REGIONE TOSCANA

AZIENDA U S L 11

DIPARTIMENTO di  PREVENZIONE

U. F. PREVENZIONE IGIENE E SICUREZZA LUOGHI DI LAVORO

Zona Valdarno Inferiore

                  

P.zza della Costituzione 56020 S. Romano - MONTOPOLI V/Arno (PI)

Tel. 0571-269817-269845 - fax 0571-269849

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Comparto produttivo

 

CUOIO

 

Profili di rischio e soluzioni

 

 

Contratto di Ricerca ISPESL n.97/96 “I profili di rischio nei comparti produttivi delle piccole e medie industrie e pubblici servizi: Cuoio"

 

 

 

Novembre 1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sommario

 

1.  L’INDUSTRIA CONCIARIA NEL VALDARNO INFERIORE................................................................................................. 2

1.1 Note economiche e produttive del settore conciario Toscano.......................................................... 3

1.2 Caratteri specifici dell’industria conciaria nel Valdarno Inferiore.......................................... 4

2 - GLI INFORTUNI SUL LAVORO NEL COMPARTO DELLE CONCERIE........................................................................... 8

2.1 - Metodi dello studio....................................................................................................................................................... 8

2.2 Risultati.................................................................................................................................................................................. 8

2.3 - Infortunio sul lavoro da intossicazione di Idrogeno Solforato................................................ 13

2.4 – Conclusioni....................................................................................................................................................................... 13

3- MALATTIE DEI LAVORATORI CONCIARI........................................................................................................................... 13

4. DESCRIZIONE SINTETICA DEL CICLO PRODUTTIVO..................................................................................................... 14

4.1 Materie prime:.................................................................................................................................................................... 14

4.2 Fasi di lavoro della concia al cromo............................................................................................................... 14

5. INDIVIDUAZIONE DEI GRANDI COMPARTI DI ATTIVITÀ............................................................................................... 17

6. COMPARTO MAGAZZINO PELLI E PRODOTTI CHIMICI (CONCIA AL CROMO ED AL VEGETALE)................ 18

6.1 I rischi...................................................................................................................................................................................... 18

6.2 Fasi di lavoro:.................................................................................................................................................................... 18

7. COMPARTO RIVIERA (CONCIA AL CROMO)..................................................................................................................... 18

7.1 I rischi...................................................................................................................................................................................... 19

7.2 Fasi di lavoro:.................................................................................................................................................................... 19

7.3 Descrizione sintetica della metodologia del lavoro............................................................................ 20

7.4 Metodologia di lavoro per le “Croste”............................................................................................................. 23

8. LAVORAZIONI MECCANICHE INTERMEDIE........................................................................................................................ 23

8.1 I rischi...................................................................................................................................................................................... 23

8.2 Descrizione sintetica della metodologia di lavoro............................................................................... 24

9. COMPARTO RIFINITURA........................................................................................................................................................... 25

9.1 Rifinitura chimica........................................................................................................................................................... 25

9.2 I rischi...................................................................................................................................................................................... 27

9.3 Rifinitura meccanica.................................................................................................................................................... 28

9.3.1 I rischi................................................................................................................................................................................... 28

9.3.2 Descrizione sintetica della metodologia del lavoro......................................................................... 29

10. RISCHI COMUNI ALL'INTERO CICLO DI LAVORAZIONE CONCIARIO E INDICAZIONI DI PREVENZIONE 30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.  L’INDUSTRIA CONCIARIA NEL VALDARNO INFERIORE

 

In Italia l’industria conciaria è ben sviluppata e rappresenta, relativamente al settore della preparazione e concia del cuoio e delle pelli, una delle più importanti realtà produttive mondiali.

 

 

Tab. 1 - La conceria in Italia

(ISTAT 1996)

 

 

TOSCANA

VENETO

CAMPANIA

LOMBARDIA

ALTRO

ITALIA

Unità Locali (*)

973

724

472

193

225

2587

N° addetti

9427

11740

4829

1991

2312

30299

N°addetti per azienda (media)

9,7

16,2

10,2

10,3

10,3

11,7

 

(*) =“preparazione e concia del cuoio”,  voce 191 della classificazione ATECO91

 

Il settore conciario si caratterizza per una particolare aggregazione di unità produttive in determinati distretti geografici definiti “poli conciari”, spesso di antiche tradizioni:

·        Arzignano e la Valle del Chiampo in Veneto

·        Turbigo e la Valle del Ticino in Lombardia

·        Solofra in Campania

·        Comprensorio del Cuoio in Toscana che comprende i Comuni di Santa Croce sull’Arno, San Miniato, Castelfranco di Sotto e Montopoli Val d’Arno tutti ubicati nella Provincia di Pisa nonché il Comune di Fucecchio situato in Provincia di Firenze.

 

Questo comparto produttivo si caratterizza per insistere in un territorio relativamente contenuto e densamente popolato (V. Tab. 1)

 

Tab. 2 – Dati generali della zona del Cuoio

 

Popolazione

79732

Superficie (Kmq)

263

Densità di popolazione (ab./Kmq)

302

Natalità

7.84

Mortalità

10.18

Incremento naturale

-0,23

 

 

Le lavorazioni del settore conciario consistono nella trasformazione delle pelli animali grezze, in prodotti tecnologicamente finiti e resistenti nel tempo. I prodotti finiti possono fondamentalmente suddividersi in cuoi e pelli.

Ø      I cuoi, prodotti compatti e resistenti, sono ottenuti generalmente con la concia al tannino, detta “al vegetale”.

Ø      Le pelli, prodotti più morbidi ed elastici rispetto ai cuoi, sono usate prevalentemente nel settore del vestiario in pelle e per la produzione di tomaia per calzature e sono ottenute generalmente con la concia al cromo.

 

 

 

1.1 Note economiche e produttive del settore conciario Toscano

 

 

Pellami e cuoio da suola, prodotti nel comprensorio, assorbono rilevanti quote della produzione nazionale di conciato:

v     65 milioni di mq. di pellami pari al 35% della produzione nazionale

v     53 milioni di Kg. di cuoio da suola pari al 98% della produzione italiana

v     il fatturato annuo di ca. 3500 miliardi corrisponde al 40 % di quello del settore conciario nazionale

Oltre agli addetti occupati nelle imprese conciarie, molte altre attività direttamente collegate al settore (depositi e commercializzazione di prodotti chimici, macchine per conceria, aziende di servizi, lavorazione di sottoprodotti ecc.) danno origine ad un’altra importante quota occupazionale.

Le materie prime, pelli grezze o semilavorate, provengono per il 20 % dal macello nazionale, per il 70 % dal macello europeo e per il 10 % da altri Paesi.

La produzione è destinata per il 60 % al mercato interno e 40% ai mercati esteri. Il 50% dell’export confluisce nell’area UE.

La clientela è composta da calzaturifici (70%), 15 % pelletteria, 10 % abbigliamento, 5 % arredamento e altre produzioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1.2 Caratteri specifici dell’industria conciaria nel Valdarno Inferiore

 

 

Tab.3 - Caratteristiche del comparto Conciario in Toscana; ditte addetti e qualifica

(Censimento Az. USL 11, 1996)

 

Ditte                          835

 

Addetti                    8898

Operai                     6195

Apprendisti               151

Impiegati                 1150

  Soci                         1402

 

 

Tab. 4 - Aziende del Comparto Conciario Toscano: distribuzione per numero d’addetti

(Censimento Az. USL 11, 1996)

 

N° addetti

N° ditte

Fino a 4

246

Da 5 a 9

239

Da 10 a 29

306

Almeno 30

44

Totale ditte

835

 

 

Per ogni attività produttiva lavorano in media 10.7 addetti; pertanto la struttura tipica della conceria nel comprensorio del cuoio è, in massima parte, quella dell’Azienda artigianale e della piccola-media industria.

