METODO E MODELLI

 

 

 

Risulta assente, fra le imprese di pesca della nostra zona, la formalizzazione di documenti da cui poter trarre un’analisi organizzativa del lavoro su un peschereccio.

Anche nella sezione del “piano di sicurezza” dedicata alla valutazione dei rischi non è individuabile un approccio ergonomico che analizzi il posto di lavoro, il processo e l’ambiente nella loro globalità.

 

Ciò dipende sia dal fatto che la normativa specifica (D. Lgs. 271/99 e D. Lgs. 298/99) è di recente emanazione, sia dal fatto che  le figure professionali che collaborano tradizionalmente con il Comparto sono più legate al mondo marittimo, navale e della sicurezza piuttosto che all’analisi e alla valutazione dei rischi per la salute in ambiente di lavoro.

 

Dovendo quindi individuare un percorso di analisi che studi l’organizzazione del lavoro, individui i compiti, i cicli, le fasi, le azioni tecniche, le posture e i fattori di rischio, abbiamo scelto il metodo della videoripresa attraverso telecamera digitale che ci ha permesso di descrivere la singole azioni, di numerare e temporizzate i movimenti e le operazioni in successione.

 

Sono state eseguite verifiche sul campo che hanno permesso di videoriprendere le fasi lavorative e, allo stesso tempo ci hanno consentito di instaurare un rapporto di partecipazione diretta con gli operatori del settore che costituiscono una indispensabile  risorsa per la riprogettazione e per l’applicazione di alcune delle soluzioni ergonomiche individuate.

 

Le verifiche sul campo si sono svolte durante le uscite in mare sulle quattro imbarcazioni campionate, nel periodo che va dal luglio 2003 al luglio 2004, in condizioni meteo ottimali e quasi tutte in periodo estivo.

 

Le singole uscite hanno avuto una durata di circa 12-15 ore ad eccezione della “vongolara” che ha richiesto meno tempo (6 ore)

 

Di regola la pesca“volante” esegue bordate della durata di 12-15 ore; lo “strascico e i “rapidi” eseguono bordate di 24 ore; la “draga” o “vongolara” esegue uscite di circa 6 ore.

 

Dopo avere raccolto le informazioni documentali e bibliografiche relative alle quattro tipologie di pesca da studiare siamo passati alla loro validazione ad alla “personalizzazione” delle schede preparate per raccogliere i dati e le misure indispensabili per l’analisi. Le schede sono state ,infine, ridefinite con l’ausilio dei singoli Comandanti durante le uscite in mare.

 

Una volta individuate le fasi operative si è potuta ricostruire la giornata lavorativa di ciascun peschereccio inserendo le durate delle singole fasi, il numero degli addetti,il peso dei carichi movimentati, il peso e la tipologia di ciascun collo, il peso del carico movimentato da ogni addetto in ogni fase e le corrispondenti frequenze di sollevamento al minuto.

 

I tempi sono stati misurati con il cronometro mentre per la valutazione dei pesi è stato usato il dinamometro.

 

 

 

 

I modelli utilizzati per l’analisi del rischio sono differenti a seconda delle diverse azioni  e dei diversi compiti che compongono la tipologia di lavoro oggetto del nostro studio.

Nell’ambito del rischio movimentazione manuale dei carichi è stato utilizzato il metodo messo a punto dal National Institute of Occupational Safety and Healt (NIOSH-USA) per la valutazione delle azioni di sollevamento mentre per l’analisi delle operazioni di trasporto, traino e spinta sono state utilizzate le tavole di Snook e Ciriello; per lo studio dei movimenti ripetitivi degli arti superiori è stata applicata la procedura per il calcolo dell’indice sintetico di esposizione OCRA (Occupational Ripetitive Actions).

 

 

LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO DA MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

 

 

Prima di riferire la valutazione del rischio ci sembra utile fornire una sintesi dei punti salienti del D.Lgs.626/94 Titolo V riguardante gli obblighi legislativi circa la movimentazione manuale dei carichi:

 

ART. 48 obblighi del datore di lavoro

§         Evitare la necessità di una movimentazione manuale dei carichi

 

ART.49 informazione e formazione

peso e caratteristiche dei carichi rischi

 

ALLEGATO VI elementi di riferimento

 

Caratteristiche del carico: la movimentazione manuale di un carico può costituire un rischio,tra l’altro, dorso-lombare nei casi in cui il carico è troppo pesante (Kg.30), ingombrante e difficile da afferrare, in equilibrio instabile o il suo contenuto rischia di spostarsi, collocato in una posizione tale per cui deve essere tenuto o maneggiato a una certa distanza dal tronco o con torsione o inclinazione del tronco, può comportare lesioni al lavoratore a causa della struttura esterna e/o della consistenza in particolare in caso d’urto.

