COMPARTO
SUPERMERCATI
ZOMA
DI RILEVAZIONE
9A.
IMPIEGATI:
9B.
OPERAI: 600
INDIRIZZO:
VIA RICORDI, 1
CAP:
20131
CITTA’
: MILANO
PROVINCIA:
MILANO
TELEFONO:
02/29505431
FAX:
02/29505430
E-MAIL:
TOTALE
: 644 DI CUI MORTALI: NESSUNO
NOTE: GLI INFORTUNI SONO
DESCRITTI NELL’ALLEGATO “ANALISI DEL FENOMENO INFORTUNISTICO”
FLOW-CHART
Nel
periodo luglio 92 - marzo 93 sono stati sottoposti ad accertamenti sanitari 260
dipendenti di una catena di supermercati.
L'indagine
sanitaria ha avuto lo scopo di indagare le condizioni di salute di un campione
rappresentativo della popolazione dei lavoratori impiegati nei supermercati.
I
lavoratori sono stati sottoposti al seguente protocollo sanitario:
- visita
specialistica di medicina del lavoro, con somministrazione di questionari
anamnestici mirati per la patologia cutanea e per la sintomatologia oculare;
- valutazione
clinico-funzionale dell'apparato locomotore.
Sono
stati richiesti accertamenti specialistici fisiatrici ed esami radiografici per
alcuni soggetti che necessitavano di ulteriori approfondimenti.
Le
modalità di invio dei lavoratori (fuori orario di lavoro e su base volontaria)
hanno talvolta impedito il completamento degli accertamenti specialistici per
la indisponibilità dei soggetti. In questi casi, ove possibile, si sono
espresse diagnosi di sospetta patologia con le indicazioni del caso per il
medico curante.
I
soggetti visitati erano impiegati in 10
differenti sedi lavorative nelle quali sono stati visitati tutti i soggetti che
rispondevano ai requisiti di selezione.
I
criteri di selezione sono stati: anzianità lavorativa di almeno 4 anni ed
impiego a tempo pieno.
In
Tab. 1 si riporta la suddivisione per sesso.
Ai
fini dell'analisi di prevalenza delle patologie osteoarticolari si e'
provveduto ad una suddivisione per classi di età decennali, come riportato in
Tab.2, in quanto la prevalenza di tali patologie aumenta con l'aumentare
dell'età.
L'età
media del campione maschile e di
quello femminile e' risultata analoga
(Tab. 3).
I
diversi compiti svolti all'interno di un supermercato comportano rischi
differenti per la salute; pertanto nell'analisi della distribuzione di alcune
patologie i soggetti sono stati suddivisi per compiti lavorativi.
I
compiti sono stati aggregati per analogie di rischio.
Si
e' differenziato tra chi riferiva di essere addetto esclusivamente alla cassa o
alla scaffalatura e tra chi riferiva di alternare al 50% i due compiti. Sono
stati aggregati i compiti di confezionamento frutta, macelleria e gastronomia e
di macellaio e gastronomo.
I
lavori di tipo impiegatizio sono stati raccolti nella voce "altri".
Come
si evince dalla Tab. 4 la distribuzione dei maschi e delle femmine non e'
uniforme, con i maschi prevalentemente addetti alla scaffalatura,
macelleria/gastronomia ed al magazzino e le femmine alla cassa ed ai rimborsi.
Il
protocollo di valutazione del rachide prevedeva una raccolta anamnestica mirata
ed una valutazione clinico-funzionale; è stata formulata una diagnosi basata su
criteri standardizzati di spondiloartropatia (SAP) espressa in tre gradi di
crescente gravita', differenziata per i tre tratti della colonna vertebrale.
La
differenziazione e' necessaria in quanto i tratti cervicale, dorsale e
lombosacrale costituiscono delle entità' funzionali con differente risposta
ai fattori di rischio da postura fissa
o da sovraccarico meccanico.
Nelle
tabelle successive si riportano la prevalenza percentuale di soggetti che
presentano una spondiloartropatia dei vari tratti del rachide suddivisi per
sesso, classe di età', raffrontati con i dati relativi a gruppi di controllo
non esposti a rischio per il rachide.
Per
quanto riguarda i maschi non si apprezzano differenze rispetto ai gruppi
controllo per le patologie cervicali, mentre le femmine hanno prevalenze
maggiori rispetto ai controlli in tutte le classi di età' (Fig. 1 e 2).
La
distribuzione delle SAP cervicali nelle femmine e' stata valutata con il test
del 2, risultandone un valore statisticamente
significativo (p 0,01).
La
Fig. 3 riporta la distribuzione delle SAP cervicali per tipo di lavoro e per
classe di eta'.
La
prevalenza maggiore di SAP cervicali e' stata rilevata negli addetti ai
rimborsi, alla cassa ed a cassa/scaffalatura. Il rilievo e' dovuto alle
caratteristiche posturali del compito lavorativo degli addetti alla cassa e
cassa/scaffalatura, che comportano posizioni in flessione del rachide cervicale
e movimenti ripetitivi degli arti superiori.
Per
le rimborsiere, tale patologia e' probabilmente da riferirsi sia al compito
lavorativo che alla pregressa anzianità' come cassiera.
Le
figure 4 e 5 si riferiscono alle percentuali di diagnosi di SAP dorsali.
Per
quanto riguarda i maschi si e' rilevata una situazione di non univoca
interpretazione. Infatti nelle classi di età più' giovani (che sono, pero',
costituite da pochi soggetti) si riscontra una prevalenza maggiore rispetto al
gruppo di controllo, non confermata nelle classi più anziane. Per la classe di
eta' di 16-25 anni non sono disponibili
dati di controllo.
Tale
condizione sembra riferibile alla possibilità che i soggetti più giovani
vengano in primis adibiti ai compiti più gravosi.
Per
le femmine si rileva una chiara prevalenza di SAP dorsali maggiore rispetto al
controllo, anche in questo caso con una percentuale maggiore nella classe di
età 26/35 anni. Comunque, il test
del 2 dà valori statisticamente significativi sia per i
maschi che per le femmine (p 0,01).
Esaminando
la distribuzione delle patologie per compiti lavorativi (Fig. 6) si rileva come
la prevalenza maggiore di SAP dorsali si abbia tra gli addetti alle casse,
cassa/scaffali ed ai rimborsi, analogamente al tratto cervicale, e tra gli
addetti alla confezione.
Anche
in questo caso le modalità di esecuzione del lavoro sembrano responsabili della
maggiore percentuale di patologie.
L'analisi
delle patologie del tratto lombare presenta un chiaro andamento di prevalenza superiore al gruppo controllo sia nei maschi
che nelle femmine. Tale situazione e' da collegarsi alla sensibilità del tratto
lombare alle attività di lavoro che comportano fissità posturale e/o trasferimento
di pesi (Fig. 7 e 8).
Anche
in questo caso il test del 2 mostra una significativita' statistica (maschi p = 0,05, femmine p 0,01).
Nella
distribuzione per mansione (Fig. 9), si rileva come le percentuali più alte si
riscontrino nei compiti a maggiore fissità posturale (cassa e confezione),
movimentazione di pesi (scaffalista) e somma delle due condizioni
(cassa/scaffalista).
Nella
Tab. 5 sono dettagliate le patologie funzionali ed organiche del rachide.
Le
patologie organiche sono state diagnosticate sia esaminando la documentazione
sanitaria fornita dagli interessati che eseguendo direttamente accertamenti
strumentali.
Il
dato immediatamente evidente e' che solo il 40,3% dei maschi ed il 26,2% delle
femmine non ha alcuna patologia del rachide.
Tale
indicazione e' ovviamente molto generale, in quanto e' necessario considerare
la differente gravita' delle patologie rilevate, ma e' comunque un indicatore
dello stato generale di salute della popolazione.
Tra
le patologie riscontrate, vanno rilevati 21 casi (8,1%) di patologie
degenerative cervicali di rilevante gravita' (discopatie, artrosi posteriore e
delle faccette, uncoartrosi) e 20 casi (7,7%) di patologie degenerative lombari
(discopatie, gravi osteofitosi, artrosi posteriore).
Di
un certo rilievo il riscontro di 7 casi di ernia discale, in atto o come esito
di intervento chirurgico. Nei maschi la prevalenza rilevata e' stata del 3,4%,
a fronte di una attesa di 1,5-2% di casi nella popolazione generale (Tab. 6).
Inoltre,
la prevalenza di soggetti che hanno avuto lombalgie acute e' risultata elevata.
Il
dato relativo alle lombalgie totali (numero di episodi nell'intero arco di
vita) ed alle lombalgie negli ultimi 12
mesi si rileva elevato. I dati della letteratura internazionale riportano una
incidenza dell'1,5-2% di episodi di lombalgia negli ultimi 12 mesi, mentre
nella popolazione esaminata siamo di fronte ad una incidenza 8-10 volte
superiore.
Tale
dato e' indicativo di attività lavorative in cui vengono eseguiti trasferimenti
di pesi in misura eccessiva.
Il
confronto con un gruppo di controllo ha dato valori altamente significativi al
test del 2 (p 0).
Relativamente
alle patologie dell'arto superiore sono state indagate le espressioni
sintomatologiche più caratteristiche.
La
prevalenza della sintomatologia cervicobrachialgica (dolore al collo ed alle
spalle) (Tab. 7), parestesica (formicolii) (Tab. 8), ipostenica (perdita di
forza) (Tab. 9) e dolorosa alla mano (Tab. 10) e' risultata sempre maggiore
nelle femmine rispetto ai maschi.
Valutando
la distribuzione per compito lavorativo, si rileva come le percentuali maggiori
di cervicobrachialgie si riscontrino negli addetti a quei compiti che sono
eseguiti a braccia sollevate non supportate (cassa, confezione, rimborsi) (Tab.
11).
Le
parestesie sono presenti in un numero rilevante di donne, e le mansioni un cui
c'è una maggiore prevalenza si sono rivelate cassa, confezioni e rimborsi (Tab.
12).
La
sintomatologia ipostenica è stata riscontrata prevalentemente negli addetti
alle casse ed alla macelleria/gastronomia (Tab. 13).
La
sintomatologia dolorosa della mano è riferita principalmente dagli addetti al
confezionamento (Tab. 14).
Nella
Tab. 15 e' riportata la prevalenza delle patologie articolari diagnosticate.
Si
rileva una bassa prevalenza di tali patologie. Tale dato è dovuto sia alla
bassa frequenza nella popolazione generale di tali patologie, sia alla
necessità di esami strumentali per una
corretta diagnosi di tali patologie. Come già riportato in precedenza, non è
stato sempre possibile eseguire gli accertamenti necessari a dirimere alcuni
dubbi diagnostici, per cui è ragionevole supporre che la prevalenza delle
patologie articolari in questo campione possa essere sottostimata.
Nonostante
la possibile sottostima, le patologie articolari si sono rivelate un problema
rilevante per questa popolazione.
Le
patologie dell'arto superiore rilevate sono state raggruppate in una diagnosi
di Cumulative Trauma Disorders (CTD), cioè disturbi da trauma ripetitivo .
Le
patologie principali considerate sono state: patologia cervicale irradiata,
stretto toracico, periartrite scapolo-omerale, epicondilite, epitrocleite,
tunnel carpale.
I
CTD sono espressione di compiti lavorativi che comportano l'uso ripetuto e
continuativo di un segmento dell'arto superiore, quindi si presentano in misura
maggiore quanto più' un'azione viene ripetuta in maniera identica e sono
aggravati dalla frequenza di esecuzione.
Nel
gruppo esaminato si e' riscontrata una prevalenza di CTD dell'11,8% nei maschi
e del 24,1% nelle femmine (Tab. 16).
La
letteratura internazionale riporta prevalenze dell'1-2% nella popolazione
generale, sia nei maschi che nelle femmine.
Il
dato riscontrato è quindi fortemente indicativo di un ruolo causale
dell'attività lavorativa nella genesi dei CTD.
Questa
considerazione è confermata dall'analisi della distribuzione delle patologie
per compito lavorativo (Tab. 17).
Infatti
i soggetti maggiormente colpiti sono gli addetti al confezionamento, alla cassa
ed alla macelleria/gastronomia, cioè coloro che svolgono un compito con impegno
notevolmente ripetitivo dell'arto superiore.
LE PATOLOGIE CLINICHE GENERALI
Le
diagnosi generali sono state effettuate, nella maggior parte dei casi, sulla
base dei soli rilievi clinici, non essendo stato possibile eseguire
accertamenti chimico-biologici o strumentali.
Quando
possibile, si è tenuto conto della documentazione sanitaria esibita dai
lavoratori.
Non
si sono riscontrate evidenze di patologie a carico dei vari organi ed apparati
(Tab. 18).
Sono
stati analizzati nel dettaglio i casi di dermatite eczematosa alle mani giunti
alla nostra osservazione diretta, quindi in soggetti che si sono presentati a
visita con patologia in atto (Tab 19).
La
maggior parte dei soggetti affetti da dermatite eczematosa è stata riscontrata
negli addetti alla scaffalatura, in relazione al contatto con confezioni che
possono presentare sulla superficie materiali irritanti o allergizzanti quali,
ad esempio, i detersivi.
LE PATOLOGIE OCULARI
Anche
per le diagnosi di patologia oculare, ci si è in pratica attenuti solo
all'eventuale documentazione sanitaria presentata e si sono rilevati solo casi
sporadici di malattie oculari importanti (Tab. 20).
E'
stato somministrato un questionario mirato alla rilevazione della
sintomatologia oculare il cui insieme costituisce la sindrome astenopica (Tab.
21).
Non
sono disponibili dati di controllo relativi a gruppi di soggetti senza impegno
visivo, ma la prevalenza della sintomatologia riferita risulta inferiore a
quella rilevata in soggetti che svolgono compiti ad elevato impegno visivo,
quali gli addetti a videoterminale.
Se
però si analizza la distribuzione dei sintomi principali per tipo di lavoro, si
possono ottenere ulteriori informazioni.
Il
lavoro che presenta un rischio maggiore di sindrome astenopica è quello alla
cassa per il passaggio continuo di oggetti in movimento e per le condizioni di
illuminazione, essendo le casse posizionate in prossimità delle vetrate
esterne.
Sono
state perciò confrontate le prevalenze dei vari sintomi tra cassiere,
cassiere/scaffaliste ed altri lavori (Tab. 22, 23, 24).
Come
si rileva dai dati riportati , per la cassa e per cassa/scaffali, si rileva una
prevalenza di patologie sempre nettamente più elevata, attestando la presenza
di condizioni di lavoro che, seppur non direttamente patogene, sono causa di
maggiore affaticamento oculare.
LE IDONEITA’ LAVORATIVE
Alcune
delle patologie da cui i soggetti visitati sono affetti sono di entità tale da
controindicare lo svolgimento del lavoro stesso o di alcuni compiti
particolari.
Nella
quasi totalità dei casi si tratta di patologie del rachide e delle grandi
articolazioni, per le quali può essere invocato un ruolo almeno concausale del
tipo di attività lavorativa svolta.
Le
controindicazioni, che sono state espresse secondo criteri pubblicati sulla rivista "La Medicina
del Lavoro" (n.5. vol.84, 1993), sono da intendersi nel senso di un
maggiore rischio, a lungo termine, di aggravamento delle condizioni di salute a
causa dello svolgimento dei compiti identificati come compiti a rischio.
Nelle
tabelle 25 e 26 si riporta il numero e la percentuale di soggetti da intendersi
non idonei, temporaneamente o permanentemente per il compito lavorativo svolto.
CONCLUSIONI
Dall'insieme
dei dati rilevati si evince come i lavoratori maschi visitati presentino una
prevalenza maggiore di spondiloartropatie lombosacrali rispetto ad un gruppo di
controllo, mentre le lavoratrici presentano una prevalenza di spondiloartropatie
sia cervicali che lombosacrali maggiore del controllo.
I
dati relativi al tratto dorsale risultano, invece, di non univoca
interpretazione.
I
compiti lavorativi dimostratisi più a rischio per il rachide cervicale si sono
rivelati i rimborsi, la cassa e la cassa/scaffalatura.
Per
il rachide dorsale le mansioni maggiormente a rischio si sono rivelate cassa,
cassa/scaffali, rimborsi e confezione.
Relativamente
al rachide lombosacrale i compiti più a rischio sono risultati cassa/scaffali,
cassa, scaffali e confezione.
Il
rischio dovuto alla movimentazione di pesi è inoltre confermato dall'elevata
incidenza di lombalgie acute.
E'
stata riscontrata una alta prevalenza di "Cumulative Trauma
Disorders" legata alla effettuazione di movimenti ripetitivi dell'arto superiore.
Infatti,
i lavoratori addetti al confezionamento, alla cassa e alla macelleria e
gastronomia sono risultati affetti da tale patologia in misura rilevante.
Altre
patologie di interesse sono le dermatiti eczematose alle mani, che colpiscono
prevalentemente gli addetti alla scaffalatura.
Come
già rilevato, sembra responsabile, in questo caso, il contatto con alcuni
materiali, quali ad esempio i detersivi, con potere irritante o allergizzante.
I
disturbi da affaticamento visivo colpiscono in misura più rilevante gli addetti
alla cassa, presumibilmente in relazione alle caratteristiche di illuminazione
dei posti di lavoro ed alla necessita' di osservare oggetti in continuo
movimento.
Sono
state, inoltre, rilevate un certo numero di patologie controindicanti lo
svolgimento di alcuni compiti lavorativi.
Si
presenta, quindi, la necessità di trovare una proficua collocazione di questi
soggetti nell'ambito delle attività dei supermercati.
Dalle
considerazioni cliniche effettuate emerge l'opportunità che i lavoratori dei
supermercati vengano sottoposti ad una sorveglianza sanitaria periodica, con
particolare attenzione alla valutazione delle patologie del rachide e dell'arto
superiore (Tab. 27).
Tale
sorveglianza sanitaria avrebbe lo scopo di individuare i soggetti affetti da
patologie allo stato iniziale, in modo
da permettere una adeguata azione preventiva, ed i soggetti affetti da
patologie conclamate, in modo da
adibirli, ove necessario, a compiti lavorativi che non presentino rischi di
aggravamento.
Le
visite potrebbero avere una periodicità triennale o una periodicità minore in
relazione allo stato di salute del lavoratore (Tab. 28).
Risulta
necessaria, inoltre, una azione di prevenzione primaria che sia orientata verso
una ristrutturazione ergonomica dei posti di lavoro ed una modifica delle
modalità di svolgimento dei compiti lavorativi.
Tale
ristrutturazione dovrebbe prevedere l'adozione di casse con spazi adeguati e
sedili regolabili.
Inoltre
sarebbe opportuno introdurre un adeguato regime di alternanza dei compiti
lavorativi tale da consentire pause posturali che permettano il recupero
fisiologico.
Tale
regime di pause è l'unico strumento preventivo immediatamente disponibile per
la prevenzione dei "Cumulative Trauma Disorders" ed andrebbe quindi
adottato per i compiti di addetto alla cassa, al confezionamento, alla
macelleria ed alla gastronomia.
Per
quanto riguarda la movimentazione dei pesi risulta necessaria l'adozione e
l'uso costante di ausili meccanici al carico e scarico merci, allo stoccaggio in
magazzino ed alla scaffalatura.
Va
inoltre affrontato, con gli opportuni rilievi tecnici, il problema della
illuminazione delle casse.
Risulterebbe utile la dotazione di guanti
leggeri in tessuto traspirante per gli addetti alle operazioni di scaffalatura.
Infine,
campagne educative mirate ai lavoratori possono risultare un utile strumento di prevenzione.
Tali
campagne potrebbero strutturarsi in corsi finalizzati alla acquisizione, da
parte degli addetti, dei principi di base dell'ergonomia ed all'educazione ed
all'addestramento alla movimentazione dei carichi ed alle posture meno
sovraccaricanti per il rachide e per gli arti superiori.
TAB. 11.1 - Soggetti visitati.
|
N. |
% |
MASCHI |
119 |
45,8 |
FEMMINE |
141 |
54,2 |
TOTALI |
260 |
100 |
TAB. 11.2 - Distribuzione per classe di eta' e per
sesso.
|
TUTTI |
MASCHI |
FEMMINE |
|||||
CLASSI DI ETA' |
N. |
% |
N. |
% |
N. |
% |
||
15-25 |
13 |
5 |
10 |
8,4 |
3 |
2,1 |
||
26-35 |
66 |
25,4 |
33 |
27,7 |
33 |
23,4 |
||
36-45 |
130 |
50 |
50 |
42 |
80 |
56,7 |
||
46-55 |
41 |
15,8 |
21 |
17,6 |
20 |
14,2 |
||
> 55 |
10 |
3,8 |
5 |
4,2 |
5 |
3,5 |
||
TAB. 11.3 - Eta' media.
SESSO |
MEDIA |
DS |
MASCHI |
39,6 |
8,34 |
FEMMINE |
40,2 |
7,2 |
TAB. 11.4 - Distribuzione per mansione e per sesso.
|
TUTTI |
MASCHI |
FEMMINE |
||||||
LAVORI |
N. |
% |
N. |
% |
N. |
% |
|||
CASSA |
69 |
26,5 |
0 |
0 |
69 |
49,9 |
|||
SCAFFALATURA |
65 |
25 |
51 |
42,9 |
14 |
9,9 |
|||
CASSA E SCAFFALATURA |
20 |
7,7 |
1 |
0,8 |
19 |
13,5 |
|||
CONFEZIONAMENTO (frutta, macelleria,
gastronomia) |
46 |
17,7 |
24 |
20,2 |
22 |
15,6 |
|||
MACELLERIA/GASTRONOMIA |
32 |
12,3 |
30 |
25,2 |
2 |
1,4 |
|||
MAGAZZINO (operai e magazzinieri) |
7 |
2,71 |
7 |
5,9 |
0 |
0 |
|||
RIMBORSI |
13 |
5 |
0 |
0 |
13 |
9,2 |
|||
ALTRE (impiegati, add. vendite,
contr. vendite) |
8 |
3,1 |
6 |
5 |
2 |
1,4 |
|||
TOTALI |
260 |
|
119 |
100 |
141 |
100 |
|||
TAB. 11.5 - Spondiloartropatie cervicali nei maschi,
per classi di eta'
TAB. 11.6 - Spondiloartropatie cervicali nelle
femmine, per classi di eta'
TAB. 11.7 - Distribuzione SAP cervicali per lavori e
per classe di eta'
TAB. 11.8 - Spondiloartropatie dorsali nei maschi,
per classe di eta'
TAB. 11.9 - Spondiloartropatie dorsali nelle femmine,
per classi di eta'
TAB. 11.10 - Distribuzione SAP dorsali per lavori e
per classe di eta'
TAB. 11.11 - Spondiloartropatie lombari nei maschi,
per classi di eta'
TAB. 11.12 - Spondiloartropatie lombari nelle
femmine, per classi di eta'
TAB. 11.13 - Distribuzione SAP lombari per lavori e
per classi di eta'
TAB. 11.14 - Distribuzione e prevalenza delle
patologie al rachide per sesso.
