FINITURA
Capitolo 1- La fase di lavorazione
Descrizione
La fase consiste
nel realizzare direttamente in segheria alcune produzioni particolari, sia
attraverso interventi di montaggio che di trattamento superficiale; tali produzioni
sono presenti solo in alcune realtà, in quanto tipiche del ciclo della seconda
lavorazione del legno (falegnamerie), cui pertanto si rimanda per più
dettagliata trattazione.
a- Produzione manufatti
La lavorazione
consiste nella realizzazione di bancali o casse di varie dimensioni, attraverso
impianti automatici specifici o interventi manuali di montaggio e fissaggio dei
listelli o delle tavole.
b- Trattamenti chimico-fisici
La lavorazione
consiste nel sottoporre i prodotti di segagione a trattamenti chimico-fisici
per conferire ai materiali specifiche proprietà d’uso o particolari qualità
estetiche.
Il trattamento
chimico più comune è rappresentato dall’impregnatura, che consiste nella
verniciatura con prodotti chimici preservanti, al fine di realizzare un film
protettivo sulla superficie di travi e tavole a difesa dall’azione usurante
degli agenti atmosferici (raggi ultravioletti) e da quella aggressiva degli
agenti biologici (muffe, parassiti etc.).
Il trattamento
fisico più comune è rappresentato dall’essicatura, che riducendo l’umidità
della struttura lignea a valori inferiori al 20%, crea un ambiente sfavorevole
allo sviluppo di muffe e parassiti.
c- Finitura superficiale
La lavorazione
consiste nel sottoporre i pezzi ad interventi di finitura, tipici delle
lavorazioni di falegnameria, per conferire loro particolari caratteristiche
funzionali o estetiche.
Modalità esecutive
a- Produzione manufatti
Tale operazione
può essere effettuata con l’ausilio di impianti automatici, semiautomatici o con
interventi manuali.
Nel primo caso i
listelli o le tavole vengono caricate meccanicamente sull’impianto, che
provvede automaticamente alla loro corretta dislocazione ed alla chiodatura dei
giunti; in questo caso un operatore carica l’impianto con carrello elevatore,
mentre un altro addetto aziona e governa l’impianto dalla postazione di
comando.
Nel secondo caso
i pezzi vengono posizionati manualmente in apposite sedi sul piano di lavoro
dell’impianto, che procede poi verso la zona di lavoro o su cui scende l’organo
lavoratore per la chiodatura simultanea dei giunti; in questo caso un operatore
è addetto al carico manuale dei pezzi e l’altro alla gestione dell’impianto dal
pulpito di comando. Analogamente allo scopo ci si può avvalere anche di piccole macchine pneumatiche (chiodatrici);
l’operatore, attraverso ripetute manovre di posizionamento, dispone di volta in
volta i pezzi nelle apposite sedi del piano di lavoro, avviando mediante
comando manuale o a pedale la chiodatura singolarizzata dei giunti.
Nel terzo caso
l’operatore dispone opportunamente i pezzi e procede alla loro chiodatura con
una pistola sparachiodi, movimentando quindi manualmente il bancale a zone di
stoccaggio attigue.
Alla bisogna ci
si può avvalere anche di motosega manuale per il ritaglio di alcuni pezzi
b- Trattamento chimico-fisico
1- Trattamento
chimico (impregnatura)
Il procedimento
di impregnatura con prodotti chimici può essere effettuato con tecniche
diverse, che variano dall’utilizzo di impianti di trattamento (in autoclave a pressione, per immersione o
a spruzzo) alla pennellatura manuale; gli operatori caricano quindi i pezzi nei
cestelli dell’impianto o applicano manualmente il prodotto mediante spruzzatura
o pennellatura.
2- Trattamento
fisico (essicatura)
Il procedimento
di essicatura si avvale di forni a secco di varia concezione per la
stagionatura del prodotto; gli addetti caricano e scaricano meccanicamente i
pezzi su appositi carrellli, che vengono introdotti ed estratti nel forno con
azione manuale di tira e spingi.
c-Finitura superficiale
Comprende
operazioni di squadratura, levigatura, piallatura, scorniciatura ecc. con
l’ausilio delle comuni macchine utensili di falegnameria; l’operatore aziona la
macchina o l’utensile manuale, asserve il pezzo alla stessa, governa la
lavorazione o applica direttamente l’utensile manuale al pezzo.
Luogo di lavoro
a- Produzione manufatti
La lavorazione
viene solitamente svolta in reparto specifico o nel reparto di deposito
intermedio o addiririttura in area decentrata del reparto segagione.
b- Trattamento chimico-fisico
Gli impianti
di trattamento o i forni di essicazione
sono di solito collocati in un reparto specifico o nel deposito del prodotto
intermedio, mentre le applicazioni manuali di pennellatura vengono a volte
effettuate in area comunicante con l’esterno o direttamente all’aperto.
c- Finitura superficiale
Le macchine di
falegnameria sono di norma collocate in reparto specifico o in area decentrata
del deposito del prodotto intermedio.
Capitolo 2-Le attrezzature e le macchine
Poichè per i
trattamenti chimico-fisici e per la finitura superficiale si utilizzano
impianti e macchine tipici della seconda lavorazione del legno (falegnamerie),
di esse si darà solo sintetico conto, rimandando la descrizione dettagliata
alla trattazione di quel comparto.
a- Produzione manufatti
1- Impianto
automatico
Costituito da
postazione di comando, cospo macchina, nastro di carico, piani orientabili
sovrapposti dotati di forche per il collocamento dei pezzi nella posizione
opportuna, piano di lavoro a scorrimento sull’organo lavoratore o organo lavoratore mobile che effettuano la
chiodatura simultanea dei giunti, piano di scarico ed eventualmente sistema di
pallettizzazione dei bancali.
2- Impianto
semiautomatico
Analogo al
precedente, prevede tuttavia il caricamento manuale dei pezzi in sede opportuna
sul piano di lavoro, che scorre o su cui scende l’organo lavoratore per
effettuare la chiodatura.
Anche le
chiodatrici pneumatiche sono costituite da un piano di appoggio dei pezzi e da
utensili portachiodi in serie che scendono sul pezzo, quando azionate da
comando pneumatico singolarizzato a doppio pulsante o a pedale.
