REGIONE PIEMONTE
AZIENDA
SANITARIA LOCALE n.17
Servizio
Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro
Dr. Santo
ALFONZO – Direttore S.Pre.S.A.L. - Responsabile progetto –
santo.alfonzo@asl17.it
Dr. Raffaele
CERON – Medico Dirigente –
raffaele.ceron@asl17.it
Dr. Giuseppe
CALABRETTA – Medico Dirigente –
giuseppe.calabretta@asl17.it
p.i. Paolo
CAVALLO – paolo.cavallo@asl17.it
p.i. Corrado
GAMBA – corrado.gamba@asl17.it
ha inoltre collaborato alla stesura degli elaborati:
Coadiutore amm.vo Marina LAMBERTI
Un ringraziamento a tutti gli operatori dello SPreSAL per la
collaborazione
AGENZIA
REGIONALE PER LA PROTEZIONE AMBIENTALE
Dipartimento di
Grugliasco – Area Tematica Ambienti di Lavoro
Dr. Marco
FONTANA – Responsabile area Tematica
– m.fontana@arpa.piemonte.it
D.ssa Silvia
ANGIOLUCCI – s.angiolucci@arpa.piemonte.it
p.i. Cristina
BERTELLO – c.bertello@arpa.piemonte.it
p.i. Paolo
FORNETTI – p,fornetti@arpa.piemonte.it
Ing. Roberto RIGGIO – r.riggio@arpa.piemonte.it
p.i. Gino
SANVIDO – g.sanvido@arpa.piemonte.it
Hanno inoltre collaborato:
AZIENDA
SANITARIA LOCALE n.5
Servizio
Sovrazonale di Epidemiologia – sepigru@tin.it
D.ssa Antonella
BENA
D.ssa Luisella
GILARDI
Febbraio 2002
1.1 Individuazione del comparto e dell’ambito territoriale
1.2
Il comparto legno nel territorio dell’ASL17
1.3
Attualità dell’iniziativa
1.4
Soggetti partecipanti
2.
Presentazione dell’iniziativa alle parti sociali
3.1
Predisposizione e caratteristiche del questionario
3.2
Elaborazione delle informazioni raccolte
3.3
Esiti e valutazioni di attendibilità
3.3.1 Distribuzione delle aziende per numero di
addetti
3.3.2 Distribuzione delle aziende e degli addetti
per tipologia di lavorazione
3.3.3 Tipologia di legname usato
3.3.4 Tipologia di macchinari in uso
4.
Individuazione del campione di aziende
5. Definizione
dei fattori di rischio
5.1
Polveri di legno
5.1.1 Scelta della tecnica di campionamento
5.1.2 Esiti dei monitoraggio
5.1.3 Esami dei risultati analitici
5.2
Rumore
5.2.1 Scelta della metodologia di monitoraggio
5.2.2 Esiti dei monitoraggi
5.3
Sicurezza macchine
5.3.1 Scelta della metodologia di monitoraggio
5.3.2 Esiti dei monitoraggi
6.1
Fenomeno infortunistico nella Regione Piemonte anni 1990/1998
6.2
Fenomeno infortunistico nell’A.S.L. 17 (anno 2000)
6.3 Fenomeno malattie professionali nelle aziende rispondenti al questionario e in quelle oggetto dei sopralluoghi
6.4
I tumori delle cavità nasali
7. Proposte di
soluzioni per la riduzione dei rischi all’esposizione a polveri
7.1
Polveri di legno
7.1.1 Misure generali
7.1.2 Carteggiatura
7.1.3 Falegnameria
7.2
Rumore
7.3
Igiene e sicurezza sul lavoro
7.3.1 Macchine utensili
7.3.2 Apprestamenti
igienico-assistenziali
7.3.3 Ambienti di lavoro, pavimenti,
passaggi ed uscite di emergenza
7.3.4 Atti di Polizia Giudiziaria
espletati dagli ispettori S.Pre.S.A.L.
1 Questionario presentato alle aziende
2 Tracciato record del Data Base usato per l’elaborazione
dei dati
3 Maschera inserimento dati tratti dal questionario
4 Distribuzione delle ditte rispondenti per classe di
addetti (per gruppi di 5 e di 10 addetti)
5 Quantità di legname lavorato per tipologia di legno
(ordine alfabetico)
6 Scheda raccolta dati aziendali
7 Modulo per la registrazione dati fonometrici
8 Scheda ripielogativa degli atti espletati
9 Modello di richiesta documentazione aziendale
1.1 L’individuazione del
comparto e dell’ambito territoriale
Il progetto, promosso
dall’ISPESL, aveva come obiettivo primario la definizione di profili di rischio
nel comparto produttivo dei mobilifici, e la proposta di soluzioni tecniche in
grado di ridurre il rischio. L’attuazione ha conseguentemente avuto come
obiettivo la determinazione quantitativa dell’esposizione alle polveri di
legno, una valutazione sommaria dell’esposizione a rumore e un approfondito
controllo sotto il profilo della sicurezza delle macchine che costituiscono
diversi cicli del comparto produttivo dei mobilifici per descrivere i danni
correlati nella popolazione degli addetti.
La presenza sul territorio
della A.S.L. 17 di numerose aziende che
svolgono la seconda lavorazione del legno ha permesso di sviluppare
adeguatamente il progetto
Sin dalle sue fasi
iniziali è sembrato opportuno estendere le valutazioni anche al di fuori della
produzione di mobili, comprendendo in genere la produzione di manufatti in
legno. Tale scelta è stata motivata dalla presenza di diverse aziende che
producono più manufatti (ad esempio mobili e serramenti), e dal fatto che i
cicli produttivi, le tipologie di macchine utensili e i materiali impiegati
sono sostanzialmente coincidenti per le diverse lavorazioni.
1.2 Il comparto legno nel
territorio della ASL 17
Nel territorio della A.S.L. 17 la lavorazione del legno è oggi
un’evoluzione di uno dei mestieri tradizionali dell’area. E’ infatti noto come
in tale area siano storicamente fortemente rappresentate realtà produttive del
comparto mobilifici: si tratta delle cosiddette “botteghe d’arte”, ma anche di
imprese artigianali di piccola e media dimensione, che con la loro attività
interessano pressochè tutti i settori del comparto, a partire da quello
artistico (intagliatori, restauratori di mobili antichi, ecc) fino al mobile
classico (“barocco piemontese”) e moderno, con produzione, a titolo
esemplificativo, di mobili in legno massiccio, mobili artistici, mobili
rustici, arredi per bar, negozi, uffici, arredi navali, strumenti musicali: fra
queste, viene annoverata una fra le maggiori fabbriche al mondo di produzione
di arpe.
A riscontro dell’importanza del comparto mobilifici nel Saluzzese, va
fatta menzione delle numerose iniziative fieristico-culturali annualmente ad
esso dedicate (Mostra Nazionale dell’Antiquariato, Mostra Nazionale di
Arredamento, Antiquariato e Artigianato di Saluzzo). Il comparto nel complesso
conta un totale di circa 250 aziende, che occupano circa 1800 persone. Vi è una
grossa prevalenza di aziende piccole, spesso costituite dal solo titolare,
mentre le aziende con più di 20 dipendenti sono meno del 10%
1.3 Attualità
dell’iniziativa
Il
lavoro ha preso spunto dal D.Lgs. 66/2000, che entrerà pienamente in vigore il
1 gennaio 2003. Modificando il Titolo
VII del D.Lgs 626/94, relativo alla tutela dei lavoratori esposti ad agenti
cancerogeni, inserisce fra i cancerogeni le lavorazioni comportanti esposizioni
a polveri di legno duro. L’impatto di questo decreto sul comparto produttivo
della lavorazione del legno sarà certamente forte, ed occorre una accurata
gestione delle nuove problematiche introdotte dal citato decreto sia da parte
delle aziende che da parte degli organi preposti al controllo, al fine di
implementare adeguati provvedimenti di riduzione dell’esposizione senza
compromettere la solidità delle imprese operanti.
1.4 Soggetti partecipanti
AZIENDA SANITARIA LOCALE N. 17 - Servizio di Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro (S.Pre.S.A.L.) Svolge funzioni di Prevenzione negli ambienti di lavoro nell’ambito del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL. Ha curato le visite ispettive in materia di sicurezza e igiene del lavoro; ha adottato, quando necessario i provvedimenti prescrittivi o le disposizioni. Ha provveduto all’invio dei questionari e alla loro elaborazione; ha curato i rapporti con le associazioni di categoria. E’ responsabile della conduzione della ricerca. | |
ARPA Piemonte – Dipartimento di Grugliasco, Area Tematica Ambienti di Lavoro L’ARPA svolge funzioni di tutela ambientale in materia di aria, acque, suolo e rumore in ambiente esterno. Ha partecipato al progetto per le competenze di igiene industriale in materia di sopralluoghi, campionamenti e misure, valutazione di impianti e processi produttivi. L’Area Tematica Ambienti di Lavoro ed il Laboratorio Agenti Cancerogeni hanno curato la progettazione e l’esecuzione dei campionamenti delle polveri di legno e di altri parametri chimici; i laboratori strumentali hanno effettuato le relative analisi. | |
Servizio Sovrazonale di Epidemiologia
–SSEPI
ASL5.
L’epidemiologia è la disciplina scientifica che studia i fattori di rischio o di protezione delle malattie, la loro frequenza, la loro distribuzione e le modalità per prevenirne la diffusione.
Inoltre misura l’efficacia degli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione dalle malattie.
Ha definito il campione di aziende da sottoporre a controllo. |
Al fine di ottenere una adeguata compliance
all’iniziativa di monitoraggio nel comparto, Il Servizio di Prevenzione
e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’ASL 17 Saluzzo - Savigliano - Fossano
ha provveduto ad organizzare un apposito incontro preliminare rivolto agli
imprenditori del settore operanti sul territorio dell’ASL 17 di Saluzzo, in collaborazione con la
Confartigianato Associazione Artigiani della Provincia di Cuneo, con le principali associazioni di categoria, e le
parti sociali; tale fase è stata
infatti ritenuta indispensabile al fine di una proficua collaborazione delle
aziende nella realizzazione sia della fase preliminare, di tipo conoscitivo,
del progetto, sia delle successive fasi comprensive degli accessi in azienda su
un campione prederminato.
In occasione
dell’incontro, tenutosi a Saluzzo, sono stati preliminarmente presentati gli
attori del progetto, illustrando brevemente le funzioni istituzionali
dell’ISPESL, dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro delle ASL, del
Laboratorio Chimico Sovrazonale ARPA di Grugliasco deputato alle misurazioni
della polverosità ambientale e degli altri parametri fisico-chimici oggetto
dello studio, e del Servizio Sovrazonale di Epidemiologia (SSEPI) del quadrante
di Grugliasco.
Si è successivamente proceduto ad illustrare gli obiettivi generali, le
finalità e le fasi principali dello studio in programma, rimarcando la
necessità di ottenere la maggiore collaborazione possibile da parte delle aziende
soprattutto nella fase iniziale del progetto, consistente nella raccolta di
dati direttamente dalle aziende.
A tale scopo è
stato illustrato il contenuto di un questionario conoscitivo appositamente
predisposto, e successivamente inviato alle singole ditte (v. in allegato il
questionario in dettaglio), finalizzato ad identificare le caratteristiche
qualitative e quantitative del comparto produttivo mobilifici sul territorio
dell’ASL 17, ed a stimarne le esposizioni ai rischi presenti.
Nel corso
dell’incontro è stato illustrato in particolare lo stretto rapporto esistente
tra i motivi che hanno portato alla definizione del progetto e le novità
legislative coinvolgenti il settore, come l’entrata in vigore dal 1/1/2003 dei
valori limite per le polveri di legno definiti dal D.L.vo 66/2000, e la
classificazione delle polveri di legno duro come cancerogeni, con le importanti
implicazioni che ciò comporta sull’organizzazione della sicurezza e igiene del
lavoro a livello aziendale e con gli oneri non indifferenti da ciò derivanti in
capo ai titolari delle imprese.
Si è inoltre
sottolineata l’importanza dell’utilità di un ritorno al mondo produttivo e
imprenditoriale dei risultati dello studio, nei termini di interventi di
prevenzione attuabili nel breve e medio periodo derivanti dalla proposta di
soluzioni ai problemi riscontrati.
In allegato 1 viene riportato il questionario che è stato inviato, successivamente all’incontro di sensibilizzazione, per mezzo posta, alle ditte operanti nel settore sul territorio dell’ASL 17, individuate sia sulla base di dati storici esistenti negli archivi del Servizio, sia del confronto dei medesimi con i database forniti al Servizio appositamente da parte delle associazioni di categoria interpellate.
Il questionario è stato definito in via preliminare in appositi incontri tra SPRESAL, Laboratorio Chimico Sovrazonale ARPA e Servizio Sovrazonale di Epidemiologia, dovendo rispondere a requisiti sia di fruibilità come materiale di elaborazione scientifica nel corso delle fasi successive del progetto, sia di accettabilità e facile compilabilità da parte delle aziende destinatarie; a tal fine nell’introduzione al questionario inviato è stato in particolare sottolineato il carattere di tipo eminentemente conoscitivo del questionario medesimo.
Sono stati individuati tre gruppi principali di dati richiesti alle aziende:
1) Dati relativi all’azienda, comprensivi di ragione sociale, generalità dei soggetti aziendali previsti dal D. L.vo 626/94 e consistenza numerica della ditta.
2) Dati relativi al ciclo produttivo, con richiesta di:
§ superficie in mq. dell’impianto produttivo
§ principali prodotti finiti dall’azienda
§ principali lavorazioni del ciclo produttivo. A tale proposito si è ritenuto opportuno, al fine di uniformare le successive elaborazioni dei dati, proporre una lista limitata di lavorazioni, includendovi quelle maggiormente significative ai fini dello studio (per rischio di esposizione ad aerodispersi e rischio di infortunio); nei casi in cui veniva indicata dalla ditta una lavorazione diversa, questa è stata assimilata alle categorie principali proposte dalla lista (es. addetto pialla = segagione; addetto carteggiatura = finizione). Per ogni tipologia di lavorazione è stata chiesta l’indicazione del numero di addetti. Qualora fossero stati effettuati autonomamente monitoraggi ambientali da parte della ditta è stato richiesto di indicarne l’anno di effettuazione.