Le aziende conciarie si avvalgono generalmente di ditte per conto terzi specializzate in varie operazioni intermedie. Le aziende conciarie si caratterizzano, inoltre, per l’estrema dinamicità e flessibilità produttiva legata al fattore moda che porta sovente la ditta a modificare, nel giro di una stagione, il proprio ciclo produttivo. Elevato turnover aziendale e frequentissime trasformazioni produttive.

Vi è una notevole presenza di lavoratori extracomunitari.

 

 

Tab. 5 -  Distribuzione delle Aziende per tipologia produttiva

(Censimento USL 11,1996)

 

Tipologia produttiva

No. Di Aziende

% sul totale

Concia al Cromo

193

23

Concia al Vegetale

166

20

Lavorazioni C/terzi

476

57

Totale

835

 

 

 

La diversificazione produttiva e la frequenza di cambio mansione degli addetti, sia interaziendale sia intraziendale è elevata. Nella Tab.6 si riporta il caso della zona di Santa Croce sull’Arno in cui esercitano 488 aziende conciarie del totale del comparto (835).

 

Tab.6 - Composizione produttiva per addetti nel Comune di Santa Croce sull’Arno.

(Censimento USL 11,1996)

 

Tipologia produttiva

N° addetti

Concia al cromo

1000

Concia al vegetale

450

Wet-Blu (pelli già conciate)

430

Shearling (pelli in pelo da abbigliamento)

30

Concia vegetale incompleta

100

Dalla “purga “ in poi

50

Conto Terzi (solo calcinai)

35

Conto Terzi (solo rifinizione a spruzzo)

150

Conto Terzi (spaccatura e scarnatura)

220

Conto Terzi (lavorazioni a umido)

750

Conto Terzi ( lavorazione a secco)

600

Rivendita prodotti chimici

380

Tagliatori pelle grezza

20

 

 

Per la realizzazione dei più svariati articoli finiti è necessario utilizzare un numero considerevole di macchine (Tab. 7 ) e di prodotti chimici, (circa 15.000 prodotti commercializzati). Questi dati configurano la notevole complessità del controllo delle condizioni di igiene e sicurezza del lavoro.

 

Tab. 7 - Le principali macchine in Conceria

(Censimento USL 11,1996)

 

Tipo di macchina
Impiego per tipo di concia

RASATRICE

380

Concia al Tannino Concia al cromo

MESSA AL VENTO

338

Concia al Tannino Concia al Cromo

PRESSA IN SECCO- STAMPATRICE

259

Concia al Cromo

 SPALMATRICE-IMPREGNATRICE

205

Concia al Cromo

SMERIGLIATRICE

200

Concia al Tannino Concia al Cromo

PALISSONE

198

Concia al Cromo

PRESSA IN UMIDO

196

Concia al Tannino Concia al Cromo

SCARNATRICE

192

Concia al Tannino Concia al Cromo

LUCIDATRICE

176

Concia al Cromo

STIRATRICE ROTATIVA Rotopress

176

Concia al Cromo

LISSA

162

Concia al Cromo

CILINDRO

128

Concia al Tannino

VELATRICE

78

Concia al Tannino

SOTTOVUOTA

61

Concia al Cromo

SPACCATRICE IN TRIPPA

50

Concia al Cromo

IMBANCATRICE

50

Concia al Tannino

SPACCATRICE IN SECCO

42

Concia al Cromo

SGRANATRICE

36

Concia al Tannino

SATINATRICE

32

Concia al Cromo

 

·        Bottali     3.600

·        Muletti elettrici e Diesel      1.500

 

Tab.8 - Consumo di “prodotti e materie prime” nel comprensorio

 

Consumo

Tonn./anno

Calce

13.000

Solfuro di sodio

10.000

Acidi inorganici e organici

10.000

Concianti al Cromo

95.000

Concianti al tannino

57.000

Solventi

5.000

Resine

2.000

Coloranti e pigmenti

2.000

Ingrassanti

12.000

 

·        Acqua industriale (m3 /anno)          6.493.660

·        Energia elettrica (KW/anno)      226.550.000

 

 

 

 

Le acque reflue, con caratteristiche molto particolari e difficili da depurare a causa dell’elevata presenza di vari prodotti chimici e elevato carico organico, sono trattate da quattro impianti di depurazione consortili.

Le caratteristiche chimiche dei reflui conciari possono essere riassunte nella Tab.9.

 

 

Tab. 9 - Caratteristiche chimiche dei reflui conciari

 

 

COD

t.q.

Solidi sospesi

N-NH4

pH

Cloruri

Solfati

Solfuri

Quantità

 

9500

(mg/l)

3500

(mg/l)

150

(mg/l)

8

unità

5000

(mg/l)

2000

(mg/l)

200

(mg/l)

 

 

Gli scarichi di tali impianti sono regolati dalla Tabella A della Legge Merli a meno dei parametri Solfati e Cloruri, per i quali la Regione Toscana prevede limiti superiori. I depuratori centralizzati raggiungono un abbattimento del carico inquinante nella misura del 98%.

La produzione di fanghi di risulta è piuttosto elevata a causa del tipo di refluo trattato ed è riassunta nella seguente tabella e messa in relazione con il quantitativo di liquami trattati (industriali e civili).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tab. 10 - Impianti centralizzati di depurazione, reflui trattati e fanghi prodotti

 

 

AQUARNO

CUOIODEPUR

 

CASTELFRANCO

P.te CAPPIANO

Totale fanghi di risulta

Liquami trattati

6.000.000

mc/anno

1.500.000

mc/anno

700.000

mc/anno

860.000

mc/anno

 

Fanghi prodotti

180.000

ton/anno

83.000

ton/anno

6400

ton/anno

23.000

ton/anno

292.400

ton/anno

 

 

Attualmente i fanghi sono inviati in discarica, ma è in fase di collaudo un impianto per il loro utilizzo come base per materiali per l’edilizia (argilla espansa) e un impianto di essiccazione (fanghi Cuoiodepur) per un per eventuale utilizzo in agricoltura come “ Materia Prima Seconda”.

Si evidenziano di seguito i quantitativi di materiale residuale dell’attività produttiva conciaria:

·        Carnicci, spaccature rasature rifilature ecc.   130.000 ton/anno

·        Liquori di cromo esausti                                  114.000 ton/anno

·        R.S.A.U.                                                          60.000 ton/anno

Eccetto gli R.s.a.u che sono collocati in discarica, gli altri sottoprodotti sono ritirati e trattati in specifici stabilimenti per la produzione di grassi, proteine gelatine e fertilizzanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2 - GLI INFORTUNI SUL LAVORO NEL COMPARTO DELLE CONCERIE

 

 

 

 

Nel comparto conciario il fenomeno infortunistico assume una particolare rilevanza sia come numerosità sia come gravità degli eventi. La presente relazione descrive l'andamento del fenomeno negli ultimi anni. Lo studio è composto di due parti: una relativa a dati generali degli infortuni accaduti e una relativa all'andamento del fenomeno con valutazione degli indici infortunistici in un campione rappresentativo d’aziende (che sarà seguito nel tempo dalla locale struttura territoriale di prevenzione).

 

 

2.1 - Metodi dello studio

 

Monitoraggio generale.

Presso il presidio di Prevenzione nei Luoghi di Lavoro di S. Romano sono raccolti i primi certificati d’infortunio, le denunce e i referti provenienti dal Pronto Soccorso di zona, dai Comuni e dall'autorità di Pubblica Sicurezza. I dati sono archiviati su supporto informatico e annualmente elaborati. Possiamo così conoscere, tra l'altro, il numero degli eventi, l'agente materiale, la modalità d’accadimento, la sede e natura della lesione.