|
MASCHI |
FEMMINE |
|||
CERVICALE |
N. |
% |
N. |
% |
|
SAP I CON DISTURBI DELL'ARTO SUPERIORE |
3 |
2,5 |
3 |
2,1 |
|
SAP I SENZA IRRADIAZIONE DEI DISTURBI |
8 |
6,7 |
19 |
13,4 |
|
SAP II CON DISTURBI IRRADIATI |
|
|
11 |
7,8 |
|
SAP II SENZA DISTURBI IRRADIATI |
7 |
5,8 |
18 |
12,7 |
|
SAP III CON DISTURBI IRRADIATI |
|
|
3 |
2,1 |
|
SAP III SENZA DISTURBI IRRADIATI |
3 |
2,5 |
7 |
4,9 |
|
CERVICOBRACHIALGIA LIEVE |
7 |
5,8 |
15 |
10,6 |
|
MEGAPOFISI TRASVERSA DI C7 |
|
|
5 |
3,5 |
|
COSTA CERVICALE |
|
|
2 |
1,4 |
|
S. KLIPPEL FEIL (SINOSTOSI
VERTEBRALE E/O DORSALE) |
1 |
0,8 |
1 |
0,7 |
|
DISCOPATIA REGRESSIVA
UNICA |
2 |
1,7 |
5 |
3,5 |
|
DISCOPATIA REGRESSIVA
MULTIPLA |
1 |
0,8 |
3 |
2,1 |
|
ARTROSI POSTERIORE E/O
DELLE FACCETTE ARTICOLARI |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
|
UNCOARTROSI |
3 |
2,5 |
4 |
2,8 |
|
RIDUZIONE DEI FORAMI DI
CONIUGAZIONE |
|
|
2 |
1,4 |
|
STRETTO TORACICO LIEVE
(SOSPETTO) |
|
|
1 |
0,7 |
|
RETROLISTESI |
|
|
1 |
0,7 |
|
DORSALE |
|
|
|
|
|
SAP I CON DISTURBI IRRADIATI AL TORACE |
1 |
0,8 |
|
|
|
SAP I SENZA IRRADIAZIONE DEI DISTURBI |
11 |
9,2 |
27 |
19,1 |
|
SAP II SENZA DISTURBI IRRADIATI |
3 |
2,5 |
11 |
7,8 |
|
SAP III SENZA DISTURBI IRRADIATI |
|
|
1 |
0,7 |
|
DORSALGIA |
1 |
0,8 |
4 |
2,8 |
|
DORSO CURVO STRUTTURATO |
7 |
5,8 |
2 |
1,4 |
|
CIFOSCOLIOSI |
3 |
2,5 |
1 |
0,7 |
|
ESITI DI OSTEOCONDROSI
GIOVANILE LIEVE |
|
|
1 |
0,7 |
|
MALFORMAZIONI VERTEBRALI |
1 |
0,8 |
|
|
|
OSTEOFITOSI DIFFUSA AL
TRATTO |
3 |
2,5 |
3 |
2,1 |
|
LOMBOSACRALE |
|
|
|
|
|
SAP I CON DISTURBI IRRADIATI |
1 |
0,8 |
|
|
|
SAP I SENZA IRRADIAZIONE DEI DISTURBI |
17 |
14,2 |
16 |
11,3 |
|
SAP II CON DISTURBI IRRADIATI |
3 |
2,5 |
7 |
4,9 |
|
SAP II SENZA DISTURBI IRRADIATI |
13 |
10,9 |
28 |
19,8 |
|
SAP III SENZA DISTURBI IRRADIATI |
2 |
1,7 |
4 |
2,8 |
|
SAP III CON DISTURBI IRRADIATI CON LASEGUE NEGATIVO |
2 |
1,7 |
3 |
2,1 |
|
SAP III CON
LASEGUE E/O WASSERMAN POSITIVO |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
|
LOMBALGIE LIEVI |
6 |
5,0 |
10 |
7,0 |
|
DISTENSIBILITA'
MUSCOLO-TENDINEA RIDOTTA |
8 |
6,7 |
4 |
2,8 |
|
IPERLORDOSI STRUTTURATA |
1 |
0,8 |
3 |
2,1 |
|
L5 AFFOSSATA TRA LE ALI
ILIACHE |
5 |
4 |
6 |
4,2 |
|
MEGAPOFISI TRASVERSA
PSEUDOARTICOLATA |
2 |
1,7 |
1 |
0,7 |
|
RETROLISTESI |
3 |
2,5 |
2 |
1,4 |
|
DISCOPATIA REGRESSIVA
UNICA |
1 |
0,8 |
5 |
3,5 |
|
DISCOPATIE REGRESSIVE MULTIPLE |
|
|
1 |
0,7 |
|
OSTEOFITOSI A PONTE |
|
|
1 |
0,7 |
|
OSTEOFITOSI DIFFUSA |
6 |
5 |
3 |
2,1 |
|
ARTROSI DELLE FACCETTE
POST. DEL GIUNTO LOMBOSACR. |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
|
PROTRUSIONE DISCALE |
2 |
1,7 |
|
|
|
ERNIA DEL DISCO PROTRUSA |
|
|
1 |
0,7 |
|
ESITI RIDUZ. CHIRURGICA
ERNIA DEL DISCO CON LAMINECTOMIA |
1 |
0,8 |
|
|
|
ESITI RIDUZ. CHIRURGICA
ERNIA DEL DISCO |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
|
SCOLIOSI LIEVE |
11 |
9,2 |
18 |
12,7 |
|
LOMBALGIE ACUTE
RECIDIVANTI |
3 |
2,5 |
7 |
4,8 |
|
NESSUNA PATOLOGIA AL RACHIDE |
48 |
40,3 |
37 |
26,2 |
|
TAB. 11.15 - Distribuzione ernie del disco e
lombalgie acute per sesso.
|
MASCHI |
FEMMINE |
|
|||||
|
N. |
% |
MIN-MAX |
N. |
% |
MIN-MAX |
||
ERNIA DISCALE |
4 |
3,4 |
|
3 |
2,1 |
|
||
LOMBALGIE ACUTE TOTALI |
39 |
32,8 |
1 - 10 |
34 |
24,5 |
1 - 20 |
||
LOMBALGIE ACUTE ULTIMO
ANNO |
12 |
10,1 |
1 - 2 |
16 |
12,8 |
1 - 3 |
||
TAB. 11.16 - Distribuzione delle cervicobrachialgie.
SESSO |
NEG. |
POS. |
|
N. %
|
N. % |
MASCHI |
117 98,3 |
2 1,7 |
FEMMINE |
114 80,9 |
27 19,1 |
TAB. 11.17 - Distribuzione della sintomatologia
parestesica arto superiore
SESSO |
NEG. |
POS. |
|
|
N. %
|
N. % |
|
MASCHI |
106
89,6 |
13 10,9 |
|
FEMMINE |
103 73 |
38 27 |
TAB. 11.18 - Distribuzione della sintomatologia
ipostenica
SESSO |
NEG. |
POS. |
|
|
N. %
|
N. % |
|
MASCHI |
114
95,8 |
5 4,2 |
|
FEMMINE |
121
85,8 |
20 14,2 |
TAB. 11.19 - Distribuzione della sintomatologia
dolorosa della mano
SESSO |
NEG. |
POS. |
|
N. %
|
N. % |
MASCHI |
114
95,8 |
5 4,2 |
FEMMINE |
128
90,8 |
13 9,2 |
TAB. 11.20 - Distibuzione delle cervicobrachialgie
per attività lavorative.
|
NEG. |
POS. |
|
LAVORI |
N. % |
N. % |
|
CASSA |
57 82,6 |
12 17,4 |
|
SCAFFALATURA |
60 92,3 |
5 7,7 |
|
CASSA/ SCAFFALATURA |
18 90 |
2 10 |
|
CONFEZIONE |
38 82,6 |
8 17,4 |
|
MACELLERIA/ GASTRONOMIA |
32 100 |
|
|
MAGAZZINO |
7 100 |
|
|
RIMBORSI |
11
84,6 |
2 15,4 |
|
ALTRE |
8 100 |
|
|
TAB. 11.21 - Distribuzione della sintomatologia parestesica
per attività lavorative.
|
NEG. |
POS |
LAVORI |
NEG. % |
NEG. % |
CASSA |
45 65,2 |
24 34,8 |
SCAFFALATURA |
56 86,2 |
9 13,8 |
CASSA/ SCAFFALATURA |
20 100 |
|
CONFEZIONE |
36 78,3 |
10 21,7 |
MACELLERIA/ GASTRONOMIA |
27 84,4 |
5
15,6 |
MAGAZZINO |
7 100 |
|
RIMBORSI |
10 76,9 |
3
23,1 |
ALTRE |
8 100 |
|
TAB. 11.22 - Distribuzione della sintomatologia
ipostenica
per attività lavorative.
|
NEG. |
POS. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
CASSA |
57 82,6 |
12
17,4 |
SCAFFALATURA |
62 95,4 |
3 4,6 |
CASSA/ SCAFFALATURA |
19
95 |
1
5 |
CONFEZIONE |
42 91,3 |
4 8,7 |
MACELLERIA/ GASTRONOMIA |
27 84,4 |
5 15,6 |
MAGAZZINO |
7 100 |
|
RIMBORSI |
13 100 |
|
ALTRE |
8 100 |
|
TAB. 11.23 - Distribuzione della sintomatologia
dolorosa
alla mano per attività lavorative.
|
NEG. |
POS. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
CASSA |
65
94,2 |
4 5,8 |
SCAFFALATURA |
62
95,4 |
3 4,6 |
CASSA/ SCAFFALATURA |
19
95 |
1
5 |
CONFEZIONE |
37
80,4 |
9 19,6 |
MACELLERIA/ GASTRONOMIA |
31 96,9 |
1 3,1 |
MAGAZZINO |
7 100 |
|
RIMBORSI |
13 100 |
|
ALTRE |
8 100 |
|
TAB. 11.24 - Distribuzione e prevalenza delle
patologie articolari (diagnosi).
|
MASCHI |
FEMMINE |
|
|||
SPALLA DESTRA |
N. |
% |
N. |
% |
||
SOSPETTO PERIARTRITE
SCAPOLO-OMERALE (ALTERAZ. FUNZ.
LIEVE) |
2 |
1,6 |
1 |
0,7 |
||
PERIARTRITE
SCAPOLO-OMERALE O TENDINEA DEI MM. DELLA CUFFIA (ALTERAZ. FUNZ. IMPORTANTE) |
1 |
0,8 |
|
|
||
PERIARTRITE
SCAPOLO-OMERALE CALCIFICA (M. DI DUPLAY) |
|
|
3 |
2,1 |
||
GOMITO DESTRO |
|
|
|
|
||
EPICONDILITE |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
||
EPITROCLEITE |
1 |
0,8 |
1 |
0,7 |
||
BORSITE OLECRANICA |
|
|
3 |
2,1 |
||
CALCIFICAZIONI
PERIARTICOLARI |
1 |
0,8 |
1 |
1,4 |
||
EPICONDILALGIA SENZA
EVIDENTI SEGNI CLINICI |
1 |
0,8 |
3 |
2,1 |
||
GOMITO SINISTRO |
|
|
|
|
||
EPICONDILITE |
1 |
0,8 |
|
|
||
EPICONDILALGIA SENZA
EVIDENTI SEGNI CLINICI |
|
|
2 |
1,4 |
||
ALTRE SINDROMI |
1 |
0,8 |
|
|
||
POLSO MANO DESTRA |
|
|
|
|
||
SINDROME TUNNEL CARPALE
(TEST CLINICI POSITIVI) |
|
|
1 |
0,7 |
||
SINDROME TUNNEL CARPALE GRAVE (CON ALTERAZIONI EMG E/O RX) |
|
|
2 |
1,4 |
||
RIZOARTROSI METACARPO
FALANGEA |
|
|
1 |
0,7 |
||
POLSO MANO SINISTRA |
|
|
|
|
||
ESITI INTERVENTO
CHIRURGICO PER S. DEL TUNNEL CARPALE |
1 |
0,8 |
1 |
0,7 |
||
RIZOARTROSI METACARPO
FALANGEA |
|
|
1 |
0,7 |
||
ARTROSI INTERFALANGEA
METACARPALE |
1 |
0,8 |
|
|
||
COXO-FEMORALE DESTRA |
|
|
|
|
||
COXOARTROSI |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
||
DISPLASIA E/O LUSSAZIONE
DELL'ANCA |
|
|
1 |
0,7 |
||
COXALGIA LIEVE (SENZA
COMPROMISSIONE FUNZIONALE) |
1 |
0,8 |
|
|
||
COXO-FEMORALE SINISTRA |
|
|
|
|
||
COXOARTROSI |
1 |
0,8 |
2 |
1,4 |
||
DISPLASIA E/O LUSSAZIONE
DELL'ANCA |
|
|
1 |
0,7 |
||
ESITI DI INTERVENTO CHIRURGICO PER LUSSAZIONE DELL'ANCA |
|
|
1 |
0,7 |
||
GINOCCHIO DESTRO |
|
|
|
|
||
GONARTROSI |
|
|
1 |
0,7 |
||
ARTROSI FEMORO-ROTULEA |
|
|
1 |
0,7 |
||
GINOCCHIO SINISTRO |
|
|
|
|
||
GONARTROSI |
|
|
1 |
0,7 |
||
GONALGIA LIEVE (SENZA
COMPROMISSIONE FUNZIONALE) |
1 |
0,8 |
|
|
||
NESSUNA PATOLOGIA ARTICOLARE |
107 |
89,9 |
121 |
85,8 |
||
TAB. 11.25 - Distribuzione dei "Cumulative
trauma Disorders" (CTD) per sesso
|
Neg. |
Pos. |
SESSO |
N. % |
N. % |
MASCHI |
105
88,2 |
14
11,8 |
FEMMINE |
107
75,9 |
34 24,1 |
TAB. 11.26 - Distribuzione dei "Cumulative
trauma Disorders" (CTD)
per attività lavorative.
|
Neg. |
Pos. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
CASSA |
51 73,9 |
18
26,1 |
SCAFFALATURA |
60 92,3 |
5 7,7 |
CASSIERE SCAFFALATURA |
19 95,0 |
1 5,0 |
CONFEZIONAMENTO |
31 67,4 |
15
32,6 |
MACELLERIA GASTRONOMIA |
25 78,1 |
7
21,9 |
MAGAZZINO |
6 85,7 |
1
14,3 |
RIMBORSI |
12 92,3 |
1
7,7 |
ALTRE |
8 100,0 |
|
TAB. 11.27 - Distribuzione delle diagnosi cliniche.
|
N. |
% |
NON PATOLOGIE |
152 |
61,5 |
PAT. ENDOCRINA |
8 |
3,2 |
PAT. NEUROLOGICA |
4 |
1,6 |
PAT. ORECCHIO |
6 |
2,4 |
PAT. CARDIOVASCOLARI VARICI VENOSE ARTI INFERIORI IPERTENSIONE ARTERIOSA |
22 8 9 |
8,9 3,2 3,6 |
PAT. RESPIRATORIE |
5 |
2 |
PAT. APPARATO DIGERENTE |
17 |
6,9 |
PAT. UROGENITALI |
4 |
1,6 |
PAT. CUTANEE DERM. ECZEM. |
26 15 |
10,5 6,1 |
TAB. 11.28 - Distribuzione delle dermatiti eczematose
per attività lavorative.
|
NO |
PRES. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
CASSA |
58 93,5 |
4 6,5 |
SCAFFALATURA |
54 87,1 |
8 12,9 |
CASSIERE SCAFFALATURA |
17 100 |
|
CONFEZIONAMENTO |
43 95,6 |
2 4,4 |
MACELLERIA GASTRONOMIA |
28 96,6 |
1 3,4 |
MAGAZZINO |
7 100 |
|
RIMBORSI |
12 100 |
|
ALTRE |
8 100 |
|
TAB. 11.29 - Sintomatologia oculare.
SINTOMATOLOGIA |
N. |
% |
SENSAZIONE DI SECCHEZZA
AGLI OCCHI |
4 |
1,6 |
BRUCIORE AGLI OCCHI |
39 |
15,3 |
LACRIMAZIONE |
22 |
8,6 |
FOTOFOBIA |
18 |
7,1 |
OCCHI AFFATICATI |
68 |
26,7 |
VISIONE SDOPPIATA |
2 |
0,8 |
CEFALEA |
21 |
8,23 |
TAB. 11.30 - Distribuzione del bruciore agli occhi
per attività lavorative.
|
ASS. |
PRES. |
LAVORI |
N. %
|
N. % |
ALTRE |
147 88,6 |
19 11,4 |
CASSIERE |
55 79,7 |
14 20,3 |
CASS./SCAFF. |
12
66,7 |
6 33,3 |
TAB. 11.31 - Distribuzione della lacrimazione
per attività lavorative.
|
ASS. |
PRES. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
ALTRE |
157 94,6 |
9 5,4 |
CASSIERE |
59
85,5 |
10 14,5 |
CASS./SCAFF. |
15
83,3 |
3 16,7 |
TAB. 11.32 - Distribuzione dell'affaticamento visivo
per attività lavorative.
|
ASS. |
PRES. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
ALTRE |
136
81,9 |
30 18,1 |
CASSIERE |
38
55,1 |
31 44,9 |
CASS./SCAFF. |
11
61,1 |
7 38,9 |
TAB. 11.33 - Distribuzione delle cefalee
per attività lavorative.
|
ASS. |
PRES. |
LAVORI |
N. % |
N. % |
ALTRE |
158
95,2 |
8 4,8 |
CASSIERE |
58
84,1 |
11 15,9 |
CASS./SCAFF. |
16
88,9 |
2 11,1 |
Tab. 11.34
- Soggetti con patologie del
rachide comportanti limitazioni
dell’attività lavorativa.
|
TUTTI |
MASCHI |
FEMMINE |
|||||
|
N. |
% |
N. |
% |
N. |
% |
||
NON CONTROINDICAZIONI |
231 |
88,8 |
108 |
90,8 |
123 |
87,2 |
||
CONTROINDICAZIONI
PERMANENTI - POSSONO ESSERE SOLLEVATI SALTUARIAMENTE CARICHI LIEVI |
8 |
3,1 |
3 |
2,5 |
5 |
3,5 |
||
CONTROINDICAZIONI
PERMANENTI - POSSONO ESSERE SOLLEVATI CARICHI LIEVI A RITMI BASSI |
9 |
3,5 |
3 |
2,5 |
6 |
4,3 |
||
CONTROINDICAZIONI
TEMPORANEE |
12 |
4,6 |
5 |
4,2 |
7 |
5,0 |
||
TOTALE |
260 |
|
119 |
|
141 |
|
||
Tab. 11.35 -
Soggetti con patologie agli arti superiori comportanti limitazioni
dell’attività lavorativa.
|
TUTTI |
MASCHI |
FEMMINE |
|
||||||
|
N. |
% |
N. |
% |
N. |
% |
||||
NON CONTROINDICAZIONI |
249 |
95,8 |
117 |
98,3 |
132 |
93,6 |
||||
CONTROINDICAZIONI
PERMANENTI |
7 |
2,7 |
2 |
1,7 |
6 |
4,3 |
||||
CONTROINDICAZIONI
TEMPORANEE |
4 |
1,5 |
1 |
0,8 |
3 |
2,1 |
||||
Tab. 11.36 - Programma di sorveglianza sanitaria per
gli operatori del SUPERMERCATO.
LAVORO
SVOLTO |
VISITA DI
ASSUNZIONE |
VISITE
PERIODICHE TRIENNALI |
CASSIERA |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEGLI ARTI SUPERIORI |
* VISITA MEDICA GENERALE CON ATTENZIONE AGLI APP.: - VISIVO - CUTANEO * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
ADDETTI A SCAFFALATURA |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
* VISITA MEDICA GENERALE CON ATTENZIONE AGLI APP.: - VISIVO - CUTANEO * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
MACELLAI |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI * E.C.G. * ESAMI PER LA PROFILASSI
DELLE INFEZIONI ALIMENTARI |
* VISITA MEDICA GENERALE CON ATTENZIONE ALL'APPARATO CARDIO-VASCOLARE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
- ADDETTI ALLA GASTRONOMIA - ADDETTI AL CONFEZIONAMENTO |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEGLI ARTI SUPERIORI * ESAMI PER LA PROFILASSI
DELLE INFEZIONI ALIMENTARI |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
ADDETTI AL CARICO E SCARICO, SMISTAMENTO MERCE E MAGAZZINO |
* VISITA MEDICA GENERALE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI * E.C.G |
* VISITA MEDICA GENERALE CON ATTENZIONE ALL'APPARATO CARDIO-VASCOLARE * VALUTAZIONE
CLINICO-FUNZION. DEL: - RACHIDE - ARTI SUPERIORI |
Tab. 11.37 - Sintomi specifici e patologie che
richiedono l'invio a visita specialistica di M.d.L.
al di fuori della periodicità
triennale.
ARTI SUPERIORI |
DOLORI ARTICOLARI E/O
DOLORI MUSCOLARI CONTINUI; PARESTESIE NOTTURNE
FREQUENTI ALLE DITA. CERVICOBRACHIALGIE
PERSISTENTI |
RACHIDE LOMBOSACRALE |
LOMBOSCIATALGIA
PERSISTENTE LOMBALGIA ACUTA |
APP. CUTANEO |
COMPARSA DI MANIFESTAZIONI
CUTANEE ALLE PARTI
"SCOPERTE" |
APP. CARDIOCIRCOLATORIO (SOLO MACELLAI E ADDETTI A CARICO E SCARICO) |
DISTURBI CARDIOCIRCOLATORI |
ALTRE MANIFESTAZIONI CORRELABILI ALL'ATTIVITA' LAVORATIVA |
AD ESEMPIO: - STARNUTI A SALVE (NON
STAGIONALI) O CRISI D'ASMA .. ECC... DURANTE IL TURNO DI LAVORO. - PATOLOGIE CHE POSSONO
ESSERE AGGRAVATE DAI COMPITI SVOLTI O ESSERE INCOMPATIBILI CON IL LORO SVOLGIMENTO |
I dati riportati in questo
capitolo sono il risultato di uno studio condotto da alcune Unità Operative di
Tutela della Salute nei luoghi di Lavoro di Milano attraverso la lettura
sistematica dei registri infortuni che le aziende, in base all'articolo 403 del
DPR 547 del 1955, poi modificato dall’art. 4 del Dlvo 626/94, hanno l'obbligo
di tenere aggiornati presso le proprie unità produttive.
Avviando questo studio si è
inteso da un lato verificare l'incidenza e la gravità del fenomeno
infortunistico in un settore finora poco indagato, identificando le più
rilevanti tipologie di infortunio allo scopo di formulare adeguati piani di
prevenzione, dall'altro lato valutare la applicabilità di una metodologia di
lettura sistematica dei registri infortuni gia' utilizzata da altri autori in settori
diversi da quello dei supermercati (Di Credico et altri, Arduini et altri).
Tale metodo si è rilevato
di semplice applicazione e utilizzabile anche in situazioni con scarse risorse
disponibili, come nella maggior parte dei servizi territoriali di prevenzione
nei luoghi di lavoro.
Lo studio si è basato
sull'analisi delle informazioni contenute nel registro infortuni di 34
supermercati alimentari, situati nel Comune di Milano, che occupano globalmente
circa 1300 addetti/anno, per un totale di 644 infortuni avvenuti nell'arco di
un quinquennio ('86-'90 per 25 supermercati; '87-'91 per gli altri 9). Non sono
stati considerati i pochi infortuni trascritti, di durata inferiore ai 3
giorni: la loro registrazione non era infatti sistematica non essendo prevista
dalla legge allora vigente.
Per il calcolo degli indici
di frequenza e di gravità si sono applicati i seguenti indici statistici:
a) indice di frequenza
(IF): è il rapporto tra numero di infortuni e ore lavorate in un anno
numero infortuni |
IF = -----------------------
x 1.000.0000 |
numero ore lavorate |
b) indice di gravità (IG):
è il rapporto tra numero di giorni di assenza per infortunio e ore lavorate in
un anno
numero gg infortunio |
IG =
------------------------- x 1000 |
numero ore lavorate |
c) durata media (DM): è la
media aritmetica delle giornate di lavoro perdute per ogni infortunio
numero gg infortunio |
DM =
----------------------- |
numero infortuni |
Inoltre, per ogni
infortunio si sono identificati la lavorazione durante la quale è avvenuto e la
modalità di accadimento, in maniera da connotarlo secondo un accoppiamento
"tipologia di lavorazione - modalità di accadimento".
In tabella 1 si riportano i
valori degli indici calcolati sulla base di tutti gli infortuni ammessi allo
studio nel periodo di osservazione.
Non si evidenziano
differenze statisticamente significative tra i vari indici nei diversi anni
presi in considerazione.
In figura 2 vengono
riportati sotto forma di grafico gli indici di frequenza di alcuni settori
lavorativi riferiti al 1989 (Ortolani) confrontati con l'indice di frequenza
dello stesso anno riscontrato nel campione oggetto del presente studio
Tale confronto evidenzia
una frequenza di infortuni nei 34 supermercati lievemente inferiore a quella
del settore alimentare che si attesta tra i settori a più alto indice di
frequenza, dopo comparti notoriamente interessati da fenomeni infortunistici
gravi, come l'edilizia e il comparto della lavorazione del legno.
Ogni infortunio è stato
quindi identificato secondo la coppia "lavorazione- modalita' di
accadimento".
221 sono le coppie
potenziali (17 lavorazioni x 13 modalita' di accadimento); nelle realtà in
esame tutti gli infortuni sono descritti da 58 coppie.
Le coppie descrittive di un
solo infortunio e quelle caratterizzate da insufficienti informazioni, sono
state escluse dall'analisi successiva che si è focalizzata su 34 coppie,
descrittive di 587 infortuni (pari al 91% del totale). Le coppie simili per
lavorazione e modalità di accadimento (come ad esempio taglio pane, taglio
formaggio/ contatto con lama coltello) sono state ulteriormente raggruppate; in
tal modo le 34 coppie sono state classificate in 18 tipologie (vedi tabella 3).