3- Chiodatura
manuale
Le chiodatrici
manuali sono rappresentate da pistole pneumatiche sparachiodi; per operazioni
estemporanee possono essere usati anche martelli a mano e motoseghe a scoppio,
analoghe a quelle descritte nella Fase 1.
b- Trattamenti chimico-fisici
1- Impregnatura
L’impianto di
trattamento chimico può essere eccezionalmente costituito da un autoclave, con
cicli di pressione e vuoto variabili (indicati per i manufatti esposti ad
attacco biologico elevato in quanto collocati all’esterno: palerie, traversine
etc.), ma più comunemente da impianti a immersione (immersione rapida, in bagno
caldo-freddo, a diffusione con copertura in plastica del materiale trattato
onde favorirne la penetrazione), costituiti da un tunnel chiuso, composto da
una o più vasche e da una carrucola di trasporto, che prima immerge il contenitore dei pezzi nel bagno
chimico e poi lo sottopone ad un flusso di aria calda nella zona di
essicazione. La vasca è solitamente munita di griglie aspiranti all’orlo e
l’intero tunnel è dotato di aspirazione centrale con convogliatore ai filtri di
depurazione ed al camino esterno.
L’impianto di
trattamento a spruzzo si avvale delle tradizionali cabine di verniciatura
utilizzate in falegnameria (a ciclo chiuso, ad aria, ad acqua, con aspirazione
a pavimento o a parete, etc.) .
Il trattamento
di pennellatura manuale si avvale invece di banco poggiapezzi e di pennello, ma
può essere effettuato direttamente sulla catasta o sul singolo pezzo depositato
a terra.
I prodotti
chimici attualmente più comunemente utilizzati per i prodotti finiti sono
rappresentati da impregnanti a matrice organica (resine epossidiche,
poliviniliche etc.) in solventi aromatici (xilene, toluene, alcooli etc.), ma è
riportato anche l’utilizzo di oli vegetali, polietilenglicoli,
pentaclorofenoli, sali metallici etc..
Recentemente si
vanno diffondendo prodotti chimici
impregnanti “ad acqua”, che contengono basse percentuali di solventi, con
evidenti vantaggi per l’inquinamento interno ed esterno e senza scadimento
della resa estetica del prodotto.
2- Essicatura
L’impianto è
costituito da forni a secco (anche a microonde), alimentati in diverso modo, e
da carrelli per l’inserimento dei pezzi e la loro stagionatura che può variare
da una a due settimane.
c- Finitura superficiale
Le macchine
utensili più frequentemente usate sono: squadratrice, levigatrice, piallatrice,
scorniciatrice, perlinatrice etc.
d- Movimentazione
Per
l’asservimento di travi, tavole e listelli agli impianti ed alle macchine di
cui sopra, ci si avvale di carrelli elvatori a forca, elettrici o a
combustibile.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.1. Rischi strutturali
8.1.1.1. Vie di transito
8.1.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
venire a contatto in modo accidentale con parti sporgenti delle macchine e
delle tavole durante il transito nelle diverse aree di lavoro.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 10 casi su 177
(5.64%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per urto di parti del corpo degli operatori
contro parti sporgenti di macchine ed assi .
Valutazione del rischio:
R3: lieve (probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1- Individuazione,
delimitazione e segnalazione di idonee vie di transito per l’accesso alle
macchine ed agli impianti, debitamente distanti da linee di trasporto e
lavorazioni.
2- Idonei DPI:
indicate scarpe con puntale protetto.
b-Procedurali: rispetto dei percorsi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: artt.8-11 DPR547/55;
- DPI:
artt.377-384 DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V: scarpe: assimilabile a
“Lavori di
movimentazione e stoccaggio” in quanto
attività compresente sull’impianto).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 8.1.1. Rischi strutturali
8.1.1.1. Vie di transito
8.1.1.1.2. Ingombri da ostacoli mobili
(investimenti).
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
1- Piani di
carico impianti automatici: in caso di vie di transito adiacenti a linee di
carico-scarico di impianti automatici di bancalatura, può verificarsi il
rischio di investimento di addetti da parte di tavole in movimento.
2- Mezzi di
movimentazione meccanica (carrelli elevatori): per scarsa visibilità o errata
manovra, può verificarsi il rischio di investimento di pedoni da parte del
mezzo.
A- Risultati dello
studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 8 casi su 177 (4.51%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per investimento di parti del corpo degli addetti da parte di
tavole in movimento o di carrelli elevatori.
Valutazione del rischio:
R4: medio (poco probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-
Identificazione, delimitazione e protezione di idonee vie di transito per
l’accesso alle postazioni di
comando ed a componenti degli impianti;
in caso di attraversamenti passaggi sopraelevati o ponti
con parapetti normali.
2- Dispositivi
di segnalazione acustica e luminosa dei carrelli elevatori.
3- Idonei DPI
(indicate scarpe con puntale protetto).
b-Procedurali: rispetto dei percorsi; procedure di
segnalazione di presenza dei pedoni e di manovra
da parte dei conducenti dei carrelli
elevatori..
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: artt.8-11-377 DPR547/55 e art.7 DPR303/56
- DPI:
artt.377-384 DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V: scarpe: assimilabile a
“Lavori di
movimentazione e stoccaggio” in quanto
attività compresente sull’impianto).
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
FASE 8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 8.1.1. Rischi strutturali
8.1.1.1. Vie di transito
8.1.1.1.3. Caduta di persone in piano per
inciampo o scivolamento.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
L’operatore può
scivolare o inciampare, specialmente in presenza di ingombri, nel transito di accesso all’area di finitura.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 21 casi su 177
(11.86%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi per caduta di persone su terreno accidentato
o per scivolamento.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (altamente probabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
1-
Individuazione, delimitazione e segnalazione di idonee vie di transito e loro
manutenzione.
2- Idonei DPI:
indicate scarpe con suola antiscivolo e puntale protetto.
b-Procedurali: rispetto dei percorsi.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Vie di
transito: artt.8-11-377 DPR547/55 e art.7 DPR303/56
- DPI: artt.377-384
DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V: scarpe: assimilabile a “Lavori di
movimentazione e stoccaggio” in quanto
attività compresente sull’impianto).
Capitolo 8-”il rischio
esterno”
No.