Tuttavia, per conoscere il reale andamento del fenomeno nel tempo in termini di frequenza dobbiamo avere a disposizione i dati relativi alle ore lavorate e ai postumi permanenti. Questa fonte dei dati è istituzionalmente necessaria anche per la pronta attivazione dell'inchiesta nel caso d’infortunio grave o comunque meritevole di particolari approfondimenti ai fini preventivi.

 

 

Monitoraggio specifico di comparto.

Essendo il comparto molto vasto abbiamo individuato un campione d’aziende rappresentativo del comparto su cui effettuare il monitoraggio del fenomeno. Il campionamento è stato effettuato all'interno delle tipologie produttive fondamentali (conceria al Cromo, conceria al Vegetale, lavorazioni per Conto Terzi) e fasce d’addetti (inferiore a 5 unità, tra 5 e 19, tra 20 e 49, oltre 50). Per ogni tipologia produttiva è stato estratto casualmente un numero d’aziende pari al 10% di quelle appartenenti alle prime tre fasce d’addetti e tutte le aziende con oltre 50 addetti. E' stato così individuato un campione di 107 aziende. A queste, nel 1997, è stato inviato un questionario conoscitivo relativo agli anni '93, '94, '95 e '96 che richiedeva: numero d’addetti, ore lavorate, numero d’infortuni e numero di giornate perse. E’ stato inoltre richiesto l’invio dei Registri Infortuni relativi al periodo analizzato. A causa d’aziende chiuse, aziende individuali, il campione definitivo è stato di 95 aziende. Nel corso del 1999 abbiamo nuovamente richiesto i dati relativi agli anni 97 e 98. Il campione definitivo risulta quindi di 90 aziende.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 2.2 Risultati

I dati generali degli infortuni nella Zona Valdarno Inferiore sono rappresentati nella tabella 11.

 

 

Tab.11 - Infortuni sul lavoro - Zona Valdarno Inferiore

 

 

1993

1994

1995

1996

1997

1998

N° Totale infortuni

1927

1920

1972

1789

1734

1572

                       di cui mortali

2

0

2

4

2

0

Inf. in conceria (% su tot.)

611 (31.7)

613 (31.9)

587 (29.9)

570 (31.9)

570 (32.9)

490 (32.3)

                     di cui mortali

1

0

0

0

0

0

Infortuni ad extracomunitari

36

50

74

107

101

107

                di cui in conceria

21

34

52

72

74

66

Inf. Progn. Iniz. > 30 gg

132

132

127

116

113

102

                di cui in conceria

58

53

46

44

43

43

 

 

Si può notare una progressiva riduzione del numero assoluto degli eventi sia in totale sia in conceria, dove nel corso degli ultimi cinque anni non si sono verificati eventi mortali. Altro dato rappresentato riguarda gli infortuni accaduti in conceria a lavoratori extracomunitari che sono in tendenziale aumento anche se nell’ultimo anno si sono ridotti.

Negli anni considerati si rileva, per tutti i comparti (ma non per la conceria) una riduzione progressiva degli infortuni ”gravi” (con prognosi iniziale > 30gg.). Per gli infortuni in conceria abbiamo elaborato i dati relativi ai principali agenti materiali le cui percentuali sono riportate in Tab. 12.

 

 

Tab.12. Infortuni in conceria- % dei principali agenti materiali

 

 

1993

1994

1995

1996

1997

1998

Ambiente di lavoro

34.8

29.2

32.7

31.0

20.9

25.8

Macchine utensili

11.5

14.1

9.4

12.1

12.3

11.2

Sostanze Tossiche e Nocive

9.9

10.0

6.8

7.0

8.8

5.5

 

 

Si può notare:

- una relativa stabilità del valore percentuale degli infortuni alle macchine utensili

- una tendenziale riduzione percentuale di quelli per esposizione a sostanze tossiche e nocive (caustici, tossici vari es. H2 S. ecc.)

 

Nel periodo considerato si evidenzia, con riferimento al campione, un incremento degli addetti e delle ore lavorate fino al 1996 e una successiva diminuzione negli ultimi due anni (vedi Fig. 1).

 


 

 


Il numero delle ore lavorate per addetto è indicativo dell’impegno lavorativo del singolo lavoratore nel corso degli anni. Nella fig. 2 si nota un tendenziale incremento delle ore lavorate fino al 1997.

 

 


 



            Nella Fig. 3 è indicato il numero assoluto degli infortuni del campione. Il loro andamento appare in relazione con il grado dell’impegno lavorativo.

 

 

 

 

 


Nelle successive Fig. 4 e 5 sono rappresentati i valori degli indicatori classici per la valutazione del fenomeno infortunistico. L’Indice di Gravità semplificato (non disponibilità dei dati relativi ai postumi permanenti) (vedi fig. 4) mostra un andamento oscillante con una netta riduzione nell’ultimo anno.

 


 

 

 


Gli Indici di Frequenza e di Incidenza (vedi Fig. 5) mostrano un andamento oscillante con i valori più alti negli anni ’94 e ’97 e una netta caduta nell’ultimo anno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 


2.3 - Infortunio sul lavoro da intossicazione di Idrogeno Solforato

 

L’intossicazione da Idrogeno Solforato rappresenta un rischio specifico di infortunio tipico della lavorazione a umido della concia al cromo. La liberazione di H2 S inizia quando il pH del bagno scende sotto a 9 unità ed è tanto più massiccia quanto più basso è il pH. Nella pratica si manifesta a partire dalla fase di-Decalcinazione e Macerazione  fino alla fase di concia.

Con il processo di acidificazione il Solfuro di Sodio o il Solfidrato Sodico utilizzato nella calcinazione liberano Idrogeno Solforato (gas tossico).

Gli infortuni più gravi anche mortali avvengono all’apertura del portellone del bottale nella fase di piclaggio quando il gas in leggera sovrapressione fuoriesce rapidamente determinando la perdita di coscienza dell’operaio addetto.

Spesso l’infortunio è aggravato dalla caduta dell’addetto che opera in genere a notevole altezza dal suolo (2-3 m spesso su piattaforma mobile).

Campionamenti ambientali effettuati durante la fase di decalcinazione e pikel hanno evidenziato che in mancanza di adeguata aspirazione la concentrazione di H2 S può raggiungere valori superiori a 4 volte la dose letale.

Altre modalità di sviluppo di H2 S avvengono nei seguenti casi:

¨      Miscelazione erronea di sostanze acide con solfuro di sodio nell’area di immagazzinamento

¨      Ristagno del gas prodotto (più pesante dell’aria) in fosse ed aree poste sotto il livello del pavimento del locale bottali

¨      Contatto tra acque basiche ed acide nel pavimento dei locali di lavoro quando non esiste una canalizzazione separata delle acque.

 

2.4 – Conclusioni

 

Quanto qui rappresentato costituisce una prima elaborazione dello studio sul fenomeno infortunistico nel comparto conciario che sarà oggetto di ulteriori approfondimenti.