In base a queste tipologie
è stato possibile dividere il 95% dei 587 infortuni presi in considerazione in
due grandi classi: gli infortuni connessi alle operazioni di taglio della merce
e gli infortuni connessi alla movimentazione; il rimanente 5% degli infortuni è
avvenuto durante la pulizia di locali o durante la chiusura di sportelli vari
(cassaforti, armadi, celle frigorifere) (figura 4).
Le tipologie di infortunio
connesse al taglio della merce raggruppano il 46% del totale di infortuni
avvenuti nel quinquennio considerato.
Il maggior numero di
infortuni è avvenuto nelle operazioni di taglio manuale, con coltello, della
carne e di altri alimenti (tipologie A, B, C). In queste tipologie rientrano
157 infortuni pari al 27% del totale; si tratta in genere di infortuni di lieve
gravità rappresentati da ferite da taglio localizzate prevalentemente alle
mani.
L'utilizzo di affettatrici
nel reparto gastronomia e di macchine per la sezionatura di ossa e per la
preparazione di cibi in macelleria (tipologie D, E, F), ha determinato 47
infortuni pari al 8% del totale, alcuni dei quali particolarmente gravi.
Diversi infortuni (35 pari
al 6% del totale) sono riferiti a ferite da taglio durante la pulizia di
affettatrici e di coltelli (tipologia G).
Infine 30 infortuni pari al
5% del totale sono rappresentati da tagli alle mani durante l'apertura di cartoni
di merce con il tagliacartone.
Nelle operazioni di
movimentazione, immagazzinamento, carico e scarico delle merci ed attività
connesse si sono avuti 290 infortuni pari al 50% del totale.
Gli infortuni classificati
in questo gruppo presentano una durata media piu' elevata rispetto a quelli
connessi al taglio della merce; le prognosi più elevate sono dovute al diverso
tipo di lesioni riscontrate, soprattutto traumi contusivi e in alcuni casi
fratture ossee.
Durante la movimentazione
della merce le modalità di accadimento sono da attribuirsi a: caduta di merce
addosso ai lavoratori (tipologia M: 56 infortuni pari al 10%), sforzo o
movimento incongruo (tipologia P: 24 infortuni pari al 7%), contatto con
materiale tagliente, urto contro arredi, schiacciamento, scivolamento
(tipologie I, N, Q, O).
Un caso particolare di
infortunio appartenente a questo gruppo è rappresentato dalla fuoriuscita dalla
propria sede dei ganci a cui sono appesi i quarti di manzo, con lesioni
traumatiche sul lavoratore. Ciò avviene per mancanza di sistemi di
antiscarrucolamento sulle carrucole di trasporto.
Il 12 % degli infortuni
totali si sono verificati per urti, scivolamenti, cadute in piano durante il
normale transito nei reparti e la salita-discesa scale da un luogo all'altro
dei supermercati (tipologie S,T).
In alcuni casi si sono
riscontrati rischi di ustione per la presenza di macchine di confezionamento
dei prodotti con piastre a temperature elevate non termostatate.
Dal presente studio emerge
un rischio di infortuni non trascurabile per frequenza.
L'accoppiamento per ogni
infortunio della lavorazione e della modalità con cui lo stesso è accaduto ha
permesso di raggruppare tutti gli infortuni avvenuti in un quinquennio in poche
tipologie.
Analizzando le tipologie in
cui si ha l'utilizzazione di attrezzi manuali semplici, si può ipotizzare che
una buona parte degli infortuni sia attribuibile all'inadeguato utilizzo dei
mezzi protettivi individuali:
-durante il taglio della
carne nel reparto macelleria non sempre viene indossato il guanto in materiale
antitaglio sulla mano che trattiene il pezzo di carne;
-durante le operazioni di
disossatura oltre al guanto il lavoratore dovrebbe indossare grembiuli
antitaglio;
-anche durante altre
operazioni di taglio merce, come ad esempio nella pulizia della verdura oppure
nell'apertura di contenitori di cartone con il tagliacartone andrebbero
indossati guanti adeguati.
Per quel che riguarda gli
infortuni avvenuti durante l'utilizzo di macchine, di maggior gravità rispetto
ai precedenti, si osserva che le maggiori imputate sono le affettatrici e le
macchine per il taglio delle ossa.
Un altro aspetto
evidenziato dalla lettura dei registri infortuni è l'elevato numero di eventi
dovuti ad urti contro arredi vari: ciò indica una inadeguata predisposizione di
attrezzature e arredi e/o una carenza di spazi, elemento comune a molti
supermercati della città di Milano a causa delle difficoltà di reperire grandi
e idonee aree in strutture preesistenti e degli elevati costi delle aree
stesse.
I numerosi infortuni da
caduta indicano con tutta probabilità pavimenti scivolosi e vie di transito non
ben delimitate.
Contribuiscono all’accadimento degli infortuni:
a)
problemi legati alla viabilità ed ai flussi delle merci (ubicazione dei
differenti locali e delle zone di lavoro, volume della merce movimentata, mezzi
utilizzati per movimentare la merce, ingombro dei passaggi, terreno sconnesso e
scivoloso, buche)
b)
scarsa illuminazione (ad eccezione della superficie destinata alle
vendite, l’illuminazione è sovente insufficiente; a volte le luci non sono
opportunamente schermate determinando fenomeni di abbagliamento)
Alla base di alcune
tipologie di infortunio, come ad esempio le lesioni da sforzo durante il
sollevamento di merce, vi è probabilmente la mancanza di mezzi di sollevamento
adeguati a disposizione dei lavoratori.
Nei capitoli relativi alle
diverse fasi lavorative vengono forniti suggerimenti relativi ai requisiti di
sicurezza di alcune macchine ed attrezzature che con maggior frequenza possono
essere causa di infortunio oltre che sui mezzi di protezione personale.
Anche per quel che riguarda
i requisiti strutturali e i mezzi per la movimentazione dei carichi si rimanda
agli appositi capitoli.
Bibliografia
L. Arduini, F. Brunetti, E.
Pavanello, G. Pianosi, P. Porta, V. Valioni: "Analisi del fenomeno
infortunistico in fonderie di ghisa e acciaio di seconda fusione"; in atti
Convegno su aspetti emergenti dei rischi e della patologia nel settore della
metalmeccanica leggera e delle fonderie di seconda fusione, Poggibonsi 15-17
ottobre 1986.
L. Della Torre, F. Limonta,
F. Valsecchi: "Analisi del fenomeno infortunistico in un
salumificio"; La Medicina del Lavoro 1988, 79: 4: 303-311.
N. Di Credico, F. Merluzzi,
A. Grieco: " Proposta per un metodo di raccolta, di elaborazione e
controllo dei dati relativi al fenomeno infortunistico in fabbrica. ";
Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia-Clinica del Lavoro " L.
Devoto " dell' Università di Milano, 1980.
G. Ortolani:
"Infortuni sul lavoro nelle costruzioni"; in atti del 2^ Convegno
Nazionale sicurezza in edilizia - SNOP, Vicenza 24 ottobre 1991.
M. Rocher, J.M. Vacheret, B. Vandevyver: "Enquete preliminaire sur les
risques d'accidents dans les
Hypermarches et supermarches"; Cahiers des notes documentaires 125, 4,
1986.
USL 16 Modena - Usl 19
Vignola Servizi di Medicina Preventiva e Igiene del Lavoro
"Gli infortuni nella
lavorazione carni" Quaderno n. 35 - 1990 Regione Emilia-Romagna.
|
Periodo '86-'90 |
1986 |
1987 |
1988 |
1989 |
1990 |
1991 |
Indice di frequenza (IF) |
52.0 |
46.4 |
52.3 |
59.1 |
47.9 |
50.9 |
54.7 |
Indice di gravità (IG) |
0.8 |
0.6 |
0.8 |
0.8 |
0.8 |
0.7 |
0.8 |
Durata media giorni |
15 |
13 |
14 |
13 |
18 |
14 |
15 |
Numero supermercati |
|
22 |
31 |
31 |
34 |
34 |
34 |
Ore lavorate |
12,378,447 |
1,440,913 |
2,523,027 |
2,383,106 |
2,543,331 |
2,630,147 |
857,923 |
Totale giorni di invalidità temporanea |
9,425 |
881 |
1,899 |
1,840 |
2,135 |
1,935 |
722 |
Numero infortuni |
644 |
67 |
132 |
141 |
122 |
134 |
47 |
Tabella
1 Indici statistici degli infortuni avvenuti nel periodo '86-'91 in 34
supermercati alimentari.
tabella 3- tipologie di infortunio in 34 supermercati
alimentari
i - tipologie connesse al taglio della merce:
carne, salumi, altri alimenti e lavorazioni ausiliarie: pulizia attrezzi |
|
|||||||
lavorazione/modalità |
numero infortuni |
durata media |
||||||
a - taglio manuale
carne/contatto lama coltello |
72 |
11 |
||||||
b - disossatura
prosciutti e carne/contatto lama coltello |
35 |
13 |
||||||
c - taglio salumi, pesce, formaggi, verdure, pane/contatto lama
coltello |
50 |
13 |
||||||
d - uso affettatrice taglio salumi e
carne/contatto lama affettatrice |
36 |
9 |
||||||
e - uso macchina per
taglio ossa/contatto con lama |
8 |
13 |
||||||
f - preparazione
cibi/contatto con macchine |
3 |
38 |
||||||
g – pulendo attrezzi di
lavoro taglienti/contatto con lame |
35 |
12 |
||||||
h – aprendo scatole di
merce/contatto con lama tagliacartone |
30 |
9 |
||||||
totale tipologia i |
269 |
14 |
||||||
ii
- tipologie connesse alla movimentazione della merce per
immagazzinamento, spostamento, scarico e
carico, inscaffalamento e attivita' connesse |
|
|||||||
i - movimentazione
merce/contatto con materiale tagliente |
27 |
15 |
|
|||||
l - movimentazione
merce/colpito da attrezzi vari |
29 |
10 |
|
|||||
m - movimentazione
merce/colpito da merce |
56 |
13 |
|
|||||
n - movimentazione
merce/urto contro arredi |
18 |
14 |
|
|||||
o - movimentazione
merce/scivolamento |
27 |
26 |
|
|||||
p - movimentazione
merce/sforzo o movimento incongruo |
44 |
15 |
|
|||||
q - movimentazione
merce/schiacciamento |
12 |
29 |
|
|||||
r -
spostandosi/contatto con merce |
8 |
11 |
|
|||||
s - spostandosi/urto
contro arredi |
12 |
23 |
|
|||||
t -
spostandosi/scivolamento |
57 |
20 |
|
|||||
u – aprendo scatole
merce/contatto con materiale tagliente |
4 |
8 |
|
|||||
totale tipologia ii |
290 |
16 |
|
|||||
iii
- altre tipologie |
|
|||||||
v _ pulizia
arredi/contatto con materiale tagliente |
3 |
5 |
|
|||||
z – chiudendo
sportelli/urto contro arredi |
13 |
11 |
|
|||||
w - preparazione
cibo/colpito da attrezzi |
4 |
8 |
|
|||||
y - pulizia arredi/urto
contro arredi |
4 |
10 |
|
|||||
totale tipologia iii |
28 |
8 |
|
|||||
totale generale |
587 |
14 |
|
|||||
Fig. 2 Confronto tra indici
di frequenza in alcuni comparti
produttivi e nel campione in esame (1989)
Fig. 4 Principali tipologie
di infortunio nei supermercati
Un caso particolare di infortunio appartenente a
questo gruppo è rappresentato dalla fuoriuscita dalla propria sede, dei ganci a
cui sono appesi i quarti di manzo, con lesioni traumatiche sul lavoratore. Ciò
avviene per mancanza di sistemi di antiscarrucolamento sulle carrucole di
trasporto.
In alcuni casi si sono riscontrati rischi di ustione
per la presenza di macchine di confezionamento dei prodotti con piastre a
temperature elevate non termostatate.
Contribuiscono all’accadimento degli infortuni:
c)
problemi legati alla viabilità ed ai flussi delle merci (ubicazione dei
differenti locali e delle zone di lavoro, volume della merce movimentata, mezzi
utilizzati per movimentare la merce, ingombro dei passaggi, terreno sconnesso e
scivoloso, buche)
d)
scarsa illuminazione (ad eccezione della superficie destinata alle
vendite, l’illuminazione è sovente insufficiente; a volte le luci non sono
opportunamente schermate determinando fenomeni di abbagliamento)
5.
PREVENZIONE INCENDI
I “locali
adibiti a esposizione e/o vendita all’ingrosso o al dettaglio con superficie
lorda superiore a 400 mq comprensiva dei servizi e depositi” sono soggetti
al controllo dei Comandi Provinciali dei Vigili del Fuoco (voce 87 del D.M.
16/2/82).
Tale controllo si estrinseca in tre fasi successive:
·
esame e approvazione
progetto
·
rilascio del
Certificato di Prevenzione Incendi
·
visite periodiche di
prevenzione incendi
In assenza di progetto approvato e di Certificato di
Prevenzione Incendi l’attività non può essere esercitata.
Negli ultimi anni sono state emanate alcune norme che
hanno consentito, e che tuttora consentono, l’esercizio provvisorio
dell’attività in presenza di dichiarazioni del titolare dell’attività,
corredate da certificazioni di conformità rilasciate da professionisti
autorizzati, che attestano la realizzazione delle misure di prevenzione
richieste dai Comandi Provinciali dei VVF. Infatti, tali opportunità sono state
previste con la legge 818/84, che ha introdotto la possibilità di rilascio di
un “Nullaosta provvisorio” (NOP), e sono state ribadite con lo stesso DPR 37/98
che prevede la possibilità di rilascio di una “autorizzazione provvisoria
all’esercizio dell’attività”.
Per l’esercizio di attività di vendita che vengono
svolte in ambienti con superficie lorda inferiore a 400 mq, pur non rientrando
tra le attività soggette al controllo diretto dei Comandi Provinciali dei VVF,
devono essere adottate le necessarie misure di prevenzione incendi nell’ambito
di quanto previsto dal DPR 547/55, dal D.Lgs 626/94 e dal DM 10/3/98.
I principali riferimenti legislativi per la
prevenzione incendi sono:
·
DPR 547/55 - Norme per
la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
·
DPR 689/59 -
Determinazione delle aziende e lavorazioni soggette, ai fini della prevenzione
incendi, al preventivo esame e al collaudo del Comando del Corpo dei vigili del
fuoco.
·
Legge 966/65 -
Disciplina delle tariffe, delle modalità di pagamento e dei compensi al
personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco per i servizi a pagamento.
·
Circolare n. 75 del
1967 - Criteri di prevenzione incendi per grandi magazzini, empori, ecc.
·
Lettera-Circolare
n.5210/4118/4 del 1975 - Chiarimenti riguardanti l’applicazione del punto 97
dell’elenco allegato al Decreto Interministeriale n. 1973 del 27/9/65 -
Parziale modifiche alla Circolare n. 75 del 3/7/67. (Nota: il punto 97 del decreto 1973/65 è stato sostituito dal punto 87
del D.M. 16/2/82).
·
DPR 577/82 -
Approvazione del regolamento concernente l’espletamento dei servizi di
prevenzione e di vigilanza antincendi.
·
DM 16/2/82 -
Modificazioni del DM 27/9/65, concernente la determinazione delle attività
soggette alle visite di prevenzione incendi. (Nota: ultimo elenco, tuttora in vigore, delle attività soggette al
controllo dei Comandi dei VVF)
·
Legge 818/84 -
Nullaosta provvisorio per le attività soggette ai controlli di prevenzione
incendi.
·
D.Lgs 626/94 -
Attuazione delle direttive CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza e
della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
·
DPR 37/98 - Regolamento
recante disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione incendi.
·
DM 10/3/98 - Criteri
generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell’emergenza nei luoghi
di lavoro.
5.1. Valutazione del rischio incendio e
classificazione del livello di
rischio
Il DM 10/3/98, emanato in attuazione di quando
disposto dall’art. 13 del D.Lgs 626/94, definisce le modalità da seguire per la
valutazione del rischio incendio.
In particolare viene stabilito di procedere
classificando il livello di rischio incendio (elevato, medio, basso) e vengono,
quindi, indicate tutte le misure preventive, protettive e precauzionali di
esercizio conseguenti al fine di ridurre il rischio di insorgenza dell’incendio
e per garantire la protezione delle persone nel caso si verifichi l’evento.
Seguendo le indicazioni fornite dall’allegato I del
DM 10/3/98 i supermercati sono classificabili nel seguente modo:
superficie lorda < 400 mq - rischio d’incendio basso
superficie lorda > 400 mq - rischio d’incendio medio
superficie lorda aperta al pubblico > 10.000 mq - rischio
di incendio elevato
Le misure di prevenzione e protezione da adottare
sono, pertanto, differenti in funzione della classificazione soprariportata.
5.2. Misure
preventive, protettive e precauzionali
1) I grandi empori di vendita non possono essere ubicati
in edifici con altezza in gronda superiore a 31 metri e nei quali siano
presenti anche alberghi, cliniche, scuole o locali di pubblico spettacolo. Nel
caso siano presenti altre attività i locali del supermercato devono avere
ingressi, scale e ascensori indipendenti e devono essere separati con strutture
resistenti al fuoco dai locali con diversa destinazione.
2) Devono essere previste uscite di sicurezza in numero
e dimensioni adeguate rispetto al massimo affollamento possibile, calcolato
sulla superficie lorda del pavimento.
Il
calcolo dell’affollamento massimo possibile deve essere effettuato in relazione
alle
caratteristiche del supermercato:
|
piani interrati e piano terra |
piani superiori |
uffici/servizi |
grandi magazzini e superm.
alimentari |
0,4 pers./mq |
0,2 pers./mq |
0,1 pers./mq |
ipermercati e centri
commerciali |
|
0,2 pers./mq |
0,05 pers./mq |
supermercati e aziende
specialistici |
0,1 pers./mq |
0,05 pers./mq |
0,05 pers./mq |
supermercati di mobili e
di arredi |
0,05 pers./mq |
0,04 pers./mq |
0,05 pers./mq |
Sulla
base dell’affollamento massimo è, quindi, possibile calcolare il numero e le
dimensioni delle uscite con riferimento alla capacità di deflusso di ogni
modulo ed alla lunghezza massima delle vie di uscita.
Per i
luoghi a rischio di incendio medio o basso la larghezza complessiva delle
uscite di sicurezza deve essere non inferiore a:
numero
massimo di persone presenti
larghezza
(metri) = -------------------------------------------------- x 0,60
50
arrotondato al valore intero superiore.
La
larghezza minima non deve essere inferiore a m. 0,80, per i luoghi a rischio di
incendio basso, e non inferiore a m. 1,20 per i luoghi a rischio di incendio
medio.
Nel caso
di luoghi classificati a rischio di incendio elevato le capacità di deflusso
(numero massimo di persone che possono defluire attraverso una uscita di modulo
uno) variano in funzione della localizzazione del piano in esame (piano terra,
piani interrati, piani superiori).
3) Le uscite di sicurezza devono immettere in “luoghi
sicuri”.
4) Le uscite di sicurezza devono essere ubicate in modo
che siano raggiungibili con percorsi non superiori a:
15 - 30 metri, per aree a rischio di incendio elevato
30 - 45 metri, per aree a rischio di incendio medio
45 - 60 metri, per aree a rischio di incendio basso
5) Le uscite di sicurezza e le vie di uscita devono
essere chiaramente segnalate e dotate di illuminazione di emergenza.
6) La larghezza delle scale non deve essere inferiore
alla larghezza delle uscite di emergenza, quando la scala serve un solo piano.
Nel caso di scale che servono più piani la loro larghezza deve essere
proporzionale all’affollamento massimo previsto in due piani contigui più
affollati.
7) I depositi ed i magazzini delle merci devono essere
separati dai locali di vendita con strutture resistenti al fuoco.
8) Devono essere previsti sistema per la rivelazione e
l’allarme in caso di incendio.
9) Le attrezzature e gli impianti di estinzione degli
incendi devono essere installati in relazione alle classi di incendio, al
livello di rischio e alle dimensioni del complesso. Nei luoghi di grandi
dimensioni e, in generale, nelle aree ad elevato rischio di incendio devono
essere installati anche impianti di spegnimento di tipo fisso e ad azionamento
automatico.
10) I risultati dei controlli e gli interventi di manutenzione
degli impianti e delle attrezzature di protezione antincendio devono essere
riportati su appositi registri.
11) Il titolare della attività deve predisporre un piano
di emergenza che contenga le misure organizzative e gestionali da attuare in
caso di incendio.
12) Il titolare dell’attività deve designare i lavoratori
incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta
antincendio e gestione delle emergenze. I lavoratori incaricati devono
frequentare uno specifico corso di formazione.
1.
COMPARTO: SUPERMERCATI
2.
FASE DI LAVORAZIONE: ARRIVO E SCARICO MERCI
3.
COD. INAIL: 130
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E
CHIMICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. ADDETTI: 600
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
La merce arriva trasportata da camion e viene
scaricata dagli operatori del supermercato addetti anche ad altre fasi del
ciclo lavorativo.
A seconda della struttura e delle dimensioni dei
supermercati l’operazione di scarico può avvenire mediante una “ribalta”, o una
“pedana” in ferro (in alcuni casi spostata manualmente), su cui vengono spinti
i carrelli carichi di merce, o, in assenza di ribalta, mediante “transpallets”
e carrelli elevatori.
Lo scarico e il trasporto della carne, fatta eccezione per
quei pochi negozi in cui viene immessa direttamente in cella, si effettua
assieme alle altre merci e la cella frigorifera viene raggiunta attraversando
il magazzino; la carne viene appesa mediante appositi ganci in ferro su guide
metalliche, fissate alla soffittatura, su cui viene fatta scorrere manualmente.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Carrelli elevatori
·
Transpallet elettrici
·
Transpallet manuali
·
Pedana mobile
·
Paranco e guidovia
·
Roll trainer
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane, dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquistate dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo.
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti alle
caratteristiche delle aree di lavoro, alla organizzazione del lavoro ed alle
caratteristiche delle attrezzature, degli utensili e delle macchine utilizzate:
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori (un caso particolare di
infortunio connesso a questa tipologia di rischio è rappresentato dalla fuoriuscita
dalla propria sede dei ganci a cui sono appesi i quarti di manzo, con lesioni
traumatiche sui lavoratori)
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di contatto con materiale tagliente
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischi di caduta dall’alto (dalla ribalta, da automezzi)
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici e
chimici:
·
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche e climatiche disagevoli
·
Rischi da inalazione di gas di scarico degli automezzi
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati alla insufficienza di spazi con inadeguata viabilità e
difficoltà di movimentazione della merce
·
Rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti allo scarico merci intervengono direttamente anche in
altre fasi del ciclo lavorativo (immagazzinamento, preparazione carni,
preparazione frutta e verdura, vendita assistita, preparazione scaffali).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi legati
a condizioni microclimatiche disagevoli sono essenzialmente dovuti
al fatto che lo scarico della merce avviene in prossimità di ribalte o in
locali non difesi dagli agenti climatici esterni, esponendo i lavoratori nella stagione
invernale a temperature più basse e nella stagione estiva a temperature più
elevate dei limiti consentiti per un benessere termico.
L’entità di questi rischi è difficilmente quantificabile
essendo in relazione alle variazioni metereologiche, alle zone geografiche ed
alle caratteristiche strutturali delle aree (scarico all’aperto, locali
condizionati o non).
I rischi chimici sono legati alla emissione di gas
di scarico degli automezzi generalmente dotati di motori diesel.
Il gas di scarico tipico di un motore diesel contiene
il monossido di carbonio (CO) con concentrazioni di circa 0.1% ed idrocarburi
(HC) (circa 700 ppm) derivanti dal combustibile non bruciato o prodotti di
parziale ossidazione.
Può essere presente anidride solforosa dovuta alla combustione
dei composti organici dello zolfo presenti nel gasolio. Il gas di scarico di un
motore diesel può contenere fino a 0.5 gr/mc di materiale particellare che
diventa molto visibile come fumo nero.
La temperatura di combustione nei motori è sufficientemente
elevata per causare la formazione di ossidi di azoto (Nox); fino a 4000 ppm di
ossidi di azoto possono essere presenti nei gas di scarico.
L’odore caratteristico e sgradevole dei motori diesel
è dovuto alla presenza di composti ossigenati (aldeidi, acroleina, etc.)
prodotti dalla parziale ossidazione di alcune frazioni di combustibile.
Stima del rischio da movimentazione di carichi
I vincoli strutturali e l’ubicazione dei supermercati
cittadini, in genere privi di ampie aree ad uso privato e di ampi locali per un
primo stoccaggio della merce, e situati presso strade ad alta viabilità,
rappresentano elementi di aggravamento delle necessità di movimentazione
manuale. Spesso infatti manca una ribalta di scarico e i bancali di merce in
arrivo vengono introdotti all’interno dell’esercizio mediante transpallets
manuali con l’ausilio di apposite pedane di adattamento del suolo che vengono
posizionate e rimosse ad ogni “arrivo” di merce al fine di evitare ingombro
permanente alla viabilità.
