3.1.1 PATOLOGIA DA POLVERI

La silicosi è stata per decenni la patologia professionale più nota del comparto ed anche quella più facilmente ammessa all'indennizzo.

Di primaria importanza veniva considerato il rischio da esposizione a silice libera cristallina presente nella sabbia utilizzata per preparare la miscela vetrificabile. I lavoratori esposti a questo rischio erano quindi i composizionieri, i sottofonditori e i fonditori soprattutto quando svolgevano anche i lavori di manutenzione, demolizione e rifacimento di forni in refrattario.

È da precisare però che in passato erano considerati a rischio anche i lavoratori che non manipolavano direttamente le polveri ma se le ritrovavano in ambiente di lavoro sia perché i grossi forni a bacino, caricati manualmente, venivano alimentati anche di giorno durante la formatura del vetro col il sistema del caricamento manuale, sia perché le operazioni di pulizia dei locali erano piuttosto sommarie e svolte con sistemi che di fatto ridistribuivano le polveri in ambiente senza eliminarle del tutto e quindi queste potevano venire reimmesse in circolo dalle correnti d'aria in qualunque momento. In passato, inoltre, sabbie quarzifere venivano usate per la lucidatura degli oggetti nel reparto di moleria di manufatti in vetro mentre per i manufatti in cristallo venivano utilizzate mole in pietra serena.

L'uso di sabbie lavate, cioè private delle particelle più piccole e quindi anche della frazione di granulometria compresa tra 0.5 e 5 micrometri detta respirabile, la disponibilità sul mercato di idonee soluzioni tecnico-impiantistiche e l'uso di mezzi individuali di protezione, hanno consentito di ridurre fortemente il rischio durante la preparazione e l'infornaggio della miscela. Anche in moleria oggi si lavora in condizioni di maggiore sicurezza poiché la sabbiatura dei pezzi viene fatta con macchine a ciclo chiuso e per la lucidatura si utilizzano abrasivi privi di silice.

I dati sanitari d'altro canto confermano ulteriormente l'assenza di questo tipo di patologia oggi.

Quadri di pneumoconiosi sono stati invece segnalati anche recentemente in letteratura per esposizioni croniche ad antimonio ed a cerio.

Per i molatori è stata segnalata da più autori un'esposizione ad aerosol contenenti polveri o del pezzo lavorato, quindi vetro o cristallo, o dell'abrasivo utilizzato, quale appunto il cerio, avvalorando così l'ipotesi che il rischio da inalazione di polveri sia ancora presente, nonostante l'operazione venga eseguita ad umido.

Nel corso di una indagine effettuata sui molatori di cristallo non sono stati evidenziati casi di pneumoconiosi.

Per quanto riguarda la patologia su base irritativa cronica diverse sono le sostanze capaci di esplicare un effetto irritativo sulle mucose delle vie aeree determinando quadri flogistici quali faringo-laringo-tracheiti e bronchiti croniche.

In particolare ci riferiamo al sodio carbonato (soda), al calcio carbonato, all'antimonio triossido, all'arsenico triossido ed alla criolite. Oltre a queste polveri, quasi sempre presenti nella composizione, si segnalano come irritanti l'ossido di manganese, l'ossido di cobalto ed il solfuro di cadmio.

Tuttavia la bronchite cronica ostruttiva solo recentemente con il DPR 336/94 è stata inserita nell'elenco delle malattie professionali indennizzabili per i lavoratori addetti alla manipolazione delle polveri prima della fusione.

In realtà fattori bronchitogeni possono essere presenti anche durante la lavorazione della massa vetrosa già fusa.

Questi ultimi sono rappresentati dai fumi quali SOx ed NOx che si sviluppano durante il processo di fusione del vetro nonché gas quali CO provenienti dai combustibili usati.

Oltre a questi fattori di rischio un ruolo importante viene svolto dalle condizioni microclimatiche sfavorevoli dovute al calore radiante proveniente dai forni e alla presenza di correnti d'aria create artificialmente dai ventilatori posizionati alle spalle del lavoratore e dalle numerose ed ampie aperture all'esterno dei locali di lavoro.

Inoltre va menzionato, per questa patologia ad eziologia tipicamente multifattoriale, un fattore di rischio non professionale molto diffuso tra questi lavoratori che è il fumo di sigaretta.

L'affermazione è supportata da un apposito studio fatto dal Servizio PISLL dell'Empolese sulle abitudini al fumo dei lavoratori delle vetrerie artistiche del territorio.

All’azione irritativa cronica dell'arsenico triossido e di alcuni sali di cromo insieme a quella aggressiva di sostanze molto alcaline, come il sodio carbonato, sono da imputarsi le riniti croniche con ulcerazione del setto nasale fino alla sua perforazione riscontrabili tra gli addetti alle prime fasi della lavorazione del vetro (3 casi denunciati nel 1993 in una specifica indagine sanitaria condotta su 40 lavoratori a rischio).

A livello cutaneo per l'azione irritativa locale dell'arsenico triossido si possono osservare lesioni di tipo eczematoso o follicolare con eritema, edema, vescicole, papule e pustole follicolare.