 

Caratteristiche dell’ambiente di lavoro: le caratteristiche dell’ambiente di lavoro possono aumentare la possibilità di rischio se lo spazio è insufficiente, se il pavimento è inadeguato, se la dislocazione è inadeguata, se ci sono dislivelli, scale o elementi di instabilità, se il microclima è inadeguato

 

Esigenze connesse all’attività:l’attività può comportare un rischio se gli sforzi fisici sono frequenti o prolungati, se i tempi di riposo sono insufficienti, se le distanze sono troppo grandi e se il ritmo di lavoro è imposto.

 

Fattori individuali di rischio: il lavoratore può correre un rischio se è fisicamente inidoneo,se indossa un abbigliamento inadeguato, se è insufficientemente formato.

 

 

Il modello usato per stimare l’indice di rischio nelle operazioni di sollevamento è  rappresentato dal confronto fra il peso sollevato ed il paso raccomandato. Quest’ultimo è stimato dal peso massimo sollevabile in condizioni ideali ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio (fattori di riduzione).

 

confrontare il PESO SOLLEVATO con il

          PESO RACCOMANDATO

il peso raccomandato e’ stimato da:

 

PESO MASSIMO SOLLEVABILE

IN CONDIZIONI IDEALI

 

ridotto in funzione dell’intervento di altri elementi di rischio

(fattori di riduzione)

MODELLO PER IL CALCOLO DEL LIMITE DI PESO RACCOMANDATO

azione di sollevamento

 

 

VALUTAZIONE DEL PESO LIMITE RACCOMANDATO (rif. NIOSH 1993)

 

 

 

 

Per la valutazione delle azioni di trasporto, tiro e spinta sono state applicate le tavole di Snook e Ciriello che definiscono il massimo sforzo raccomandabile in relazione a sesso, frequenza di azione, percorso e altezza delle mani da terra.

 

 

Da SNOOK - CIRIELLO
VALUTAZIONE AZIONI DI TRASPORTO, TRAINO-SPINTA

Definiscono massimo sforzo (FI – FM) raccomandabile in relazione a

Sesso

Frequenza di azione

Percorso

Altezza delle mani da terra

 

 

Di seguito viene messa come esempio una tabella per azioni di spinta a due metri di distanza.

 

 

Movimentazione manuale di carichi
VALUTAZIONE AZIONI DI TRASPORTO, SPINTA, TIRO

Esempio tabella per azioni di spinta a 2 m di distanza

 

 

 

Movimentazione manuale di carichi
INDICE  DI MOVIMENTAZIONE
E SUE CONSEGUENZE

Indice di movimentazione < O,75

nessun provvedimento

 

Indice di movimentazione  O,75 - 1

non è necessario uno specifico intervento,

si consiglia la formazione del personale

 

Indice di movimentazione >1 rischio!!

Prevenzione primaria

Priorità a situazioni con indice più elevato

Sorveglianza sanitaria (annuale)

Formazione e training

 

 

 

 

 

LA VALUTAZIONE DEI RISCHI DA MOVIMENTI RIPETITIVI: L’INDICE OCRA

 

Vengono, di seguito, fornite informazioni sulle principali patologie degli arti superiori lavoro-correlate, nonché una breve presentazione dei principali fattori di rischio analizzati dall’indice OCRA e infine i contenuti del modello di check-list utilizzato per il calcolo dell’indice di rischio.

 

Patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori come malattia professionale emergente

Una recente indagine della Fondazione Europea di Dublino sulle condizioni di salute e di lavoro dei lavoratori europei, ha evidenziato che i problemi di salute più frequentemente segnalati sono: mal di schiena (33%), stress(28%), dolori muscolari al collo e alle spalle (23%) e  agli arti superiori (13%).