Le operazioni a rischio comprendono sia azioni di
sollevamento manuale che di traino di carichi.
Per la valutazione del rischio da sollevamento di carichi è
stata utilizzata la formula del NIOSH.
Per quanto riguarda il traino sono stati presi a riferimento
i limiti proposti da “The Ergonomics Group – Health and Enviroment Laboratoires
– Eastman Kodak Company: 22.5 Kg all’inizio del traino, 18 Kg nel mantenimento
della corsa, 36 Kg all’arresto; utile appare anche il confronto con le tabelle
di SNOOK e CIRIELLO (1991).
Le principali operazioni a rischio, individuate nella fase
lavorativa in esame, sono le seguenti:
-
posizionamento rampa o pedana
-
traino di bancali mediante transpallets manuali
-
spostamento di roll-trainers, muniti di rotelle, a spinta
In questa fase lavorativa le azioni di traino e spinta
avvengono spesso con superamento di dislivelli e/o irregolarità della
pavimentazione di varia natura: rampe e/o pedane di accesso all’interno
dell’esercizio, passaggio all’interno del montacarichi per scendere al piano
interrato …Elementi generali importanti, nella valutazione del rischio nelle
azioni di traino e spinta, in tutte le fasi lavorative, sono poi costituiti da:
condizioni di manutenzione delle rotelle dei roll-trainers, spesso riscontrate
molto carenti, tipologie di percorsi da effettuare, non solo in relazione alle
lunghezze, bensì anche alle tortuosità dei percorsi, condizionanti spesso
manovre plurime per la ristrettezza degli spazi.
Rischio da sollevamento: valutazione secondo NIOSH
Posizionamento della rampa: struttura in metallo del
peso di 120 Kg. circa sollevata da due
operatori ( 60 Kg./cad.).
Applicando la formula si
ottiene un peso limite raccomandato (PR)=6.6Kg ( I.R. di 18 !)
Posizionamento della
pedana:
struttura in metallo del peso di 70 Kg. circa trasportata da due persone ( 35
Kg./cad.).
Applicando la formula si ottiene un peso limite raccomandato
(PR) =7.33 Kg. (I.R.= 9 )
-
Traino dei roll-trainers a spinta: transito
del carrello di circa 100 Kg. su rampa
con angolo di 8°.
La forza
misurata con il dinamometro è stata di circa 20-25 Kg.(avviamento).
I.R. > 1
Spesso nelle zone di scarico delle merci non vi è
netta separazione tra le aree adibite allo stoccaggio temporaneo e le aree da
dedicare al passaggio di mezzi e uomini; ciò determina spazi assai ristretti
con difficoltà alla movimentazione della merce.
La presenza di carichi con maniglie inadeguate o
sprovvisti di maniglie determina difficoltà di prensione da parte degli addetti
allo scarico delle merci con conseguente sovraccarico delle strutture della
mano.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e
lacero-contuse, schiacciamenti.
·
Ipotetici danni da agenti fisici e chimici.
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide e degli arti superiori, da movimentazione manuale dei
carichi e da sovraccarico biomeccanico.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura
è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti
all’esposizione a condizioni microclimatiche e climatiche disagevoli e/o ai gas
di scarico degli automezzi.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e dal sovraccarico meccanico
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere varie fasi operative che incidano sull’organizzazione globale
“dell’immagazzinamento” ed in particolare:
·
Immagazzinamento delle merci secondo peso e forma delle stesse
·
Costituzione di bancali di altezza adeguata
·
Adeguati ausili per la movimentazione delle merci
·
Percorsi adeguatamente segnalati e differenziati per persone e mezzi
·
Sufficienti spazi per la movimentazione della merce
·
Idonei DPI (guanti, calzature) e informazione e formazione del personale
sul loro utilizzo
Nel caso dello scarico delle merci è indispensabile
predisporre adeguate banchine e piattaforme livellatrici dove gli autocarri
possano accostarsi agevolmente; in questi casi è opportuno adottare respingenti
o fermi.
Va ricordato che gli imballi,
non presentando adeguati mezzi di prensione, scivolano facilmente dalle mani e,
soprattutto i più pesanti, possono essere causa di gravi infortuni agli arti
inferiori (schiacciamento delle dita, etc..). L'uso di scarpe
antinfortunistiche per questo tipo di attività è difficilmente accettato dal
lavoratore che preferisce, invece, indossare scarpe comode e leggere. Resta
inteso che comunque, qualora il rischio residuo non sia completamente
eliminabile, dovranno essere fornite idonee scarpe di protezione e dovrà essere
effettuato anche un controllo circa l’effettivo utilizzo di questi DPI. La
migliore soluzione sarebbe quella di modificare i sistemi di imballaggio della
merce attualmente adottati facilitando la presa del carico.
Si è osservato che quasi
abitualmente i bancali vengono stoccati nel magazzino uno sopra l'altro: ciò
risulta inadeguato e pericoloso.
Il magazzino va dotato di
opportuna scaffalatura in modo tale che ogni bancale possa essere appoggiato
adeguatamente sugli appositi ripiani.
Si consiglia di stoccare al
piano più basso i bancali con la merce per cui è previsto piking manuale, ai
piani alti i bancali da prelevare per intero.
Per lo stivaggio di bancali
in quota, utile e sicuro è l'utilizzo del carrello elettrico dotato di cabina
che si eleva, insieme alle forche, al piano di prelievo del pallet: la
visibilità dell'operatore risulterà ottimale in ogni fase di lavoro.
La carne, una volta
scaricata dagli autocarri, viene immagazzinata nelle celle frigorifere. In
quelle più moderne, il sistema di ganci a cui vengono appesi i quarti è
controllato elettricamente. I binari devono essere dotati di sistemi che
evitino lo scarrucolamento dei ganci.
A volte la banchina di scarico degli autocarri è
ricavata in corrispondenza del muro perimetrale del magazzino. In questi casi
per evitare che un elevato volume di aria ambiente fuoriesca durante le
operazioni di scarico, con peggioramento del microclima, si installano apposite
quinte di tela gommata che chiudono i lati dell’apertura.
Nel caso di scarico all’esterno, è necessario dotare
i lavoratori, nella stagione invernale, di appositi DPI (giubbotti) per
difenderli da condizioni climatiche avverse.
Alcune norme comportamentali contribuiscono a ridurre
l’emissione degli automezzi in arrivo: tenere il motore acceso il minimo
indispensabile, non effettuare accelerate inutili.
Vi sono poi misure strutturali e tecniche
indispensabili per abbattere ulteriormente le concentrazioni degli inquinanti.
Importanti sono le caratteristiche dell’ambiente in
cui arrivano gli automezzi, che deve essere sufficiente spazioso onde favorire
un’adeguata ventilazione e maggior facilità di manovra. In alcuni casi può
essere necessario un convogliamento dei fumi di scarico oltre il tetto del
fabbricato attraverso appositi tubi aspiranti.
Ultimamente un certo miglioramento delle emissioni ai
gas di scarico lo si è avuto grazie alla catalizzazione degli automezzi.
Per ridurre lo sforzo
fisico nelle operazioni di traino manuale è necessario che:
* la superficie del
pavimento sia levigata e non presenti irregolarità;
* vengano utilizzate ruote
di diametro adeguato: di norma, tanto maggiore è il diametro, tanto minore è la
forza richiesta;
* sia effettuata una
periodica manutenzione delle ruote ( sia dei cuscinetti che del rivestimento
esterno). Utile la preparazione di veri e propri piani periodici di
programmazione degli interventi manutentivi;
* se si utilizzano carrelli
manuali il peso trainato non superi i 230 Kg. La distanza massima del percorso
e' di 16 m. per i carrelli a tre ruote, e di 33 m per quelli a quattro ruote;
* se si utilizzano
transpallet manuali, il peso trainato non superi i 680 Kg. La distanza massima
consigliata è di 33 m.
* non vengano superati i
limiti superiori della forza orizzontale necessaria per avviare (22,5 Kg),
mantenere (18 Kg), e arrestare (36 Kg) un carrello manuale.
E' necessario progettare le
modalità di stoccaggio nei magazzini sia per la prevenzione dei danni
all'apparato locomotore nei lavoratori, sia per problemi di sicurezza.
Riguardo al primo punto
occorre stoccare i pallets pieni appena scaricati dai camion, non a terra ma
preferibilmente su apposita scaffalatura posta ad una altezza di 60-65 cm dal
piano di calpestio ( altezza nocche ).
E' consigliabile richiedere
ai fornitori di non stoccare sui bancali la merce per una altezza superiore ai
70-80 cm: ciò consentirà all'operatore, una volta immagazzinato il bancale ad
altezza nocche, di prelevare i pacchi più alti ad altezza inferiore a quella
delle spalle (135-140 cm). Se si consente all'operatore di effettuare il
sollevamento del carico entro queste due altezze (min. 65, max 135), saranno
evitate inutili e dannose flessioni del tronco consentendo, inoltre , senza
subire danno, il sollevamento di carichi di peso superiore ai 5-6 Kg.
consentiti dal NIOSH se si effettua sollevamento del carico in posizione
incongrua.
I bancali di prelievo su
cui vengono caricati i pacchi devono essere regolabili in altezza: ciò
consentirà all'operatore non solo di effettuare il prelievo del pacco, ma anche
di depositarlo, mantenendo la schiena sostanzialmente eretta.
Quando si solleva la
confezione, dalla zona di stoccaggio per deporla sul bancale, evitare di
ruotare solo il tronco (torsione), ma effettuare il movimento utilizzando gli
arti inferiori.
Per evitare di spostare il
carico ruotando di 180°, si può posizionare il transpallet in modo che
l'operatore riduca il suo spostamento a 90°.
Per quanto riguarda i pesi
unitari delle confezioni è bene che essi non superino i 20-25 Kg.
Le confezioni che per la
loro dimensione o forma non consentano di essere facilmente maneggiate (es.
sacchi) devono essere sollevate (specie se di peso superiore ai 20 Kg.) sempre
da due operatori.
In generale le misure
massime raccomandate per un contenitore di imballaggio sono di 51 cm di
lunghezza, 36 cm di profondità e 15 cm di altezza.
Aumentando la misure
occorre ridurre il peso in esso contenuto.
In generale il sollevamento
e trasferimento di carichi di peso inferiore ai 10 Kg., richiedono solo alcune
semplici cautele progettuali organizzative: il maneggiare frequentemente pesi
intorno ai 20-25 Kg. può essere consentito solo in presenza di una rigorosa
progettazione ergonomica del posto di lavoro (assenza di flessotorsione del
tronco, peso vicinissimo al corpo, ritmi estremamente bassi): si consiglia
pertanto di richiedere ai fornitori merci in confezioni unitarie di peso
possibilmente uguale o inferiore ai 10 Kg.
Le aree adibite allo
scarico delle merci, dove avviene anche un loro deposito temporaneo, devono
avere spazi delimitati ben distinti dalle zone di viabilità dei mezzi e degli
uomini, in modo tale che vengano recuperati spazi sufficienti ad un’agevole
movimentazione dei carichi.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con maniglia di dimensioni incongrue,
possono risultare dannosi per la struttura della mano. Può essere utile, anche
se non completamente risolutivo, attuare i seguenti suggerimenti:
* evitare di trasportare,
per percorsi superiori a pochi metri, pesi (dotati di maniglie) maggiori di 10
Kg. con una sola mano: per percorsi superiori servirsi di carrelli;
* trasportare pesi dotati
di maniglia molto stretta può essere dannoso per la struttura della mano. Le
maniglie delle latte andrebbero munite di adeguata impugnatura già al momento
della loro fabbricazione;
* potrebbe risultare utile
dotare i lavoratori di guanti con incorporato manicotto protettivo incorporato
nel palmo, da adottare quando si sollevano oggetti con maniglie di diametro
troppo piccolo; occorre però verificare preventivamente che tale soluzione non
diminuisca l’efficacia della presa;
* per il trasporto di
cassette (es. cassette frutta) è bene che anch'esse siano dotate di idonea
maniglia;
* la prensione a palmo in
giù' (es. lattine senza maniglia) se utilizzata frequentemente e' pericolosa:
infatti è scarsamente vantaggioso per le strutture della mano perché fa
lavorare quasi esclusivamente i piccoli muscoli intrinseci delle dita.
Conservando questa modalità di sollevamento, per non affaticare le strutture
della mano, non dovrebbero essere ripetutamente trasportati oggetti di peso
superiori al 1/2 Kg! (da Ergonomic Design for people at
work -cap.20-vol.2- Eastman Kodak Company).
E' dunque preferibile:
- trascinare l'oggetto il più possibile vicino all'imballaggio,
senza sollevarlo;
- se e' dotato di maniglia
far presa su di essa nel sollevarlo;
- se non è dotato di
maniglia, sollevarlo, fin quanto è possibile, con due mani.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali anche (part-time,
tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for
manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981
2.
FASE DI LAVORAZIONE: IMMAGAZZINAMENTO
3.
COD. INAIL: 130
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. ADDETTI: 600
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
Le merci scaricate vengono smistate, trasportate e
immagazzinate nei diversi reparti o aree del supermercato:
-
aree per la preparazione alla vendita (toelettatura carni, preparazione
gastronomica, doratura prodotti da forno, preincarto prodotti ortofrutticoli)
-
celle frigorifere (merce deperibile)
-
magazzino (merce non deperibile)
Nell’area ricevimento merce viene lasciata la merce
di immediata rivendita, per poter rapidamente reintegrare i prodotti esauriti
nel punto di vendita.
I prodotti confezionati (scatolame, bottiglie, latte,
etc.) sono in parte immagazzinati ed in parte messi direttamente in vendita.
I prodotti surgelati e il pesce sottovuoto, se il
supermercato non è provvisto di cella frigorifera, vengono immediatamente posti
nelle celle frigorifere per surgelati del reparto vendita.
Altri alimenti deperibili vanno direttamente alle
celle frigorifere (carni, frutta e verdura).
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Carrelli elevatori
·
Transpallet elettrici
·
Transpallet manuali
·
Paranco e guidovia
·
Roll trainer
·
Taglierini manuali per il disimballo
·
Pressacartone
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane, dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquistate dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo.
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti alle
caratteristiche delle aree di lavoro, alla organizzazione del lavoro ed alle
caratteristiche delle attrezzature, degli utensili e delle macchine utilizzate:
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori (un caso particolare di
infortunio appartenente a questo gruppo è rappresentato dalla fuoriuscita dalla
propria sede dei ganci a cui sono appesi i quarti di manzo, con lesioni
traumatiche sul lavoratori)
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di contatto con materiale tagliente
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischi di taglio alle mani per l’utilizzo di taglierini
·
Rischi di caduta dall’alto nelle fasi di immagazzinamento nei livelli
superiori degli scaffali
·
Rischi da schiacciamento, cesoiamento per contatto con elementi mobili
delle macchine e delle attrezzature
·
Rischio elettrico per contatto con apparecchiature alimentate
elettricamente
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici:
·
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli.
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati alla insufficienza di spazi con inadeguata viabilità e
difficoltà di movimentazione della merce
·
Rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti all’immagazzinamento intervengono direttamente anche in
altre fasi del ciclo lavorativo (scarico merci, preparazione carni,
preparazione frutta e verdura, vendita assistita, preparazione scaffali).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi legati a condizioni microclimatiche
disagevoli derivano dal fatto che in tutti i supermercati sono installati
impianti di condizionamento in quanto sono indispensabili, oltre che per
garantire condizioni microclimatiche di benessere per i clienti, anche per le
caratteristiche stesse delle strutture edilizie utilizzate dai supermercati
(ambienti molto ampi sprovvisti di regolari rapporti aeroilluminanti). I rischi
per la salute dei lavoratori sono legati al malfunzionamento degli impianti per
inadeguata progettazione e/o manutenzione. Le situazioni più frequentemente
riscontrabili sono:
-
sottodimensionamento dell’impianto rispetto al numero di persone presenti,
con numero di ricambi d’aria insufficienti
-
prese d’aria esterne troppo lontane dal gruppo aspirante con perdite di
carico significative
-
posizionamento della griglia di ripresa dell’aria esterna errata (vicino
a fonti di inquinamento) con contaminazione dell’aria nell’ambiente di lavoro
-
presenza di squilibri nella distribuzione dell’aria attraverso le
bocchette di mandata o gli anemostati, creati da zone a bassa temperatura per
l’esposizione di surgelati o cibi freschi e dalle aspirazioni di reparti specifici
come la rosticceria e la distribuzione del pesce fresco.
-
cattiva manutenzione e pulizia dell’impianto con possibile immissione
nell’ambiente di inquinanti chimici e/o biologici. Si rammenta che la carente
pulizia degli impianti può favorire la proliferazione di microrganismi nelle
batterie di umidificazione.
Stima del rischio da movimentazione di carichi
Lo stoccaggio della merce
non deperibile (bevande, scatolame vario, ecc. ) e il suo successivo
trasferimento nell’area di rivendita può comportare la necessità di rimuovere
completamente la merce dai bancali e roll-trainers in arrivo, per poi
predisporre nuovi carrelli e procedere a ulteriori bancalizzazioni per il
rifornimento dell’area rivendita. Le ragioni di tali necessità di
movimentazione sono da attribuirsi sia a vincoli di spazi disponibili che al
fatto che dai magazzini centrali la merce ordinata non arriva bancalizzata per
genere, bensì con disposizioni casuali che tengono conto di peso e volume, con
la necessità quindi di sbancalizzare per la scelta dei colli che servono al
momento.
Consuete operazioni svolte
durante questa fase lavorativa, sono le seguenti:
-
Traino dei bancali in arrivo mediante transpallets manuali
-
Sbancalamento scatolame
-
Sbancalamento cartoni
-
Sbancalamento confezioni bottiglie acqua
-
Traino su rampa in muratura di bancali con transpallets manuali.
-
Traino su rampa in muratura di roll-trainers acque minerali
-
Traino su rampa metallica di bancali con transpallet manuali
-
Posizionamento in cella merce deperibile
-
Aggancio carcassa mezze di manzo alla catena di traino
Da
precisare che le operazioni di traino su rampe in muratura si rendono
necessarie a causa di spazi ridotti e spesso non corrispondenti alle necessità
anche sul piano strutturale. Elementi generali importanti nella valutazione del
rischio da traino e spinta in tutte le fasi lavorative sono costituiti da:
condizioni di manutenzione delle rotelle dei roll-trainers, spesso riscontrate
molto carenti, tipologie di percorsi da effettuare, non solo in relazione alle
lunghezze, bensì anche alle tortuosità dei percorsi, condizionanti spesso
manovre plurime a causa della ristrettezza degli spazi.
Rischio da sollevamento: valutazione secondo NIOSH
- Sbancalamento scatolame: avviene da posizione
iniziale che varia da un minimo di 15
cm fino a 195 cm da terra con
riposizionamento su carrelli o carrellini aventi il piano posto a 20 - 50 cm da terra e con una dislocazione
angolare di 90 gradi.
Il peso dello scatolame oscilla da 7 - 20 Kg. con box per
lo più privi di prese o maniglie
Applicando la formula si
ottengono pesi limite raccomandati (PR) di circa 1 Kg. (IR>3)
- Sbancalamento cartoni : avviene
da posizione iniziale che varia da un
minimo di 30 cm fino a 150 cm da terra con riposizionamento su carrelli o carrellini aventi il piano posto
a 20 - 50 cm da terra, con dislocazione angolare di 180 gradi e con
frequenze superiori ai 15 sollevamenti
al minuto.
Il peso del cartone varia
da pochi chili fino a 20 Kg. con box
non ottimali e privi di prese o maniglie.
Applicando la formula si giudica non idoneo il lavoro
come viene svolto attualmente per
l'alta frequenza degli atti/min. perchè
il ritmo dei sollevamenti è superiore a 12-15 volte al minuto.
- Sbancalamento confezioni
bottiglie acqua : avviene da posizione iniziale
che varia da un minimo di 47 cm fino a 110 cm da terra,con riposizionamento su carrello avente ripiani posti da 20 cm a 155 cm, con dislocazione angolare
di 90 gradi e con frequenze superiori ai 15 sollevamenti al minuto.
Il peso dei contenitori
varia da 9 a 12 Kg. con box ottimali e
in assenza di prese o maniglie.
Applicando la formula il
lavoro risulta non idoneo per l'alta
frequenza degli atti/min.
- Aggancio carcassa mezze
di manzo:
la carcassa, del peso di 70-100 Kg viene appesa al gancio della catena di
traino, con presa ad altezza di circa 150 cm da terra.
In tutte le operazioni di sollevamento qui analizzate sì è
evidenziato un notevole superamento dei limiti NIOSH consigliati: ciò è dovuto principalmente alle posizione di
sollevamento a schiena flessa, alle torsioni del tronco, agli elevati ritmi. Particolarmente a rischio
risultano pertanto la colonna lombare e il cingolo scapolo-omerale.
Nelle operazioni di traino
dei bancali in arrivo su transpallets
manuale, il maggior sforzo sostenuto dagli operatori consiste nel "trattenere" il carico lungo
una rampa inclinata e nel mantenere,
evitando che caschino, i vari pacchi, eccessivamente accumulati sul bancale. Dalle valutazioni effettuate e dal
confronto coi limiti di riferimeno è emerso qunto segue:
- Traino su rampa in
muratura con transpallet manuale: la forza misurata col dinamometro per lo spostamento mediante transpallet manuale di un bancale del peso
di circa 700 Kg. è stata di 38 Kg.
(braccio 86 cm, inclinazione al traino 42°).
La
componente orizzontale è = 38.2 Kg. (lim.consigliato 22.5 Kg). IR>1
La componente verticale è =
25 Kg.
- Traino su rampa in
muratura di carrello acque minerali a
spinta, di circa 500 Kg, in transito
su rampa di 3° : la forza misurata con il dinamometro è stata di 25-30 Kg (avviamento) con punte di 40 Kg per il riallineamento delle rotelle girevoli. Limite consigliato: 22.5
Kg (IR>1)
- Traino su rampa metallica
mediante transpallet manuale : la forza misurata
con il dinamometro per lo spostamento,
mediante transpallet manuale, di
un bancale del peso di circa 500 Kg è
stata di 40 Kg.(braccio 78 cm, inclinazione al traino 35°).
La componente orizzontale è
= 32.7 Kg. (lim.consigliato 22.5 Kg.)
IR >1
La componente verticale è = 22.9 Kg.
- Posizionamento in cella della merce deperibile: trattasi
del posizionamento in cella di frutta e verdura che avviene attraverso
operazioni di traino e spinta di transpallets manuali e del posizionamento di
carni e pesce che avviene o all’interno di cassette di vario peso, a volte
anche bancalizzate con relative operazioni di traino-spinta ed eventuale
parziale sbancalizzazione in cella, oppure attraverso l’aggancio delle mezze di
bovino ai ganci della catena di traino.
Tutti i valori di forza di
traino misurati, risultano superiori ai limiti consigliati : questo comporta
alto rischio per l'apparato locomotore per gli operatori addetti (schiena, arti
superiori).
Spesso nelle zone di immagazzinamento delle merci non
vi è netta separazione tra le aree adibite allo stoccaggio e le aree da
dedicare al passaggio di mezzi e uomini; ciò determina spazi assai ristretti
con difficoltà alla movimentazione della merce.
La presenza di carichi con maniglie inadeguate o
sprovvisti di maniglie determina difficoltà di prensione da parte degli addetti
allo scarico delle merci con conseguente sovraccarico delle strutture della
mano.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e
lacero-contuse, schiacciamenti, folgorazioni e ustioni da corrente elettrica.
·
Ipotetici danni dovuti a condizioni microclimatiche disagevoli.
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide degli arti superiori, da movimentazione manuale dei
carichi e da sovraccarico biomeccanico.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura è
ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti
all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e dal sovraccarico meccanico
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere varie fasi operative che incidano sull’organizzazione globale
“dell’immagazzinamento” ed in particolare:
·
Immagazzinamento delle merci secondo peso e forma delle stesse
·
Costituzione di bancali di altezza adeguata
·
Adeguati ausili per la movimentazione delle merci
·
Percorsi adeguatamente segnalati e differenziati per persone e mezzi
·
Sufficienti spazi per la movimentazione della merce
·
Idonei DPI (guanti, calzature) e informazione e formazione del personale
sul loro utilizzo
Va ricordato che gli imballi,
non presentando adeguati mezzi di prensione, scivolano facilmente dalle mani e,
soprattutto i più pesanti, possono essere causa di gravi infortuni agli arti
inferiori (schiacciamento delle dita, etc..). L'uso di scarpe
antinfortunistiche per questo tipo di attività è difficilmente accettato dal
lavoratore che preferisce, invece, indossare scarpe comode e leggere. Resta
inteso che comunque, qualora il rischio residuo non sia completamente
eliminabile, dovranno essere fornite idonee scarpe di protezione e dovrà essere
effettuato anche un controllo circa l’effettivo utilizzo di questi DPI. La
migliore soluzione sarebbe quella di modificare i sistemi di imballaggio della
merce attualmente adottati facilitando la presa del carico.