FASE 8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischi 8.1.1. Rischi strutturali
8.1.1.2. Uscite di sicurezza
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Non adeguato
numero e dimensionamento delle uscite di sicurezza o difficoltà di raggiungere
le stesse, anche per ostacoli sulle vie di fuga, in caso di incendio o altra
emergenza interna o esterna.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: 0 casi su 177.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Danni gravi o
gravissimi per impossibilità di evacuazione (ustioni, asfissia da inalazione di
fumi e gas nocivi come CO ed HCN. Per altre emergenze (alluvioni, terremoti
etc) i danni sono correlati alla magnitudo dell’evento ed al numero di perosne
presenti.
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a-Tecnici:
Dotazione di
uscite di sicurezza in numero e dimensioni idonee al rischio d’incendio
dell’attività, apribili verso l’esterno, mantenute aperte durante le
lavorazioni, dotate di maniglione antipanico e di idonea segnaletica,
preferibilmente con illuminazione di sicurezza; vie di fuga di dimensioni idonee, con segnaletica
orizzontale e verticale e non ingombrate da ostacoli lungo il percorso.
b- Procedurali:
Informazione e
formazione dei lavoratori sull’evacuazione e sui riferimenti alla squadra
antincendio ed evacuazione; informazione e formazione dei componenti della
squadra antincendio ed evacuazione alle misure di emergenza.
c- Organizzativi
Redazione del
Piano di evacuazione e creazione della squadra di prevenzione incendi ed
evacuazione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Uscite di
sicurezza: art.13 DPR547/55 e art.3 Decr.Intermin.10/03/98.
Capitolo 8- Il rischio esterno
No.
FASE 8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
8.1.2.1. Protezioni inadeguate degli organi di
trasmissione del moto
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a- Produzione
manufatti
Possibilità di
contatto con organi di trasmissione del moto dei nastri trasportatori o dei
piani di carico-scarico di impianti automatici o semiautomatici durante il
transito o improprie operazioni di regolazione e manutenzione.
b- Trattamenti
chimico-fisici
Possibilità di
contatto con organi di trasmissione del moto delle carrucole di trasporto degli
impianti di verniciatura a immersione durante improprie operazioni di
regolazione e manutenzione.
c- Finitura
superficiale
Possibilità di
contatto con gli organi di trasmissione del moto non protetti o per incongrue
operazioni di regolazione e manutenzione delle macchine utensili di
falegnameria.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 10 casi su 177
(5.64%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi anche
gravi per contatto con gli organi di trasmissione del moto in movimento.
Valutazione del rischio:
R5: medio (probabile con danno grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
1- Impianti
automatici e semiautomatici: cofanatura degli organi di trasmissione del moto
presenti sul corpo macchina o protezione degli stessi ove accessibili;
dispositivi elettrici e/o meccanici di blocco collegati con gli organi di messa
in moto e di movimento a controllo del corretto posizionamento delle protezioni
(cofanatura, portelloni); dispositivi elettrici contro l’avviamento accidentale
degli impianti; comandi degli impianti dotati di dispositivi di arresto di
emergenza facilmente identificabili ed opportunamente dislocati.
b)Procedurali: divieto di regolazione e manutenzione
ad organi di trasmissione e di lavoro in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Organi di
trasmissione del moto: artt.55-61-72 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE 8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.2. Carenza di sicurezza su macchine.
8.1.2.2. Protezioni inadeguate degli organi di
lavoro.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a- Produzione
bancali:
1- Impianti
automatici e semiautomatici: per incongrue operazioni di regolazione e
manutenzione di
tali impianti si può verificare il
contatto accidentale con gli organi lavoratori degli stessi.
2- Chiodatrici:
nella chiodatura di assicelle con chiodatrici pneumatiche semiautomatiche o
manuali (sparachiodi) vi può essere la
possibilità di proiezione accidentale di chiodi sulle mani
dell’operatore o di altro addetto
coadiuvante.
3- Motosega:
rischio di contatto di parti del corpo con l’organo lavoratore (sega a catena)
per incauta
o
involontaria manovra; la lavorazione può inoltre provocare la proiezione di
schegge di legno.
c- Finitura
superficiale
Per incongrue
operazioni di regolazione e manutenzione sulle macchine di falegnameria si può
verificare il rischio di contatto con organi lavoratori in movimento o
proiezione di schegge.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità cmoplessiva: 41 casi su 177
(23.16%) di contatti con organi lavoratori in movimento, 10 casi su 177 (5.64%)
di proiezione di schegge.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Traumatismi
anche gravi per contatto con organi di lavoro in movimento, traumatismi da
ferita da punta per infissione accidentale di chiodi; traumatismi anche molto
gravi per contatto con l’utensile della motosega e lesioni oculari o cutanee da
proiezione di schegge e, anche se raramente, della catena in seguito a rottura
della stessa.
Valutazione del rischio:
R6: alto per contatto con organi lavoratori in movimento (altamente probabile
con danno grave); R3: lieve per proiezione di schegge (probabile con
danno,lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici:
1- Produzione
bancali
1.1. Impianti
automatici e semiautomatici
Cofanatura degli organi di lavoro
presenti nel corpo macchina o protezione degli stessi ove
accessibili; dispositivi elettrici e/o
meccanici di blocco collegati con gli organi di messa in moto e
di movimento, a controllo del corretto
posizionamento delle protezioni (cofanatura e portelloni);
dispositivi elettrici contro
l’avviamento accidentale degli impianti; comandi degli impianti dotati di
dispositivi di arresto di emergenza
facilmente identificabili ed opportunamente dislocati.
1.2.
Chiodatrici: nelle macchine automatiche comando a doppio pulsante, onde
assicurare la corretta
posizione delle mani fuori dal conttato con gli organi
lavoratori.
1.3. Motosega:
dispositivo di comando della ad uomo presente e dispositivo di blocco della
catena. 1.4. Idonei DPI (necessari
occhiali o visiere, indicati guanti e vestiario antitaglio specifici per
utilizzo
di motoseghe).
2- Finitura
superficiale
2..1. Macchine
di falegnameria:
2.1.1. Contatto
organi di lavoro in movimento: cofanatura degli organi di lavoro presenti nel
corpo
macchina o protezione deglòi stessi
ove accessibili; dispositivi elettrici e/o meccanici di blocco
collegati con gli organi di messa in
moto e di movimento, a controllo del posizionamento delle
protezioni (cofanatura e
portelloni); dispositivi elettrici contro l’avviamento accidentale degli
impianti; comandi degli impianti
dotati di dispositivi di arresto di emergenza facilmente
identificabili ed opportunamente
dislocati.
