteri Gram negativi rilevati nelle diverse situazioni lavorative con attività svolte in ambiente esterno sono risultati sempre al di sotto degli OEL suggeriti, rispettivamente pari a 104 CFU/m3 e a 103 CFU/m3.
Infatti, la carica batterica Totale è risultata compresa tra un minimo di 38 CFU/m3 ed un massimo di 938 CFU/m3 (9,38 x 102), le concentrazioni di Gram negativi tra <4 e 383 CFU/m3 (3,83 x 102) gli stafilococchi 500 CFU/m3 di cui 43 CFU/m3 Staphylococcus aureus, specie patogena per l’uomo.
Si sono, inoltre, segnalati indicatori di contaminazione di origine fecale, se pur a basse concentrazioni, in prossimità delle sezioni di lavaggio filtri compattatore, durante l’attività di movimentazione rifiuti con ruspe e pale meccaniche e su strada in prossimità dei sacchi per la raccolta dei rifiuti indifferenziati.
Le concentrazioni di miceti sono risultate sempre contenute al di sotto dell’OEL proposto, essendo comprese tra 100 (102) e 4250 CFU/m3 (4,25 x 103).
Nella tabella n.3 vengono riportate le concentrazioni più elevate di microrganismi (batteri e miceti) riscontrate nelle attività lavorative svolte in ambiente esterno. Le concentrazioni che si discostano dai valori di riferimento sono evidenziate da carattere grassetto.
Si sono analizzate n.21 postazioni per le quali le concentrazioni della carica batterica Totale e dei Gram negativi sono risultate sempre al di sotto degli OEL suggeriti.
La carica batterica Totale è, infatti, risultata compresa tra un minimo di 81 CFU/m3 ed un massimo di 1431 CFU/m3 (1,43 x 103) , mentre i batteri Gram negativi sono risultati compresi tra <4 e 246 CFU/m3.
Se, invece, si confrontano i valori della carica batterica Totale con i valori delle Linee guida per l’indoor, si rileva un livello di contaminazione alto in n.6 casi (28%), medio in n.13 casi (62%), basso nel restante 10%.
Si segnalano, tuttavia, la presenza di alcune colonie (6CFU) di Staphylococcus aureus nell’aria della sala filtri dell’impianto di trattamento dei rifiuti, mentre le concentrazioni di batteri Gram negativi sono risultate molto basse e non è stata rilevata la presenza di coliformi fecali.
L’analisi del percolato, prelevato dalla cisterna di raccolta in concomitanza dei prelievi di aerosol, ha rilevato valori di carica batterica Totale dell’ordine di 105 /ml, Gram negativi totali 1,6 x 103/ml e concentrazioni di coliformi fecali tra 32 e 56 per millilitro, confrontabili con quelle riportate in letteratura (Nielsen, 1998). I risultati delle determinazioni effettuate sui campioni di aria sembrano indicare che le modalità con le quali viene gestito il percolato non determinano una contaminazione ambientale da microrganismi degne di nota.
Le concentrazioni di miceti aerodisperse sono risultate comprese tra 6 e 1875 CFU/m3 con valori sempre al di sotto degli OEL (104 - 105 CFU/m3), mentre rispetto alle Linee giuda per ambienti confinati sono risultate molto elevate (>500) in n.5 postazioni di lavoro quali:
Nella tabella n.4 vengono riportate le concentrazioni più elevate di microrganismi (batteri e miceti) riscontrate nelle attività lavorative svolte in ambiente interno. Le concentrazioni che si discostano dai valori di riferimento sono evidenziate da carattere grassetto.
Attività / Mansione |
posizione
di campionam.to |
Carica
batterica Totale |
Gram neg. totali |
Gram neg. coliformi totali |
Stafilococchi |
Miceti |
|
|
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
op.depuratore H2O |
filtro tamburo reflui |
56 |
8 |
4 |
<6 |
238 |
op.depuratore H2O |
griglia esterna vasca grande |
206 |
158 |
21 |
6 |
625 |
op.depuratore H2O |
vasca lunga |
188 |
17 |
8 |
25 |
156 |
op.stazione movimentaz. rifiuti |
piazzale |
206 |
87 |
12 |
88 |
938 |
op.stazione movimentaz. rifiuti con
ruspa |
piazzale |
219 |
154 |
8 |
75 |
144 |
lavaggio
filtri compattatore |
capannone |
438 |
83 |
12 |
238 |
1725 |
op.grandi
utenze raccolta rifiuti |
prossimità sacchi |
581 |
4 |
NR |
500 |
356 |
op.raccolta
rifiuti indifferenziati |
c/o accumulo rifiuti su strada |
200 |
4 |
4 |
56 |
475 |
“ “ |
carico camion |
275 |
83 |
NR |
125 |
2338 |
spazzatura
manuale |
su strada |
856 |
383 |
NR |
250 |
4250 |
op.soffione |
su strada |
938 |
192 |
NR |
125 |
1188 |
Tabella n.3 concentrazioni di microrganismi (batteri e miceti) riscontrate
nelle attività lavorative svolte in ambiente esterno
Attività / Mansione |
posizione
di campionam.to |
Carica
batterica Totale |
Gram neg. totali |
Gram neg. coliformi totali |
Stafilococchi |
Miceti |
|
|
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
CFU/m3 |
manutenzione
mezzi rifiuti |
officina manutenzione |
300 |
<4 |
NR |
100 |
375 |
op.pulizie
interne |
locale doccia |
1431 |
33 |
NR |
837 |
156 |
op.pulizie
interne |
locale bagno |
312 |
17 |
NR |
187 |
25 |
op.pulizie
interne |
locale spogliatoio |
613 |
25 |
NR |
319 |
6 |
gruista silos stoccaggio |
cabina gruista |
750 |
62 |
21 |
512 |
556 |
op.
manutentori silos/forni |
manutenzione |
646 |
246 |
NR |
200 |
1875 |
op.trattamento
percolato |
locale percolato |
238 |
4 |
NR |
31 |
406 |
op.grandi
utenze raccolta rifiuti |
locale raccolta c/o supermercato |
356 |
29 |
4 |
338 |
1313 |
op.ecologico
scopa meccanica |
in cabina spazzatrice |
538 |
8 |
NR |
50 |
113 |
op.raccolta
rifiuti umido |
cabina camion |
131 |
42 |
NR |
625 |
38 |
conducente
spaz.strade + raccolta |
interno cabina mezzo |
694 |
8 |
NR |
250 |
531 |
Tabella n.4 concentrazioni di microrganismi (batteri e miceti) riscontrate
nelle attività lavorative svolte in ambiente interno
Le concentrazioni che si discostano dai valori di riferimento sono evidenziati da carattere grassetto
Conclusioni finali
La valutazione complessiva delle concentrazioni microbiche aerodispersa è stata ritenuta di livello piuttosto contenuto, nonostante la presenza importante di substrato organico.
In alcune postazioni assimilabili ad ambienti di tipo confinato la contaminazione è risultata più importante, fattore che suggerisce interventi migliorativi mirati alla pulizia/sanificazione degli ambienti stessi, tramite l’applicazione di semplici modalità operative finalizzate, anche, ad evitare la contaminazione crociata.
In tal modo si agirebbe anche su un’altra via di contagio, non meno importante, quella naso-mano/bocca che, oltre a quella per via inalatoria, rappresenta un’ importante modalità di contatto diretto tra gli agenti biologici e l’organismo umano.
Per ciò che concerne le misure preventive da adottare, in relazione a quanto valutato fino ad ora, la variabilità delle concentrazioni degli inquinanti, il carattere discontinuo dell’esposizione e la complessiva scarsa conoscenza della reale entità del rischio, rendono importante una scelta di prevenzione primaria, in cui diventano determinanti la corretta dotazione dei presidi di protezione personale (guanti, maschere, ecc.) e gli opportuni interventi tecnici a livello degli impianti, in particolare di pulizia e manutenzione.
CAPITOLO GENERALE
Indagine
sul rischio infettivo
Nel
settore della raccolta e dello stoccaggio dei RSU una della maggiori
preoccupazioni, in termini di medicina e igiene del lavoro, è quella relativa
alla potenziale esposizione degli addetti ad agenti microbiologici, con
particolare riferimento al virus dell’epatite B (HBV). Il tema dell’esposizione
ad HBV negli operatori ecologici urbani è stato oggetto di differenti studi,
che hanno portato a risultati discordi in merito al rapporto tra attività
lavorativa ed infezione. Concorde, invece, il parere circa l’importanza
dell’attuazione di un protocollo di vaccino-profilassi da intendersi quale
presidio di protezione personale, vaccinazione che il D.M.4/10/1991 offre gratuitamente
a questa categoria di lavoratori.
Presso
l’azienda oggetto della nostra indagine la campagna di vaccinazione anti
epatite virale B ha avuto inizio, anche su sollecitazione dell’Unità Operativa
Tutela e Sicurezza dei Luoghi di Lavoro, nel 1989 ed ha coinvolto, dopo 3 anni,
n.1379 lavoratori, pari al 49% circa dell’intera popolazione aziendale (2783
dipendenti al 1992 di cui 2320 operai).
Come
da prassi i soggetti che hanno aderito alla vaccinazione (non obbligatoria)
sono stati sottoposti ad esami ematici per la determinazione dei markers.
Markers epatite virale
Nel
periodo 1988-1993 n.1379 lavoratori sono stati sottoposti alla determinazione
dei markers dell’epatite virale B, ed in particolare dell’antigene HBs e degli
anticorpi anti HBs. I risultati trasmessi alla nostra ex UOTSLL riguardano 1122
soggetti.
Nelle
tabelle seguenti, che illustrano i risultati delle indagini, i dati sono stati
così aggregati:
Ø
soggetti risultati
negativi per entrambi i markers
Ø
soggetti risultati
positivi per almeno un marker
Ø
soggetti risultati
positivi per l’antigene HBs (portatori)
La
positività per almeno un marker, indicativa di un avvenuto contagio con il
virus, è stata presa come parametro di riferimento per la valutazione
dell’esposizione all’HBV, in analogia con tutti gli studi simili riportati in
letteratura.
E’
stata operata una prevalenza della positività per classi di età decennali,
essendo noto dalla letteratura che la prevalenza dei soggetti positivi aumenta
col crescere dell’età.
Per
ogni classe di età le frequenze dei positivi per almeno un marker e per HbsAG
degli operatori della nettezza urbana sono state confrontate con quelle
riscontrate, nello stesso periodo, in un gruppo di vigili urbani di Milano. Il
gruppo di addetti alla vigilanza urbana, costituito da 1845 soggetti quasi
tutti di sesso maschile, è stato utilizzato come campione di controllo in
quanto non particolarmente esposto al rischio di infezione per il virus HBV
rispetto alla popolazione generale. Dalle analisi dell’indagine effettuata sul campione
di controllo emergono percentuali di positività pari al 21% per almeno un
marker e del 3,6% per l’HbsAG (tabella 1).
I
risultati dei controlli ematochimici relativi alla esposizione al rischio
biologico (markers HBV) per gli operatori addetti alla raccolta dei R.S.U.,
hanno dimostrato che il 31,3% risultava positivo per almeno un marker e che il
5,3% risultava positivo per l’HbsAG (tabella 2).
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG
Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 -
35 36 – 45 > 45 |
88 96,7 632 85,5 318 70,2 399 71 |
3 3,3 107 14,5 135 29,8 163 29 |
2 2,2 17 2,3 24 5,3 24 4,3 |
91 (4,9%) 739 (40,1%) 453 (24,6%) 562 (30,4%) |
Totale |
1437
77,9 |
408
22,1 |
67
3,6 |
1845
(100%) |
Tabella 1 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG negli addetti alla vigilanza urbana per classi di età.
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
84 90,3 292 79,1 253 63,9 140 53,4 |
9 9,7 77 20,9 143 36,1 122 46,6 |
2 2,1 14 3,8 24 6,1 15 5,7 |
93 (8,3%) 369 (32,9%) 396 (35,4%) 262 (23,4%) |
Totale |
769 68,7 |
351 31,3 |
55 4,9 |
1120 (100%) |
Tabella 2 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG negli addetti alla raccolta e smaltimento dei R.S.U. per
classi di età.
Nelle
tabelle successive vengono descritti i dati disgregandoli per tipologia di
mansione:
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
15 100 39 75 32 56,1 9 34,6 |
0 0 13 25 25 43,9 17 65,4 |
0 0 1 1,9 5 8,8 2 7,7 |
15 (10%) 52 (34,7%) 57 (38%) 26 (17,3%) |
Totale |
95 63,3 |
55 36,7 |
8 5,3 |
150 (100%) |
Tabella 3 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG nel gruppo dei portasacchi per classi di età.
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
50 87,8 150 80,6 87 65,4 41 59,4 |
7 12,3 36 19,3 46 34,6 28 40,6 |
2 3,5 7 3,8 5 3,8 4 5,8 |
57 186 133 69 |
Totale |
328 73,7 |
117 26,3 |
18 4,0 |
445 |
Tabella 4 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG nel gruppo degli spazzini per classi di età.
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
8 100 52 80 63 71,6 37 56,1 |
0 0 13 20 25 28,4 29 43,9 |
0 0 4 6,1 5 5,7 4 6,1 |
8 65 88 66 |
Totale |
160 70,5 |
67 29,5 |
13 5,7 |
227 |
Tabella 5 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG nel gruppo degli autisti per classi di età.
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
4 100 13 76,5 29 60,4 18 52,9 |
0 0 4 23,5 19 39,6 16 47,1 |
0 0 1 5,9 5 10,4 4 11,8 |
4 17 48 34 |
Totale |
64 62,1 |
39 37,9 |
10 9,7 |
103 |
Tabella 6 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG nel gruppo degli addetti alle officine per classi di età.
Classi di età |
Markers
Neg. |
Markers
Pos. |
HbsAG Pos. |
Totale |
|
n. % |
n. % |
n. % |
|
16 – 25 26 - 35 36 – 45 > 45 |
7 77,8 38 77,5 42 60 35 52,2 |
2 22,2 11 22,4 28 40 32 47,8 |
0 0 1 2,0 4 5,7 1 1,5 |
9 49 70 67 |
Totale |
122 65,6 |
73 37,4 |
6 3,1 |
195 |
Tabella 7 Prevalenza dei soggetti positivi per almeno un
marker e per HbsAG nel gruppo “altre mansioni” per classi di età.
Nella
tabella successiva si riassume la situazione relativa ai markers ed alla
positività HbsAG nelle mansioni lavorative sopra descritte:
Mansioni
|
Marker pos. % |
HbsAG pos. % |
portasacchi |
36.7 |
5.3 |
spazzini |
26.3 |
4.0 |
autisti |
29.5 |
5.7 |
addetti
officine |
37.9 |
9.7 |
altre
mansioni |
37.4 |
3.1 |
Le
mansioni per le quali si è ipotizzato un maggior rischio di contagio con il
virus dell’epatite B sono quelle di portasacchi e di spazzino.
Nel caso dei portasacchi, poi, giocano un ruolo fondamentale la manipolazione dei R.S.U. e le modalità con le quali viene eseguita la raccolta del sacco dalla strada e la sua immissione nella bocca del compattatore del camion; modalità che espongono ad un rischio più elevato di contatto con materiale potenzialmente infetto presente nei sacchi (aghi, etc.) le varie parti del corpo dei lavoratori: mani, braccia, gambe. La presenza di un maggior rischio professionale appare confermata dall’elevata frequenza di infortuni, registrata negli appositi registri, che potrebbero essere responsabili di un contagio con agenti infettanti per via parenterale.
I dati relativi agli infortuni a rischio infettivo lo confermano.
Gli
autisti di per sé esenti da rischio specifico, potrebbero avere occasioni di
contagio in quanto, in alcune situazioni, possono aiutare i portasacchi nel
prelievo dei sacchi dalla strada e nel loro caricamento sul camion.
La presenza di un’alta prevalenza di soggetti positivi per almeno un marker tra gli addetti alle “altre mansioni” e “all’officina”, potrebbe essere spiegata da un possibile impiego di questi lavoratori nelle mansioni di portasacchi o di spazzino prima della loro assegnazione all’attuale mansione.
La raccolta dei RSU mediante sacchi, adottata a Milano, potrebbe spiegare la presenza di un maggior rischio rispetto a quanto riscontrato in altre situazioni lavorative, in cui la raccolta avviene attraverso l’impiego di cassonetti.
E’
importante sottolineare che l’HBV non rappresenta l’unico agente biologico
trasmissibile per via parenterale.
Anche il virus dell’epatite virale C (HCV) si trasmette con le stesse modalità
dell’HBV. Pertanto, la vaccinazione contro l’epatite virale di tipo B,
utilissimo strumento di prevenzione, non può costituire l’unico mezzo per
prevenire qualsiasi contagio con agenti patogeni.
Gli addetti alla raccolta dei rifiuti sono esposti,
in analogia con altre categorie di lavoratori, occupati in ambiente cittadino
esterno, ad inquinanti chimici presenti nell’aria. Il tipo di inquinanti
presenti nell’aria e la loro quantità dipende da molti fattori:
· l’intensità del traffico
· il periodo stagionale
· le condizioni microclimatiche ,
· la zona in cui opera il lavoratore.
· anche le diverse condizioni di lavoro influiscono sull’effettiva inalazione di inquinanti, in particolare il grado di impegno fisico.
Una stima del grado di esposizione ad inquinanti presenti nell’aria della città di Milano lo si desume dal Rapporto sulla qualità dell’aria di Milano e Provincia anno 1999 redatto dall’Arpa della Lombardia e dalla Provincia di Milano.
Le speciali condizioni geografiche e topografiche di Milano, che si riflettono sulle condizioni meteorologiche locali, non consentono la rapida dispersione degli inquinanti.
Un confronto con altre città europee, relativo all’anno 1998, mostra che l’inquinamento atmosferico di Milano è relativamente contenuto per quanto riguardo la S02 (biossido di zolfo), le PTS (polveri totali sospese) e anche l’03 (ozono), mentre è ancora tra i più elevati per quanto riguarda l’N0 (ossido di azoto), l’N02 (biossido d’azoto) e il C0 (monossido di carbonio) anche se questi inquinanti nel 1999 tendono a diminuire.
C0: le concentrazioni del C0 hanno un’alta variabilità nel breve periodo. Essendo un gas prodotto principalmente dal traffico veicolare, la sua concentrazione dipende sia dalle condizioni meteorologiche che dal flusso di traffico in quel determinato momento ed in quel punto. Le emissioni di inquinanti contenuti nei gas discarico avvengono principalmente ad un’altezza inferiore ai 50 cm.
Nelle vie strette con edifici alti si possono avere condizioni particolari di accumulo. Pertanto in talune vie urbane possono verificarsi nelle ore di punta del traffico, alte concentrazioni di C0.