Riteniamo valido il sistema di monitoraggio definito ed in particolare la sufficiente rappresentatività del campione. Dovremo però, in particolare, analizzare il tipo degli incidenti (che portano ad infortunio) cercando di definire la quota di quelli associati a deficit impiantistici, piuttosto che quelli caratterizzati da carenze di ordine procedurale/organizzativo o da mettere in relazione al cosiddetto fattore umano (inteso questo essenzialmente come carenza di tipo informativo/formativo) (Rischi e Tutela della Salute Industria Conciaria). In questa direzione, un ulteriore contributo potrà essere rappresentato dalla Ricerca-Intervento dei RLS, in collaborazione con il servizio territoriale USL, attualmente in fase iniziale, relativo ai cosiddetti “quasi-incidenti

Allo stato attuale possiamo affermare che il fenomeno permane grave e meritevole di ulteriori interventi. Dovrebbe anche essere valutato (allo stato non disponiamo di dati effettivi, ma soltanto di segnalazioni generiche, il fenomeno dell’omissione di denuncia di infortunio.

Crediamo che il complesso delle linee di prevenzione che abbiamo presentato (Piano Mirato di Prevenzione Concerie) possa costituire una base di riferimento per tutti i soggetti interessati all'obiettivo che abbiamo proposto nel 1997 (abbattimento di 5 punti dell'Indice di Frequenza con riduzione della Gravità degli eventi). Sarà possibile procedere in questa direzione soltanto se anche da parte delle Aziende e loro Associazioni, dei Lavoratori e loro Sindacati, vi sarà un ulteriore "scatto" che muova dalla contemporanea convinzione dell'insostenibilità dell'attuale situazione e delle concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di lavoro in un quadro di consolidamento produttivo del comparto.

 

 

 

 

 

3- MALATTIE DEI LAVORATORI CONCIARI

 

 

 

La notevole variabilità delle lavorazioni svolte nel settore, associata all’innumerevole quantità di sostanze e prodotti chimici utilizzati nei vari procedimenti lavorativi, espone i lavoratori a molti fattori di rischio occupazionali che si possono tradurre in Malattie Professionali o più genericamente “correlate al lavoro”.

Dall’analisi dei referti pervenuti (Medici Competenti) si evidenzia come, nel corso degli anni, si sia avuta una riduzione delle denunce relative a “Ipoacusia da rumore” e a “Dermatite allergica da contatto”, patologie particolarmente frequenti negli anni passati.

Permangono pressoché costanti le segnalazioni di patologie a carico dell’apparato respiratorio, sia “B.P.C.O.” sia “Asma”.

Negli ultimi due anni abbiamo ricevuto alcune segnalazioni di patologie neoplastiche (seni nasali, vescica) per le quali è ipotizzabile una relazione con il lavoro svolto.

In considerazione dell’importanza  che ha l’esposizione dei lavoratori conciari a sostanze chimiche la cui azione sull’uomo va dall’effetto irritante-sensibilizzante fino a quello mutageno-teratogeno o addirittura cancerogeno, proseguono specifiche indagini ambientali mirate a valutare il rischio di esposizione a Solventi, Cromo, Formaldeide.

Sono in fase di elaborazione i risultati dello  Studio di Mortalità di una Coorte di circa cinquemila lavoratori del comparto conciario.

Sono state effettuate numerose iniziative verso i Medici Competenti ai quali è stato proposto uno specifico Protocollo Sanitario per gli ASPP elaborato dal Servizio ASL.

 

Tab.13 - Denunce malattia professionale settore conciario

 

 

 

 

1994

 

1995

 

1996

 

1997

 

1998

 

1999*

 

       IPOACUSIA 

 

23

 

13

 

7

 

10

 

3

 

3

 

        D. A. C.

 

12

 

16

 

6

 

3

 

2

 

5

 

        B.P.C.O.

 

3

 

1

 

2

 

1

 

4

 

3

 

NEOPLASIE   

 

1

    

 

 

   2 *

 

    1 *

 

 

        ASMA

 

 

1

 

1

 

1

 

 

1

 

        EPATOPATIA

 

 

1

 

 

 

 

 

        C.T.D. 

 

 

1

 

 

 

1

 

 

 

 

 

 

 

4. DESCRIZIONE SINTETICA DEL CICLO PRODUTTIVO

 

 

 

( flow-chart)

 

4.1 Materie prime:

¨      pelli animali grezze che hanno subito vari trattamenti conservativi dopo la macellazione allo scopo di evitarne la putrefazione (si trovano prevalentemente allo stato salato secco e talvolta fresche

¨      pelli semilavorate generalmente semiconciate con cromo, denominate Wet-Blue

 

 

 

4.2 Fasi di lavoro della concia al cromo

 

§         Rinverdimento: trattamento che elimina le scorie presenti sulle pelli grezze, le idrata ed eventualmente le disinfetta

 

§         Depilazione o Calcinaio o “trattamento alcalino”:  trattamento che rimuove il pelo dalle pelli, produce un allentamento della struttura fibrosa ed un gonfiamento delle pelli; le pelli calcinate sono dette pelli in trippa

 

§          Scarnatura: lavorazione meccanica che elimina i resti del tessuto sottocutaneo dal lato interno (derma) delle pelli; può essere eseguita dopo il rinverdimento ma di solito dopo il Calcinaio.

 

§         Spaccatura: lavorazione meccanica con cui le pelli più grosse sono divise in una parte epidermica superiore più pregiata (fiore) ed una parte dermica inferiore (crosta) che sono poi destinate a lavorazioni ed usi diversi; si può eseguire su pelli umide o secche, prima o dopo la concia. Si esegue prima della concia nelle pelli più pregiate perché conciando lo spessore minore si migliora il fiore; se si fa dopo la concia si ricava più crosta dalle pelli.

 

§         Decalcinazione e macerazione (purga) : trattamento con cui si rimuovono i prodotti depilanti (esempio la Calce) e i detriti dalle pelli, se ne riduce il rigonfiamento, si abbassa il pH e si distendono le fibre della pelle.

 

§         Sgrassatura: trattamento che elimina l’eccesso di grassi da alcuni tipi di pelli; è applicato a pelli suine e ovine, prima o dopo la concia; in altri casi si possono aggiungere prodotti sgrassanti nel bagno di rinverdimento o nel bagno di purga.

 

§         Piclaggio (pikel): trattamento che porta il pH delle pelli verso valori acidi necessari per ottimizzare l’effetto conciante dei sali di cromo (che necessitano di un pH 2,5-3); nella concia con tannini vegetali questo trattamento acido è meno spinto per questo si parla di “acidificazione” e non di piclaggio vero e proprio.

 

§          Concia: trattamento che consolida il collagene delle pelli; nel caso di concia al cromo questo si ottiene tramite legami tra i sali di cromo e i gruppi carbossilici del collagene.

§         Pressatura e strizzatura : trattamento meccanico che elimina gran parte dell’acqua che impregna le pelli ed è eseguita dopo la concia e la tintura.

§          Rasatura (burraschiatura): lavorazione meccanica che porta la pelle allo spessore desiderato

 

§         Neutralizzazione: trattamento che porta la pelle al pH efficace alla penetrazione del colorante; se non si vuole una penetrazione a fondo si porta il pH della pelle attorno a 5, da un valore iniziale intorno a 3.

 

§         Riconcia: trattamento in botte che migliora la qualità delle pelli lavorate sfruttando la qualità di vari tipi di concianti.

 

§         Tintura: trattamento in botte che conferisce la colorazione voluta alle pelli; avviene mediante la reazione del radicale acido o basico del colorante e le proteine conciate.

 

§         Ingrasso: trattamento in botte che migliora il grado d’elasticità delle pelli e le protegge durante la fasi successive d’asciugaggio e di rifinizione.

 

 

§         Essiccazione: lavorazioni che riduce il contenuto d’acqua delle pelli attorno al 10/15% attraverso vari sistemi d’asciugaggio: messa al vento, sottovuoto, pasting, termoplacca, catena aerea.

 

§         Palissonatura: lavorazione che ha lo scopo di ammorbidire la pelle in tutti i suoi punti, in particolare per pelli per guanteria e abbigliamento.