Il 33% di tutti i lavoratori è adibito in modo usuale a compiti che comportano movimenti ripetitivi degli arti superiori. Negli operatori di macchine industriali (tra cui vi sono i lavori di montaggio di componenti meccanici) tale percentuale sale al 54%.

Le patologie da movimenti e sforzi ripetuti degli arti superiori sono state spesso definite con termini collettivi (cumulative trauma disorders, ripetitive strani injuries, occupational cervico-brachial disorders). La definizione oggi maggiormente condivisa è quella di UPPER LIMB WORK-RELATED MUSCOLOSKELETAL DISORDERS (U.L.WMSD’s).

Le patologie e i disturbi degli apparati muscolo-scheletrico e nervoso periferico degli arti superiori si sviluppano gradualmente nel tempo come prodotto di sollecitazioni meccaniche ripetute. Tali patologie e disturbi sono di tipo work-related: il lavoro non è l’unica causa ma può svolgere di volta in volta un ruolo causale primario, concausale o esacerbante.

In particolare sono riconducibili a specifici rischi lavorativi le tendinopatie della mano,le tendinopatie inserzionali al gomito (epicondiliti), le tendinopatie della spalla (periartrite scapolo-omerale), le sindromi da intrappolamento (sindrome tunnel carpale in primis).

 

I principali fattori di rischio

 

Per quanto riguarda le modalità operative, i principali fattori di rischio che possono essere causa delle patologie muscolo scheletriche degli arti superiori sono frequenza e ripetitività dei gesti lavorativi, la necessità di un uso eccessivo della forza manuale, la necessità di operare in posizioni scorrette per gli arti superiori, la presenza di fattori complementari di rischio, la carenza di adeguati tempi di recupero. La loro rilevanza è strettamente correlata alla durata dell’esposizione.

Analizziamo schematicamente ciascuno dei fattori di rischio sopra elencati:

 

frequenza e ripetitività

 

L’analisi della frequenza d’azione comporta la descrizione della frequenza delle azioni tecniche svolte dagli arti superiori durante lo svolgimento di un compito lavorativo (numero di azioni al minuto).

Alte frequenze di azione (una o più azioni al secondo) risultano già di per sé pericolose anche in assenza degli altri fattori di rischio.

Utilizzando una videoregistrazione al rallentatore o osservando direttamente il lavoratore, le azioni tecniche devono essere contate separatamente per l’arto superiore destro e sinistro.

 

forza

 

la forza rappresenta l’impegno necessario a compiere una determinata azione.

Lo sviluppo della forza, durante le azioni lavorative,può essere connesso alla movimentazione o al sostegno di oggetti e strumenti di lavoro o a mantenere una data postura di un segmento corporeo. La presenza di forza eccessiva anche a carico delle mani o delle sole dita, rappresenta una delle cause più precoci di insorgenza di malattie dei tendini.

 

posture e movimenti

 

La descrizione delle posture e dei movimenti riguarda i seguenti principali segmenti: posizioni della mano, posizioni e movimenti del polso, movimenti del gomito, posizione e movimenti del braccio rispetto alla spalla.

Una postura viene definita sovraccaricante quando l’escursione articolare supera il 50% del suo range, quando si protrae almeno 1/3 del tempo di ciclo oppure se le azioni si ripetono per più del 50% del tempo di ciclo.

 

fattori complementari

 

Si tratta di una serie di fattori lavorativi che si presentano in modo più occasionale.

Qualora presenti,tuttavia,essi vanno attentamente considerati in quanto possono svolgere un ruolo non secondario nel determinare il rischio.

Essi sono raggruppabili in:

 

Estrema precisione del compito

Compressione localizzate in strutture dell’arto superiore

Esposizione a temperature molto fredde

Uso di guanti inadeguati

Presenza di movimenti bruschi o a strappo

Uso di strumenti vibranti

 

 

§fattori socio-organizzativi

Presenza di incentivi individuali

Ritmi vincolati

Addestramento inadeguato in un lavoro su oggetti in movimento

 

 

Carenza dei tempi di recupero

 

Sono periodi di recupero quelli in cui c’è una sostanziale inattività dei gruppi muscolari altrimenti coinvolti in azioni lavorative comportanti movimenti ripetuti o movimenti in posizioni non neutrali di un segmento anatomico.