§ Tipo di legnami utilizzati: è stato richiesto di indicare la quantità annua totale di legname utilizzato, suddivisa per tipologia di legno. Il dato è stato ritenuto utile al fine di una ripartizione nel campione tra legni “duri” e “non duri” alla luce dell’indicazione in merito proposta nell’allegato VIII del D.Lvo 626/94, come modificato dal D.Lvo 66/2000, in cui alla nota (1) si dice che un elenco di tipi di legno duro figura nel volume 62 delle monografie IARC.
§ Altre sostanze utilizzate (ausiliari, vernici, componenti,…) con indicazione del consumo annuo e del fornitore.
3) Dati relativi agli impianti produttivi comprendenti il tipo di macchine presenti in azienda, con l’indicazione della consistenza numerica in azienda di ogni tipo di macchina, dell’anno di costruzione e presenza di marcatura CE nelle singole macchine, nonché l’indicazione della presenza di impianti di verniciatura, se manuale o automatica, con o senza sistemi di abbattimento prima dell’emissione.
3.2 ELABORAZIONE DELLE INFORMAZIONI RACCOLTE
I dati risultanti dalla
restituzione al Servizio dei questionari compilati dalle aziende sono stati
elaborati tramite apposito applicativo informatico sviluppato in ambiente
Microsoft ACCESS©. Il tracciato record delle tabelle dati
viene riportato in allegato 2.
Ponendo tra loro in relazione le tabelle secondo i criteri e le procedure del database relazionale è stata elaborata l’interfaccia di inserimento dati rappresentata dalla maschera Anagrafica e dati generali di cui viene riportato in allegato 3 l’aspetto relativo ad un record vuoto. Considerata la complessità dei dati e la necessità di ricondurre specifiche voci a categorie più generali (es. tipi di vernici, ecc), particolare attenzione è stata posta nella scelta e nell’addestramento dell’operatore deputato all’inserimento dei dati.
I dati inseriti sono stati elaborati al fine di individuare le caratteristiche fondamentali, ai fini dello studio, della popolazione di ditte disponibile.
In particolare sono stati definiti i seguenti reports:
Anagrafica e dati generali, in cui vengono riportati la ragione sociale della ditta, l’indirizzo, il n° telefonico, il n° di addetti, l’oggetto della produzione, e l’avvenuta nomina del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.
Ditte per addetti, in cui le ditte rispondenti sono elencate in ordine decrescente per numero totale di addetti.
Ditte per classe di
addetti: le ditte sono state suddivise, in due report (v. allegato 4) per
classi di addetti (rispettivamente per classi di 5 e 10 addetti) riportando in ogni classe il numero totale
di addetti, la percentuale degli addetti in tale classe
rispetto al totale degli addetti della popolazione di ditte esaminata, e
analogamente il numero di ditte nella classe, e la percentuale delle ditte
nella classe rispetto al totale delle aziende.
Ditte per lavorazione: Le ditte sono state suddivise per tipologia di lavorazione. Gli addetti sono inoltre stati raggruppati in funzione della mansione, come indicata dall’azienda nella sezione principali lavorazioni del ciclo produttivo del questionario; ciò permette una stima approssimata della tipologia di rischio prevalente nella popolazione di lavoratori esaminata.
Ditte per tipo di legname: sono stati elencati i tipi di legname di cui le aziende avevano indicato la quantità usata, e, per ciascun tipo, le ditte sono state elencate nominativamente in ordine decrescente in relazione alla quantità annua usata; per alcuni legnami non è disponibile la quantità, in quanto la ditta ne ha dichiarato l’uso senza peraltro specificarne il quantitativo usato. Per ogni tipo di legname si è calcolata la quantità totale annua in m3 usata in tutte le ditte, e la sua proporzione rispetto alla totalità dei legnami. Nei casi in cui la ditta ha indicato la quantità in tonnellate si è proceduto alla conversione in mc sulla base del peso specifico del legname (v. allegato 5).
Tipologia di macchine: vengono elencate le macchine più rappresentate numericamente, con indicazione di quante in possesso o meno di marcatura CE
Quantità di legname lavorato e superficie dello stabilimento in rapporto al numero di addetti: il report è finalizzato all’individuazione della distribuzione di aziende in funzione della potenziale esposizione ai fattori di rischio, ivi compresa la concentrazione di maestranze nei locali di lavorazione.
I dati così ottenuti sono stati utilizzati, oltre
che per la definizione di massima della tipologia produttiva del campione di
aziende rispondenti al questionario, anche per l’individuazione e la
standardizzazione del successivo campione di aziende su cui effettuare i
sopralluoghi conoscitivi comprensivi di determinazioni analitiche sugli
aerodispersi e sugli altri fattori di rischio.
3.3
ESITI E VALUTAZIONI DI ATTENDIBILITA’
Le finalità che si intendevano raggiungere con la somministrazione di un questionario autocompilato da parte delle aziende erano da un lato l’acquisizione di dati per definire il successivo campione più ristretto di aziende in cui effettuare gli accessi, dall’altro il poter ottenere una descrizione di massima della struttura del comparto. Per quanto l’affidamento della raccolta dei dati direttamente alle aziende possa soffrire sotto certi aspetti di ovvi limiti metodologici, sulla base dei risultati ottenuti si ritiene che possa costituire un agile ed efficace strumento per una prima conoscenza del comparto e per la programmazione di interventi più mirati.
I risultati elaborati sulla base della reportistica sopra descritta sono illustrati, con l’esclusione dell’indicazione della ragione sociale delle ditte, negli allegati.
Di seguito si evidenziano alcune osservazioni che paiono maggiormente indicative in merito.
3.3.1 Distribuzione delle aziende per numero di addetti.
Il numero totale di ditte rispondenti è stato di
153, con un numero dichiarato di addetti pari a 1368.
Delle 153 ditte solo 18 (corrispondente all’11,8%
del totale) hanno un numero di addetti superiore a 20 dipendenti, con la
tipologia produttiva riportata nella seguente tabella:
Tab.3.1-Aziende con oltre 20 addetti
Come visibile le attività sono prevalentemente di produzione infissi e mobilifici, ma sono rappresentate anche attività singolari (produzione di arpe e di cofani mortuari), che rispecchiano la peculiare tradizione di alcune nicchie geografiche (Valle Varaita) del Saluzzese con un elevato livello qualitativo di specializzazione produttiva.
Analizzando la distribuzione degli addetti risulta che la maggior parte delle aziende ha un numero ridotto di dipendenti (il 62, 7 % ha meno di 5 addetti e il 74,5 % meno di 10). Per contro nelle ditte con meno di 5 addetti è impiegato il 13,2 % delle maestranze, che diventa il 21,6 % in quelle con meno di 10 addetti.
Le ditte con più di 20 addetti, che come si è detto rappresentano l’11,8% del totale, impiegano 771 addetti su 1368 e cioè il 56,4 %.
Questi dati da un lato rispecchiano la peculiare tipologia produttiva, richiamata in premessa, presente nell’area del Saluzzese (aziende prevalentemente di piccole e medie dimensioni con specifica vocazione alla produzione artigianale ed artistica), mentre dall’altro lato pongono in evidenza l’importanza di estendere l’intervento di comparto anche alle aziende più grandi, in un’ottica di bilanciamento tra risorse disponibili ai Servizi ed entità dei risultati ottenibili in termine di prevenzione, coinvolgendo con relativamente pochi interventi oltre il 50% degli addetti del settore.
3.3.2 Distribuzione delle aziende e degli addetti per tipologia di
lavorazione.
Nel grafico 3.1 viene illustrata la distribuzione della tipologia produttiva delle aziende rispondenti al questionario.
Come visibile la tipologia di produzione maggiormante rappresentata è costituita da aziende produttrici di mobili (44,4 %), seguita da produttori di altri manufatti (es. carpenteria in legno, pallets, cassette per frutta,cofani mortuari, strumenti musicali, ecc.), che incidono sul 32 % del totale; i produttori di serramenti e porte costituiscono il 23,5 % delle aziende rispondenti al questionario.
Graf.3.1- ditte per tipologia produttiva
Relativamente alla distribuzione della forza lavoro
nel comparto, come visibile dalla tabella 3.2 e dal grafico 3.2 la maggior
parte delle maestranze è addetta a lavorazioni comportanti uso di macchine o
macchine utensili, mentre, con i limiti imposti dal carattere di
autocompilazione del questionario, solo il 12,7 % sarebbe esposto ad aerodispersi
di tipo chimico (vernici); il condizionale è d’obbligo considerando da un lato
che, in mancanza di sopralluogo, non è nota l’entità della separazione fisica
tra lavoratori preposti a diverse lavorazioni, dall’altro che anche lavorazioni
di tipo meccanico (valga ad esempio la carteggiatura su superfici già
verniciate) possono esporre ad inalazione di particolato
contenente sostanze chimiche.
Tab.3.2- Numero addetti per tipologia di lavorazione
Graf.3.2- Numero addetti per tipologia di lavorazione
Pur essendo possibile che un addetto effettui più lavorazioni, il numero totale di addetti nel report ditte per lavorazione (da cui è tratta la tabella) risulta inferiore al totale di addetti del report ditte per classe di addetti (da cui sono stati desunti i dati del precedente paragrafo), in quanto il numero di addetti totali delle ditte poteva comprendere anche lavoratori impiegati in mansioni non pertinenti allo studio (impiegati, trasportatori, ecc).
3.3.3 Tipologia di legname usato
Nell’allegato 5 viene sintetizzato il report relativo alla quantità annua in m3 di legname utilizzato in totale dalle ditte rispondenti al questionario, suddivisa per tipo di legno, omettendo l’indicazione delle ragioni sociali.
Da tale report sono estrapolabili i seguenti dati, dai quali risulta che i legnami più usati sono legnami di tipo non esotico, con rappresentazione notevole, sopra i 1000 mc lavorati, sia di conifere o angiosperme (“softwood” della citata Monografia IARC 162), sia di latifoglie o gimnosperme (“hardwood” della Monografia IARC). Il pioppo e l’abete sono di gran lunga i più utilizzati.
Per contro si evidenzia come i legni esotici siano utilizzati in misura minore ( meno di 500 mc/anno, con eccezione di Ayous e Mogano).
Tab.3.3-tipo di legname per metri cubi lavorati annualmente da tutte le ditte.
Graf.3.3-Legnami utilizzati in quantità superiori a mille metri cubi/anno
A proposito della tipologia del legno in funzione della sua cancerogenicità, pare opportuno richiamare quanto affermato nella parte iniziale della citata monografia IARC (p.36) ove si precisa che “Most species are deciduous trees or hardwoods and only about 800 species are coniferous or softwoods…The terms ‘hardwood’ and ‘softwood’ refer to the species of tree and not necessarily to the hardness of the wood”. Pertanto la tabella 2 della monografia IARC non deve essere intesa come una distinzione tra legni duri e legni non duri in termini tecnologici, ma come distinzione tra conifere e latifoglie nei termini definiti dalla monografia, anche se generalmente le latifoglie sono più dense delle conifere.
Si ritiene pertanto che debba essere usata la dovuta cautela nell’uso di tale tabella in funzione della classificazione dei legni duri come cancerogeni, ai sensi dell’allegato VIII, punto 5°, del D.Lvo 626/94.
3.3.4
Tipologia di macchinari in uso
Nella tabella 3.5 sono estrapolate le macchine che le aziende hanno dichiarato essere in uso, con distinzione tra quelle marcate CE e quelle non marcate CE.
Le più rappresentate sono le seghe (a nastro e a disco), le pialle (a filo e a spessore), le toupie, le levigatrici e le troncatrici, in accordo con la già citata tipologia produttiva del settore nell’area geografica interessata dallo studio.
Considerando, come illustrato nella tabella 3.4, la differenza fra marcatura e non marcatura CE per le 10 tipologie di macchine più rappresentate (con valore superiore a 50) si nota che in tutti i casi sono più numerose quelle non marcate CE, e in 7 casi su 10 quelle non marcate CE sono più del doppio rispetto a quelle marcate.
Occorre rilevare che non per tutte le macchine le ditte hanno specificato se fosse o meno presente il marchio CE, anche se tale percentuale non appare elevata (circa il 12%).
Relativamente all’anno di produzione delle macchine, occorre precisare che non è possibile una stima adeguata circa l’anzianità del parco macchine, in quanto non si è raggiunto un numero sufficiente di rispondenti allo specifico quesito del questionario.
Tab3.4-Distribuzione della marcatura CE tra
le macchine più rappresentate nelle Aziende rispondenti al questionario
descrizione
Tipo di macchinario |
numero
di macchine |
marcate
CE |
non
marcate CE |
rapporto
non CE/CE |
Sega a nastro |
193 |
52 |
118 |
2,3 |
Lucidatrice o levigatrice |
163 |
51 |
90 |
1,8 |
Toupie |
147 |
36 |
91 |
2,5 |
Pialla a filo |
126 |
25 |
82 |
3,3 |
Sega a disco |
123 |
30 |
78 |
2,6 |
Troncatrice |
109 |
44 |
53 |
1,2 |
Pialla a spessore |
96 |
22 |
59 |
2,7 |
Tenonatrice |
66 |
13 |
45 |
3,5 |
Strettoio |
61 |
12 |
36 |
3,0 |
Scorniciatrice |
54 |
21 |
26 |
1,2 |
Tab.3.5- Numero di macchine
dichiarate dalle Aziende (totali, marcate, e non marcate CE)
4.