2.1.2.
Proiezione di schegge: cofanatura del corpo macchina e ripari sulla postazione
di lavoro.
b) Procedurali:
1- Produzione
bancali
1.1. Impianti
automatici e semiautomatici: corretta procedura di gestione, divieto di
regolazione e
manutenzione ad organi di trasmissiione
e di lavoro in movimento.
1.2. Chiodatrici
manuali: idonee procedure di chiodatura rispetto alla localizzazione delle mani
dell’addetto e di eventuali
coadiuvanti.
1.3. Motosega:
corretta informazione e formazione sulle tecniche di utilizzo.
2- Finitura
superficiale
Macchine di falegnameria: corretta
procedura di gestione, divieto di regolazione e manutenzione,
ad organi di lavoro in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Protezione
organi lavoratori: artt.68-72-75-77 DPR547/55.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- DPI:
art.377-382-383-385 DPR547/55 e art.43 Dlgs626/94 (All.V: occhiali o visiere:
lavori che
producono trucioli corti; guanti:
assimilabile a lavori edili all’aperto con clima piovoso e freddo).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.2. Carenze di sicurezza su macchine.
8.1.2.3. Protezione nell’uso di apparecchi di
sollevamento..
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
In caso di mezzi
di movimentazione meccanica (carrelli elevatori) con sistemi di sicurezza
inidonei o avariati può verificarsi lo sgancio dei gravi per inefficienza delle
strutture di sollevamento.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 1 caso su 177
(0.56%).
Capitolo 4-Il danno atteso
Traumatismi
anche gravi per investimenti di persone da parte di gravi caduti dall’alto per
inefficienza dei mezzi di sollevamento.
Valutazione del rischio:
R3: lieve (improbabile con danno grave).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici: verifiche e manutenzione carrelli
elevatori.
b) Procedurali: corrette esecuzioni delle manovre.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Mezzi di sollevamento:
Artt.168-169-183 DPR547/5
Capitolo
8- Il rischio esterno.
No.
FASE 8 - FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.3. Rischio da carenza di sicurezza
elettrica.
8.1.3.1. Non idoneità impianto elettrico.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
elettrocuzione per gli operatori, dovuto a non idoneità o carente manutenzione
(usura, rotture) dell’impianto elettrico generale e dei singoli impianti.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 0 casi su 177.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni, arresto cardiaco) da elettrocuzione sia per gli operatori
direttamente interessati, sia per eventuali soccorritori che non adottino
idonee procedure di sicurezza durante l’intervento.
Valutazione del rischio:
R5: medio (poco probabile con danno gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a) Tecnici: valutazione di idoneità dell’impianto
elettrico generale e delle singole macchine (impianto elettrico almeno IP44),
della presenza della messa sulle macchine e di un dispositivo di sgancio
tensione generale.
b) Procedurali: corretta manutenzione elettrica.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
Si: la
manutenzione dell’impianto elettrico e tutti gli interventi specifici sono
appaltati ad impiantisti specializzati esterni.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Impianti
elettrici: Titolo VII DPR547/55 e artt.6-9 L46/90; nore CEI 64-8 e 20-13.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
- Appalti: art.7
Dlgs626/94.
Capitolo 8- Il rischio esterno.
No.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.3. Rischio di incendio.
8.1.3.1. Presenza di depositi di materiali
infiammabili.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
incendio per presenza di materiale combustibile e di prodotti infiammabili
utilizzati nei trattamenti chimici; l’evento può essere determinato da inneschi
accidentali (sovracorrenti negli impianti elettrici generali o della macchina,
mozziconi di sigaretta accesi, per mancanza di opportune distanze di sicurezza
tra i depositi e gli impianti o per
presenza nelle adiacenze di prodotti infiammabili, quali preservanti,
impregnanti , vernici e solventi) o dolosi.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 0 casi su 177.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo) in quanto lavorazione in ambiente
confinato con possibile difficoltà di fuga.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; estintori a polvere di
tipo ABC ( carrellati da 50kg. o portatili da 6-9kg.) in numero suffciente ed
opportunamente dislocati; rete idrica antincendio (manichette di tipo UNI45:
idranti con portata d’acqua sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva
idrica) laddove l’aattività sia nelle previsione del CPI.
1- Stoccaggi provvisori dei materiali
Aree di stoccaggio provvisorio dei materiali
ubicate ad opportuna distanza dagli impianti (circa 15m); stoccaggio di
eventuali prodotti infiammabili in idonei locali chiusi, naturalmente ventilati
e di idonea resistenza al fuoco.
2- Impianti
Impianto
elettrico generale e delle macchine di falegnameria idonei e manutenzione degli
stessi; se presenti impianti di trattamento chimico ad immersione o a spruzzo,
è necessario valutare i quantitativi di prodotti chimici in uso o stoccati, al
fine di installare idonei sistemi di protezione elettrica antideflagrante;
aspirazione sulla zona di lavoro delle macchine di falegnameria onde asportare
le polveri prodotte (per il rischio che particelle fini restino a contatto con
organi lavoratori surriscaldati); pulizia giornaliera dell’area di lavoro e
delle macchina (onde asportare le polveri anche fini dal contatto con gli
organi lavoratori).
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumare.
1- Stoccaggi provvisori dei materiali
Rispetto delle
aree di deposito e pulizia periodica delle stesse; informazione e formazione di
tutti i lavoratori sulle procedure di emergenza ed evacuazione e sui rapporti
con la squadra di prevenzione antiincendio ed evacuazione dell’azienda;
informazione e formazione dei componenti della squadra di prevenzione
antincendio ed evacuazione sulle procedure di intervento ordinario e
straordinario.
2 Impianti
Divieto di utilizzo di apparecchi di riscaldamento a
fiamma (a segatura o ad altro combustibile) e di stoccaggio non protetto di
prodotti infiammabili; permessi di lavoro a caldo (saldatura etc.).
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
prevsiti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni con
distanze di sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.1. Rischi per la sicurezza.
Rischio 8.1.3. Rischio di incendio ed esplosione.