Nel
1999 la media annuale di concentrazione
di CO nell’aria andava da 2,0 a 3,2 mg/m3/ (limite 10mg/m3)
N0X: L’inquinamento atmosferico da NOX è dovuto a più fonti, ma le prevalenti sono rappresentate dal traffico veicolare, dagli impianti di riscaldamento, dai processi industriali. In particolare tali emissioni provengono dai processi di combustione che avvengono in queste attività. Gli effetti sulla salute sono evidenti soprattutto in presenza di alte concentrazioni specialmente a carico delle vie respiratorie profonde e degli alveoli polmonari.La conseguenza sui lavoratori potenzialmente esposti è una maggiore suscettibilità alle infezioni soprattutto per coloro che sono già affetti da patologie polmonari.
Ultimamente le
concentrazioni di NOX nelle aree cittadine sono in diminuzione in
seguito ad un programma di risparmio
energetico e al rinnovo del parco autovetture
con auto catalizzate.
Nel 1999 la media annuale di NO2 andava da 59 a 85 ng/m3 (limiti 200 ng/m3) (NOX 50-117 ng/m3)
Effetti sulla salute: sostanza lesiva dell’apparato
respiratorio predispone a patologie polmonari
03 ozono: L’ozono non è emesso direttamente da nessuna sorgente antropica, ma deriva da reazioni chimiche nell’atmosfera favorite da alte temperature, moderata ventilazione e intensa radiazione solare. Quest’ultima agisce da catalizzatore tra i Composti Organici Volatili ( COV ) e gli Ossidi d’Azoto ( NOX ) favorendo così la produzione di tale sostanza. La concentrazione di ozono è quindi la conseguenza delle emissioni di tutte le sorgenti di NOX e COV. Queste sostanze derivano dalla combustione, da processi industriali, da attività che coinvolgono solventi, da attività connesse alla produzione e distribuzione delle benzine.
Dagli anni 90’,
e in particolare dal 1993, con l’applicazione obbligatoria della marmitta
catalitica alle autovetture di nuova produzione, si è verificata la diminuzione degli NOX e del CO aumentando però la presenza dell’ozono
Medie annuali: 35-43 ng/m3 (limite 200
ng/m3)
Effetti sulla salute: potente ossidante lesivo per l’apparato respiratorio
S02: Sono emissioni che hanno origine dalla combustione di prodotti organici di origine fossile contenenti zolfo. Le fonti più importanti sono quelle rappresentate dagli impianti di riscaldamento, dalle centrali a gasolio, a carbone e ad oli combustibili. La distribuzione delle concentrazioni quindi, rispecchia quella della densità demografica. Le emissioni di biossido di zolfo sono ultimamente in calo grazie a provvedimenti legislativi e ad ordinanze municipali che hanno imposto il cambiamento dei combustibili impiegati nelle attività produttive e favorito l’uso del metano per il riscaldamento degli ambienti di vita e di lavoro.
Valore medio annuale 24h: da 6 a 20 ng/m3 (limite 80 ng/m3)
Effetti sulla salute: irritante per le vie aeree superiori, predispone a tracheiti e bronchiti.
Particelle areodisperse: provengono da processi di combustione (traffico, riscaldamento) da attività quali l’edilizia , le industrie , il traffico veicolare. E’ stato stimato che nell’’area urbana l’aerosol atmosferico è costituito per il 30% da particelle di origine naturale, mentre il 60% da particolato di origine antropica dovuto come già detto a processi di combustione di cui, più della metà, emesso dal traffico veicolare.
Valore medio annuale 24 h: 52 ng/m3 (limite 150 ng/m3)
Effetti sulla salute. Importanti i PM10 e PM 2,5 perché penetrano fino agli alveoli polmonari con rilascio di tossici veicolati (es. piombo metallico)
Idrocarburi: originano da processi di combustione imperfetta o incompleta, in particolare di combustibili derivati dal petrolio (benzine, gasoli). La principale fonte è il traffico autoveicolare. Vengono inalati attraverso l’aria ambiente ed il fumo di tabacco. Alcuni di questi composti sono noti cancerogeni per l’uomo, tra cui il benzene e numerosi idrocarburi policiclici aromatici (IPA) come il benzo(a)pirene.
Valore medio annuale nel 1999 del benzene 7,8 ng/m3 (limite 10 ng/m3).
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI
SOLIDI URBANI
2.
FASE DI LAVORAZIONE: RACCOLTA RIFIUTI PERICOLOSI
3.
COD. INAIL: 90.00.1
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI
PER LA SICUREZZA DOVUTI ALL’USO
DELLE MACCHINE;
RISCHI
IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI
FISICI E CHIMICI;
RISCHI
TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI, FATTORI ERGONOMICI, CONDIZIONI
DI LAVORO DIFFICILI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø
operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø dirigenti 18
Non è possibile quantificare
il numero degli operai per singole fasi di lavorazione, in quanto gli stessi
possono svolgere diverse mansioni nelle varie fasi lavorative
Capitolo 1 -“La fase di lavorazione”
In questa fase
viene trattata la raccolta dei rifiuti considerati pericolosi, in quanto devono
essere sottoposti a trattamenti differenziati per quanto attiene al loro
smaltimento. Sono considerati rifiuti pericolosi le pile, i farmaci scaduti e
gli oli esausti; per questi ultimi la fase di raccolta è in appalto ad una
ditta esterna.
La loro raccolta
viene effettuata tramite contenitori speciali di facile accesso al pubblico,
ubicati in punti diversi del territorio cittadino.
Il prelievo dei rifiuti pericolosi viene eseguito dagli operatori ecologici con l’ausilio di mezzi appropriati.
Un singolo operatore svolge la propria mansione sul territorio cittadino, seguendo un percorso prestabilito diviso in zone, in un unico turno lavorativo (dalle 9 alle 15.40).
L’organizzazione
del lavoro è costituita da diverse sottofasi:
1) ritiro
della specifica della zona affidata
2) presa
in carico del mezzo di trasporto e verifica del suo funzionamento
3) arrivo
ai punti di raccolta prestabiliti e ritiro dei rifiuti
4) trasporto
alle riciclerie o ai forni di incenerimento conforme al rifiuto
Le pile ed i farmaci scaduti
hanno le stesse modalità di raccolta. L’operatore apre il contenitore
specifico, preleva manualmente il sacco di plastica in esso contenuto, lo
trasporta al mezzo di raccolta, lo apre e lo svuota nella vasca di politene posizionata all’interno del furgone.
Successivamente,
i farmaci scaduti vengono portati direttamente ai forni di incenerimento,
mentre le pile vengono trasportate alle riciclerie dell’azienda oggetto della
nostra indagine, dove una ditta esterna appaltatrice provvede al ritiro ed allo
smaltimento delle stesse.
Gli operatori sono forniti dei seguenti DPI:
·
divisa aziendale (versione estiva e invernale)
·
guanti di protezione antitaglio
·
scarpe antinfortunistiche
·
indumenti ad alta visibilità
Capitolo 2- “Le attrezzature e le
macchine”
Macchine
·
veicolo commerciale con cabina di guida completamente
separata dal pianale di carico
Tutti gli
automezzi sono immatricolati dopo il 1995 e dotati di Certificazione europea. La loro
manutenzione delle macchine è a carico dell’azienda, in quanto dotata di officina
meccanica e carrozzeria proprie.
Capitolo 3 – “I fattori di rischio”
Rischi per la
sicurezza riconducibili alle caratteristiche dei luoghi di lavoro,
all’organizzazione del lavoro, alle caratteristiche delle attrezzature, degli
utensili e delle macchine utilizzate:
·
incidenti stradali
Rischi igienico
– ambientali
·
rischi da agenti fisici dovuti alle condizioni climatiche
estreme
·
potenziale rischio
da contatto accidentale con sostanze farmacologiche e chimiche
Rischi
trasversali-organizzativi
·
stress da traffico cittadino (non facilmente
quantificabile)
Capitolo 4 -”Il danno atteso”
·
contusioni, fratture
·
malattie vie respiratorie
·
dermatiti da contatto ed irritative
Relazione sui danni rilevati
L’andamento del
fenomeno infortunistico è descritto nel capitolo generale e fa riferimento
all’intero comparto lavorativo.
Capitolo 5 -“Gli interventi”
Considerate le situazioni
lavorative descritte, gli interventi potranno essere indirizzati a migliorare i
seguenti aspetti:
·
predisporre una manutenzione periodica degli automezzi
·
obbligo di cintura di sicurezza durante la guida
·
maggior attenzione all’informazione e formazione, in particolare sugli
effetti dannosi per l’organismo umano e per la diffusione nell’ambiente delle
sostanze tossiche, sulle procedure di sicurezza da adottare, sull’uso di DPI e
sugli interventi da attuare in caso di contatto accidentale.
Capitolo 6 - “Appalto a ditta esterna”
In
questa fase operativa la raccolta degli oli esausti è appaltata interamente ad
una ditta esterna. Per quanto riguarda le pile, invece, la fase di smaltimento
finale è appaltata a ditte esterne.
Capitolo 7 - “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e
bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo
lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e
successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,
89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza
e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 -
Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia
di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi
di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 –
Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della
legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 -
Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE
e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 –
Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del
5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e
D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione
contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 -
Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203
concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici
agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai
sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di
applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle
Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della
Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di
comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da
HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n.
135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del
Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio
professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e
private
· NIOSH: “Work
practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S.,
1981
· Norma UNI - EN
292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali
di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN 292
- 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali
di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN
60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle
macchine – Requisiti generali
· Atti del I
Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato
(rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23
maggio 1994
· Occhipinti,
Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in
portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario
Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
· Indagine epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
Capitolo
8 - “Il rischio esterno”
Le
pile ed i farmaci scaduti sono considerati rifiuti ad alto potere inquinante
laddove il loro smaltimento, da parte del cittadino, avviene in maniera
scorretta; ovvero quando l’eliminazione degli stessi viene effettuata insieme
ai rifiuti solidi urbani.
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
2. FASE DI LAVORAZIONE:
RACCOLTA CESTINI
3. COD. INAIL: 90.00.1
4. FATTORI DI
RISCHIO:
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A INCIDENTI STRADALI
,INVESTIMENTI E L’USO DI ATTREZZATURE
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI , INQUINAMENTO CHIMICO AMBIENTALE E CONDIZIONI CLIMATICHE DISAGEVOLI
5. CODICE DI
RISCHIO
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø
dirigenti 18
Non è
possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di lavorazione,
in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie fasi
lavorative
La raccolta dei rifiuti dei cestini dislocati in tutta la città è eseguita da più squadre formate da un unico operatore.
Il turno di lavoro dura 340 minuti e inizia dalla rimessa da dove l’operatore esce con il proprio automezzo.
L’addetto ha un percorso da seguire dove sono dislocati i vari recipienti da svuotare.
L’attività prevede le seguenti operazioni:
· Rimozione del coperchio del cestino
· Recupero del sacchetto di polietilene e carico dello stesso nel cassone dell’automezzo (foto 1-2)
· Aggiunta di un nuovo sacchetto al cestino appena svuotato
· Chiusura del coperchio del cestino.
Tali operazioni durano complessivamente circa 3 min. e quindi, nell’arco dell’intero turno di lavoro, l’operatore esegue lo svuotamento di circa 100/120 cestini.
I sacchetti per le loro dimensioni contenute, possono contenere pesi decisamente limitati e approssimativamente non superiori ai 4/5 Kg. L’automezzo nella zona di carico è dotato di un’apertura che agevola le operazioni di carico limitando l’altezza a cui il sacchetto deve essere sollevato. L’operatore, ha tra i propri compiti, anche la raccolta dei rifiuti che sono stati abbandonati dagli utenti sui marciapiedi. La valutazione dell’eventuale raccolta di tali rifiuti spetta all’operatore, il quale in base alle dimensioni e ai pesi decide sul da farsi.
Se i rifiuti sono facilmente raccoglibili, è lo stesso operatore che provvede alla loro raccolta, altrimenti attiva direttamente il servizio specializzato alla raccolta dei rifiuti ingombranti.
I cestini vengono sostituiti quando sono in cattive condizioni.
Le squadre di raccolta si avvalgono di automezzi appositamente realizzati per gli specifici compiti di raccolta (GASOLONE). Sono autocarri realizzati per la raccolta sia manuale sia meccanica dei rifiuti (in presenza di dispositivo alza-contenitori).
Tali automezzi sono provvisti posteriormente di una “vasca” ribaltabile per il contenimento del materiale raccolto.
Il carico può avvenire sia posteriormente che lateralmente e per questa soluzione è stata creata un’apertura a sponda sul lato della vasca per agevolarne il carico.
Il parco mezzi dell’azienda è formato quasi interamente da macchine di nuova e specifica concezione in possesso della Certificazione Europea.
A bordo sono installati sistemi di sicurezza necessari per raggiungere un buon livello di sicurezza durante l’utilizzo quotidiano come:
· Valvole di blocco dei movimenti di scarico in presenza di eventuali guasti del circuito idraulico.
· Segnalatori di retromarcia
· Dispositivi contro l’azionamento accidentale dei comandi
· Dispositivo di sequenza delle operazioni di ribaltamento della vasca
· Dispositivi di segnalazione di vasca sollevata
Gli addetti non hanno bisogno di ulteriori attrezzature o macchinari per svolgere i loro compiti quotidiani.
· Rischi dovuti alla mancata o non corretta manutenzione degli automezzi ed in particolare dei sistemi di sicurezza
· Rischi di contatto con materiale tagliente
· Rischi di caduta per scivolamento
· Rischi di punture d’aghi
· Rischi da agenti fisici dovuti a condizioni climatiche disagevoli
· Rischi da agenti chimici dovuti all’esposizione a gas di scarico e ad altri inquinanti presenti nell’atmosfera.
· Rischi da agenti biologici dovuti al potenziale contatto con materiale infetto
Per la stima dei rischi per la sicurezza si rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico.
I rischi legati a condizioni climatiche disagevoli derivano dal fatto che il recupero dei cassonetti è un lavoro svolto quotidianamente , all’aperto e soprattutto in qualunque condizione climatica presente ( neve, pioggia ,freddo e caldo eccessivo).
Quindi nei mesi più freddi gli operatori sono esposti a condizioni ambientali che non garantiscono il benessere fisico.
Per i rischi legati ad agenti chimici dovuti all’esposizione a gas di scarico e ad altri inquinanti presenti nell’atmosfera si rimanda al capitolo generale sull’inquinamento ambientale della città di Milano.
Anche per il rischio biologico si rimanda all’apposito capitolo generale.
· Contusioni , distorsioni,fratture, ferite da taglio, da punta e lacero-contuse, politraumi da incidenti stradali
· Ipotetici danni da condizioni climatiche disagevoli.
· Danni alla salute dovuti all’inquinamento ambientale,soprattutto a carico dell’apparato respiratorio.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico alle alte e basse vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli .
Anche per i danni dovuti ad agenti chimici non sono state condotte specifiche indagini sanitarie sui lavoratori addetti alla raccolta differenziata, tuttavia si possono ipotizzare, visto il tipo di inquinanti a cui i lavoratori sono esposti, gli stessi effetti negativi sull’organismo che si presentano nella popolazione generale a causa dell’inquinamento ambientale.
In particolare gli agenti chimici in questione possono provocare soprattutto infiammazioni acute e croniche a carico delle vie respiratorie predisponendo ad infezioni e a malattie allergiche. Diverse sostanze presenti nell’aria ambiente delle città sono poi indicate come cancerogene da diverse fonti scientifiche esplicando la loro attività su diversi organi bersaglio (polmoni, tessuto emopoietico).
1.
Formazione
e informazione sui DPI: loro corretto utilizzo e significato della loro utilità
in presenza di rischi specifici.
2.
Programmazione
periodica della manutenzione dei mezzi e soprattutto dei sistemi di sicurezza
montati a bordo.
3.
Miglioramento
dei sistemi di sicurezza adottati.
4.
Utilizzo di
appropriate procedure di lavoro.
I riferimenti legislativi e bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
· D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
· D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
· D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 – Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private
· NIOSH: “Work practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S., 1981
· Norma UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle macchine – Requisiti generali
· Atti del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23 maggio 1994
· Occhipinti, Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
·
Indagine
epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
2. FASE DI LAVORAZIONE: RACCOLTA RIFIUTI INDIFFERENZIATI O “TAL
QUALI”
3. COD. INAIL: 90.00.1
4. FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI
ALL’USO DI ATTREZZATURE;
RISCHI IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E BIOLOGICI;
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI, FATTORI
ERGONOMICI, CONDIZIONI DI LAVORO DIFFICILI
5. CODICE DI RISCHIO
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø
operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø
dirigenti
18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di
lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie
fasi lavorative
Capitolo 1 - “La fase di lavorazione”
La raccolta dei rifiuti solidi,
a Milano, avviene ancora ricorrendo ai tradizionali “sacchi di spazzatura”.
L’organizzazione operativa di
questa fase prevede personale riunito in squadre, dotato di veicoli speciali
detti autocompattatori. Ciascuna squadra è composta da tre lavoratori: il
conducente del mezzo + due operatori
ecologici.
Il turno di raccolta si svolge
al mattino: dalle 6 alle 10 circa.
Le modalità operative prevedono
che gli operatori, una volta giunti con il mezzo in zona operativa, provvedano
al carico manuale dei sacchi nell’autocompattatore in cui il materiale di
rifiuto subisce una prima compattazione, al fine di diminuire la volumetria
dello stesso.
Questa fase lavorativa può
essere articolata in ulteriori 5
operazioni:
Il trasporto manuale dei sacchi fino all’automezzo viene effettuato dall’operatore ecologico sollevando due sacchi per volta simmetricamente.
Ø Durante l’operazione di “presa del sacco” da terra le principali posture assunte dai lavoratori comportano: flessione del rachide spesso associata ad inclinazione; flessione e torsione del rachide quando la presa del sacco avviene anche lateralmente; assenza pressoché totale della flessione dei ginocchi.
Ø Nella operazione di “lancio” del sacco all’interno della bocca del compattatore sono risultate più a rischio le movimentazioni iniziali ed intermedia, in quanto le più “sovraccaricanti” per l’apparato locomotore.
I carichi assiali agenti sui dischi intervertebrali lombari e l’impegno muscolotendineo, relativo ai diversi distretti corporei interessati nelle principali posizioni assunte durante la movimentazione dei sacchi (rachide cervicale e dorsale, cingolo scapolo-omerale, arti inferiori), sono stati oggetto di studi clinici di cui si riferisce al capitolo 4.
Le azioni di trasporto dei sacchi di spazzatura e di caricamento nell’autocompattatore vengono ripetute circa 200 volte per turno e sono condotte a ritmi assai elevati per problemi inerenti al traffico urbano.
La pulizia dei mezzi di
trasporto dal materiale di rifiuto residuale viene effettuata da personale
specificamente formato. Per una conoscenza più dettagliata si rimanda il
lettore alla fase di “pulizia dei mezzi di trasporto”.
Nell’azienda milanese, oggetto
della nostra indagine, la divisa da lavoro viene lavata a cura e nel domicilio
del lavoratore.
Utensili manuali:
· carrelli,
per il trasporto dei sacchi di spazzatura per percorsi medio-lunghi dal punto
di prelevamento all’autocompattatore.
Macchine:
I carrelli non sono soggetti
alla “marcatura CE” in quanto non riconducibili alla definizione di “macchine”
prevista nel D.P.R. 459/96 “Direttiva Macchine”.