Si è osservato che quasi
abitualmente i bancali vengono stoccati nel magazzino uno sopra l'altro: ciò
risulta inadeguato e pericoloso.
Il magazzino va dotato di
opportuna scaffalatura in modo tale che ogni bancale possa essere appoggiato
adeguatamente sugli appositi ripiani.
Si consiglia di stoccare al
piano più basso i bancali con la merce per cui è previsto piking manuale, ai
piani alti i bancali da prelevare per intero.
Per lo stivaggio di bancali
in quota, utile e sicuro è l'utilizzo del carrello elettrico dotato di cabina
che si eleva, insieme alle forche, al piano di prelievo del pallet: la
visibilità dell'operatore risulterà ottimale in ogni fase di lavoro.
In questo reparto vengono utilizzate macchine
pressacartoni che generalmente sono dotate di tutti i dispositivi di sicurezza
necessari ad evitare che le mani od altre parti del corpo degli addetti siano
offese dagli organi mobili lavoratori.
Un’adeguata progettazione e manutenzione degli impianti di
condizionamento è essenziale per garantire un benessere termico dei lavoratori.
Di seguito vengono descritti alcuni interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) può essere contenuto, anche se è comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa
devono essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’
altezza di almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di
autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle
nelle canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta
nella zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto
dell'aria nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità
dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere
inferiore a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
Per ridurre lo sforzo
fisico nelle operazioni di traino manuale è necessario che:
* la superficie del
pavimento sia levigata e non presenti irregolarità;
* vengano utilizzate ruote
di diametro adeguato: di norma, tanto maggiore è il diametro, tanto minore è la
forza richiesta;
* sia effettuata una
periodica manutenzione delle ruote (sia dei cuscinetti che del rivestimento
esterno). Utile la preparazione di veri e propri piani periodici di
programmazione degli interventi manutentivi;
* se si utilizzano carrelli
manuali il peso trainato non superi i 230 Kg. La distanza massima del percorso
e' di 16 m. per i carrelli a tre ruote, e di 33 m per quelli a quattro ruote;
* se si utilizzano
transpallet manuali, il peso trainato non superi i 680 Kg.. La distanza massima
consigliata è di 33 m.
* non vengano superati i
limiti superiori della forza orizzontale necessaria per avviare (22,5 Kg),
mantenere (18 Kg), e arrestare (36 Kg) un carrello manuale.
E' necessario progettare le
modalità di stoccaggio nei magazzini sia per la prevenzione dei danni
all'apparato locomotore nei lavoratori, sia per problemi di sicurezza.
Riguardo al primo punto
occorre stoccare i pallets pieni appena scaricati dai camion, non a terra ma
preferibilmente su apposita scaffalatura posta ad una altezza di 60-65 cm dal
piano di calpestio ( altezza nocche ).
E' consigliabile richiedere
ai fornitori di non stoccare sui bancali la merce per una altezza superiore ai
70-80 cm : ciò consentirà all'operatore, una volta immagazzinato il bancale ad
altezza nocche, di prelevare i pacchi più alti ad altezza inferiore a quella
delle spalle (135-140 cm). Se si consente all'operatore di effettuare il
sollevamento del carico entro queste due altezze (min. 65, max 135), saranno
evitate inutili e dannose flessioni del tronco consentendo, inoltre , senza
subire danno, il sollevamento di carichi di peso superiore ai 5-6 Kg.
consentiti dal NIOSH se si effettua sollevamento del carico in posizione
incongrua.
I bancali di prelievo su
cui vengono caricati i pacchi devono essere regolabili in altezza: ciò
consentirà all'operatore non solo di effettuare il prelievo del pacco, ma anche
di depositarlo, mantenendo la schiena sostanzialmente eretta.
Quando si solleva la
confezione, dalla zona di stoccaggio per deporla sul bancale, occorre evitare
di ruotare solo il tronco (torsione), ma effettuare il movimento utilizzando
gli arti inferiori.
Per evitare di spostare il
carico ruotando di 180°, si può posizionare il transpallet in modo che
l'operatore riduca il suo spostamento a 90°.
Per quanto riguarda i pesi
unitari delle confezioni è bene che essi non superino i 20-25 Kg.
Le confezioni che per la
loro dimensione o forma non consentano di essere facilmente maneggiate (es.
sacchi) devono essere sollevate (specie se di peso superiore ai 20 Kg.) sempre
da due operatori.
In generale le misure
massime raccomandate per un contenitore di imballaggio sono di 51 cm di
lunghezza, 36 cm di profondità e 15 cm di altezza.
Aumentando la misure
occorre ridurre il peso in esso contenuto.
In generale il sollevamento
e trasferimento di carichi di peso inferiore ai 10 Kg., richiedono solo alcune
semplici cautele progettuali organizzative: il maneggiare frequentemente pesi
intorno ai 20-25 Kg. può essere consentito solo in presenza di una rigorosa
progettazione ergonomica del posto di lavoro (assenza di flessotorsione del
tronco, peso vicinissimo al corpo, ritmi estremamente bassi): si consiglia
pertanto di richiedere ai fornitori merci in confezioni unitarie di peso
possibilmente uguale o inferiore ai 10 Kg.
Le aree adibite
all’immagazzinamento delle merci devono avere spazi delimitati ben distinti
dalle zone di viabilità dei mezzi e degli uomini, in modo tale che vengano
recuperati spazi sufficienti ad un’agevole movimentazione dei carichi.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con maniglia di dimensioni incongrue,
possono risultare dannosi per la struttura della mano. Può essere utile, anche
se non completamente risolutivo, attuare i seguenti suggerimenti:
* evitare di trasportare,
per percorsi superiori a pochi metri, pesi (dotati di maniglie) maggiori di 10
Kg. con una sola mano: per percorsi superiori servirsi di carrelli;
* trasportare pesi dotati
di maniglia molto stretta può essere dannoso per la struttura della mano. Le
maniglie delle latte andrebbero munite di adeguata impugnatura già al momento
della loro fabbricazione;
* potrebbe risultare utile
dotare i lavoratori di guanti con incorporato manicotto protettivo incorporato
nel palmo, da adottare quando si sollevano oggetti con maniglie di diametro
troppo piccolo; occorre però verificare preventivamente che tale soluzione non
diminuisca l’efficacia della presa;
* per il trasporto di
cassette (es. cassette frutta) è bene che anch'esse siano dotate di idonea
maniglia;
* la prensione a palmo in
giù (es. lattine senza maniglia) se utilizzata frequentemente e' pericolosa:
infatti è scarsamente vantaggioso per le strutture della mano perché fa
lavorare quasi esclusivamente i piccoli muscoli intrinseci delle dita.
Conservando questa modalità di sollevamento, per non affaticare le strutture
della mano, non dovrebbero essere ripetutamente trasportati oggetti di peso
superiori al 1/2 Kg! (da Ergonomic Design for people at
work -cap.20-vol.2- Eastman Kodak Company).
E' dunque preferibile:
- trascinare l'oggetto il più possibile vicino all'imballaggio,
senza sollevarlo;
- se e' dotato di maniglia
far presa su di essa nel sollevarlo;
- se non è dotato di
maniglia, sollevarlo, fin quanto è possibile, con due mani.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali anche (part-time,
tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for
manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
La merce dai diversi reparti (macelleria, frutta e
verdura, panetteria e pasticceria, pescheria), dal magazzino e dall’arrivo
scarico merce viene trasportata in sala vendita utilizzando transpallet e roll
trainer. La merce viene disposta sui bancali secondo criteri di peso e di
genere. A volte occorre una sbancalizzazione preliminare altre volte si
dispongono i bancali già predisposti.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Transpallet elettrici
·
Transpallet manuali
·
Roll trainer
·
Taglierini manuali per il disimballo
·
Scale portatili
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane, dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquisite dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti alle
caratteristiche delle aree di lavoro, alla organizzazione del lavoro ed alle
caratteristiche delle attrezzature, degli utensili e delle macchine utilizzate:
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di contatto con materiale tagliente
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischi di taglio alle mani per l’utilizzo di taglierini
·
Rischi di caduta dalle scalette portatili durante il posizionamento
della merce sugli scaffali superiori
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici:
-
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli
-
Rischi legati alla inadeguatezza dell’impianto di illuminazione;
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati a fattori ergonomici dovuti a movimenti ripetitivi degli
arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti alla preparazione scaffali intervengono direttamente
anche in altre fasi del ciclo lavorativo (scarico merci, immagazzinamento,
preparazione carni, preparazione frutta e verdura, vendita assistita,).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi legati a condizioni microclimatiche
disagevoli derivano dal fatto che in tutti i supermercati sono installati
impianti di condizionamento in quanto sono indispensabili, oltre che per
garantire condizioni microclimatiche di benessere per i clienti, anche per le
caratteristiche stesse delle strutture edilizie utilizzate dai supermercati
(ambienti molto ampi sprovvisti di regolari rapporti aeroilluminanti). I rischi
per la salute dei lavoratori sono legati al malfunzionamento degli impianti per
inadeguata progettazione e/o manutenzione. Le situazioni più frequentemente
riscontrabili sono:
-
sottodimensionamento dell’impianto rispetto al numero di persone
presenti, con numero di ricambi d’aria insufficienti
-
prese d’aria esterne troppo lontane dal gruppo aspirante con perdite di
carico significative
-
posizionamento della griglia di ripresa dell’aria esterna errata (vicino
a fonti di inquinamento) con contaminazione dell’aria nell’ambiente di lavoro
-
presenza di squilibri nella distribuzione dell’aria attraverso le
bocchette di mandata o gli anemostati, creati da zone a bassa temperatura per
l’esposizione di surgelati o cibi freschi e dalle aspirazioni di reparti
specifici come la rosticceria e la distribuzione del pesce fresco.
-
cattiva manutenzione e pulizia dell’impianto con possibile immissione
nell’ambiente di inquinanti chimici e/o biologici. Si rammenta che la carente
pulizia degli impianti può favorire la proliferazione di microrganismi nelle
batterie di umidificazione.
I rischi legati alla inadeguatezza dell’impianto
di illuminazione sono dovuti ad una cattiva progettazione illuminotecnica,
con conseguente presenza di aree sovrailluminate accanto ad aree scarsamente
illuminate. In genere tale situazione è dovuta al fatto che l’illuminazione
viene studiata al fine di attirare l’attenzione sui prodotti in vendita, non
tenendo conto delle esigenze dei lavoratori.
Stima del rischio da movimentazione di carichi
Durante
tale fase di lavoro il peso individuale delle singole confezioni movimentate,
in generale è da ritenersi inferiore rispetto alle altre fasi (arrivo e
scarico, immagazzinamento, preparazione carni, preparazione frutta e verdura ),
in quanto i cartoni contenenti più di una confezione di prodotto vengono spesso
aperti sul carrello nel quale sono stati trasferiti e poi vengono prelevate le
singole confezioni per essere posizionate sullo scaffale.
Un elemento di rischio
posturale importante di questa fase è rappresentato dalle estensioni dimensionali,
in altezza soprattutto, possedute dagli scaffali, che costringono l’operatore a
continui movimenti di estrema flessione del tronco e di iperestensione estrema
dello stesso.
Il rischio da movimenti
ripetitivi degli arti superiori è connesso alla ripetizione di gesti sempre
simili, in cui sono coinvolti sempre i medesimi gruppi muscolari, in
particolare durante le operazioni di confezionamento.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con impugnature incongrue possono risultare
dannosi per le strutture articolari e muscolotendinee degli arti superiori.
L’inadeguatezza della
impugnatura, concentrando lo sforzo sui più piccoli gruppi muscolari,
contribuisce senza dubbio ad aumentare il rischio per le strutture articolari e
muscolotendinee.
L’entità del rischio, di
rilievo in questa fase di lavoro, è determinata dalla frequenza dei gesti,
dallo sforzo applicato e dalla durata complessiva delle operazioni comportanti
movimenti ripetitivi.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e
lacero-contuse, schiacciamenti.
·
Ipotetici danni dovuti a condizioni microclimatiche disagevoli e a
illuminazione inadeguata.
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide, da movimentazione manuale dei carichi.
·
tendiniti, tenosinoviti, periartrite scapolo-omerale (Morbo di Duplay),
sindrome del tunnel carpale da movimenti ripetitivi.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto nel
capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura è
ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti
all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli.
Una cattiva illuminazione, può determinare negli
addetti una sindrome astenopica.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e da movimenti ripetitivi
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere vari interventi sulle attrezzature, sull’ambiente e
sull’organizzazione del lavoro.
I lavoratori devono essere dotati di adeguati ausili
per la movimentazione delle merci, i percorsi devono essere adeguatamente
segnalati e differenziati per persone e mezzi, gli spazi devono essere
sufficienti per la movimentazione della merce.
Dovranno essere a disposizione idonei DPI (guanti,
calzature) e il personale dovrà essere informato e formato sul loro utilizzo.
Va ricordato che gli imballi,
non presentando adeguati mezzi di prensione, scivolano facilmente dalle mani e,
soprattutto i più pesanti, possono essere causa di gravi infortuni agli arti
inferiori (schiacciamento delle dita, etc..). L'uso di scarpe
antinfortunistiche per questo tipo di attività è difficilmente accettato dal
lavoratore che preferisce, invece, indossare scarpe comode e leggere. Resta
inteso che comunque, qualora il rischio residuo non sia completamente
eliminabile, dovranno essere fornite idonee scarpe di protezione e dovrà essere
effettuato anche un controllo circa l’effettivo utilizzo di questi DPI. La
migliore soluzione sarebbe quella di modificare i sistemi di imballaggio della
merce attualmente adottati, la qual cosa, facilitando la presa del carico,
ridurrebbe il rischio di danni all'apparato osteoarticolare.
Un’adeguata
progettazione e manutenzione degli impianti di condizionamento è essenziale per
garantire un benessere termico dei lavoratori. Di seguito vengono descritti
alcuni interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) può essere contenuto, anche se e' comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa
devono essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’altezza
di almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle nelle
canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta nella
zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto dell'aria
nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità
dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere
inferiore a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
Per ridurre lo sforzo
fisico nelle operazioni di traino manuale è necessario che:
* la superficie del
pavimento sia levigata e non presenti irregolarità;
* la composizione del
rivestimento esterno sia rigida: quanto maggiore è la durezza, tanto minore è
la forza richiesta;
* vengano utilizzate ruote
di diametro adeguato: di norma, tanto maggiore è il diametro, tanto minore è la
forza richiesta;
* sia effettuata una
periodica manutenzione delle ruote ( sia dei cuscinetti che del rivestimento
esterno). Utile la preparazione di veri e propri piani periodici di
programmazione degli interventi manutentivi;
* se si utilizzano carrelli
manuali il peso trainato non superi i 230 Kg. La distanza massima del percorso
e' di 16 m. per i carrelli a tre ruote, e di 33 m per quelli a quattro ruote;
* se si utilizzano
transpallet manuali, il peso trainato non superi i 680 Kg.. La distanza massima
consigliata è di 33 m.
* non vengano superati i
limiti superiori della forza orizzontale necessaria per avviare (22,5 Kg),
mantenere (18 Kg), e arrestare (36 Kg) un carrello manuale.
E' necessario progettare le
modalità di stoccaggio nei magazzini sia per la prevenzione dei danni all'apparato
locomotore nei lavoratori, sia per problemi di sicurezza.
Riguardo al primo punto
occorre stoccare i pallets pieni appena scaricati dai camion, non a terra ma
preferibilmente su apposita scaffalatura posta ad una altezza di 60-65 cm dal
piano di calpestio ( altezza nocche ).
E' consigliabile richiedere
ai fornitori di non stoccare sui bancali la merce per una altezza superiore ai
70-80 cm : ciò consentirà all'operatore, una volta immagazzinato il bancale ad
altezza nocche, di prelevare i pacchi più alti ad altezza inferiore a quella
delle spalle (135-140 cm). Se si consente all'operatore di effettuare il
sollevamento del carico entro queste due altezze (min. 65, max 135), saranno
evitate inutili e dannose flessioni del tronco consentendo, inoltre , senza
subire danno, il sollevamento di carichi di peso superiore ai 5-6 Kg.
consentiti dal NIOSH se si effettua sollevamento del carico in posizione
incongrua.
I bancali di prelievo su
cui vengono caricati i pacchi devono essere regolabili in altezza: ciò consentirà
all'operatore non solo di effettuare il prelievo del pacco, ma anche di
depositarlo, mantenendo la schiena sostanzialmente eretta.
Quando si solleva la
confezione, dalla zona di stoccaggio per deporla sul bancale, evitare di
ruotare solo il tronco (torsione), ma effettuare il movimento utilizzando gli
arti inferiori.
Per evitare di spostare il
carico ruotando di 180°, si può posizionare il transpallet in modo che
l'operatore riduca il suo spostamento a 90°.
Per quanto riguarda i pesi
unitari delle confezioni è bene che essi non superino i 20-25 Kg.
Le confezioni che per la
loro dimensione o forma non consentano di essere facilmente maneggiate (es.
sacchi) devono essere sollevate (specie se di peso superiore ai 20 Kg.) sempre
da due operatori.
In generale le misure
massime raccomandate per un contenitore di imballaggio sono di 51 cm di
lunghezza, 36 cm di profondità e 15 cm di altezza.
Aumentando la misure
occorre ridurre il peso in esso contenuto.
In generale il sollevamento
e trasferimento di carichi di peso inferiore ai 10 Kg., richiedono solo alcune
semplici cautele progettuali organizzative: il maneggiare frequentemente pesi
intorno ai 20-25 Kg. può essere consentito solo in presenza di una rigorosa
progettazione ergonomica del posto di lavoro (assenza di flessotorsione del
tronco, peso vicinissimo al corpo, ritmi estremamente bassi): si consiglia
pertanto di richiedere ai fornitori merci in confezioni unitarie di peso
possibilmente uguale o inferiore ai 10 Kg.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con maniglia di dimensioni incongrue,
possono risultare dannosi per la struttura della mano. Può essere utile, anche
se non completamente risolutivo, attuare i seguenti suggerimenti:
* evitare di trasportare,
per percorsi superiori a pochi metri, pesi (dotati di maniglie) maggiori di 10
Kg. con una sola mano: per percorsi superiori servirsi di carrelli;
* trasportare pesi dotati
di maniglia molto stretta può essere dannoso per la struttura della mano. Le
maniglie delle latte andrebbero munite di adeguata impugnatura già al momento
della loro fabbricazione;
* potrebbe risultare utile
dotare i lavoratori di guanti con incorporato manicotto protettivo incorporato
nel palmo, da adottare quando si sollevano oggetti con maniglie di diametro
troppo piccolo; occorre però verificare preventivamente che tale soluzione non
diminuisca l’efficacia della presa;
* per il trasporto di
cassette (es. cassette frutta) è bene che anch'esse siano dotate di idonea
maniglia;
* la prensione a palmo in
giù (es. lattine senza maniglia) se utilizzata frequentemente e' pericolosa:
infatti è scarsamente vantaggioso per le strutture della mano perché fa
lavorare quasi esclusivamente i piccoli muscoli intrinseci delle dita.
Conservando questa modalità di sollevamento, per non affaticare le strutture
della mano, non dovrebbero essere ripetutamente trasportati oggetti di peso
superiori al 1/2 Kg! (da Ergonomic Design for people at
work -cap.20-vol.2- Eastman Kodak Company).
E' dunque preferibile:
- trascinare l'oggetto il più possibile vicino all'imballaggio,
senza sollevarlo;
- se e' dotato di maniglia
far presa su di essa nel sollevarlo;
- se non è dotato di
maniglia, sollevarlo, fin quanto è possibile, con due mani.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali anche (part-time,
tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for
manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981
2.
FASE DI LAVORAZIONE: PREPARAZIONE CARNI
3.
COD. INAIL: 130
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E
CHIMICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. ADDETTI: 200
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
Il reparto macelleria è solitamente in diretta comunicazione
con la cella frigorifera e con il reparto vendita onde consentire un agevole
caricamento del bancone. Gli addetti recuperano dalle celle frigorifere i
quarti di manzo o comunque i pezzi di carne di grandi dimensioni e le pongono
sui banchi di lavorazione. La carne viene sezionata, lavorata, preparata in porzioni
e preincartata; quindi viene trasportata sui banchi di esposizione in sala
vendite.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Affettatrice
·
Confezionatrice carni
·
Idropulitrice fissa
·
Lavastoviglie
·
Segaossi
·
Sterilizzatore coltelli
·
Svizzeratrice
·
Tagliabistecche
·
Tagliacotolette
·
Tritacarne con mescolatrice ed elevatore
·
Tritacarne da tavolo
·
Coltelli
·
Paranco e guidovia
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane, dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquistate dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo.
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza legati al tipo di
attrezzature, utensili e macchine utilizzate:
·
Rischio di tagli alle mani durante il taglio manuale della carne,
l’utilizzo di macchine (segaossi), la disossatura, la pulizia di attrezzi o
macchine taglienti
·
Rischio di ustioni sulle macchine di confezionamento delle porzioni di
carne per contatto con la piastra ad alte temperature
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori (un caso particolare di
infortunio appartenente a questo gruppo è rappresentato dalla fuoriuscita dalla
propria sede dei ganci a cui sono appesi i quarti di manzo, con lesioni
traumatiche sui lavoratori)
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischio elettrico per contatto con apparecchiature alimentate
elettricamente
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici e
chimici:
-
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli
-
Rischi dovuti all’utilizzo di sostanze detergenti e disinfettanti per la
pulizia dei banchi di lavoro e delle attrezzature
-
Rischi dovuti alla possibile presenza di fumi prodotti dalle
confezionatrici automatiche;
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati a fattori ergonomici dovuti a movimenti ripetitivi degli
arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti alla preparazione carni intervengono direttamente anche
in altre fasi del ciclo lavorativo (scarico merci, immagazzinamento,
preparazione scaffali).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi dovuti a condizioni microclimatiche
disagevoli sono legati alla preparazione di carni in locali mantenuti ad
una temperatura massima di 12° C; inoltre la temperatura interna della carne
non deve raggiungere più di 7° C se le operazioni di manipolazione durano meno
di un’ora e di 4° C se superano un’ora (DPR 1/3/92 n. 277 recepimento del
regolamento di attuazione alla Direttiva 88/657 CEE).
In questo reparto si riscontrano valori di
temperatura ambiente di 12° C con umidità relativa pari all’80%, mentre la
carne in uscita dalla cella frigorifera presenta una temperatura interna di 0°
C. Inoltre l’operatore è frequentemente soggetto a sbalzi termici per il
passaggio o nell’area vendita (20° C) o nelle celle frigorifere (0° C).
I rischi dovuti all’utilizzo di sostanze
detergenti e disinfettanti possono assumere un certo rilievo qualora i
lavoratori non utilizzino adeguati dispositivi individuali di protezione
(guanti).
I rischi dovuti alla presenza di fumi sulle macchine
confezionatrici automatiche sono solamente potenziali, in quanto alle normali
temperature di esercizio il film a base di materie plastiche utilizzato (PVC,
polietilene) non emette fumi. Comunque generalmente tali macchine sono oggi
dotate di aspirazione localizzata.
Stima del rischio da movimentazione di carichi
Le operazioni a rischio
comprendono sia azioni di sollevamento manuale che di traino di carichi.
Per la valutazione del
rischio da sollevamento di carichi è stata utilizzata la formula del NIOSH.
Per quanto riguarda il
traino sono stati presi a riferimento i limiti proposti da “The Ergonomics
Group-Health and Enviroment Laboratories-Eastman Kodak Company: 22.5 Kg
all’inizio del traino, 18 Kg nel mantenimento della corsa, 36 Kg all’arresto.
Utile appare anche il confronto con le tabelle di Snook e Ciriello(1991).
Sono state analizzate le seguenti
operazioni a rischio:
- Sgancio carcassa
- Aggancio carcassa
disossata
- Sollevamento cassette
carni da macinare
- Riposizione/Prelievo da
scaffalatura del frigorifero
Rischi da sollevamento: valutazione secondo NIOSH
- Sgancio carcassa
La carcassa del peso di
70-100 Kg appesa al gancio della catena
di traino , posta a 150 cm da terra, viene sganciata e traslata sul ripiano di lavoro a 90 cm da terra.