INDIVIDUAZIONE DEL CAMPIONE DI AZIENDE
Come già si accennava in precedenza, dall’esame dei questionari inviati alle aziende è emersa una discreta quantità di aziende che, pur non appartenendo unicamente al comparto produttivo dei mobilifici, hanno come oggetto la lavorazione del legno: fra queste è stato riscontrato un numero elevato di produttori di serramenti e di porte interne. Inoltre, i macchinari in uso nei mobilifici e nelle aziende produttrici di serramenti risultano sostanzialmente identici; nelle seconde vi è un maggiore utilizzo di macchine automatizzate che abbinano diverse lavorazioni (tipicamente taglio e fresatura), ma la tecnologia è simile.
Come già descritto in precedenza, hanno risposto al questionario:
68 mobilifici
23 produttori di serramenti
13 produttori di porte interne
49 produttori di altri manufatti (fra cui carpenteria in legno, pallets, cassette per frutta, cofani mortuari, strumenti musicali)
In considerazione del fatto che i mobilifici rappresentano meno del 50% delle aziende del comparto legno, e che le lavorazioni per la produzione di altri manufatti sono comunque assimilabili a quelle dei mobilifici, si è quindi deciso di estendere l’indagine, per la valutazione dell’esposizione a polveri di legno, all’intero comparto.
Dai questionari non emergono particolari differenze nei tipi di legno lavorati: si può affermare che in genere in ogni azienda vengono lavorati legni duri, legni teneri, truciolari, MDF. Non è conseguentemente possibile definire una esposizione unicamente a polveri di legno duro; il materiale lavorato è stato quindi escluso dai criteri di scelta delle aziende.
Fra le aziende rispondenti ne sono state estratte 21, secondo i criteri seguenti:
· numero di addetti: sono state identificate 4 classi:
· meno di 5 addetti: 4 aziende
· da 5 a 10 addetti: 4 aziende
· da 10 a 20 addetti: 4 aziende
· maggiori di 20addetti: 4 aziende
· tipo di produzione: all’interno di ogni classe di addetti sono state estratte aziende produttrici di mobili, di serramenti e di altri manufatti, in modo proporzionale al loro peso nella classe
· selezione casuale: fra le aziende che non hanno risposto al questionario, ma che risultano presenti nel territorio in base agli archivi a disposizione del servizio, sono state estratte 4 aziende.
· Si è infine deliberatamente inserita fra le aziende da sottoporre a monitoraggio una azienda produttrice di strumenti musicali, per via della particolare lavorazione e dell’elevato numero di addetti (78 in totale)
Si può quindi affermare che il campione di aziende prescelte è in grado di rappresentare con sufficiente chiarezza la realtà dell’intero comparto nella A.S.L. 17, e che i risultati emersi possono fornire un quadro di una situazione diffusa.
5.
DEFINIZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO
I rischi potenziali a cui sono esposti i lavoratori dell’industria del legno sono molteplici; nella definizione di profili di rischio si è deciso di approfondire alcuni aspetti che riteniamo essere prioritari.
Esposizione
a polveri di legno e ad agenti cancerogeni
Il piano di monitoraggio dei possibili agenti chimici presenti sul luogo di lavoro ha riguardato essenzialmente le polveri di legno. Tale scelta è stata dettata da alcuni criteri:
· La citata recente modifica del titolo VII del D.Lgs. 626/94, che ha introdotto problematiche nuove nelle aziende del comparto;
· La scarsità di dati di esposizione a polveri di legno nelle falegnamerie;
· La necessità di una approfondita valutazione dello “status quo” prima dell’entrata in vigore del limite di esposizione professionale.
Nelle aziende del comparto legno sono in uso anche altre sostanze che possono essere fattore di rischio chimico, in particolare le vernici. Tuttavia, questo aspetto non è stato preso in esame, per via di alcune considerazioni:
· La verniciatura è una lavorazione relativamente poco diffusa (v. precedente tab. 3.2); numerose aziende si avvalgono di verniciatori esterni. A causa della difficile gestione dal punto di vista ambientale di un impianto di verniciatura, la tendenza a rivolgersi ad imprese terze pare in aumento;
· La produzione dei serramenti impiega ormai quasi esclusivamente vernici a base acquosa, per l’ottimo grado di protezione dagli agenti atmosferici; nella produzione dei mobili, sebbene sia ancora prevalente l’uso di vernici a base solvente (per il migliore risultato estetico) alcune aziende stanno introducendo la vernice ad acqua, con risultati soddisfacenti, e si ritiene che nei prossimi anni tale tendenza aumenterà;
· Sono stati effettuati numerosi studi sull’esposizione dei verniciatori, che si ritiene possano essere direttamente applicati all’industria del legno; ugualmente, le soluzioni tecniche per la protezione dei lavoratori sono ormai consolidate.
Rumore
Nelle aziende sottoposte a controllo sono stati effettuati rilievi fonometrici, finalizzati a quantificare il livello di esposizione equivalente all’interno degli stabilimenti. E’ stata posta particolare attenzione all’esame delle valutazioni previste dal D.Lgs. 277/91, in termini di adeguatezza della documentazione ed effettuazione dei controlli di legge.
Sicurezza
macchine
Nel comparto in esame, come verrà in seguito illustrato, le macchine costituiscono purtroppo ancora una importante causa di infortuni. Una notevole parte del lavoro è stata quindi mirata ad una attenta analisi del parco macchine installato presso le aziende, sotto diversi aspetti:
· Conformità alla normativa previgente (D.P.R. 547/55)
· Conformità alla normativa vigente (D.P.R. 459/96)
· Presenza dei dispositivi di protezione e di emergenza necessari
· Conformità alla direttiva macchine in caso di presenza del marchio CE
Ambienti di
lavoro
Le aziende sono state esaminate dal punto di vista della conformità a norme di legge per quanto riguarda l’idoneità dei locali, gli apprestamenti igienico-sanitari, i passaggi e tutti gli aspetti simili.
Non sono stati esaminati a fondo altri rischi, quali ad esempio le patologie muscolo-scheletriche, i rischi di infortunio in attività svolte al di fuori degli stabilimenti (es. al momento del montaggio dei prodotti), ed i rischi non specificamente legati al comparto legno (es. movimentazione dei carichi, uso di carrelli elevatori,…). Sebbene la consapevolezza dell’importanza di questi rischi stia crescendo, si ritiene che quelli esaminati siano i fattori di rischio preponderanti allo stato attuale.
5.1 POLVERI
DI LEGNO
5.1.1 Scelta della tecnica di campionamento
Il D.Lgs. 66/2000, fissando il valore limite d’esposizione professionale alle polveri di legno, pur non facendo esplicito riferimento ad alcuna normativa tecnica, esplicitamente dice trattarsi della frazione inalabile.
La norma UNI EN 481 definisce la frazione inalabile come “la frazione di massa delle particelle aerodisperse totali che viene inalata attraverso il naso e la bocca”.
Il campionamento della frazione inalabile deve essere conforme alla seguente convenzione: la percentuale Ei di particelle aerodisperse di diametro aerodinamico D (in micrometri) che devono essere raccolte è data da
Ei =50 [1+exp(-0.06D)]
(1)
La frazione inalabile dipende dal movimento dell’aria (velocità e direzione), dalla frequenza di respirazione e dalla via d’ingresso (naso bocca). La convezione generalmente sottostima la frazione inabile di particelle più grandi per un individuo prevalentemente rivolto verso la direzione del vento, in particolare per velocità maggiori di 4 m/s (le misure di velocità del vento, effettuate durante i campionamenti, hanno sempre fornito valori più bassi).
La curva descritta dall’equazione (1) prevede che venga campionato il 50% di particelle con diametro aerodinamico pari a 100 µm.
Nel caso delle polveri di legno occorre considerare la particolare morfologia delle particelle: sono infatti costituite da fibre difficilmente assimilabili a sfere il cui comportamento aerodinamico si ritiene diverso dalle particelle di materiale particolato disperso in ambiente. Dalle ricerche svolte, in letteratura non sono riportati studi sul comportamento aerodinamico delle fibre di legno.
Diversi studi recenti indicano come sistema adeguato di campionamento il campionatore “IOM”, costituito da una cassetta con filtro premontato, che viene pesata insieme al filtro.
I tradizionali portafiltri con grembiulino conico, utilizzati solitamente per i campionamenti di tipo personale e ambientale, paiono sottostimare le concentrazioni fino al 20-30 %.
Nel corso del presente studio non erano a disposizione del servizio campionatori IOM, ma solo tradizionali sistemi di prelievo di polveri; si sono pertanto messi a confronto, in una fase preliminare, i diversi sistemi a nostra disposizione.
Sono stati realizzati a questo scopo 44 prelievi, in tre insediamenti
produttivi, utilizzando diversi sistemi di prelievo:
Sono state, inoltre, confrontate le concentrazioni relative alla frazione inalabile e alla frazione respirabile (con ciclone in nylon).
I campionamenti erano tutti di tipo ambientale, in postazioni relativamente distanti dalle macchine, al fine di minimizzare le differenze di concentrazioni dovute alla posizione dei filtri; la durata dei campionamenti è stata di circa quattro ore, ma in alcune postazioni sono stati prelevati campioni di durata inferiore.
Si sottolinea che, trattandosi di campioni di tipo ambientale ed essendo stati realizzati al fine di comparare diverse metodologie di prelievo, i risultati possono solo in parte essere considerati indicativi dell’esposizione professionale.
Dai risultati dei campionamenti sulla frazione respirabile sono emersi dati contraddittori, essendo la concentrazione depositata sul filtro molto bassa. D’altra parte, si ritiene che la frazione da privilegiare, per il controllo dell’esposizione a polveri di legno, sia la frazione inalabile poiché siamo in presenza di un agente cancerogeno per le primissime vie respiratorie. Inoltre, fra gli scopi di questo monitoraggio è un confronto con il limite introdotto dal D.Lgs. 66/2000, che fa riferimento, appunto, alla frazione inalabile.
Alla luce dei risultati emersi dai campionamenti preliminari, si è ritenuto opportuno adottare come sistema di campionamento il portafiltri con grembiulino a cono “closed face”, che assicura una velocità d’ingresso dell’aria di circa 1,15 m/s con un flusso di 3 l/min. Questa scelta è peraltro simile a quella effettuata da altri Enti di controllo, ed utilizza il sistema di campionamento più diffuso sia presso gli Enti pubblici, che presso i laboratori privati.
Il metodo di analisi è il classico metodo gravimetrico (NIOSH 0500).
Nel corso dello studio sono stati acquisiti dall’ARPA Piemonte i campionatori IOM. Non sono stati utilizzati per nessuno fra i prelievi destinati al monitoraggio, per non modificare le condizioni di prelievo e permettere valutazioni statistiche omogenee. Tuttavia, in alcuni punti sono stati eseguiti monitoraggi in parallelo con il portafiltri “closed face” e il portafiltri IOM. I risultati non permettono considerazioni significative, in considerazione dell’esiguo numero di campioni confrontati (sei in totale). E’ tuttavia possibile osservare come il portafiltri IOM, accanto ad indubbi vantaggi in termini di ridotta manipolazione del filtro, comporti una difficoltà superiore nel raggiungimento della costanza di peso, probabilmente a causa della maggiore superficie esposta all’aria. L’utilizzo del campionatore IOM sembra quindi leggermente più complesso.
E’ in corso una attività di valutazione approfondita del funzionamento del campionatore IOM; in diverse situazioni operative, finalizzata al confronto fra le misure effettuale con il portafiltri “closed face” e lo IOM; contemporaneamente è in corso la messa a punto di un corretto metodo di condizionamento dello IOM. Questa attività non è compresa nel progetto di ricerca ISPESL.
Non si sono osservate variazioni di rilevo fra campioni della durata di tre ore e campioni di durate inferiori (fino a 90 minuti). Ovviamente, la quantità di polvere depositata sul filtro deve essere sufficiente per essere pesata con un minimo errore analitico. Al contrario, campioni della durata di tre ore nei pressi di alcune lavorazioni ad alta concentrazione di polvere (in particolare la carteggiatura) presentano un carico eccessivo di particelle, che rende difficilmente maneggevole il filtro. Si è quindi deciso di adottare tempi di prelievo di circa due ore e mezza, in presenza di lavorazioni omogenee e rappresentative delle condizioni dell’intero turno di lavoro.
Si tenga presente che, nelle aziende più piccole, gli addetti non svolgono solo mansioni di produzione, ma anche di consegna e montaggio. In alcune aziende quindi l’esposizione risulta inferiore a 40 ore/settimana.
Durante il monitoraggio delle polveri si è tenuto conto del tipo di lavorazione e delle mansioni assegnate agli addetti; trattandosi, nella maggior parte, di aziende che svolgono produzioni artigianali, non è stato possibile stabilire a priori le postazioni di prelievo, ma si è cercato, comunque, di campionare tutte le fasi di lavorazione che componevano i cicli produttivi visionati.
Tutte le aziende esaminate lavorassero in prevalenza legni classificati come “legni duri”, o materiali compositi (truciolari, MDF); talvolta anche legni “teneri” venivano lavorati in contemporanea, generando esposizioni miste. La prevalenza di legni duri è strettamente legata alle caratteristiche produttive del comparto, che fa del mobile di pregio il prodotto principale.
5.1.2 Esiti del monitoraggio
1)
Operazioni
di preparazione pezzi: le tavole vengono tagliate (generalmente con la sega a
nastro), piallate, segate a misura (con la sega circolare) e lavorate secondo
necessità con varie macchine (toupie, fresa, pialla, tenonatrice, ecc…). I
listelli possono essere incollati, in genere con colle viniliche, per la
preparazione di pannelli. Tale fase del ciclo è stata da noi identificata col
termine falegnameria.
2)
Finitura
e montaggio: i pezzi vengono carteggiati, a mano o con levigatrici meccaniche,
ed assemblati. Alcune produzioni richiedono anche una operazione di
calibratura, vale a dire una levigatura che asporti materiale fino a
raggiungere una misura prestabilita. Questa fase del ciclo produttivo è stata
da noi identificata col termine di carteggiatura.