 

§         Follonatura (volanatura) : lavorazione in botte di acciaio a secco che ha lo scopo di ammorbidire la pelle e conferire al fiore un a grana particolare.

 

§         Smerigliatura: lavorazione che serve per pelli nabuk o scamosciate e per correggere eventuali difetti sulle pelli che devono essere usate dal lato fiore.

 

§         Rifinizione- trattamenti con cui si applicano sulle pelli miscele coprenti, coloranti o non, (film polimerici per lo più a base di resine sintetiche), per conferire le caratteristiche merceologiche precise di ogni articolo in pelle, quali lucidità, brillantezza, morbidezza, elasticità, solidità e resistenza a fari fattori. L'applicazione può avvenire nella maggior parte dei casi:

a)                       a spruzzo, (linea di verniciatura- cabine + tunnel di essiccaggio) con successione di più strati protettivi secondo il grado di ancoraggio e ricoprimento che si vuol ottenere;

b)                      a velo, cioè per stesura di un velo sottile e viscoso di film allo stato liquido (velatrice);

 

c)                       a tampone, l’applicazione può essere manuale o meccanica: nel primo caso si usa il tampone, che si imbeve nella miscela coprente e si passa sulla pelle. La macchina a tampone in vece è formata da un nastro trasportatore, da una pistola a spruzzo, da tamponi e da un tunnel di essiccaggio.

 

 

 

 

 

 

 

E' con i trattamenti di rifinizione che si ottengono una grande varietà di articoli, con la possibilità di creare veri e propri effetti di fantasia.

La varietà è soprattutto in relazione:

·        al grado di ricoprimento desiderato (rifinizione trasparente, trasparente con coloranti, coperta con pigmenti più o meno coprenti;

·        al tipo di legante (rifinizione acquosa alla caseina, con polimeri acrilici e/o poliuretanici su cui è possibile ricostruire il fiore della pelle asportato con la smerigliatura, poliuretanici con solventi organici tipo "effetto vernice".

·        All'aspetto finale che si intende conferire all'articolo, superficie liscia, lucida o con grana stampata in rilievo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

5. INDIVIDUAZIONE DEI GRANDI COMPARTI DI ATTIVITÀ

 

(planimetria)

 

Il ciclo tecnologico della concia è molto complesso e solo in alcune aziende sono presenti per intero tutte le fasi lavorative.

La maggior parte del comparto è costituito da aziende che svolgono alcune fasi lavorative.

Per omogeneità di fasi di lavoro e di rischi si possono individuare quattro grandi comparti (aree) di attività:

 

·        MAGAZZINO DEL GREZZO E DEI PRODOTTI CHIMICI

·        RIVIERA

·        LAVORAZIONI MECCANICHE INTERMEDIE

·        RIFINITURA

 

 

In questo modo sarà possibile mettere in evidenza:

 

 

Ø      I RISCHI DI COMPARTO: i rischi caratteristici per i singoli comparti

 

Ø      I RISCHI DI FASE: rischi specifici per ogni fase di lavorativa in cui si articola il processo di produzione all'interno dei comparti

 

Ø      I RISCHI comuni nell'intero CICLO di LAVORAZIONE

 

Saranno particolarmente evidenziati i rischi DA USO di MACCHINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

6. COMPARTO MAGAZZINO PELLI E PRODOTTI CHIMICI (CONCIA AL CROMO ED AL VEGETALE)

 

Nel magazzino sono conservate le materie prime che saranno impiegate in conceria e cioè:

q       le pelli

q       il complesso delle sostanze e prodotti chimici necessari al ciclo tecnologico.

 

Per quanto riguarda le pelli esse in generale sono di provenienza estera; possono essere importate in pelo oppure semilavorate (Wet-Blue).

 

6.1 I rischi

I rischi della fase d’immagazzinamento derivano da:

 

Ø      Contatto con la carica biotica presente come contaminante delle pelli (malattie infettive con particolare riguardo alle malattie cutanee e talvolta malattie generali quali tetano leptospirosi e carbonchio).

 

Ø      Esposizione ad agenti antiparassitari con possibilità di flogosi cutanee e delle mucose respiratorie di tipo aggressivo diretto e/o immunoallergico.

 

Ø      Condizioni microclimatiche sfavorevoli specie nelle zone refrigerate con elevati tassi di umidità.

 

Ø      Scarsa illuminazione.

 

Ø      Infortuni nell’uso di mezzi di sollevamento e trasporto

 

Ø      Esposizione ai gas di scarico quando sono impropriamente usati mezzi a motore endotermico.

 

Ø      Movimentazione manuale dei carichi

 

 

Insieme alla conservazione delle pelli nel comparto MAGAZZINO avvengono talvolta alcune lavorazioni preliminari quali:

¨      “Cernita” delle pelli

¨      “Sagomatura” con asportazione con coltelli delle parti superflue (coda, parte finale della zampa ce)

¨      “Gropponatura che consiste nel sezionare la parte dorsale della pelle bovina (groppone), che sarà utilizzato per il notevole spessore nella produzione di cuoio da suola.

 

I rischi presenti in tali lavorazioni oltre alla movimentazione manuale dei carichi sono specificamente gli infortuni nell’uso d’arnesi e strumenti da taglio.

 

6.2 Fasi di lavoro:

 

1.      RICEVIMENTO DELLE PELLI (salate fresche, salate secche, salamoiate, semilavorate)

2.      PESATURA, SELEZIONE E SAGOMATURA DELLE PELLI (salate fresche, secche, salamoiate, semilavorate)

 

 

7. COMPARTO RIVIERA (CONCIA AL CROMO)

 

 

La “riviera” è caratterizzata da tutte le lavorazioni precedentemente descritte dal rinverdimento alla tintura e ingrasso in botte delle pelli.  

La maggior parte delle lavorazioni avviene in fase liquida nei bottali e talvolta in aspi dove le pelli vengono a contatto con una serie di sostanze chimiche in soluzione che portano le pelli dalla depilazione fino alla concia, tintura e ingrasso, preparandole per le fasi successive della lavorazione.

 

Esistono in questo comparto alcune fasi puramente meccaniche (scarnatura, spaccatura, rasatura) che nella stragrande maggioranza sono commissionate a ditte esterne per conto terzi.

 

In considerazione che tutte le lavorazioni avvengono in un unico reparto, tutti i lavoratori addetti a quest’area sono direttamente o indirettamente esposti ai rischi generali del comparto riviera.

 

7.1 I rischi

 

I rischi generali del comparto riviera derivano da:

 

ð     Infortuni da:

 

¨      Emissione di Idrogeno Solforato dalla fase di Purga e Pikel

¨      Stoccaggio, trasporto e manipolazione di sostanze chimiche aggressive (caustiche o acide)

¨      Urti o schiacciamenti da movimentazione con muletti e ragni (trattori).

¨      Uso di Macchine:

a)             Bottali, Aspi, Lavatrici

b)            Scarnatrici

c)             Spaccatrici in trippa e in Blu

d)            Rasatrici

¨      Attrezzi manuali

¨      Scivolamento e caduta

 

ð     inquinamento da agenti areodispersi mucolesivi (gas ammoniacali, solfidrici, polveri di cromo

 

ð     manipolazione di sostanze irritanti (tannini sintetici) o nocive (bisolfiti e sali di cromo in polvere)

 

ð     Stoccaggio e manipolazione di coloranti chimici

 

ð     Microclima sfavorevole ed un particolare eccesso d’umidità

 

ð     Movimentazione manuale dei carichi

 

ð     Rumore proveniente dalla rotazione dei bottali e dalle macchine.