Applicando la formula del
NIOSH si ottiene un peso limite raccomandato (PR)= 6 Kg, essendoci dislocazione angolare di 180° e un
giudizio di presa scarso. (IR: 11.6 –
16.6)
- Aggancio carcassa
disossata
La carcassa disossata, del peso di 50-70 Kg, viene portata
dal piano di lavoro posto a 90 cm, al doppio gancio a 115 cm da terra.
Applicando la formula si
ottiene un peso limite raccomandato (PR)=3.27 Kg, essendoci dislocazione
angolare di 180°, distanza dal corpo di
64 cm e giudizio di presa scarso.
IR = 15.2 – 21.4
- Sollevamento cassette di
carne da macinare
Le cassette poste su di un
carrellino a 25 cm da terra, con peso
variabile da 25 a 35 Kg, sono sollevate
al piano di carico del tritacarne posto
a 120 cm mediante una rotazione di 90°
del tronco.
Applicando la formula si
ottiene un peso limite raccomandato (PR)=5.5 Kg. IR>3
La seconda
operazione di macinatura prevede un sollevamento della cassetta da 78 cm (piano di uscita del primo
macinato) al piano di carico (120 cm)
senza dislocazione angolare.
Applicando la formula si ottiene un peso limite raccomandato
(PR) = 9.9 Kg. IR >1 o >3
- Prelievo confezioni da
scaffalature in cella frigorifero
Le scaffalature del tipo a
soffitto obbligano la riposizione o il prelievo delle confezioni, del peso
variabile da 1 a 3 Kg, alle condizioni
più sfavorevoli ad una altezza di 2 metri.
Applicando la formula il
peso consigliato è di 8.9 Kg, essendo i box di forma ottimale.
Tutti i pesi sollevati manualmente risultano eccessivamente
superiori rispetto ai limiti NIOSH.
Il rischio per l'apparato locomotore dei lavoratori addetti
alle operazioni descritte è perciò elevatissimo sia per eventi acuti che
cronici.
Il rischio da movimenti
ripetitivi degli arti superiori è connesso alla ripetizione di gesti sempre
simili, in cui sono coinvolti sempre i medesimi gruppi muscolari, in
particolare nelle operazioni di taglio.
L’entità del rischio, è
principalmente determinata dalla frequenza dei gesti, dallo sforzo applicato e
dalla durata complessiva delle operazioni comportanti movimenti ripetitivi. Il
rischio è comunque sempre rilevante in questa fase lavorativa.
Nel caso, ad esempio, del
taglio di carni semicongelate la forza richiesta, tenuto conto di una serie di
fattori (possibili posizioni del polso, uso di guanti, ecc.),
risulta assai vicina al massimo della forza sviluppabile. La ripetizione per
molte volte al minuto, per diverse ore per turno, di questo tipo di operazione
di taglio, potrebbe comportare la comparsa di fatica o di dolore muscolare
nella maggioranza delle donne e nel 50% degli uomini.
L’inadeguatezza della
impugnatura degli attrezzi, concentrando lo sforzo sui più piccoli gruppi
muscolari, contribuisce senza dubbio ad aumentare il rischio per le strutture
articolari e muscolotendinee.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e lacero-contuse,
schiacciamenti, folgorazioni e ustioni da corrente elettrica, ustioni per
contatto con la piastra scaldante della confezionatrice automatica.
·
Ipotetici danni da agenti fisici e chimici.
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide, da movimentazione manuale dei carichi.
·
Tendiniti, tenosinoviti, periartrite scapolo-omerale (Morbo di Duplay),
sindrome del tunnel carpale da movimenti ripetitivi.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura
è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie, dell’apparato osteoartromuscolare e dell’apparato cutaneo
conseguenti all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli, ai fumi
delle confezionatrici e alle sostanze detergenti e disinfettanti. In
particolare, il contatto con detergenti e disinfettanti, sostanze irritanti e/o
allergizzanti, può provocare la comparsa di dermatiti eczematose negli addetti.
Le condizioni
microclimatiche sfavorevoli (freddo, continui sbalzi di temperatura) possono
favorire l'insorgenza di malattie:
- dell'apparato
respiratorio (affezioni delle vie aeree superiori, bronchite cronica);
- dell'apparato
osteoarticolare;
- dell'apparato
circolatorio (sindrome di Raynaud).
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e da movimenti ripetitivi
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere vari interventi sulle attrezzature, sull’ambiente e
sull’organizzazione del lavoro.
I lavoratori devono essere dotati di adeguati ausili
per la movimentazione delle merci, i percorsi devono essere adeguatamente
segnalati e differenziati per persone e mezzi, gli spazi devono essere
sufficienti per la movimentazione della merce.
Dovranno essere a disposizione idonei DPI (guanti,
calzature) e il personale dovrà essere informato e formato sul loro utilizzo.
La carne, una volta
scaricata dagli autocarri viene immagazzinata nelle celle frigorifere. In
quelle più moderne, il sistema di ganci a cui vengono appesi i quarti è
controllato elettricamente. Tale meccanismo favorisce la movimentazione sia
all'interno della cella che tra la cella ed il reparto di preparazione della
carne. I binari devono essere dotati di sistemi che evitino lo scarrucolamento
dei ganci.
Macchine affettatrici
La norma EN 1974 ( diventata norma armonizzata nel 1998)
stabilisce i requisiti di sicurezza e di igiene che le affettatrici devono
avere.
Si rammenta che il DPR
459/96 individua nelle norme armonizzate lo strumento tecnico per la realizzazione
di macchine sicure: il rispetto della norma armonizzata consente di dichiarare
la conformità ai requisiti essenziali di sicurezza dell’allegato I.
La norma armonizzata citata
costituisce sicuramente un riferimento anche per soluzioni da realizzare sulle
macchine costruite prima del 21/9/96, in particolare vengono indicate le
protezioni essenziali da realizzare (paralama, protezione per l’impugnatura,
etc.) e le loro caratteristiche dimensionali.
1)
Protezione piastra saldante
2)
Controllo della temperatura della piastra stessa (inferiore ad 80° C)
3)
Utilizzo di mezzi di protezione quali guanti termoresistenti.
Nel caso delle
confezionatrici automatiche, è opportuno ridurre la velocità di avanzamento del
film plastico, in maniera da diminuire la possibilità di rottura o di blocco
dello scorrimento del film stesso, al fine di evitare continui interventi
dell'operatore sulla macchina.
In genrerale si rende necessario migliorare la protezione della
lama ed adottare idonei attrezzi "spingitori" atti ad evitare che il
macellaio tenga il pezzo con le mani.
Per questa macchina è in
fase di armonizzazione una norma europea che tuttora è disponibile come prEN
(prEN 12268). Anche questa norma così come quella già citata per le
affettatrici fornisce indicazioni specifiche sulle tipologie delle protezioni
da realizzare e sulle loro caratteristiche dimensionali.
Nell’utilizzo di questa
macchina è importante adottare adeguate procedure soprattutto in quelle
operazioni più pericolose quali ad esempio il taglio delle articolazioni. In
questo specifico caso bisogna evitare il taglio isolato delle articolazione, ma
procedere al taglio dell’osso lungo secondo la seguente sequenza:
a) le articolazioni non
devono essere mai segate per prime e quindi isolate dall’osso;
b) impugnare l’osso
all’estremo opposto alla articolazione da sezionare e procedere con
un’incisione longitudinale al collo dello stesso;
c) impugnare l’osso a
sufficiente distanza dal nastro della sega e procedere al taglio trasversale
dell’articolazione con l’ausilio dello spingitore;
d) eseguire la stessa
operazione per l’altra estremità dell’osso.
In alcuni supermercati, nel
reparto macelleria è stato possibile ridurre il numero di infortuni da taglio
acquistando i quarti di carne già preparati.
In questo caso, evitando la
fase preliminare di disossamento e sezionamento dei grossi pezzi, il macellaio
si occupa esclusivamente di preparare la carne in pezzi più piccoli utilizzando
i soli guanti a maglia metallica.
Esistono in commercio
diversi tipi di guanti di protezione, ritenuti dai lavoratori quasi sempre
molto scomodi.
Un tipo di guanto che
prevede la protezione di sole tre dita, viene ritenuto leggermente più comodo
dai macellai interpellati rispetto agli altri che, pur proteggendo tutta la
mano, ne limitano il movimento riducendo la capacità di presa.
Un’adeguata
progettazione e manutenzione degli impianti di condizionamento è essenziale per
garantire un benessere termico dei lavoratori. Di seguito vengono descritti
alcuni interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) puo' essere contenuto, anche se e' comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa devono
essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’ altezza di
almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle
nelle canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta
nella zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto
dell'aria nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere
inferiore a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
Più l'ambiente è freddo,
più la dispersione di calore per il soggetto è rilevante e più il numero di clo
necessario per opporsi a questa dispersione deve essere elevato.
Il potere isolante degli
indumenti è profondamente modificato dal loro tenore di umidità.
L'umidità può provenire sia
dall'acqua esterna (rugiada o pioggia) sia anche, dalla condensazione del
vapore d'acqua che diffonde dalla pelle e che si forma con la traspirazione e
dalle vie aree.
Da quanto premesso ne
consegue che gli indumenti esterni devono permettere la traspirazione in modo
da prevenire un accumulo di umidità all'interno a causa della sudorazione.
Se i compiti lavorativi
assegnati al lavoratore prevedono che questo debba passare da un ambiente a
temperatura fredda a uno a temperatura normale e/o viceversa, il lavoratore
deve assicurarsi che gli abiti non siano intrisi di sudore.
Se gli abiti sono umidi, il
lavoratore deve sostituirli con abiti asciutti prima di entrare nell'area
fredda. I lavoratori devono cambiarsi le calze e sostituire le suolette ad
intervalli regolari e/o usare scarpe protettive contro l'umidità.
La frequenza ottimale di
sostituzione deve essere determinata empiricamente e varierà da individuo ad
individuo a seconda del tipo di scarpe indossate ed in funzione della
sudorazione del piede. Pertanto è indispensabile prevedere un'area a
temperatura normale adibita a spogliatoio adiacente al locale "lavorazione
carni".
Bisogna inoltre prevedere
delle protezioni:
- per le mani: per evitare
il contatto diretto della pelle con il metallo i lavoratori potranno indossare
un guanto di cotone sotto il guanto a maglia metallica, utilizzato per la
protezione delle mani da eventuali infortuni;
- per la testa.
I lavoratori addetti ad
operazioni in aree a basse temperature dovranno essere dotati di idonei mezzi
di protezione personale e le lavorazioni dovranno essere organizzate in modo da
evitare la continua esposizione a sbalzi di temperatura. E' pertanto opportuno
che le operazioni alle basse temperature vengano eseguite in maniera
continuativa, senza interruzioni, magari limitando l'impegno orario di tale
lavoro.
In occasione dell'accesso
alla cella frigorifera i lavoratori dovranno indossare idonei indumenti di
protezione. Nelle realtà esaminate questa procedura spesso non viene seguita in
quanto i lavoratori tendono a considerare una perdita di tempo l'indossare
l'indumento di protezione dal freddo se la sosta non si protrae per un periodo
di tempo significativo.
Per il trasporto delle
carni da tagliare o già preparate devono essere utilizzati transpallet o carrelli
regolabili in altezza.
Per quanto riguarda lo
stoccaggio delle carni nelle celle frigorifere il suggerimento base è che pesi,
come quelli attualmente maneggiati, richiedono l'adozione di ausili meccanici
nel trasporto e nella fase di aggancio. Per questa operazione possono essere
utili dei ganci pneumatici. In assenza di ausilii le carni vanno consegnate già
tagliate in pezzi di peso inferiore ai 20 - 25 Kg.
Nella scelta del tipo di
coltello da utilizzare valgono le seguenti considerazioni.
a) l'impugnatura di un
coltello professionale deve garantire la sicurezza d'uso; deve quindi essere
dotato di rivestimento antiscivolo. Corrette misure antropometriche contribuiranno
in larga misura a migliorare le condizioni di sicurezza della presa migliorando
l'aderenza e l'alloggio delle dita nell'impugnatura.
b) L’impugnatura deve
essere di dimensioni adatte alle diverse misure antropometriche.
c) Il coltello deve
garantire il comfort: a parita' di lavoro, il tipo di modello adottato per
specifiche operazioni, attraverso variazioni di forma dell'impugnatura e della
lama, puo' assicurare riduzioni dell'attivita' muscolare con conseguente
decremento del sovraccarico tendineo e probabilmente anche delle patologie
specifiche.
Da studi di laboratorio
(EMG), volti alla definizione di quale delle sagomature descritte risultasse
piu' congrua ai criteri ergonomici, e' risultato che i modelli B-B1-B2 (Fig. 1)
presentano requisiti ottimali. Si ricorda che il materiale di rivestimento
dell'impugnatura del coltello deve essere in materiale antisdrucciolo e
lavabile.
Occorre ricordare, inoltre,
che le misure di diametro dell'impugnatura inferiori a 2,5 cm riducono le forze
sviluppate dalla presa della mano del 40%. E' importante percio' utilizzare
impugnature con diametro tra 3 e 5 cm.
Anche l'uso di guanti
riduce le forze di pressione di circa il 20% per uso di guanti in gomma tipo
cucina, del 26% per uso di guanti di cotone pesante tipo giardinaggio.
La presenza , durante lo
svolgimento del lavoro, di piccole deviazioni del polso in direzione del
pollice (lato radiale) o del mignolo (lato ulnare) riduce ulteriormente la
forza di prensione rispettivamente del 25% e del 40%.
Tenuto conto di queste
riduzioni, la forza richiesta, ad esempio, per tagliare carni semicongelate,
risulta assai vicina alla massima forza sviluppabile (110 N).
Ripetere molte volte al
minuto, per diverse ore per turno, questo tipo di operazione di taglio,
potrebbe comportare la comparsa di fatica o dolore muscolare nella maggioranza
delle donne o nel 50% degli uomini (EASTMAN KODAK COMPANY).
Per operazioni continuative
di taglio e' bene prevedere una pausa di 5 minuti ogni ora di attivita'.
Per taglio di carni
semicongelate occorre selezionare guanti con la piu' bassa interferenza sulla
forza di prensione, prevedere un adeguato range di taglie per permettere agli
operatori di scegliere la taglia piu' adatta alle dimensioni della propria
mano.
Per concludere questo importante,
ma poco conosciuto capitolo, ci sembra utile fornire delle check-list di
suggerimenti generali così come forniti dalla letteratura più recente.
-
Distribuire il carico di lavoro su più gruppi muscolari possibili, in
modo da evitare il sovraccarico dei più piccoli gruppi muscolari.
-
Disegnare le operazioni in modo da permettere di impegnare le dita e il
palmo anzichè l’indice e il pollice.
-
Evitare estreme flesso-estensioni del polso. Disegnare l’area di lavoro
in modo tale che l’altezza, l’orientamento, la profondità permetta alle
articolazioni di rimanere il più vicino possibile alla loro posizione “neutra”
durante le fasi di massimo sforzo.
-
Usare poca forza durante le rotazioni o le flessioni delle
articolazioni: usare un ausilio meccanico se è richiesta molta forza. Evitare
lavori che richiedono operazioni ripetitive di impugnatura.
-
Far ruotare gli operatori su lavori che comportano diverse richieste di
forza cosicchè nessun operatore sarà addetto in via esclusiva e continuativa ai
lavori più pesanti durante l’intero turno di lavoro.
-
Se non è possibile fare turnazioni, alternare il lavoro principale con
numerose operazioni più leggere che consentano un intervallo al lavoro dei
muscoli e delle articolazioni più coinvolti e sollecitati.
-
Insegnare ai lavoratori a riconoscere precocemente i segni dei disturbi
da lavoro ripetitivo e a riferirli immediatamente al personale sanitario, in
modo tale da essere assegnati ad un lavoro meno stressante fino alla remissione
dei sintomi: ciò può ridurre il rischio di più severi problemi e diminuire al
contempo il periodo di lavoro perso.
-
Studiare il modo migliore di compiere le operazioni ripetitive più
difficoltose cosicchè possa essere minimizzato lo sforzo delle articolazioni,
dei tendini, dei muscoli.
-
Quando un lavoratore viene addetto ex novo ad un lavoro con operazioni
ripetitive o quando riprende il lavoro dopo alcune settimane di assenza,
occorre farlo ruotare su diverse attività che comportino un diverso
interessamento delle strutture anatomiche coinvolgibili.
In caso di lavoro altamente
ripetitivo, qualora nei primi giorni compaiano disturbi muscolo-scheletrici, si
raccomanda di limitare il lavoro ad un massimo di 2 ore nel turno.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali ( anche
part-time, tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for manual
lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981
·
Norma Europea EN 1974 “Macchine per l’industria alimentare –
Affettatrici – Requisiti di sicurezza e igiene”
·
Progetto di Norma Europea prEN 12268 “Macchine per l’industria
alimentare – Seghe a nastro – Requisiti di sicurezza e igiene”
2.
COD. INAIL: 130
3.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI A
STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E
CHIMICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
4.
CODICE DI RISCHIO
5.
N. ADDETTI: 400
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
Le aree di vendita assistita presentano
caratteristiche diverse a seconda dei prodotti trattati:
·
Gastronomia: vi si effettua prevalentemente la rivendita a taglio e peso
al banco di prodotti alimentari (formaggi, insaccati, etc.); in misura minore
vengono preparati e venduti alcuni piatti gastronomici composti da prodotti di
origine animale e non; vi sono annesse la cella frigorifera e la cucina. In
cucina si preparano e cucinano cibi o si riscaldano semplicemente cibi
precotti.
·
Panetteria e pasticceria: vi si effettua la rivendita di pane e di
prodotti di pasticceria acquistati da fornitori terzi, si effettua la doratura,
in locali con caratteristiche e arredi tipici delle panetterie, di pane
prodotto e precotto altrove e la cottura di alcuni prodotti di pasticceria
(brioches, sfogliatelle, etc.).
·
Pescheria: la merce viene distribuita e ordinata sui banchi di
esposizione dopo averla prelevata dall’annessa cella frigorifera.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Affettatrice
·
Forno rotativo
·
Idropulitrice fissa
·
Impastatrice tuffante
·
Impastatrice tuffante con sollevatore
·
Lavastoviglie
·
Macchina di produzione del ghiaccio
·
Mescolatore
·
Montapanna
·
Montauova
·
Pastorizzatore crema
·
Salda vaschette
·
Saldatrice carta termica
·
Coltelleria
·
Sfogliatrice
·
Sterilizzatore di coltelli
·
Forni a microonde ed elettrici
·
Grattugia formaggio
·
Pelapatate
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane, dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquistate dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza legati al tipo di
attrezzature, utensili e macchine utilizzate:
·
Rischio di tagli alle mani durante il taglio manuale della merce, la
disossatura, la pulizia di attrezzi o macchine taglienti
·
Rischio di ustioni
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischio elettrico per contatto con apparecchiature alimentate
elettricamente
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici e
chimici:
-
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli
-
Rischi dovuti all’utilizzo di sostanze detergenti e disinfettanti per la
pulizia dei banchi di lavoro e delle attrezzature.
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati a fattori ergonomici
dovuti a movimenti ripetitivi degli arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti alla vendita assistita intervengono direttamente anche in
altre fasi del ciclo lavorativo (scarico merci, immagazzinamento, preparazione
scaffali).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi legati a condizioni microclimatiche
disagevoli derivano dal fatto che in tutti i supermercati sono installati
impianti di condizionamento in quanto sono indispensabili, oltre che per
garantire condizioni microclimatiche di benessere per i clienti, anche per le
caratteristiche stesse delle strutture edilizie utilizzate dai supermercati (ambienti
molto ampi sprovvisti di regolari rapporti aeroilluminanti). I rischi per la
salute dei lavoratori sono legati al malfunzionamento degli impianti per
inadeguata progettazione e/o manutenzione. Le situazioni più frequentemente
riscontrabili sono:
-
sottodimensionamento dell’impianto rispetto al numero di persone
presenti, con numero di ricambi d’aria insufficienti
-
prese d’aria esterne troppo lontane dal gruppo aspirante con perdite di
carico significative
-
posizionamento della griglia di ripresa dell’aria esterna errata (vicino
a fonti di inquinamento) con contaminazione dell’aria nell’ambiente di lavoro
-
presenza di squilibri nella distribuzione dell’aria attraverso le
bocchette di mandata o gli anemostati creati da zone a bassa temperatura per
l’esposizione di surgelati o cibi freschi e dalle aspirazioni di reparti
specifici come la rosticceria e la distribuzione del pesce fresco.
-
cattiva manutenzione e pulizia dell’impianto con possibile immissione
nell’ambiente di inquinanti chimici e/o biologici. Si rammenta che la carente
pulizia degli impianti può favorire la proliferazione di microrganismi nelle
batterie di umidificazione.
Gli addetti alla pescheria sono esposti a sbalzi
termici per la frequentazione alternata dell’area vendita (20° C.) e delle celle
frigorifere (4-8° C).
Nel caso degli addetti alla panetteria-pasticceria le
condizioni microclimatiche disagevoli sono soprattutto legate alla presenza di
forni che determinano un’elevazione della temperatura ambientale
Questa fase di lavoro, con relativa necessità di
movimentazione di carichi, si differenzia nei vari supermercati a seconda dei
reparti coinvolti. Nel reparto gastronomia, la cui presenza è pressochè
costante, la movimentazione di carichi può essere importante e riguarda
soprattutto il trasporto e il sollevamento di prosciutti e formaggi di grossa
pezzatura. La vendita del pesce comporta il trasporto dello stesso dalle celle
frigorifere, contenuto, insieme a ghiaccio, in ceste di grosse dimensioni. La
gravosità dell’operazione può essere pertanto aumentata dalla bassa temperatura
del grave e dall’assenza di adeguate maniglie. Nelle realtà dove esiste la
vendita assistita di carne, le operazioni a rischio sono alcune di quelle
descritte per la preparazione carni e cioè: sollevamento di cassette di carne
da macinare, riposizione e prelievo da scaffalatura del frigorifero.
Il rischio da movimenti
ripetitivi degli arti superiori è connesso alla ripetizione di gesti sempre
simili, in cui sono coinvolti sempre i medesimi gruppi muscolari, in
particolare durante le operazioni di allestimento dei banchi per l’esposizione
della merce.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con impugnature incongrue possono risultare
dannosi per le strutture articolari e muscolotendinee delle mani.
L’inadeguatezza della
impugnatura, concentrando lo sforzo sui più piccoli gruppi muscolari,
contribuisce senza dubbio ad aumentare il rischio per le strutture articolari e
muscolotendinee.
L’entità del rischio è
determinata dalla frequenza dei gesti, dallo sforzo applicato e dalla durata
complessiva delle operazioni comportanti movimenti ripetitivi.
Anche in caso l’entità del
rischio varia da supermercato a supermercato in funzione della tipologia dei
reparti presenti.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e
lacero-contuse, schiacciamenti, folgorazioni e ustioni da corrente elettrica.
·
Ipotetici danni da agenti fisici e chimici
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide, da movimentazione manuale dei carichi.
·
tendiniti, tenosinoviti, periartrite scapolo-omerale (Morbo di Duplay),
sindrome del tunnel carpale da movimenti ripetitivi
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura
è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie, dell’apparato osteoartromuscolare e dell’apparato cutaneo
conseguenti all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli, ai fumi
delle confezionatrici e alle sostanze detergenti e disinfettanti. In
particolare, il contatto con detergenti e disinfettanti, sostanze irritanti e/o
allergizzanti, può provocare la comparsa di dermatiti eczematose negli addetti.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e da movimenti ripetitivi
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere vari interventi sulle attrezzature, sull’ambiente e
sull’organizzazione del lavoro.
I lavoratori devono essere dotati di adeguati ausili
per la movimentazione delle merci, i percorsi devono essere adeguatamente segnalati
e differenziati per persone e mezzi, gli spazi devono essere sufficienti per la
movimentazione della merce.
Dovranno essere a disposizione idonei DPI (guanti,
calzature) e il personale dovrà essere informato e formato sul loro utilizzo.