3)
Verniciatura:
Nelle aziende che effettuano in proprio la verniciatura, fra le diverse
applicazioni di vernice vi sono operazioni intermedie di carteggiatura; si
ritiene che le polveri prodotte in questa fase non vadano considerate come
polveri di legno, in quanto costituite essenzialmente da residui del polimero
verniciante. Tale fase del ciclo di lavorazione è stata identificata col
termine verniciatura.
Le tabelle delle pagine seguenti
riportano i risultati relativi ai monitoraggi.
Tab. 5.1-Risultati dei monitoraggi
DITTA |
N.CAMP. |
TIPO (A/P) |
CONCENTRAZIONE (mg/m3) |
LAVORAZIONE |
Ditta 1 |
1 |
P |
1,43 |
Falegnameria |
Ditta 1 |
2 |
A |
0,48 |
Falegnameria |
Ditta 1 |
3 |
P |
1,41 |
Falegnameria |
Ditta 1 |
4 |
P |
1,49 |
Falegnameria |
Ditta 2 |
1 |
A |
1,34 |
Carteggiatura |
Ditta 2 |
2 |
P |
10,19 |
Carteggiatura |
Ditta 2 |
3 |
P |
4,71 |
Carteggiatura |
Ditta 2 |
4 |
P |
2,87 |
Carteggiatura |
Ditta 2 |
5 |
P |
4,37 |
Falegnameria |
Ditta3 |
1 |
P |
3,48 |
Carteggiatura |
Ditta3 |
2 |
A |
0,22 |
Carteggiatura |
Ditta3 |
3 |
P |
14,16 |
Carteggiatura |
Ditta3 |
4 |
P |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta3 |
5 |
A |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta3 |
6 |
P |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta3 |
7 |
P |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta3 |
8 |
P |
0,63 |
Falegnameria |
Ditta3 |
9 |
P |
11,49 |
Verniciatura |
Ditta3 |
10 |
P |
20,63 |
Verniciatura |
Ditta4 |
1 |
P |
<0,27 |
Carteggiatura |
Ditta4 |
3 |
P |
17,59 |
Verniciatura |
Ditta4 |
4 |
P |
1,34 |
Falegnameria |
Ditta4 |
5 |
P |
1,18 |
Carteggiatura |
Ditta4 |
6 |
P |
13,10 |
Carteggiatura |
Ditta5 |
1 |
A |
1,49 |
Falegnameria |
Ditta5 |
2 |
P |
2,74 |
Carteggiatura |
Ditta5 |
3 |
P |
1,90 |
Falegnameria |
Ditta5 |
4 |
P |
2,57 |
Verniciatura |
Ditta5 |
5 |
P |
5,33 |
Falegnameria |
Ditta6 |
1 |
A |
0,80 |
Falegnameria |
Ditta6 |
2 |
A |
0,82 |
Carteggiatura |
Ditta6 |
3 |
P |
3,80 |
Carteggiatura |
Ditta6 |
4 |
P |
1,55 |
Carteggiatura |
Ditta6 |
5 |
P |
1,82 |
Falegnameria |
Ditta6 |
6 |
P |
1,57 |
Falegnameria |
Ditta7 |
1 |
A |
1,09 |
Falegnameria |
Ditta7 |
2 |
P |
1,34 |
Falegnameria |
Ditta7 |
3 |
P |
1,31 |
Falegnameria |
Ditta8 |
1 |
A |
1,27 |
Falegnameria |
Ditta8 |
2 |
A |
1,24 |
Carteggiatura |
Ditta8 |
4 |
P |
1,20 |
Carteggiatura |
Ditta8 |
5 |
A |
0,81 |
Falegnameria |
Tab. 5.2- Risultati dei
monitoraggi
DITTA |
N.CAMP. |
TIPO (A/P) |
CONCENTRAZIONE (mg/m3) |
LAVORAZIONE |
Ditta9 |
1 |
A |
0,43 |
Falegnameria |
Ditta9 |
2 |
A |
0,65 |
Falegnameria |
Ditta9 |
3 |
P |
0,73 |
Falegnameria |
Ditta9 |
4 |
P |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta9 |
5 |
P |
0,27 |
Falegnameria |
Ditta10 |
1 |
P |
0,41 |
Falegnameria |
Ditta10 |
2 |
P |
0,40 |
Falegnameria |
Ditta10 |
3 |
A |
0,19 |
Falegnameria |
Ditta11 |
1 |
A |
0,38 |
Falegnameria |
Ditta11 |
2 |
A |
1,34 |
Carteggiatura |
Ditta11 |
3 |
P |
0,93 |
Falegnameria |
Ditta11 |
4 |
P |
1,79 |
Carteggiatura |
Ditta11 |
5 |
A |
1,10 |
Verniciatura |
Ditta11 |
6 |
P |
1,53 |
Carteggiatura |
Ditta11 |
7 |
P |
1,39 |
Falegnameria |
Ditta11 |
8 |
P |
1,38 |
Carteggiatura |
Ditta11 |
9 |
P |
5,90 |
Verniciatura |
Ditta12 |
1 |
A |
0,97 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
2 |
A |
0,16 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
3 |
A |
0,34 |
Falegnameria |
Ditta12 |
4 |
P |
0,74 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
5 |
P |
8,00 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
6 |
P |
0,73 |
Falegnameria |
Ditta12 |
7 |
P |
0,57 |
Falegnameria |
Ditta12 |
8 |
P |
0,38 |
Falegnameria |
Ditta12 |
9 |
P |
0,39 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
10 |
P |
0,43 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
11 |
P |
7,55 |
Carteggiatura |
Ditta12 |
12 |
A |
0,74 |
Carteggiatura |
Ditta13 |
1 |
P |
0,77 |
Falegnameria |
Ditta13 |
2 |
P |
2,48 |
Falegnameria |
Ditta13 |
3 |
A |
0,81 |
Falegnameria |
Ditta13 |
4 |
A |
0,67 |
Falegnameria |
Ditta13 |
5 |
A |
0,77 |
Falegnameria |
Ditta14 |
1 |
P |
1,37 |
Falegnameria |
Ditta14 |
2 |
A |
0,45 |
Falegnameria |
Ditta15 |
1 |
A |
1,42 |
Carteggiatura |
Ditta15 |
2 |
A |
0,61 |
Falegnameria |
Ditta15 |
3 |
P |
1,32 |
Carteggiatura |
Ditta15 |
4 |
P |
2,35 |
Falegnameria |
Ditta15 |
5 |
P |
3,24 |
Carteggiatura |
Ditta15 |
6 |
P |
5,12 |
Verniciatura |
Ditta16 |
1 |
P |
1,48 |
Falegnameria |
Ditta16 |
2 |
A |
0,39 |
Falegnameria |
Ditta17 |
1 |
A |
0,36 |
Falegnameria |
Ditta17 |
2 |
P |
2,56 |
Carteggiatura |
Tab. 5.3-Risultati dei
monitoraggi
DITTA |
N.CAMP. |
TIPO (A/P) |
CONCENTRAZIONE (mg/m3) |
LAVORAZIONE |
Ditta18 |
1 |
A |
0,63 |
Carteggiatura |
Ditta18 |
2 |
P |
1,96 |
Carteggiatura |
Ditta18 |
3 |
P |
2,65 |
Falegnameria |
Ditta19 |
1 |
A |
2,04 |
Falegnameria |
Ditta19 |
2 |
P |
8,93 |
Falegnameria |
Ditta20 |
1 |
P |
1,04 |
Falegnameria |
Ditta20 |
2 |
P |
0,99 |
Carteggiatura |
Ditta20 |
3 |
P |
1,04 |
Falegnameria |
Ditta20 |
4 |
P |
1,08 |
Carteggiatura |
Ditta20 |
5 |
A |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta20 |
6 |
P |
0,95 |
Falegnameria |
Ditta20 |
7 |
A |
0,92 |
Verniciatura |
Ditta21 |
1 |
A |
0,52 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
2 |
A |
0,51 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
3 |
P |
0,52 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
4 |
P |
1,00 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
5 |
P |
0,51 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
6 |
P |
0,50 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
7 |
P |
0,52 |
Verniciatura |
Ditta21 |
8 |
A |
0,56 |
Carteggiatura |
Ditta21 |
9 |
A |
0,52 |
Falegnameria |
Ditta21 |
10 |
A |
0,53 |
Falegnameria |
Ditta21 |
11 |
P |
0,53 |
Falegnameria |
Ditta21 |
12 |
P |
0,53 |
Falegnameria |
Ditta22 |
1 |
A |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta22 |
3 |
A |
0,36 |
Carteggiatura |
Ditta22 |
5 |
A |
0,18 |
Carteggiatura |
Ditta22 |
7 |
A |
0,18 |
Falegnameria |
Ditta22 |
9 |
A |
0,28 |
Falegnameria |
Ditta22 |
11 |
A |
0,31 |
Falegnameria |
Ditta22 |
12 |
A |
0,65 |
Carteggiatura |
Ditta22 |
13 |
A |
0,36 |
Falegnameria |
Ditta22 |
1 |
A |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta22 |
3 |
A |
0,77 |
Falegnameria |
Ditta22 |
5 |
A |
<0,27 |
Falegnameria |
Ditta22 |
7 |
A |
0,63 |
Falegnameria |
Ditta22 |
9 |
A |
0,86 |
Falegnameria |
Ditta22 |
11 |
A |
1,77 |
Falegnameria |
Ditta22 |
12 |
A |
1,22 |
Falegnameria |
Ditta23 |
1 |
A |
0,70 |
Falegnameria |
Ditta23 |
5 |
A |
0,74 |
Falegnameria |
Ditta23 |
10 |
A |
0,99 |
Falegnameria |
Ditta23 |
11 |
A |
2,24 |
Falegnameria |
Ditta23 |
15 |
A |
2,21 |
Carteggiatura |
Ditta23 |
1 |
A |
0,71 |
Falegnameria |
Ditta23 |
6 |
A |
0,93 |
Falegnameria |
5.1.3. Esame dei risultati analitici
La tabella
riportata nelle pagine precedenti raccoglie i dati grezzi relativi ai
campionamenti effettuati. In totale, sono stati eseguiti 134 prelievi, di cui
60 campioni d’area (ambientali) e 74 personali. Quattro campioni sono stati
annullati. I campioni con concentrazione inferiore ai limiti di sensibilità
sono stati considerati, nelle valutazioni statistiche, pari al limite stesso.
Una prima valutazione
sommaria riguarda il rispetto del valore limite di legge di 5 mg/mc: 12
campioni personali (il 16.2% dei campioni personali) superano il limite di
legge. Ripartendo i campioni in classi di concentrazione, la percentuale di
occorrenza può essere evidenziata nella tabella e nel grafico seguenti:
|
Tab. 5.4
Grafico 5.5
Sono stati utilizzati come
valori limite delle classi:
-
il
TLV-TWA ACGIH per le polveri di legno duro (1 mg/mc);
-
il
valore di 2 mg/mc, presente in due studi:
·
è
proposto dalla “Task force Assessorato alla Sanità Regione Emilia Romagna, sottogruppo
Legni duri” come valore per l’adozione dell’opzione semplificata della
valutazione di conformità;
·
è
indicato come “valore tecnicamente raggiungibile” in grado di proteggere dalla
riduzione della clearance naso-ciliare (2 mg/mc), da A. Innocenti.
-
il
valore limite del D.Lgs 66/2000 (5 mg/mc).
Emerge dal grafico come le esposizioni personali
siano in genere superiori a quelle ambientali, indice probabilmente di una
rapida deposizione delle polveri nei dintorni delle postazioni di lavoro.
Il confronto con il TLV-TWA
appare preoccupante: solo il 36,5 % dei campioni personali ha una
concentrazione inferiore, ed anche più del 20% dei campioni ambientali risulta
superiore.
Come detto in precedenza, il
ciclo di lavorazione può essere diviso nelle tre fasi principali di
falegnameria, levigatura e carteggiatura dopo la verniciatura (definita nelle
tabelle e nei grafici come “verniciatura”). E’ possibile analizzare i valori
medi, minimi, massimi e le deviazioni standard per ognuna delle lavorazioni. Un
maggiore dettaglio (ad esempio l’esposizione per gli addetti ad una particolare
macchina) risulta poco rappresentativo per la valutazione, in quanto spesso
durante il turno la medesima persona svolge numerose lavorazioni diverse. Per
lo stesso motivo, un livello di dettaglio superiore nella valutazione dei risultati è difficile da raggiungere.
La tabella ed il grafico seguente riassumono i risultati ottenuti.
|
Tab. 5.6
Graf. 5.7
Emerge con evidenza che le
lavorazioni più critiche sono quelle che implicano la carteggiatura, e generano
quindi polveri di diametro nettamente inferiore rispetto a quelle generate
dagli utensili meccanici delle macchine da falegnameria. Inoltre, la posizione
dell’operatore durante la carteggiatura è in genere più vicina al punto di
generazione delle particelle di quanto non lo sia per le macchine utensili.
La deviazione standard ha
valori relativamente elevati, indicando una grossa differenziazione fra le
diverse aziende prese in esame.
Anche la lavorazione di
falegnameria ha un valore medio che supera di quasi il 50% il TLV-TWA, con un
valore massimo di 8.93 mg/mc, quindi abbondantemente superiore al limite di
legge. Questo significa che comunque tutte le lavorazioni possono essere fonte
di rischio di elevate esposizioni.
Come già descritto in
precedenza, le aziende sono state estratte utilizzando come criteri il numero
di dipendenti e il tipo di produzione. Alcune considerazioni interessanti
emergono analizzando i dati delle concentrazioni suddivisi per il numero degli
addetti e per le lavorazioni effettuate, che sono riassunti nella tabella 5.8 e
nel grafico 5.9 (pagina successiva).
Le linee colorate
corrispondono alle tre classi di concentrazione individuate in precedenza
(1,2,5 mg/mc).