 

 

 

 

7.2 Fasi di lavoro:

 

 

 

q       RINVERDIMENTO

q       CALCINAZIONE - DEPILAZIONE (tipo a calce e solfuro)

q       DECALCIMNAZIONE-MACERAZIONE = PURGA

q       PIKEL

q       CONCIA AL CROMO

q       RICONCIA, TINTURA E INGRASSO

 

 

Macchine:

 

1)      BOTTALE

2)      ASPO

3)      SCARNATRICE IN TRIPPA

4)      SPACCATRICE IN TRIPPA

5)      RASATRICE

6)      PRESSA IN CONTINUO

7)      SPACCATRICE IN BLU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7.3 Descrizione sintetica della metodologia del lavoro

 

 

 

Le pelli in pelo stoccate nel magazzino su pallet sono trasferite nel locale riviera con l’ausilio di muletti.

Dopo essere state pesate sono immesse nei “bottali a calcina” utilizzando o un nastro trasportatore o lo stesso muletto con forche modificate.

 

Le pelli sono lavate per circa 24 ore (Rinverdimento)  per allontanare lo sporco, i residui della salatura,

le scorie e ripristinare un adeguato tasso d’idratazione.

Sono generalmente impiegati:

·        ammorbidenti: quali acqua, idrossido di sodio

·        imbibenti: ammine alifatiche, alcoli superiori solfonati, enzimi proteolitici

·        sgrassanti: quali saponi e poliossietilene

·        disinfettanti: quali cresoli.

 

Dopo aver scaricato il bagno di rinverdimento inizia nello stesso bottale la fase di distruzione del pelo e dell’epidermide della pelle (Calcinazione)

In alternativa può essere effettuato un calcinaio non distruttivo con recupero del pelo.

I reflui sono convogliati all’esterno e grigliati prima di essere immessi in fognatura.

 

Per circa 24-36 ore le pelli ruotano lentamente in un soluzione alcalina d’idrossido di calcio a pH maggiore di 11 alla quale sono aggiunti solfuro, solfito o solfidrato di sodio.

 

Le pelli scaricate dai bottali dopo la calcinazione hanno un aspetto viscido e rigonfio, maleodoranti e pesanti dai 30 agli 80 Kg.

Sono caricate con un “ragno” in cassoni per trasferirle di seguito in genere ad aziende contoterziste le quali con lavorazioni meccaniche (Scarnatura e Spaccatura) le scarneranno o le spaccheranno al fine di eliminare tutto il sottoderma e le altre parti non conciabili della pelle.

Tali sottoprodotti sono lavorati da aziende consortili per ottenere fertilizzanti agricoli o gelatine industriali.

 

Dopo essere state scarnate le pelli rientrano in conceria e di nuovo sono movimentate con il “ragno” dai cassoni ai bottali.

Le pelli sono lavate a fondo e trattate con prodotti decalcinanti quali ad esempio il solfato d’ammonio, l’acido lattico, ossalico, borico ecc. (Decalcinazione) con cui e possibile eliminare i prodotti depilanti usati nella calcinazione.

Nello stesso bagno si procede all’ammorbidimento delle fibre del collagene impiegando enzimi proteolitici in modo controllato (Macerazione). Quest’operazione non è effettuata per i cuoi da suola. 

 

Si scarica il bagno e nello stesso bottale s’iniziano le operazioni per preparare la pelle alla concia al cromo (Piclaggio).

Le pelli devono essere portate ad un pH decisamente acido 2,5-3 necessario per far legare in modo corretto gli agenti concianti (sali di cromo) nella successiva fase di concia.

S’impiegano acidi forti (solforico e/o cloridrico) e notevoli quantità di cloruro di sodio in modo che incrementando la pressione osmotica del bagno la pelle non si “gonfi”.

Quest’operazione inizia in genere alle 18.00 pomeridiane e si protrae per l’intera notte; al mattino il bagno è scaricato e inizia la concia.

(Concia). E’ la fase centrale di tutto il ciclo tecnologico nella quale si determina una stabile reticolazione delle fibre collagene del derma.

Esistono due tipi fondamentali di concia:

 

Concia al vegetale: gli agenti concianti sono costituiti dai tannini sia naturali derivati dalla lavorazioni di piante quali il castagno, la mimosa, il quebracho, sia tannini sintetici ottenuti chimicamente dalla condensazione di molecole d’aldeidi e fenoli.

La concia al vegetale può essere eseguita tanto in bottale quanto in apposite fosse (concia lenta): questo tipo di concia è usata in genere per il cuoio.

 

Concia minerale: è condotta in bottale utilizzando sali metallici a base di cromo,  alluminio, zirconio, titanio.

La concia minerale più diffusa è quella al “cromo” dove si adoperano rilevanti quantità di sali di cromo basico trivalente in polvere o liquido

La concia dura circa 10 ore a con temperature del bagno prossime ai 30 °C e pH 4-4,5.

Si ottiene con questo procedimento una reticolazione stabile delle fibre collagene del derma mediante legami resistenti tra i sali di cromo e i gruppi carbossilici del collagene; la pelle diventa imputrescibile.

 

 

Si scarica il bagno e le pelli sono stese manualmente su dei pancali e lasciate così per alcuni giorni per favorire al meglio la completa reticolazione del conciante.

 

Le pelli conciate poste a “cavalletto” sono trasferite in aziende contoterziste le quali provvedono a pressarle e a spaccarle. ( Pressatura in Blu e Spaccatura in Blu).

La pressatura si effettua con una macchina a cilindri la quale strizza a notevole pressione la pelle eliminando la maggior parte d’acqua assorbita precedentemente; quest’operazione oltre ad asciugare permette di distendere la pelle per renderla lavorabile nella fase successiva di spaccatura.

Le pelli in uscita dalla pressa in continuo sono stivate su pallet con un accatastatore meccanico.

 

La pelle pressata e distesa è introdotta manualmente in una macchina spaccatrice (Spaccatura in Blu) la quale con una lama affilatissima riesce a dividere longitudinalmente la pelle ottenendone due che in seguito subiranno differenti trattamenti:

¨      una “crosta” che sarà impiegata per ottenere articoli meno pregiati (es. nabuk smerigliato).

¨      un “fiore” che è la parte più pregiata della pelle.

Se la pelle bovina è di notevoli dimensioni è possibile dividerla con una sezionatrice in due mezzi vitelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

v     Promemoria: successive lavorazioni eseguite su pelle in Wet-Blue “fiore

 

Comparto “Riviera”:

Rasatura

Neutralizzazione

Riconcia-tintura-ingrasso

 

Comparto “Lavorazioni meccaniche intermedie

 

Messa al vento

Sottovuoto

Asciugaggio

Palissonatura

Volanatura

 

Comparto “Rifinitura

 

  Rifinizione chimica

  Rifinizione meccanica

 

Le pelli provenienti dalla spaccatura sono rasate (Rasatura) per equalizzarne lo spessore in relazione all’articolo finito desiderato con una tolleranza al decimo di millimetro su tutta la superficie; quest’operazione di norma è svolta da ditte terziste.

Dopo essere state rasate le pelli sono trasferite in conceria e introdotte all’interno di bottali.

 

Le pelli sono portate (Neutralizzazione) da un pH nettamente acido ad un pH (circa 5- 6) ottimale per la fissazione dei riconcianti e dei prodotti della tintura e ingrasso. L’operazione dura in genere circa 2 ore.

Nello stesso bottale sono aggiunti ulteriori prodotti conciati e di riempimento (Riconcia) il cui scopo è quello di conferire all’articolo finito un desiderato grado di pienezza e fermezza di fiore, unito a stabilità al sudore, alla traspirazione.