8.1.3.1. Inidoneità dei sistemi antincendio.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Rischio di
esplosione e conseguentemente di incendio negli eventuali impianti di
trattamento chimico o nei depositi dei prodotti utilizzati, per il possibile
determinarsi di atmosfere esplosive o per inneschi elettrici, da particelle di
legno surriscaldate, mozziconi di sigaretta accesi o azioni dolose.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 0 casi su 177.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Lesioni gravi o
gravissime (ustioni)
Valutazione del rischio:
R4.5: medio (poco probabile con danno grave o gravissimo) in quanto lavorazione in ambiente
confinato con possibile difficoltà di fuga.
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
Realizzazione
degli interventi tecnici ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del
CPI (Certificato Prevenzione Incendi) nei casi previsti; estintori a polvere di
tipo ABC ( carrellati da 50kg. o portatili da 6-9kg.) in numero suffciente ed
opportunamente dislocati; rete idrica antincendio (manichette di tipo UNI45:
idranti con portata d’acqua sufficiente per 120 minuti da acquedotto o riserva
idrica) laddove l’aattività sia nelle previsione del CPI.
1- Stoccaggi provvisori dei materiali
Aree di stoccaggio provvisorio dei materiali
ubicate ad opportuna distanza dagli impianti (circa 15m); stoccaggio di
eventuali prodotti infiammabili in idonei locali chiusi, naturalmente ventilati
e di idonea resistenza al fuoco.
2- Impianti chimici
Se presenti
impianti di trattamento chimico ad immersione o a spruzzo, è necessario
valutare i quantitativi di prodotti chimici in uso o stoccati, al fine di
installare idonei sistemi di protezione elettrica antideflagrante.
b) Procedurali:
Realizzazione
delle procedure ai fini della prevenzione incendi e del rilascio del CPI nei
casi previsti; divieto di fumare.
1- Stoccaggi provvisori dei materiali
Rispetto delle
aree di deposito e pulizia periodica delle stesse; informazione e formazione di
tutti i lavoratori sulle procedure di emergenza ed evacuazione e sui rapporti
con la squadra di prevenzione antiincendio ed evacuazione dell’azienda;
informazione e formazione dei componenti della squadra di prevenzione
antincendio ed evacuazione sulle procedure di intervento ordinario e straordinario.
2- Impianti chimici
Divieto di utilizzo di apparecchi di riscaldamento a
fiamma (a segatura o ad altro combustibile) e di stoccaggio non protetto di
prodotti infiammabili; permessi di lavoro a caldo (saldatura etc.).
c) Organizzativi:
Inoltro
richiesta ai Vigili del Fuoco al fine dell’ottenimento del CPI nei casi
prevsiti; creazione squadra prevenzione antiincendio ed evacuazione; redazione
del piano di emergenza antincendio ed evacuazione; attività di vigilanza
sull’area di lavoro da parte degli operatori addetti alle lavorazioni della
fase.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
a- Competenze
VVFF:
- CPI: art.4
L966/65 e Decreto Interministeriale 16/2/82 (voce 46): obbligo CPI sopra i
500q. in
deposito (sono esclusi i depositi esterni con distanze di
sicurezza non inferiori ai 100m).
- Criteri
generali di prevenzione incendi: DM 10.03.98 n.64.
b- Competenze
ASL:
- Tecniche di
intervento antincendio: artt.34-36-37 DPR 547/55
- Organizzazione
squadre intervento: artt.12-13-14 Dlgs 626/94
Capitolo 8- Il rischio esterno.
Esiste la
possibilità di propagazione dell’incendio agli insediamenti civili circostanti
con possibili danni a cose e persone.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.2. Rischi igienico-ambientali.
Rischio 8.2.1. Agenti chimici
8.2.1.1. Contatto cutaneo
8.2.1.1.1. Impregnanti
Capitolo 3-”il fattore rischio”
Nei trattamenti
chimici esiste il rischio di contatto cutaneo ed inalatorio con i prodotti
presevanti;
quello cutaneo si
verifica nel caricamento degli impianti e nel trasporto dei fusti, quello
inalatorio nei trattamenti e nell’asciugatura.
Il rischio è
molto basso in quanto legato a lavorazione raramente presente: esso è dovuto
alla possibilità di contatto cutaneo con composti chimici liquidi.
I composti
chimici più frequentemente utilizzati per trattare i prodotti finiti dipendono dagli obiettivi del trattamento:
- estetici e
blandamente conservanti: sostanze organiche disciolte in colventi, come resine
epossidiche
o
poliviniliche con solventi aromatici (xilolo, toluolo, alcooli etc.), PEG
(polietilenglicole), oli;
- fungicidi
organici disciolti in solventi: PCF (pentaclorofenolo), naftenati di rame e
zinco,
tributilossido di stagno, 8-ossichinolato
di rame etc e solventi);
- fungicidi
disciolti in acqua (meno utilizzati in quanto deformanti): sali metallici (CCA
rame-cromo-
arsenico), CCB (rame-cromo-boro), CCP
(rame-cromo-fosforo), sali di boro;
- insetticidi e
fungicidi: ditio carbammati, carbammati, piretroidi, composti dell’ammonio
quaternario.
Capitolo 4-Il danno atteso
Patologia
irritativa e allergica sia cutanea che respiratoria, nonchè di effetti epato e
neurotossici; rischio mutageno per qualche composto.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (improbabile con danno medio-lieve).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1- Locale
separato e chiuso di stoccaggio dei fusti.
2- Idonei DPI
nel versamento dei fusti (necessari guanti, occhiali, grembiule impermeabile) e
nella
manipolazione delle assi trattate.
b) Procedurali:
Informazione sui
rischi da impregnanti (schede tecniche); corrette tecniche di movimentazione e
versamento dei fusti.
c) Organizzativi:
1- Sorveglianza
sanitaria degli esposti (eventuali deroghe o disposizioni dell’Organo di Vigilanza).
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Sostanze
nocive: art.18 DPR303/56.
- Formazione
all’uso: art.21-22 Dlgs626/94.
- DPI: art.377-383-385 e art.43 DLgs626/94.
- Sorveglianza sanitaria:
art.33 (v.7-18-20-28-34)-34-35 DPR303/56 e art.16 DLgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio chimico”
No.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8. 2.1. Rischi chimici
8.2.1.2. Rischio inalatorio
8.2.1.2.1. Polveri.
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a-
Finitura superficiale (Falegnameria): polveri di legno anche fini prodotte dal
contatto di assi con gli organi lavoratori delle macchine utensili.