Va ricordato che gli imballi,
non presentando adeguati mezzi di prensione, scivolano facilmente dalle mani e,
soprattutto i più pesanti, possono essere causa di gravi infortuni agli arti
inferiori (schiacciamento delle dita, etc..). L'uso di scarpe
antinfortunistiche per questo tipo di attività è difficilmente accettato dal
lavoratore che preferisce, invece, indossare scarpe comode e leggere. Resta
inteso che comunque, qualora il rischio residuo non sia completamente
eliminabile, dovranno essere fornite idonee scarpe di protezione e dovrà essere
effettuato anche un controllo circa l’effettivo utilizzo di questi DPI. La
migliore soluzione sarebbe quella di modificare i sistemi di imballaggio della
merce attualmente adottati, la qual cosa, facilitando la presa del carico,
ridurrebbe il rischio di danni all'apparato osteoarticolare.
4)
Protezione piastra saldante
5)
Controllo della temperatura della piastra stessa (inferiore ad 80° C)
6)
Utilizzo di mezzi di protezione quali guanti termoresistenti.
Nel caso delle
confezionatrici automatiche, è opportuno ridurre la velocità di avanzamento del
film plastico, in maniera da diminuire la possibilità di rottura o di blocco
dello scorrimento del film stesso, al fine di evitare continui interventi
dell'operatore sulla macchina.
Macchine affettatrici
La norma EN 1974 ( diventata norma armonizzata nel 1998)
stabilisce i requisiti di sicurezza e di igiene che le affettatrici devono
avere.
Si rammenta che il DPR
459/96 individua nelle norme armonizzate lo strumento tecnico per la
realizzazione di macchine sicure: il rispetto della norma armonizzata consente
di dichiarare la conformità ai requisiti essenziali di sicurezza dell’allegato
I.
La norma armonizzata citata
costituisce sicuramente un riferimento anche per soluzioni da realizzare sulle
macchine costruite prima del 21/9/96; in particolare vengono indicate le
protezioni essenziali da realizzare (paralama, protezione per l’impugnatura,
etc.) e le loro caratteristiche dimensionali.
Un’adeguata progettazione e
manutenzione degli impianti di condizionamento è essenziale per garantire un
benessere termico dei lavoratori. Di seguito vengono descritti alcuni
interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) puo' essere contenuto, anche se e' comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa
devono essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’
altezza di almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di
autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle
nelle canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta
nella zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto
dell'aria nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità
dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere inferiore
a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
Per ridurre lo sforzo
fisico nelle operazioni di traino manuale è necessario che:
* la superficie del
pavimento sia levigata e non presenti irregolarità;
* la composizione del
rivestimento esterno sia rigida quanto maggiore è la durezza, tanto minore è la
forza richiesta;
* vengano utilizzate ruote
di diametro adeguato: di norma, tanto maggiore è il diametro, tanto minore è la
forza richiesta;
* sia effettuata una
periodica manutenzione delle ruote ( sia dei cuscinetti che del rivestimento
esterno). Utile la preparazione di veri e propri piani periodici di
programmazione degli interventi manutentivi;
* se si utilizzano carrelli
manuali il peso trainato non superi i 230 Kg. La distanza massima del percorso
e' di 16 m. per i carrelli a tre ruote, e di 33 m per quelli a quattro ruote;
* se si utilizzano
transpallet manuali, il peso trainato non superi i 680 Kg.. La distanza massima
consigliata è di 33 m.
* non vengano superati i
limiti superiori della forza orizzontale necessaria per avviare (22,5 Kg),
mantenere (18 Kg), e arrestare (36 Kg) un carrello manuale.
E' necessario progettare le
modalità di stoccaggio nei magazzini sia per la prevenzione dei danni
all'apparato locomotore nei lavoratori, sia per problemi di sicurezza.
Riguardo al primo punto
occorre stoccare i pallets pieni appena scaricati dai camion, non a terra ma
preferibilmente su apposita scaffalatura posta ad una altezza di 60-65 cm dal
piano di calpestio ( altezza nocche ).
E' consigliabile richiedere
ai fornitori di non stoccare sui bancali la merce per una altezza superiore ai
70-80 cm : ciò consentirà all'operatore, una volta immagazzinato il bancale ad
altezza nocche, di prelevare i pacchi più alti ad altezza inferiore a quella
delle spalle (135-140 cm). Se si consente all'operatore di effettuare il
sollevamento del carico entro queste due altezze (min. 65, max 135), saranno
evitate inutili e dannose flessioni del tronco consentendo, inoltre , senza
subire danno, il sollevamento di carichi di peso superiore ai 5-6 Kg.
consentiti dal NIOSH se si effettua sollevamento del carico in posizione
incongrua.
I bancali di prelievo su
cui vengono caricati i pacchi devono essere regolabili in altezza: ciò
consentirà all'operatore non solo di effettuare il prelievo del pacco, ma anche
di depositarlo, mantenendo la schiena sostanzialmente eretta.
Quando si solleva la
confezione, dalla zona di stoccaggio per deporla sul bancale, occorre evitare
di ruotare solo il tronco (torsione), ma effettuare il movimento utilizzando
gli arti inferiori.
Per evitare di spostare il
carico ruotando di 180°, si può posizionare il transpallet in modo che
l'operatore riduca il suo spostamento a 90°.
Per quanto riguarda i pesi
unitari delle confezioni è bene che essi non superino i 20-25 Kg.
Le confezioni che per la
loro dimensione o forma non consentano di essere facilmente maneggiate (es.
sacchi) devono essere sollevate (specie se di peso superiore ai 20 Kg.) sempre
da due operatori.
In generale le misure
massime raccomandate per un contenitore di imballaggio sono di 51 cm di
lunghezza, 36 cm di profondità e 15 cm di altezza.
Aumentando la misure
occorre ridurre il peso in esso contenuto.
In generale il sollevamento
e trasferimento di carichi di peso inferiore ai 10 Kg., richiedono solo alcune
semplici cautele progettuali organizzative: il maneggiare frequentemente pesi
intorno ai 20-25 Kg. può essere consentito solo in presenza di una rigorosa
progettazione ergonomica del posto di lavoro (assenza di flessotorsione del
tronco, peso vicinissimo al corpo, ritmi estremamente bassi): si consiglia
pertanto di richiedere ai fornitori merci in confezioni unitarie di peso
possibilmente uguale o inferiore ai 10 Kg.
·
La presenza di adeguate impugnature è di grande importanza. Le diverse
confezioni da manipolare dovrebbero esserne provviste già al momento della loro
fabbricazione. E’ quindi importante che le aziende supermercato si preoccupino
di farne richiesta ai propri fornitori in via generale e al momento delle
ordinazioni.
Le misure cui attenersi per maniglie che
consentano una corretta impugnatura sono indicate nella figura 1 (da Ergonomic
Design for people at work - cap. 20-vol.2 - Eastman Kodak Company - 1986).
·
Potrebbe risultare utile dotare i lavoratori di guanti con manicotto
protettivo incorporato nel palmo, da adottare quando occorre sollevare oggetti
con maniglie di diametro toppo piccolo (una maniglia troppo stretta può
risultare dannosa per le mani; occorre però verificare preventivamente che tale
soluzione non diminuisca l’efficacia della presa.
·
Occorre evitare di trasportare, per percorsi superiori a pochi metri,
carichi, anche se dotati di maniglie,
con una sola mano quando il peso sia superiore a 10 Kg.; in questi casi ci si
servirà di carrelli.
·
Per il trasporto di cassette (es. cassette frutta) è bene che le stesse
siano dotate di maniglie, come quelle illustrate nella figura 1
·
Evitare di utilizzare frequentemente la prensione con palmo in
pronazione (es. lattine senza maniglia; fig. 2) in quanto fa lavorare quasi
esclusivamente i piccoli muscoli intrinseci delle dita. Conservando questa
modalità di sollevamento, per non affaticare le strutture della mano, non
dovrebbero essere ripetutamente trasportati oggetti di peso superiore al ½ Kg.
·
In linea generale è preferibile trascinare l’oggetto il più possibile
vicino, senza sollevarlo, se è dotato di maniglia far presa su di essa,
altrimenti sollevarlo, fin quanto è possibile, con due mani.
·
Distribuire il carico di lavoro su più gruppi muscolari possibili, in
modo da evitare il sovraccarico dei più piccoli gruppi muscolari.
·
Disegnare le operazioni in modo da permettere di impegnare le dita e il
palmo anzichè l’indice e il pollice.
·
Evitare estreme flesso-estensioni del polso. Disegnare l’area di lavoro
in modo tale che l’altezza, l’orientamento, la profondità permetta alle
articolazioni di rimanere il più vicino possibile alla loro posizione “neutra”
durante le fasi di massimo sforzo.
·
Usare poca forza durante le rotazioni o le flessioni delle
articolazioni: usare un ausilio meccanico se è richiesta molta forza. Evitare
lavori che richiedono operazioni ripetitive di impugnatura.
·
Far ruotare gli operatori su lavori che comportano diverse richieste di
forza cosicchè nessun operatore sarà addetto in via esclusiva e continuativa ai
lavori più pesanti durante l’intero turno di lavoro.
·
Se non è possibile fare turnazioni, alternare il lavoro principale con
numerose operazioni più leggere che consentano un intervallo al lavoro dei
muscoli e delle articolazioni più coinvolti e sollecitati.
·
Insegnare ai lavoratori a riconoscere precocemente i segni dei disturbi
da lavoro ripetitivo e a riferirli immediatamente al personale sanitario, in
modo tale da essere assegnati ad un lavoro meno stressante fino alla remissione
dei sintomi: ciò può indurre il rischio di più severi problemi e diminuire al
contempo il periodo di lavoro perso.
·
Studiare il modo migliore di compiere le operazioni ripetitive più difficoltose
cosicchè possa essere minimizzato lo sforzo delle articolazioni, dei tendini,
dei muscoli.
·
Quando un lavoratore viene ex novo addetto ad un lavoro con operazioni
ripetitive o quando riprende il lavoro dopo alcune settimane di assenza,
occorre farlo ruotare su diverse attività che comportino un diverso
interessamento delle strutture anatomiche coinvolgibili.
In caso di lavoro altamente ripetitivo, qualora nei
primi giorni compaiano disturbi muscolo-scheletrici, si raccomanda di limitare
il lavoro ad un massimo di 2 ore nel turno.
Per quanto riguarda le
operazioni di taglio, l'uso di coltelli adeguatamente progettati risulta di
sicuro aiuto alla riduzione della comparsa di disturbi negli utilizzatori.
Nella scelta del tipo di
coltello da utilizzare valgono le seguenti considerazioni.
a) L'impugnatura di un
coltello professionale deve garantire la sicurezza d'uso, deve quindi essere
dotato di rivestimento antiscivolo. Corrette misure antropometriche
contribuiranno in larga misura a migliorare le condizioni di sicurezza della
presa migliorando l'aderenza e l'alloggio delle dita nell'impugnatura.
Anche la scelta del colore
dell'impugnatura può contribuire in maniera rilevante alla sicurezza: colori
che facciano ben distinguere il coltello dal piano di lavoro e facciano
risaltare la parte da impugnare rispetto alla parte più vicina alla lama (es.
rosso = pericolo) possono di per se stessi impedire infortuni da taglio.
b) Deve essere garantito il
rispetto dell'igiene: il rivestimento dell'impugnatura deve essere lavabile ad
alta temperatura, privo di fessure, punti di sviluppo microbico di difficile
eliminazione.
c) L’impugnatura deve
essere adattabile alle diverse misure antropometriche.
d) Deve essere garantito il
comfort: a parità di lavoro, il tipo di modello adottato per specifiche
operazioni, attraverso variazioni di forma dell'impugnatura e della lama, può
assicurare riduzioni dell'attività muscolare con conseguente decremento del
sovraccarico tendineo e probabilmente anche delle patologie specifiche.
Occorre ricordare, inoltre,
che le misure di diametro dell'impugnatura inferiori a 2,5 cm riducono le forze
sviluppate dalla presa della mano del 40%. E' importante perciò utilizzare
impugnature con diametro tra 3 e 5 cm.
Anche l'uso di guanti
riduce le forze di pressione di circa il 20% per uso di guanti in gomma tipo
cucina, del 26% per uso di guanti di cotone pesante tipo giardinaggio.
La presenza durante lo
svolgimento del lavoro, di piccole deviazioni del polso in direzione del
pollice (lato radiale) o del mignolo (lato ulnare) riduce ulteriormente la
forza di prensione rispettivamente del 25% e del 40%.
Ripetere molte volte al
minuto, per diverse ore per turno, questo tipo di operazione di taglio,
potrebbe comportare la comparsa di fatica o dolore muscolare nella maggioranza
delle donne o nel 50% degli uomini (EASTMAN KODAK COMPANY).
Per operazioni continuative
di taglio è bene prevedere una pausa di 5 minuti ogni ora di attività.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali anche (part-time,
tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for
manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981
·
Norma Europea EN 1974 “Macchine per l’industria alimentare –
Affettatrici – Requisiti di sicurezza e igiene”
·
Progetto di Norma Europea prEN 453 “Macchine per l’industria alimentare
– Impastatrici per prodotti alimentari – Requisiti di sicurezza e igiene”
·
Progetto di Norma Europea prEN 454 “Macchine per l’industria alimentare
– Mescolatrici planetarie – Requisiti di sicurezza e igiene”
·
Progetto di Norma Europea prEN 1673 “Macchine per l’industria alimentare
– Forni a carrello rotativo – Requisiti di sicurezza e igiene”
·
Progetto di Norma Europea prEN 1674 “Macchine per l’industria alimentare
– Sfogliatrici per panificazione e pasticceria – Requisiti di sicurezza e
igiene”
RISCHI PER LA SICUREZZA DOVUTI A
STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
Il pagamento della merce da parte della clientela
avviene in corrispondenza della “zona casse”, generalmente situata in
prossimità dell’ingresso.
Le funzioni principali cui deve assolvere il posto di
lavoro alle casse sono costituite dalla registrazione della merce, dallo
scambio del denaro e dalla consegna della ricevuta.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Banco
·
Sedile
·
Scanner
·
Tastiera
·
Cassa
·
Mensola per appoggiare il denaro
·
Tapis roulant
Tutte le attrezzature in uso sono soggette al DPR
459/94 (Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquistate dopo il
21/9/96 dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Visto il tipo di attrezzature utilizzate non si
evidenziano rischi specifici di infortunio connessi al loro utilizzo.
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza dovuti alle
caratteristiche delle aree di lavoro e alla organizzazione del lavoro:
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici:
-
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli
-
Rischi legati alla inadeguatezza dell’impianto di illuminazione;
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
rischi legati a fattori ergonomici per il mantenimento prolungato della
postura assisa
·
rischi legati a fattori ergonomici
dovuti a movimenti ripetitivi degli arti superiori
·
fattori psicologici dovuti ad una attività monotona e ripetitiva
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico.
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i registri
infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi legati a condizioni microclimatiche
disagevoli derivano dal fatto che in tutti i supermercati sono installati
impianti di condizionamento in quanto sono indispensabili, oltre che per
garantire condizioni microclimatiche di benessere per i clienti, anche per le
caratteristiche stesse delle strutture edilizie utilizzate dai supermercati
(ambienti molto ampi sprovvisti di regolari rapporti aeroilluminanti). I rischi
per la salute dei lavoratori sono legati al malfunzionamento degli impianti per
inadeguata progettazione e/o manutenzione. Le situazioni più frequentemente
riscontrabili sono:
-
sottodimensionamento dell’impianto rispetto al numero di persone
presenti, con numero di ricambi d’aria insufficienti
-
prese d’aria esterne troppo lontane dal gruppo aspirante con perdite di
carico significative
-
posizionamento della griglia di ripresa dell’aria esterna errata (vicino
a fonti di inquinamento) con contaminazione dell’aria nell’ambiente di lavoro
-
presenza di squilibri nella distribuzione dell’aria attraverso le
bocchette di mandata o gli anemostati, creati da zone a bassa temperatura per
l’esposizione di surgelati o cibi freschi e dalle aspirazioni di reparti
specifici come la rosticceria e la distribuzione del pesce fresco.
-
cattiva manutenzione e pulizia dell’impianto con possibile immissione
nell’ambiente di inquinanti chimici e/o biologici. Si rammenta che la carente
pulizia degli impianti può favorire la proliferazione di microrganismi nelle
batterie di umidificazione.
Per gli addetti alle casse, si è spesso riscontrato la
presenza di correnti d’aria fastidiose che colpiscono direttamente i lavoratori.
I rischi legati alla inadeguatezza dell’impianto
di illuminazione sono dovuti al continuo passaggio di oggetti in movimento
e alle condizioni di illuminazione, con possibilità di abbagliamento assoluto o
relativo, essendo le casse posizionate in prossimità delle vetrate esterne.
Il rischio da postura
fissa assume un aspetto significativo. Il lavoro alle casse costringe,
infatti, gli operatori a mantenere, per periodi di tempo anche superiori alle 4
ore, la postura assisa con poche possibilità di cambiamenti posturali.
La fissità posturale
costituisce di per sé un elemento di rischio per la colonna vertebrale in
quanto, impedendo l’alternarsi di condizioni di “carico” e “scarico” sui dischi
intervertebrali, ostacola una corretta nutrizione degli stessi.
A ciò si aggiunge il fatto
che il posto di lavoro, a causa delle sue caratteristiche spesso inadeguate,
costringe gli operatori a posture incongrue.
Questi i principali
problemi osservati nelle situazioni indagate:
n
la carenza di spazio per l’alloggiamento degli arti inferiori:
insufficiente soprattutto l’altezza piano lavoro/piano sedile per la presenza
di ingombri collocati sotto il piano del banco di lavoro (cassetto per il
denaro, scatola comandi, ecc.). Ciò comporta l’assunzione di posture incongrue da
parte della stragrande maggioranza delle persone;
n
la collocazione di alcuni strumenti di lavoro ben al di là dell’area di
massima prensione (mensola per la consegna dei soldi, emettitore di scontrino);
n
l’inidoneità del sedile;
n
l’assenza di pedana poggiapiedi necessaria per i soggetti di più bassa
statura per un corretto appoggio degli arti inferiori.
La postura alla cassa,
inoltre, comporta sovente il mantenimento degli arti superiori distesi in
avanti per la manipolazione di carichi pesanti fino a 9-10 Kg. Spesso tali
movimenti vengono compiuti con il tronco ruotato.
Il braccio di leva,
estremamente sfavorevole per le vertebre lombari, determina, in tali
condizioni, carichi discali anche molto superiori ai 500 Kg. Si verificano,
quindi, per lunghi periodi, sollecitazioni elevate che possono causare, nel
medio e lungo periodo, l’insorgenza di alterazioni croniche, con la comparsa
del classico “mal di schiena” e con la conseguente riduzione della mobilità del
tronco.
Il rischio da movimenti
ripetitivi degli arti superiori è connesso alla continua movimentazione dei
pezzi operata da chi lavora alle casse: presa dell’oggetto dal nastro
trasportatore, sua manipolazione per la selezione del lato del codice a barre,
passaggio sullo scanner, deposito dell’oggetto sul nastro trasportatore a
valle.
L’inadeguatezza della
impugnatura, concentrando lo sforzo sui più piccoli gruppi muscolari,
contribuisce senza dubbio ad aumentare il rischio per le strutture articolari e
muscolotendinee
L’entità del rischio è
determinata dalla frequenza dei gesti, dallo sforzo applicato e dalla durata
complessiva delle operazioni comportanti movimenti ripetitivi. Il rischio è
comunque sempre rilevante in questa fase di lavoro.
La stima del rischio
derivante da fattori psicologici non è facilmente valutabile anche per
l’assenza di specifiche indagini.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
v
Contusioni.
v
Ipotetici danni dovuti a condizioni microclimatiche disagevoli.
v
Sindrome astenopica da illuminazione inadeguata.
v Dolori muscolarid del
cingolo scapolo-omerale,cervicalgie, lombalgie, spondiloartropatie (SAP)
cervicali e lombosacrali.
v Tendiniti, tenosinoviti,
periartrite scapolo-omerale (Morbo di Duplay), sindrome del tunnel carpale da
movimenti ripetitivi.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura è
ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie e dell’apparato osteoartromuscolare conseguenti
all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli.
Per quanto riguarda i danni
visivi e i danni derivanti da posture incongrue, dal mantenimento prolungato
della postura assisa e da movimenti ripetitivi degli arti superiori si veda il
capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori è possibile
attraverso la progettazione ergonomica del posto di lavoro alle casse che,
oltre a ridurre il rischio da posture fisse, risolve anche il problema degli
infortuni dovuti agli urti contro gli arredi.
Un’adeguata progettazione e
manutenzione degli impianti di condizionamento è essenziale per garantire un
benessere termico dei lavoratori. Di seguito vengono descritti alcuni
interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) puo' essere contenuto, anche se e' comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa
devono essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’altezza
di almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle
nelle canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta
nella zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto
dell'aria nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità
dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere
inferiore a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
L’intervento prioritario è
senz’altro costituito da una progettazione ergonomica del posto di lavoro
alle casse.
Questi gli aspetti
principali che, sulla base di quanto osservato nella nostra indagine, occorre
tenere in considerazione:
·
il sedile
·
la possibilità di appoggiare i piedi a terra per i soggetti di taglia
minore
·
l’alloggiamento degli arti inferiori sotto lo scanner, per i soggetti di
taglia maggiore.
Le indagini hanno, inoltre,
evidenziato una serie di altri aspetti in grado di influenzare il comfort del
posto di lavoro:
·
la posizione dello scanner
·
l’inclinazione e la collocazione della tastiera
·
le dimensioni e la collocazione del cassetto dei soldi
·
la collocazione della emettitrice dello scontrino
·
l’area in cui staziona il cliente durante il pagamento
·
la posizione “destra” o “sinistra” della cassa
·
la profondità del posto di lavoro (distanza tra il bordo interno del
piano della cassa e il corridoio della cassa successiva)
·
la larghezza del posto di lavoro (distanza tra gli ingombri che limitano
lateralmente il posto di lavoro)
·
la possibilità di lavorare alternativamente in posizione eretta ed
assisa.
Al fine di permettere una
valutazione delle diverse possibili tipologie del posto-cassa, nelle figure e
tabelle da 1 a 11 vengono riportati i principali parametri che devono essere
tenuti in considerazione per garantire una corretta postura assisa e
l’esecuzione dei movimenti nel rispetto della fisiologia.
La possibilità di lavorare
alternativamente in posizione eretta ed assisa insieme alla rotazione in diverse
operazioni che richiedono posture differenti consente di evitare un’eccessiva
fissità posturale.
La rotazione del personale
è anche un elemento utile per contrastare i possibili danni agli arti superiori
derivanti da movimenti ripetitivi nonché il disagio psichico conseguente alla
monotonia e alla parcellizzazione del lavoro.
Per ridurre il rischio da
movimenti ripetitivi è, inoltre, importante intervenire con un’adeguata
progettazione del posto di lavoro in modo tale che l’altezza, l’orientamento e
la profondità permettano alle articolazioni dell’arto superiore di rimanere il
più vicino possibile alla loro posizione “neutra” durante le fasi di massimo
sforzo.
Infine, la presenza di
adeguate maniglie o punti di presa sugli oggetti da spostare consente una
migliore distribuzione del carico di lavoro su più gruppi muscolari evitando il
sovraccarico dei gruppi muscolari più piccoli.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali, anche
(part-time, tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
NIOSH
“Work practices guide for manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122
U.S., 1981
2.
FASE DI LAVORAZIONE: PREPARAZIONE FRUTTA E VERDURA
3.
COD. INAIL: 130
4.
FATTORE DI RISCHIO:
RISCHI PER
LA SICUREZZA DOVUTI A STRUTTURE, ATTREZZATURE, UTENSILI E MACCHINE;
RISCHI IGIENICO AMBIENTALI DOVUTI AD AGENTI FISICI E
CHIMICI
RISCHI TRASVERSALI O ORGANIZZATIVI DOVUTI ALLA ORGANIZZAZIONE
DEL LAVORO E A FATTORI ERGONOMICI
5.
CODICE DI RISCHIO
6.
N. ADDETTI: 200
Capitolo 1 – “La fase di lavorazione”
Il reparto frutta e verdura è solitamente in diretta
comunicazione con la cella frigorifera e con il reparto vendita onde consentire
un agevole caricamento del bancone. Gli addetti recuperano dalle celle
frigorifere le cassette di merce. La frutta e la verdura vengono pulite,
vagliate, preparate in porzioni e preincartate; quindi vengono trasportate sui
banchi di esposizione in sala vendite. In parte le cassette di frutta e
verdura, dopo il vaglio, sono direttamente trasportate nell’area vendita self
service.
Capitolo 2 – “Le attrezzature e le macchine”
·
Confezionatrice frutta e verdura
·
Coltelleria
Tutte le attrezzature in uso, ad esclusione delle
pedane dei transpallet manuali e dei roll trainer, sono soggette al DPR 459/94
(Direttiva Macchine). Pertanto le apparecchiature acquisite dopo il 21/9/96
dovranno essere conformi ai requisiti essenziali di sicurezza previsti
nell’allegato I della norma sopra citata.