Periodi di recupero possono essere considerati:

Una buona distribuzione dei tempi di recupero (ad esempio più pause da 7/10 minuti in un turno, proporzionate al livello di rischio, oltre alla pausa mensa) è un’efficace intervento di prevenzione dei disturbi e delle patologie muscolo-scheletriche degli arti superiori.

 

 

 

IL METODO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO: L’INDICE OCRA

 

Ognuno dei fattori di rischio fin qui citati si può presentare con una intensità diversa a determinare il valore di esposizione reale. L’indice di rischio OCRA messo a punto da Daniela Colombini e Enrico Occhipinti del Centro di Medicina Occupazionale dell’A. O. Istituti Clinici di Perfezionamento di Milano, consente di valutare il peso di ciascuno dei fattori di rischio e di accorparli successivamente in un unico indice.

 

L’indice OCRA è dato dal rapporto tra il numero delle azioni effettivamente svolte in un turno di lavoro ed il corrispondente numero di azioni raccomandate( tenuto conto dei diversi fattori di rischio). Tale indice è in grado non solo di identificare, con un unico valore finale, un rischio multifattoriale, ma anche di predire la probabilità di contrarre WMSDs per ogni livello di esposizione stimato.

 

L’introduzione del metodo di analisi con check-list OCRA messo a punto sempre da Colombini e Occhpinti, come estensione del più preciso e complesso indice OCRA, consente, in fase di prima analisi del rischio, di ottenere in tempi brevi,la mappatura del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.

Il metodo dell’indice OCRA è invece più indicato in fase di progettazione o riprogettazione dei posti di lavoro.

 

 

Metodi usati per la mappatura del rischio: il modello generale di analisi

 

Anche nell’uso della check-list, per la descrizione e la valutazione del lavoro comportante un potenziale sovraccarico biomeccanico da movimenti e/o sforzi ripetuti degli arti superiori, si devono identificare e quantificare tutti gli stessi principali fattori di rischio indicati per l’indice OCRA che, considerati nel loro insieme, caratterizzano l’esposizione lavorativa in relazione alla rispettiva durata:

Ad essi vengono aggiunti dei fattori complementari che possono essere considerati come amplificatori del rischio.

 

Viene ora descritto il contenuto della”procedura breve” per l’identificazione della presenza del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.

La check –list OCRA si compone di quattro schede che prevedono la individuazione di valori numerici preassegnati (crescenti in funzione della crescita del rischio) per ciascuno dei quattro principali fattori di rischio e per i fattori complementari.

 

La scheda 1 prevede una breve descrizione del posto di lavoro e del lavoro svolto sulla postazione; è opportuno quindi individuare quanti posti di lavoro siano presenti, identici a quello descritto, e quanti posti siano anche se non identici, molto simili e procedere all’analisi del rischio per similitudini.

Per quanto concerne il fattore “tempi di recupero”, vengono forniti sei scenari di distribuzione di interruzioni di attività e/o pause durante il turno lavorativo: ad ogni scenario corrisponde un numero. Viene scelto lo scenario più simile a quello abitualmente(e realmente)utilizzato dai lavoratori su quel posto di lavoro. Possono essere usati valori numerici intermedi a quelli proposti, se rappresentano meglio la situazione reale.

 

 

 

 

La scheda 2 prevede ancora una volta sei scenari, ciascuno contrassegnato da un valore numerico crescente da 0 a 10. Ogni voce descrive l’entità dei movimenti delle braccia nel tempo(lenti,abbastanza rapidi, rapidi, rapidissimi)connessi alla possibilità o impossibilità di fare brevi interruzioni (ritmo costante o incostante). Vengono anche indicate delle “frequenze d’azione al minuto” di riferimento che aiutano ad individuare lo scenario più rappresentativo del compito in analisi.

Utilizzando un cronometro, viene stimata la frequenza di azione dell’arto più interessato nel compito osservando il lavoratore in 2-3 minuti e contando direttamente le azioni tecniche. Possono anche essere scelti numeri intermedi a quelli indicati, qualora risultino più rappresentativi del quadro in analisi.