La valutazione
del rischio dipende ovviamente dal tipo di legno utilizzato. In provincia di
Sondrio la materia prima è costituita quasi esclusivamente da legni morbidi
(conifere) : in questo caso i livelli di rischio e di esposizione sono da
considerarsi contenuti (Pt inferiori al TLV di 5 mg/m3 salvo singoli picchi)
per quantità.
Laddove si
utilizzino invece legni duri (Faggio, Quercia etc.) le concentrazioni possono
anche superare il TLV di 1 mg/m3 imponendo un giudizio molto più cautelativo
per le dimostrate proprietà mutagene di tali legni (TLV 1mg/m3), anche se in
segheria tali operazioni non sono continuative.
A-
Risultati dell’indagine campionaria: Polverosità Totale (PT) TLV 5mg/m3
-
Falegnameria area: M 0.80mg/m3; Mediana 0.35mg/m3; Range 0.23-3.35mg/m3
Capitolo 4-Il danno atteso
a- Legni
morbidi (conifere): Teorica
possibilità di patologia irritativa ed allergica delle vie respiratorie;
b- Legni
duri (faggio, quercia etc):
anche epistassi e mutagenesi delle cavità nasali e paranasali; per alcuni legni
esotici (mansonia, teak, etc) anche effetti tossici (aritmie, iperpilessia,
oliguria) da componenti naturali (glucoside e saponina)
Valutazione del rischio:
a- Legni
morbidi (conifere): R3: lieve (poco probabile con danno medio)
per il rischio allergico; R1: trascurabile (improbabile con danno lieve) per
quello irritativo, in quanto da polveri grossolane in ambiente esterno.
b-
Legni duri (faggio, quercia etc): R6:
alto (probabile con danno gravissimo).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1- Asfaltatura
delle vie di transito con periodica pulizia delle stesse; cabinatura
condizionata degli
automezzi.
2- Idonei DPI
(consigliata mascherina antipolvere) nella sezionatura con motosega.
b) Organizzativi:
1- Sorveglianza
sanitaria soprattutto ad esposizione a polveri di legni duri
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
-
Polveri:
art.21 DPR 303/54.
-
Cancerogeni
e mutageni: artt. 63-66-69-70-71 Dlgs 626/94;
-
Dl 66/2000;
in riferimento a Elenco LEGNI DURI IARC/95;
Capitolo 8- Il rischio esterno
No
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8. 2.1. Agenti chimici
8.2.1.2. Rischio inalatorio
8.2.1.2.2. Fumi e Gas
Capitolo 3-”il fattore rischio”
a- Movimentazione meccanica
1- Carrelli
elevatori a combustibile: Basso rischio inalatorio da fumi e gas di scarico dei
carrelli funzionanti con motore a scoppio (Particelle solide, IPA, CO, NOx, SO2
per diesel ecc.).
b- Produzione bancali
1- Motosega:
Basso rischio inalatorio da fumi e gas di scarico delle motoseghe funzionanti
con motore a scoppio (Particelle solide, IPA, CO, NOx, SO2 per diesel ecc.), in
quanto saltuariamente utilizzate.
c- Trattamenti chimici
Rischio
inalatorio con i prodotti presevanti nei trattamenti e nell’asciugatura.
I composti
chimici più frequentemente utilizzati per trattare i prodotti finiti dipendono dagli obiettivi del trattamento:
- estetici e
blandamente conservanti: sostanze organiche disciolte in colventi, come resine
epossidiche
o poliviniliche con solventi aromatici
(xilolo, toluolo, alcooli etc.), PEG (polietilenglicole), oli;
- fungicidi
organici disciolti in solventi: PCF (pentaclorofenolo), naftenati di rame e
zinco,
tributilossido di stagno, 8-ossichinolato
di rame etc e solventi);
- fungicidi
disciolti in acqua (meno utilizzati in quanto deformanti): sali metallici (CCA
rame-cromo-
arsenico), CCB (rame-cromo-boro), CCP
(rame-cromo-fosforo), sali di boro;
- insetticidi e
fungicidi: ditio carbammati, carbammati, piretroidi.
La lavorazione è
poco presente e spesso estemporanea: in ogni caso il rischio dipende dalla
tossicità del prodotto (minore per quelli di nuova generazione rispetto ai
pesticidi classici) e dall’efficienza dei sistemi preventivi (aspirazioni ed
aereazione dei locali).
In assenza di
adeguate aspirazioni, si può verificare
un’esposizione significativa degli addetti a solventi (xilene e toluene),
presenti nella formulazione degli impregnanti o nei diluenti impiegati.
A- Risultati
dell’indagine campionaria: Ragia Minerale TLV 300mg/m3
- Verniciatura
automatica travi: M
109mg/m3; Range 99-119mg/m3.
- Centro ambiente: M 127.5mg/m3; Range 118-137mg/m3.
Capitolo 4-Il danno atteso
a-b- Patologia
irritativa e neoplastica delle alte e basse vie respiratorie.
c- Trattamenti
chimici
Solventi:
possibilità di alterazioni subcliniche per ristagno dei solventi nei locali o
per inadeguata aspirazione.
Sostanze
chimiche preservanti: per esposizioni ad alte concentrazioni, effetti acuti al
SNC (narcosi) e irritativi su cute e mucose; per esposizioni croniche a bassi
dosaggi, patologie al sistema nervoso (polinevriti), ed effetti tossici su
fegato e reni, rischio mutageno per alcuni composti.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile nella movimentazione meccanica e nell’uso di motoseghe a
scoppio (improbabile con danno lieve); R2: lieve nei trattamenti chimici (poco
probabile con danno lieve) (variabile a seconda della tossicità del prodotto).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1-
Movimentazione meccanica: carrelli elettrici; corretta manutenzione motore e
marmitte di scarico
dei carrelli a combustibile
2- Produzione
bancali: corretta manutenzione del motore e dello scarico delle motoseghe a
combustibile.