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro esterni nelle fasi di trasporto
dei sacchi, alle procedure improprie di lavoro e al contenuto dei sacchi
trasportati, alla tipologia dei veicoli utilizzati:
· rischi
di caduta e scivolamenti in piano nel caso di irregolarità dei marciapiedi o
del manto stradale;
· rischi
di caduta dall’alto per salti impropri dalla cabina, per salti o scivolamenti
dalle pedane collocate posteriormente all’automezzo, causati da strattonamenti
o frenate brusche del conducente
· investimenti
da autoveicoli
· schiacciamenti
da attrezzature
· ferite
da materiali pungenti o taglienti che fuoriescono dai sacchi
· urti
contro ostacoli
· rischi
dovuti da interventi sul veicolo con porta posteriore rialzata
· rischi
dovuti alla modifica o disattivazione dei componenti di sicurezza
· rischi
residui causati da rifiuti proiettati fuori dal veicolo
Rischi igienico-ambientali dovuti
ad agenti chimici, fisici e biologici:
· rischio
da agenti chimici dovuti all’esposizione ad agenti inquinanti derivanti
prevalentemente da traffico veicolare;
· rischi
da agenti fisici dovuti alla esposizione alle intemperie e/o alle condizioni
climatiche estreme; esposizione a rumore del traffico cittadino;
·
rischi legati a fattori ergonomici dovuti alla elevata
frequenza della movimentazione manuale dei sacchi (peso variabile tra 10-30 KG)
e loro “lancio” nel cassone compattatore; dovuti anche per l’assunzione di
posture incongrue e per la necessità di compiere sforzi fisici rilevanti
durante il trasporto ed il “lancio” dei sacchi. Un fattore aggravante è legato
alla velocità con cui vengono eseguiti i lavori di raccolta dei sacchi. Spesso,
infatti, il ritmo di raccolta viene accelerato per evitare ingorghi stradali
con conseguenti schiamazzi da parte degli automobilisti. Ciò avviene in
particolare nelle strade del centro cittadino quando la raccolta coincide con i
momenti di intensificazione del traffico;
·
rischi da agenti biologici dovuti alla esposizione ad agenti infettanti legati alla
possibile rottura dei sacchi con fuoriuscita di materiale potenzialmente
infetto, all’aerosol ed alla polvere che si sviluppa dalla rimozione dei
rifiuti e loro successiva compattazione;
Un particolare riguardo ai virus dell’epatite B
(HBV) e C (HCV) che per contatto diretto, tramite aghi o accessori per toeletta
personale (es. lamette da barba) imbrattati con materiale biologico
potenzialmente infetto (sangue), possono causare danni ai lavoratori esposti.
Possibile l’esposizione anche ad altri microrganismi presenti nei RSU o
derivanti dai processi di degradazione degli stessi (in particolare miceti).
·
non ultima la possibilità di contatto con parassiti
provenienti dagli escrementi degli animali randagi.
Rischi trasversali od
organizzativi:
Per la stima dei rischi per
la sicurezza si rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno
infortunistico. L’analisi degli infortuni e’ stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di tutto il comparto relativamente al periodo compreso tra il
1986 e il 1990.
I rischi di natura igienico
ambientale sono principalmente dovuti all’esposizione ad agenti inquinanti
chimici derivanti prevalentemente da traffico veicolare come l’ossido di
carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOX), il benzene e il piombo metallico,
quest’ultimo in quantità residuale vista la progressiva introduzione della
benzina verde. La stima di questi rischi è quantificabile facendo riferimento
ai campionamenti ambientali eseguiti da diverse pubbliche amministrazioni.
I rischi dovuti alla
esposizione alle intemperie o alle temperature estreme assumono un aspetto
meno significativo per l’idoneità degli indumenti protettivi forniti ai
lavoratori.
L’entità di questi rischi è difficilmente
quantificabile.
La stima dei rischi di natura
igienico ambientale dovuti al rumore
e’ strettamente legata alla rumorosità prodotta dal traffico cittadino
ed, in minor parte, dal rumore prodotto dallo stesso automezzo (durante
l’attività di compattamento max 80 dBA).
Il rischio da agenti
biologici, legato soprattutto a punture da ago o ferite da taglio, assume
un aspetto significativo per coloro che sono addetti alla mansione di
portasacchi ed e’ da ritenersi
rilevante per quanto riguarda l’HBV (virus dell’epatite B) e l’HCV (virus
dell’epatite C) , a causa del lungo periodo di sopravvivenza dei virus anche in
ambiente esterno, nonché dell’elevato potere infettante.
Per quanto attiene al rischio
da contaminazione con HIV (virus che comporta il possibile sviluppo dell’AIDS),
a causa della ridotta sopravvivenza del virus in ambiente esterno, è da
ritenersi estremamente basso quasi trascurabile in termini di probabilità anche
se, ovviamente, mantiene un elevato indice di gravità.
Il rischio da agenti biologici
è presente anche per la possibile esposizione ad altri microrganismi presenti
nei RSU o derivanti dai processi di degradazione degli stessi . Le
caratteristiche, la qualità e l’entità del rischio sono ancora da studiare e
definire.
La letteratura non riporta che
generiche ipotesi di rischi potenziali da altri agenti biologici. Uno specifico
esempio citato è quello della Leptospirosi.
Poche anche le esperienze tese
ad indagare il ruolo delle differenti modalità di una possibile contaminazione
(inalazione di aerosol, polveri, contatto cutaneo).
Da studi condotti sia dal
nostro Servizio con la collaborazione dell’Istituto di Medicina del Lavoro
dell’Università di Milano, che dall’azienda in oggetto, sulla contaminazione
batterica degli indumenti sporchi dei lavoratori e delle superfici degli ambienti
di servizio (di cui si riferisce nel capitolo successivo), è stato possibile
confermare la presenza di un rischio specifico per gli operatori.
Dai dati delle indagini emerge,
infatti, che la professione di operatore ecologico espone ad una contaminazione
degli indumenti indossati durante i turni di lavoro. A fronte di una tuta
pulita, con una carica batterica bassissima,
dopo una settimana di lavoro sono presenti cariche microbiche elevate ed
un elevato numero di microrganismi indicatori di inquinamento fecale. Il
rischio da contaminazione batterica, quindi, assume un aspetto significativo
anche per i possibili rischi legati all’aerosol di microrganismi e di miceti
che possono essere inalati dai lavoratori. Sempre possibile, infine, il rischio
do contaminazione da Clostridium tetani.
Il rischio connesso alla
assunzione di posture incongrue ed allo sforzo fisico, conseguente alla
movimentazione manuale dei carichi, pur non essendo facilmente quantizzabile,
data la variabilità del peso dei sacchi e delle posture assunte dai lavoratori,
rimane pur sempre elevato in quanto l’impiego eccessivo della forza fisica può
provocare lesioni al rachide, lombalgie acute e lesioni al cingolo
scapolo-omerale.
Le lesioni da sforzo che
interessano il rachide lombare, prevedibili sulla base del rischio specifico
derivante dal sollevamento di carichi, sono probabilmente ancora sottostimate
in quanto ancora in larga misura trattate come malattia anziché come
infortunio.
Nell’attività di trasporto e
“lancio” dei sacchi, al di là del sovraccarico lombare, molte operazioni
comportano:
· l’applicazione
di carichi in modo fortemente asimmetrico sulla intera colonna dorso-lombare;
· la
sollecitazione del rachide in modo asimmetrico ed in rotazione;
· l’impegno
dei muscoli erettori spinali, grandi obliqui e dei muscoli fissatori del
cingolo scapolare possono comportare, conseguentemente, la sofferenza del
distretto cervicale, con fenomeni degenerativi delle articolazioni
acromion-clavicolari e scapolo- omerali.
L’analisi della condizione
lavorativa ha portato ad evidenziare che esistono molte occasioni di elevato
sovraccarico meccanico dell’intero apparato locomotore, ed in particolare del
rachide lombare, per il quale si registrano livelli di compressione assiale tra
i 400 – 600 Kg compatibili con il limite massimo suggerito dal NIOSH, ma
superiori al limite d’azione indicato dal medesimo ente.
Le patologie acute e croniche
della colonna vertebrale sono state studiate tramite protocolli per
l’inquadramento clinico-funzionale del rachide messi a punto dall’unita’ di
ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento (EPM) di Milano.
La stima del rischio
connesso al disagio psicologico non e’ facilmente valutabile anche per
l’assenza di specifiche indagini.
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
· Distorsioni,
contusioni, ferite da taglio e lacero-contuse, investimenti da autoveicoli
dovuti ai rischi per la sicurezza
· Malattie
da raffreddamento per i lavori all’aperto (agenti fisici)
· Infezioni
da agenti biologici a trasmissione parenterale (HBV-HCV- Leptospirosi)
· Infezioni
da agenti biologici a trasmissione cutanea o respiratoria
· Infezione
da Clostridium Tetani
· Lombosciatalgie
acute, stiramenti muscolari, spondiloartropatie (SAP) cervicale, dorsale,
lombosacrale, per la movimentazione di carichi pesanti e per l’assunzione di
posture incongrue
· Infortuni
da utilizzo improprio delle attrezzature e delle macchine
· Disagio
psicologico
Relazione sui danni rilevati
L’andamento del fenomeno
infortunistico e’ descritto nel capitolo già citato con riferimento all’intero
comparto lavorativo.
Relativamente ai possibili
danni da agenti chimici e da esposizione agli agenti climatici non sono state
reperite informazioni.
Per quanto riguarda il rischio
biologico, nel periodo ‘88/’93,
in collaborazione con l’Unità Operativa Tutela e Sicurezza dei Luoghi di
Lavoro, ha avuto inizio una campagna di vaccinazione anti epatite virale B (non
obbligatoria ma che il D.M. 4/10/91 offre gratuitamente a questa categoria) che
è stata realizzata su 1379 lavoratori, pari al 49,5% circa dell’intera
popolazione aziendale (2783 dipendenti al 1992 di cui 2320 operai).
Come da prassi allora vigente,i
soggetti che hanno aderito alla vaccinazione sono stati preventivamente
sottoposti alla determinazione dei markers dell’epatite virale B, ed in
particolare dell’antigene HBs (HbsAG) e degli anticorpi anti HBs (HbsAB).
I risultati dei controlli ematochimici relativi alla esposizione al rischio biologico (markers HBV) hanno dimostrato che il 31,3% degli operatori ecologici risultava positivo per almeno un marker e che il 5,3% risultava positivo per l’HbsAG.
Da indagini effettuate su un campione di controllo non particolarmente esposto al rischio biologico (vigili urbani) emergono percentuali di positività pari al 21,1 % per almeno un marker e del 3,6% per l’HbsAG. I lavoratori addetti alla raccolta dei RSU (rifiuti solidi urbani),quindi, hanno avuto verosimilmente maggiori probabilità di contagio con l’HBV rispetto al gruppo di controllo non esposto professionalmente.
Il gruppo di indagine aziendale
è stato quindi suddiviso per mansione:
Ø
“portasacchi e spazzini” per i quali si è ipotizzato un
maggior rischio di contagio con il virus HBV (i dati relativi agli
infortuni “a rischio infettivo”
confermano tale ipotesi);
Ø
“autisti”, di per sé esenti dal rischio specifico, ma che potrebbero avere occasione di
contagio in quanto, in alcune situazioni, aiutano i portasacchi nel prelievo
dei sacchi dalla strada e nel caricamento sul camion;
Ø
“addetti officina” (operaio specializzato, qualificato ed
operaio di manutenzione) assimilabili dal punto di vista dello scarso rischio
di contagio con l’HBV;
Ø
“altre mansioni” per quelle categorie di lavoratori che,
verosimilmente, non dovrebbero essere esposti al rischio specifico.
Mansioni
|
Marker
pos. % |
HbsAG
pos. % |
portasacchi |
36.7 |
5.3 |
spazzini |
26.3 |
4.0 |
autisti |
29.5 |
5.7 |
addetti officine |
37.9 |
9.7 |
altre mansioni |
37.4 |
3.1 |
Le mansioni per le quali si è
evidenziato un maggior rischio di contagio con il virus dell’epatite B sono
quelle di portasacchi e di spazzino. Nel caso dei portasacchi, poi, giocano un
ruolo fondamentale la manipolazione dei R.S.U. e le modalità con le quali viene
eseguita la raccolta del sacco dalla strada e la sua immissione nella bocca del
compattatore del camion; modalità che espongono ad un rischio più elevato di
contatto con materiale potenzialmente infetto presente nei sacchi (aghi,
etc.) le varie parti del corpo dei
lavoratori: mani, braccia, gambe.
I dati relativi agli infortuni
a rischio infettivo lo confermano.
La presenza di un’alta
prevalenza di soggetti positivi per almeno un marker tra gli addetti alle
“altre mansioni” e “all’officina”, potrebbe essere spiegata da un possibile
impiego di questi lavoratori nelle mansioni di portasacchi o di spazzino prima
della loro assegnazione all’attuale mansione.
La presenza di un maggior
rischio professionale appare confermata dall’elevata frequenza di infortuni,
registrata negli appositi registri, che potrebbero essere responsabili di un
contagio con agenti infettanti per via parenterale. La raccolta dei RSU
mediante sacchi, adottata a Milano, potrebbe spiegare la presenza di un maggior
rischio rispetto a quanto riscontrato in altre situazioni lavorative, in cui la
raccolta avviene attraverso l’impiego di cassonetti.
Per poter verificare
l’esistenza dello specifico rischio, sono stati confrontati i risultati delle
analisi sierologiche con la lettura delle registrazioni di infortunio del
periodo ‘85/’89 (vedi il capitolo relativo agli infortuni).
Per quanto riguarda i dati sulla casistica relativa al virus HIV, vista la legge sulla privacy, non sono stati attuati protocolli programmati di sorveglianza sanitaria. E’ possibile riportare solo un dato fornito spontaneamente dai diretti interessati: nel 1999 sono stati individuati n.4 casi di positività per HIV, la cui origine non è apparsa di natura professionale.
Successivamente, nel 1992,
presso l’azienda per la raccolta e trattamento dei RSU di Milano, è stata
eseguita un’indagine per la determinazione della contaminazione batterica
superficiale degli indumenti di lavoro al termine ed all’inizio della
settimana, condotta dalla UOTSLL (Unità Operativa Tutela Salute Luoghi di
Lavoro) e dall’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Milano. I
campioni sono stati prelevati per contatto diretto del terreno colturale con le
superfici da analizzare.
I campioni sono stati prelevati al termine e all’inizio della settimana (indumento sporco e indumento pulito dopo lavaggio domestico). I risultati delle analisi hanno evidenziato una marcata contaminazione batterica superficiale delle tute da lavoro, al termine della settimana lavorativa, che risultava quasi completamente eliminabile dopo un ciclo di lavaggio domestico (vedi tabella 1).
PRELIEVI
ABITO SPORCO UFC/PIASTRA |
PRELIEVI ABITO PULITO
UFC/PIASTRA |
> 80 (batteri, lieviti muffe) |
4 batteri |
24 “ “ “ |
3 “ |
33 “ “ “ |
10 muffe |
51 “ “ “ |
assente |
> 80
“ “ “ |
5 muffe |
31 “ “ “ |
11 batteri |
tab. n.1 Contaminazione
microbica presente sulla superficie delle tute da lavoro prima e dopo un
lavaggio domestico
Analoghe conclusioni erano state raggiunte da un’indagine di uno studio privato condotto nel 1991 dall’azienda in oggetto, analizzando gli indumenti sporchi e poi puliti, dopo lavaggio domestico, dei lavoratori (vedi tabelle n.2 e n.3). I dati sono raffrontabili nel loro complesso e non in maniera puntuale, date le diverse metodiche di analisi e le diverse unità di misura.
|
UFC/dmq |
MUFFE LIEVITI |
OPERATORE/INDUMENTO |
MEDIA |
MEDIA |
Ruspista/giacca |
550 |
0 |
Ruspista/pantalone |
196 |
4 |
Trasportatore/giacca |
275 |
21 |
Trasportatore/pantalone |
500 |
0 |
Operatore/giacca |
1.067 |
0 |
Operatore/pantalone |
2.000 |
0 |
tab. n.2 Inquinamento batterico
superficiale indumenti sporchi
|
UFC/dmq |
MUFFE
LIEVITI |
OPERATORE/INDUMENTO |
MEDIA |
MEDIA |
Operatore/pantalone |
20 |
0 |
Ruspista/pantalone |
292 |
4 |
II° Operatore/pantalone |
263 |
0 |
tab. n.3 Inquinamento batterico
superficiale indumenti puliti
Dall’analisi dei dati sopra
riportati si evince la necessità di prestare una particolare attenzione al
“veicolo” indumento. Le tute dei lavoratori addetti alla raccolta e
allontanamento dei R.S.U. sono sicuramente ricettacolo di microrganismi di ogni
tipo, come dimostrato dalle indagini effettuate, il cui carico microbico varia
a seconda delle mansioni svolte dagli operatori. Si ritiene, pertanto,
assolutamente necessario che tali indumenti debbano essere trattati, ai fini
della pulizia e della disinfezione, presso lavanderie centralizzate e
sicuramente non a livello domestico. Infatti, gli indumenti di lavoro possono
costituire un pericolo infettivo per la famiglia; inoltre il lavaggio casalingo
non comporta un adeguato abbassamento della carica microbica se eseguito con
cicli di lavaggio a temperature non corrette, o per tempi non sufficienti.
E’ stato, inoltre, constatato
che gli stessi indumenti venivano frequentemente indossati anche durante il
consumo dei pasti, con le possibili conseguenze che ciò poteva comportare sia a
livello di igiene personale, sia a livello di igiene dell’ambiente. E’
necessario, pertanto, che agli operatori vengano impartite precise disposizioni
affinché il personale acceda alla mensa solo dopo essersi sottoposto a doccia,
ed aver cambiato gli indumenti di lavoro.
Nella stessa indagine si è previsto di valutare anche la contaminazione batterica delle superfici dei locali adibiti a servizi igienici (vedi tabella 4) e spogliatoi (vedi tabella 5) e quella aerodispersa negli stessi ambienti (vedi tabella 6).
|
UFC/dmq |
Muffe Lieviti |
ZONA |
MEDIA |
MEDIA |
Pareti locali doccia |
208 |
46 |
Pareti servizi igienici 1 |
571 |
4 |
Pareti servizi igienici 2 |
25 |
0 |
Pareti docce |
3000 |
0 |
Maniglie docce 1 |
750 |
17 |
Maniglie docce 2 |
3080 |
0 |
Lavandino |
988 |
0 |
tab. n.4 Inquinamento batterico
superficiale - Servizi Igienici
|
UFC/dmq |
Muffe Lieviti |
ZONA |
V.MAX. V.MIN. MEDIA |
MEDIA |
Parete scomparto |
333
13 100 |
13 |
Int. stipetto tuta |
229
8 67 |
8 |
Int. stipetto abiti |
121
8 33 |
4 |
Esterno stipetti |
92
42 67 |
4 |
Piano appoggio |
4100
1900 2230 |
0 |
Specchio |
158
25 71 |
0 |
|
|
|
|
|
|
tab. n.5 Inquinamento batterico
superficiale - Spogliatoio
AREA
|
UFC/mc
|
Muffe
Lieviti MEDIA |
Spogliatoio ore 15.20 |
666 |
0 |
Locali doccia |
167 |
0 |
Servizi igienici |
159 |
0 |
Spogliatoio ore 9.30 |
233 |
0 |
Spogliatoio ore 12.30 |
1.033 |
0 |
tab. n.6 Carica batterica
aerodispersa in ambienti
L’esito delle analisi conferma la possibilità del rischio di contaminazione delle superfici degli ambienti di vita da parte dei microrganismi presenti sulle tute da lavoro e sulle mani sporche dei lavoratori stessi. Si vedano gli elevati valori di contaminazione riscontrati sia sui piani di appoggio, sia all’interno degli armadietti personali dove vengono riposti gli abiti civili e le tute.