Non è stata inserita nelle
statistiche la lavorazione di carteggiatura dopo la verniciatura, a causa del
ridotto numero di campioni per ogni gruppo (inferiore a quattro).
Dai dati emerge che le
aziende più grosse presentano valori di esposizione minori, con un valore medio
per la lavorazione di falegnameria di soli 0.68 mg/mc per i campioni personali,
e di 2.75 mg/mc per la carteggiatura.
Anche le aziende con meno di
5 addetti presentano valori relativamente inferiori, mentre le classi
intermedie hanno le concentrazioni più elevate.
Si ritiene che questo
andamento sia legato alle maggiori possibilità di investimenti tipiche delle
grandi aziende, e viceversa alla ridotta produzione nelle aziende più piccole.
Tab. 5.8
|
Grafico 5.9
|
Risulta invece di difficile
interpretazione la analisi delle concentrazioni medie per tipologia di prodotto
(media di tutte le lavorazioni), riportata nel grafico che segue:
|
Grafico 5.10
Si nota come il rapporto fra
concentrazioni ambientali e personali sia piuttosto variabile, sebbene le
tecniche e la macchine utilizzate siano concettualmente simili
indipendentemente dal prodotto finito.
E’ verosimile che la differenza nel numero di dati validi
appartenenti ad ogni categoria incida sul valore medio; tuttavia, va osservato
che l’operazione di levigatura nell’industria dei serramenti viene svolta in
modo pressoché automatico, attraverso macchine calibratrici.
Mentre il valore di concentrazione ambientale superiore rispetto
all’industria del mobile può essere spiegato con l’elevata quantità di materiale
lavorato, probabilmente l’assenza quasi totale della carteggiatura manuale
contribuisce ad abbassare il valore medio dei campioni personali.
Si ritiene, in merito a
questo aspetto, che l’efficienza dei sistemi di aspirazione incida
sull’esposizione più che non la tipologia del prodotto lavorato; ovviamente, il
buon funzionamento delle aspirazioni è legato in minima parte al manufatto
prodotto ed è molto variabile in tutti i settori produttivi esaminati.
In conclusione, si può
quindi affermare che:
§
i
valori di concentrazione misurati risultano nettamente elevati se comparati con
il TLV-TWA dell’ ACGIH;
§
In
numerosi casi il limite di legge di 5 mg/mc viene superato;
§
La
lavorazione più critica è la carteggiatura, sia per la granulometria delle
particelle generate, sia per la posizione dell’operatore che esegue le
operazioni;
§
Anche
le lavorazioni di falegnameria, sebbene generino particelle più grossolane,
possono comportare esposizioni elevate;
§
Nelle
aziende di grandi dimensioni si osservano concentrazioni relativamente basse
rispetto agli altri gruppi di aziende;
§
Anche
nelle aziende di piccole dimensioni le concentrazioni sono inferiori a quelle
medie; inoltre, come già osservato, l’esposizione non sempre è di 40 ore alla
settimana, essendo comprese nelle mansioni anche la consegna, il montaggio, i
sopralluoghi etc.
§
Non
si osservano variazioni di rilievo sulla base della tipologia di prodotto, ad
eccezione dei campioni di tipo personale nella produzione dei serramenti, che
presentano valori inferiori rispetto agli altri gruppi.
5.2 RUMORE
5.2.1
Scelta della metodologia di monitoraggio
In
fase di sopralluogo, circa il 60% delle aziende sono state oggetto di
monitoraggio fonometrico al fine di evidenziare il livello di rumore
equivalente presente all’interno dell’insediamento produttivo, distinguendo le
postazioni di lavoro occupate dai lavoratori, le mansioni, le macchine
utilizzate; le misurazioni sono state eseguite con l’ausilio di apposita
strumentazione in classe 1 secondo la Norma IEC 651 con indicatore di
sovraccarico, ovvero con l’impiego del fonometro integratore Bruel & Kjaer
modello 2230 e del registratore di livello Bruel & Kjaer modello 2237,
opportunamente tarati, ed effettuate secondo quanto stabilito dall’articolo 40
– comma 2° del D. Lgs. 277/91 – Allegato VI° - CRITERI PER LA MISURAZIONE DEL
RUMORE
|
5.2.2 Esiti dei monitoraggi
Le misurazioni fonometriche
hanno evidenziato che i lavoratori, operanti nel comparto mobilifici, sono
esposti ad un livello equivalente che di norma si aggira tra gli 87 ed i 93
dBa, con valori di picco che a volte raggiungono i 103.5 dBa; nella fattispecie
coloro i quali sono addetti alle macchine utensili tradizionali (pialla a filo,
pialla a spessore, toupie, tenonatrice, sega a nastro, scorniciatrice, etc.),
risultano esposti ai livelli più elevati di rumorosità.
Tuttavia, mediante misure tecniche,
organizzative e procedurali da parte dei datori di lavoro, il livello di
esposizione quotidiana personale di un lavoratore al rumore (Lep,d), di norma,
nelle condizioni più gravose, risulta compreso tra gli 85 ed i 90 dBa.
Le ditte monitorate hanno
palesato una sostanziale conformità alla normativa di Legge vigente,
relativamente alla documentazione - certificazione cartacea riferita al D.Lgs.
277/91 (le valutazioni del rischio rumore erano state effettuate, le
rimisurazioni strumentali rieffettuate a cadenza almeno quadriennale, tenuto
conto del degrado delle macchine, dell'evoluzione tecnologica e della
variabilità dei cicli di lavoro).
5.3 SICUREZZA
MACCHINE
La finalità del Progetto Regionale
“Polveri Legno”, dal punto di vista prevenzionale ha privilegiato, da parte del
S.Pre.S.A.L., un approccio metodico al fine di palesare le situazioni di
pericolo determinate dalla condizione manutentiva, strutturale e logistica
delle macchine utensili in asservimento agli insediamenti produttivi
monitorati.
Tale intervento ha evidenziato come le
macchine utensili visionate non risultassero conformi alla normativa di Legge
vigente, indipendentemente dalla presenza di marchio CE o meno.
|
5.3.1
Scelta della metodologia di monitoraggio
Come già specificato
precedentemente, sulla base dei risultati del questionario conoscitivo è stato
scelto un campione significativo di 24 aziende, selezionato in base al numero
di addetti e al tipo di produzione. Nel corso della ricerca, a seguito degli accessi
effettuati presso tali aziende, sono state tra l’altro verificate dal personale
tecnico ispettivo dello SPreSAL di Saluzzo la tipologia e le caratteristiche
tecnico-costruttive delle macchine da legno presenti in azienda.
5.3.2 Esiti dei monitoraggi
I controlli effettuati
presso le 24 aziende estrapolate hanno evidenziato una notevole carenza
antinfortunistica, relativamente alle condizioni in cui si trovava il parco
macchine in dotazione ai singoli insediamenti produttivi, ovvero su 269
macchine utensili per la lavorazione del legno controllate (siano queste
marcate CE che non), 53 di queste hanno palesato violazioni alle norme di
sicurezza di legge vigente.
Delle 269 macchine utensili per la lavorazione del
legno controllate, 204 non erano marcate CE.
Nella fattispecie gli articoli di Legge violati, per
quanto riguarda le attrezzature, le macchine e gli impianti, sono stati i
seguenti:
·
Art.
26 D.P.R. 547/55
·
Art.
41 D.P.R. 547/55
·
Art. 47
D.P.R. 547/55
·
Art.
52 D.P.R. 547/55
·
Art.
55 D.P.R. 547/55
·
Art.
68 D.P.R. 547/55
·
Art.
72 D.P.R. 547/55
·
Art. 267
D.P.R. 547/55
·
Art. 374
D.P.R. 547/55
La diapositiva sotto rappresentata descrive una
situazione di pericolo determinata dal rischio di contatto con organi dinamici
e rischio di caduta nel vuoto degli addetti.
FAC-SIMILE
DEL TESTO DELLA CONTESTAZIONE MOSSA AL DATORE DI LAVORO:
4. articolo 41 del D.P.R.
547/55:
“…..in quanto gli elementi delle macchine, pur
costituendo pericolo per gli addetti, non erano stati idoneamente protetti,
segregati, o strutturati in modo tale da ridurre al minimo il rischio di
afferramento-contatto accidentale. Nella fattispecie gli impianti
semiautomatici di lucidatura manuale dei cofani mortuari, dotati di sistema di
rotazione del pezzo in lavorazione, presentavano palese rischio di caduta nel
vano cementizio, ricavato nel pavimento del locale di lavoro. OMISSIS”.
L’intervento degli ispettori
è consistito nell’impartire apposita prescrizione, al datore di lavoro,
affinchè procedesse ad uno studio di fattibilità al fine di ridurre i rischi
palesati in fase di sopralluogo; la diapositiva sottostante riporta fedelmente
le modifiche apportate all’impianto di carteggiatura dei cofani mortuari.
FAC-SIMILE
DEL TESTO DELLA PRESCRIZIONE IMPARTITA AL DATORE DI LAVORO:
“……gli elementi delle macchine, in quanto costituendo
pericolo per gli addetti, dovranno essere idoneamente protetti, segregati, o
strutturati in modo tale da ridurre al minimo il rischio di
afferramento-contatto accidentale. Nella fattispecie gli impianti
semiautomatici di lucidatura manuale dei cofani mortuari, dotati di sistema di
rotazione del pezzo in lavorazione, dovranno essere strutturati in modo tale da
eliminare-ridurre il rischio di caduta nel vano cementizio. OMISSIS.”
I problemi di tipo sanitario sugli esposti a fattori di rischio lavorativi sono riconducibili ai due filoni degli infortuni e delle malattie professionali.
6.1 Fenomeno
infortunistico nella regione Piemonte anni ‘90-‘98
Dall’esame dei dati Inail
relativi agli infortuni definiti negli anni ‘90 in Italia e in Piemonte è
possibile notare come il comparto legno continui a rappresentare uno dei
settori in cui si verificano più infortuni sul lavoro.
Nella tabella e nel grafico
seguenti è illustrato l’andamento del fenomeno, utilizzando come parametro
l’indice di frequenza (n° di infortuni indennizzati/mille addetti), nei diversi
comparti in Italia e in Piemonte nel triennio 1996 - 1998.
Tab6.1- Indice di frequenza infortuni in Italia e Piemonte in tutti i settori
Come desumibile dai dati, il
settore del legno si colloca tra i più rappresentativi come indice di frequenza
di infortuni, in Italia e in Piemonte; dal grafico è inoltre evidente un
andamento dell’incidenza di infortuni in Piemonte inferiore rispetto alla media
italiana. I dati
quantitativi relativi
agli anni 1990-1996 in Piemonte sono illustrati nella tabella seguente:
La maggiore occorrenza di infortuni si
registra tra le tipologie produttive di produzione mobili, infissi e
falegnameria in genere che sono quelle più rappresentative del comparto. In
tali tipologie emerge una differenza in eccesso (++) di eventi con esito in
invalidità permanente rispetto al numero totale di eventi attesi sulla base
della distribuzione regionale.
6.2 Fenomeno infortunistico nell’ASL17
(anno 2000)
Il Servizio di Prevenzione e
Sicurezza dei Luoghi di Lavoro della A.S.L. n 17, da anni ha attivato un
sistema informativo che tramite i Pronti Soccorsi degli Ospedali di riferimento
territoriale e gli uffici comunali di Pubblica Sicurezza permette l’afflusso
agli archivi S.Pre.S.A.L. delle denuncie degli infortuni che avvengono sul
territorio di nostra competenza.
Le denuncie, archiviate su supporto
informatico, sono elaborate sia ai fini di selezionare tramite criteri
standardizzati quelle meritevoli di inchiesta, sia ai fini statistici.
Vengono di seguito
illustrati alcuni dati relativi agli accadimenti (103 infortuni registrati)
dell’anno 2000 sul territorio dell’ASL 17 di Saluzzo nel comparto legno.
1)
numero di infortuni in relazione all’agente materiale:
2)
durata degli infortuni in relazione
all’agente materiale
3)
sede anatomica delle lesioni in relazione all’agente materiale
Dai dati sopra illustrati si
evidenzia come le macchine utensili e gli utensili elettrici, pur risultando
solo al terzo posto, dopo i materiali e gli ambienti di lavoro, per numero di
infortuni, causano per contro il maggior numero di giorni di inabilità (grafico
giorni di prognosi suddivisi per agente,
parametro utilizzabile come indicatore di gravità dell’evento).
Relativamente alla sede
della lesione, come prevedibile, il distretto anatomico più interessato sono
gli arti superiori, che rappresentano da soli la totalità delle sedi colpite se
si fa riferimento agli infortuni dovuti a macchine utensili.
Ulteriore conferma del ruolo
delle macchine in relazione alla gravità degli eventi emerge della tabella 6.3,
che riporta la prognosi media in
relazione all’agente materiale….
…e ancora più chiaramente dalla tabella 6.4, che
filtra gli eventi superiori ai 25 giorni:
In tale tabella si evidenzia come su 21 eventi infortunistici di durata superiore a 25 giorni, più della metà sono riconducibili a macchine o parti meccaniche.
Tab6.4-Agenti materiali negli infortuni con prognosi superiore ai 25
giorni
6.3 Fenomeno
malattie professionali nelle aziende rispondenti al questionario e in quelle
oggetto dei sopralluoghi
Sulla base di dati storici
presenti nell’archivio malattie professionali del Servizio di Prevenzione e
Sicurezza degli Ambienti di Lavoro dell’ASL 17, sono state verificate, per le
aziende rispondenti al questionario e per quelle oggetto dei sopralluoghi, le
denuncie di malattia professionale pervenute dopo il 1995 e fatte oggetto di
accertamento o inchiesta da parte dello SPRESAL fino al 31/12/2001.
I risultati sono riportati
nella tabella seguente.