Tale conformità deve essere attestata mediante
marcatura CE e dichiarazione di conformità.
Le attrezzature in uso ed in particolare le
attrezzature manuali presentano in genere carenze di tipo manutentivo.
Capitolo 3 – “Il fattore di rischio”
Rischi per la sicurezza legati al tipo di
attrezzature, utensili e macchine utilizzate:
·
Rischio di tagli alle mani durante la preparazione delle porzioni di
frutta e verdura
·
Rischio di ustioni sulle macchine di confezionamento delle porzioni di
frutta e verdura per contatto con la piastra ad alte temperature
·
Rischi di caduta di merce addosso ai lavoratori
·
Rischi di movimenti incongrui o sforzi fisici eccessivi
·
Rischi di urto contro arredi
·
Rischi di caduta per scivolamento
·
Rischio di incendio
Rischi igienico-ambientali dovuti ad agenti fisici e
chimici:
-
Rischi da agenti fisici dovuti all’esposizione a condizioni
microclimatiche disagevoli
-
Rischi dovuti all’utilizzo di sostanze detergenti e disinfettanti per la
pulizia dei banchi di lavoro e delle attrezzature
-
Rischi dovuti alla possibile presenza di fumi prodotti dalle
confezionatrici automatiche;
Rischi trasversali o organizzativi dovuti alle
caratteristiche dell’attività lavorativa e dell’organizzazione del lavoro:
·
Rischi legati alla movimentazione manuale dei carichi
·
Rischi legati a fattori ergonomici dovuti a movimenti ripetitivi degli
arti superiori
Per la stima dei rischi per la sicurezza si
rimanda al capitolo generale sull’andamento del fenomeno infortunistico. Non si
è proceduto alla analisi specifica dei rischi per la sicurezza di questa fase
in quanto gli addetti alla preparazione frutta e verdura intervengono
direttamente anche in altre fasi del ciclo lavorativo (scarico merci,
immagazzinamento, preparazione scaffali).
L’analisi degli infortuni è stata effettuata utilizzando i
registri infortuni di 34 supermercati, dal 1986 al 1990.
Per la descrizione del rischio di incendio si rimanda alla
relazione allegata “Prevenzione incendi”.
I rischi dovuti a condizioni microclimatiche
disagevoli sono legati sia alla presenza di basse temperature invernali
(temperature ambiente 12-15° C), sia alla permanenza delle celle frigorifere
aperte; gli addetti sono esposti a sbalzi termici per la frequentazione
dell’area vendita (20° C.) e delle celle frigorifere (4-8° C).
I rischi dovuti all’utilizzo di sostanze
detergenti e disinfettanti possono assumere un certo rilievo qualora i
lavoratori non utilizzino adeguati dispositivi individuali di protezione
(guanti).
I rischi dovuti alla presenza di fumi sulle macchine
confezionatrici automatiche sono solamente potenziali, in quanto alle normali temperature
di esercizio il film a base di materie
plastiche utilizzato (PVC, polietilene) non emette fumi. Comunque generalmente
tali macchine sono oggi dotate di aspirazione localizzata.
Stima del rischio da movimentazione dei carichi
Le operazioni a rischio comprendono
eminentemente azioni di sollevamento manuale di carichi.
Per la valutazione del
rischio da sollevamento di carichi è stata utilizzata la formula del NIOSH.
Le principali operazioni a
rischio svolte durante tale fase sono le seguenti:
- Sbancalamento cassette
verdura
- Sbancalamento cartoni
leggeri e pesanti di frutta
- Sollevamento dei
containers al piano di cernita
- Riposizionamento delle
confezioni nel carrello
Rischio da sollevamento: valutazione secondo NIOSH
- Sbancalamento cassette
verdura:
avviene da posizione iniziale che varia da un minimo di 20 cm fino a 195 cm da
terra con riposizionamento a terra o sul carrello (50 cm ), con dislocazione
angolare di 90 gradi e con frequenze di sei atti al minuto per un periodo da 2
a 8 ore.
Il peso dei contenitori
varia da 7 a 20 Kg. con giudizio di presa sufficiente.
Applicando la formula
si ottengono pesi limite
raccomandati (PR) di 0.92-1.5 Kg.
IR: >3!
- Sbancalamento cartoni
leggeri e pesanti di frutta: avviene da posizione iniziale che varia da un minimo di 0
cm fino a 107 cm da terra con riposizionamento a terra o sul carrello (50 cm ),
con dislocazione angolare di 180 gradi, distanza dal corpo di 60-65 cm e con
frequenze di sei atti al minuto per un periodo da 2 a 8 ore.
Il peso dei contenitori varia da 7 a 12 Kg. con giudizio di
presa scarso.
IR:>?
Applicando la formula si ottengono pesi
limite raccomandati (PR) di 0.62-0.78 Kg.
- Sollevamento dei
containers
al piano di cernita: avviene da posizione iniziale da 0 a 50 cm, con dislocazione angolare di
90-180° e riposizionamento ai 90 cm
del piano di confezionamento.
Il peso dei containers va da 7 ai 20 Kg.
Applicando la formula
si ottengono pesi
limite raccomandati (PR) da 1.7
a 2.2 Kg.
IR: > 3 !
- Riposizionamento delle
confezioni nel carrello: le confezioni, del peso da 1 a 5 Kg, sono riposte dal piano
di confezionamento (90 cm) al piano carrello (50 cm).
Applicando la formula
si ottengono pesi limite raccomandati (PR) di 3.9 Kg.
IR: < 0.75 > 1
perchè i sollevamenti
vengono eseguiti da terra e comportano torsioni del tronco.
Il rischio da movimenti
ripetitivi degli arti superiori è connesso alla ripetizione di gesti sempre
simili, in cui sono coinvolti sempre i medesimi gruppi muscolari, in
particolare durante le operazioni di confezionamento.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con impugnature incongrue possono risultare
dannosi per le strutture articolari e muscolotendinee degli arti superiori.
L’inadeguatezza della
impugnatura, concentrando lo sforzo sui più piccoli gruppi muscolari,
contribuisce senza dubbio ad aumentare il rischio per le strutture articolari e
muscolotendinee.
L’entità del rischio, di
rilievo nelle operazioni di preparazione dei prodotti, è determinata dalla
frequenza dei gesti, dallo sforzo applicato e dalla durata complessiva delle
operazioni comportanti movimenti ripetitivi.
Capitolo 4 – “Il danno atteso”
·
Contusioni, distorsioni, fratture, ferite da taglio, da punta e
lacero-contuse, schiacciamenti, ustioni per contatto con la piastra scaldante
della confezionatrice automatica.
·
Ipotetici danni da agenti fisici e chimici
·
Patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico, con particolare
riferimento al rachide, da movimentazione manuale dei carichi.
·
tendiniti, tenosinoviti,
periartrite scapolo-omerale (Morbo di Duplay), sindrome del tunnel carpale da movimenti ripetitivi.
L’andamento del fenomeno infortunistico è descritto
nel capitolo già citato con riferimento all’intero comparto lavorativo.
Anche se non risultano dati specifici in letteratura
è ipotizzabile la possibile insorgenza di patologie a carico delle alte e basse
vie respiratorie, dell’apparato osteoartromuscolare e dell’apparato cutaneo
conseguenti all’esposizione a condizioni microclimatiche disagevoli, ai fumi
delle confezionatrici e alle sostanze detergenti e disinfettanti. In
particolare, il contatto con detergenti e disinfettanti, sostanze irritanti e/o
allergizzanti, può provocare la comparsa di dermatiti eczematose negli addetti.
Per quanto riguarda i danni
derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi e da movimenti ripetitivi
degli arti superiori si veda il capitolo “Indagine sanitaria”.
I dati in esso riportati si
riferiscono all’intero gruppo dei lavoratori dei supermercati e comprendono
tutte le fasi del ciclo lavorativo, non essendo gli stessi scorporabili per
singola fase in quanto i medesimi lavoratori possono ruotare nelle diverse fasi
in modo variabile. Gli operatori addetti stabilmente ad una singola fase
costituivano, nel campione preso in considerazione nelle nostre indagini, un
numero troppo piccolo per consentire elaborazioni statistico-epidemiologiche.
Il disagio psicologico
derivante dall’organizzazione del lavoro ed in particolare da attività monotone
e ripetitive non è stato valutato nel corso delle nostre indagini.
Capitolo 5 – “Gli interventi”
La prevenzione dei rischi per la sicurezza dei lavoratori deve
prevedere vari interventi sulle attrezzature, sull’ambiente e
sull’organizzazione del lavoro.
I lavoratori devono essere dotati di adeguati ausili
per la movimentazione delle merci, i percorsi devono essere adeguatamente
segnalati e differenziati per persone e mezzi, gli spazi devono essere
sufficienti per la movimentazione della merce.
Dovranno essere a disposizione idonei DPI (guanti,
calzature) e il personale dovrà essere informato e formato sul loro utilizzo.
Va ricordato che gli imballi,
non presentando adeguati mezzi di prensione, scivolano facilmente dalle mani e,
soprattutto i più pesanti, possono essere causa di gravi infortuni agli arti
inferiori (schiacciamento delle dita, etc..). L'uso di scarpe
antinfortunistiche per questo tipo di attività è difficilmente accettato dal
lavoratore che preferisce, invece, indossare scarpe comode e leggere. Resta
inteso che comunque, qualora il rischio residuo non sia completamente
eliminabile, dovranno essere fornite idonee scarpe di protezione e dovrà essere
effettuato anche un controllo circa l’effettivo utilizzo di questi DPI. La
migliore soluzione sarebbe quella di modificare i sistemi di imballaggio della
merce attualmente adottati, la qual cosa, facilitando la presa del carico,
ridurrebbe il rischio di danni all'apparato osteoarticolare.
7)
Protezione piastra saldante
8)
Controllo della temperatura della piastra stessa (inferiore ad 80° C)
9)
Utilizzo di mezzi di protezione quali guanti termoresistenti.
Nel caso delle
confezionatrici automatiche, è opportuno ridurre la velocità di avanzamento del
film plastico, in maniera da diminuire la possibilità di rottura o di blocco
dello scorrimento del film stesso, al fine di evitare continui interventi
dell'operatore sulla macchina.
Un’adeguata
progettazione e manutenzione degli impianti di condizionamento è essenziale per
garantire un benessere termico dei lavoratori. Di seguito vengono descritti
alcuni interventi ritenuti necessari.
Aria primaria e bocchette
di ripresa:
*L'immissione di aria
primaria deve perlomeno garantire un apporto pari a 30 mc/ora per persona
considerando l'affollamento massimo prevedibile. Questo dato deve essere
verificato in condizioni di normale esercizio dell'impianto.
*Il numero di ricambi
(volumi ambiente/ora) puo' essere contenuto, anche se e' comunque opportuno
prevedere almeno 1-2 ricambi/ora.
*Le bocchette di ripresa
devono essere posizionate in zone distanti da sorgenti inquinanti ad un’
altezza di almeno m. 6 dai piani stradali dove vi e' circolazione di
autoveicoli.
*I filtri installati devono
garantire una efficienza elevata per evitare l'accumulo di piccole particelle
nelle canalizzazioni. E' opportuno verificare inoltre l'idoneità della tenuta
nella zona di posizionamento dei filtri per evitare il passaggio diretto
dell'aria nella zona di distribuzione.
*In sede di controllo
dell'impianto l'ispezione visiva all'interno delle canalizzazioni può
comportare, in diversi casi, la necessita' di prescrivere una pulizia
straordinaria interna.
*In caso di non
funzionamento degli impianti non deve essere consentita la normale attività
negli ambienti.
-Temperatura e velocità
dell'aria:
*La temperatura nelle zone
di lavoro deve essere conforme ai limiti raccomandati per il benessere termico
(indici PMV e PPD) in relazione al dispendio energetico ed alla resistenza
termica del vestiario. L'umidità relativa deve essere compresa tra 40 e 60 %
*Non devono essere presenti
disomogeneità della temperatura dell'aria nelle diverse aree, sia
orizzontalmente che verticalmente (si rammenta che la norma ISO 7730 indica il
valore di 3^ C come range massimo di variabilità della temperatura dell'aria in
senso verticale).
*La temperatura radiante
deve essere anch'essa omogenea nelle diverse direzioni (la norma ISO citata
prescrive che la variazione sulla temperatura radiante determinata dalla
presenza di finestre o di altre superfici fredde verticali deve essere
inferiore a 10^ C).
*La velocità dell'aria nei
posti di lavoro deve essere inferiore al valore di 0,15 m/sec.
*I flussi laminari sulle
zone di accesso devono impedire la formazione di correnti d'aria con notevoli
differenze di temperatura rispetto all'aria ambiente e la presenza di rilevanti
irraggiamenti positivi o negativi.
-Inquinanti:
*Deve essere eseguito un
controllo sulla eventuale presenza di materiali coibentanti di tipo fibroso
all'interno delle canalizzazioni. In caso di presenza di questo materiale deve
essere disposta la rimozione e la bonifica interna delle canalizzazioni.
*Le vaschette per
l'umidificazione devono essere periodicamente svuotate e pulite. Non appare
sufficiente la sola adozione di particolari prodotti, aggiunti all'acqua, che
hanno la funzione di impedire la proliferazione di batteri e/o miceti.
*Gli impianti devono essere
sottoposti a interventi di pulizia e di manutenzione periodica. Inoltre la
sostituzione dei filtri e la pulizia delle griglie di ripresa dell'aria esterna
deve avvenire con regolarità.
Per ridurre lo sforzo
fisico nelle operazioni di traino manuale è necessario che:
* la superficie del
pavimento sia levigata e non presenti irregolarità;
* la composizione del
rivestimento esterno sia rigida: quanto maggiore è la durezza, tanto minore è
la forza richiesta;
* vengano utilizzate ruote
di diametro adeguato: di norma, tanto maggiore è il diametro, tanto minore è la
forza richiesta;
* sia effettuata una
periodica manutenzione delle ruote ( sia dei cuscinetti che del rivestimento
esterno). Utile la preparazione di veri e propri piani periodici di
programmazione degli interventi manutentivi;
* se si utilizzano carrelli
manuali il peso trainato non superi i 230 Kg.. La distanza massima del percorso
e' di 16 m. per i carrelli a tre ruote, e di 33 m per quelli a quattro ruote;
* se si utilizzano
transpallet manuali, il peso trainato non superi i 680 Kg. La distanza massima
consigliata è di 33 m.
* non vengano superati i
limiti superiori della forza orizzontale necessaria per avviare (22,5 Kg),
mantenere (18 Kg), e arrestare (36 Kg) un carrello manuale.
E' necessario progettare le
modalità di stoccaggio nei magazzini sia per la prevenzione dei danni
all'apparato locomotore nei lavoratori, sia per problemi di sicurezza.
Riguardo al primo punto
occorre stoccare i pallets pieni, appena scaricati dai camion, non a terra ma
preferibilmente su apposita scaffalatura posta ad una altezza di 60-65 cm dal
piano di calpestio ( altezza nocche ).
E' consigliabile richiedere
ai fornitori di non stoccare sui bancali la merce per una altezza superiore ai
70-80 cm: ciò consentirà all'operatore, una volta immagazzinato il bancale ad
altezza nocche, di prelevare i pacchi più alti ad altezza inferiore a quella
delle spalle (135-140 cm). Se si consente all'operatore di effettuare il
sollevamento del carico entro queste due altezze (min. 65, max 135), saranno
evitate inutili e dannose flessioni del tronco consentendo, inoltre , senza
subire danno, il sollevamento di carichi di peso superiore ai 5-6 Kg.
consentiti dal NIOSH se si effettua sollevamento del carico in posizione
incongrua.
I bancali di prelievo su
cui vengono caricati i pacchi devono essere regolabili in altezza: ciò
consentirà all'operatore non solo di effettuare il prelievo del pacco, ma anche
di depositarlo, mantenendo la schiena sostanzialmente eretta.
Quando si solleva la
confezione, dalla zona di stoccaggio per deporla sul bancale, occorre evitare
di ruotare solo il tronco (torsione) ma effettuare il movimento utilizzando gli
arti inferiori.
Per evitare di spostare il
carico ruotando di 180°, si può posizionare il transpallet in modo che
l'operatore riduca il suo spostamento a 90°.
Per quanto riguarda i pesi
unitari delle confezioni è bene che essi non superino i 20-25 Kg.
Le confezioni che per la
loro dimensione o forma non consentano di essere facilmente maneggiate (es.
sacchi) devono essere sollevate (specie se di peso superiore ai 20 Kg.) sempre
da due operatori.
In generale le misure
massime raccomandate per un contenitore di imballaggio sono di 51 cm di
lunghezza, 36 cm di profondità e 15 cm di altezza.
Aumentando la misure
occorre ridurre il peso in esso contenuto.
In generale il sollevamento
e trasferimento di carichi di peso inferiore ai 10 Kg., richiedono solo alcune
semplici cautele progettuali organizzative: il maneggiare frequentemente pesi
intorno ai 20-25 Kg. può essere consentito solo in presenza di una rigorosa
progettazione ergonomica del posto di lavoro (assenza di flessotorsione del
tronco, peso vicinissimo al corpo, ritmi estremamente bassi): si consiglia
pertanto di richiedere ai fornitori merci in confezioni unitarie di peso
possibilmente uguale o inferiore ai 10 Kg.
La prensione continua di
oggetti e/o il trasporto di carichi con maniglia di dimensioni incongrue,
possono risultare dannosi per la struttura della mano. Può essere utile, anche
se non completamente risolutivo, attuare i seguenti suggerimenti:
* evitare di trasportare,
per percorsi superiori a pochi metri, pesi (dotati di maniglie) maggiori di 10
Kg. con una sola mano: per percorsi superiori servirsi di carrelli;
* trasportare pesi dotati
di maniglia molto stretta può essere dannoso per la struttura della mano.
* potrebbe risultare utile
dotare i lavoratori di guanti con incorporato manicotto protettivo incorporato
nel palmo, da adottare quando si sollevano oggetti con maniglie di diametro
troppo piccolo; occorre però verificare preventivamente che tale soluzione non
diminuisca l’efficacia della presa;
* per il trasporto di
cassette (es. cassette frutta) è bene che esse siano dotate di idonea maniglia.
E' dunque preferibile:
- trascinare l'oggetto il
più possibile vicino, senza sollevarlo;
- se e' dotato di maniglia
far presa su di essa nel sollevarlo;
- se non è dotato di
maniglia, sollevarlo, fin quanto è possibile, con due mani.
Nella scelta del tipo di
coltello da utilizzare valgono le seguenti considerazioni.
a) l'impugnatura di un
coltello professionale deve garantire la sicurezza d'uso; deve quindi essere
dotato di rivestimento antiscivolo. Corrette misure antropometriche
contribuiranno in larga misura a migliorare le condizioni di sicurezza della
presa migliorando l'aderenza e l'alloggio delle dita nell'impugnatura.
b) L’impugnatura deve
essere di dimensioni adatte alle diverse misure antropometriche.
c) Il coltello deve
garantire il comfort: a parità di lavoro, il tipo di modello adottato per
specifiche operazioni, attraverso variazioni di forma dell'impugnatura e della
lama, può assicurare riduzioni dell'attività muscolare con conseguente
decremento del sovraccarico tendineo e probabilmente anche delle patologie
specifiche.
Occorre ricordare, inoltre,
che le misure di diametro dell'impugnatura inferiori a 2,5 cm riducono le forze
sviluppate dalla presa della mano del 40%. E' importante perciò utilizzare
impugnature con diametro tra 3 e 5 cm.
Anche l'uso di guanti
riduce le forze di pressione di circa il 20% per uso di guanti in gomma tipo
cucina, del 26% per uso di guanti di cotone pesante tipo giardinaggio.
La presenza, durante lo
svolgimento del lavoro, di piccole deviazioni del polso in direzione del
pollice (lato radiale) o del mignolo (lato ulnare) riduce ulteriormente la
forza di prensione rispettivamente del 25% e del 40%.
Per operazioni continuative
di taglio e' bene prevedere una pausa di 5 minuti ogni ora di attivita'.
Per concludere questo importante,
ma poco conosciuto capitolo, ci sembra utile fornire delle check-list di
suggerimenti generali così come forniti dalla letteratura più recente.
-
Distribuire il carico di lavoro su più gruppi muscolari possibili, in
modo da evitare il sovraccarico dei più piccoli gruppi muscolari.
-
Disegnare le operazioni in modo da permettere di impegnare le dita e il
palmo anzichè l’indice e il pollice.
-
Evitare estreme flesso-estensioni del polso. Disegnare l’area di lavoro
in modo tale che l’altezza, l’orientamento, la profondità permetta alle
articolazioni di rimanere il più vicino possibile alla loro posizione “neutra”
durante le fasi di massimo sforzo.
-
Usare poca forza durante le rotazioni o le flessioni delle
articolazioni: usare un ausilio meccanico se è richiesta molta forza. Evitare
lavori che richiedono operazioni ripetitive di impugnatura.
-
Far ruotare gli operatori su lavori che comportano diverse richieste di
forza cosicchè nessun operatore sarà addetto in via esclusiva e continuativa ai
lavori più pesanti durante l’intero turno di lavoro.
-
Se non è possibile fare turnazioni, alternare il lavoro principale con
numerose operazioni più leggere che consentano un intervallo al lavoro dei
muscoli e delle articolazioni più coinvolti e sollecitati.
-
Insegnare ai lavoratori a riconoscere precocemente i segni dei disturbi
da lavoro ripetitivo e a riferirli immediatamente al personale sanitario, in
modo tale da essere assegnati ad un lavoro meno stressante fino alla remissione
dei sintomi: ciò può ridurre il rischio di più severi problemi e diminuire al
contempo il periodo di lavoro perso.
-
Studiare il modo migliore di compiere le operazioni ripetitive più
difficoltose cosicchè possa essere minimizzato lo sforzo delle articolazioni,
dei tendini, dei muscoli.
-
Quando un lavoratore viene
addetto ex novo ad un lavoro con operazioni ripetitive o quando riprende
il lavoro dopo alcune settimane di assenza, occorre farlo ruotare su diverse
attività che comportino un diverso interessamento delle strutture anatomiche
coinvolgibili.
In caso di lavoro altamente
ripetitivo, qualora nei primi giorni compaiano disturbi muscolo-scheletrici, si
raccomanda di limitare il lavoro ad un massimo di 2 ore nel turno.
Capitolo 6 – “Appalto a ditte esterne”
Nel campione di aziende da
noi esaminate tutte le lavorazioni di questa fase vengono svolte da personale
dipendente del supermercato, con varie tipologie contrattuali anche (part-time,
tempo determinato, etc.), senza l’utilizzo di appalti esterni.
Capitolo 7 – “Riferimenti legislativi”
·
D.P.R. 547/55 – Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
·
D.P.R. 303/56 – Norme generali per l’igiene del lavoro
·
D.Lgs. 277/91 – Attuazione delle direttive n. 80/1107/CEE, n.
82/605/CEE, n. 83/477/CEE, n. 86/188/CEE e n. 88/642/CEE, in materia di
protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione da agenti
chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art. 7 della legge
30 luglio 1990 n. 212
·
D.Lgs. 626/94 e successive modifiche, in attuazione delle direttive n.
89/391/CEE, n. 89/654/CEE, n. 89/655/CEE, n. 89/656/CEE, n. 90/269/CEE, n.
90/270/CEE, n. 90/394/CEE e n. 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della
sicurezza e della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro
·
D.Lgs. 475/92 – Attuazione della direttiva n. 89/686/CEE del Consiglio
del 21/12/1989, in materia di riavvicinamento delle legislazioni degli stati
membri relative ai dispositivi di protezione individuale
·
D.P.R. 459/96 – Regolamento per l’attuazione delle direttive
n.89/392/CEE, n. 91/368/CEE, n. 93/44/CEE e 93//68/CEE concernenti il
riavvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle macchine
·
D.Lgs 155/97 – Attuazione delle direttive 93/43/CEE e 96/3/CEE
concernenti l’igiene dei prodotti alimentari
·
D.Lgs. 156/97 – Attuazione della direttiva 93/99/CEE concernente misure
supplementari in merito al controllo ufficiale dei prodotti alimentari
·
Regolamenti comunali di igiene ed edilizi
·
Linee guida di applicazione del D.Lgs 626/94 a cura del Coordinamento
delle Regioni e delle Province Autonome- Ottobre 1996
·
NIOSH “Work practices guide for
manual lifting”, NIOSH technical report, n. 81-122 U.S., 1981