2.2 - CARICAMENTO FORNI E FUSIONE

2.2.2 RISCHI E SOLUZIONI

In questa fase sono stati evidenziati soprattutto rischi per i sottofonditori dovuti all'inalazione di polveri, all'esposizione al calore ed alle radiazioni infrarosse che vengono emesse essenzialmente durante il caricamento dei forni. L'entità dei rischi è legata principalmente ai sistemi di infornaggio impiegati dagli addetti ed alla conseguente durata dell'esposizione.

Il caricamento manuale con la pala, oltre che comportare ovvi problemi legati alla movimentazione del carico, rappresenta indubbiamente il sistema che più espone i lavoratori al rischio di inalazione delle polveri sia per la maggiore durata dell'operazione, sia per l'elevato impegno fisico richiesto in condizioni climatiche estreme. Questi ultimi fattori infatti inducono una maggiore ventilazione polmonare ed aumentano così il quantitativo di polveri nocive inalate.

L'operazione di pulizia dei crogioli o delle vasche, benché eseguita dai lavoratori con il bruciatore spento ed alternandosi tra loro, determina per i sottofonditori una forte esposizione alle radiazioni calorifiche ed infrarosse emesse dal forno.

L'esposizione dei lavoratori può essere ridotta con l'uso di occhiali o visiere di colore verde con grado di protezione 4 (norma UNI EN 171/93) o riflettenti per le radiazioni infrarosse ed indumenti protettivi, come guanti, manicotti, grembiuli, in materiale termoriflettente in grado di garantire un’adeguata traspirazione cutanea.

I livelli di rischio per i sottofonditori e fonditori sono stati valutati attraverso dei campionamenti ambientali di silice (frazione respirabile), delle polveri totali e delle singole sostanze tossiche.

I risultati hanno dimostrato un'elevata esposizione a sostanze tossiche e soprattutto ad arsenico, utilizzato sottoforma di ossido, con livelli simili a quelli dei composizionieri.

Considerati i livelli d'esposizione ad arsenico riscontrati durante le lavorazioni a caldo in fornace, si ritiene che una fonte d'inquinamento non trascurabile sia costituita, soprattutto laddove non sono stati realizzati correttamente i tiraggi dei forni, da quella quota di arsenico triossido che sublima durante la fusione della composizione.

 

Tabella 9 - VALORI di ESPOSIZIONE a SOSTANZE CHIMICHE dei SOTTOFONDITORI (µg/m3 )

 

Arsenico

 

Antimonio

Cadmio

Cromo(VI)

Nichel

Selenio

Cobalto

Piombo

Å

RANGE

0.37-172

 

1-35

0.02-44

nd

0.03-1.1

0.3-4.6

0.02-0.2

8-337

MEDIA

GEOM.

29

12.6

0.63

Nd

0.13

0.86

0.03

25,6

T.L.V.

 

10

500

10

10

1000

200

20

150

Å Cristallerie zona Alta Val d’Elsa anni 1988-1996.

La sostituzione di sostanze tossiche con altre di minore tossicità, costituisce sempre una bonifica di primaria importanza.

L'impiego delle coclee di trasporto per l'infornaggio consente di ridurre notevolmente l'esposizione a tutti i fattori di rischio, compreso lo sforzo fisico, allontanando per la maggior parte del tempo i lavoratori dal centro di pericolo costituito dalla bocca del forno.

Anche in questo caso, ove non si utilizzino sistemi automatizzati è obbligatorio l'impiego di dispositivi di protezione individuale come maschere semifacciali con filtro tipo P3, occhiali con grado di filtrazione 4 per le radiazioni infrarosse e vestiario in materiale anticalore come grembiuli, guanti, manicotti ecc.

Con i sistemi automatici di caricamento viene eliminata addirittura la necessità di qualsiasi intervento diretto da parte dei sottofonditori che in tal caso si limitano a coadiuvare il fonditore nel controllo dell'impianto.

Nelle cristallerie l’esposizione a sostanze chimiche nella fase di caricamento dei forni riguarda soprattutto il piombo.

La principale opera di prevenzione consiste nel sottoporre ad aspirazione localizzata le bocche dei forni mediante cappe aspiranti conformate in modo da avvolgere lateralmente e al di sopra la zona d'emissione. Le cappe aspiranti devono essere strutturati in maniera da poter essere facilmente rimossi durante le fasi di prelievo e formatura del cristallo.

I forni fusori continui a bacino, considerata la limitata frequenza e la breve durata degli interventi di controllo e manutenzione prestati dal personale addetto, è sufficiente che siano installati in locali separati, provvisti di un sistema di ventilazione generale correttamente distribuito e dimensionato per garantire almeno 10 ricambi orari dell'aria ambientale. Conseguentemente, i sottofonditori, i fonditori e gli addetti alla manutenzione devono indossare delle maschere semifacciali con grado di protezione P3 durante gli interventi all'interno del locale forno.

Per la lavorazione del cristallo non sono disponibili dati dell’inquinamento ambientale, ma sono disponibili i dati di piombemia degli addetti che mostrano dei livelli di esposizione spesso superiori al limite di 35 m g/dl di sangue fissato dal D.Lgs. 277/91.

Gli interventi di prevenzione attuati nella cristallerie della Val d’Elsa hanno prodotto una significativa riduzione dell’esposizione a piombo degli addetti,

Nella Fig. 5 è riportata la variazione dei valori di concentrazione media di piombo ematico fra gli addetti alla produzione del cristallo nel corso degli anni 1980-1995,

Tale riduzione dei livelli di esposizione è stata senz’altro determinata dall’adozione di migliori sistemi di protezione ambientale nelle aziende ma anche da una maggiore consapevolezza sulla pericolosità del piombo da parte dei lavoratori e dei datori di lavoro; sono stati infatti adottati sistemi di lavoro e comportamenti più sicuri e si è diffusa una maggiore attenzione agli aspetti di protezione ed igiene personale,

L’introduzione infine di nuove e più automatizzate tecniche produttive ha permesso, assieme alla trasformazione degli ambienti di lavoro( in alcuni casi costruiti ex novo), una significativa riduzione dell’entità del rischio e delle occasioni di esposizione.

Malgrado i buoni risultati conseguiti è tuttavia indispensabile proseguire nell’impegno preventivo, peraltro riproposto dal D.Lgs. 626/’94, al fine di abbassare ulteriormente i livelli di piombemia degli addetti alla produzione del cristallo.

Una recente indagine, condotta dal Servizio PISLL in collaborazione con l’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Siena su una popolazione di 280 soggetti non esposti professionalmente a piombo e residenti nei principali comuni della Val d’Elsa, ha infatti evidenziato dei livelli di piombemia estremamente bassi (3,8 mcg/dl, ds 2,6) anche rispetto ad analoghe indagini condotte in altre realtà in Italia ed all’estero; in perticolare i valori di piombemia rilevati negli abitanti di Colle Val d’Elsa, la città del cristallo, sono bassi come quelli rilevati negli abitanti dei comuni a trascurabile presenza di attività industriali.

Tutto ciò rappresenta un’utile occasione per rinnovare l’impegno a garantire ai lavoratori la massima tutela possibile della loro salute e costituisce un’ulteriore occasione di riflessione sulla validità dei limiti proposti dal D.L. 277/‘91.