Nasce, pertanto, l’esigenza di attivare procedure specifiche relativamente al rischio riscontrato, attuando norme igieniche generali di contenimento quali: accurata pulizia quotidiana degli ambienti di vita lavorativi (spogliatoi, docce,etc.) e delle attrezzature fornite ai lavoratori (armadietti); specifica informazione dei lavoratori sulla necessità di adottare idonee precauzioni personali: lavaggio delle mani, effettuazione di docce al termine del turno di lavoro.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione dei sacchi, vengono di seguito
forniti i dati relativi all’esame clinico funzionale del rachide cui è stato
sottoposto un campione di “portasacchi” da parte dell’unità di ricerca
Ergonomia della Postura e del Movimento (EPM) nel periodo 1980/85.
Sono stati esaminati complessivamente 348 soggetti “portasacchi”, tutti maschi.
Al fine di operare confronti inferenziali con gruppi di controllo, sono stati selezionati ed esaminati solo quei soggetti che rispondevano al duplice requisito di essere impiegati come portasacchi da almeno 5 anni e di non aver avuto in precedenza altre rilevanti esposizioni a fattori di rischio per la colonna vertebrale. Il gruppo, così selezionato, constava di 161 elementi ed è stato suddiviso per classe di età.
Sono stati analizzati mediante studio biomeccanico i carichi articolari e l’impegno muscolare cui sono sottoposti gli addetti durante la fase di raccolta e di caricamento dei sacchi nella “bocca” del camion. Parallelamente gli stessi sono stati sottoposti ad esame clinico funzionale del rachide
I dati hanno rilevato un numero
elevato di persone colpite da spondiloartropatia (SAP) cervicale, dorsale e
lombosacrale di I II e III grado, con un chiaro trend positivo delle patologie con l’età. Si è, inoltre, evidenziato
un elevato impegno della muscolatura del cingolo scapolo-omerale soprattutto
nelle fasi di “lancio” dei sacchi.
Da un’analisi dettagliata degli
stessi risulta che il 24,2 % di tutto il gruppo selezionato è affetto da SAP
cervicali, il 13.7 % è affetto da SAP dorsali ed il 41,6 % affetto da SAP
lombosacrali.
Per le affezioni in esame sono
stati operati confronti inferenziali coi dati raccolti in un gruppo di
controllo, appaiato per sesso ed età, esaminato secondo il medesimo protocollo.
Per i tratti cervicale e dorsale non sono emerse differenze significative. Le
stesse sono state, al contrario, evidenziate per quanto riguarda la patologia
cronica del tratto lombosacrale. E’ indicativa, di fatto, una tendenza dei
portasacchi ad ammalarsi di più nel tratto lombosacrale rispetto ai controlli,
nonostante sia stato registrato un possibile effetto di sottostima dovuto
all’allontanamento dalla mansione dei soggetti più anziani portatori di
patologie al rachide.
Nel documento di valutazione
del rischio effettuata nel 1999 dall’azienda è stato calcolato, “secondo il
metodo NIOSH”, il carico discale nelle operazioni descritte, confrontandolo con
il peso massimo raccomandato per quelle medesime operazioni.
Prendendo in considerazione le
attività di movimentazione manuale sacchi nella raccolta indifferenziata svolte
nelle varie sedi operative, risulta che attualmente l’indice medio di carico è
pari a 1.79. Il dato indica una esposizione dei lavoratori ad un rischio
di moderata entità, anche se suggerisce comunque una ricerca migliorativa al
fine di diminuire ulteriormente il rischio e la necessità di una sorveglianza
sanitaria specifica.
Capitolo 5 - “Gli interventi”
L’intervento prioritario è
rappresentato dall’adozione di procedure di lavoro che garantiscano
l’eliminazione o la riduzione dei rischi di infortuni legati alla sicurezza e
alla movimentazione manuale dei sacchi (anche in relazione all’indice di
rischio).
Infatti, per quanto riguarda la
realtà lavorativa dell’azienda milanese oggetto della nostra indagine, dai dati
raccolti e precedentemente analizzati, si evince l’esigenza di adottare misure
preventive sia di ordine tecnico (ricorso alla parziale meccanizzazione della fase raccolta sacchi, fornitura DPI)
che di ordine informativo (informazione e formazione specifica degli addetti),
al fine di ridurre e prevenire danni di natura fisica (sforzi, sollevamenti di
carichi) e biologica (infezioni da contatto con agenti infettanti quali
HBV-HCV-HIV).
Tali interventi sono stati attuati solo parzialmente in quanto numerose ipotesi e/o proposte sono ancora in fase di studio.
Attualmente l’azione preventiva avviata dall’azienda comprende:
La prevenzione dai rischi legati alla movimentazione
manuale dei sacchi
· Meccanizzazione della raccolta sacchi:
spesso i problemi connessi alla individuazione di soluzioni migliorative sono fortemente influenzati dalle caratteristiche urbanistiche della città (larghezza carreggiate, logistica traffico e parcheggi, mancanza di aree dedicate, etc.). Per esempio, la meccanizzazione della raccolta sacchi tramite il ricorso a cassonetti raccoglitori ha trovato difficoltà di attuazione in tutto il territorio cittadino, proprio a causa dei problemi suddetti.
Gli interventi migliorativi rispetto alla sicurezza ed alla ergonomia delle attrezzature si sono, invece, concretizzati con l’acquisto di nuovi automezzi con caricamento ribassato (in tutto numero 30 sul territorio cittadino) e di attrezzature certificate e marcate CE.
Si descrive di seguito il nuovo sistema meccanizzato di caricamento sacchi attuato dall’azienda a partire dalla fine del 2000.
Un contenitore in acciaio di
circa 1 metro cubo di capacità è incernierato alla parte superiore esterna
della tramoggia; mediante due cilindri pneumatici può compiere un’escursione
dal punto di “scarico” al punto di “carico” e viceversa di circa 100°. Nella
posizione di carico l’altezza di soglia per il conferimento dei sacchi è di ca.
600 mm. ed il fondo del contenitore rimane ad un’altezza dal suolo di ca.
200mm.
Le sequenze di funzionamento
del sistema di caricamento sono:
Il sistema acquisito è
compatibile con ogni norma vigente in materia di igiene e sicurezza sul lavoro
(art.6 del D.Lgs.626/94 e successive modifiche “obblighi dei progettisti, dei
fabbricanti, dei fornitori e degli installatori”), inoltre è conforme alla
direttiva macchine 89/392 CEE e successive integrazioni.
A seguito delle nuove procedure
operative attuate dopo l’acquisto dei mezzi sopra descritti, l’azienda ha
elaborato un nuovo calcolo NIOSH per le sole squadre operanti in tal senso (30
in tutto).
Da un’analisi della nuova
valutazione si evince che l’indice di carico risulta ulteriormente abbassato - 1.29
- rispetto a quello calcolato per le tradizionali opere di caricamento
sacchi 1.79 (fattori demoltiplicativi invariati).
L’azienda si è attivata,
tramite la figura del medico competente,
per l’attuazione di un programma sanitario che prevede visite mediche
periodiche e a richiesta, specifiche per il rischio. Nel caso di accertate patologie del rachide, gli
interventi predisposti per il
contenimento del danno consistono nella dichiarazione di non idoneità
temporanea o permanente dei lavoratori. Nel caso di lavoratori con limitazioni
temporanee o illimitate, l’azienda oggetto della nostra indagine ha avviato una
procedura di ricollocamento per cambio di mansione (i lavoratori diventano
addetti allo spazzamento).
· Informazione e Formazione dei lavoratori:
Attuata in fase di
preassunzione e programmata in corsi periodici è mirata al rischio specifico ed
all’utilizzo de lle attrezzature fornite. L’informazione viene svolta dal
medico competente anche in sede di visita medica. La possibilità di sottoporre
il personale non idoneo a programmi di fisioterapia rieducativi, consentirebbe
il recupero al lavoro dei soggetti con patologie minori. Un esperimento
condotto diversi anni fa, proprio nell’azienda milanese, aveva dato buoni
risultati; purtroppo non ha avuto un seguito negli anni successivi.
tutti gli operatori ecologici
addetti alla fase di raccolta sacchi sono stati forniti dei seguenti DPI: tute
di lavoro, calzature estive ed invernali antinfortunistiche con puntale e suola
protettiva, indumenti alta visibilità classe 2 o 3, guanti protettivi in
crosta, maschere antipolvere. Per quanto riguarda i guanti si pone ancora il
problema della lunghezza; attualmente sono in uso guanti al polso e non lunghi
fino al gomito, che permetterebbero sicuramente una protezione maggiore.
in azienda è già operante da
anni un programma di vaccinazione contro le infezioni da Clostridium Tetani (
virus del tetano) e da HBV.
in caso di infortuni a rischio
biologico (punture o lesioni cutanee con aghi o strumenti potenzialmente
infetti) i dipendenti vengono sottoposti ad una procedura che prevede la
verifica della positività dei markers per epatite B e C, HIV e gli esami di
funzionalità epatica.
· Informazione e Formazione:
Attuata in fase di
preassunzione e programmata in corsi periodici, è mirata al rischio specifico e
all’utilizzo dei DPI forniti. L’informazione viene svolta dal medico competente
anche in sede di visita medica.
già nel 1990 la UOTSLL aveva
dato disposizione affinché il lavaggio delle tute da lavoro avvenisse a carico
del datore di lavoro tramite lavanderie centralizzate e sicuramente non a
livello casalingo. Questa pratica si rende necessaria poiché gli indumenti di
lavoro possono costituire probabile pericolo infettivo anche per la famiglia.
sempre nel 1990 la UOTSLL aveva
dato disposizioni affinché ai lavoratori deputati alla raccolta ed all’allontanamento
dei rifiuti, in quanto esposti a lavorazione insudiciante, fossero garantiti
locali destinati a spogliatoi con l’assegnazione personale di armadietti a
doppio scomparto per garantire una completa separazione tra gli abiti civili e
di lavoro (così come definito dal D.Lgs. 626/94 e successive modifiche).
Importante è ricordare che
tutti gli interventi aziendali per migliorare i comportamenti
“dell’uomo-lavoratore” risultano inificiati se parallelamente non vengono
sviluppate iniziative informative ed educative “sull’uomo-utente”.
Capitolo 6 - “Appalto a ditta esterna”
La raccolta ed il trasporto dei sacchi, nel territorio
cittadino, sono operazioni effettuate esclusivamente dagli operatori ecologici
dell’azienda oggetto della nostra indagine.
Capitolo 7 - “Riferimenti legislativi”
I
riferimenti legislativi e bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi
dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni
in edilizia
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n.
80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in
materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione
ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7
della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs.
626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE,
89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e
90/679/CEE riguardanti il miglioramento
della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs
475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in
materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai
dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs
532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma
2 della legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R.
459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE,
93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli
Stati membri relative alle macchine
· D.P.R.
224/88 – Rumorosità delle macchine
· Legge
292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M.
26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la
vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R.
203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203
concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici
agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai
sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee
guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e
delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero
della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida
di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da
HIV - Roma 6.9.89
· Legge
5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta
contro l’AIDS
· Decreto
del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio
professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e
private
· NIOSH: “Work
practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S.,
1981
· Norma
UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi
generali di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma
UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma
CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico
delle macchine – Requisiti generali
· Atti
del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario
arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP -
Milano, 23 maggio 1994
· Occhipinti,
Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in
portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario
Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
· Indagine epidemiologica relativa alla contaminazione
biologica aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro
dell’Università di Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra
ricerca
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
Il problema “gestione del
rifiuto” oltre che investire il settore ecologico, urbanistico ed energetico,
diventa anche un problema sanitario legato alla protezione della salute
pubblica.
Allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani è sicuramente connesso un rischio infettivo per la popolazione: per la possibile presenza di agenti infettivi patogeni, ma anche perché i rifiuti possono, per la loro struttura e composizione, rappresentare un importante substrato particolarmente idoneo alla vita e alla moltiplicazione di svariati microrganismi e vettori quali mosche, zanzare, topi ecc.
Per quanto sopra evidenziato,
il rischio esterno in questa fase aumenta con il protrarsi del tempo di
stoccaggio dei sacchi sui marciapiedi.
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI
SOLIDI URBANI
2. FASE DI LAVORAZIONE: PULIZIA MERCATI SCOPERTI
3. COD. INAIL: 90.00.1
4. FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI
ALL’USO DI ATTREZZATURE;
RISCHI IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E BIOLOGICI;
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI, FATTORI
ERGONOMICI, CONDIZIONI DI LAVORO DIFFICILI
5. CODICE DI RISCHIO
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø
operai 2313
Ø
quadri/impiegati
548
Ø
dirigenti
18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di
lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie
fasi lavorative
Capitolo 1 - “La fase di lavorazione”
Con questo servizio si provvede
all’asporto di notevoli quantitativi di rifiuti che gli ambulanti, operanti nei
mercati scoperti, lasciano sulle platee stradali al termine delle operazioni
commerciali. La pulizia dei mercati scoperti viene effettuata da squadre
specifiche di operatori ecologici nel momento in cui tutti gli ambulanti hanno
liberato lo spazio destinato alla vendita. L’attività lavorativa può svolgersi
in momenti diversi della giornata: nelle prime ore pomeridiane qualora i
mercati terminino a fine mattinata,
nelle ore serali in caso di mercati che si protraggano per tutto il giorno.
Le modalità operative prevedono
che gli operatori, una volta giunti in zona di lavoro, effettuino la pulizia e
la raccolta manuale di rifiuti sui piazzali adibiti a mercati, in area interna
e/o sede stradale; la fase si conclude poi con il trasporto dei rifiuti
raccolti presso le discariche territorialmente competenti.
L’organizzazione operativa di
questa fase si articola in squadre composte ciascuna da 1 conducente di
automezzo da 2-3 operatori ecologici dotati di autocompattatore e da 1 autista
con spazzatrice aspirante. Il numero delle squadre varia a seconda
dell’ampiezza della platea da ripulire e le stesse possono alternarsi nelle
fasi di raccolta rifiuti e pulizia dell’area.
Questa fase lavorativa può essere articolata in 2 operazioni
distinte:
Le modalità operative di questa fase prevedono la raccolta manuale da terra del grosso dei rifiuti: cassette di legno o plastica, scatoloni e quant’altro di voluminoso, che viene “lanciato” nella tramoggia del mezzo compattatore, la quale ha un’altezza da terra variabile tra i 100/120 cm. a seconda del tipo di automezzo utilizzato. Le principali posture assunte dai lavoratori comportano: flessione del rachide e assenza pressoché totale della flessione dei ginocchi, una torsione del tronco ed un impegno della muscolatura del cingolo scapolo-omerale.
E’ da considerare che il peso del materiale raccolto da terra e “lanciato” nella tramoggia del mezzo è di molto inferiore a quello movimentato dagli operatori addetti alla raccolta sacchi, in quanto al massimo vengono raccolte 2/3 cassette per volta, conformemente al tipo di ingombro del rifiuto. Spesso il conducente del mezzo, in questa operazione, collabora con i compagni di squadra, anche se ciò non è previsto dal suo mansionario.
Il trasferimento dei rifiuti raccolti, in caso di percorsi medio lunghi dal punto di raccolta all’autocompattatore, avviene tramite l’utilizzo di un bidone montato su un carrello.
Ø
sistema filtrante
Ø
sistema abbattimento polveri
Per un approfondimento della procedura lavorativa e della
valutazione dei rischi presenti in questa operazione si rimanda alla fase di
lavorazione “pulizia e spazzamento strade”
Capitolo 2 - “Le attrezzature e le macchine”
Utensili manuali:
· scope e
palette con manico lungo
· bidoni
montati su carrelli per il trasporto della spazzatura dal punto di prelevamento
all’autocompattatore.
Macchine:
·
spazzatrici aspiranti, veicoli muniti di:
o sistema totalmente aspirante a depressione all’interno del cassone
o sistema di convogliamento dei rifiuti
o sistema filtrante
o gruppi spazzanti carrabili
Gli strumenti di controllo e regolazione sono ubicati in cabina di guida predisposti su apposito pannello centralizzato. In fase operativa un interruttore principale a chiave esclude l’uso di tutti i comandi sul pannello principale, pertanto tutte le manovre sono possibili solo dopo l’inserimento della chiave che deve essere in possesso del solo operatore.
Le spazzatrici aspiranti sono costituite da più elementi necessari per la pulizia meccanizzata:
Ø bocca di aspirazione monocordo in acciaio interamente rivestita da una pellicola di gomma speciale anticorrosiva: nella bocca sono installati n.6 ugelli (3 anteriori + 3 posteriori) ad ampia nebulizzazione per umidificare l’interno della stessa ed il collettore di aspirazione.
Ø sistema filtrante particolarmente efficace per trattenere le parti facilmente volatili e polveri leggere.
Ø gruppi spazzanti destro, sinistro e centrale, comandati direttamente dal quadro comando posizionato all’interno della cabina di guida. Il gruppo spazzante lato destro o sinistro è costituito da una spazzola rotante, mentre il gruppo centrale è del tipo oscillante.
Per il contenimento dei rifiuti aspirati c’è una costruzione di tipo monocorpo comprendente vano contenitore rifiuti e serbatoio acqua realizzato in acciaio. Al fine di ridurre drasticamente i tempi necessari per una buona manutenzione ordinaria, l’interno del cassone portarifiuti è stato dotato di impianto di lavaggio ad alta pressione che garantisce una perfetta pulizia del rivestimento interno, evitando l’intervento manuale dell’operatore. Per la fase di pulizia dei mezzi si rimanda alla fase “lavaggio automezzi”.
I carrelli non sono soggetti
alla “marcatura CE” in quanto non riconducibili alla definizione di “macchine”
prevista nella “Direttiva Macchine” D.P.R. 459/96.