ID
Ditta |
n°MP |
tipo
di MP - n° cartella |
data
denuncia |
tipo
conclusione |
5 |
1 |
ipoacusia |
2001 |
Inchiesta in corso |
6 |
1 |
ipoacusia |
1998 |
NP |
15 |
1 |
ipoacusia |
1998 |
MPD |
20 |
2 |
ipoacusia |
1996 |
NP |
|
|
ipoacusia |
1996 |
MPD |
21 |
6 |
ipoacusia |
1995 |
NM |
|
|
ipoacusia |
2001 |
MPD |
|
|
ipoacusia |
1996 |
MPD |
|
|
ipoacusia |
1996 |
MPD |
|
|
angioneuropatia |
1996 |
NP |
23 |
1 |
ipoacusia |
2001 |
MP |
A |
3 |
ipoacusia |
1995 |
NP |
|
|
ipoacusia |
1999 |
A |
|
|
ipoacusia |
2001 |
A |
B |
1 |
ipoacusia |
1998 |
A |
C |
1 |
ipoacusia |
1996 |
MP |
D |
5 |
ipoacusia |
1995 |
MP |
|
|
ipoacusia |
1995 |
MP |
|
|
ipoacusia |
1995 |
MP |
|
|
ipoacusia |
1995 |
MP |
|
|
ipoacusia |
1995 |
MP |
E |
1 |
ipoacusia |
1998 |
MP |
F |
1 |
ipoacusia |
1998 |
TR |
G |
1 |
ipoacusia |
2001 |
Inchiesta in corso |
H |
1 |
Tumore cavità nasali |
1999 |
MP |
I |
1 |
Tumore cavità nasali |
1997 |
MP |
|
|
|
|
|
Legenda: |
NP malattia non professionale |
|
|
|
|
MPD malattia di natura professionale non
certa |
|
|
|
|
MPD malattia professionale |
|
|
|
|
NM non malattia |
|
|
|
|
A caso archiviato (mancanza presupposti
per avvio indagine) |
|
|
|
|
TR trasmesso altra ASL per competenza |
|
|
Le ditte indicate con numeri sono quelle oggetto di sopralluogo nell’ambito della presente ricerca; quelle indicate con lettere sono quelle rispondenti al questionario ma non facenti parte del campione estratto per i sopralluoghi.
Come osservabile la maggior parte delle malattie denunciate (23 su 26, corrispondente all’88%) sono ipoacusie; le altre patologia denunciate sono un caso di angioneuropatia da strumenti vibranti e due casi di tumore delle cavità nasali. Nel 65% dei casi è stato individuato, a seguito di inchiesta, un nesso causale con l’esposizione professionale (conclusione MP o MPD).
Nel campione non sono emerse denuncie di altre patologie, peraltro note come malattie di possibile insorgenza in esposti a rischi nel comparto mobilifici, come asme o patologie da sforzi ripetuti.
Occorre in proposito tenere presente che le denuncie di malattia professionale sono solo in parte un valido indicatore del reale andamento del fenomeno tecnopatico sul territorio, in quanto, a differenza degli infortuni, non è sempre agevole riconoscere o individuare il nesso eziologico con l’esposizione lavorativa, per cui sono possibili scostamenti sia in eccesso (dovuti a “mode” del momento, o a pressioni di parti sociali in determinati momenti storico culturali e/o contesti sociali) sia in difetto (come per il caso delle patologie neoplastiche).
In riferimento a quest’ultimo aspetto si riportano di seguito i dati disponibili presso lo SPRESAL dell’ASL 17, relativi all’Osservatorio di ricerca attiva di neoplasie delle cavità nasali su tutto il territorio della Regione Piemonte.
6.4 I tumori
delle cavità nasali
E’ oramai ampiamente
dimostrato da numerosi studi, nazionali ed internazionali, di epidemiologia
occupazionale, che l’insorgenza di tumori delle cavità nasali è più frequente
in determinate categorie di lavoratori e/o ex-lavoratori; in particolare un
maggior rischio di contrarre tali patologie è accertato per lavoratori del
legno e del cuoio, in relazione rispettivamente ad esposizione a polveri di
legno e di cuoio.
Ancora in fase di
valutazione sotto l’aspetto epidemiologico è la correlazione tra tumori delle
cavità nasali ed altre lavorazioni diverse dalle precedenti, come ad esempio
nel settore metalmeccanico (derivati dal petrolio presenti negli oli
emulsionanti, sostanze presenti nei fumi di saldatura) tessile (polveri di
cuoio, cromo usato per la concia) e agricolo (determinati tipi di
antiparassitari usati nel passato contenenti arsenico).
Al fine di valutare l’entità
del fenomeno sul territorio della Regione Piemonte è stata da alcuni anni
attivata dalla Regione Piemonte una ricerca attiva presso le Divisioni
Ospedaliere regionali di Otorinolaringoiatria dei nuovi casi di tumore delle
cavità nasali. Attualmente tale Osservatorio è gestito dallo S.Pre.S.A.L
dell’ASL n° 17 di Saluzzo.
La procedura è destinata ad
identificare e segnalare ai Servizi di Prevenzione i casi di nuova diagnosi
(casi incidenti) di tumore maligno del naso e dei seni paranasali, per
permettere di avviare gli accertamenti sulle esposizioni causalmente rilevanti.
Sono
di interesse per l'Osservatorio i casi di:
-
adenocarcinoma
-
carcinoma.
-
papilloma invertito
E’
pertanto necessario attendere la diagnosi istologica prima di poter includere
un caso nella rilevazione e di avviarlo all'intervista.
Si illustrano di seguito
alcuni dati relativi all’attività dell’Osservatorio negli anni 1999 – 2000:
Tab6.6-casi di
tumore delle cavità nasali rilevati in Piemonte nel biennio 1999-2000
La distribuzione dei casi
per ASL di residenza del paziente, con indicazione dell’età media e del tasso
annuo di incidenza per 100.000 residenti è riportata nella seguente tabella:
Come desumibile anche dal
grafico successivo, viene confermato dai dati dell’Osservatorio quanto
riportato in letteratura relativamente all’età media avanzata di insorgenza dei
tumori nasosinusali (con l’eccezione del tipo istologico di papilloma
invertito).
Per ogni paziente
intervistato è stato individuato il numero dei periodi lavorativi, la
classificazione di comparto produttivo della ditta dove operava
(classificazione secondo voce di tariffa INAIL), e la durata media dei periodi
lavorativi. Dal prodotto del numero di periodi con la durata media si è desunta
la durata cumulativa dei periodi per la singola voce di tariffa.
I dati raccolti sono stati
suddivisi per tipo istologico della neoplasia:
Come evidente dal grafico si
riscontra un picco evidente in corrispondenza della voce di tariffa n° 5
(comparto legno) per il tipo istologico degli adenocarcinomi, a conferma dei
dati riportati in altri studi sull’argomento.Viceversa per gli altri tipi
istologici di carcinoma non è osservabile tale prevalenza per la voce di
tariffa 5. L’analisi sopra accennata si limita ad un approccio di tipo
descrittivo dei dati raccolti. E’ in fase di ultimazione la raccolta dei
controlli da affiancare ai casi rilevati, al fine di permettere l’effettuazione
di una stima sulla significatività delle correlazioni evidenziate
7.
PROPOSTE DI SOLUZIONI PER LA RIDUZIONE DEI RISCHI DELL’ESPOSIZIONE A POLVERI
7.1
POLVERI DI LEGNO
Le aziende prese in esame
presentano alcune caratteristiche comuni, che si ritiene incidano
sull’esposizione a polveri di legno. Considerata la variegata tipologia delle
aziende esaminate, come produzione, dimensioni e numero di addetti, non sono
individuabili soluzioni tecniche dettagliate, ma solo linee generali di
intervento da valutare in sede di adozione, descritte di seguito. Le proposte
qui illustrate non sono da considerarsi come alternative, ma come complementari
fra loro.
7.1.1
Misure generali
Si è cercato di definire le
criticità relative agli impianti, alle procedure e all’organizzazione del
lavoro applicabili a tutte le aziende indipendentemente dalla tipologia e delle
dimensioni.
·
Impianti di aspirazione. Tutte le aziende visitate sono dotate di
sistemi di aspirazione, di diversa tipologia. Si tratta in genere di
canalizzazioni destinate al collegamento delle aspirazioni localizzate delle
macchine, provviste di filtrazione e in genere scarico all’esterno (solo
quattro aziende hanno un ricircolo completo all’interno dello stabilimento).
Peraltro, quasi tutte le aziende hanno piccoli impianti di aspirazione con
filtrazione e ricircolo dell’aria, in genere a completo servizio di una sola
macchina; alcune considerazioni sugli impianti con ricircolo vengono espresse
successivamente.
In quasi tutte le aziende
sono però presenti macchine non collegate all’impianto di aspirazione generale,
o con collegamenti inadeguati dal punto di vista progettuale (ad esempio di
diametro piccolo, o con troppe curve sulla tubazione); spesso poi il
collegamento risulta danneggiato e non riparato. E’ evidente come questa
trascuratezza incida fortemente sull’esposizione a polveri degli addetti, e
come sia necessario un accurato calcolo per gli impianti di aspirazione; alcune
considerazioni ulteriori vengono presentate al punto 7.1.3.
·
Si ritiene che l’utilizzo di aspiratori con ricircolo interno dell’aria vada
evitato, se non nel caso di assoluta impossibilità di collegamento ad impianti
esistenti.
·
Operazioni di pulizia. La pulizia dei locali in genere è
effettuata a cura degli operai stessi, con periodicità almeno settimanale per
la pulizia ordinaria. Pulizie in zone remote vengono effettuate sporadicamente.
L’uso di sistemi meccanici di aspirazione è limitato alle aziende più grosse.
E’ nostra
opinione che le problematiche legate alla pulizia dei locali siano in genere
sottovalutate, e che non ci si curi dei fenomeni di risollevamento delle
polveri depositate. Si reputa necessario
adottare esclusivamente sistemi di pulizia
tramite aspirazione, e sottoporre anche le superfici remote a pulizia
periodica.
·
Utilizzo dell’aria compressa. La quasi totalità delle aziende
controllate utilizza sistematicamente aria compressa per la pulizia dei pezzi
in lavorazione, delle macchine, spesso degli indumenti degli addetti. Si tratta
di una prassi consolidata, i cui effetti negativi dal punto di vista
dell’esposizione sono evidenti, e che va assolutamente evitata. Purtroppo, solo
una delle 24 aziende ha adottato procedure per evitare l’uso dell’aria
compressa, sostituendola con aspirazione delle superfici. E’ chiaro che la
consapevolezza dei rischi relativi all’uso dell’aria compressa per le pulizie è
ancora poco diffusa.
7.1.2
Carteggiatura
Dai dati relativi alle misure
delle polveri di legno, emerge con chiarezza che la lavorazione che espone a
concentrazioni più critiche è la carteggiatura.
Il valore medio di esposizioni personali in questa fase è
infatti più che doppio rispetto alla falegnameria, e pressoché tutti i valori
superiori a 5 mg/mc si sono riscontrati in postazioni di carteggiatura.
Problematiche
similari emergono dalla lavorazione di carteggiatura dopo la verniciatura.
Sebbene non univocamente definibili come “polveri di legno”, trattandosi di
particelle verniciate, le particelle generate da queste lavorazioni raggiungono
in ogni caso concentrazioni non trascurabili, come evidente dai dati illustrati
in precedenza.
A nostro avviso, occorre quindi dedicare particolare
attenzione alla riduzione delle polveri generate dalle operazioni di
levigatura: la consideriamo la fase più critica dell’intero ciclo di lavoro delle
aziende del comparto legno.
Le direzioni delle azioni correttive possono essere le
seguenti:
·
Confinamento delle lavorazioni. In numerose aziende si è osservato come le operazioni di
carteggiatura siano effettuate in diverse zone degli insediamenti, senza
adeguati sistemi di aspirazione, e vengono ricollocate secondo le esigenze
produttive. Il raggruppamento di tutte le postazioni in un locale fisicamente
isolato da altre lavorazioni può invece certamente ridurre le concentrazioni di
polveri negli altri ambienti. Questo locale deve essere dotato di ventilazione
generale, meglio se con flusso dall’alto verso il basso.
Si deve altresì provvedere
alla rimozione automatica delle polveri dal pavimento (ad esempio attraverso
una pavimentazione grigliata con velo d’acqua sottostante). Un esempio, seppure
migliorabile, è raffigurato nell’immagine.
A detto locale deve poter
accedere unicamente il personale addetto alla lavorazione, e non deve
costituire una zona di transito fra diverse aree dell’insediamento produttivo.
·
Postazioni con aspirazione. La realizzazione di
postazioni apposite, dotate di aspirazione laterale e superiore, può ridurre
nettamente le concentrazioni nelle immediate vicinanze. In diverse aziende la
carteggiatura viene effettuata nella medesima postazione della verniciatura: è
evidente come questa soluzione, sebbene non progettata appositamente per la
lavorazione specifica, possa portare a riduzioni delle esposizioni.
Un ulteriore miglioramento
si può a nostro avviso ottenere garantendo una adeguata velocità lineare del
flusso di aspirazione, ed evitando che l’operatore venga a trovarsi fra il
pezzo lavorato e la bocchetta di aspirazione.
·
Banchi aspirati. Per alcune lavorazioni si
sono osservate nette riduzioni delle concentrazioni attraverso l’uso di banchi
aspirati, che presentano buone caratteristiche di praticità e semplicità, sia
di installazione che di gestione. In particolare, in una azienda sono state
controllate due postazioni uguali come lavorazione (carteggiatura manuale di
fermavetri, campioni personali), una con banco aspirato, l’altra senza; con
l’uso dell’aspirazione le concentrazioni sono inferiori di circa 10 volte
(concentrazione pari a 0.8 mg/mc, contro circa 8 mg/mc).
L’efficacia del banco
aspirato è tuttavia da valutare con attenzione in considerazione della
tipologia dei manufatti, che possono più o meno ostacolare i flussi di aria e
conseguentemente l’efficienza dell’abbattimento.
·
Levigatrici aspirate. Sebbene siano da
considerarsi un requisito minimale, in molte aziende non sono ancora adottate.