 

Con la riconcia inizia la terza ed ultima fase delle lavorazioni a “umido”, col le quali si procede alla nobilitazione del cuoio precedentemente stabilizzato con la concia.

In particolare, riconcia e ingrasso influiscono in modo determinante sulle proprietà meccaniche della pelle conciata, come flessibilità, resistenza, elasticità e compattezza.

 

Le pelli riconciate sono tinte in botte (Tintura) aggiungendo al bagno miscele di coloranti (comunemente dette “aniline in polvere” stoccate in un attiguo locale e pesate sotto aspirazione) che ancorandosi al tessuto dermico conferiranno un aspetto “moda “al prodotto finito.

In pratica si cercherà di raggiungere già in botte la tonalità di colore desiderato per l’articolo finito.

Le pelli tinte e sono di seguito ingrassate (Ingrassaggio) con oli naturali e sintetici per conferire morbidezza elasticità all’articolo finito.

 

L’ingrassaggio assicura la lubrificazione delle fibre, in caso contrario, dopo l’essiccazione si presenterebbero eccezionalmente coese, dando un prodotto finito duro, rigido e con tendenza a spaccarsi.

Con la fase d’ingrassaggio terminano le lavorazioni ad umido (Comparto riviera) e iniziano tutta una serie d’operazioni meccaniche (Comparto Lavorazioni meccaniche intermedie) che preparano la pelle per la Rifinizione (Comparo rifinizione).

 

v     Promemoria: successive lavorazioni su pelli in “crosta

 

 

Magazzino

Scelta e rifilatura

 

 

Comparto “Riviera”:

Rasatura

Neutralizzazione

Riconcia-tintura-ingrasso

 

 

Comparto “Lavorazioni meccaniche intermedie”

 

Aciugatura a piastra

Asciugatura a catena

Volanatura

Smerigliatura

 

Comparto “Rifinitura

  Rifilatura e spedizione

 

 

 

 

 

7.4 Metodologia di lavoro per le “Croste”

 

 

Le croste ottenute dalla spaccatura devono essere innanzi tutto cernite (per tipo, per spessore per qualità di spaccato), eliminano quelle inutilizzabili e sono anche rifilate con coltelli sui bordi esterni (Cernita e rifilatura).

Raggruppate per partite omogenee ritornano dopo essere state rasate in conceria dove sono riconciate, tinte e ingrassate in modo simile a quelle in “fiore”.

 

L’asciugaggio delle “croste” al contrario di tutti gli altri tipi di pelle avviene in aziende terziste utilizzando delle “ Termoplacche-piastre riscaldate verticali “, (operazione particolarmente pericolosa per assorbimento cutaneo di cromo e  con  condizioni microclimatiche gravose per alta temperatura e umidità ambientale).

Di seguito le pelli ritornano in concerie per completare l’asciugaggio in catene aeree.

Le “croste” dopo essere state staccate dalla catena si presentano  dure e rigide.

Per ottenere la normale caratteristica di morbidezza si utilizzano piccoli bottali metallici (Bottali a follonare-volanare) che, senza aggiunta di prodotti chimici, solo con l’azione meccanica di sbattimento, dopo svariate ore di rotazione riescono ad ammorbidire le croste.  

 

Di seguito le croste sono smerigliate varie volte (Smerigliatura)  assumendo la caratteristica inconfondibile di “scamosciato”.

Dopo ulteriore rifilatura sono pronte per essere spedite ai clienti.

 

 

 

8. LAVORAZIONI MECCANICHE INTERMEDIE

 

 

8.1 I rischi

 

I rischi generali del comparto lavorazioni meccaniche intermedie derivano da:

 

ð     Infortuni da:

 

q       Macchine:

¨        Messe al Vento

¨        Sottovuoti

¨        Palissoni

¨        Bottali a follonare

¨        Smerigliatrici

q       Attrezzi manuali

q       Scivolamento e caduta

q       Urti o schiacciamenti da movimentazione con transpallet, muletti.

 

 

ð     Inquinamento da agenti areodispersi mucolesivi

 

 

ð     Microclima sfavorevole ed un particolare eccesso d’umidità

 

ð      

ð     Movimentazione manuale dei carichi

 

ð     Rumore proveniente dalla lavorazione delle macchine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

8.2 Descrizione sintetica della metodologia di lavoro

 

 

Le pelli grondanti, dopo la tintura e l’ingrassaggio in botte, sono di norma trasferite dalle concerie ad aziende terziste dove subiscono varie lavorazioni meccaniche il cui scopo è di distendere al meglio la pelle eliminando nello stesso tempo l’eccesso d’umidità.

 

La prima operazione effettuata con una macchina a cilindri è chiamata proprio “Messa al vento”.

La pelle grondante e spiegazzata è introdotta all’interno della macchia e portata, dopo essere stata strizzata, a contrasto un cilindro a lame elicoidali che ne distende la superficie.

Le pelli, da attorcigliate e grondanti, dopo questa lavorazione si presentano ben distese, umide, ma non più grondanti d’acqua.

 

L’asciugaggio delle pelli continua nel “Sottovuoto” a “piano singolo o a “piani multipli” dove, velocemente, per l’azione combinata d’alta temperatura e bassa pressione che la macchina riesce a produrre sulla superficie della pelle, avviene la rapida evaporazione di un ulteriore quantitativo d’acqua.

 

Le pelli trattate dal sottovuoto rientrano in conceria per essere completamente asciugate all’aria.  Si appendono in particolari supporti  (Catena aerea) dove sostano all’incirca una giornata.

 

Il completo asciugaggio conferisce alla pelle una notevole rigidità e pertanto prima di essere rifinite devono essere ammorbidite (Palissonatura) .

Le pelli sono introdotte in una macchina (Palissone) dove sono ammorbidite dall’azione di una serie di cilindretti che, muovendosi velocemente a stantuffo, la percuotono violentemente.

 

Per ottenere un grado maggiore di morbidezza le pelli sono introdotte in un piccolo bottale metallico (Volanatura).

 

Le pelli palissonate e/o volanate si presentano perfettamente asciutte e morbide, pronte per essere rifinite; per alcuni articoli, (es. lo scamosciato) prima di iniziare la rifinizione, si rende necessario passarle ad un’ulteriore macchina (Smerigliatrice)  la quale tramite un cilindro ricoperto di carta abrasiva n’asporta completamente il fiore.

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9. COMPARTO RIFINITURA

 

La rifinitura rappresenta l’area di maggiore sviluppo tecnologico nei cicli conciari avanzati.

E’ in questo comparto che le pelli conciate subiscono una serie di procedimenti chimico-ficici, che ne definiscono le qualità merceologiche più avanzate richieste da un mercato sempre più esigente, e dove si sviluppano tecniche d’avanguardia soggette a rapida evoluzione.

E’ quindi, nel suo genere, un comparto dove i rischi tendono a variare in funzione delle novità tecniche introdotte e che richiede quindi una maggiore e costante attenzione.

 

In questo comparto si possono individuare due aree di lavoro separabili in modo schematico per agevolare la descrizione dei rischi presenti:

¨      Rifinitura chimica

¨      Rifinitura meccanica

 

9.1 Rifinitura chimica

 

Le pelli conciate sono ricoperte da un variegato numero di sostanze chimiche che si ancorano alla pelle sotto forma di films.

Le miscele così applicate assicurano peculiari caratteristiche merceologiche finalizzate alle richieste più svariate del mercato, quali la brillantezza, la morbidezza, l’elasticità, l’impermeabilità, la resistenza all’usura.