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti
alle caratteristiche degli ambienti di lavoro esterni, delle attrezzature e
della tipologia dei veicoli utilizzati:
· rischi
di caduta e scivolamenti in piano nel caso di irregolarità dei marciapiedi o
del manto stradale, o per condizioni atmosferiche particolari
· rischi
di scivolamenti in piano per la presenza di materiale di rifiuto
· rischi
di caduta dall’alto per salti impropri dalla cabina
· rischi
dovuti alla modifica o disattivazione dei componenti di sicurezza dei mezzi
· schiacciamenti
da attrezzature
· investimenti
da autoveicoli
· ferite
da materiali taglienti presenti nei rifiuti
· ferite
da punta con chiodi presenti sulle cassette
· urti
contro ostacoli
Rischi igienico-ambientali dovuti
ad agenti chimici, fisici e biologici:
· rischio
da agenti chimici dovuti all’esposizione ad agenti inquinanti derivanti
prevalentemente da traffico veicolare;
· rischi
da agenti fisici dovuti alla esposizione alle intemperie e/o alle condizioni
climatiche estreme; esposizione a rumore del traffico cittadino;
·
rischi legati alla vibrazione dei mezzi soprattutto per
gli autisti delle autospazzatrici aspiranti in quanto sempre seduti al posto di
guida;
·
rischi legati a fattori ergonomici, dovuti alla frequenza
della movimentazione manuale delle cassette e loro “lancio” nel cassone
compattatore, e all’assunzione di posture incongrue;
·
rischi da agenti biologici dovuti soprattutto all’aerosol ed alla polvere che si sviluppa
dalla rimozione dei rifiuti e loro successiva compattazione; in misura molto
ridotta esposizione ad agenti infettanti presenti nei rifiuti (materiale
potenzialmente infetto);
possibile l’esposizione anche ad altri microrganismi
presenti nei RSU o derivanti dai processi di degradazione degli stessi;
·
non ultima la possibilità di contatto con parassiti
provenienti dagli escrementi degli animali randagi
Rischi trasversali od
organizzativi:
Per la stima dei rischi per
la sicurezza si rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno
infortunistico. L’analisi degli infortuni e’ stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di tutto il comparto relativamente al periodo compreso tra
il 1986 e il 1990.
I rischi di natura igienico
ambientale sono principalmente dovuti all’esposizione ad agenti inquinanti
chimici, derivanti prevalentemente da traffico veicolare come l’ossido di
carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOX), il benzene e il piombo metallico,
quest’ultimo in quantità residuale vista la progressiva introduzione della
benzina verde. La stima di questi rischi è quantificabile facendo riferimento
ai campionamenti ambientali eseguiti da diverse pubbliche amministrazioni.
I rischi dovuti alla
esposizione alle intemperie o alle temperature estreme assumono un aspetto
meno significativo per l’idoneità degli indumenti protettivi forniti ai
lavoratori.
L’entità di questi rischi è
difficilmente quantificabile.
La stima dei rischi di natura
igienico ambientale dovuti al rumore
e’ strettamente legata alla rumorosità prodotta dal traffico cittadino e
dal rumore prodotto dallo stesso automezzo. Da una verifica effettuata
dall’azienda milanese in oggetto, la rumorosità delle spazzatrici aspiranti,
durante le fasi operative, risulta essere al di sotto dei valori limite
imposti, ed in particolare:
dBA cabina 66 - 67.3
dBA fondo 72 - 73
dBA fondo+operatività 72.5 - 75
Per quanto riguarda, invece, la
rumorosità prodotta dagli autocompattatori è stato valutato un lepd di
esposizione di max 80 dBA.
Il rischio da agenti
biologici è conseguente soprattutto al contatto degli operatori con chiodi
presenti sulle cassette, a ferite da taglio per contatto con materiale
tagliente, ed in minor parte, a punture da contatto con scarti di verdure
spinose (carciofi, ecc).
Il rischio e’ da ritenersi,
invece, rilevante per quanto riguarda il possibile contagio con il Clostridium
Tetani, batterio presente soprattutto sulle superfici arrugginite (chiodi o
altro materiale in ferro) che in stato quiescente sporicizza e, tramite lesioni
di continuo, può penetrare nell’organismo per poi sviluppare il tetano.
Per quanto concerne la
possibilità di venire in contatto con materiale potenzialmente infetto, aghi e
siringhe usati o altri utensili con possibile contaminazione biologica (HBV e
HCV), risulta, per questa fase, sicuramente più improbabile. E’ comunque alle
studio una ricerca in tal senso da parte di un Ente Specializzato (Clinica del
Lavoro di Milano).
Il rischio connesso alla
assunzione di posture incongrue ed allo sforzo fisico conseguente alla
movimentazione manuale delle cassette e loro “lancio” nella tramoggia del
mezzo, pur non essendo facilmente quantizzabile data la variabilità dei carichi
sollevati, è sicuramente inferiore al rischio connesso con la movimentazione
dei sacchi di spazzatura. Ciò nonostante resta importante la possibilità di
sviluppo di lombosciatalgie acute, circa il 30% degli infortuni, dovute
all’assunzione di posture incongrue che l’operatore assume durante questa fase:
flessione del rachide e assenza pressoché totale della flessione dei ginocchi,
torsione del tronco e moderato impegno della muscolatura del cingolo
scapolo-omerale.
Le lesioni da sforzo che
interessano il rachide lombare, prevedibili sulla base del rischio specifico
derivante dal sollevamento di carichi, sono probabilmente ancora sottostimate
in quanto ancora in larga misura trattate come malattia anziché come
infortunio.
Le patologie acute e croniche
della colonna vertebrale sono state studiate tramite protocolli per
l’inquadramento clinico-funzionale del rachide messi a punto dall’unita’ di
ricerca Ergonomia della Postura e del Movimento (EPM) di Milano.
La stima del rischio
connesso al disagio psicologico non e’ facilmente valutabile anche per
l’assenza di specifiche indagini.
Capitolo 4 - “Il danno atteso”
· Distorsioni,
contusioni, ferite da punta, da taglio e lacero-contuse, investimenti da
autoveicoli dovuti ai rischi per la sicurezza
· Malattie
da raffreddamento per i lavori all’aperto (agenti fisici)
· Infezioni
da agenti biologici a trasmissione cutanea o respiratoria
·
Infezioni da agenti biologici a trasmissione parenterale
(HBV-HCV)
· Infezione
da Clostridium Tetani
· Lombosciatalgie
acute, stiramenti muscolari, spondiloartropatie (SAP) cervicale, dorsale, ed in
minor misura lombosacrale, per la movimentazione di carichi e soprattutto per
l’assunzione di posture incongrue
· Infortuni
da utilizzo improprio delle attrezzature e delle macchine
· Disagio
psicologico
Relazione sui danni rilevati
L’andamento del fenomeno
infortunistico e’ descritto nel capitolo già citato con riferimento all’intero
comparto lavorativo.
Relativamente ai possibili
danni da agenti chimici e da esposizione agli agenti climatici non sono state
reperite informazioni.
Per quanto riguarda il rischio
biologico, nel periodo
‘88/’93, in collaborazione con l’Unità Operativa Tutela e Sicurezza dei Luoghi
di Lavoro, ha avuto inizio una campagna di vaccinazione anti epatite virale B
(non obbligatoria, ma che il D.M. 4/10/91 offre gratuitamente a questa
categoria) che è stata realizzata su 1379 lavoratori, pari al 49,5% circa
dell’intera popolazione aziendale (2783 dipendenti al 1992 di cui 2320 operai).
Per consultazione e
approfondimento nello specifico, si rimanda alla fase di lavorazione “raccolta
rifiuti indifferenziati o tal quali” capitolo 4 “relazione sui danni rilevati”,
dove vengono riportati e commentati gli esiti delle indagini epidemiologiche
effettuate dalla Unità Operativa Tutela Salute luoghi di Lavoro (UOTSLL), in
collaborazione con l’azienda addetta alla raccolta e trattamento dei RSU di
Milano. Per la consultazione dei dati delle indagini sopracitate, è necessario
considerare gli operatori ecologici addetti alla pulizia mercati scoperti
assimilabili ai lavoratori con mansione di “spazzini”, in quanto paragonabili
come attività lavorativa; l’esposizione al rischio biologico è, comunque, da
considerarsi minore in relazione alla qualità del rifiuto trattato.
Nel 1992, presso l’azienda per
la raccolta e trattamento dei RSU di Milano, è stata eseguita anche un’indagine
epidemiologica per la determinazione della contaminazione batterica
superficiale degli indumenti di lavoro e delle superfici dei locali adibiti a
servizi igienici e spogliatoi.
Per consultazione e
approfondimento nello specifico, si rimanda alla fase di lavorazione “raccolta
rifiuti indifferenziati o tal quali” capitolo 4 “relazione sui danni rilevati”
”, dove vengono riportati e commentati gli esiti delle indagini epidemiologiche
effettuate dalla Unità Operativa Tutela Salute luoghi di Lavoro (UOTSLL) in
collaborazione con l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Milano.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi
l’azienda milanese oggetto della nostra indagine ha elaborato, nel 2000, il
documento di valutazione del rischio “secondo il metodo NIOSH”. Prendendo in
considerazione le attività di movimentazione manuale carichi svolte in due sedi
operative, risulta che attualmente l’indice medio di sollevamento è pari a 0.38:
il dato indica una esposizione dei lavoratori ad un rischio di bassa entità. E’
stato, inoltre, valutato che ogni operatore, in questa fase, solleva carichi di
massimo 3 Kg per volta; i danni che, quindi, si possono avere sono legati
soprattutto alle posture incongrue assunte dagli stessi lavoratori nell’azione
di sollevamento del carico da terra e non dal peso del carico stesso. Infatti,
spesso, l’azione del sollevamento viene svolta con la sola flessione del
rachide e con assenza pressoché totale della flessione dei ginocchi. I
movimenti ripetitivi degli arti superiori, effettuati durante le azioni di
“lancio” e scarico dei materiali di rifiuto nella tramoggia del mezzo, sono
svolti con frequenze più ridotte rispetto agli addetti alla raccolta sacchi, e i
tempi di recupero tra un’azione e l’altra sono più lunghi. Infatti, il ritmo
delle operazioni, a differenza di quanto esposto per gli addetti alla raccolta
sacchi, viene modulato dagli stessi lavoratori, in quanto non sollecitati dal
traffico cittadino, dato che le operazioni di pulizia vengono svolte in aree
escluse alla viabilità.
Per la stima dei danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi è possibile fare riferimento
alle indagini epidemiologiche effettuate dall’unità di ricerca Ergonomia della
Postura e del Movimento (EPM) nel periodo 1980/85. Per consultazione e
approfondimento nello specifico, si rimanda alla fase di lavorazione “raccolta
rifiuti indifferenziati o tal quali” capitolo 4 “relazione sui danni rilevati”,
dove vengono riportati e commentati gli esiti delle indagini eseguite.
Capitolo 5 - “Gli interventi”
L’intervento prioritario è
rappresentato dall’adozione di procedure di lavoro che garantiscano
l’eliminazione o la riduzione dei rischi di infortuni legati alla sicurezza e
alla movimentazione manuale dei carichi. In relazione ai rischi analizzati nei
capitoli precedenti si ritiene opportuno
adottare misure preventive sia di ordine organizzativo, tecnico
(parziale meccanizzazione del caricamento rifiuti nel compattatore, fornitura
DPI) che di ordine informativo (informazione e formazione specifica degli
addetti), al fine di ridurre e prevenire danni di natura fisica (sforzi,
sollevamenti di carichi) e biologica (infezioni da contatto con agenti
infettanti quali Clostridium Tetani- HBV-HCV).
Tali interventi sono stati attuati solo parzialmente in quanto numerose ipotesi e/o proposte sono ancora in fase di studio.
Attualmente l’azione preventiva avviata dall’azienda comprende:
La prevenzione dai rischi legati alla movimentazione
manuale dei carichi
· Meccanizzazione del caricamento dei rifiuti nella tramoggia del compattatore:
gli interventi migliorativi rispetto alla sicurezza ed alla ergonomia delle attrezzature si sono concretizzati con l’acquisto di nuovi automezzi con caricamento ribassato (in tutto numero 30 sul territorio cittadino) e di attrezzature certificate e marcate CE.
Dalla azienda milanese oggetto
della nostra indagine è stato progettato ed attuato un nuovo sistema
meccanizzato di caricamento sacchi, utilizzato a partire dalla fine del 2000,
che potrebbe essere esteso anche alla raccolta rifiuti durante la pulizia dei
mercati scoperti, nel momento in cui il parco macchine verrà ampliato.
Il sistema acquisito permette
al lavoratore di compiere meno sforzi fisici legati anche alla postura, dato
che nella posizione di carico l’altezza di soglia per il conferimento dei
rifiuti è di ca. 600 mm. ed il fondo del contenitore rimane ad un’altezza dal
suolo di ca.200 mm. Il sistema è compatibile con ogni norma vigente in materia
di igiene e sicurezza sul lavoro (art.6 del D.Lgs.626/94 e successive modifiche
“obblighi dei progettisti, dei fabbricanti, dei fornitori e degli
installatori”), inoltre è conforme alla direttiva macchine 89/392 CEE e
successive integrazioni.
Per un approfondimento nello
specifico, si rimanda alla fase di lavorazione “raccolta rifiuti
indifferenziati o tal quali” capitolo 5 “interventi”, dove viene presentato il
nuovo intervento migliorativo.
Incontro con le associazioni
degli ambulanti per l’elaborazione di accordi in materia di igiene e sicurezza.
Nello specifico si richiede agli ambulanti, a fine giornata lavorativa,
collaborazione da parte loro per una prima operazione di riordino dei rifiuti,
in cui si prevede:
- riordino delle cassette in
pile
- raccolta dei rifiuti meno
voluminosi nei sacchi di spazzatura
L’azienda si è attivata,
tramite la figura del medico competente,
per l’attuazione di un programma sanitario che prevede visite mediche
periodiche e a richiesta, specifiche per il rischio. Nel caso di accertate patologie del rachide, gli interventi
predisposti per il contenimento del
danno consistono nella dichiarazione di non idoneità temporanea o permanente
dei lavoratori. Nel caso di lavoratori con limitazioni temporanee o illimitate,
l’azienda oggetto della nostra indagine ha avviato una procedura di
ricollocamento per cambio di mansione (i lavoratori diventano addetti allo
spazzamento manuale, attività lavorativa in cui non è contemplato il rischio da
movimentazione manuale dei carichi).
· Informazione e Formazione dei lavoratori:
Attuata in fase di
preassunzione e programmata in corsi periodici, è mirata al rischio specifico
ed all’utilizzo delle attrezzature fornite. L’informazione viene svolta anche
dal medico competente in sede di visita medica. La possibilità di sottoporre il
personale non idoneo a programmi di fisioterapia rieducativi, consentirebbe il
recupero al lavoro dei soggetti con patologie minori. Un esperimento condotto
diversi anni fa, proprio nell’azienda milanese, aveva dato buoni risultati;
purtroppo non ha avuto un seguito negli anni successivi.
tutti gli operatori ecologici
addetti alla fase di pulizia dei mercati scoperti sono stati forniti dei
seguenti DPI: tute di lavoro, calzature estive ed invernali antinfortunistiche
con puntale e suola protettiva, indumenti alta visibilità classe 2 o 3, guanti
protettivi in crosta. Per quanto riguarda i guanti si pone ancora il problema
della lunghezza; attualmente sono in uso guanti al polso e non lunghi fino al
gomito, che permetterebbero sicuramente una protezione maggiore.
in azienda è già operante da
anni un programma di vaccinazione contro le infezioni da Clostridium Tetani (
virus del tetano) e da HBV.
· Protocolli sanitari aziendali:
in caso di infortuni a rischio
biologico (punture o lesioni cutanee con aghi o strumenti potenzialmente
infetti) i dipendenti vengono sottoposti ad una procedura che prevede la
verifica della positività dei markers per epatite B e C, HIV e gli esami di
funzionalità epatica. Per il rischio da contagio con Clostridium Tetani, il
protocollo sanitario prevede: il richiamo del vaccino ogni 10 anni circa e le
procedure di immunoprofilassi di rito previste dalle normative vigenti.
· Informazione e Formazione:
Attuata in fase di
preassunzione e programmata in corsi periodici, è mirata al rischio specifico e
all’utilizzo dei DPI forniti. L’informazione viene svolta dal medico competente
anche in sede di visita medica.
già nel 1990 la UOTSLL aveva
dato disposizione affinché il lavaggio delle tute da lavoro avvenisse a carico
del datore di lavoro tramite lavanderie centralizzate e sicuramente non a
livello casalingo. Questa pratica si rende necessaria poiché gli indumenti di
lavoro possono costituire probabile pericolo infettivo anche per la famiglia.
Al momento, tuttavia, è ancora in atto la procedura di lavaggio domestico a
cura dei lavoratori.
sempre nel 1990 la UOTSLL aveva
dato disposizioni affinché ai lavoratori deputati alla raccolta ed
all’allontanamento dei rifiuti, in quanto esposti a lavorazione insudiciante,
fossero garantiti locali destinati a spogliatoi con l’assegnazione personale di
armadietti a doppio scomparto, per garantire una completa separazione tra gli
abiti civili e di lavoro (così come definito dal D.Lgs. 626/94 e successive
modifiche).
Importante è ricordare che
tutti gli interventi aziendali per migliorare i comportamenti
“dell’uomo-lavoratore” risultano inificiati se parallelamente non vengono
sviluppate iniziative informative ed educative “sull’uomo-utente”.
Capitolo 6 - “Appalto a ditta esterna”
La raccolta ed il trasporto dei sacchi, nel territorio
cittadino, sono operazioni effettuate esclusivamente dagli operatori ecologici
dell’azienda oggetto della nostra indagine.
Capitolo 7 - “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e
bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo
lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni
in edilizia
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n.
80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in
materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione
ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7
della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs.
626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE,
89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e
90/679/CEE riguardanti il miglioramento
della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs
475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in
materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai
dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs
532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma
2 della legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R.
459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE,
93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli
Stati membri relative alle macchine
· D.P.R.
224/88 – Rumorosità delle macchine
· Legge
292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M.
26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la
vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R.
203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203
concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici
agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai
sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee
guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e
delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero
della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida
di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da
HIV - Roma 6.9.89
· Legge
5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta
contro l’AIDS
· Decreto
del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio
professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e
private
· NIOSH: “Work
practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S.,
1981
· Norma
UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi
generali di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma
UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali,
principi generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma
CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico
delle macchine – Requisiti generali
· Atti
del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario
arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP -
Milano, 23 maggio 1994
· Occhipinti,
Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in
portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario
Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
· Indagine epidemiologica relativa alla contaminazione
biologica aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro
dell’Università di Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra
ricerca
Capitolo 8 - “Il
rischio esterno”
Il problema “gestione del
rifiuto” oltre che investire il settore ecologico, urbanistico ed energetico,
diventa anche un problema sanitario legato alla protezione della salute
pubblica.
Lo smaltimento dei rifiuti
solidi urbani è sicuramente correlato al rischio infettivo: per la possibile
presenza di agenti infettivi patogeni, ma anche perché i rifiuti possono, per
la loro struttura e composizione, rappresentare un importante substrato
particolarmente idoneo alla vita e alla moltiplicazione di svariati
microrganismi e di vettori quali mosche, zanzare, topi ecc.