·
Levigatrici a nastro. La rimozione delle polveri
generate dalle levigatrici a nastro presenta problematiche simili a quelle
delle macchine utensili, che sono descritte in seguito. Si tratta in ogni caso
di vere e proprie lavorazioni di carteggiatura; si ritiene quindi che dette
macchine vadano installate nel locale confinato ad essa dedicato.
·
Uso di DPI. E’ opinione nostra che la
lavorazione di carteggiatura esponga a concentrazioni tali da non essere
controllabili solo con misure tecniche, organizzative e procedurali; appare
insostituibile l’uso di dispositivi di protezione individuale per le vie
respiratorie.
Non siamo in
grado di dare indicazioni sulla categoria di maschere da utilizzare; la
Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e l’igiene
del lavoro, espresse tempo fa un parere nel quale raccomanda l’uso di DPI di
categoria P2.
Va
osservato che in numerose aziende i DPI in uso non erano adeguati, privi di
marchio CE, e spesso utilizzati in modo scorretto.
7.1.3 Falegnameria
Sebbene
i dati relativi all’esposizione dei lavoratori siano relativamente bassi per le
lavorazioni di falegnameria, e la granulometria delle polveri sia maggiore,
durante i sopralluoghi sono emersi alcuni punti critici che, se affrontati
correttamente, possono contribuire ad una riduzione delle esposizioni.
·
Pulizia dei macchinari. Si ribadisce quanto già
illustrato a proposito della pulizia delle zone remote. A questo proposito, le
zone circostanti le macchine utensili appaiono in genere molto sporche.
·
Dimensionamento e geometria degli impianti
di aspirazione. Una valutazione visiva degli impianti di aspirazione
installati fa emergere in diversi casi come i sistemi di aspirazione non
garantiscano la rimozione completa delle particelle generate dall’utensile.
Si ritiene che questo sia dovuto in parte ad un
errato dimensionamento della portata degli impianti, cioè ad una ridotta
velocità lineare del flusso di aria in ingresso alla bocchetta dell’aspiratore,
ed in parte ad un errato posizionamento della bocchetta stessa. A questo
proposito, è opportuno ricordare come l’utensile imprima alle particelle
generate durante la lavorazione una precisa direzione di movimento ed una
elevata velocità.
Il sistema di aspirazione deve quindi essere
posizionato quanto più vicino possibile alla direzione delle particelle;
diversamente, la captazione del particolato risulterà estremamente difficile.
L’immagine a fianco evidenzia come la polvere abbia una direzione iniziale opposta
rispetto all’aspirazione, e si depositi in una zona priva di captazione,
sebbene la macchina sia nominalmente dotata di aspirazione.
Certamente
su questa problematica incide anche il problema dell’anzianità del parco
macchine installato, già discusso in merito ai problemi di sicurezza. Le
macchine più vecchie nascevano infatti completamente prive di sistemi di
aspirazione; questi sono stati applicati successivamente, spesso con soluzioni
artigianali a cura dell’utilizzatore, o comunque con soluzioni approssimative.
Chiaramente
la rimozione delle polveri offerta in questi casi non è ottimale. Un esempio di
adattamento effettuato a posteriori è rappresentato nell’immagine.
Purtroppo,
nel caso di talune macchine il corretto posizionamento dell’aspirazione impedirebbe
la lavorazione stessa del pezzo; in questi casi può essere valutata
l’opportunità di utilizzare sistemi mobili (es. deflettori) che consentano una
lavorazione agevole dei particolari mantenendo buone condizioni di aspirazione.
Ugualmente, per taluni tipi di macchine può essere utile convogliare le
particelle verso l'aspirazione anche con altri mezzi meccanici, ad esempio con
l’ausilio di piccoli getti di aria che spingano le particelle verso
l’aspirazione.
·
Progettazione della macchina. E’ nostra opinione che i costruttori di
macchine utensili debbano considerare sin dalle fasi progettuali il problema
della captazione delle polveri di legno generate durante la lavorazione, in
termini di corretto posizionamento delle bocchette e dei condotti di aspirazione.
In talune delle aziende si è osservato un posizionamento non corretto delle
bocchette anche in macchine di recente costruzione, e talvolta il condotto di
collegamento con l’impianto interferisce con i movimenti dell’operatore.
Si
ritiene fondamentale una attenzione progettuale, simile a quella che ha portato
negli ultimi anni ad una netta riduzione dei livelli di emissione sonora delle
macchine utensili; altresì, si ritiene che la macchina debba essere corredata
da precise specifiche tecniche relative all’impianto di aspirazione a cui deve
essere collegata per garantire una efficace riduzione delle polveri, in termini
di portata e/o di velocità lineare alla flangia di collegamento della macchina
con l’impianto presente in azienda.
·
Misure organizzative. Il lay-out delle aziende sottoposte a controllo è
risultato spesso poco razionale, con conseguenti ripetuti spostamenti di
materiali all’interno dell’azienda. Si ritiene che un corretto posizionamento
delle macchine possa limitare il numero di persone che si trova nelle zone a
più alta esposizione, e contemporaneamente agevolare le operazioni di pulizia
dei locali.
7.2 RUMORE
L’esito delle valutazioni dei rischi, riferite alle problematiche
“rumore”, ha comportato da parte dei datori di lavoro, la posta in essere di
specifici adempimenti al fine di ridurre il rischio derivante dall’esposizione
al rumore in ambiente di lavoro; nello specifico :
·
Perimetrazione –
limitazione di accesso alle postazioni di lavoro comportanti un Lepd superiore
a 90 dBa,
·
Esposizione di
segnaletica appropriata, indicante il rischio presente, in ottemperanza al
D.Lgs. 493/96,
·
Dotazione dei
lavoratori di idonei D.P.I. relativi allo specifico rischio fisico, in
ottemperanza al D.Lgs 475/92,
·
Sorveglianza sanitaria
comportante visite mediche periodiche con esami audiometrici,
·
Interventi di bonifica
sulle postazioni di lavoro risultate particolarmente gravose dal punto di vista
del rumore (cabinatura, insonorizzazione, separazione fisica – confinamento),
·
Sostituzione di macchine ed apparecchiature
obsolete con modelli che, nelle normali condizioni di funzionamento, producono
il più basso livello di rumore.
7.3 IGIENE E
SICUREZZA SUL LAVORO
7.3.1 Macchine utensili
Come sopra richiamato, delle 269 macchine utensili per la lavorazione del legno controllate, 204 non erano marcate CE.
Meritevole di considerazione
è la distribuzione dei riscontri di violazione alle norme di sicurezza tra le
macchine marcate CE e quelle non marcate:
TIPO DI MACCHINA RILEVATA |
DESCRIZIONE NON
CONFORMITA’ |
RIFERIMENTO ALLEGATO I DEL
D.P.R. 459/96 |
Sega a nastro
|
Rischi
dovuti alla mancanza di pulsante di emergenza. Mancanza
di pulsante di emergenza, interconnesso con bobina di sgancio – pulsante di
riarmo |
Allegato
I punto 1.2 paragrafo 1.2.4 in quanto sprovvisto di pulsante di emergenza. |
Intestatrice visualizzata atta ad effettuare tagli di precisione su particolare lignei NUMERO
2 MACCHINE NON CONFORMI |
1. Consolle di comando strutturata e posizionata in modo improprio, in quanto l’operatore può azionare la macchina rimanendo nelle vicinanze della zona di traslazione del carrello porta-pezzo da sezionare. - (Sistemi di comando progettati e costruiti in modo tale da essere considerati non sicuri ed inaffidabili, ovvero tali da ingenerare situazioni pericolose consolle di comando troppo vicina alla postazione di lavoro della macchina). 2.
Zona operativa di lavoro non opportunamente protetta contro il
contatto accidentale con il carrello porta-pezzo (organi di traslazione del
pezzo in lavorazione e carrello porta-pezzo non protetto-segregato). |
1. Allegato 1 punto 1.2 paragrafo 1.2.2 in quanto la macchina “intestatrice visualizzata”, presenta un’ubicazione impropria della “consolle” di comando, ovvero consente l’azionamento-avvio della stessa allorquando l’operatore si trova nelle immediate adiacenze degli elementi dinamici. 2.
Allegato 1 punto 1.3 paragrafo 1.3.7 in quanto la macchina presenta la zona
operativa di traslazione del carrello porta-pezzo, con palesi rischi dovuti
agli elementi mobili. |
Sezionatrice intestatrice
di pacchi |
rischio
di contatto con l'organo lavoratore (lama di taglio) da parte degli arti
superiori degli addetti. Pericolo
dovuto all'insufficienza dimensionale del riparo metallico atto a segregare
la lama di taglio costituita da catena dentata (distanze di sicurezza non
rispettate – Norme EN - UNI 294). |
Allegato I paragrafo 1.3.7. Prevenzione dei rischi
dovuti agli elementi mobili. Gli
elementi mobili della macchina devono essere progettati, costruiti e disposti
per evitare i rischi oppure, se sussistono rischi, essere muniti di protezioni
o dispositivi di protezione in modo tale da prevenire qualsiasi rischio di
contatto che possa provocare infortuni |
|
Troncatrice – foratrice –
fresatrice –doppia angolare per la lavorazione del legno ed assimilati. |
Rischi dovuti all'accessibilità degli organi
lavoratori, relativamente alla parte retrostante la postazione ove staziona
l'operatore. Equipaggiata di dispositivi di sicurezza che
inibiscono/eliminano solo parzialmente il rischio di contatto con gli organi
lavoratori dinamici; |
Allegato I punto 1.3.7. Prevenzione dei rischi dovuti agli elementi mobili. Gli elementi mobili della macchina devono essere progettati, costruiti e disposti per evitare i rischi oppure, se sussistono rischi, essere muniti di protezioni o dispositivi di protezione in modo tale da prevenire qualsiasi rischio di contatto che possa provocare infortuni. |
Macchina tassellatrice a
mandrini multipli |
Rischi
dovuti all'accessibilità degli organi lavoratori, relativamente alla parte
retrostante la postazione ove staziona l'operatore. Mancanza di idoneo riparo metallico atto ad
impedire il contatto accidentale con gli organi lavoratori dinamici della
macchina. |
Allegato I punto 1.3.7. Prevenzione dei rischi
dovuti agli elementi mobili. Gli
elementi mobili della macchina devono essere progettati, costruiti e disposti
per evitare i rischi oppure, se sussistono rischi, essere muniti di
protezioni o dispositivi di protezione in modo tale da prevenire qualsiasi
rischio di contatto che possa provocare infortuni. |
Pialla a
spessore
NUMERO
2 MACCHINE NON CONFORMI |
Rischi dovuti alla mancanza di ulteriore pulsante
di emergenza. Mancanza di ulteriore pulsante di emergenza,
interconnesso con bobina di sgancio – pulsante di riarmo, da ubicarsi in
prossimità della postazione di lavoro occupata dall’operatore. |
Allegato I punto 1.2 (comandi) – paragrafo 1.2.4 (arresto
di emergenza) – comma 1°, in
quanto sprovvista di ulteriore pulsante di emergenza. |
Pialla a filo
NUMERO
2 MACCHINE NON CONFORMI |
Rischi dovuti alla mancanza di pulsante di
emergenza. Mancanza di pulsante di emergenza, interconnesso
con bobina di sgancio – pulsante di riarmo. |
Allegato I punto 1.2 (comandi) – paragrafo 1.2.4 (arresto
di emergenza) – comma 1°, in
quanto sprovvista di pulsante di emergenza. |
Macchina
“piallatrice-raddrizzatrice” progettata per la piallatura del legno massello;
|
La zona di ingresso del particolare da lavorare risulta incompletamente segregata – protetta dalla paratoia, interconnessa con dispositivo microinterruttore; motivo per cui è possibile infilare l’arto superiore nello spazio residuale tra la paratoia medesima ed il bordo della protezione metallica. Gli elementi lavoratori della macchina sono stati
progettati in modo da consentire l’accessibilità da parte degli arti
superiori degli addetti, ovvero la protezione attuale non impedisce
completamente la possibilità di entrare in contatto con gli elementi mobili
della macchina |
Allegato 1 punto 1.3 paragrafo 1.3.7 in quanto la macchina presentava la zona operativa e gli organi lavoratori palesemente accessibili da parte degli arti superiori degli addetti. |
|
|
ESEMPI DI MACCHINE UTENSILI COSTRUITE
SECONDO LA NORMATIVA PREVIGENTE E SUCCESSIVAMENTE ALL’ENTRATA IN VIGORE DELLA
“DIRETTIVA MACCHINE”
|
|
|
|
SEGA
A NASTRO NON CONFORME ALLA NORMATIVA DI LEGGE PREVIGENTE (D.P.R. 547/55) |
SEGA A NASTRO SOSTANZIALMENTE
CONFORME ALLA NORMATIVA DI LEGGE PREVIGENTE (D.P.R. 547/55) |
|
|
|
|
|
|
INTESTATRICE
VISUALIZZATA MARCATA CE NON CONFORME ALLA NORMATIVA DI LEGGE VIGENTE (D.P.R.
459/96) |
MACCHINA
UTENSILE COMBINATA MARCATA CE
CONFORME ALLA NORMATIVA DI LEGGE VIGENTE (D.P.R. 459/96) |
||
7.3.2 Apprestamenti igienico-assistenziali
Nella fattispecie gli
articoli di Legge violati, per quanto riguarda gli apprestamenti
igienico-assistenziali sono stati i seguenti:
·
Art.
37 D.P.R. 303/56
·
Art.
39 D.P.R. 303/56
·
Art.
40 D.P.R. 303/56
·
Art.
41 D.P.R. 303/56
·
Art.
42 D.P.R. 303/56
·
Art.