 

 

La seconda parte della scheda 2 riguarda la presenza di forza, d’interesse per la patologia in analisi degli arti superiori, che viene rilevata quando ricorre periodicamente almeno ogni pochi cicli(5,6,7). Il primo blocco di domande riguarda la presenza del sollevamento di oggetti che pesano più di 3Kg o di oggetti sollevati in posizione sfavorevole della mano, che pesano oltre il chilo(pinch); oppure si potrà barrare se è necessario usare il peso del corpo per ottenere la forza necessaria a compiere una data operazione o se parti dell’arto superiore devono essere usate come attrezzi per dare ad esempio dei colpi. La scelta del valore numerico rappresentativo è legata alla durata delle attività con uso di forza, prima indicata: maggiore la presenza nel ciclo, più alto il valore dell’indicatore numerico. Anche in questo caso possono essere scelti valori intermedi. Il secondo e terzo blocco di domande comprendono la descrizione di alcune delle più comuni attività lavorative che prevedono rispettivamente l’uso di forza intensa, quasi massimale (il secondo blocco) e l’uso di forza di grado moderato (il terzo blocco). Le attività da descrivere rispetto all’uso dei due differenti gradi di forza sono: tirare o spingere leva, schiacciare pulsanti, chiudere o aprire, premere o maneggiare componenti, usare attrezzi. E’ possibile aggiungere altre voci, a rappresentare altre azioni individuate in cui sia necessario l’uso di forza. Per le attività lavorative che richiedono l’uso di forza “intensa” i punteggi variano da 4 a 16 in funzione del tempo di durata nel ciclo; per attività di grado moderato da 2 a 8 sempre in funzione della durata.E’ possibile utilizzare punteggi intermedi. Il punteggio totale rappresentativo della forza si ricava sommando i punteggi indicati in uno o più dei tre blocchi.

Il livello di forza è misurato per intervista diretta dei lavoratori direttamente il/i lavoratore/i.

 

 

 

La scheda 3 descrive le posture incongrue:sono previsti 5 blocchi di domande, i primi 4 contrassegnati da una lettera (da A a D), l’ultimo blocco con il numero 3 (lettera E). I blocchi di domande con le lettere descrivono ognuno un segmento articolare; l’ultimo blocco descrive la presenza di stereotipia, cioè la presenza di gesti lavorativi (azioni tecniche) identici, ripetuti in almeno 2/3 del tempo.

Va sottolineato che quando il tempo di ciclo è inferiore a 15 secondi, la stereotipia va considerata comunque presente (punteggio 3).

Fra i punteggi ricavati da ognuno dei segmenti articolari (A – B – C – D) viene scelto solo il più alto, da sommare eventualmente a quello della stereotipia (E): il risultato della somma costituirà il punteggio per la postura.

Le domande descrittive della postura, in ogni articolazione sono molto semplici. Per le braccia si descrive per quanto tempo sono mantenute circa ad altezza spalle; per il polso se si devono assumere posizioni pressoché estreme; per il gomito se si devono fare movimenti bruschi o dare colpi; per la mano se il tipo di presa è un PINCH, in presa palmare, in presa a uncino.

 

 

Si richiede di descrivere la presenza di fattori complementari (guanti inadeguati, vibrazioni, compressioni sulla pelle, ecc.) in buona parte del tempo di lavoro. Si richiede inoltre se il ritmo di lavoro è parzialmente o completamente imposto dalla macchina. Per ogni blocco può essere scelta una sola risposta: la somma dei punteggi parziali ottenuti dà luogo al punteggio per i fattori complementari.

 

 

La scheda 4  La compilazione della check list ha previsto la valutazione delle postazioni di lavoro caratterizzate da compiti ripetitivi, direttamente presso i posti di lavoro, comprendendo l’analisi sintetica di ciascuno dei fattori di rischio, quali la frequenza d’azione, la forza, la postura di ognuna delle principali articolazioni dell’arto superiore, nonché i fattori complementari. La somma dei singoli punteggi di rischio per ciascuno dei fattori, porta ad un valore finale che consente di stimare la fascia rischio: verde (rischio assente), gialla (rischio lieve), rossa (rischio presente), molto rossa (rischio elevato). I valori ricavati dalla check list sono comparabili a quelli ottenibili con l’indice di rischio OCRA, così come dettagliato nella Tabella 1 allegata. Le fasce di rischio delle check-list sono state ulteriormente suddivise in 7 sub-aree per offrire una più  analitica distribuzione dei valori, come illustrato nello schema successivo.

 

 

Il metodo di valutazione del rischio: la check-indice Ocra