Per quanto sopra evidenziato,
il rischio esterno in questa fase aumenta con il protrarsi del tempo di
stoccaggio dei rifiuti nelle strade.
comparto Raccolta rifiuti
solidi urbani
13. Comparto: raccolta rifiuti solidi URBANI
23. Struttura di
rilevazione: asl citta’ di milano – servizio di prevenzione e sicurezza degli
ambienti di lavoro
indirizzo: via ricordi 1
Cap: 20131
citta’: Milano
Provincia: milano
e.mail:
cantoni.spsal@libero.it
13. infortuni: dal
1986 al 1990
14. malattie
professionali:
al momento non e’ possibile determinare numero e
tipologia delle malattie professionali
NOTE:
nel capitolo generale
sono riportati :
·
l’analisi del fenomeno infortunistico
·
l’indagine biologica sulla contaminazione batterica delle
superfici degli indumenti e dei locali di lavoro
·
l’indagine biologica per la valutazione della
contaminazione microbica aerodispersa
·
l’indagine sul rischio infettivo
·
l’indagine sul rischio chimico da inquinamento ambientale
nella città di milano
1.
COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI ALL’USO DI
ATTREZZATURE E MACCHINE
RISCHI
IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI CHIMICI,
FISICI E BIOLOGICI;
RISCHI TRASVERSALI O
ORGANIZZATIVI, DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE DEL
LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI
TOTALI: 2879
Ø operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø
dirigenti 18
Non è possibile quantificare il numero degli operai
per singole fasi di lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse
mansioni nelle varie fasi lavorative
Nella realtà esaminata (grande città) la pulizia delle strade avviene in due modi:
Trattasi di una pulizia stradale effettuata in maniera totalmente meccanizzata, mediamente una volta/settimana, in giornata fissa, quando vige, mediante apposizione di cartelli stabili, il divieto di sosta per gli autoveicoli su tutto il bordo stradale. L’attività consiste nel passaggio di una “spazzatrice meccanica” munita di attrezzatura spazzante e aspirante (spazzole ruotanti convogliano i rifiuti verso la zona aspirante), che raccoglie il materiale dalla cunetta stradale (punto di passaggio tra il marciapiede e il piano stradale vero e proprio); al fine di limitare il sollevamento di polvere durante lo spazzamento. Tale operazione è preceduta dal passaggio di un mezzo che bagna il manto stradale (“lavatrice”). Le spazzatrici meccaniche più recenti sono esse stesse dotate di apparato di bagnatura e pertanto non richiedono il passaggio preliminare di altro mezzo.
Il servizio è organizzato a squadre, ciascuna delle quali è assegnata ad una determinata zona ed è formata unicamente da due autisti (uno per ogni automezzo).
L’orario di lavoro è unicamente notturno.
Il servizio viene effettuato mediante autospazzatrice aspirante, con operatori stradali che coadiuvano, provvedendo alla rimozione dei rifiuti dai marciapiedi e alla loro raccolta in zone aggredibili dal mezzo stesso.
L’attività lavorativa si svolge su tre turni: due diurni (6.00 / 11.00 - 11.00 / 18.00) e uno notturno.
I lavoratori operano costantemente in turno fisso, presso una zona assegnata. La stragrande maggioranza dell’attività si svolge in orario notturno (al quale sono assegnati la maggior parte dei lavoratori), mentre in orari diurni si svolgono servizi di supporto in zone che richiedono pulizie aggiuntive rispetto alla media cittadina (ad es. zone centrali).
Ogni squadra di lavoro è composta da: un autista, che staziona costantemente in cabina per guidare il mezzo e azionare le attrezzature di cui lo stesso è munito, e da due operatori stradali.
L’autista, coordinatore della squadra, è responsabile del mezzo, degli uomini e del servizio affidatogli. Gli operatori stradali operano davanti o di lato all’automezzo ed effettuano, mediante ramazza, la pulizia dei marciapiedi e convogliano il materiale in zone stradali da dove possa essere aggredito dalle spazzole e dagli apparati di aspirazione dell’automezzo.
La scopatura del marciapiede avviene di regola a secco, mentre la raccolta meccanizzata dalla strada può avvenire ad umido in quanto nei mezzi è montato un impianto di distribuzione di acqua azionabile durante la raccolta stessa. Nei periodi dell’anno più freddi anche la raccolta meccanizzata viene effettuata a secco in quanto la bagnatura della strada provocherebbe formazione di ghiaccio.
Il “soffione” è un’attrezzatura portatile dorsale (peso di circa 9 – 10 Kg.) composta da un motore a scoppio alimentato da carburante e da un ventilatore che aspira aria per poi indirizzarla, ad alta velocità, attraverso un tubo in materiale plastico, verso i rifiuti da spostare. Tale attrezzatura viene utilizzata per pulizia di strade e marciapiedi ove non è possibile effettuare lo spostamento delle auto in sosta, ma soprattutto per la raccolta di foglie ed erba tagliata (in primavera e in autunno) nei parchi, nei giardini, nei marciapiedi alberati. Sulle strade il soffione viene saltuariamente utilizzato dagli operatori ecologici che precedono il mezzo polivalente, per raccogliere e convogliare i rifiuti nell’area di attività del mezzo stesso; non viene utilizzato normalmente da tutte le squadre e quando lo si utilizza viene impiegato mediamente per una o due ore per ogni turno lavorativo. Più prolungato risulta invece l’utilizzo del soffione nei parchi e giardini (in autunno soprattutto) dove esistono apposite squadre di operatori ecologici che provvedono, prima ad ammucchiare foglie o erba mediante “soffione” e, successivamente, alla raccolta del materiale ammucchiato mediante pala e al trasporto con motocarro. Il personale adibito all’utilizzo di tale attrezzatura viene sottoposto a rotazione ad altre attività lavorative.
Capitolo 2 “Le attrezzature e le macchine”
·
spazzatrici aspiranti, veicoli muniti di:
- sistema totalmente aspirante a depressione all’interno del cassone
- sistema di convogliamento dei rifiuti
- sistema filtrante
- gruppi spazzanti carrabili
Gli strumenti di controllo e regolazione sono ubicati in cabina di guida predisposti su apposito pannello centralizzato. In fase operativa un interruttore principale a chiave esclude l’uso di tutti i comandi sul pannello principale, pertanto tutte le manovre sono possibili solo dopo l’inserimento della chiave, che deve essere in possesso del solo operatore.
Le spazzatrici aspiranti sono costituite da più elementi necessari per la pulizia meccanizzata:
Ø bocca di aspirazione monocorpo in acciaio interamente rivestita da una pellicola di gomma speciale anticorrosiva: nella bocca sono installati n.6 ugelli (3 anteriori + 3 posteriori) ad ampia nebulizzazione per umidificare l’interno della stessa ed il collettore di aspirazione.
Ø sistema filtrante particolarmente efficace per trattenere le parti facilmente volatili e polveri leggere.
Ø gruppi spazzanti destro, sinistro e centrale, comandati direttamente dal quadro comando posizionato all’interno della cabina di guida. Il gruppo spazzante lato destro o sinistro è costituito da una spazzola rotante, mentre il gruppo centrale è del tipo oscillante.
Per il contenimento dei rifiuti aspirati c’è una costruzione di tipo monocorpo comprendente vano contenitore rifiuti e serbatoio acqua realizzato in acciaio. Al fine di ridurre drasticamente i tempi necessari per una buona manutenzione ordinaria, l’interno del cassone portarifiuti è stato dotato di impianto di lavaggio ad alta pressione che garantisce una perfetta pulizia del rivestimento interno, evitando l’intervento manuale dell’operatore. Per la fase di pulizia dei mezzi si rimanda alla fase “lavaggio automezzi”.
· spazzatrici meccaniche, macchine simili alle spazzatrici aspiranti, sono munite di:
- gruppi spazzanti destro e sinistro
- bocca di aspirazione in cui sono installati ugelli ad ampia nebulizzazione per umidificare l’interno della stessa ed il collettore di aspirazione
- sistema filtrante
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza legati al tipo di ambiente lavorativo, alle macchine ed alle attrezzature utilizzate:
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici, chimici, biologici:
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
· rischi ergonomici dovuti a postura eretta continuativa con flesso-estensioni e torsioni ripetitive del tronco
· rischi ergonomici dovuti al trasporto a spalla di attrezzatura pesante ( soffione )
· rischi ergonomici da movimenti ripetitivi degli arti superiori
· rischio di stress e di disturbi da alterazione del ritmo sonno-veglia per attività lavorativa svolta in orario notturno
Per quanto riguarda la stima del rischio infortunistico si rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico.
Per quanto riguarda la stima dell’esposizione a rumore si osserva che le fonti espositive sono rappresentate dalle macchine e attrezzature utilizzate e dal traffico veicolare delle strade.
Per quanto attiene l’utilizzo del soffione sono state effettuate misurazioni riscontrando livelli di rumorosità variabili, in funzione del numero di giri del motore, da un Leq minimo di 73.9 dB (A) ad un Leq massimo di 93.8 dB (A); il valore di Leq, misurato durante l’utilizzo reale dell’attrezzatura è risultato pari a 90.8 dB (A), con un tempo di campionamento che si è protratto in modo significativo, rispetto alle operazioni che vengono svolte, comprendendo anche brevi interruzioni del lavoro, durante le quali l’attrezzatura, non essendo operativa, viene mantenuta al minimo. I Lep di ciascun lavoratore dipendono naturalmente dai tempi complessivi di utilizzo dell’attrezzatura e dalla rumorosità complessiva delle altre attività lavorative svolte. Esiste una rotazione del personale adibito all’utilizzo del soffione che avviene in modo saltuario e in alcuni specifici periodi dell’anno.
Per quanto attiene l’utilizzo delle autospazzatrici polivalenti, vari rilievi fonometrici della situazione operativa, effettuati dal datore di lavoro in sede di valutazione dei rischi, hanno evidenziato il non superamento della soglia di azione (80 dB A) prevista dal D.Lgs. 277/91. La relazione/descrizione tecnica del costruttore riporta, tra le caratteristiche del cabinato, una rumorosità di 80 dB (A).
Il rischio da vibrazioni trasmesse a tutto il corpo è legato allo stazionamento sul sedile del cabinato dei mezzi e in particolare alla loro guida. I mezzi più moderni sono dotati di speciali sistemi di ammortizzazione che diminuiscono tale inconveniente.
L’utilizzo del soffione, dotato di motore a scoppio e tenuto sulle spalle, comporta esposizione a vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio e alla colonna vertebrale.
Per la stima del rischio biologico si rimanda al capitolo generale “Indagine sul rischio infettivo”.
Si vuole in questa sede osservare che sia lo spazzamento manuale con ramazza che il convogliamento dei rifiuti leggeri con soffione, effettuati a secco, possono provocare sollevamento di intensa polverosità, in funzione anche del tipo di stagione (più o meno secca o umida). Campionamenti di aria da noi effettuati nel 1994, con dosaggio delle polveri totali, durante la pulizia stradale mediante soffione, evidenziarono in prossimità dell’operatore valori significativamente più elevati rispetto ai “fondi”, con picchi che si avvicinavano al TLV per le polveri inerti ( mg./mc). Rilevante è dunque il rischio irritativo per le vie aeree e le mucose oculari. La possibile inalazione di polveri durante tale attività lavorativa è inoltre importante non solo in relazione a un possibile rischio infettivo da agenti biologici trasportati dalla polvere stessa, bensì anche per un possibile rischio allergologico legato alla possibile presenza di concentrazioni elevate di allergeni, sia di tipo ambientale che biologico.
I rischi ergonomici, per gli operatori stradali, sono legati a un’ attività lavorativa svolta costantemente in piedi, associata a flesso-estensioni e torsioni ripetitive del tronco, durante la scopatura mediante ramazza. Anche gli arti superiori, in tale operazione, sono sollecitati in movimenti ripetitivi di flesso – estensione del gomito e abduzione – adduzione del braccio. La percorrenza media di ogni squadra risulta essere di circa 6 Km di cunetta (ovvero 3 Km di strada che viene passata sui due lati) per ogni turno di lavoro, pari a 340 minuti di attività effettiva. Il rischio di patologie del rachide viene poi aggravato dall’utilizzo del soffione che comporta in aggiunta un peso di 9 – 10 Kg sulle spalle.
Anche l’esposizione ad agenti climatici sfavorevoli, tipica di un lavoro all’aperto, può favorire lo sviluppo di patologie muscolo-scheletriche oltre che di infiammazioni delle vie aeree.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
Per quanto attiene la stima dei danni attesi si rimanda, per i dati disponibili, al capitolo generale e specificamente agli allegati “Analisi del fenomeno infortunistico” e “Indagine sul rischio infettivo”.
Non sono disponibili altri dati relativi alle altre tipologie di danno indicate.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
E’ importante che i lavoratori ricevano adeguata informazione relativa a tutti i rischi lavorativi e che vengano formati alla assunzione di comportamenti corretti sia in relazione all’utilizzo dei DPI che per quanto attiene alle modalità operative. Data la dispersione dell’attività sul territorio è importante che esistano procedure operative scritte, chiare e condivise. Il coinvolgimento degli addetti nella scelta di equipaggiamenti e attrezzature, nonché delle modalità operative, oltre che essere previsto dalla legge ed essere utile ad una scelta corretta, favorisce certamente l’utilizzo e l’applicazione delle procedure decise.
Lo spazzamento stradale, nel territorio cittadino, è un operazione svolta esclusivamente dagli operatori dell’azienda oggetto della nostra indagine.
Capitolo 7 “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
· D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
· D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
· D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 – Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private
· NIOSH: “Work practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S., 1981
· Norma UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle macchine – Requisiti generali
· Atti del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23 maggio 1994
· Occhipinti, Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
·
Indagine
epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
Il rischio per l’ambiente è essenzialmente costituito dall’inquinamento ambientale dovuto alla polverosità, all’imbrattamento, alla presenza di rifiuti organici solidi o liquidi lasciati sul manto stradale o sui marciapiedi ed alle condizioni climatiche. Al fine di ridurre l’impatto ambientale il Comune della città di Milano, in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra indagine, ha programmato un piano di intervento in cui si prevedono procedure di pulizia della città (lavaggio strade e spazzamento dei marciapiedi) ripetute più volte nell’arco della giornata.
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI
SOLIDI URBANI
4. FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER LA SICUREZZA
DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE
RISCHI IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI CHIMICI, FISICI E BIOLOGICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø
dirigenti 18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di
lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie
fasi lavorative
Capitolo 1 - “La fase di lavorazione”
Tutti gli automezzi utilizzati nelle diverse fasi lavorative della Raccolta RSU vengono periodicamente lavati da operatori che fanno capo alle officine di manutenzione. Presso ogni dipartimento dell’azienda (nella realtà esaminata ne esistono quattro), esiste un servizio di lavaggio automezzi, dove si lavora su tre turni per sei giorni /sett. In ogni turno operano mediamente due lavoratori.
Le operazioni di lavaggio vengono svolte prevalentemente in modo manuale; in alcuni dipartimenti esiste un lavaggio meccanizzato (“a spazzole”), utilizzabile per il lavaggio esterno degli automezzi, che però appare poco usato, (spesso è in avaria) anche per difficoltà legate alla forma e agli accessori presenti sui mezzi.
Mentre l’impianto di lavaggio meccanizzato si trova di solito all’interno di fabbricati, con ampie aperture per l’ingresso e l’uscita dei mezzi, il lavaggio manuale viene effettuato in apposita area esterna, che presenta livello in pendenza per il convogliamento dei residui solidi in apposita vasca di raccolta, periodicamente svuotata; in alcuni casi tale area è provvista di tettoia e in altri casi ne è priva. Un primo lavaggio esterno viene effettuato con acqua, o facendo passare l’automezzo nell’impianto automatico oppure utilizzando lance a pressione.
Successivamente viene utilizzata una soluzione alcalina miscelata al 50% con acqua per effettuare un lavaggio di finitura. Esiste anche la disponibilità di una “vaporella” per acqua calda da utilizzarsi al bisogno, quando incrostazioni troppo dure non vengono asportate dall’acqua fredda in pressione. Il lavaggio dell’interno dei cassoni viene sempre effettuato a mano, mediante utilizzo di lance a pressione, nell’area esterna provvista di vasca di raccolta per i residui di rifiuti.
In ogni turno
vengono lavati circa 30 automezzi.
L’aspetto più rilevante, sul piano della salute e sicurezza lavorativa, è il fatto che il lavoro si faccia praticamente all’aperto (anche dove gli impianti sono all’interno di fabbricati, ci sono ampie aperture e non c’è alcuna forma di riscaldamento) e comporti abbondante contatto con acqua.
Capitolo 2 - “Le attrezzature e le macchine”
Capitolo 3 - “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza legati al tipo di ambiente lavorativo, alle macchine e alle attrezzature utilizzate:
·
rischio di caduta da scivolamento in
piano
·
rischio elettrico
·
rischio di ustioni da vapore e/o
chimiche
Rischi igienico ambientali dovuti ad agenti fisici, chimici, biologici:
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
Capitolo 4 – “Danni attesi”
Per quanto attiene la stima dei danni attesi si rimanda, per i dati disponibili, al capitolo generale e specificamente agli allegati “Analisi del fenomeno infortunistico” e “Indagine sul rischio infettivo”. Non sono disponibili altri dati relativi alle altre tipologie di danno indicate.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
· è importante che i lavoratori ricevano adeguata informazione relativa a tutti i rischi lavorativi e che vengano formati alla assunzione di comportamenti corretti sia in relazione all’utilizzo dei DPI, che per quanto attiene alle modalità operative. Il coinvolgimento degli operatori nella scelta di equipaggiamenti e attrezzature, nonché delle modalità operative, oltre che essere previsto dalla legge ed essere utile per una scelta corretta, favorisce certamente l’utilizzo e l’applicazione delle procedure stabilite.
· immunoprofilassi attiva contro il tetano e l’epatite B
· corretta gestione degli eventuali incidenti a rischio biologico ( es. piccole ferite con oggetti che possono essere contaminati da liquidi biologici) con registrazione dell’evento, eventualmente immunoprofilassi specifica e follow up del lavoratore
· accertamenti sanitari periodici finalizzati ad individuare disturbi e patologie dell’apparato respiratorio
· accertamenti sanitari periodici finalizzati ad individuare condizioni di ipersuscettibilità, anche di natura extraprofessionale, alle condizioni climatiche sfavorevoli, nonché agli altri rischi lavorativi individuati, compreso il lavoro notturno.
Capitolo 6 – “Appalto a ditta esterna”
La pulizia ed il lavaggio dei mezzi sono operazioni effettuate esclusivamente dall’azienda oggetto della nostra indagine e quindi non appaltate ad aziende esterne.
Capitolo 7 “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
· D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
· D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
· D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 – Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 – Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private
· NIOSH: “Work practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S., 1981
· Norma UNI - EN 292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN 292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN 60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle macchine – Requisiti generali
· Atti del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23 maggio 1994
· Occhipinti, Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
·
Indagine
epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
Il rischio per l’ambiente è essenzialmente costituito dallo smaltimento della soluzione alcalina utilizzata per il lavaggio di finitura. Al fine di ridurre l’impatto ambientale la soluzione alcalina viene fatta confluire in apposite vasche di raccolta da dove, previa neutralizzazione, viene eliminata nella rete fognaria.