2- Trattamenti
chimici: le operazioni di impregnatura
a spruzzo devono essere effettuate in presenza
di dispositivi di aspirazione
localizzata; necessario utilizzo DPI adeguati (maschere a filtro).
b) Procedurali:
adeguate procedure di taglio con motosega e di verniciatura con contenimento
dell’esposizione.
c) Organizzativi:
1- Sorveglianza
sanitaria degli esposti (eventuali deroghe o disposizioni dell’Organo di
Vigilanza).
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi”
- Fumi e gas: art.20 DPR 303/56.
- DPI: art.43 Dlgs626/94
(all.V: autorespiratore: verniciatura a spruzzo senza
sufficiente aspirazione).
Capitolo 8-”il rischio chimico”
Rispetto limiti L203/88 e allegati.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Agenti fisici
8.2.2.1 Il Rumore
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella finitura
meccanica il rumore è provocato da: congegni pneumatici delle chiodatrici automatiche e manuali; impatto dei chiodi sulle assi.
Nella finitura
chimica dagli impianti di aspirazione delle cabine di verniciatura; nella
finitura di falegnameria dagli organi lavoratori delle singole macchine.
I livelli di
rumorosità (Leq) dipendono innanzitutto dalla presenza o meno di un reparto
separato di finitura o dalla distanza di tale area di lavoro dall’impianto di
segagione, nonchè dalla presenza, dal numero e dalla tipologhia delle macchine
di falegnameria. Essi variano quindi da discreti a molto elevati (80-95dBA)
nella finitura meccanica e in falegnameria, mentre sono trascurabili nella
finitura chimica.
A- Risultati
dell’indagine campionaria:
a- Leq:
- area di lavoro
di falegnameria: Range 82.0-101.0dBA; MG 94.3dBA; Mediana 88.0dBA.
b- Lepd:
- addetto alla
falegnameria: 86.3dBA.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Ipoacusia
professionale da rumore.
Valutazione del rischio:
R5.5: medio-alto nella produzione di bancali (altamente probabile con danno
medio-grave); R1: trascurabile nei trattamenti chimico-fisici (improbabile con
danno lieve); R6: alto in falegnameria (altamente probabile con danno grave).
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1- Le macchine
di falegnameria e la chiodatura dei bancali devone essere collocate in reparto separato o in area
localizzata e possibilmente incapsulate;
gli utensili di lavoro (seghe a disco) devono essere silenziati e dotati di
cuffia antirumore.
2- Idonei DPI:
obbligo di otoprotettori in falegnameria e chiodatura (salvo diversa
valutazione del rischio specifico ex DLg277/91).
b) Procedurali: limitare la presenza di altri addetti
nell’area di finitura meccanica.
c) Organizzativi: turnazione addetti; sorveglianza
sanitaria annuale in falegnameria e bancalatura (salvo diversa valutazione del
rischio specifico ex DLgs277/91)..
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Rumore:
artt.40-43-44 DLgs277/91.
Capitolo 8-Il rischio esterno
Possibile
inquinamento acustico dell’area circostante: valutazione e rispetto dei limiti
ex L447/95.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Rischi fisici
8.2.2.2. Vibrazioni (scuotimenti, vibrazioni
mano-braccio e concussioni da utilizzo di utensil manuali).
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
a- Produzione
bancali:
1- Chiodatrici:
Le chiodatrici
manuali sono rappresentate da pistole pneumatiche sparachiodi che per
contraccolpi ripetuti possono determinare concussioni, con microtraumatismi al
sistema muscolo-scheletrico degli arti superiori.
2- Motosega:
Il rischio è
dovuto alle vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio dall’utilizzo della
motosega; poichè l’impugnatura dell’utensile non è simmetrica tale rischio è
superiore nell’impugnatura posteriore (di spinta e governo) rispetto a quella
anteriore (di sostegno e guida).
I livelli
di vibrazioni emesse sono da
considerarsi molto elevati nell’utilizzo di utensili tradizionali (>5m/sec2)
ed invece discreti (>1m/sec2) con i modelli antivibranti.
I livelli di esposizione
dell’addetto sono invece decisamente inferiori, tenuto conto della limitata
esposizione media giornaliera in segheria (15-30 min./die); essi sono infatti
da considerarsi generalmente discreti con gli utensili tradizionali (tra 1 e
2.5m/sec2) e trascurabili con quelli antivibranti (<1m/sec2), anche se con
alcuni modelli in cattivo stato di manutenzione si possono raggiungere
esposizioni ancora elevate (tra 2.5 e 5m/sec2).
A- Risultati di
indagini di letteratura (motoseghe in bosco):
8h 30min. 15min.
- Impugnatura
posteriore: AEQT (m/sec2): 7.94 2.0 1.4
- Impugnatura
anteriore: 6.45 1.6 1.1
- Motoseghe
tradizionali:
10.0-17.0 4.3-2.5 3.0-1.8
- Motoseghe
antivibranti:
2.0- 2.5 0.5-0.6 0.4
Dir.90/071/02:
Livello soglia 1m/sec2; Livello di
azione 2.5m/sec2; Livello massimo
5m/sec2
b-
Movimentazione meccanica
Nell’utilizzo di
carrelli elevatori esiste il rischio di vibrazioni di tutto il corpo
(scuotimenti) per trasmissione delle vibrazioni dal terreno al sedile.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
a- Produzione
bancali
1- Chiodatrici:
L’esposizione
cronica a tali microtraumatismi può provocare la comparsa di patologie
mioosteoarticolari , tendinee,vascolari e neurologiche periferiche a carico
degli arti superiori.
2- Motosega:
Patologia da
strumenti vibranti (vascolare, mioosteoarticolare e neurologica a carico degli
arti superiori, con lieve prevalenza a destra) con gli utensili tradizionali,
trascurabile con quelli antivibranti.
b-
Movimentazione meccanica
Patologia
ostearticolare a carico della colonna vertebrale da scuotimenti.
Valutazione del rischio:
R2: lieve per le concussioni da chiodatrici (poco probabile con danno lieve);
R3.5: medio-lieve per le vibrazioni mano-braccio da motoseghe tradizionali
(poco probabile con danno medio-grave); R1:
trascurabile con quelle antivibranti (improbabile con danno lieve);, R4:
medio per gli scuotimenti (probabile con danno medio) in quanto i mezzi operano
prevalentemente su terreno pavimentato.
Capitolo 5-Gli interventi.
a) Tecnici:
1- Chiodatrici:
automazione.