 

Rifinizione alla Caseina. ( a pieno fiore)

E’ effettuata in particolare per pellame da calzatura. I pigmenti a base di caseina consentono la successiva operazione di lucidatura a lissa.

Sono impiegate notevoli percentuali di formaldeide sotto forma di fissativo.

 

Rifinizione all’anilina e suoi derivati.

E’ usata in particolare per le pelli pregiate prive di difetti naturali (nappa per abbigliamento, arredamento ecc.)

 

Rifinizione alle resine

Si applica su pelli che presentavano imperfezioni sul fiore e che previa smerigliatura sono ricostruite con l’applicazione chimica di vari tipi di resina.

 

Rifinizione alla nitrocellulosa

E’ la rifinizione tipica di pelli alle quali si richiedono marcate prestazioni di resistenza agli agenti esterni (umidità, sfregamento.) E’ adatta per articoli quali gli anfibi, le valige, gli effetti da selleria, il foderame.

 

Rifinizione ai poliuretani

La rifinizione ai poliuretani può essere del tipo “vernice” per articoli da calzatura o “Baycast” per la ricostruzione completa del fiore della pelle.

Questo tipo di rifinizione è anche detta “controcollaggio” e consiste nella spruzzatura di un film di poliuretano sulle matrici.

Le matrici sono costituite da tavole o tappeti che presentano inciso sulla superficie il disegno che sarà assunto dalle pelli.

Tale operazione è eseguita in cabine di spruzzatura aspirate, tramite aerografi automatici.

All’uscita dalla cabine sulle matrici, trasportate da un nastro mobile, sono applicate le pelli e successivamente dei fogli di carta.

Il complesso pelle + matrice è così introdotto in un tunnel ad elevata temperatura che determina la polimerizzazione dei poliuretani con la forma dello stampo, e contemporaneamente l’evaporazione dei solventi.

All’uscita dal tunnel i fogli di carta sono asportati e le pelli sulla cui superficie è aderito il poliuretano, sagomato secondo lo stampo, sono separate dalle matrici ed appese per l’asciugaggio completo.

 

Tecniche di verniciatura.

 

La verniciatura nella fase di rifinizione è realizzata con tre tipi di metodiche:

¨      a tampone

¨      a velo

¨      a spruzzo, che è comunemente la più usata.

 

A tampone

 

1)        a macchina: sulle pelli in posizione fissa viene applicata da un tampone automatico uno strato di vernice idrosolubile. Le pelli così trattate vengono asciugate in forni di essiccamento.

2)        a mano: la tamponatura viene effettuata manualmente sfiorando le pelli con un tampone imbevuto di una soluzione colorata.

 

A velo

 

Da una tramoggia di calibro variabile viene distribuito un velo di soluzione verniciante che ricopre le pelli trasportate, a velocità costante, su di un nastro mobile.

Le pelli verniciate sono messe ad asciugare su supporti inseriti in appositi carrelli.

 

A spruzzo

 

Le pelli vengono verniciate all’interno di un box dove opera una giostra di pistole a spruzzo e di seguito essiccate in tunnel.

Le miscele coprenti sono preparate in un locale attiguo a quello di rifinizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9.2 I rischi

 

I rischi generali del comparto “Rifinitura” derivano da:

 

ð     Infortuni a:

 

q       Macchine:

¨        Spruzzi

¨        Velatrici

¨        Impregnatrici

¨        Tamponi automatici

 

q       Urti o schiacciamenti da movimentazione con transpallet, muletti  

 

 

ð     Manipolazione e uso di prodotti chimici- Inquinamento da agenti areodispersi mucolesivi

 

ð     Movimentazione manuale dei carichi

 

ð     Rumore proveniente dalla lavorazione delle macchine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9.3 Rifinitura meccanica

 

9.3.1 I rischi

 

I rischi generali delle varie fasi di rifinitura meccanica derivano da:

 

ð     Infortuni da:

 

q       Macchine:

¨        Lucidatrici a rullo

¨        Satinatrici

¨        Palmellatrici

¨        Impregnatrici a rullo convergente

¨        Impregnatrici a rullo divergente

¨        Stiratrici in continuo “rotopress”

¨        Stampatrici

¨        Piedaggiatrici

 

q       Attrezzi manuali

 

q       Urti o schiacciamenti da movimentazione con transpallet, muletti

 

 

ð     Inquinamento da agenti areodispersi mucolesivi

 

ð     Movimentazione manuale dei carichi

 

ð     Rumore proveniente dalla lavorazione delle macchine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

9.3.2 Descrizione sintetica della metodologia del lavoro

 

 

Per ottenere l’infinita gamma di articoli e di tonalità richieste dal mercato è necessario sottoporre le pelli, durante o alla fine della rifinizione chimica, a ulteriori lavorazioni con macchine capaci di dare quel particolare aspetto richiesto. 

 

Per conseguire l’esatta tonalità di lucentezza della rifinizione sull’articolo finito (aspetto lucido-semilucido-semiopaco), le pelli su cui sono stati spruzzati alcuni strati di miscela coprente sono passate a macchine a rullo che, con un’azione meccanica di sfregamento superficiale, lucidano le stesse esaltando a fondo, o meno, la brillantezza delle cere e caseine contenute nelle miscele spruzzate.  Una maggiore lucentezza si ottiene con le “Lucidatrici a feltro o a rullo caldo” o con le “Lisse”. Le Lisse sono usate prevalentemente per lucidare a specchio le rifinizioni “pura caseina” fissate con formaldeide su pelli di “bufalini o vitellini” che saranno impiegate dall’industria calzaturiera.

 

q       Per esaltare il caratteristico disegno naturale e ”granatura del fiore” s’impiegano altre macchine a cilindri come le “Satinatrici e le “Palmellatrici”.

 

q       Passando la pelle ad una “Pressa a piani stampatrice” è possibile imprimere sulla superficie della stessa infiniti disegni (da un finto fiore a una pelle di rettile, o di pura fantasia) semplicemente cambiando lo stampo su cui è impresso in rilievo il disegno desiderato.

 

 

In ultimo le pelli sono passate ad una stiratrice in continuo (es. Rotopress) che oltre a distenderle perfettamente e lucidarle garantisce l’ancoraggio degli strati dei “film” di rifinizione alla pelle stessa.

 

Dopo rifilatura, le pelli sono trasferite nel “magazzino del finito “ e dopo essere state misurate impiegando una “Piedaggiatrice” sono accollate e spedite ai vari clienti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

10. RISCHI COMUNI ALL'INTERO CICLO DI LAVORAZIONE CONCIARIO E INDICAZIONI DI PREVENZIONE

 

 

 

Di seguito saranno analizzati i rischi comuni per l’intero settore conciario.

Le indicazioni di prevenzione pur discendendo da norme generali sono mirate espressamente al settore conciario.

 

 

v    Aree di transito

v    Spazi di lavoro

v    Scale

v    Attrezzi manuali

v    Manipolazione manuale di oggetti

v    Immagazzinamento di oggetti

v    Stoccaggio di prodotti pericolosi (corrosivi, caustici)

v    Impianti elettrici

v    Apparecchi elettrici portatili

v    Apparecchi a pressione

v    Reti distribuzione gas

v    Incendio e esplosione

v    Esposizione ad agenti chimici

v    Esposizione ad agenti biologici

v    Esposizione ad agenti cancerogeni

v    Ventilazione

v    Climatizzazione locali di lavoro

v    Illuminazione

v    Microclima

v    Esposizione a rumore

v    Esposizione a vibrazioni

v    Carico di lavoro fisico

v    Carico di lavoro mentale

v    VDT

v    DPI

v    Emergenza e Pronto Soccorso

v    Reti distribuzione gas

v    Centrale termica

v    Manutenzione