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
2.
FASE DI LAVORAZIONE: RACCOLTA RIFIUTI INGOMBRANTI
3.
COD. INAIL: 90.00.1
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI
PER LA SICUREZZA DOVUTI ALL’USO
DI ATTREZZATURE;
RISCHI
IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI
FISICI E BIOLOGICI;
RISCHI
TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI, FATTORI ERGONOMICI, CONDIZIONI
DI LAVORO DIFFICILI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø
operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø dirigenti 18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie fasi lavorative
Capitolo
1 - “La fase di lavorazione”
La fase di lavorazione in
esame prevede, da parte degli operatori dell’azienda oggetto della nostra
indagine, il ritiro dei rifiuti ingombranti depositati sui marciapiedi presso
le abitazioni dei cittadini che richiedono tale servizio, prenotato
telefonicamente all’ufficio preposto.
Per rifiuti ingombranti
s’intendono materiali voluminosi quali: frigoriferi, mobili, componenti di
cucina, etc.
Gli operatori, suddivisi in squadre, svolgono la
propria mansione con l’ausilio di automezzi muniti di cassone e pedana
elevatrice.
Ogni singola squadra è composta
da un autista (caposquadra) e da due operatori. Il ciclo lavorativo è
articolato su due turni:
1°turno dalle
5.50 alle 11.30;
2° turno dalle
13.50 alle 19.30
su sei giorni
settimanali
Il caposquadra all’inizio
del turno di lavoro prende in consegna l’automezzo, ne controlla il
funzionamento e verifica che gli operatori siano dotati dei DPI specifici.
Una volta raggiunto il punto
di raccolta l’autista parcheggia l’automezzo e gli operatori si accertano
che gli oggetti da caricare siano posti
in sicurezza, al fine di evitare che sportelli, cassettiere e quant’altro,
durante la fase di movimentazione, possano cadere e /o colpirli.
Successivamente, gli addetti spingono o sollevano manualmente i rifiuti
sulla sponda del montacarichi (foto 1),
quindi, mediante una pulsantiera posta
all’esterno sul lato destro dell’automezzo,
viene azionato il meccanismo di sollevamento della sponda stessa.
Per poter azionare la pulsantiera (foto 2) è necessario inserire e
ruotare una chiave ad uso esclusivo del caposquadra.
Tutti i pulsanti sono a ritorno
automatico e vanno tenuti premuti fino al termine di ogni funzione, in caso
contrario la movimentazione si arresta.
Uno dei due operatori, nel
frattempo rimasto sulla sponda del montacarichi, spinge e stipa i rifiuti ingombranti nel cassone. L’unico rischio
residuo, durante la manovra di salita della sponda, consiste nel possibile
schiacciamento del piede dell’operatore tra la sponda stessa e il pianale del
cassone.
Terminato il caricamento un
addetto provvede a fissare il materiale di rifiuto, legandolo da un estremo
all’altro del cassone, in modo da consentire una certa stabilità del carico
durante il tragitto. Terminato il posizionamento la squadra continua il
giro di raccolta.
Una volta ultimato il carico
il camion ritorna in rimessa e scarica il materiale di rifiuto mediante un sistema di ribaltamento del cassone.
Il ribaltamento del cassone
avviene per mezzo di un cilindro idraulico dotato di valvola di sicurezza e di
blocco meccanico della discesa. Per poter effettuare il sollevamento è
necessario innestare la presa di forza per mezzo di un interruttore posto in cabina; una spia accesa segnala
l’avvenuto inserimento. Dopo tale operazione è possibile, mediante appositi
comandi, effettuare il ribaltamento del cassone.
Al termine delle operazioni
di scarico è necessario disinserire la presa di forza per consentire il
posizionamento del cassone in posizione orizzontale.
Nel caso di guasti meccanici
o incidenti il caposquadra ha a disposizione un telefono cellulare al fine di
contattare la sede centrale per ricevere le istruzioni del caso, allo scopo di
limitare ulteriori rischi.
I DPI a disposizione dei
lavoratori sono:
·
scarpe antinfortunistiche
·
tuta di lavoro (versione invernale ed estiva)
·
guanti di protezione antitaglio
·
indumenti ad alta visibilità
Capitolo 2 -”Le attrezzature e le macchine”
Macchine
·
camion con cassone ribaltabile munito di sponda
montacarichi a comando elettro/idraulico (foto 3). L’automezzo impiegato per la raccolta ha una portata di 3 tonnellate. La cabina di
guida ha un sistema di “viva -voce” ad integrazione del cellulare in dotazione.
Queste macchine rientrano tra quelle soggette al DPR 459/96 (Direttiva “macchine”), pertanto devono rispondere ai requisiti essenziali di sicurezza previsti nell’allegato I. La loro manutenzione è a carico dell’azienda, in quanto dotata di officina meccanica e carrozzeria proprie.
Capitolo 3- “I fattori di rischio”
Rischi per la sicurezza riconducibili alle caratteristiche dei luoghi di lavoro,
all’organizzazione del lavoro e alle attrezzature utilizzate:
·
rischio d’incidente stradale
·
rischio di caduta dall’alto dalla
sponda montacarichi
·
rischi di schiacciamento degli
arti inferiori durante il movimento di risalita della sponda montacarichi
contro il bordo del cassone
·
rischio di tagli o traumi contusivi agli arti superiori e
inferiori o al tronco
Rischi igienico
– ambientali.
·
rischi da agenti fisici dovuti alle condizioni climatiche
·
rischio da esposizione ad agenti biologici ( Clostridium
Tetani)
·
rischi legati a fattori ergonomici dovuti alla
movimentazione manuale dei carichi (MMC),
non facilmente quantificabile, in quanto gli oggetti da movimentare
possono variare in relazione al loro peso, ingombro e forma;
Rischi
trasversali – organizzativi.
·
stress da guida del mezzo nel traffico cittadino
Capitolo
4 -“Il danno atteso”
·
contusioni, distorsioni, fratture, ferite lacero-contuse
·
tagli, abrasioni
·
affezioni vie aeree superiori dovute ai lavori all’aperto
·
patologie
dell’apparato osteo-articolare a carico del rachide e degli arti
superiori connessi alla movimentazione manuale dei carichi
Relazione sui
danni rilevati
L’andamento del
fenomeno infortunistico è descritto nel capitolo generale e fa riferimento
all’intero comparto lavorativo.
In base ai dati in nostro possesso non risultano patologie ascrivibili al disagio microclimatico, né alla movimentazione manuale dei carichi.
Capitolo 5 -“Gli interventi”
Considerate le situazioni lavorative descritte, gli interventi potranno essere indirizzati a migliorare i seguenti aspetti:
· incremento dell’attività di formazione e informazione, in particolare per quanto riguarda il rischio da MMCcon verifiche periodiche al fine di determinare lo stato di apprendimento e di applicazione delle procedure di sicurezza
· promozione della campagna di vaccinazione antitetanica
· predisposizione di un programma di manutenzione periodica degli automezzi
Capitolo 6 - “Appalto a ditta esterna”
La raccolta ed il trasporto dei rifiuti ingombranti, effettuata nel territorio cittadino, sono operazioni svolte esclusivamente dagli operatori ecologici dell’azienda oggetto della nostra indagine.
Capitolo
7 - “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e
bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo
lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e
successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,
89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza
e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 -
Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia
di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi
di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 –
Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della
legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 -
Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE
e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 –
Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del
5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e
D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione
contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 -
Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203
concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici
agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai
sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di
applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle
Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della
Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di
comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da
HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n.
135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del
Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio
professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e
private
· NIOSH: “Work
practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S.,
1981
· Norma UNI - EN
292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali
di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN
292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi
generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN
60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle
macchine – Requisiti generali
· Atti del I
Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato
(rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23
maggio 1994
· Occhipinti,
Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in
portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario
Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
· Indagine epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
In questa fase non sussistono particolari rischi legati strettamente all’inquinamento ambientale, ovvero rischi determinati da agenti biologici, chimici o fisici (rumore). Esiste, invece, la probabilità di ingombro delle vie di transito pedonali o veicolari, nel momento in cui la raccolta dei rifiuti ingombranti coincida, come spesso succede, con i momenti di intensificazione del traffico.
1. COMPARTO: RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
2. FASE DI LAVORAZIONE: RACCOLTA
DIFFERENZIATA CARTA/VETRO
3. COD. INAIL: 90.00.1
4. FATTORI DI RISCHIO:
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI A
INCIDENTI STRADALI INVESTIMENTI E L’USO DI ATTREZZATURE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD
AGENTI FISICI , INQUINAMENTO CHIMICO AMBIENTALE E CONDIZIONI CLIMATICHE
DISAGEVOLI;
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
5. CODICE DI RISCHIO
6. N. DIPENDENTI AZIENDALI
TOTALI: 2879
Ø operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø
dirigenti 18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi
di lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle
varie fasi lavorative
Il servizio di raccolta differenziata offerto dall’azienda municipalizzata prevede il recupero di quei rifiuti prodotti dall’utenza cittadina, che sono raccolti separatamente .
La raccolta di carta e vetro, avviene principalmente al mattino dalle 6:30 alle 12:00, mentre al pomeriggio avvengono le operazioni di recupero dei cassonetti che durante la mattina non sono stati prelevati. Le squadre sono composte generalmente da tre addetti, un autista con funzione di preposto al coordinamento delle operazioni di recupero e due addetti al carico manuale dei rifiuti nelle stazioni di raccolta.
Per queste operazioni le squadre si avvalgono di automezzi appositamente realizzati per specifici compiti.
I turni di lavoro hanno la durata di 340 min. nei quali si svolgono le seguenti operazioni così schematizzate:
· Uscita dalla rimessa e trasferimento da un punto di raccolta all’altro.
· Recupero dei cassonetti mediante operazioni di carico.
· Trasporto e scarico, dopo il riempimento dell’automezzo con rifiuti, al sito di trattamento.
Una volta raggiunta la zona di raccolta il capo squadra ferma l’automezzo e abilita, tramite l’apposito selettore, le pulsantiere e gli organi di lavoro posti sul retro del mezzo stesso.
A questo punto il personale addetto alla raccolta provvede al pre-carico manuale dei vari cassonetti presenti, movimentandoli dalla zona di raggruppamento al margine della strada fino ad appositi organi di presa posti nella zona di carico dell’automezzo (foto 1-2).
L’attivazione di tali organi avviene automaticamente una volta che il cassonetto si trova nella posizione idonea per essere caricato.
I cassonetti realizzati appositamente per tali scopi sono raccoglitori costruiti interamente in plastica e per agevolarne lo spostamento sono forniti di apposite ruote.
Il carico avviene in modo continuo ed automatico e per questo motivo a protezione degli addetti, contro il rischio di eventuali schiacciamenti subiti da coloro che inavvertitamente rimangono nelle zone di movimentazione , gli automezzi sono forniti di particolari Sonar che ne rilevano la presenza e provvedono all’istantaneo blocco della macchina.
Il meccanismo di carico, una volta bloccato per motivi di sicurezza, deve essere riarmato per il suo successivo funzionamento.
Una volta raggiunta la massima capienza dell’automezzo, il capo squadra provvede allo scarico dei rifiuti raccolti alla zona di trattamento.
Durante queste fasi di scarico è presente solo il caposquadra in quanto, da procedure interne dell’azienda, per ridurre il rischio di eventuali infortuni, la squadra di raccolta manuale viene temporaneamente fatta attendere all’ingresso del sito o viene preventivamente accompagnata alla rimessa principale.
Capitolo
2- “Le attrezzature e le macchine“
Le squadre di raccolta si avvalgono di automezzi appositamente realizzati per specifici compiti di raccolta rifiuti. Sono autocarri motorizzati con propulsori diesel e accoppiati con cassoni di carico suddivisi in due scompartimenti per la separazione del vetro dalla carta (foto 3).
Tali mezzi sono realizzati per il maneggio di specifici contenitori con un particolare bordo di presa conforme alle norme EN840. La portata massima di carico è approssimativamente di 1500 Kg di vetro e di 2000 Kg di carta.
Il parco mezzi dell’azienda è formato quasi interamente da macchine di nuova e specifica concezione e quelle utilizzate dalle squadre di raccolta differenziata per esempio, sono mezzi prodotti ed immatricolati dopo il 1995 e sono in possesso tutti della Certificazione Europea.
Gli addetti non hanno bisogno di ulteriori attrezzature o macchinari per svolgere i loro compiti quotidiani.
· rischi dovuti alla mancata o non corretta manutenzione degli automezzi ed in particolare dei sistemi di sicurezza
· rischi di contatto con materiale tagliente
· rischi di caduta per scivolamento
· rischi di punture d’aghi
· rischio dovuto all’utilizzo scorretto delle attrezzature di lavoro “ comandi “
· rischi di caduta del cassonetto addosso ai lavoratori
· rischi da agenti fisici dovuti a condizioni climatiche disagevoli
· rischi da agenti chimici dovuti all’esposizione a gas di scarico e ad altri inquinanti presenti nell’atmosfera.
· rischi da esposizione a rumore
Per la stima dei rischi per la sicurezza si rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. L’analisi degli infortuni e’ stata effettuata utilizzando i registri infortuni di tutto il comparto relativamente al periodo compreso tra il 1986 e il 1990.
La raccolta differenziata avviene lungo le vie della città dove vengono dislocati i raccoglitori. Durante queste fasi il traffico veicolare è sempre presente, soprattutto se la carreggiata consente contemporaneamente sia la sosta dell’automezzo dell’azienda sia il passaggio dei mezzi privati (foto 4).
Il carico nel compattatore avviene dal retro dell’automezzo che in queste fasi staziona nella zona prospiciente il raggruppamento dei cassonetti. Gli addetti al carico, quindi, nel momento in cui operano sono sottoposti ad un duplice rischio d’investimento: quello provocato dall’automobilista proveniente nello stesso senso di marcia dell’automezzo dell’azienda e quello provocato dal conducente proveniente in senso contrario.
Il paragrafo precedente richiama inevitabilmente quello specifico della formazione del personale al corretto uso delle attrezzature di lavoro e soprattutto al rispetto delle procedure da applicarsi durante le fasi operative .
Come attrezzature di lavoro, l’automezzo è l’unica utilizzata dagli operatori addetti alla raccolta e pur nella sua complessità, risulta comunque semplice da utilizzarsi.
Nella zona di lavoro è stata prevista una pulsantiera per le funzioni principali svolte ed in particolare troviamo: un selettore per la separazione del vetro dalla carta, un interruttore a pulsante per il comando di carico singolo ad uomo presente, un fungo rosso per l’arresto di emergenza (foto 5).
Il sistema comunque, viene esclusivamente utilizzato in modo automatico per diminuire la durata delle operazioni di carico e delle conseguenti soste. A protezione degli addetti durante le fasi, è stato installato un sistema Sonar che durane le fasi di discesa del cassonetto (dopo lo scarico) intercetta una zona nel raggio d’azione dello stesso in cui ogni eventuale presenza di persone ne bloccherebbe la discesa. Per riprendere le operazioni, bloccate per motivi di sicurezza, è necessario riarmare manualmente i meccanismi.
Risulta
ovvio che la mancata manutenzione dei dispositivi di sicurezza installati sui
mezzi, l’assenza di sistemi di controllo del corretto stato di efficienza di
tali dispositivi, unito alla carenza di procedure da attuarsi in tale senso prima di ogni inizio di turno,
porterebbe solo all’aumento della possibilità di infortuni durante le fasi di
carico dei cassonetti
I rischi legati a condizioni climatiche disagevoli derivano dal fatto che il recupero dei cassonetti è un lavoro svolto quotidianamente , all’aperto e soprattutto in qualunque condizione climatica presente ( neve, pioggia ,freddo e caldo eccessivo). Queste condizioni sono aggravate anche dal fatto che tali operazioni vengono svolte soprattutto durante le prime ore del mattino onde poter limitare l’intralcio al traffico veicolare che si verrebbe a creare durante le fasi di carico.
Quindi nei mesi più freddi gli operatori sono esposti a condizioni ambientali che non garantiscono il benessere fisico .
In alcuni momenti gli operatori sono esposti a livelli di rumorosità apprezzabili. Essenzialmente le fonti di rumore si hanno :
1. durante la raccolta dei rifiuti per la presenza del rumore prodotto dal traffico veicolare e per il rumore prodotto dall’automezzo durante i movimenti di carico;
2. durante le fasi di scarico degli automezzi per il rumore proveniente dalle lavorazioni di vagliatura, separazione e trattamento dei rifiuti svolte nel sito di trattamento.
Per il resto, i momenti in cui si possono registrare picchi anomali di rumore, sono le fasi di carico e scarico soprattutto dei rifiuti di vetro.
Durante la raccolta infatti, il contenuto dei cassonetti, viene fatto cadere dai meccanismi di carico dell’automezzo da un’altezza approssimativa di 1,5 m nel settore specifico del vetro. E’ evidente che tale operazione , ripetuta durante i 340 minuti del turno di lavoro non meno di 200 volte, va ad influire decisamente sul livello di energia equivalente assorbita dal lavoratore nell’arco dell’intera giornata lavorativa.
Durante lo scarico, invece, il picco massimo di entità decisamente considerevole, avviene quando il compattatore dell’automezzo viene aperto per scaricare tutto il suo contenuto a terra.
Questa operazione però viene eseguita una o al massimo due volte nell’arco dell’intera giornata lavorativa.
Dalla valutazione del rischio rumore effettuata ai sensi del D.Lgs 277/91 risulta che gli addetti alla raccolta differenziata del vetro sono esposti a Lepd di 79 dBA, con livelli equivalenti di 83 dBA durante la fase di caricamento vetro.
Per i rischi legati ad agenti chimici dovuti all’esposizione a gas di scarico e ad altri inquinanti presenti nell’atmosfera, si rimanda al capitolo generale sull’inquinamento ambientale della città di Milano.
· Contusioni , distorsioni,fratture, ferite da taglio, da punta e lacero-contuse, politraumi da incidenti stradali
· Ipotetici danni da condizioni climatiche disagevoli.
· Danni alla salute dovuti all’inquinamento ambientale,soprattutto a carico dell’apparato respiratorio.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli .
Anche per i danni dovuti ad agenti chimici non sono state condotte specifiche indagini sanitarie sui lavoratori addetti alla raccolta differenziata, tuttavia si possono ipotizzare, visto il tipo di inquinanti a cui i lavoratori sono esposti, gli stessi effetti negativi sull’organismo che si presentano nella popolazione generale a causa dell’inquinamento ambientale.
In particolare gli agenti chimici in questione possono provocare soprattutto infiammazioni acute e croniche a carico delle vie respiratorie predisponendo ad infezioni e a malattie allergiche. Diverse sostanze presenti nell’aria ambiente delle città sono poi indicate come cancerogene da diverse fonti scientifiche esplicando la loro attività su diversi organi bersaglio (polmoni, tessuto emopoietico)
5.
Formazione
e informazione sui DPI: loro corretto utilizzo e significato della loro utilità
in presenza di rischi specifici.
6.