43 D.P.R. 303/56
|
Spazio ricavato impropriamente all’interno di un
capannone (senza tener conto delle ragioni della salute e della decenza),
destinato a spogliatoio, privo dei requisiti minimi essenziali (gli
armadietti erano privi di doppio scomparto atto a evitare la promiscuità tra
gli indumenti civili e quelli da lavoro). Infatti la norma prevede che il datore di lavoro
destini a spogliatoio locali appositamente arredati, distinti tra i due
sessi, aerati, illuminati, ben difesi dalle intemperie, riscaldati durante la
stagione fredda e muniti di sedili. |
|
Area identificata dal
datore di lavoro, finalizzata a locale di riposo-ristoro, impropriamente
promiscua con gli ambienti di lavoro, disarredata e priva di sedili per il
riposo temporaneo. Nel caso in specie il
rischio palesato era quello di essere investiti dai mezzi semoventi in fase
di transito; la prescrizione dell’Organo di Vigilanza è consistita altresì
nel far dotare il locale di riposo di cui sopra di idoneo tamponamento
perimetrale atto a consentire ai lavoratori il “riposo audiologico”, tenuto
conto del livello di rumore comunemente presente nelle falegnamerie. |
7.3.3 Ambienti di lavoro, pavimenti, passaggi ed
uscite di emergenza
Nella fattispecie gli
articoli di Legge violati, relativamente agli ambienti di lavoro, pavimenti,
passaggi ed uscite di sicurezza, sono stati i seguenti:
·
Art.
2 D.Lgs. 493/96
·
Art.
8 D.P.R. 547/55
·
Art.
9 D.P.R. 547/55
·
Art.
10 D.P.R. 547/55
·
Art.
11 D.P.R. 547/55
·
Art.
13 D.P.R. 547/55
·
Art.
14 D.P.R. 547/55
·
Art.
16 D.P.R. 547/55
|
La diapositiva evidenzia l’ingombro delle zone di
transito, la mancanza a pavimento delle vie di evacuazione, la mancata
indicazione dell’uscita di emergenza, la difficoltosa accessibilità al
presidio antincendio, impropri stoccaggi di materiale, l’inidoneità del
solaio (mancanza di robusto parapetto). |
|
La diapositiva evidenzia la mancanza di idoneo
parapetto anticaduta in dotazione al soppalco, la mancata apposizione di
cartello indicante il carico massimo
sopportabile espresso in Kg/mq, la mancanza a pavimento delle vie di
evacuazione, l’ostruzione dell’uscita di emergenza determinata da impropri stoccaggi. |
Alcuni
dei 24 sopralluoghi effettuati nelle ditte del “comparto mobilifici” hanno
palesato altresì una carenza dal punto
di vista della cartellonistica; nella fattispecie era insufficiente
l’apposizione di idonea segnaletica di sicurezza, estratti di Norme
comportamentali, disposizioni interne aziendali, mentre le zone operative, gli
organi dinamici, i pulsanti ed i comandi relativi ad alcune macchine utensili
mancavano di idonee indicazioni per quanto riguarda le utenze asservite e le funzioni
prioritarie.
|
|
INTERNO DEL LOCALE ADIBITO A VERNICIATURA ED
APPASSIMENTO PARTICOLARI ULTIMATI, UBICATO AL PIANO PRIMO DELL’INSEDIAMENTO
PRODUTTIVO. Uscita di emergenza priva di identificazione –
segnaletica, priva di illuminazione di sicurezza, ingombra da materiale che
ostruisce l’esodo, priva di scala di sicurezza esterna atta a permettere il
raggiungimento celere di un luogo sicuro. |
ESTERNO DEL LOCALE ADIBITO A VERNICIATURA ED
APPASSIMENTO PARTICOLARI ULTIMATI, UBICATO AL PIANO PRIMO DELL’INSEDIAMENTO
PRODUTTIVO. La diapositiva evidenzia lo stato dei luoghi
esterno del locale verniciatura, ovvero la mancanza di scala metallica
antincendio annessa all’uscita di sicurezza richiamata nella diapositiva precedente. |
7.3.4 Atti di
Polizia Giudiziaria espletati dagli Ispettori S.Pre.S.A.L.
·
N°.
11 verbali di disposizione
·
N°.
24 verbali di ispezione
·
N°.
8 verbali di ispezione e prescrizione
·
N°.
24 verbali di richiesta documentazione
·
N°.
8 notizie di reato alla Procura della Repubblica
·
N°.
6 verbali di rivisita per verbali di ispezione e prescrizione
·
N°.
5 verbali di rivisita per verbali di disposizione
·
N°.
0 verbali di inadempienza
·
N°.
6 verbali di ammissione al pagamento
·
N°.
6 concessioni proroghe a verbali di ispezione e prescrizione
·
N°.
2 concessioni proroghe a verbali di disposizione
·
N°.
6 comunicazioni di avvenuto pagamento
·
N°.
11 segnalazione ai Ministeri competenti
·
N°.
11 segnalazione all’Assessorato alla Sanità Regione Piemonte
·
N°.
11 segnalazione alle Procure della Repubblica extraterritoriali
·
N°.
11 segnalazione alle A.S.L. extraterritoriali
·
N°.
21 verbali di rilevi fotografici
·
N°.
21 verbali di rilievi stato-luoghi
·
N°.
52 monitoraggi fonometrici con strumento Bruel & Kjaer mod. 2230
·
N°.
41 monitoraggi fonometrici – registr. di livello con strumento Bruel &
Kjaer mod. 2237
·
N°.
24 valutazione documentazione aziendale (D.Lgs. 626/94 – D.Lgs. 277/91).
Il
comparto legno, come già esplicitato in premessa, riveste un’importanza
notevole nel tessuto produttivo e sociale dell’area della A.S.L. 17, per la sua
valenza economica e sociale.
E’
chiaro quindi che un intervento di studio e di prevenzione come quello
effettuato non può essere privo di effetti.
In
conclusione del lavoro svolto, si ritiene che siano stati conseguiti alcuni
risultati:
·
I
principali rischi per gli addetti del comparto sono stati accuratamente
valutati;
·
Si
è effettuata una diffusa attività di prevenzione;
·
E’
stato attivato un rapporto con le Associazioni di Categoria, che potranno in
futuro divenire un valido interlocutore per un miglioramento degli standard di
sicurezza;
·
E’
stata sviluppata una conoscenza specifica delle problematiche da parte degli
operatori, che potrà essere proficuamente impiegata in futuro, considerata la
crescente importanza delle problematiche legate al comparto legno;
·
Riteniamo
che il lavoro svolto possa costituire una valida base per affrontare
problematiche simili in altre regioni italiane;
·
Infine,
la collaborazione fra enti diversi ha portato con profitto ad un approccio
globale alle varie problematiche del comparto.
E’ evidente che la ricerca,
per sua natura, ha avuto diversi limiti e non ha coperto tutti gli aspetti del
problema, ma certamente il lavoro svolto non mancherà di avere ricadute
positive sulle aziende del settore legno nel Saluzzese.
§
Arcari C.et
al. – Sottogruppo di lavoro Legni Duri Regione Emilia Romagna: PROBLEMI
APPLICATIVI E INTERPRETATIVI DEL TITOLO VII DEL D.L.gs. 626/94 PER LE POLVERI
DI LEGNO DURO Atti convegno prevenzione e
protezione da agenti cancerogeni e mutageni Modena 28 settembre 2001
§
Comba-P;
Battista-G; Belli-S; de-Capua-B; Merler-E; Orsi-D; Rodella-S; Vindigni-C;
Axelson-O. A case-control study of cancer of the nose and
paranasal sinuses and occupational exposure: American Journal of Industrial
Medicine; Oct. 1992, Vol.22, No.4, p.511-520, 1992
§
Demers-PA; Kogevinas-M; Boffetta-P; Leclerc-A; Luce-D;
Gerin-M et al; Wood Dust and Sino-Nasal Cancer: Pooled Reanalysis of Twelve
Cas-Control Studies: American Journal of Industrial Medicine, Vol 28, p
151-166, 1995
§
Ferdenzi
P., Ganzi A., F.Ferri, Sala A., Poma G., Zecchi G.: Indagine sull’esposizione
lavorativa a polveri nella carteggiatura del legno. Atti convegno prevenzione e protezione
da agenti cancerogeni e mutageni Modena 28 settembre 2001
§
Gaddoni
G: Valutazione della polverosità emessa dalle macchine per la lavorazione del
legno: esperienza di un laboratorio di prove. Atti Seminario Internazionale
Aggiornamenti in tema di neoplasie professionali, Siena 19-21 ott 1991. Pisa:
Editrice Università Litografia Felici 1992: 233-238
§
Gerhardsson-MR; Norell-SE; Kiviranta-HJ; Ahlbom-A.
Respiratory cancers in furniture workers: Br-J-Ind-Med. 1985 Jun; 42(6): 403-5
§
Hayes-RB; Gerin-M; Wood-related occupations, wood-dust
exposure and sinonasal cancer: American Journal of Epidemiology, Vol.124, No.4,
pages 569-577, 1986
§
Innocenti
A, Scancarrello G, Mariano A, Tofanelli A: Difficoltà di determinazione di un
adeguato standard di riferimento (TLV) per esposizione a polveri di legno. Atti
Seminario Internazionale Aggiornamenti in tema di neoplasie professionali,
Siena 19-21 ott. 1991. Pisa: Editrice Universitaria Litografia Felici, 1992:
225-231
§
Innocenti
A.: Un “tecnicamente ottenibile” livello di riferimento per esposizioni a
polveri di legno dopo il D.lgs.66/2000. La
medicina del lavoro, volume 91 n6
§
Leclerc-A;
Luce-D; Demers-PA; Boffetta-P; Kogevinas-M; Belli-S; Bolm-Audorff-U;
Brinton-LA; Colin-D; Comba-P; Gerin-M; Hardell-L; Hayes-RB; Magnani-C;
Merler-E; Morcet-J-F; Sinonasal Cancer and Occupation. Results from the
Reanalysis of Twelve Case-Control Studies: American Journal of Industrial
Medicine, Vol. 31, No. 2, pages 153-165, 1997
§
Leclerc-A; Cortes-MM; Sinonasal cancer and wood dust
exposure: results from a case-control study: American Journal of Epidemiology,
Vol.140, No.4, pages 340-349, 1994
§
Miscetti
G., Garofani P., Bodo P., Ballerani A., Luciani G., Mazzani M., Pecetti V.:
Esposizioni professionale a polveri di legno in un gruppo di falegnamerie
artigiane di seconda lavorazione del legno. La
medicina del lavoro 1998, volume 89 n6
§
IARC
Monographs Volume 62.
§
Decreto
Legislativo n.277 del 15 agosto 1991: Attuazione delle direttive 80/1107/CEE,
82/605/CEE, 83/477/CEE, 86/188/CEE e 88/642/CEE in materia di protezione dei
lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e
biologici durante il lavoro. Supplemento ordinario alla GU 265 del 12/11/1994.
§
Decreto
Legislativo n.626 del 19 settembre 1994: Attuazione delle direttive 89/391/CEE,
89/654/CEE, 89/656/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/676/CEE riguardanti il
miglioramento della sicurezza della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
Supplemento ordinario alla GU 265 del 12/11/1994
§
Decreto
Legislativo n. 66 del 25/2/2000: Attuazione delle direttive 97/42/CE e
1999/38/CE, che modificano la direttiva 90/394/CEE, in materia di protezione
dei lavoratori contro i rischi derivanti da esposizione ad agenti cancerogeni o
mutageni durante il lavoro. GU 70 del 24/3/2000
§
Norma
Tecnica UNI EN 31/01/2001 n°848-1: Sicurezza delle macchine per la lavorazione
del legno – Fresatrici su un solo lato con utensile rotante – Fresatrici
verticali monoalbero (toupie).
§
Norma
Tecnica UNI EN 31/01/2001 n°848-2: Sicurezza delle macchine per la lavorazione
del legno – Fresatrici su un solo lato con utensile rotante – Fresatrici
superiori monoalbero ad avanzamento manuale e integrato.
§
Norma
Tecnica UNI EN ISO 31/12/2000 n°11681-1: Acustica – Suggerimenti pratici per la
progettazione di macchine ed apparecchiature a bassa emissione di rumore –
Pianificazione.
§
Norma
Tecnica UNI EN 31/07/1999 n°0861: Sicurezza delle macchine per la lavorazione
del legno – Piallatrici combinate a filo e a spessore
§
Norma
Tecnica UNI EN 31/03/1999 n°859: Sicurezza delle macchine per la lavorazione
del legno – Piallatrici a filo con avanzamento manuale.
§
Norma
Tecnica UNI EN 31/12/1998 n°860: Sicurezza delle macchine per la lavorazione
del legno – Piallatrici a spessore su una sola faccia.
§ Norma Tecnica UNI EN 01/11/1997 n°1088: Sicurezza del macchinario – Dispositivi di interblocco associati ai ripari – Principi di progettazione e di scelta.
§
Norma
Tecnica UNI EN 30/06/1994 n°349: Sicurezza del macchinario. Spazi minimi per
evitare lo schiacciamento di parti del corpo.
§
Norma
Tecnica UNI EN 30/06/1994 n°418: Sicurezza del macchinario. Dispositivi di
arresto di emergenza, aspetti funzionali. Principi di progettazione.
§
Norma
Tecnica UNI EN 30/09/1999 n°847 – 1: Utensili per la lavorazione del legno –
Requisiti di sicurezza – Frese e lame di seghe circolari.
§
Norma
Tecnica UNI EN ISO 31/10/1997 n°11202: Acustica. Rumore emesso dalle macchine e
dalle apparecchiature – Misurazione dei livelli di pressione sonora al posto di
lavoro e in altre specifiche posizioni. Metodo di controllo in sito.
§
Norma
Tecnica UNI EN 30/04/1997 n°1037: Sicurezza del macchinario – Prevenzione
dell’avviamento inatteso.
§
Norma
Tecnica UNI EN 28/02/1994 n°405: Apparecchi di protezione delle vie
respiratorie. Facciali filtranti antigas o antigas e antipolvere dotati di
valvole. Requisiti, prove e marcatura.