2- Motoseghe:
antivibranti e adeguata manutenzione
utensili.
3- Carrelli
elevatori: pavimentazione percorsi; manutenzione sedili.
4- Idonei DPI (consigliati
guanti che ammortizzano le vibrazioni per chiodatrici e motoseghe).
b) Procedurali: adeguato addestramento.
c) Organizzative: eventuali pause espositive.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Vibrazioni: art.24 DPR 303/56.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8. 2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Agenti fisici
8.2.2.3. Microclima
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
- Basse
temperature: le operazioni spesso vengono effettuate in locali appositi del
capannone comunicanti con l’esterno o addirittura all’esterno.
- Alte
temperature: i forni di essicatura possono provocare disconfort termico da alte
temperature, soprattutto nel loro carico e scarico.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie da
perfrigerazione, in particolare alte vie respiratorie; disconfort termico da
alte temperature nella gestione dei forni di essicatura.
Valutazione del rischio:
R3: lieve (probabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a)Tecnici:
1- Riscaldamento
dei locali ed aereazione di quello di essicatura.
2- Idonei DPI:
idoneo abbigliamento tenuto conto che le operazioni vengono svolte in locali
appositi
del capannone comunicanti con l’esterno o
addirittura all’esterno (giubbotto impermeabile e
scarpe idonee).
b- Procedurali: tempi di attesa per lo scarico dei forni
di essicatura.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Microclima:
art.11 DPR303/56
- DPI: Artt.
377-379 DPR547/55; art.43 Dlgs626/94 (All.V: indumenti contro le intemperie:
assimilabile a “lavori edili all’aperto con
clima piovoso e freddo”).
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8. 2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8.2.2. Agenti fisici
8.2.2.4. Radiazioni non ionizzanti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
- Esposizione a
radiazioni non ionizzanti (microonde) in alcuni forni di essicatura.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie
degenerative del cristallino e delle gonadi e discusse alterazioni SNC per
elevate e prolungate esposizioni.
Valutazione del rischio:
R1: trascurabile (improbabile con danno lieve).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Procedurali: corretto carico e scarico del forno con
riduzione dei tempi di esposizione.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Radiazioni non
ionizzanti: DLgs230/94.
- Formazione:
artt.21-22 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.2. Salute e igienico-ambientali.
Rischio 8.2.3. Agenti biologici
8.2.3.1. Batteri (tetano)
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Chiodi e schegge
di legno, potenzialmente contaminate da tetano, possono infiggersi nella cute
del personale addetto alla finitura meccanica delle assi.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologie
infettiva (tetano) da infissione nella cute di schegge contaminate da
Clostridium tetani..
Valutazione del rischio:
R4: medio (improbabile con danno gravissimo).
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vaccinazione antitetanica
obbligatoria (ciclo di base e richiami).
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
- Vaccinazione
selettiva obbligatoria: L.292/63 modificata con L.419/68
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.3. Rischi trasversali e organizzativi
Rischio 8.3.1. Organizzazione del lavoro
8.3.1.1. Manutenzione degli impianti
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Manutenzione
delle macchine di falegnameria, di bancalatura e degli impianti di verniciatura:
vedi Rischi 8.1.1.1. Ingombri da ostacoli fissi; 8.1.1.2. Caduta di persone in
piano per inciampo o scivolamento; 8.1.2.1. Contatto con organi di
trasmissione; 8.1.2.2. Contatto con organi di lavoro.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Vedi Rischio
sopraelencati.
Valutazione del rischio:
vedi rischi sopraelencati.
Capitolo 5-”gli interventi”-
Vedi Rischio
sopraelecati; divieto di manutenzione ad organi di lavoro in movimento.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna”-
No
Capitolo 7-”riferimenti legislativi
Vedi Rischio
sopraelencati; manutenzione: art.48-49 DPR547/55.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.
FASE
8 - FINITURA
Rischio 8.3. Rischi trasversali ed organizzativi
Rischio 8.3.1. Organizzazione del lavoro
8.2.3.2. Movimentazione manuale dei carichi
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Negli impianti
semiautomatici per la produzione di bancali e nell’asservimento delle
chiodatrici pneumatiche e manuali si svolgono operazioni continue di
movimentazione manuale di listelli di peso contenuto. Meno frequente, ma
presente è la movimentazione manuale dei carichi nei trattamenti chimico-fisici
nel caricamento degli impianti, anche con azioni di tira e spingi di carrelli,
ma soprattutto nel posizionamento dei pezzi da verniciare a pennello sul banco
di lavoro.
Nella stessa
lavorazione si aggiunge il rischio infortunistico di caduta di gravi sfuggiti
dalle mani.
A- Risultati
dello studio epidemiologico decennale: modalità complessiva: 47 casi su 177
(26.55%).
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Patologia
osteoarticolare da movimenti ripetitivi dell’arto superiore (thrauma cumulative
disorders);
traumi da
schiacciamento per gravi sfuggiti dalle mani.
Valutazione del rischio:
R2.5: lieve (poco probabile con danno medio-grave) per il rischio del rachide;
R5.5 medio-alto per quello da schiacciamento (altamente probabile con danno
medio-grave).
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici: automazione della chiodatura di
bancali.
b- Organizzativi: valutazione dei ritmi, pause e turnazioni;
sorveglianza sanitaria.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No.
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio esterno
No.
FASE
8 -FINITURA
Rischio 8.3.Trasversali o organizzativi.
Rischio 8.3.1. Fattori psicologici
8.3.1.3. Ritmi elevati e ripetitività
Capitolo 3-”il fattore rischio”-
Nella produzione
manuale di bancali si svolgono operazioni ripetitive continue a ritmi elevati
di movimentazione manuale e posizionamento di listelli di peso contenuto, loro
chiodatura.
Capitolo 4-”il danno atteso”-
Stress,
patologia neuropsichiatrica.
Valutazione del rischio:
R2: lieve (poco probabile con danno lieve)
Capitolo 5-”gli interventi”-
a- Tecnici:
automazione della chiodatura di bancali.
b-
organizzativi: valutazione dei ritmi, pause e turnazioni.
Capitolo 6-”appalto a ditta esterna
No
Capitolo 7-”riferimenti
legislativi
-
Movimentazione manuale dei carichi: artt.48-49 Dlgs626/94.
Capitolo 8-”il rischio esterno”
No.