Programmazione
periodica della manutenzione dei mezzi e soprattutto dei sistemi di sicurezza
montati a bordo.
7.
Miglioramento
dei sistemi di sicurezza adottati.
8.
Utilizzo di
appropriate procedure di lavoro.
I riferimenti legislativi e bibliografici sottoelencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
· D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
· D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro nelle costruzioni
· D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n. 82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge 30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 - Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi di protezione individuale
· D.P.R. 459/96 - Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
· D.Lgs. 494/96 - Attuazione della direttiva 92/57/CEE concernente le prescrizioni minime di sicurezza e di salute da attuare nei cantieri temporanei o mobili
· Regolamenti d’igiene ed edilizi comunali
· DPR 285/90 - Approvazione del regolamento di polizia mortuaria
· Regolamenti di polizia mortuaria comunali
· Legge 292 del 5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 - Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· D.Lgs. 22/97 e successive modifiche - Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi
· Circolare Ministero della Sanità 20.6.1983 n. 57: usi della formaldeide. Rischi connessi alle modalità di impiego
· Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n. 135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e private
· NIOSH: “Work practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S., 1981
· Atti del I Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato (rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23 maggio 1994
· Atti del I Seminario “Pubblica amministrazione e decreto legislativo 626” SNOP - Torino, 30-31 maggio 1996
· Occhipinti, Colombini, Cattaneo, Cervi, Grieco - Posture di lavoro e alterazioni del rachide nei necrofori - Med. Lav. - 1988, 79: 6
· American Conference of Governmental Industrial Higienists (ACGIH) - Threshold limit values for chemical substances 1995-96
· International Agency for Research on Cancer (IARC) - Monographs on the evaluation of carcinogenic risk to humans
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
Le attività di raccolta differenziata del
vetro e della carta possono determinare alcuni rischi per l’ambiente, che si
concretizzano prevalentemente nel rischio chimico (inquinamento dell’aria) e
nel rischio fisico (inquinamento da rumore).
Per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria
si può affermare che i gas di scarico degli automezzi di raccolta rifiuti, mentre
stazionano a motore acceso durante le operazioni di carico, contribuiscono
all’aumento della concentrazione nell’aria di CO (monossido di carbonio) e NO2
(biossido di azoto). Inoltre, l’eventuale blocco del traffico veicolare
determinato dalle operazioni di raccolta rifiuti, soprattutto in presenza di
carreggiate strette, contribuisce ulteriormente all’innalzamento delle
concentrazioni nell’aria degli inquinanti sopra citati.
L’inquinamento acustico è determinato, invece, dal rumore causato dall’impatto del vetro durante il caricamento dell’automezzo; infatti, durante questa sottofase è stato valutato che l’esposizione a rumore è pari a Leq.83 dBA.
USCITA
DA DEPOSITO STAZIONE
DI RACCOLTA TRASFERIMENTO OPERAZIONI
DI RACCOLTA FINE TURNO RIENTRO IN RIMESSA SCARICO RIFIUTI
RECUPERATI IN DISCERICA
1. COMPARTO:
RACCOLTA DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI
2.
FASE DI LAVORAZIONE: COMPATTAZIONE RIFIUTI
3.
COD. INAIL: 90.00.1
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI
PER LA SICUREZZA DOVUTI ALL’USO
DI MACCHINE E ATTREZZATURE;
RISCHI
IGIENICO-AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI
FISICI E BIOLOGICI;
RISCHI
TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA
ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO, FATTORI PSICOLOGICI, FATTORI ERGONOMICI, CONDIZIONI
DI LAVORO DIFFICILI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. DIPENDENTI AZIENDALI TOTALI: 2879
Ø
operai 2313
Ø
quadri/impiegati 548
Ø dirigenti 18
Non è possibile quantificare il numero degli operai per singole fasi di lavorazione, in quanto gli stessi possono svolgere diverse mansioni nelle varie fasi lavorative
Capitolo 1 - “La fase di lavorazione”
2) compattazione vera e
propria presso l’impianto centrale.
La fase di compattazione vera e propria dei RSU avviene in
un impianto centrale ubicato in una delle sedi dell’azienda.
Il camion raggiunge
un capannone sopraelevato, rispetto al
piano stradale, per scaricare i rifiuti nelle fosse di raccolta (foto 1).
L’automezzo accede al capannone
mediante una rampa provvista di semaforo per regolamentarne l’accesso,
ed entra in un’area coperta di metri quadri 1000 circa, adibita allo scarico
dei rifiuti. Su un lato di quest’area sono posizionate, a gruppi di tre, 12
fosse per lo scarico degli stessi, che confluiscono in quattro tramogge per la
definitiva compattazione. Sopra le tramogge sono posizionati due impianti fissi
di aspirazione, al fine di ridurre la polverosità durante la fase di scarico e
le esalazioni prodotte dai rifiuti in fermentazione (per la spiegazione della
manutenzione di questo impianto vedere 2^fase).
Un operatore, dalla cabina di controllo (foto 2), segnala all’autista
del mezzo la postazione libera per
consentire lo scarico dei rifiuti nella rispettiva fossa di raccolta (allegato1
- copia della planimetria).
L’autista, terminata la manovra di posizionamento del mezzo (foto 3),
scende ed aziona i comandi manuali di ribaltamento del cassone, posti
lateralmente e all’esterno della cabina di guida. Con questa operazione i RSU
sono scaricati nelle rispettive fosse (foto 4-5-6); talvolta durante il
ribaltamento quantità minori di rifiuti si riversano sul piazzale, a causa del loro carico eccessivo. La fase di
scarico si svolge in 3-4 minuti circa. Al fine di impedire la caduta del mezzo
nella fossa durante la fase di manovra, sono stati predisposti dei cordoli di
contenimento in cemento (foto 7).
Terminata l’operazione di scarico l’autista riparte percorrendo la
rampa di discesa, per effettuare un’ulteriore raccolta rifiuti.
Presso l’impianto lavorano 4 operatori per turno, di cui uno
addetto alla cabina di controllo, uno
addetto alle manovre di accesso dei
mezzi alle singole postazioni di
scarico, due addetti alla pulizia
dell’impianto.
I turni di lavoro sono così
articolati:
1° turno 7.00 – 12.40
2° turno 12.40 –
18.20
su 6 giorni
settimanali
In concomitanza del primo
turno di lavoro avviene il maggior afflusso di automezzi (circa 75). Ciascun
autocompattatore ha una portata di carico di circa 8/10 tonnellate.
Durante il ribaltamento del cassone può accadere che una parte di
rifiuti si riversi sul piazzale; nel caso di grossi quantitativi l’operatore
addetto alla pulizia, mediante pala gommata, spinge i rifiuti nella fossa (foto
8), nel caso di piccoli quantitativi l’operazione viene effettuata manualmente
mediante l’utilizzo di una scopa (foto 9).
Qualora dovessero intasarsi le fosse, un mezzo meccanico (ragno)
provvede alla rimozione dei rifiuti in eccesso.
I rifiuti, una
volta scaricati nelle fosse, vengono compattati nelle tramogge e mediante una
serie di presse-pistoni vengono
pressati e, successivamente, caricati nei cassoni degli automezzi ( bilici di 25 ton. di capacità) parcheggiati nel piazzale sottostante.
Le manovre di posizionamento di questi automezzi sono sempre controllate dall’operatore alla consolle; l’autista, una volta giunto alla postazione assegnatagli, posiziona il mezzo in retromarcia agganciandosi alla bocca di scarico di una delle 4 tramogge libere (foto 10-11-12-13-14).
Anche in questa fase può capitare che quantitativi di rifiuti, durante
il carico, cadano sul piazzale; in questo caso degli operatori, manualmente, o
mediante pala meccanica (foto 15) provvedono al loro prelievo, trasportandoli
nuovamente alle fosse di raccolta.
A fine giornata
viene eseguita la pulizia di tutta l’area mediante una pulitrice meccanica.
Il conferimento
dei rifiuti compattati presso le discariche e/o altri impianti di trattamento
effettuati con i bilici è appaltato a ditte esterne.
2^ Fase
La pulizia delle
fosse di raccolta dei rifiuti avviene una volta alla settimana, solitamente il
venerdì pomeriggio, quando l’attività di compattazione è terminata.
Si svolge con le
seguenti modalità:
·
blocco dei due pistoni delle tramogge dalla cabina di controllo;
·
gli addetti, indossando tuta in tyvek e stivali in gomma,
accedono nelle fosse n°1 e n°4 dall’interno dell’impianto mediante una scala a
pioli ancorata all’estremità superiore della fossa. Per le fosse n°2 e n°3
l’accesso avviene dall’esterno, mediante una scala a pioli fissa protetta con
gabbia (foto 16);
·
gli addetti, dall’interno della fossa, effettuano il
lavaggio con soluzione di acqua e
detergente utilizzando una idropulitrice a pressione.
A cadenza
settimanale viene effettuata anche la pulizia dei 4 filtri a maniche
dell’impianto di abbattimento delle polveri (un filtro per ogni tramoggia),
ubicato sopra le fosse di raccolta dei rifiuti.
La pulizia dei
filtri avviene in automatico, mediante lavaggio con getto d’aria compressa in
contro-corrente provocando il distacco dello strato di polvere depositato sul
tessuto. La polvere distaccata viene raccolta in sacchi. Gli operatori,
che indossano la tuta in tyvek e la
mascherina con filtro P1, prelevano n°8 sacchi pieni e li sostituiscono con dei
nuovi. Ogni sacco pesa in media dai 15-30 kg.
Il Servizio di Prevenzione e Protezione fornisce ai lavoratori dell’impianto di compattazione i seguenti DPI:
Gli spogliatoi
sono dotati di docce con acqua calda /fredda e muniti di impianto di
riscaldamento.
Attualmente ogni dipendente provvede al lavaggio dei propri indumenti di lavoro, non essendo ancora stato messo a disposizione dalla Direzione un servizio di lavanderia.
Capitolo 2 -“Le attrezzature e le macchine”
·
autocompattatore, modello di camion a caricamento
posteriore, dotato di pulsantiera esterna alla cabina per azionare il
portellone ribaltabile. Per ulteriori specifiche tecniche vedere il capitolo 2
della fase di lavoro “pulizia mercati scoperti”.
· pala gommata, ruspa tipo Volvo TD 63 KBE. Si tratta d’una macchina dotata di una cabina montata su blocchi in gomma, fornita di padiglione di protezione per carrelli elevatori e di una benna ad attacco diretto e pneumatici radiali.
·
ragno
·
pulitrice
meccanica
La manutenzione delle macchine è a carico dell’azienda, in quanto dotata di officina meccanica e carrozzeria proprie.
Inoltre, le macchine sopra descritte rientrano tra quelle soggette al DPR 459/96 (Direttiva “macchine”), pertanto devono rispondere ai requisiti essenziali di sicurezza previsti nell’allegato I.
Capitolo 3 -“Fattori di rischio”
Rischi per la sicurezza riconducibili alle caratteristiche dei luoghi di lavoro, all’organizzazione del lavoro, alle caratteristiche delle attrezzature, degli utensili e delle macchine utilizzate:
· rischio di incidente tra gli automezzi sulle rampe, e, nel capannone, durante le manovre per scarico dei rifiuti
· rischio di caduta dall’alto durante la salita/discesa nella fossa per effettuarne la pulizia
· rischio di ferite da taglio o da punta durante la movimentazione di sacchi che possono cadere sul piazzale in seguito alla manovra di scarico dei rifiuti nelle tramogge
· rischio di investimento, soprattutto durante le manovra di posizionamento del camion nell’ aiuola
Rischi igienico-ambientali dovuti da agenti
fisici e biologici:
·
rischio biologico da aerosol di
miceti e batteri, presenti nei rifiuti, che può verificarsi durante le seguenti sottofasi: scarico RSU
nella fossa, movimentazione con pala gommata dei rifiuti sparsi sul piazzale
esterno, pulizia e sostituzione dei filtri dell’impianto di compattazione
·
rischio da agenti biologici (Closttridium Tetani, HBV, HCV) connesso al
potenziale contatto con materiale infetto
·
rischi da agenti fisici dovuti al possibile disagio microclimatico
Rischi
trasversali od organizzativi
·
rischi di possibile disagio psicologico legati alla mansione e allo
scarso riconoscimento sociale della professione.
Capitolo
4-“Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite lacero-contuse
·
Tagli, abrasioni
·
Disturbi respiratori allergico-irritativo dovuti
all’inalazione di polveri organiche contaminate con batteri e miceti
·
Malattie da raffreddamento per lavori all’aperto
·
Rischio infortuni da errate manovre di posizionamento degli
automezzi presso le fosse di scarico
Relazione sui danni rilevati
Per questa
specifica fase lavorativa non risultano, ad
oggi, patologie correlate alle mansioni svolte.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto nel capitolo
generale con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Per quanto attiene il rischio biologico relativo alle concentrazioni
aerodisperse di miceti e batteri, si veda “l’indagine biologica per la
valutazione della contaminazione microbica aerodispersa” allegata al capitolo
generale.
Capitolo 5-”Gli interventi”
Da alcuni anni è stato installato un semaforo all’inizio della rampa di salita al capannone e una segnaletica con il limite di velocità, al fine di regolare l’afflusso degli automezzi in entrata e in uscita. Inoltre, considerate le situazioni lavorative sopra descritte, gli ulteriori interventi potranno essere indirizzati a migliorare i seguenti aspetti:
·
incrementare l’attività di
formazione ed informazione, in particolare sul rischio infortunistico e
biologico, con verifiche periodiche al fine di determinare lo stato di
apprendimento e di applicazione delle procedure di sicurezza
·
predisporre un servizio di lavanderia presso strutture
specializzate per il lavaggio delle tute da lavoro a cura dell’azienda
·
garantire ai lavoratori un adeguato ricambio dei DPI in
dotazione e verificarne il corretto utilizzo
·
predisporre una manutenzione periodica delle attrezzature e
delle macchine a disposizione dei lavoratori
·
fornire idonee scale di accesso alle fosse
·
aumentare la frequenza di lavaggio dei piazzali interno ed
esterno all’impianto, soprattutto durante il periodo estivo
·
aumentare la frequenza di lavaggio degli automezzi
utilizzati per la pulizia e la raccolta dei rifiuti nei piazzali (pala gommata,
ragno), soprattutto durante il periodo estivo
·
gli operatori addetti a questa lavorazione devono essere
sottoposti a vaccinazione antitetanica. Consigliabile, inoltre, la vaccinazione
antiepatite B.
Capitolo 6-
“Appalto a ditta esterna”
In questa fase
operativa il conferimento dei rifiuti compattati presso le discariche e/o altri
impianti di trattamento effettuati con i bilici è appaltato a ditte esterne.
Capitolo
7 - “Riferimenti legislativi”
I riferimenti legislativi e
bibliografici sotto elencati riguardano tutte le fasi dell’intero ciclo
lavorativo.
· D.P.R 547/55 - Norme per la prevenzione degli
infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 - Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.P.R. 164/56 - Norme per la prevenzione degli infortuni in edilizia
·
D.Lgs. 277/91 - Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
· D.Lgs. 626/94 e
successive modifiche, in attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE,
89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza
e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
· D.Lgs 475/92 -
Attuazione delle direttive 89/686/CEE del Consiglio del 21/12/1989, in materia
di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative ai dispositivi
di protezione individuale
· D.Lgs 532/99 –
Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma dell’art.17 comma 2 della
legge n. 25 del 5/2/99
· D.P.R. 459/96 -
Regolamento per l’attuazione delle direttive 89/392/CEE, 91/368/CEE, 93/44/CEE
e 93/68/CEE concernenti il riavvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri relative alle macchine
· D.P.R. 224/88 –
Rumorosità delle macchine
· Legge 292 del
5/3/63 (vaccinazione antitetanica obbligatoria)
· D.M. 26/4/90 e
D.M. 4/10/91 (individuazione delle categorie a rischio per la vaccinazione
contro l’epatite virale B)
· D.P.R. 203/88 -
Attuazione delle direttive CEE numeri 80/779, 82/884, 84/360 e 85/203
concernenti norme in materia di qualita’ dell’aria, relativamente a specifici
agenti inquinanti e di inquinamento prodotto dagli impianti industriali, ai
sensi dell’art. 15 della legge 16 aprile 1987, n. 183
· Linee guida di
applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento delle Regioni e delle
Province Autonome - Ottobre 96
· Ministero della
Sanità - Commissione Nazionale per la lotta contro l’AIDS - Linee guida di
comportamento per gli operatori sanitari per il controllo delle infezioni da
HIV - Roma 6.9.89
· Legge 5.6.90 n.
135 - Programma di interventi urgenti per la prevenzione e lotta contro l’AIDS
· Decreto del
Ministero della Sanità 28.9.1990 - Norme di protezione dal contagio
professionale da HIV nelle strutture sanitarie ed assistenziali pubbliche e
private
· NIOSH: “Work
practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122. U.S.,
1981
· Norma UNI - EN
292 - 1: Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi generali
di progettazione – Terminologia e metodologia di base
· Norma UNI - EN
292 - 2 : Sicurezza del macchinario – Concetti fondamentali, principi
generali di progettazione – Specifiche e principi tecnici
· Norma CEI - EN
60204 – 1: Sicurezza delle macchinario – Equipaggiamento elettrico delle
macchine – Requisiti generali
· Atti del I
Seminario nazionale “Rischi professionali e prevenzione nel terziario arretrato
(rifiuti solidi urbani, servizi mortuari, supermercati)” - SNOP - Milano, 23
maggio 1994
· Occhipinti,
Menoni, Fenaroli, Colombini – Movimentazione di pesi e patologie del rachide in
portasacchi addetti alla raccolta della nettezza urbana. Atti del Seminario
Nazionale “Lavoro e patologia del rachide”, Milano 29-30 maggio1989
· Indagine epidemiologica relativa alla contaminazione biologica
aerodispersa negli ambienti lavorativi eseguita
nel 2000 a cura dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di
Milano in collaborazione con l’azienda oggetto della nostra ricerca
Capitolo 8 - “Il rischio esterno”
Il rischio per l’ambiente
esterno è essenzialmente costituito dall’inquinamento ambientale dovuto alla
polverosità, all’imbrattamento, alla presenza di rifiuti organici solidi o
liquidi lasciati sui piazzali dell’impianto, ed alle condizioni climatiche. La
fase di compattazione dei rifiuti solidi urbani è sicuramente correlata anche
al rischio infettivo: per la possibile presenza di agenti infettivi patogeni,
ma anche perché i rifiuti possono, per la loro struttura e composizione,
rappresentare un importante substrato particolarmente idoneo alla vita e alla
moltiplicazione di svariati microrganismi e di vettori quali mosche, zanzare,
topi ecc. Inoltre, è sicuramente rilevabile il disagio dovuto alla presenza di
odori sgradevoli.
Al fine di ridurre l’impatto
ambientale l’azienda, oggetto della nostra indagine, ha programmato un piano di
intervento in cui si prevede il lavaggio giornaliero dell’area dei piazzali e
settimanale per le fosse di raccolta dei RSU. Inoltre, si prevede un ulteriore
incremento della frequenza del lavaggio dei piazzali e degli automezzi.